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Autore: millyray    14/04/2013    1 recensioni
Kelly, insieme al figlio diciassettenne Tyler, decide di trasferirsi a Miami, lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa nell'Indiana, tutto ciò che avevano costruito e, soprattutto, le loro vecchie vite.
Hanno bisogno di ricominciare da capo, da un nuovo punto di partenza dopo che le loro vite si sono improvvisamente incrinate, specialmente quella di Tyler a cui la vita ha deciso di togliere molte cose e che, per questo, non riesce più a trovare un motivo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOU ARE MY SUNSHINE

CAPITOLO UNDICI

Blake, Ken e Lucy erano seduti sulla veranda della casa di quest’ultima a mangiare ciascuno una fetta di torta preparata l’altro giorno dalla madre della ragazza.

“Allora, Blake, raccontaci come va la tua storia con Tyler”. Esclamò Ken ad un certo punto, poggiando il piattino vuoto sul tavolo di fronte a lui.

“Oh, fantasticamente!” rispose l’altro con un sorriso che gli illuminò pure gli occhi.

“E si vede, mi sembra che tu sia più felice da quando stai con lui”. aggiunse Lucy, terminando anche lei la sua torta.

Blake arrossì e abbassò lo sguardo imbarazzato.
Era vero, da quando stava con Tyler si sentiva più felice ed era sempre pronto ad iniziare una nuova giornata. Be’, era stato così anche tutte le altre volte che si era innamorato, ma questa volta di più… sentiva che con Tyler non sarebbe stato un totale fallimento.
Ma era così evidente la sua felicità?

“Be’, è vero…”. Mormorò. “Ma vorrei fare qualcosa per rendere felice anche lui”.

I due amici lo guardarono perplessi.

“Perché? Non è felice di stare con te?” gli chiese Ken.

Blake rialzò il capo di scatto, facendo sì che il sole gli illuminasse le lentiggini che aveva sparse per il viso.

“Oh no, non intendevo quello. Nel senso che… lo vedo sorridere raramente, la maggior parte del tempo mi sembra sempre un po’ cupo e giù di morale”.

“Oh be’, credo dipenda dal fatto…”. Iniziò Lucy.

“… che è cieco, sì”. La interruppe il rossino. “Mi ha raccontato com’è successo. Anche se forse non dovrei dirvelo…”.

“Non ti preoccupare, lo sai che noi sappiamo tenere le bocche chiuse”. Cercò di rassicurarlo Ken che era sempre curioso di sapere i fatti degli altri.

“E’ successo due anni fa”. Si convinse alla fine Blake. In fondo, erano suoi amici e di loro si fidava. “… in un incidente d’auto in cui suo padre ha perso la vita”.

Gli altri due si guardarono dispiaciuti.

“Lui ci sta ancora male”.

“Be’, certo. È passato poco tempo”.

“Stavano tornando dallo stadio, era notte e un tizio ubriaco è venuto loro addosso con l’auto. Suo padre è morto sul colpo, invece Tyler era ancora cosciente. In ospedale, però, ha avuto un’emorragia cerebrale ed è stata questa a fargli perdere la vista”.

“Oh mio Dio”. Sussurrò Ken sconvolto.

“Deve essere stato terribile”. Aggiunse Lucy.

“Dopo che me lo ha raccontato è scoppiato a piangere”.

Gli altri due sgranarono gli occhi. Nessuno riusciva ad immaginarsi che un ragazzo come Tyler, all’apparenza duro e insensibile, potesse in realtà piangere come un qualsiasi altro essere umano.

“E tu che hai fatto?”

“Ho cercato di consolarlo. Che potevo fare se no? Ma non sapevo che dirgli”.

“Nessuno l’avrebbe saputo. Ci sono certe situazioni che non hanno bisogno di parole”. Cercò di rassicurarlo Lucy.

Blake sospirò. Gli si era stretto il cuore quando aveva visto Tyler in quello stato, temeva di fare o dire qualcosa che avrebbe potuto peggiorare la situazione. Non era abituato a consolare la gente, di solito era lui quello che aveva bisogno di una spalla su cui piangere.

Però doveva assolutamente fare qualcosa per rendere felice il suo ragazzo. E forse aveva già mente un’idea.

***

“Ciao, Tyler!” esclamò Blake non appena il moro gli comparve di fronte, dopo aver aperto la porta.
Non gli lasciò il tempo di dire niente che gli diede un veloce bacio a stampo sulle labbra.

“Vieni con me, devo farti vedere una cosa”. Aggiunse poi, prendendolo per una mano.

Tyler strabuzzò gli occhi, ma non si fece trascinare come l’altro avrebbe voluto.

“Dove andiamo?”

“Qui nel giardino”.

Il moro sbuffò frustrato ma lo seguì senza opporre lamentele.

“Allora?” chiese quando si furono fermati e aveva sentito che l’altro gli aveva lasciato la mano.

All’improvviso sentì il sonoro abbaiare di un cane che doveva essere nelle vicinanze, ovvero lì davanti a lui.

“Hai portato il tuo cane?” chiese a Blake inarcando le sopracciglia.

“Non è il mio cane. È il tuo”.

“Cosa?”

Il cane a quel punto, si mise su due zampe e quelle anteriori le poggiò sulla pancia di Tyler che indietreggiò un po’ per lo spavento. Ma subito gli portò le mani al muso e prese ad accarezzarlo e coccolarlo. L’animale sembrava gradire parecchio visto che tirò fuori la lingua cominciando a scodinzolare.

“Sembra che gli piaci” ridacchiò Blake.

Tyler si inginocchiò per terra per coccolarlo meglio e il cane si distese con le zampe in aria.

“Ma dove l’hai trovato?”

“In un canile” rispose il rossino. “E’ un labrador. Era il cane di un anziano signore cieco e questo cane gli faceva da guida. Il signore è morto qualche settimana fa e siccome nessuno poteva prendersi cura di lui è finito in un canile. È un cane piuttosto vivace, mi ha detto la tipa del canile, però è bravo e affidabile”.

Il moro alzò lo sguardo in direzione del rossino e gli mostrò un sorriso un po’ sorpreso. “E tu l’hai preso per me?”

“Be’… sì. Siccome ti piacciono i cani pensavo… sì, insomma, mi pareva che fosse strano che non ne avessi uno per…”.

“Oh, Blake, ti adoro!”

E senza che Blake se lo aspettasse, Tyler si slanciò per stringerlo in un forte abbraccio. Entrambi si ritrovarono a rotolare nell’erba, ridendo e baciandosi con il cane che correva loro intorno, volendo anche lui, probabilmente, essere coinvolto nell’abbraccio.

“Grazie” sussurrò il moro all’altro, appoggiando la testa sul suo petto.

“E di che? Sei il mio ragazzo, volevo solo renderti felice”.

“Sono felice. Da quando sto con te”.

Blake, a quelle parole, si sentì sciogliere e non poté far altro che avvicinare il viso a quello del moro e dargli un appassionato bacio sulle labbra.
Il labrador si arrampicò di nuovo con le zampe anteriori sulla schiena di Tyler e abbaiò ai due ragazzi che a quel punto si staccarono e scoppiarono a ridere.

“Mi sa che qualcuno cui è geloso” commentò Blake, mettendosi seduto e accarezzando l’animale.

“Rientriamo in casa, che dici?” propose Tyler, passandosi una mano tra i capelli.

“Sì, andiamo”.

Si alzarono entrambi da terra e cominciarono a dirigersi verso la porta di casa, seguiti dal cane.

“Ah, per la cronaca, il cane si chiama Freddie” esclamò Blake prima che varcassero la soglia.

“Come Freddie Mercury?”

“Sì, come Freddie Mercury”.

Appena raggiunsero il salotto Freddie si accucciò accanto al divano come se quella fosse la sua postazione ormai da anni e chiuse gli occhi. Sembrava già perfettamente a suo agio, probabilmente sentiva che non doveva temere quei due ragazzi e che in quella casa sarebbe stato trattato benissimo.

“Mia madre non c’è. Saliamo in camera?” chiese Tyler, dirigendosi già verso le scale.

Blake assentì e prese a seguirlo. Ma prima di salire in cima il moro gridò in direzione del labrador.

“E tu, Freddie, non fare casini”.

Freddie, per tutta risposta, alzò il muso nella sua direzione ed emise un basso uggiolio, forse per dire che aveva capito.

Non appena entrarono, Blake si chiuse la porta alle spalle e con le braccia circondò la vita di Tyler che gli dava le spalle. Poi, salendo sulle punte, gli diede un bacio sul collo.
Tyler, a cui solo quel contatto non bastava, si girò verso di lui e cominciò a baciarlo facendo attorcigliare le loro lingue.
Continuando a baciarsi indietreggiarono fino al letto e Blake finì a sbattere con le gambe contro il bordo perdendo l’equilibrio. Cadde sulle coperte e Tyler lo seguì salendogli sopra a cavalcioni. Non smise però di baciarlo, ma questa volta scese più in giù, andando sul collo, sulla clavicola…

“Hmmm, Tyler” mugolò il rossino, infilandogli le mani sotto la maglietta. Allora il moro smise di baciarlo e si tolse la maglietta. Poi fece lo stesso con quella di Blake e, facendone un mucchio, le lanciò entrambe contro il muro.

Si chinò di nuovo per riprendere a baciarlo. Questa volta scese fino ai capezzoli. Prese a morderli e leccarli. Intanto, Blake sotto di lui restava a subire senza dire niente. Soltanto dei bassi mugolii che ogni tanto gli uscivano dalle labbra facevano capire che la cosa gli piaceva. Chiuse gli occhi e sentì la pelle d’oca che gli cresceva per il piacere.

“Blake?” lo chiamò ad un tratto Tyler.

“Sì” rispose l’altro con voce roca.

“Sono eccitato” gli sussurrò all’orecchio, per poi leccargli il lobo con la punta della lingua.

“Anche io”.

“Bene”.

Il moro questa volta prese ad armeggiare con i pantaloni del rosso. Slacciò prima la cintura poi il bottone e infine glieli sfilò senza che l’altro opponesse alcuna resistenza. Erano rimasti però i boxer. Ostentando un po’ di incertezza Tyler tolse anche quelli, liberando il sesso di Blake che dimostrava che non aveva mentito quando aveva detto di essere eccitato. Peccato solo che Tyler non potesse vederlo. Poteva però toccarlo.

Lentamente prese il membro del rossino con la mano destra e cominciò a muoverla su e giù con fare piuttosto esperto.

“Ty” lo chiamò l’altro. “Scopami”.

Tyler mostrò un sorrisetto sghembo e malizioso e portò le mani sui suoi pantaloni per toglierglieli.

“Aspetta!” lo bloccò Blake, però. “Faccio io”.

Si mise seduto e con mani un po’ tremanti tolse il bottone dall’asola dei jeans e glieli sfilò come prima aveva fatto Tyler coi suoi. Fece lo stesso coi boxer e rimase per qualche secondo a guardare il sesso del suo ragazzo leggermente sorpreso. Probabilmente non se lo aspettava così dotato.

Con le gambe nude circondò la vita di Tyler per mettersi comodo e il moro fece lo stesso.

“Scopami!” gli ordinò di nuovo il rossino all’orecchio. Era eccitato, parecchio eccitato, ma allo stesso tempo anche emozionato e un po’ spaventato. Chissà come sarebbe stato fare l’amore con Tyler.
Il moro, nonostante fosse la sua prima volta, sembrava ostentare così tanta sicurezza come se ne fosse già esperto. Avvicinò il proprio membro all’apertura di Blake e, lentamente, si fece spazio e lo penetrò.

Blake si morse la lingua per non tirare un urlo e affondò le unghie nella spalla di Ty. La parte iniziale era sempre la più terribile.

Sempre lentamente Tyler cominciò a muoversi dentro al rossino chiudendo gli occhi e lasciandosi pervadere dall’eccitazione e dal piacere. Entrambi i ragazzi presero a mugolare e gemere di piacere, finché Blake non poggiò le labbra sul collo del moro prendendo a mordergli e leccargli la pelle.

Andarono così per un po’, scordandosi di tutto il resto, scordando dove erano, non pensando più a niente, nemmeno al fatto che la madre di Tyler sarebbe potuta tornare da un momento all’altro. O forse non li importava.

Continuarono semplicemente a fare l’amore, stretti uno all’altro, i bacini a contatto, i corpi uniti.

Finché non arrivò l’orgasmo.

***

“Sai perché non ho un cane?” sbottò ad un tratto Tyler, dopo alcuni minuti di silenzio nel quale i due ragazzi erano piombati dopo aver finito di fare l’amore.

“Perché?” chiese Blake senza smettere di accarezzare i capelli all’altro che gli teneva la testa poggiata sul petto nudo.
Erano entrambi nudi, sprofondati sotto le coperte e ancora abbracciati.

“Perché vivevamo in un condominio e la signora che abitava di fronte a noi era allergica al pelo degli animali. In realtà era allergica a tutto quella donna ed era una maniaca della pulizia. Puliva casa sua tutti i giorni. Quando mia madre, dopo che tornai dall’ospedale, tornò a casa con un Collie la signora per poco non ci denunciò. Così l’abbiamo dovuto dare via”.

“Che stronza!” fu il commento di Blake. 

“Già. La odiavano tutti nel palazzo”.

Dopo quel breve scambio di battute, tra i due cadde di nuovo il silenzio nel quale rimasero a coccolarsi ripensando a quello che avevano appena fatto.
La seconda volta fu Blake a infrangerlo.

“Sai, Ty, per essere la tua prima volta sei stato bravo”.

Tyler alzò lo sguardo nella direzione del rossino. “Solo bravo”.

Blake lo guardò serio per qualche secondo, ma poi non resistette e scoppiò a ridere.

“D’accordo, sei stato fantastico”.

Gli salì sopra appoggiando le braccia ai lati del letto per non pesargli troppo e lo guardò dritto negli occhi azzurri. “Mi piace, Tyler. Mi piace tutto di te, il tuo corpo, il tuo viso, i tuoi occhi, la tua risata…”.

“Anche tu mi piaci, Blake” rispose il moro, portando una mano al suo viso per accarezzarlo delicatamente. “Di che colore hai gli occhi?” gli chiese.

“Verde chiaro”.

“E i capelli?”

“Biondo rossicci”.

“Hmm… e scommetto che hai anche le lentiggini”.

Blake sbuffò. “Uff, sì” bofonchiò. “Soprattutto in estate. Sembra che abbia la varicella permanente”.

Tyler ridacchiò.

“Non c’è niente da ridere” si lamentò l’altro dandogli un buffetto sulla fronte,

“Che c’è di male? Sono carine le lentiggini”.  

“Lo dici solo perché non le puoi vedere. Scommetto che se mi vedessi mi lasceresti all’istante”.

Il moro tornò immediatamente serio.

“Ehi” lo chiamò. “Non dire stupidaggini. Non mi interessa il tuo aspetto, tu mi piaci per ciò che sei. Sei un ragazzo fantastico, Blake, indipendentemente dal tuo aspetto. E mi piacerai sempre”.

Blake non poté far altro che sorridere a quella che, sotto sotto, voleva essere una dichiarazione d’amore.
Sì, aveva ragione: Tyler non era come tutti gli altri ragazzi con cui era stato, non era superficiale, né un arrogante presuntuoso. E sotto quella corazza dura e impenetrabile si nascondeva un ragazzo dolce che aveva voglia di amare e di essere amato.

“Ti amo, Ty” gli sussurrò prima di chinarsi a dargli un bacio.

Ad un tratto, però, mentre si baciavano, sentirono il rumore di una macchina che parcheggiava davanti al vialetto di casa e subito dopo uno sbattere di portiere.

“Cazzo, mia madre!” esclamò il moro.

Senza attendere altro tempo, entrambi i ragazzi saltarono fuori dal letto e si misero alla ricerca dei propri vestiti.

“Muoviti, che se ci scopre siamo morti!” lo esortò Tyler, afferrando una maglietta che aveva trovato per terra.

“Ty”.

“Che c’è?”

“Quella è la mia maglietta”.

“Oh” il moro la tirò nella direzione del rossino. Questi gli passò la sua insieme ai jeans e in fretta si rivestirono e si misero un po’ in ordine.

“Tyler?” si sentì la voce chiara della donna chiamare dal piano di sotto.

“Arrivo, mamma!” le gridò il figlio di rimando.

Si diedero un’ultima occhiata, o meglio, Blake la diede a tutti e due, e poi aprirono piano la porta e cominciarono a scendere le scale.

“Ciao, mamma, sei tornata” esclamò Tyler con voce più innocente possibile, non appena lui e il rossino arrivarono in salotto.

“Cosa ci fa questo cane qua?” chiese la donna voltandosi in direzione dei due.

“Chi, Freddie?”

“Ehm, signora, l’ho portato io. Un regalo per Tyler” rispose Blake

“Oh” fece Kelly leggermente sbigottita.

“E, a proposito, dovremmo portarlo a spasso, anche” aggiunse il ragazzo avvicinandosi al cane. Era leggermente imbarazzante parlare con la madre del proprio ragazzo dopo averci appena fatto sesso. E lui non era bravo a mentire.

“Sì, mamma. Noi usciamo, eh” aggiunse il moro prendendo il guinzaglio che l’altro gli stava passando.

“D’accordo, ma…”.

Non lasciarono neanche il tempo alla donna di concludere che si fiondarono fuori dalla porta.

Kelly rimase un po’ interdetta a guardare la porta dalla quale suo figlio e il suo amico erano appena scomparsi, ma poi decise di lasciar perdere e andò di sopra a cambiarsi.

Ah, i giovani e i loro misteri.

 

 

MILLY’S SPACE

Buongiorno.
Ce l’ho fatta ad aggiornare : ) purtroppo i numerosi impegni, scolastici e non, mi impediscono di aggiornare le mie storie con regolarità come vorrei. Mi scuso per questi numerosi ritardi, mi scuso anche con quelli che stanno seguendo le altre mie fanfiction, dovete solo avere un po’ di pazienza. Anche se con ritardo, gli aggiornamenti arrivano, non sono solita abbandonare le storie che ho iniziato.

E, siccome anche adesso ho poco tempo, non sto qui a rileggere il capitolo. Perdonate eventuali errori, perciò e se ce ne sono di gravi ditemelo che provvederò a correggere.

Intanto, spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che continuerete a seguire questa storia. Lasciatemi anche qualche recensione, è importante per me perché questo mi stimola a continuare più in fretta : )

Grazie mille, ora vi lascio, ma non prima di avervi ricordate di venirmi a trovare anche sulla mia pagina f acebook. Se volete potete recensirmi anche lì, darmi dei consigli e dirmi quello che vi piacerebbe leggere. http://www.facebook.com/MillysSpace

Un bacio,

M.

FEDE15498: ehi, carissima : ) eh, lo so che tu non mi deludi mai!!!! Sei la mia fedelissima lettrice e recensitrice. Alloraaaa che dire?? Be’, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo un po’ hot e un po’ romantico.
Sì, sono stata in Spagna e…. che dirti? La Spagna è meravigliosa, ci devi andare un giorno. E non ti preoccupare, nemmeno io sono una che viaggia molto. Se non ci fossero le gite scolastiche andrei fuori dall’Italia solo in estate, in Croazia, dove ho la mia casuccia e i miei parenti. Tu stai a Milano? Che bello *__* Io invece abito in una cittadina sperduta dove abitano solo vecchietti (la casa di riposo all’aperto la chiamano). Ma sai che a Milano ci abita pure Tiziano Ferro che è il mio cantante preferito? Ok, probabilmente non te ne frega niente.
Va be’, dai, ti lascio. Fatti sentire, mi raccomando ^^
Un bacio,
M.
P.S. ma domani è il tuo compleanno? Ok, ti farò gli auguri su face…  ciau

  
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