YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO UNDICI
Blake,
Ken e Lucy erano seduti sulla veranda della
casa di quest’ultima a mangiare ciascuno una fetta di torta
preparata l’altro
giorno dalla madre della ragazza.
“Allora,
Blake, raccontaci come va la tua storia con
Tyler”. Esclamò Ken ad un certo punto, poggiando
il piattino vuoto sul tavolo
di fronte a lui.
“Oh,
fantasticamente!” rispose l’altro con un
sorriso che gli illuminò pure gli occhi.
“E
si vede, mi sembra che tu sia più felice da
quando stai con lui”. aggiunse Lucy, terminando anche lei la
sua torta.
Blake
arrossì e abbassò lo sguardo imbarazzato.
Era vero, da quando stava con Tyler si sentiva più felice ed
era sempre pronto
ad iniziare una nuova giornata. Be’, era stato
così anche tutte le altre volte
che si era innamorato, ma questa volta di più…
sentiva che con Tyler non
sarebbe stato un totale fallimento.
Ma era così evidente la sua felicità?
“Be’,
è vero…”. Mormorò.
“Ma vorrei fare qualcosa
per rendere felice anche lui”.
I
due amici lo guardarono perplessi.
“Perché?
Non è felice di stare con te?” gli chiese
Ken.
Blake
rialzò il capo di scatto, facendo sì che il
sole gli illuminasse le lentiggini che aveva sparse per il viso.
“Oh
no, non intendevo quello. Nel senso che… lo vedo
sorridere raramente, la maggior parte del tempo mi sembra sempre un
po’ cupo e
giù di morale”.
“Oh
be’, credo dipenda dal fatto…”.
Iniziò Lucy.
“…
che è cieco, sì”. La interruppe il
rossino. “Mi
ha raccontato com’è successo. Anche se forse non
dovrei dirvelo…”.
“Non
ti preoccupare, lo sai che noi sappiamo tenere
le bocche chiuse”. Cercò di rassicurarlo Ken che
era sempre curioso di sapere i
fatti degli altri.
“E’
successo due anni fa”. Si convinse alla fine
Blake. In fondo, erano suoi amici e di loro si fidava.
“… in un incidente
d’auto in cui suo padre ha perso la vita”.
Gli
altri due si guardarono dispiaciuti.
“Lui
ci sta ancora male”.
“Be’,
certo. È passato poco tempo”.
“Stavano
tornando dallo stadio, era notte e un tizio
ubriaco è venuto loro addosso con l’auto. Suo
padre è morto sul colpo, invece
Tyler era ancora cosciente. In ospedale, però, ha avuto
un’emorragia cerebrale
ed è stata questa a fargli perdere la vista”.
“Oh
mio Dio”. Sussurrò Ken sconvolto.
“Deve
essere stato terribile”. Aggiunse Lucy.
“Dopo
che me lo ha raccontato è scoppiato a
piangere”.
Gli
altri due sgranarono gli occhi. Nessuno riusciva
ad immaginarsi che un ragazzo come Tyler, all’apparenza duro
e insensibile,
potesse in realtà piangere come un qualsiasi altro essere
umano.
“E
tu che hai fatto?”
“Ho
cercato di consolarlo. Che potevo fare se no? Ma
non sapevo che dirgli”.
“Nessuno
l’avrebbe saputo. Ci sono certe situazioni
che non hanno bisogno di parole”. Cercò di
rassicurarlo Lucy.
Blake
sospirò. Gli si era stretto il cuore quando
aveva visto Tyler in quello stato, temeva di fare o dire qualcosa che
avrebbe
potuto peggiorare la situazione. Non era abituato a consolare la gente,
di
solito era lui quello che aveva bisogno di una spalla su cui piangere.
Però
doveva assolutamente fare qualcosa per rendere
felice il suo ragazzo. E forse aveva già mente
un’idea.
***
“Ciao,
Tyler!” esclamò Blake non appena il moro gli
comparve di fronte, dopo aver aperto la porta.
Non gli lasciò il tempo di dire niente che gli diede un
veloce bacio a stampo
sulle labbra.
“Vieni
con me, devo farti vedere una cosa”. Aggiunse
poi, prendendolo per una mano.
Tyler
strabuzzò gli occhi, ma non si fece trascinare
come l’altro avrebbe voluto.
“Dove
andiamo?”
“Qui
nel giardino”.
Il
moro sbuffò frustrato ma lo seguì senza opporre
lamentele.
“Allora?”
chiese quando si furono fermati e aveva
sentito che l’altro gli aveva lasciato la mano.
All’improvviso
sentì il sonoro abbaiare di un cane
che doveva essere nelle vicinanze, ovvero lì davanti a lui.
“Hai
portato il tuo cane?” chiese a Blake inarcando
le sopracciglia.
“Non
è il mio cane. È il tuo”.
“Cosa?”
Il
cane a quel punto, si mise su due zampe e quelle
anteriori le poggiò sulla pancia di Tyler che
indietreggiò un po’ per lo spavento.
Ma subito gli portò le mani al muso e prese ad accarezzarlo
e coccolarlo. L’animale
sembrava gradire parecchio visto che tirò fuori la lingua
cominciando a
scodinzolare.
“Sembra
che gli piaci” ridacchiò Blake.
Tyler
si inginocchiò per terra per coccolarlo meglio
e il cane si distese con le zampe in aria.
“Ma
dove l’hai trovato?”
“In
un canile” rispose il rossino. “E’ un
labrador. Era
il cane di un anziano signore cieco e questo cane gli faceva da guida.
Il signore
è morto qualche settimana fa e siccome nessuno poteva
prendersi cura di lui è
finito in un canile. È un cane piuttosto vivace, mi ha detto
la tipa del
canile, però è bravo e affidabile”.
Il
moro alzò lo sguardo in direzione del rossino e
gli mostrò un sorriso un po’ sorpreso.
“E tu l’hai preso per me?”
“Be’…
sì. Siccome ti piacciono i cani pensavo…
sì,
insomma, mi pareva che fosse strano che non ne avessi uno
per…”.
“Oh,
Blake, ti adoro!”
E
senza che Blake se lo aspettasse, Tyler si slanciò
per stringerlo in un forte abbraccio. Entrambi si ritrovarono a
rotolare nell’erba,
ridendo e baciandosi con il cane che correva loro intorno, volendo
anche lui,
probabilmente, essere coinvolto nell’abbraccio.
“Grazie”
sussurrò il moro all’altro, appoggiando la testa
sul suo petto.
“E
di che? Sei il mio ragazzo, volevo solo renderti
felice”.
“Sono
felice. Da quando sto con te”.
Blake,
a quelle parole, si sentì sciogliere e non
poté far altro che avvicinare il viso a quello del moro e
dargli un
appassionato bacio sulle labbra.
Il labrador si arrampicò di nuovo con le zampe anteriori
sulla schiena di Tyler
e abbaiò ai due ragazzi che a quel punto si staccarono e
scoppiarono a ridere.
“Mi
sa che qualcuno cui è geloso” commentò
Blake,
mettendosi seduto e accarezzando l’animale.
“Rientriamo
in casa, che dici?” propose Tyler,
passandosi una mano tra i capelli.
“Sì,
andiamo”.
Si
alzarono entrambi da terra e cominciarono a
dirigersi verso la porta di casa, seguiti dal cane.
“Ah,
per la cronaca, il cane si chiama Freddie”
esclamò Blake prima che varcassero la soglia.
“Come
Freddie Mercury?”
“Sì,
come Freddie Mercury”.
Appena
raggiunsero il salotto Freddie si accucciò
accanto al divano come se quella fosse la sua postazione ormai da anni
e chiuse
gli occhi. Sembrava già perfettamente a suo agio,
probabilmente sentiva che non
doveva temere quei due ragazzi e che in quella casa sarebbe stato
trattato
benissimo.
“Mia
madre non c’è. Saliamo in camera?”
chiese
Tyler, dirigendosi già verso le scale.
Blake
assentì e prese a seguirlo. Ma prima di salire
in cima il moro gridò in direzione del labrador.
“E
tu, Freddie, non fare casini”.
Freddie,
per tutta risposta, alzò il muso nella sua
direzione ed emise un basso uggiolio, forse per dire che aveva capito.
Non
appena entrarono, Blake si chiuse la porta alle
spalle e con le braccia circondò la vita di Tyler che gli
dava le spalle. Poi,
salendo sulle punte, gli diede un bacio sul collo.
Tyler, a cui solo quel contatto non bastava, si girò verso
di lui e cominciò a
baciarlo facendo attorcigliare le loro lingue.
Continuando a baciarsi indietreggiarono fino al letto e Blake
finì a sbattere
con le gambe contro il bordo perdendo l’equilibrio. Cadde
sulle coperte e Tyler
lo seguì salendogli sopra a cavalcioni. Non smise
però di baciarlo, ma questa
volta scese più in giù, andando sul collo, sulla
clavicola…
“Hmmm,
Tyler” mugolò il rossino, infilandogli le
mani sotto la maglietta. Allora il moro smise di baciarlo e si tolse la
maglietta. Poi fece lo stesso con quella di Blake e, facendone un
mucchio, le
lanciò entrambe contro il muro.
Si
chinò di nuovo per riprendere a baciarlo. Questa
volta scese fino ai capezzoli. Prese a morderli e leccarli. Intanto,
Blake
sotto di lui restava a subire senza dire niente. Soltanto dei bassi
mugolii che
ogni tanto gli uscivano dalle labbra facevano capire che la cosa gli
piaceva. Chiuse
gli occhi e sentì la pelle d’oca che gli cresceva
per il piacere.
“Blake?”
lo chiamò ad un tratto Tyler.
“Sì”
rispose l’altro con voce roca.
“Sono
eccitato” gli sussurrò all’orecchio, per
poi
leccargli il lobo con la punta della lingua.
“Anche
io”.
“Bene”.
Il
moro questa volta prese ad armeggiare con i
pantaloni del rosso. Slacciò prima la cintura poi il bottone
e infine glieli
sfilò senza che l’altro opponesse alcuna
resistenza. Erano rimasti però i
boxer. Ostentando un po’ di incertezza Tyler tolse anche
quelli, liberando il
sesso di Blake che dimostrava che non aveva mentito quando aveva detto
di
essere eccitato. Peccato solo che Tyler non potesse vederlo. Poteva
però
toccarlo.
Lentamente
prese il membro del rossino con la mano
destra e cominciò a muoverla su e giù con fare
piuttosto esperto.
“Ty”
lo chiamò l’altro. “Scopami”.
Tyler
mostrò un sorrisetto sghembo e malizioso e portò
le mani sui suoi pantaloni per toglierglieli.
“Aspetta!”
lo bloccò Blake, però. “Faccio
io”.
Si
mise seduto e con mani un po’ tremanti tolse il
bottone dall’asola dei jeans e glieli sfilò come
prima aveva fatto Tyler coi
suoi. Fece lo stesso coi boxer e rimase per qualche secondo a guardare
il sesso
del suo ragazzo leggermente sorpreso. Probabilmente non se lo aspettava
così
dotato.
Con
le gambe nude circondò la vita di Tyler per
mettersi comodo e il moro fece lo stesso.
“Scopami!”
gli ordinò di nuovo il rossino all’orecchio.
Era eccitato, parecchio eccitato, ma allo stesso tempo anche emozionato
e un po’
spaventato. Chissà come sarebbe stato fare l’amore
con Tyler.
Il moro, nonostante fosse la sua prima volta, sembrava ostentare
così tanta
sicurezza come se ne fosse già esperto. Avvicinò
il proprio membro all’apertura
di Blake e, lentamente, si fece spazio e lo penetrò.
Blake
si morse la lingua per non tirare un urlo e
affondò le unghie nella spalla di Ty. La parte iniziale era
sempre la più
terribile.
Sempre
lentamente Tyler cominciò a muoversi dentro
al rossino chiudendo gli occhi e lasciandosi pervadere
dall’eccitazione e dal
piacere. Entrambi i ragazzi presero a mugolare e gemere di piacere,
finché
Blake non poggiò le labbra sul collo del moro prendendo a
mordergli e leccargli
la pelle.
Andarono
così per un po’, scordandosi di tutto il
resto, scordando dove erano, non pensando più a niente,
nemmeno al fatto che la
madre di Tyler sarebbe potuta tornare da un momento
all’altro. O forse non li
importava.
Continuarono
semplicemente a fare l’amore, stretti
uno all’altro, i bacini a contatto, i corpi uniti.
Finché
non arrivò l’orgasmo.
***
“Sai
perché non ho un cane?” sbottò ad un
tratto
Tyler, dopo alcuni minuti di silenzio nel quale i due ragazzi erano
piombati
dopo aver finito di fare l’amore.
“Perché?”
chiese Blake senza smettere di accarezzare
i capelli all’altro che gli teneva la testa poggiata sul
petto nudo.
Erano entrambi nudi, sprofondati sotto le coperte e ancora abbracciati.
“Perché
vivevamo in un condominio e la signora che
abitava di fronte a noi era allergica al pelo degli animali. In
realtà era
allergica a tutto quella donna ed era una maniaca della pulizia. Puliva
casa
sua tutti i giorni. Quando mia madre, dopo che tornai
dall’ospedale, tornò a
casa con un Collie la signora per poco non ci denunciò.
Così l’abbiamo dovuto
dare via”.
“Che
stronza!” fu il commento di Blake.
“Già.
La odiavano tutti nel palazzo”.
Dopo
quel breve scambio di battute, tra i due cadde
di nuovo il silenzio nel quale rimasero a coccolarsi ripensando a
quello che
avevano appena fatto.
La seconda volta fu Blake a infrangerlo.
“Sai,
Ty, per essere la tua prima volta sei stato
bravo”.
Tyler
alzò lo sguardo nella direzione del rossino. “Solo
bravo”.
Blake
lo guardò serio per qualche secondo, ma poi
non resistette e scoppiò a ridere.
“D’accordo,
sei stato fantastico”.
Gli
salì sopra appoggiando le braccia ai lati del
letto per non pesargli troppo e lo guardò dritto negli occhi
azzurri. “Mi
piace, Tyler. Mi piace tutto di te, il tuo corpo, il tuo viso, i tuoi
occhi, la
tua risata…”.
“Anche
tu mi piaci, Blake” rispose il moro, portando
una mano al suo viso per accarezzarlo delicatamente. “Di che
colore hai gli
occhi?” gli chiese.
“Verde
chiaro”.
“E
i capelli?”
“Biondo
rossicci”.
“Hmm…
e scommetto che hai anche le lentiggini”.
Blake
sbuffò. “Uff, sì”
bofonchiò. “Soprattutto in
estate. Sembra che abbia la varicella permanente”.
Tyler
ridacchiò.
“Non
c’è niente da ridere” si
lamentò l’altro
dandogli un buffetto sulla fronte,
“Che
c’è di male? Sono carine le lentiggini”.
“Lo
dici solo perché non le puoi vedere. Scommetto che
se mi vedessi mi lasceresti all’istante”.
Il
moro tornò immediatamente serio.
“Ehi”
lo chiamò. “Non dire stupidaggini. Non mi
interessa il tuo aspetto, tu mi piaci per ciò che sei. Sei
un ragazzo
fantastico, Blake, indipendentemente dal tuo aspetto. E mi piacerai
sempre”.
Blake
non poté far altro che sorridere a quella che,
sotto sotto, voleva essere una dichiarazione d’amore.
Sì, aveva ragione: Tyler non era come tutti gli altri
ragazzi con cui era
stato, non era superficiale, né un arrogante presuntuoso. E
sotto quella
corazza dura e impenetrabile si nascondeva un ragazzo dolce che aveva
voglia di
amare e di essere amato.
“Ti
amo, Ty” gli sussurrò prima di chinarsi a dargli
un bacio.
Ad
un tratto, però, mentre si baciavano, sentirono
il rumore di una macchina che parcheggiava davanti al vialetto di casa
e subito
dopo uno sbattere di portiere.
“Cazzo,
mia madre!” esclamò il moro.
Senza
attendere altro tempo, entrambi i ragazzi
saltarono fuori dal letto e si misero alla ricerca dei propri vestiti.
“Muoviti,
che se ci scopre siamo morti!” lo esortò
Tyler, afferrando una maglietta che aveva trovato per terra.
“Ty”.
“Che
c’è?”
“Quella
è la mia maglietta”.
“Oh”
il moro la tirò nella direzione del rossino. Questi
gli passò la sua insieme ai jeans e in fretta si rivestirono
e si misero un po’
in ordine.
“Tyler?”
si sentì la voce chiara della donna
chiamare dal piano di sotto.
“Arrivo,
mamma!” le gridò il figlio di rimando.
Si
diedero un’ultima occhiata, o meglio, Blake la
diede a tutti e due, e poi aprirono piano la porta e cominciarono a
scendere le
scale.
“Ciao,
mamma, sei tornata” esclamò Tyler con voce
più innocente possibile, non appena lui e il rossino
arrivarono in salotto.
“Cosa
ci fa questo cane qua?” chiese la donna
voltandosi in direzione dei due.
“Chi,
Freddie?”
“Ehm,
signora, l’ho portato io. Un regalo per Tyler”
rispose Blake
“Oh”
fece Kelly leggermente sbigottita.
“E,
a proposito, dovremmo portarlo a spasso, anche”
aggiunse il ragazzo avvicinandosi al cane. Era leggermente imbarazzante
parlare
con la madre del proprio ragazzo dopo averci appena fatto sesso. E lui
non era
bravo a mentire.
“Sì,
mamma. Noi usciamo, eh” aggiunse il moro
prendendo il guinzaglio che l’altro gli stava passando.
“D’accordo,
ma…”.
Non
lasciarono neanche il tempo alla donna di
concludere che si fiondarono fuori dalla porta.
Kelly
rimase un po’ interdetta a guardare la porta
dalla quale suo figlio e il suo amico erano appena scomparsi, ma poi
decise di
lasciar perdere e andò di sopra a cambiarsi.
Ah,
i giovani e i loro
misteri.
MILLY’S
SPACE
Buongiorno.
Ce l’ho fatta ad aggiornare : ) purtroppo i numerosi impegni,
scolastici e non,
mi impediscono di aggiornare le mie storie con regolarità
come vorrei. Mi scuso
per questi numerosi ritardi, mi scuso anche con quelli che stanno
seguendo le
altre mie fanfiction, dovete solo avere un po’ di pazienza.
Anche se con
ritardo, gli aggiornamenti arrivano, non sono solita abbandonare le
storie che
ho iniziato.
E,
siccome anche adesso ho poco tempo, non sto qui a
rileggere il capitolo. Perdonate eventuali errori, perciò e
se ce ne sono di
gravi ditemelo che provvederò a correggere.
Intanto,
spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero
che continuerete a seguire questa storia. Lasciatemi anche qualche
recensione,
è importante per me perché questo mi stimola a
continuare più in fretta : )
Grazie
mille, ora vi lascio, ma non prima di avervi ricordate
di venirmi a trovare anche sulla mia pagina f acebook. Se volete potete
recensirmi anche lì, darmi dei consigli e dirmi quello che
vi piacerebbe
leggere.
http://www.facebook.com/MillysSpace
Un
bacio,
M.
FEDE15498:
ehi,
carissima : ) eh, lo so che tu non mi deludi mai!!!! Sei la mia
fedelissima
lettrice e recensitrice. Alloraaaa che dire?? Be’, spero ti
sia piaciuto anche
questo capitolo un po’ hot e un po’ romantico.
Sì, sono stata in Spagna e…. che dirti? La Spagna
è meravigliosa, ci devi
andare un giorno. E non ti preoccupare, nemmeno io sono una che viaggia
molto. Se
non ci fossero le gite scolastiche andrei fuori dall’Italia
solo in estate, in
Croazia, dove ho la mia casuccia e i miei parenti. Tu stai a Milano?
Che bello
*__* Io invece abito in una cittadina sperduta dove abitano solo
vecchietti (la
casa di riposo all’aperto la chiamano). Ma sai che a Milano
ci abita pure
Tiziano Ferro che è il mio cantante preferito? Ok,
probabilmente non te ne
frega niente.
Va be’, dai, ti lascio. Fatti sentire, mi raccomando ^^
Un bacio,
M.
P.S. ma domani è il tuo compleanno? Ok, ti farò
gli auguri su face… ciau