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Autore: _Lightning_    14/04/2013    6 recensioni
Fissò lo sguardo sull'orizzonte ondulato che sembrava gridargli quanto ancora fosse lontano da casa e sospirò ancora, liberando un po' della spossatezza che gli attanagliava le membra.
L'unica luce che interrompeva l'oscurità del deserto era quella del suo reattore. Debole, morente, pronta ad estinguersi alla successiva folata di vento sabbioso.

[Afghanistan // Serie: Newborn]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tony Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Newborn'
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Forsaken
 
"You, what, do you own the world?
How do you own disorder?
Somewhere, between the sacred silence and sleep
Disorder, disorder, disorder"
 
[Toxicity - System Of A Down]
 

Tony sospirò ancora, un suono debole e rassegnato nella notte quieta, e l'ennesima nuvoletta di vapore si levò davanti al suo volto offuscandogli la vista. Come poteva essere così candida, quando sentiva lo sporco e il veleno di cui era intriso il suo animo che lo corrodevano?
Fissò lo sguardo sull'orizzonte ondulato che sembrava gridargli quanto ancora fosse lontano da casa e sospirò ancora, liberando un po' della spossatezza che gli attanagliava le membra.
L'unica luce che interrompeva l'oscurità del deserto era quella del suo reattore. Debole, morente, pronta ad estinguersi alla successiva folata di vento sabbioso.
Reclinò la testa, incontrando il pozzo oscuro del cielo. Non c'era la luna, quella sera. Solo i lumicini freddi delle stelle, appesi nel nero circostante come se stessero per cadere da un momento all'altro. Distolse lo sguardo, turbato, e strinse le mani piagate e intrise di sangue e polvere, inutilmente fasciate con brandelli della sua maglietta. Adesso avrebbe voluto non averla stracciata, perché il freddo pungente lo faceva rabbrividire e tremare incontrollabilmente. Trovava però che quella sensazione fosse in qualche modo purificante, come se potesse congelare e uccidere anche tutto ciò che si era annidato dentro di lui. Si sentva più leggero, inspirando il gelo che gli pungeva i polmoni.
Socchiuse gli occhi. Avrebbe voluto dormire, ma la sete lo tormentava in modo atroce. Si morse le labbra screpolate dal sole trattenendo un gemito di dolore quando si sdraiò sulla sabbia. Un coro di proteste si levò dal suo corpo martoriato e ustionato. Poggiò la schiena contro il suo riparo improvvisato, una roccia che sporgeva come una sentinella dal ciglio di una duna, dominando la desolazione circostante.
Non una città, non una casa, non un uomo per miglia, e miglia, e miglia.

Oltre quell'orizzonte ve n'era un altro uguale, altrettanto irraggiungibile.
Era stato inghiottito nel ventre stesso della solitudine. 
Soffocò un urlo salitogli spontaneo alle labbra come se avesse potuto alleviare quel senso di abbandono, e serrò la mascella fino a farla scricchiolare.
Chi l'avrebbe sentito?
Chiuse gli occhi in un gesto di muta disperazione. Non voleva vedere di nuovo quella sconfinata vastità, così opprimente da dargli l'impressione di non esistere. Mai come allora si era sentito così disperatamente fragile.
Un refolo di vento gli scompigliò i capelli pieni di sabbia e sangue, passandogli attraverso. Lo sentì insinuarsi sotto i vestiti laceri, gelido e incurante, come se potesse scavargli dentro e svuotarlo in un solo soffio.
Contro la schiena avvertiva la superficie aspra e irregolare della roccia: anch'essa si sarebbe sgretolata, a poco a poco. Come lui, non ne sarebbe rimasto altro che sabbia mischiata ad altra sabbia. Come tutti i cadaveri che si era lasciato alle spalle. Come chi aveva dato la vita per permettergli di redimere la sua.
Pensava di odiare quel luogo con tutto se stesso, ma sentiva di avervi infisso radici più profonde di quello che avrebbe voluto. Apparteneva ormai a quella landa arida, dove la sua voce si perdeva nell'aria secca e gli occhi incontravano null'altro che lo spoglio orizzonte e le orecchie non coglievano altro che il sibilo del vento e i piedi affondavano instabili nella sabbia e in bocca sentiva solo il sapore della sete e della polvere.
E dentro di sé si apriva solo un grande vuoto che non aveva il coraggio di riempire.


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Note Dell'Autrice:

Ecco, io... non so davvero come giustificare questa roba qui. M'è venuta, l'ho scritta. Tipo colpo di fulmine -Odino doveva essere bello nero- e smancerie simili.
Dico solo che nella mia testolina, quando Tony è fuggito dai terroristi, ha vagato perlomeno un giorno e una notte nel deserto. Sì, teoricamente sarebbe dovuto schiattare molto prima, ma a parer mio l'istinto di sopravvivenza l'avrebbe fatto resistere anche più giorni, se necessario, nonostante fosse stremato dalla prigionia e ma non è questo il punto. Il punto, infatti, è che mi piace trovare i punti deboli di Tony caro e farmi odiare per questo.
E niente, adoro il deserto, adoro i notturni, che vuoi di più? Tony che soffre? Oh, eccolo qua! *sguardo sadico*
A parte ciò, ho solo una precisazione: se la punteggiatura in certi punti è assente o strana, è cosa voluta. Tipo, nell'ultima frase ho volontariamente fatto ciao ciao alle virgole, e so che vi è servita una bombola d'ossigeno per leggerla, ma almeno soffrite una decima parte di quel che soffre Tony... *povero*
Sono ispirata ultimamente... come se non si fosse notato. Fiumi di storie in arrivo! :D

Ringrazio il mio -in via del tutto eccezionale- Beta Darkshines___ che trova ancora la pazienza di sopportarmi :3
E grazie a chiunque leggerà/recensirà <3

-Light-




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