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Autore: Pandora86    21/04/2013    8 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Eccomi con la mia prima long in questo fandom.
L’idea mi frullava in testa da un po’ e l’immagine finale dell’ultima puntata del telefilm mi ha dato lo spunto giusto.
Che altro dire… per adesso vi lascio alla lettura!
Ci vediamo a fine capitolo per le note!
 
 
         
              I Guardiani del Tempo: la nascita di una leggenda



Capitolo 1. Come tutto ebbe inizio

In una stanza, una donna anziana sedeva quieta davanti al camino. Indossava un sontuoso vestito in velluto rosso. I capelli, bianco candido, erano raccolti in un elegante chignon. Il volto, che un tempo doveva essere stato di una rara bellezza, era illuminato dalle fiamme che sprigionava il camino e recava i tratti di un’infinita saggezza. Le mani, senza tempo, erano adornate con molti anelli luccicanti, ognuna con una pietra di colore diverso.

Sedeva, in una posizione regale, con le mani appoggiate ai braccioli della poltrona, immobile e in silenzio. I suoi occhi, di un blu mare molto intenso, non fissavano nessun punto in particolare e sembrava in attesa di qualcosa. Non si mosse neanche quando la porta si aprì e qualcuno entrò nella stanza.

La ragazza si guardò intorno alla ricerca della figura familiare. La vide seduta vicino al fuoco e andò ad accomodarsi nella poltrona accanto.

Indossava dei pantaloni neri stretti e un paio di stivali che le fasciavano le gambe perfette. Una camicia bianca completava il suo semplice abbigliamento. Era una tenuta abbastanza casual e non aveva ornamenti, fatta eccezione per un anello che portava al dito, con una grossa pietra verde, uno smeraldo purissimo. Era uguale a uno di quelli che portava la donna anziana, con la differenza che il colore della pietra era di un azzurro cielo molto chiaro.

Aveva dei lunghi capelli ricci di un biondo cenere molto intenso, più chiaro sulle punte, e degli occhi di un particolare colore oro.

Nell’attesa che la donna anziana parlasse, osservò la stanza. Non che non la conoscesse, anzi. Tuttavia, rimaneva sempre affascinata dalla quantità di oggetti senza tempo che la ingombravano. Era arredata con ogni tipo di arredamento esistente, nel senso letterale della frase. Ogni oggetto, un’epoca diversa.

Guardò i modellini di aerei che erano appesi sotto sul soffitto e si soffermò sull’illuminazione della stanza, che era dovuta esclusivamente a candelabri di chissà quale epoca o tempo. La scrivania era ingombra di una discreta quantità di cianfrusaglie, dove facevano capolino dei fogli di papiro, un calamaio con tanto di piuma e addirittura una penna a inchiostro, che però era adagiata su fogli di carta fatti con cellulosa.

“Ti stavo aspettando!” disse la donna anziana con voce inflessibile, senza alzare lo sguardo dalle fiamme.

“Dov’è tuo fratello?” domandò, questa volta voltandosi a osservare la ragazza con sguardo preoccupato.

“È nella biblioteca del palazzo. Il nonno già gli ha comunicato la notizia e non vuole perdere tempo” rispose sicura la ragazza tradendo però una certa preoccupazione nel tono di voce.

“Sai perché sei qui, vero?” domandò ancora la donna anziana.

“Ho compiuto vent’anni, nonna. La destinazione è stata scelta”.

“Camelot!” sussurrò la vecchia signora e, questa volta, sul suo volto traspariva tutta la preoccupazione che quella sola e unica parola portava.

“Già!” disse solamente la ragazza, con una scrollata di spalle.

“Tua madre e tuo padre sono deceduti nell’impresa” e stavolta la ragazza dovette avvicinarsi per capire quello che l’anziana donna, seduta di fronte, a lei stesse dicendo.

Merlìha sospirò ancora, alzandosi e ponendosi in ginocchio accanto alla donna.

“Non sono deceduti nell’impresa, nonna!” la corresse. “Hanno solo fallito e, di conseguenza, sono stati mandati nel mondo mortale. Lì, hanno avuto una vita lunga e felice, finché non sono morti, com’era giusto che fosse!” concluse, stringendole con affetto la mano.

La donna si voltò verso sua nipote.

Era cresciuta la sua bambina, si era fatta una donna.

La fissò a lungo, quasi per imprimersi nella memoria i suoi bellissimi lineamenti.

Quasi come se non avesse più potuto vederla.

La ragazza dovette cogliere il turbamento dell’anziana signora dato che andò a rafforzare la presa delle sue mani.

“Non fallirò! Non falliremo” e, dopo averle baciato con affetto la fronte, si avviò verso l’uscita.

Camelot la stava aspettando.
 

***
 

Merlìha sbuffò sonoramente chiudendo il tomo.

“Hai alzato mezzo quintale di polvere!” sibilò il ragazzo seduto di fronte a lei con gli occhi assottigliati a due fessure.

“Come sei pesante, Gabriel” gli fece la linguaccia.

“E tu come sei lavativa, sorella!” rispose prontamente il ragazzo con tono saccente.

“Nel caso non te ne fossi accorto, siamo da sei ore su questi libri. Se consideri poi che dobbiamo ancora finire tutta la documentazione e che, ci tengo a specificarlo, i documenti vengono da tutte le epoche, allora convieni con me nell’essere seccata” insistette Merlìha con sguardo beffardo.

Chiunque sarebbe scappato di fronte allo sguardo di ghiaccio del fratello, non per niente aveva terrorizzato tutto il palazzo e anche tutti quelli che abitavano nelle zone confinanti.

Tutti meno che lei, ovviamente!

Il fratello poteva essere paragonato a un grosso cane fastidioso.

Abbaiava tanto ma non mordeva mai, o quasi mai almeno.

Fatto sta, che quando decideva di mordere, era letale nella maggior parte dei casi.

Dettagli, comunque.

Se lo immaginò con delle zanne al posto dei denti, incominciando a ridacchiare da sola.

Gabriel alzò lo sguardo dal tomo che aveva dinanzi guardandola scettico.

“Siamo di buon umore!” esclamò una terza voce che aveva appena fatto capolino nella stanza.

“Colpa di Gabriel, Lenn. Me lo sono figurato in versione cane!” rispose la ragazza con un sorriso a trentadue denti.

“Tzè” fu il mugugno del diretto interessato che, ritenendo la sua voce troppo preziosa per sprecarla in simili baggianate, aveva pensato bene di ritornare alla lettura ignorando anche il risolino divertito dell’altro idiota.

Lenn prese posto accanto a Merlìha aprendo uno dei tanti libri sparsi sul tavolo, per nulla intimorito dall’atteggiamento scostante di chi gli sedeva di fronte.

Erano anni che conosceva i due fratelli ed era abituato alle continue prese in giro di Merlìha e ai mugugni di Gabriel.

Li guardò per un istante.

A prima vista, nessuno li avrebbe neanche lontanamente immaginati come parenti, figurarsi fratelli.

Totalmente diversi, questo erano; sia nel carattere che nell’aspetto.

Avevano poche cose in comune come, ad esempio, il pallore del viso e il fisico slanciato.

Per il resto, erano l’uno l’opposto dell’altro.

Lei bionda, lui dai capelli nerissimi.

Lei, con gli occhi ambrati, lui dagli occhi più neri della pece.

Eppure, entrambi incredibilmente belli da sembrare scolpiti.

Talmente affascinanti da sembrare disegnati.

Lei, con un carattere gaio e solare. Lui, silenzioso e cupo come la notte.

Eppure, entrambi carismatici. Entrambi sicuri di sé.

Anche le pietre magiche che portavano erano l’una l’opposto dell’altra.

Lei indossava lo smeraldo verde brillante, simbolo della continua voglia di conoscenza.

Lui portava il rubino rosso sangue, simbolo della passione sfrenata che metteva nell’esercizio delle sue arti.

“Quando hai finito il tuo esame, dicci se hai trovato qualcosa di utile!”.

La voce, pungente, di Gabriel lo riscosse dai suoi pensieri.

“Se poi vuoi continuare a fissarmi, fa pure!” concluse, più velenoso di un serpente.

Ecco, appunto! Prese nota mentalmente Lenn.

Cosa stava pensando riguardo all’amabilità di Gabriel?

Totalmente inesistente! Si rispose poi.

Bellissimo quanto detestabile.

Affascinante quanto una scultura di ottima fattura che, a conti fatti, risultava anche più simpatica di lui visto che non parlava.

“Niente di nuovo, anche se ho notato dei fili conduttori!” rispose Lenn sicuro di sé.

“E magari, vuoi anche illuminarci a tale riguardo?” lo invitò Gabriel sorridendo sarcastico, mentre con la mano gli mimava di parlare come se stesse avendo a che fare con un bambino particolarmente stupido e cocciuto.

Lenn, saggiamente, gli sorrise gentile facendo finta di niente e mettendosi comodo.

L’infinita pazienza era la qualità che meglio lo caratterizzava.

Del resto, per avere a che fare con quei due, ce ne voleva tanta.

Ma, per stare con loro a stretto contatto così come faceva lui, allora la pazienza doveva essere illimitata.

“Ho notato che tutti i guardiani del tempo che si sono occupati di Camelot, hanno dato per scontato che Merlino dovesse essere vecchio nel momento in cui conosce Artù”.

“E allora?” domandò Merlìha.

“Anche mamma e papà hanno agito in questo modo!” aggiunse, prendendo fra le dita uno dei suoi riccioli e giocandoci un po’.

“E hanno fallito, infatti! Come tutti gli altri!”.

“Che cosa vuoi dire, Lenn?” si spazientì Gabriel a quel punto.

Era vero, i suoi genitori avevano fallito ed erano stati confinati nel mondo mortale.

Ma che aveva a che fare il loro fallimento con la vecchiaia del mago?

“Voglio dire, che noi dobbiamo creare il tempo per la venuta al mondo di un essere immortale.

O meglio, più che creare il tempo, dobbiamo creargli le condizioni temporali adatte per fare in modo che assolva il suo compito, un compito troppo grande per una persona sola”.

“Spiegati!” intervenne Merlìha impaziente.

“Perché, nel futuro, non si hanno dati storici sull’esistenza di Camelot? Perché, sempre nel futuro, esistono centinaia di versioni contrastanti sulla stessa leggenda?”.

“Noi lo sappiamo il perché!” sbottò, a quel punto, Gabriel alzandosi in piedi e fissando l’altro con rabbia.

“Lo so che lo sai, ma è analizzando quello che sappiamo che troveremo una soluzione!” lo fronteggiò, senza paura, l’altro.

“Continua!” ordinò secco mettendosi a sedere e accavallando le gambe con eleganza.

“Dicevo” continuò Lenn, riprendendo da dove si era interrotto.

“Perché esistono centinaia di versioni su una stessa leggenda?”.

“Perché sono centinaia i guardiani che si sono occupati di Camelot e che hanno fallito. Dato che ognuno di loro ha creato condizioni temporali diverse, si è finito con il fare una gran confusione” rispose pronta Merlìha.

“Nh” mugugnò suo fratello come cenno d’assenso.

“Bene, ma perché hanno fallito tutti, nessuno escluso, anche quando pensavano di avercela fatta?”.

“Perché Artù muore” rispose ancora Merlìha.

“Merlino rimane solo ad affrontare l’immortalità che gli sta davanti portando il peso del suo fallimento e non curandosi del perché è stato messo al mondo” concluse incrociando le braccia.

“Ma perché viene messo al mondo?” domandò ancora Lenn.

Gabriel lo guardò con interesse. Stava cominciando a capire dove l’altro volesse arrivare e, stavolta, fu lui a rispondere.

“È l’incarnazione della magia stessa. Viene scelto dalla magia per incarnarla e per riportare ordine in tutti i tempi e in tutti i luoghi facendo sì che la magia sopravviva!”.

“Appunto… non vi sembra una cosa pazzesca per un uomo solo? Ci credo che sbrocca, prima o poi, portando catastrofiche conseguenze per il tempo in cui vive e creando il caos nelle varie dimensioni”.

“Ho letto in un libro, che esistono leggende su di lui che lo dipingono come un cattivo!” s’intromise Merlìha seguendo il ragionamento.

“La domanda è: cosa c’entra il fatto che sia vecchio?” ritornò al punto di partenza Gabriel.

“È normale che debba essere vecchio. Altrimenti come potrebbe istruire Artù?” domandò Merlìha.

“Non avete notato il legame che li lega?” incalzò ancora Lenn.

“Qualunque documento, qualunque trattato, riporta solo una cosa comune agli altri: il legame che ha con Artù”.

“Ma è normale. Sono le due parti di una stessa anima: una magica e l’altra no” s’incaponì Merlìha.

“Artù è colui che guiderà il regno guidato da Merlino. L’unico essere nato con il cuore puro, sotto la guida del mago più potente di tutti i tempi”.

“Appunto Merlìha. Proprio perché hanno un legame che neanche il fato può spezzare, mi spieghi perché hanno sempre almeno settant’anni di differenza?”.

“Comincio a capire…” sussurrò Gabriel lentamente.

“Io invece, no!” sbuffò sua sorella.

“Vuoi farli crescere insieme” continuò Gabriel rivolgendosi a Lenn. “Fare in modo che uno sia il banco di prova dell’altro”.

“Due facce della stessa medaglia” rispose Lenn, guardandolo fisso negli occhi.

“Il problema però, è come!” continuò.

“Non potrebbero mai legarsi troppo ai tempi di Camelot” s’intromise Merlìha che cominciava a capire dove volesse andare a parare il discorso.

“Appunto!” le diede man forte Lenn.

Era convinto della sua teoria. Credeva di avere assolutamente ragione sul fatto che, in ogni tempo e in ogni luogo, Merlino avesse amato Artù e che il re avesse fatto lo stesso verso il suo mentore.

Nonostante gli anni, l’affetto del mago verso il suo figlioccio era palese.

Era per questo che, ogni volta che moriva, Merlino si trovava ad arrancare nel futuro fino a che, vecchio e stanco, conscio di non poter morire, si addormentava fino a lasciare la sua essenza magica libera nel mondo che continuava a girare a ruota libera senza che la magia avesse qualcuno che la controllasse.

Inoltre, anche la venerazione che aveva Artù per lo stregone era palese in ogni tempo e in ogni documento che si erano procurati.

Era per questo che ne usciva fuori un idiota senza cervello che faceva tutto quello che il mago diceva senza neanche provare a contraddirlo.

Puro di cuore ma completamente soggiogato dal fascino che il potere di Merlino aveva su di lui.

Di conseguenza, ogni volta moriva lasciando Camelot senza una guida e senza eredi.

Inoltre, in tutte le leggende sposava Ginevra, una donna che, quasi sempre, Merlino aveva scelto per lui.

E, tutte le volte, i risultati erano stati disastrosi.

Ma, se avessero avuto la stessa età, allora forse il loro legame sarebbe potuto essere diverso.

Ma come fare per adattare il tutto ai tempi che li avrebbero circondati?

“Quei due si amano, ne sono certo!” proruppe Lenn, con la mente satura di domande.

“Ma come facciamo a farli stare insieme non sconvolgendo la moralità del tempo in cui andranno a vivere e soprattutto, come aggiriamo Ginevra? Noi possiamo decidere, a grandi linee, le condizioni ma non possiamo ignorare i tasselli fondamentali e Ginevra, è uno di questi” domandò Merlìha infervorandosi.

“Infatti” le diede ragione Lenn. “Artù è un uomo di nobili principi e non potrebbe mai tradire la sua regina. Se invece amasse il mago, Ginevra non sarebbe mai la sua sposa.

Eppure, io sono convinto che quei due debbano stare insieme per portare avanti il loro compito. Il problema è, per l’appunto, come!” concluse, incrociando le braccia.

“E chi dice che debbano stare insieme in quel tempo?” domandò allora Gabriel con un sorriso furbo.

“Che vuoi dire?” domandarono in coro Lenn e Merlìha.

“Lo vedrai!” rispose alzandosi e dirigendosi verso la porta.

“Fra tre ore nelle mie stanze!” intimò ai due prima di uscire definitivamente.
 

***
 

“Tu sei pazzo, Gabriel, lo sai questo?”.

Merlhìa guardava suo fratello sconcertata. Come poteva aver steso le linee guida del tempo in quel modo?

Anche Lenn aveva letto il documento preparato da Gabriel e, seppur non avesse espresso le sue preoccupazioni ad alta voce come Merlìha, la pensava all’incirca allo stesso modo.

“Non si è mai vista una cosa del genere, Gabriel!” cercò di farlo ragionare.

“Siamo guardiani del tempo, Lenn, non fattucchieri da circo. Quello che ho scritto non contravviene a nessuna regola”.

“Non sto dicendo che non è regolare!” gli diede ragione Lenn su quel punto.

“Ma stai condannando un ragazzo ad avere un’esistenza terribile”concluse, esprimendo le sue reali perplessità.

“È necessario!” rispose secco l’altro, per nulla turbato da ciò che lui stesso aveva scritto.

“Quindi, secondo te, Artù deve morire in ogni caso!” riassunse Merlìha sfogliando il documento.

“È  una cosa che nessun guardiano è riuscito a impedire. Probabilmente, perché è una cosa che deve avvenire”.

“Quindi” s’intromise Lenn, “secondo te, la sua morte è un altro tassello fondamentale.
Per questo nessuno è riuscito a impedirlo”.

“Non è un caso che Merlino, in ogni tempo, non riesce ad arrivare nel ventesimo secolo” spiegò le sue ragioni Gabriel.

“Al re, viene predetto che tornerà nei tempi di massima crisi per Albion.

Ma, se Albion fosse nel ventesimo secolo?” domandò, sicuro di aver catturato tutto l’interesse su di se.

“Stai dicendo che non è un caso che, il potere dei guardiani del tempo non riesce ad andare oltre il ventesimo secolo?” domandò Lenn corrugando la fronte.

“Nel ventesimo secolo, la magia non è creduta una cosa reale. Del resto, lo sappiamo fin troppo bene visto che ci siamo stati per un bel po’!”.

“Nel ventesimo secolo, sorella” la corresse prontamente Gabriel, “la magia si estingue definitivamente”.

“Ma che dici?” domandò la ragazza piccata.

“Ho fatto delle ricerche” Gabriel porse loro dei fogli.

“Muore anche l’ultimo mago dopo il duemila, senza neanche sapere di esserlo”.

“Sei sicuro di quello che dici?” domandò Merlìha sconcertata, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del fratello.

“Secondo te, perché il potere dei guardiani non riesce ad andare oltre il ventesimo secolo? Tutti noi possiamo andare lì e vivere come dei comuni mortali ma non possiamo fare altro. Noi stessi, abbiamo passato anni in quell’epoca senza poter usare i nostri poteri. Ti sei mai chiesta il perché?” domandò piccato.

“Ha senso quello che dice, Merlhìa. L’anno duemila è l’unico anno che scorre senza che la storia sia guidata da un guardiano” si trovò a dargli ragione Lenn.

“Se la magia si estingue, noi, esseri che formano la storia facendo sì che l’equilibrio di tutti gli elementi, magici e non, si mantengano intatti, veniamo automaticamente esclusi
da quel tempo” ragionò, più con se stesso che con gli altri.

“E se non c’è più magia, noi non possiamo più entrare nel varco e guidare i personaggi che formeranno la storia” continuò per lui la ragazza.

“E se non riusciamo a entrare, il tempo subisce distorsioni visto che viene a mancare un elemento fondamentale per l’esistenza del mondo” concluse Gabriel.

“Quindi, stai dicendo, che in realtà il periodo di massima crisi per Albion non è a Camelot ma, all’incirca, millecinquecento anni dopo, in altre parole, quando i maghi si estinguono definitivamente!” riassunse Lenn.

“Come sei arrivato a stilare un documento del genere?” domandò poi.

“Le tue parole” spiegò pratico, “mi hanno illuminato. Nessuno può essere sempre solo, soprattutto se ha un’eternità da vivere!

Il re dovrà morire, per poi reincarnarsi, o rinascere, e stare affianco al suo mago quando avrà bisogno di lui. Allora, e solo allora, le loro anime potranno riunirsi.

O, per usare la tua metafora, la medaglia potrà finalmente ricongiungersi!”.

“Capisco!” borbottò Lenn continuando a sfogliare le carte fino a che, un particolare non lo colpì.

“Ginevra, la figlia di un fabbro?” domandò sconcertato.

A quel punto Gabriel sorrise ironico.

“Per carità, fratello, non provare a ridere. Sembra che ti stia per venire una paresi!” lo prese in giro Merlhìa.

“Se nasce popolana, riuscirà a essere una buona regina dai nobili principi!” spiegò Gabriel, ignorandola come al solito.

“Che bello, un po’ come Cenerentola!” sorrise Merlhìa.

Il fratello, stavolta, le rivolse un’occhiata che avrebbe intimorito chiunque.

“Vuoi che Morgana e Artù crescano insieme?” domandò ancora Lenn continuando a leggere.

“Così, quando la strega si voterà al male, Artù saprà contro chi combatte!” spiegò pratico Gabriel con tono seccato.

“E il tradimento, come lo mettiamo? Quello è un tassello che non possiamo ignorare.
Anche Ginevra e Lancillotto sono due anime destinate a stare insieme” intervenne Merlhìa.

“Non è detto che non debba avvenire. Se ho afferrato bene i loro caratteri e quelli di tutti gli altri, allora creeremo una leggenda che, non solo rispetterà tutte le regole, ma che darà vita a una nuova storia”.

“Mordred un druido?” domandò ancora Lenn.

“Hai intenzione di farmi una domanda per ogni riga che leggi?” s’inalberò allora il guardiano.

“Secondo quanto ho scritto” si rassegnò, a quel punto, a spiegare, “Mordred nascerà all’incirca dieci anni dopo.

Il re e il mago nasceranno, invece, nello stesso periodo. Giorni diversi ma alla stessa ora”.

“Merlino dovrà affrontare prove terribili!” sussurrò Merlhìa.

“Chi ci assicura che non darà di matto, e che le prove che affronterà non gli induriranno il cuore?” domandò ancora a bassa voce.

“Merlino è un essere umano buono, ma potrebbe comunque incattivirsi” le diede man forte Lenn.

“Ovviamente, ho pensato anche a questo. Se vi degnaste di leggere, non mi fareste queste domande”.

“Sì, ma se tu riassumi, facciamo prima” rispose pronta la sorella.

Con un sonoro sbuffo allora Gabriel si allontanò ritornando, poco dopo, con un anello.

Un diamante nero di notevoli dimensioni e di pregiata fattura era la pietra che contraddistingueva il gioiello.

“Secondo le leggende, ci sono due Merlino: Merlino Wiilt (Il selvaggio) e Merlino Emrys (Il saggio).

In linea di massima, però, sono infinitesimali le volte in cui Merlino ha ceduto alle arti oscure. Centinaia di guardiani se ne sono occupati e Merlino, nella maggioranza dei casi, si è sempre dimostrato la luce che si contrapponeva alle tenebre”.

“Sì, ma chi ci assicura che anche per noi sarà così? Soprattutto con tutto quello che dovrà affrontare” domandò Lenn scettico.

Non era sicuro di volere la risposta ma, a quel punto, era inutile rimandare oltre girando attorno agli argomenti.

“L’animo di Merlino è fondamentalmente buono. Come noi sappiamo, ogni essere umano ha una percentuale di bene e di male. Nel caso di Merlino e Artù, la loro percentuale è infinitesima” spiegò con calma Gabriel.

“Tuttavia, possiamo fare in modo che, questa parte infinitesima, venga estirpata del tutto nel caso del mago!” concluse, facendo calare il silenzio nella stanza.

Dopo un po’ fu Lenn a spezzare quel silenzio.

“Vuoi racchiudere il male presente nell’animo di Merlino in quell’anello?”domandò, conoscendo già la risposta.

“Il suo carattere non cambierà granché, lo sapete. Ma noi ci assicuriamo che il nome con cui sarà conosciuto in tutti i tempi e in tutti i luoghi, sarà Emrys, il Saggio e puro di cuore.
In questo modo, anche quando Artù morirà, il suo interesse sarà pensare sempre prima agli altri e poi a se stesso.

Man mano, verrà a conoscenza dell’enormità dei suoi poteri e adempirà al suo scopo, fino a quando il suo re non tornerà per portare pace al suo animo e completare la medaglia”.

 “Rischierà di essere schiacciato dalla sua stessa bontà e soffrirà terribilmente” sussurrò Merlìha.

“Passerà millecinquecento anni d’inferno, se il re è destinato a tornare nel ventesimo secolo” tirò le somme Lenn con un sospiro.

“Mille” lo corresse Gabriel.

“Che vuoi dire? Tutte le leggende, e Camelot stessa, partono all’incirca nell’anno seicento. La nascita di Merlino stesso è stimata, nella maggior part dei casi, intorno al quinto secolo” domandò a quel punto Lenn.

“Dimentichi che, però, niente è storia nel caso di Camelot!” gli ricordò Gabriel.

“Quindi possiamo spostare il tutto nell’anno mille!” ragionò Merlhìa.

“Esattamente!” concluse Gabriel.

“Capirai”e stavolta fu Lenn a parlare. “Sappiamo benissimo che cinquecento anni sono un battito di ciglia”.

“Ma per un essere umano sono molti, e lo sai!” si alterò Gabriel.

“Di più non possiamo fare e non ho intenzione di fallire!” concluse facendo capire agli altri che, oramai, il discorso era agli sgoccioli.

“E sia!” si alzò Lenn.

“Anche per me va bene!” confermò Merlhìa alzandosi a sua volta.

“Bene allora!” si avvicinò loro Gabriel tendendo le mani.

Gli altri lo imitarono formando un cerchio.

“Che le linee guida prendano forma” parlò Lenn e, al suono della sua voce, infinite strisce argentee fecero la loro comparsa nella stanza.

“Che la storia si formi” ordinò Merlhìa e, subito dopo, le strisce si unirono tra loro per formare un’unica entità definita.

“Che la storia Camelot cominci” concluse Gabriel e, l’unità immateriale formatasi, si dissolse.

La leggenda aveva avuto inizio.
 

Continua…

Note:

Come avrete notato, la storia si basa fondamentalmente sulle divergenze che ci sono tra le leggende arturiane e il telefilm.

Anche se in questo capitolo parto dagli albori della leggenda, la fic sarà ambientata nel futuro tuttavia, credo che ci addentreremo nel ventesimo secolo fra qualche capitolo.

Credo che sarà una fic abbastanza lunga con una trama piuttosto complessa e spero che questo primo capitolo, in cui abbiamo conosciuto i nuovi personaggi, non vi abbia annoiato troppo.

Grazie, in ogni caso, a chi è arrivato fin qui.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!

Pandora86
  
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