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Autore: Aching heart    22/04/2013    3 recensioni
"Malefica non sa nulla dell'amore, della gentilezza, della gioia di aiutare il prossimo. Sapete, a volte penso che in fondo non sia molto felice." [citazione dal film Disney "La Bella Addormentata nel Bosco"]
Carabosse è una principessa, e ha solo dieci anni quando il cavaliere Uberto ed il figlio Stefano cambiano completamente la sua vita e quella dei suoi genitori, rubando loro il trono e relegandoli sulla Montagna Proibita. Come se non bastasse, un altro tragico evento segnerà la vita della bambina, un evento che la porterà, quattordici anni dopo, a ritornare nella sua città ed intrecciare uno strano rapporto di amore/odio con Stefano. Ma le loro strade si divideranno, portando ciascuno verso il proprio destino: Stefano a diventare re, Carabosse a diventare la strega Malefica. Da lì, la nascita della principessa Aurora sarà l'inizio del conto alla rovescia per il compimento della vendetta della strega: saranno le sue forze oscure a prevalere alla fine, o quelle "benefiche" delle sette fate madrine della principessa?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. The Plot

- Mio signore, sulla Montagna Proibita è tutto pronto – annunciò ad Uberto il suo fedele servitore, il nano Marbetto. La stanza di pietra del castello era quasi completamente immersa nell’oscurità eccezion fatta per le fiamme che ardevano nell’enorme caminetto acceso, davanti al quale il cavaliere sedeva comodamente su una sedia imbottita. I capelli biondo scuro e la barbetta ispida avevano riflessi rossicci per via delle fiamme.
Uberto era ancora al castello del Re. Erano passati due mesi dal banchetto per il ritorno del sovrano, ma lui ormai viveva lì: aveva un posto fisso a corte, un posto che presto sarebbe diventato molto di più di quel che era.
- Molto bene – rispose al nano, che era rimasto in attesa alle sue spalle. – Fa’ chiamare mio figlio dalla città e fa’ portare tutte le sue cose qui al castello. Veloce.
Marbetto si inchinò ed uscì dalla stanza.
 Stefano era in città a seguire il suo addestramento di cavaliere. Presto sarebbe stato in grado di maneggiare perfettamente qualsiasi arma, e lui ne era molto orgoglioso. Gli voleva un gran bene, e molto di quello che stava facendo lo faceva anche per lui, oltre che per la sua soddisfazione e il suo benessere personali. Il piano era dettagliato e geniale. Finalmente avrebbe dato una lezione a quelle popolane che occupavano i ruoli di Regina e principessa e occupato il posto che meritava.
 Lui era il figlio minore di un conte, perciò non era prevista alcuna eredità per lui: sposando la figlia di un marchese, la cui cospicua dote aveva provveduto a introdurlo in circoli di rango più elevato, aveva avuto fortuna, ma quando lei era morta, un anno dopo, dando alla luce Stefano, aveva necessariamente dovuto farsi cavaliere per vivere dignitosamente. Non rimpiangeva quella scelta, perché gli aveva permesso di arrivare a corte. E ora, era pronto a diventare Re.
 Non aveva alcun diritto sul trono, ma era convinto che innanzitutto il merito fosse il criterio per stabilire chi doveva regnare o no, e lui di meriti ne aveva molti. Aveva più volte osservato Re Thomas tirare di spada ed aveva constatato che il suo stile era esattamente uguale a quello di un qualsiasi cadetto, si vedeva che combattere non gli piaceva e che lo faceva solo per obbligo. In tutte le altre discipline fisiche Uberto aveva notato la stessa cosa: non aveva particolari abilità, aveva semplicemente ricevuto un buon addestramento che metteva in pratica senza passione. Il Re aveva interesse nella cultura, certo, ma da quando in qua le guerre di conquista si vincevano a colpi di tomi polverosi? Uberto era francamente stupito dal fatto che il Re avesse tirato avanti così per undici anni, permettendo prima ad una popolana di diventare Regina, e poi perfino di ammettere plebaglia come lei al castello. Tutto ciò era inaudito. Quello che serviva era un nuovo sovrano, un nuovo ordine, e il popolo e le donne avrebbero ricordato come stare al proprio posto. Lui era nato per ricoprire quel ruolo, ma nessuno della sua famiglia lo aveva mai apprezzato: il suo fratello maggiore era destinato ad essere conte e ad ereditare gli onori e le ricchezze del titolo, e lui era stato lasciato in disparte, sempre. Ma era arrivato il momento della sua ascesa, ed era scritto nel futuro. Una profezia gliel’aveva confermato. Sarebbe diventato Re, avrebbe deposto Thomas e sua moglie. Aveva già deciso cosa fare e come farlo, e sarebbe stato un colpo da maestro.

***

Stefano cavalcava il suo purosangue nero nella brezza fresca dell’alba. Solitamente andava al galoppo veloce, ma quella volta era rallentato dalle pesanti bisacce e borse che contenevano i suoi averi e dal servo che lo seguiva. L’impossibilità di soddisfare il suo desiderio di velocità lo irritava, ma ad avere quell’effetto su di lui era anche l’impazienza di giungere al castello, da suo padre. Chissà se lo avrebbero già incoronato principe, arrivato al maniero.
 Suo padre gli aveva parlato della sua ambizione e il suo progetto gli era sembrato infallibile, tanto più che era stato confermato dalla profezia di una fata, perciò non vedeva l’ora che l’attuale famiglia reale fosse scacciata. Come Uberto, era ambizioso e fermamente convinto che i suoi meriti lo rendessero degno della corona. Grazie a lui un giorno sarebbe diventato Re, ed era grato a suo padre dell’opportunità che gli stava dando.
 Fu con trepidazione che attese l’apertura dei cancelli del castello, e dalla calma che vi regnava capì che ancora non era stato fatto nulla, come gli fu confermato anche da suo padre, poco dopo.
- Agiremo domani. E’ tutto pronto, e presto sarai principe.

***

Carabosse era pronta per andare a dormire. Quella giornata era stata carica di tensione: Stefano era venuto al castello su richiesta di Uberto, e la principessa aveva avuto l’impressione che fosse diventato ancora più tronfio di quando l’aveva conosciuto, e aveva il sospetto che non se ne sarebbe andato tanto presto.
 Cercando di lasciare fuori dalla sua mente quei pensieri tutt’altro che piacevoli, si accoccolò sotto le coperte del suo letto a baldacchino mentre le cameriere uscivano dopo aver spento le candele nella sua stanza ed aver fatto una riverenza. La principessa sprofondò subito nel sonno.
 Le sembrò che fossero passati sì e no cinque minuti quando un rumore la destò. Aprì gli occhi e non vide nient’altro che il buio: doveva essere notte fonda. Poi ricordò di aver sentito un lieve rumore di passi e stava per credere di esserselo immaginato quando una mano le tappò la bocca e un braccio pesante la buttò giù dal letto. Carabosse cercò di divincolarsi e urlare ma il suo aggressore le aveva già infilato un pezzo di stoffa in bocca e un cappuccio nero sugli occhi. Poi la principessa si sentì sollevare e trasportare, mentre cercava di bombardare di calci e pugni il rapitore. Tutto inutile: l’uomo aveva una presa ferrea e non le permetteva alcun movimento, ma pur avendolo capito, Carabosse non si arrese, e continuò così per tutto il tragitto, finché quell’uomo non la mise giù. Non sapeva dire quanta strada avessero percorso o quanto tempo fosse passato, ma poco prima che l’energumeno la mettesse giù aveva avvertito una sensazione di freddo, come se fossero usciti all’aria aperta. Il rapitore le tolse cappuccio e stoffa dalla bocca e, senza dire una parola, la lasciò dove l’aveva portata e se ne andò chiudendo una cigolante porta di legno con delle sbarre.
- Carabosse? – chiesero delle voci preoccupate.
La bambina riconobbe le voci dei suoi genitori, ma non riusciva a vederli. Era buoi pesto; in lontananza, da una finestra, riusciva a vedere il bagliore di una fiaccola, ma era troppo distante perché le permettesse di vedere qualcosa. Non riusciva neanche a capire dove l’avevano portata.
- Madre? Padre? – chiese lei.
- Sì, piccola, eccoci – rispose Thomas, e finalmente le sue mani trovarono Carabosse e la strinsero al suo petto. Elsa si unì all’abbraccio.
 Nonostante il buio fosse rimasto impenetrabile, a Carabosse sembrava che, ora che lei e la sua famiglia erano insieme, ci fosse un po’ più di luce.
- Ma che cosa succede? – chiese lei con un tono di pianto nella voce.
- Non lo so, ma se siamo insieme possiamo affrontare qualsiasi difficoltà – disse la Regina.
All’improvviso furono sbalzati all’indietro e sentirono di essere in movimento. Dunque erano su un carro, uno di quelli usati per il trasporto dei prigionieri. Thomas non aveva idea di cosa stesse succedendo, sapeva solo che era stato sorpreso nel cuore della notte da un gruppo di uomini dalla forza incredibile e dal passo felpato che avevano trascinato fin lì e in gran segreto lui e sua moglie. Avevano temuto che la stessa cosa potesse accadere a Carabosse e così era stato. A quel punto,  Thomas aveva solo una spiegazione: quello era un complotto. Non sapeva chi era stato né come, e nemmeno gli importava; in quel momento si chiedeva solo perché non erano stati uccisi subito e se per caso chi aveva organizzato tutto non avesse in mente qualcosa di più spietato, e in un angolo remoto della sua mente si chiedeva anche che cosa fosse successo alle sue guardie.
 E per ricevere una risposta, dovette attendere una lunghissima settimana. Una settimana che la famiglia reale passò quasi sempre rannicchiata in un angolo cercando di scaldarsi il più possibile con le poche coperte che avevano dato loro. I pasti erano poveri e a malapena sufficienti e avvenivano sempre in movimento. Ormai il sobbalzare doloroso del carro era diventato così familiare ai sovrani e alla principessa che non ci facevano quasi più caso. Il carrettiere prendeva sempre strade secondarie e impervie, che evitavano le città e i luoghi troppo esposti. Dopo circa cinque giorni il panorama che riuscivano a intravedere dalle sbarre della finestrella sulla porta era diventato montuoso, e ormai tutti e tre i prigionieri avevano intuito dove stessero andando. Speravano solo di sbagliarsi. Speravano davvero che la loro meta non fosse la Montagna Proibita.
 Il settimo giorno, finalmente, il carro si fermò e i due carrettieri andarono ad aprire la porta. I due uomini, completamente vestiti di nero e dalle facce truci, presero i tre prigionieri e li fecero uscire, dopodiché legarono a tutti le mani dietro la schiena, li fecero mettere in fila e diedero loro l’ordine di marciare. Uno dei due aguzzini apriva la fila, seguivano Thomas, Elsa e Carabosse, e l’altro carrettiere chiudeva la fila.
 La principessa era terrorizzata: ora che non poteva più contare sulla presa e sullo sguardo rassicurante dei genitori, come avrebbe fatto a camminare per ore sul terreno impervio della montagna, scalza e con addosso solo una vestaglia leggera? Era già indolenzita a causa del viaggio trascorso sempre rannicchiata nel carro, e presto l’aria cominciò a mancarle. Come avrebbe fatto ad arrivare in cima alla Montagna Proibita? Perché ormai era certa, era lì che stavano andando; se Carabosse alzava lo sguardo poteva vedere la sua figura stagliarsi contro il cielo… ma, che strano, in cima alla montagna sembrava esserci un castello. Non c’erano mai stati castelli là. Che utilità potevano mai avere? Chi era così pazzo da voler vivere lì? A meno che… a meno che quel castello non fosse per loro. Carabosse si sentì un po’ rincuorata a quel pensiero, ma poi riprecipitò nello sconforto quando si ricordò dov’era. A quale scopo poteva essere stato costruito un castello lì, per loro, se non per quello di deriderli?

*Angolo Autrice*
Salve a tutti, eccomi tornata con un nuovo capitolo di questa storia... come vedete il complotto è il tema centrale del capitolo, e infatti il titolo significa proprio "Il complotto". E' un po' più corto del precedente, perché inizialmente questo era la prima parte del prossimo capitolo, ma rendendomi conto che sarebbe stato troppo lungo l'ho dovuto dividere. Vi chiedo scusa per l'obbrobrio che ne è uscito, ma sono dovuta andare un po' di fretta con le correzioni perché ho un'ora sola al pc e i miei sembrano essersi messi d'accordo per farmi perdere tempo e pazienza... se non aggiorno stasera potrei non averne la possibilità per le prossime due settimane, quindi...
Comunque, sono un po' di fretta, ma vi darò lo stesso qualche anticipazione: Carabosse e la sua famiglia sono stati portati sulla Montagna Proibita, sì, ma la situazione non è poi così disperata come sembra... e qui Uberto ha menzionato anche una profezia. Non è una cosa originalissima, lo so, ma che ci posso fare... nel prossimo capitolo dunque conosceremo il testo di questa profezia e anche chi l'ha scritta (preparatevi, perché con le cose in rima sono una frana XD).
Ringrazio Dora93 aver recensito e messo fra le preferite questa storia, e naturalmente ringrazio tutti i lettori "silenziosi", se ci sono.
Scusate ma sono veramente di fretta. A presto (spero)!

   
 
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