LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
UNO
Max,
Fang, Iggy, Gasman, Nudge, Angel e Total
stavano sorvolando una cittadina della California vicino al mare. Erano
piuttosto concentrati sul volo, nessuno parlava, stranamente neanche
Nudge.
Non erano in fuga, né in missione in quel momento, per la
verità non avevano
nemmeno una meta precisa, volevano solo trovare un posto dove mangiare
e
riposarsi un po’ Niente di nuovo, insomma. Classica routine
di sei ragazzi col
due per cento di DNA di uccello e un cane.
“Ragazzi,
mi sa che abbiamo compagnia”, disse ad un
tratto Iggy che aveva l’udito più sviluppato degli
altri, essendo privo di
vista.
“Che
intendi?” gli chiese Max allarmata.
Ma
qualunque spiegazione da parte del ragazzo
sarebbe stata superflua perché, in men che non si dica, si
ritrovarono circondati
da circa una trentina di Sterminatori, se non di più.
Fang infilò il cane Total nello zaino affinché
non gli fosse d’impiccio durante
il combattimento e immediatamente quei mostri per metà umani
e per metà lupi
cominciarono ad attaccarli.
All’inizio
i sei ragazzi riuscirono a tenerli testa;
ne misero fuori combattimento un bel po’, ma poi gli
Sterminatori cominciarono
ad arrabbiarsi e a mettercela tutta tanto che dopo poco furono loro in
vantaggio; Angel venne presa per le spalle da uno Sterminatore che la strinse talmente
forte da soffocarla.
Lei cominciò a gridare, ma purtroppo nessuno poteva
aiutarla, come lei erano
tutti impegnati a cercare di rimanere vivi.
Ad
un tratto, però, senza che avesse capito come,
l’aggressore che teneva Angel fu scagliato lontano dalla
bambina che finalmente
tornò a respirare. Si rese conto subito che non era stato
nessuno dei suoi
amici a salvarla, perciò si
girò per
vedere chi fosse stato e vide una ragazza con i capelli rosso scuro
lunghi fino
alle spalle e quattro ali lunghe e trasparenti, scagliarsi contro uno
dei due
Sterminatori che stavano attaccando Iggy.
L’arrivo
di rinforzi sembrò animare anche gli altri
e, in poco tempo, riuscirono ad atterrare tutti i Sterminatori, anche
grazie
all’aiuto di questa sconosciuta.
Scesero tutti quanti nel prato di un parco deserto, lo Stormo da una
parte e la
ragazza sconosciuta dall’altra, davanti a loro.
“Chi
sei?” le chiese Max assumendo l’espressione
più
dura e minacciosa che riuscì a trovare.
“Mi
chiamo Jo e sono una mutante come voi”, le
rispose questa, senza lasciarsi intimorire. Sembrava più
grande di loro.
“Be’,
ti ringrazio per l’aiuto, ma ora noi dobbiamo
andare”, continuò Max senza scomporsi; non era
molto incline a fidarsi della
gente, chiunque essa fosse. E non era difficile immaginarsi il
perché
“Aspetta!”
la fermò Jo prima che l’altra prendesse
il volo. “Perché non venite a casa mia,
così vi potete riposare e anche
mangiare? Non vi farò del male, potete fidarvi”.
Max inarcò le sopracciglia.
Il suo spirito di sopravvivenza le diceva di non fidarsi, come sempre.
Nella sua
breve vita di ragazza mutante aveva capito che le persone erano brave a
mentire, specialmente quelle che ti ispirano fiducia fin da subito e
che all’apparenza
appaiono buone e
gentili. Proprio come
quella Jo.
Ma il suo stomaco e il resto del suo corpo imploravano
affinché per una volta,
una volta soltanto, si fidasse. E non solo quello.
I ragazzi guardarono Max con sguardo implorante: erano tutti stanchi e
affamati
e non chiedevano altro se non mettere qualcosa nello stomaco e un letto
morbido
e caldo.
Il
capo dello Stormo, allora, guardò in direzione di
Angel che semplicemente annuì col capo sorridendo come un
angioletto.
Evidentemente non aveva letto niente di malvagio nella mente della
rossa.
“D’accordo,
allora”, rispose Max tirando però uno
sbuffo. Sperava con tutto il cuore di non cadere in un’altra
ennesima trappola
preparata dalla Scuola.
Volando,
arrivarono in circa mezz’ora a casa di Jo,
una piccola villetta non lontano dal mare, con il cancello in ferro che
si
apriva in un giardino piuttosto ampio dal prato curato bene e dei fiori
sparsi
qua è là. Davanti la casa presentava un portico
con una panchina e un piccolo
tavolino di plastica con un vaso di cactus poggiato in mezzo.
“Shary!”
gridò Jo non appena fu entrata nel
corridoio.
Max aveva dato per scontato che la ragazza vivesse da sola, ma quando
capì che
non era così, cominciò a guardarsi intorno in
cerca di vie di fuga. Notò che c’erano
parecchie finestre, alcune delle quali aperte.
Ad
un tratto una ragazza dai capelli rossi, più
chiari di Jo, lunghi fin quasi al sedere e gli occhi verdi,
sbucò dalle scale a
chiocciola e si affacciò sul corridoio. Indossava un
vestitino azzurro lungo
poco più su delle ginocchia e ai piedi calzava soltanto
delle infradito.
Sembrava piuttosto bizzarra, vista in quel contesto, ma molto molto
carina e
con un viso particolare. E, cosa importante, non sembrava affatto
cattiva.
“Ragazzi,
vi presento mia sorella Sharon”, disse Jo
rivolta ai sei ragazzi alati.
“Voi
dovete essere i ragazzi dello Stormo!” esclamò
Sharon con voce vivace. “Potete chiamarmi Shary”.
“Ma
come fate a conoscerci?” chiese Max, curiosa e
sempre allerta.
“Il
blog di Fang. Lo visito spesso”, rispose Shary
sorridendo innocentemente e vivacemente Ad un tratto, però,
la ragazza si
accorse che gli occhi di Iggy erano puntati su di lei e si
avvicinò al ragazzo
con un sorriso malizioso.
“Tu
devi essere Iggy”.
“Sono
famoso anch’io?”
“Certo”.
I
due ragazzi rimasero lì per un po’ a fissarsi
finché Jo non tossicchiò.
“Ehm…
scusa Shary, perché non vai a preparare la
cena? I nostri ospiti sono affamati”.
“Agli
ordini!” esclamò la sorella facendole il
saluto militare e sparendo dietro ad una porta che, molto
probabilmente,
portava alla cucina.
“A
voi invece mostro le stanze, così potete darvi una
rinfrescata prima di cena”, aggiunse Jo, questa volta rivolta
allo Stormo.
Salirono
al piano superiore lungo la scala a
chiocciola e la ragazza mostrò loro le camere; i tre ragazzi
avrebbero dormito
in una mentre le tre ragazze in un’altra. Erano piuttosto
ampie e luminose,
molto più di quanto avrebbero desiderato in quel momento i
ragazzi dello
Stormo.
“Spero
che vi vadano bene”, disse Jo prima di
tornare al piano terra.
I
cinque si guardarono un attimo, ancora forse non
del tutto consapevoli di quello che stava succedendo, come se stessero
vivendo
un sogno.
Trappola o non trappola? Questo era il problema.
Una
volta conclusa la cena, quando tutti quanti
ebbero lo stomaco pieno, Nudge chiese: “Ma voi due siete
veramente sorelle?”
“Certo!”
le rispose Shary. “Io ho quindici anni
mentre Jo ne ha diciassette”.
“E
come siete diventate mutanti?” chiese Angel.
Gli
sguardi di entrambe le ragazze si fecero tristi,
ma Jo alla fine rispose. “Quando io avevo otto anni quei
scienziati pazzi
irruppero a casa nostra in piena notte e ci portarono via. I nostri
genitori
avevano cercato di impedirlo, nostro padre aveva pure già
chiamato la polizia,
ma loro li avevano semplicemente sparato, li avevano uccisi davanti ai
nostri
occhi. Poi ci hanno portato alla Scuola e beh… non vi dico
neanche tutto quello
che ci hanno fatto, lo sapete anche voi. Qualche anno fa
però siamo riuscite a
scappare”.
“Mi
dispiace”, sussurrò Fang. Tutti loro capivano
bene la situazione, anche loro erano stati maltrattati e torturati in
quel
laboratorio da quei scienziati pazzi, ma almeno non avevano dovuto
assistere al
massacro dei loro genitori e, soprattutto, loro avevano ancora qualche
speranza
di ritrovarli, i propri genitori.
Max,
ad un certo punto, si fece pensierosa. Pensava che
quei scienziati, però, non fossero inclini ad attirare
così tanto l’attenzione,
certamente due omicidi e un rapimento non erano cose che passavano
inosservate.
Alla Scuola, quando ci era stata, non aveva conosciuto bambini portati
via dai
genitori. Nessuno di loro sapeva chi erano i loro genitori, infatti.
“Ma
non avete paura che vi possano trovare? Insomma,
se sono venuti a cercarvi qua, sanno dove vivete”, chiese
Nudge.
“Sì,
beh… ecco”, Shary lanciò uno sguardo
verso la
sorella prima di continuare, come se dovesse avere il permesso prima.
“Il fatto
è che loro credono che siamo morte, ma questa è
una storia un po’ lunga.
Comunque sia, questa è casa nostra, dove abbiamo sempre
vissuto e finora non ci
hanno ancora trovate, quindi siamo a posto”.
Erano
tutti riuniti nella stanza delle ragazze,
acciambellati sul letto o accoccolati per terra, a svolgere una delle
loro
riunioni.
“Secondo
me, Max, ci possiamo fidare”, commentò
Nudge sgranocchiando delle patatine. “Ci hanno offerto un
riparo, del cibo, un
letto e Jo ci ha pure aiutate a sconfiggere quei mostri. Per non
parlare che
sono come noi e che hanno vissuto le stesse situazioni”.
“Sì,
infatti. Sono state gentili”, aggiunse Gasman.
“Sono
d’accordo”, concordò Total, sdraiato
accanto
ad Angel.
“Non
saprei, ragazzi”, bofonchiò Max tenendo lo
sguardo basso. Da un lato non voleva deludere i suoi amici e
trascinarli di
nuovo chissà dove con i stomaci che brontolavano, ma
dall’altro aveva paura che
fosse una trappola. “E se stessero solo facendo finta? Magari
collaborano con gli
scienziati e si sono inventate tutto”.
“Io
non ho letto niente di malvagio nella loro
testa. Sono brave, ci vogliono solo aiutare”,
cercò di tranquillizzarla Angel.
“Diamogli
almeno una possibilità”, propose Nudge.
“Restiamo per qualche giorno”.
“E
va bene!” accettò alla fine Max.
“Però, appena
notiamo qualcosa di strano ce ne andiamo”.
“Hurrààà!!!”
gridarono in coro Nudge, Gasman ed
Angel.
“Cos’hai,
Iggy?” chiese ad un tratto Fang vedendo
che l’amico fissava un punto indefinito del letto, cosa che
di solito non faceva
mai per non far capire che era cieco. Però in quel momento
sembrava sopra pensiero.
“Niente.
Cosa dovrei avere?” sobbalzò lui alzando lo
sguardo verso Fang.
“Non
so, ti eri incantato”.
“No,
è che sono
stanco”, mentì il biondo cercando di sembrare il
più sincero possibile e,
infatti, solo Angel sembrava aver capito qualcosa dal sorrisetto
malizioso che
cercava di celare.
MILLY’S
SPACE
Ebbene,
ecco qua il primo capitolo.
Non
è diverso dalla prima versione, ho solo corretto
alcune cose che grammaticalmente non mi piacevano : )
Spero
siate soddisfatti.
Lasciatemi
qualche recensione e, se ne avete la
possibilità, visitate la mia pagina facebook
https://www.facebook.com/MillysSpace
I
commenti me li potete lasciare anche lì, darmi qualche
suggerimento, dritta e
consiglio, se c’è qualcosa in particolare che vi
piacerebbe approfondissi : )
mi piace sempre cercare di venire incontro ai miei lettori.
Bacioni,
Milly.