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Autore: millyray    27/04/2013    1 recensioni
Pare che finalmente la vita di Max e del suo Stormo stia per prendere una svolta decisamente importante e, forse, persino irreversibile con l'incontro di due ragazze, Jo e Shary, non molto diverse da loro, che sanno cosa significa essere in fuga, rischiare la vita e vivere nella paura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO UNO

Max, Fang, Iggy, Gasman, Nudge, Angel e Total stavano sorvolando una cittadina della California vicino al mare. Erano piuttosto concentrati sul volo, nessuno parlava, stranamente neanche Nudge.
Non erano in fuga, né in missione in quel momento, per la verità non avevano nemmeno una meta precisa, volevano solo trovare un posto dove mangiare e riposarsi un po’ Niente di nuovo, insomma. Classica routine di sei ragazzi col due per cento di DNA di uccello e un cane.

“Ragazzi, mi sa che abbiamo compagnia”, disse ad un tratto Iggy che aveva l’udito più sviluppato degli altri, essendo privo di vista.

“Che intendi?” gli chiese Max allarmata.

Ma qualunque spiegazione da parte del ragazzo sarebbe stata superflua perché, in men che non si dica, si ritrovarono circondati da circa una trentina di Sterminatori, se non di più.
Fang infilò il cane Total nello zaino affinché non gli fosse d’impiccio durante il combattimento e immediatamente quei mostri per metà umani e per metà lupi cominciarono ad attaccarli.

All’inizio i sei ragazzi riuscirono a tenerli testa; ne misero fuori combattimento un bel po’, ma poi gli Sterminatori cominciarono ad arrabbiarsi e a mettercela tutta tanto che dopo poco furono loro in vantaggio; Angel venne presa per le spalle da uno Sterminatore  che la strinse talmente forte da soffocarla. Lei cominciò a gridare, ma purtroppo nessuno poteva aiutarla, come lei erano tutti impegnati a cercare di rimanere vivi.

Ad un tratto, però, senza che avesse capito come, l’aggressore che teneva Angel fu scagliato lontano dalla bambina che finalmente tornò a respirare. Si rese conto subito che non era stato nessuno dei suoi amici a salvarla, perciò  si girò per vedere chi fosse stato e vide una ragazza con i capelli rosso scuro lunghi fino alle spalle e quattro ali lunghe e trasparenti, scagliarsi contro uno dei due Sterminatori che stavano attaccando Iggy.

L’arrivo di rinforzi sembrò animare anche gli altri e, in poco tempo, riuscirono ad atterrare tutti i Sterminatori, anche grazie all’aiuto di questa sconosciuta.
Scesero tutti quanti nel prato di un parco deserto, lo Stormo da una parte e la ragazza sconosciuta dall’altra, davanti a loro.

“Chi sei?” le chiese Max assumendo l’espressione più dura e minacciosa che riuscì a trovare.

“Mi chiamo Jo e sono una mutante come voi”, le rispose questa, senza lasciarsi intimorire. Sembrava più grande di loro.

“Be’, ti ringrazio per l’aiuto, ma ora noi dobbiamo andare”, continuò Max senza scomporsi; non era molto incline a fidarsi della gente, chiunque essa fosse. E non era difficile immaginarsi il perché

“Aspetta!” la fermò Jo prima che l’altra prendesse il volo. “Perché non venite a casa mia, così vi potete riposare e anche mangiare? Non vi farò del male, potete fidarvi”.
Max inarcò le sopracciglia.
Il suo spirito di sopravvivenza le diceva di non fidarsi, come sempre. Nella sua breve vita di ragazza mutante aveva capito che le persone erano brave a mentire, specialmente quelle che ti ispirano fiducia fin da subito e che all’apparenza appaiono buone  e gentili. Proprio come quella Jo.
Ma il suo stomaco e il resto del suo corpo imploravano affinché per una volta, una volta soltanto, si fidasse. E non solo quello.
I ragazzi guardarono Max con sguardo implorante: erano tutti stanchi e affamati e non chiedevano altro se non mettere qualcosa nello stomaco e un letto morbido e caldo.

Il capo dello Stormo, allora, guardò in direzione di Angel che semplicemente annuì col capo sorridendo come un angioletto. Evidentemente non aveva letto niente di malvagio nella mente della rossa.

“D’accordo, allora”, rispose Max tirando però uno sbuffo. Sperava con tutto il cuore di non cadere in un’altra ennesima trappola preparata dalla Scuola.

 

Volando, arrivarono in circa mezz’ora a casa di Jo, una piccola villetta non lontano dal mare, con il cancello in ferro che si apriva in un giardino piuttosto ampio dal prato curato bene e dei fiori sparsi qua è là. Davanti la casa presentava un portico con una panchina e un piccolo tavolino di plastica con un vaso di cactus poggiato in mezzo.

“Shary!” gridò Jo non appena fu entrata nel corridoio.
Max aveva dato per scontato che la ragazza vivesse da sola, ma quando capì che non era così, cominciò a guardarsi intorno in cerca di vie di fuga. Notò che c’erano parecchie finestre, alcune delle quali aperte.

Ad un tratto una ragazza dai capelli rossi, più chiari di Jo, lunghi fin quasi al sedere e gli occhi verdi, sbucò dalle scale a chiocciola e si affacciò sul corridoio. Indossava un vestitino azzurro lungo poco più su delle ginocchia e ai piedi calzava soltanto delle infradito.
Sembrava piuttosto bizzarra, vista in quel contesto, ma molto molto carina e con un viso particolare. E, cosa importante, non sembrava affatto cattiva.

“Ragazzi, vi presento mia sorella Sharon”, disse Jo rivolta ai sei ragazzi alati.

“Voi dovete essere i ragazzi dello Stormo!” esclamò Sharon con voce vivace. “Potete chiamarmi Shary”.

“Ma come fate a conoscerci?” chiese Max, curiosa e sempre allerta.

“Il blog di Fang. Lo visito spesso”, rispose Shary sorridendo innocentemente e vivacemente Ad un tratto, però, la ragazza si accorse che gli occhi di Iggy erano puntati su di lei e si avvicinò al ragazzo con un sorriso malizioso.

“Tu devi essere Iggy”.

“Sono famoso anch’io?”

“Certo”.

I due ragazzi rimasero lì per un po’ a fissarsi finché Jo non tossicchiò.

“Ehm… scusa Shary, perché non vai a preparare la cena? I nostri ospiti sono affamati”.

“Agli ordini!” esclamò la sorella facendole il saluto militare e sparendo dietro ad una porta che, molto probabilmente, portava alla cucina.

“A voi invece mostro le stanze, così potete darvi una rinfrescata prima di cena”, aggiunse Jo, questa volta rivolta allo Stormo.

Salirono al piano superiore lungo la scala a chiocciola e la ragazza mostrò loro le camere; i tre ragazzi avrebbero dormito in una mentre le tre ragazze in un’altra. Erano piuttosto ampie e luminose, molto più di quanto avrebbero desiderato in quel momento i ragazzi dello Stormo.

“Spero che vi vadano bene”, disse Jo prima di tornare al piano terra.

I cinque si guardarono un attimo, ancora forse non del tutto consapevoli di quello che stava succedendo, come se stessero vivendo un sogno.
Trappola o non trappola? Questo era il problema.

 

Una volta conclusa la cena, quando tutti quanti ebbero lo stomaco pieno, Nudge chiese: “Ma voi due siete veramente sorelle?”

“Certo!” le rispose Shary. “Io ho quindici anni mentre Jo ne ha diciassette”.

“E come siete diventate mutanti?” chiese Angel.

Gli sguardi di entrambe le ragazze si fecero tristi, ma Jo alla fine rispose. “Quando io avevo otto anni quei scienziati pazzi irruppero a casa nostra in piena notte e ci portarono via. I nostri genitori avevano cercato di impedirlo, nostro padre aveva pure già chiamato la polizia, ma loro li avevano semplicemente sparato, li avevano uccisi davanti ai nostri occhi. Poi ci hanno portato alla Scuola e beh… non vi dico neanche tutto quello che ci hanno fatto, lo sapete anche voi. Qualche anno fa però siamo riuscite a scappare”.

“Mi dispiace”, sussurrò Fang. Tutti loro capivano bene la situazione, anche loro erano stati maltrattati e torturati in quel laboratorio da quei scienziati pazzi, ma almeno non avevano dovuto assistere al massacro dei loro genitori e, soprattutto, loro avevano ancora qualche speranza di ritrovarli, i propri genitori.

Max, ad un certo punto, si fece pensierosa. Pensava che quei scienziati, però, non fossero inclini ad attirare così tanto l’attenzione, certamente due omicidi e un rapimento non erano cose che passavano inosservate.
Alla Scuola, quando ci era stata, non aveva conosciuto bambini portati via dai genitori. Nessuno di loro sapeva chi erano i loro genitori, infatti.

“Ma non avete paura che vi possano trovare? Insomma, se sono venuti a cercarvi qua, sanno dove vivete”, chiese Nudge.

“Sì, beh… ecco”, Shary lanciò uno sguardo verso la sorella prima di continuare, come se dovesse avere il permesso prima. “Il fatto è che loro credono che siamo morte, ma questa è una storia un po’ lunga. Comunque sia, questa è casa nostra, dove abbiamo sempre vissuto e finora non ci hanno ancora trovate, quindi siamo a posto”.

 

Erano tutti riuniti nella stanza delle ragazze, acciambellati sul letto o accoccolati per terra, a svolgere una delle loro riunioni.

“Secondo me, Max, ci possiamo fidare”, commentò Nudge sgranocchiando delle patatine. “Ci hanno offerto un riparo, del cibo, un letto e Jo ci ha pure aiutate a sconfiggere quei mostri. Per non parlare che sono come noi e che hanno vissuto le stesse situazioni”.

“Sì, infatti. Sono state gentili”, aggiunse Gasman.

“Sono d’accordo”, concordò Total, sdraiato accanto ad Angel.

“Non saprei, ragazzi”, bofonchiò Max tenendo lo sguardo basso. Da un lato non voleva deludere i suoi amici e trascinarli di nuovo chissà dove con i stomaci che brontolavano, ma dall’altro aveva paura che fosse una trappola. “E se stessero solo facendo finta? Magari collaborano con gli scienziati e si sono inventate tutto”.

“Io non ho letto niente di malvagio nella loro testa. Sono brave, ci vogliono solo aiutare”, cercò di tranquillizzarla Angel.

“Diamogli almeno una possibilità”, propose Nudge. “Restiamo per qualche giorno”.

“E va bene!” accettò alla fine Max. “Però, appena notiamo qualcosa di strano ce ne andiamo”.

“Hurrààà!!!” gridarono in coro Nudge, Gasman ed Angel.

“Cos’hai, Iggy?” chiese ad un tratto Fang vedendo che l’amico fissava un punto indefinito del letto, cosa che di solito non faceva mai per non far capire che era cieco. Però in quel momento sembrava sopra pensiero.

“Niente. Cosa dovrei avere?” sobbalzò lui alzando lo sguardo verso Fang.

“Non so, ti eri incantato”.

“No, è che sono stanco”, mentì il biondo cercando di sembrare il più sincero possibile e, infatti, solo Angel sembrava aver capito qualcosa dal sorrisetto malizioso che cercava di celare.

 

 

MILLY’S SPACE

Ebbene, ecco qua il primo capitolo.

Non è diverso dalla prima versione, ho solo corretto alcune cose che grammaticalmente non mi piacevano : )

Spero siate soddisfatti.

Lasciatemi qualche recensione e, se ne avete la possibilità, visitate la mia pagina facebook https://www.facebook.com/MillysSpace I commenti me li potete lasciare anche lì, darmi qualche suggerimento, dritta e consiglio, se c’è qualcosa in particolare che vi piacerebbe approfondissi : ) mi piace sempre cercare di venire incontro ai miei lettori.

Bacioni,

Milly.

  
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