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Autore: Sophie_Wendigo    29/04/2013    7 recensioni
- Piano la presa si allentò, il dio lasciò scivolare i gelidi palmi fino ai suoi polsi, cingendoli quasi dolcemente, poi si avvicinò al volto della donna, deviando all’ultimo verso il suo collo.
“Ti ho detto di non giocare con me…" sussurrò su di esso -
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Sono tornata!” gridò Natasha quando le porte dell’ascensore, giunte all’ultimo piano della Stark Tower, si chiusero dietro le sue spalle.
Si sfilò i tacchi alti e li lanciò in un angolo della sala, illuminata solo dal magico tramonto di New York. “C’è nessuno?” continuò la donna, che percorse tutto il soggiorno finemente arredato, guardandosi intorno.
“Nat, sono in cucina!” la voce di Pepper risuonò squillante dalla stanza a fianco.
“Salve Signora Stark!” scherzò l’Agente Romanoff, affacciandosi alla porta con un largo sorriso.
“Ehi, ben tornata!” fece lei, che si voltò mostrandole il viso sporco di farina.
“Ma che stai combinando?!” chiese Natasha avvicinandosi e, dopo averle dato un veloce bacio sulla guancia, si perse nel tentativo di identificare quello che sembrava una massa bianchiccia e informe fra le sue mani.
“Hai un’altra domanda?” rispose sbuffando. “Tony vuole che sia io a fare la torta di compleanno per Alex… Mi sto esercitando!”
“Potresti farla fare a lui considerati i risultati… senza offesa ovviamente!”
“Ci ho provato, ma riesci a credere che non vedo mio marito e mio figlio da due giorni?! Si sono chiusi nel laboratorio… credo stiano costruendo un’armatura per bambini: Alex ne voleva una per la sua festa…”
“Tale padre tale figlio!” disse lei ridendo appena, rubando l’unica fragola rimasta incolume dall’attentato alla buona pasticceria di Pepper.
“Com’è andata la missione?”
“Bene, come sempre! Adesso vado, qualcuno mi aspetta se non sbaglio!” Fece Natasha, uscendo dalla cucina. “Sai dov’è?” chiese a voce alta, avviandosi verso le scale che si arrampicavano lungo una parete della grande sala.
“Dovrebbe essere in camera sua! Mangiate qui stasera?”
“Se cucini qualcosa di già collaudato, sì!” disse la donna ridendo, mentre correva su per la scalinata di vetro.
 
Arrivata in cima, aprì la porta e la richiuse piano dietro di se, ritrovandosi nel suo attico, gentilmente offertole dallo Zio Stark da quasi 6 anni ormai.
Raccolse un elastico per capelli da una delle tante mensole del lungo corridoio, legando la chioma cremisi in uno chignon appena abbozzato; superò la sala e, finalmente, raggiunse la familiare soglia bianca.
La dischiuse delicatamente, affacciandosi appena. Un sorriso dolce le colorò le labbra.
Erano seduti di spalle sul tappeto, e si voltarono contemporaneamente.
Mamma!” Una bambina. Due grandi occhi chiari e una cascata di boccoli neri. La sua bambina. Haely scattò in piedi, incespicando appena prima di zampettarle incontro sorridendo.
“Ehi, scricciolo!” disse Natasha spalancando la porta e inginocchiandosi, accogliendo il minuto corpicino fra le braccia.
“Mamma! Guarda cosa ho imparato!” strepitò la piccola, divincolandosi dall’abbraccio.
Dopo aver fatto due passi indietro, assunse una divertente espressione concentrata, tese le mani in avanti e, preceduto da un bagliore verdastro, apparse fra i suoi ditini un enorme grappolo di glicine.
“Ma sei diventata bravissima! E chi te l’ha insegnato?” chiese la donna, gettando una veloce occhiata all’interno della camera, incontrando il suo sguardo.
Dopo tutti quegli anni, in quelle occasioni, ancora non riusciva a controllare i battiti del cuore.
Loki si era alzato lentamente dal tappeto, poggiando le spalle alla parete e guardando in silenzio i sorrisi delle sue due donne.
“L’ho imparato da sola!” gridò la bambina, mettendo il broncio.
“Ah davvero?!” ripeté divertito il Principe degli Inganni, materializzandosi in ginocchio alle spalle di Haely, circondandole la vita con le mani e iniziando a farle il solletico. La bambina si divincolò sotto le sue dita fresche, fino a soffocare le risate nell’incavo del suo collo, abbracciandolo forte.
 
“Haely! È arrivato Alex!” la voce di Pepper raggiunse l’attico, la piccola guizzò via dalle braccia delpadre e, dopo aver lasciato un bacio sulla guancia dei genitori, corse al piano di sotto dall’amico/fidanzato.
Loki sbuffò appena, guardandola sparire oltre la porta, e Natasha sorrise, gattonando verso di lui.
Geloso, Papà?” chiese lei, scivolando sulla tunica verde e consunta, fino a raggiungere il suo viso, lasciandovi una scia di baci. Il dio si riscosse con un mugolio pensieroso, poi scosse il capo, assumendo un’aria vissuta e sicura di se.
“Io? Geloso? … Scherzi?!” sussurrò divertito, girando appena il capo così da far incontrare le loro labbra, ma per un solo istante, visto che lei si alzò, ancheggiando verso il centro della camera, compiaciuta del suo broncio.
“E’ molto che sei qui?” chiese lei, raccogliendo alcuni balocchi sparsi sul pavimento.
“Fra poco devo tornare, non sapevo che saresti arrivata oggi… sennò sarei venuto dopo cena e avrei dormito qui.” Disse mestamente, piegandosi all’indietro e sdraiandosi sul pavimento a pancia in su, seguendo i movimenti della donna dal basso.
“Non fa niente… tornerai fra qualche giorno, come sempre.”
“Già, come sempre...”
“Smetti di farti problemi, so che se fosse per te saresti qui ogni minuto… sei un dio, ma hai dei limiti anche tu…” Natasha tornò indietro, inginocchiandosi appena dietro il suo capo, per poi piegarsi sul suo viso e baciarlo dolcemente.
“Non avrei limiti se non fossi chiuso qui…” sussurrò sulle sue labbra.
In quel momento, infatti, come sempre negli ultimi 5 anni, Loki creava unasua proiezione sulla terra, direttamente dalla cella nel ventre di Asgard in qui era segregato.
“Lo so… Vedrai, quando Jane Foster avrà completato il suo ponte di Einstein Rosen, saremo noi a venire da te…” Natasha sorrise dolcemente, intenta ad accarezzare le sue ciocche corvine, lasciando veloci baci e piccoli morsi sullesue labbra.
“E’ ora…” disse Loki dopo alcuni minuti, poi incorniciò il suo volto con le mani, avvicinandolo di nuovo a se al contrario, costringendola in un lungo bacio; dopo si alzò, aiutando la donna a fare lo stesso. “chiama Haely, così la saluto.”
“Perché non scendi?” chiese lei, camminando felinamente attorno al dio. “Andiamo, fammi contenta per una volta!”
“Non ho molto tempo…”
“Allora muoviamoci!” disse Natasha con un largo sorriso, prendendolo per mano e conducendolo alle scale.
 
“La nipotina dello Zio Stark è tornata e non si è ancora degnata di… Oh, c’è il Cervo! Quale onore…” Tony abbandonò la vetrinetta dei liquori sorseggiando un bicchiere di scotch e, con quel suo solito fare, raggiunse i due ai piedi delle scale: abbracciò Natasha, poi tese una mano alla divinità, sorridendo affabile.
Non correva buon sangue fra i due, considerato che entrambi erano usciti sconfitti dalla battaglia di New York e l’affetto reciproco per l’Agente Romanoff, avevano continuato a mantenere le distanze.
“Loki, resti anche tu a cena?” chiese Pepper, uscendo dalla cucina e raggiungendo il fianco di Tony.
“Grazie mille dell’invito, ma devo andare.”
“Che peccato…!” lo sfotté il miliardario, ottenendo un’occhiataccia dalle due donne e un sorrisetto irritato dal dio.
“Vai già viapapà?” Haely sbucò da dietro il divano, trotterellando fino alle gambe del padre, abbracciandole con tutta la forza che una bimba di 6 anni possedeva.
Alex, occhi scuri e capelli color mogano, figlio di Pepper e Stark, raggiunse l’amica restando un paio di passi indietro.
“Zio Loki, la prossima volta insegni anche a me a fare le magie?” chiese timidamente, avanzando di qualche centimetro.
Zio Loki?!” quasi gridò l’uomo stupito, venendo completamente ignorato da tutti.
“Ma certo, a patto che tu badi a Haely e Natasha! Di Tony non ci si può fidare.” Una piccola rivincita ci voleva dopo tutti gli scherni che subiva. “Adesso è ora che vada…” disse appena prima di abbassarsi e prendere fra le braccia il corpicino esile della figlia. “Ci vediamo fra un paio di giorni, Ragnetto.” Sussurrò Loki, prima di darle un bacio sulla fronte e rimetterla giù. Poi si voltò, intrecciò le dita a quelle di Natasha e, accennando ad un –A presto Piccolo Ragno-, si dissolse, così come era apparso anni prima nella sua vita, con il medesimo sorriso che l’aveva fatta tremare, lasciandole i doni più grandi che potesse offrirle: l’amore e la loro svolta.
 
Note: SALVE A TUTTI!!! *-----* siamo arrivati alla fine di questo viaggio, e voglio cominciare ringraziando tutti per aver buttato via un po’ di tempo leggendo e, per chi l’ha fatto, recensendo la storia! Grazie infinite, davvero :’)
Che altro dire, come in ogni cosa ho avuto alcuni intoppi, ho commesso degli errori e me ne scuso profondamente! Ma sapete com’è, ad una certa età i neuroni iniziano a fare brutti scherzi XD (considerando che ho 15 anni, sto messa davvero bene -.-)
Comunque, spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, che non sia risultato troppo o troppo poco mieloso, spero di non avervi annoiato e spero che continuerete a leggere i miei modesti scritti u.u
Grazie ancora a tutti, un bacio grande! ^_^

Unknown Diary_ <3
  
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