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Autore: Walpurgisnacht    05/05/2013    1 recensioni
Terza parte dell'epopea di Secrets. Perché non è vero che le cose belle durano poco. E noi, senza falsa modestia, siamo bbravi e bbelli e ci diamo da fare per voi.
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Non c'è ombra di maretta sulla nuova Nerima. Tizio con Caia, Sempronio con Asdrubala e Bertoldo con Cacasenna. Tutti felici e contenti, tutti accoppiati, tutti soddisfatti.
Sì, certo. Come no.
[Seguito di Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Subutai Khan e Mana Sputachu]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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Ranma si precipitò come un missile sulla svenuta Akane, istantaneamente in apprensione nel vederla così. Gli altri, pur condividendo la sua preoccupazione, si evitarono di manifestarlo apertamente. Ryoga e Mousse, in particolare, temevano che qualunque loro possibile movimento potesse essere da lui frainteso.
"Che le è successo?" chiese, rivolgendosi a Obaba "Sta bene? Chi le ha fatto questo?". Mentre attendeva la risposta cercò di farle riprendere i sensi scuotendola e dandole delle lievissime sberle sulle gote.
"Stavano per portarla via" rispose lei, impassibile come suo solito "ed è stato solo per un colpo di fortuna con i tempi se l'ho intercettata e potuta portare in salvo. Anche se...".
"Anche se?".
"Anche se devo proprio ammetterlo: mi ha stupita. Ero rimasta nascosta in cima alle scale ad osservarla quando è stata sorpresa alle spalle da un sicario. Ero ovviamente pronta ad intervenire in qualunque momento, ma so che la ragazza è orgogliosa e avrebbe mal digerito una mia interferenza. L'ho vista molto più forte e determinata dell'ultima volta in cui ho avuto il piacere di essere spettatrice. Sì, mi riferisco all'occasione con Wei-Zan. Ma comunque si è difesa molto bene. Merito tuo, Ranma?".
"Come lo sai?".
"Le voci girano in fretta in una cittadina come Nerima. E guarda che non c'è nulla di male. Anzi, col senno di poi hai fatto solo bene".
Il discorso, che probabilmente sarebbe proseguito ancora un po', venne interrotto da Ukyo che prese la parola: "Scusate se mi metto in mezzo a queste simpaticissime chiacchiere da salotto, ma avrei una domanda".
"Sarebbe?".
"Come ha fatto Akane a finire dentro un sacco? Chi ce l'ha messa?".
Obaba sospirò.
“Beh... i suoi avversari erano pur sempre sicari delle amazzoni. Diciamo che per la situazione in cui si è trovata ha retto molto più di quanto mi aspettassi. Soprattutto se le amazzoni sono dovute ricorrere a trucchetti tanto banali...” disse la vecchia, afferrando un lembo del sacco. “Probabilmente hanno sottovalutato Akane e i suoi notevoli miglioramenti...”
“Sottovalutato? Vuol dire che... ci hanno tenuto d’occhio per più di un anno?!” balbettò Ukyo, colta alla sprovvista dalla notizia.
“Avevi forse qualche dubbio?” commentò Mousse “Le amazzoni sanno benissimo che la vendetta è un piatto che va servito freddo. E un’onta del genere non ammette passi falsi dovuti alla fretta...”
I ragazzi si scambiarono occhiate preoccupate: stavolta il Gran Consiglio sembrava intenzionato a lavare col sangue la dipartita di Wei Zan, ripristinando così l’onore della tribù. Possibilmente con le loro teste come trofei.
“Comunque” proseguì Obaba “quello del sacco rimane un giochetto davvero di bassa lega... probabilmente avevano mandato in ricognizione membri ritenuti... sacrificabili.”
“Non è loro modo di fare... che intenzioni hanno, bisnonna?” chiese Shan-Pu, inquieta.
“Non lo so bambina, ma non è niente di buono temo... dobbiamo prepararci al peggio.”
Ranma rabbrividì ascoltando il discorso della vecchia amazzone. Per la prima volta non ebbe alcuna voglia di fare lo spaccone, neanche per allentare la tensione crescente.
Il suo sesto senso gli urlava che sarebbe stata la battaglia più pericolosa della sua vita.
Si schiarì la voce e chiese: “Cosa ci suggerisce di fare?”
“Al momento nulla. Cercate di non dare nell’occhio, rimanete sempre insieme ed evitate di farvi seguire fin qui. Probabilmente non ci metteranno molto a scoprire che vi trovare in casa Tendo, quindi andrò a cercare un posto più sicuro dove nascondervi”.
Detto questo si congedò, lasciando i presenti a rimuginare su quanto aveva detto.
"Ugh... cos'è successo?". Le sei teste si voltarono all'unisono nella direzione della voce, che apparteneva ad una sveglia, sebbene ancora intontita, Akane. Si alzò piano, una mano sulla fronte come a voler fermare un'emicrania che avanza implacabile.
Ranma le fu subito addosso e la aiutò ad assettarsi in posizione seduta, riempiendola di attenzione e cure. Non aveva nessuna voglia di mantenere la maschera del ragazzo freddo, e anzi provava un gran sollievo nel vederla tutto sommato a posto. Come era sempre successo, con la differenza che non stava facendo proprio nulla per nasconderlo.
"Calma Akane, calma. Non agitarti. Devi aver preso una botta in testa. Ecco, sistemati. Vado a prenderti un bicchiere d'acqua. Mousse?".
"Dimmi".
"Spiegale le novità, per favore. Torno subito".
"Ok". Si avvicinò a lei, accompagnato da Shan-Pu. I due si sedettero ai suoi fianchi, e cominciarono a dirle delle raccomandazioni di Obaba.
In tutto questo Ukyo, tenutasi in disparte insieme a Ryoga, cominciò a fissare l'uomomaialino dritto negli occhi per poi prenderlo e trascinarlo fuori dal salotto. Non rispose a quelli, chiunque fossero, che le chiedevano cosa le fosse saltato in testa.
"Meno male che dovevamo rimanere insieme" sussurrò Mousse.
Si allontanarono un po', con Ukyo che trascinava Ryoga come un cane al guinzaglio. Il poveretto non ci stava capendo più niente. Non che dall'inizio di quella storia avesse capito poi tutto, ma la sua comprensione degli ultimi minuti era un gigantesco buco nero.
"Ukyo... Ukyo, che diavolo stai facendo! Dove mi porti?" disse mentre quella, come posseduta da qualcosa, lo sballottava a destra e a manca.
"Ryoga... devo parlarti. In privato. Ed è importante".
“Parlarmi? Adesso?!”
Ukyo non rispose ma continuò a camminare lungo il corridoio, fermandosi solo quando fu sicura di essere lontana da occhi e orecchie indiscrete. Ryoga la afferrò per una spalla, costringendola a voltarsi verso di lui.
“Ukyo, si può sapere cosa devi dirmi con tanta urgenza?”
“Va via.”
“Co... come?”
“Va via ho detto.”
“Stai scherzando? Non posso andarmene adesso, hai sentito cos’ha detto il vecchio ghoul!”
“Ed è proprio per questo che devi andartene! Sei in pericolo, vattene finchè sei in tempo!”
“Io non scappo davanti a un nemico!” ringhiò lui, colpito nel suo orgoglio di artista marziale.
“Ma brutto idiota, ti pare il momento di fare il gradasso?” urlò lei, spazientita “Tu non c’entri nulla in tutto questo casino, non è la tua battaglia!”
Ryoga guardò Ukyo in silenzio, poi le sorrise. Uno di quei sorrisi in cui mostrava volutamente i canini e che alla ragazza piacevano tanto.
“Lo è da quando sono diventato il tuo ragazzo. Credi forse che ti lasci da sola in mezzo a questo casino?”
Ukyo arrossì di colpo, fissando Ryoga con occhi sgranati: non era abituata ad avere qualcuno che si preoccupasse di lei in questo modo... figurarsi un ragazzo. Il suo ragazzo.
“S-stupido... rischi di farti ammazzare...” balbettò, sforzandosi di rimanere impassibile.
“Per te questo ed altro Kuonji” rise lui, abbracciandola “anche se preferirei proseguire la nostra relazione da vivo.”
Ukyo si strinse a lui, cercando di nascondere le lacrime di commozione.
“...scemo. Vedi di non crepare in battaglia o ti ammazzo.”
“Spiegami come fai ad ammazzarmi se sono già morto.”
“...zitto!”
Ryoga ridacchiò e la strinse più forte a sé.
Ukyo si lasciò coccolare, pregando i kami affinché non succedesse nulla al ragazzo.

“Ti vedo pensieroso.”
Ranma, steso sul tetto, non si mosse di un millimetro.
“È stata una giornata piuttosto intensa Mousse, sai com’è...”
“Se riesci a fare battute tanto tristi significa che non stai messo così male.”
“Punzecchiami ancora e ti lancio dentro il laghetto delle carpe.”
Mousse ridacchiò e alzò le mani in segno di resa. Dopo qualche istante di silenzio, il cinese parlò di nuovo.
“Prima ero serio, comunque. Qualcosa ti tormenta.”
Ranma sospirò.
“È che... stavolta la vedo male, davvero. Persino contro Wei Zan ho sempre pensato che avremmo potuto farcela, anche quando sembrava non esserci speranza. Ma stavolta... non lo so, ho un brutto presentimento.”
Mousse non rispose. I timori di Ranma erano gli stessi che tormentavano lui da quando erano fuggiti di corsa dal ristorante. Se nemmeno la vecchia Obaba sapeva cosa li aspettava prevedere le mosse del Gran Consiglio sarebbe stato impossibile. Anzi, era probabile che avrebbero appositamente agito in maniera diversa dal solito proprio per coglierli tutti impreparati.
“Temo che tu abbia ragione...”
Senza nient’altro da aggiungere, i due rimasero in silenzio a guardare l’orizzonte.

Dell’arredamento dell'Okonomiyaki Ucchan rimaneva ben poco.
Tavoli distrutti e pezzi di sedie erano sparsi per il locale, segni della furiosa lotta tra Akane e i sicari.
Obaba si aggirò con cautela tra i resti del mobilio, il chi quasi del tutto annullato per evitare di farsi scoprire nel caso fosse rimasto qualcuno a tenere d’occhio il locale.
“Ti stavamo aspettando, nobile Cologne.”
Obaba si voltò verso un angolo in fondo, vicino alle scale: un’ombra la osservava.
“Hmpf, come supponevo hanno lasciato qualcuno di guardia.”
“Noi siamo qui solo per osservare, nobile Cologne. E per riferirti un messaggio da parte del Gran Consiglio.”
Osservatori... e un messaggio. A che gioco stavano giocando?
“Sentiamo.”
La donna fece un colpo di tosse posticcio, poi cominciò a recitare parole che si capiva non venivano originariamente dalla sua bocca: "Cologne, tu e tua nipote siete state impresse col marchio dell'infamia e verrete punite come meritate. Il non aver voluto rispettare le leggi, faro delle amazzoni e bene supremo, vi condanna automaticamente a una fine miserevole, degna dei peggiori mascalzoni. Senza dimenticarsi, sia chiaro, dello spregevole omicidio del Decano. Voi e la vostra congrega verrete braccati, inseguiti in ogni angolo del mondo e, quando ci saremo convinte che avete penato abbastanza, staccheremo le vostre teste. Non sarà breve e non sarà piacevole, tranne che per noi. Nessuna speranza, nessun perdono. Godetevi gli ultimi giorni di vita che vi restano, anche se saranno pieni di terrore e raccapriccio. Qua a Joketsuzoku abbiamo preparato sette fosse che per ora sono fredde e vuote, ma non resteranno così per molto. Addio".
Obaba non si aspettava niente di troppo diverso. Minacce di morte e devastazione, in perfetto stile amazzone.
Un solo particolare la metteva particolarmente in apprensione: sette? Come sette? Lei, Shan-Pu, Mousse, Ranma, Akane, Ukyo... e Ryoga? Perché?
"Nobile Cologne" riprese la voce, con lo stesso tono di prima "io sono qui solo per riferirle questo. Non la attaccherò e non inizierò nessuna azione ostile nei suoi confronti. Le chiedo gentilmente di lasciarmi andare. Sono innocua".
Innocua? Lasciarti andare? Sul serio? Siamo in guerra, bamboccia. Non esiste nulla di innocuo quando c'è l'osso del collo di mezzo.
Scattò in avanti verso la zona in cui si trovava quella misteriosa presenza e agitò il bastone per colpire, ma tutto ciò che trovò fu aria.
Svanita. Molto brava la poppante.
Si chiese se fosse il caso di avvisare Ryoga della novità. Probabilmente il ragazzo aveva già deciso di rimanere al fianco dei suoi amici, si disse. Beata gioventù incosciente. Sempre pronti a fare gli eroi e rischiare la propria vita per qualcun altro. E tuttavia non le riusciva proprio di biasimarlo.
Questi sbarbatelli mi stanno proprio rammollendo, pensò divertita.
Si guardò un’ultima volta attorno per assicurarsi che non ci fossero altre sorprese, poi decise di tornare al Neko Hanten: era ora di raccattare quante più informazioni possibili e poi cercare un posto sicuro.

Più rimuginava sull’accaduto, più finiva per darsi dell’idiota.
Akane si lasciò scivolare sui cuscini del divano, spossata. Dell’attacco subito all’Ucchan ricordava poco, tranne che l’avevano aggredita almeno in tre e si era difesa come una leonessa.
O più una gatta terrorizzata, pensò.
Continuava a dirsi che avrebbe potuto fare molto di più se non l’avessero tramortita con un colpo alla testa, anche se Mousse e Shan-Pu le avevano ripetuto più volte che se l’era cavata egregiamente contro un attacco a sorpresa da parte delle amazzoni. Il suo senso d’inferiorità nei confronti di Ranma e degli altri decideva di farsi sentire nei momenti meno adatti: odiava dover essere soccorsa ogni volta, voleva combattere da sola le sue battaglie; ma ogni volta finiva per trovarsi nell’infame ruolo della principessina da salvare. E in una guerra contro le amazzoni non voleva essere un peso per nessuno. Mentre formulava questo pensiero si trovò a posare gli occhi su Shan-Pu, intenta a discutere di qualcosa con Mousse nella loro lingua natia; si trovò a ripensare a tutte le volte che aveva invidiato le tecniche pericolosissime che padroneggiava con abilità, a tutte le volte che in battaglia si era rivelata un valido aiuto - e non una palla al piede, si disse. Io voglio difendermi da sola.
Ranma, sempre seduto accanto a lei, non mancò di notare lo sguardo torvo che alleggiava sul suo volto.
"Uno yen per i tuoi pensieri".
"Uh?" fece voltandosi verso di lui "Non stavo pensando a nulla" si difese. Con troppa convinzione, a quanto pareva, perché il ragazzo non smise di osservarla con lo sguardo dell'Hercule Poirot dei poveri.
"Akane, ti conosco talmente bene da capire così" con tanto di schiocco delle dita "quando menti. Non mi dirai che stavi rimuginando su quanto accaduto al ristorante, spero. La vecchia è stata molto chiara in proposito e hai detto che hai fatto un figurone".
Gesù, mantenere un segreto con questo è impossibile.
"Ma... ma no, cosa vai a pensare..." tentò debolmente, in maniera così fiacca che non convinse nemmeno se stessa. Mentire sapendo di farlo era una cosa che le riusciva pessimamente.
"Penso quel che vedo. E quel faccino corrucciato mi dice questo. Ascoltami" disse prendendole le mani "questa volta è andata così, pur tenendo presente le molte attenuanti che te la dovrebbero dir lunga su quanti progressi hai fatto. Ma va beh, è successo. Mettitela dietro e guarda avanti. Sono sicuro, e credimi quando ti dico che non ti sto raccontando frottole, che alla prossima occasione finirai con lo spaccare qualche muso cinese".
"Ranma...". Akane sembrava seriamente scossa da qualcosa. Era scossa da fremiti e sugli occhi aveva una patina traslucida.
"Akane! Ho detto qualcosa che non dovevo! Scusami per favore, scusami!".
"No cretino, non è quello... io... sono spaventata a morte da questa cosa...".
"Ma no, non devi! Sei stata solo sfortunata e...".
"Fammi finire. Quello che mi spaventa è che, per aiutare me e sopperire alla mia inettitudine, tu o uno di voi possa... finire male... è una cosa che non mi perdonerei mai...".
Gli altri, tirati in ballo, presero ad osservarla attoniti.
Il peso degli sguardi puntati addosso la mise ancora di più in agitazione. Avrebbe preferito che nessuno venisse a conoscenza delle sue paura, ma ormai il danno era fatto.
“Akane, nessuno qui ti crede un peso...” balbettò Mousse, ma bastò un’occhiata di Akane a zittirlo.
“Cosa ci siamo persi?”
Tutti si voltarono verso la porta, da cui Ukyo e Ryoga stavano osservando la scena.
“Niente, non è successo nulla” borbottò Akane, per nulla intenzionata a riprendere quell’argomento.
“Nulla non direi” esordì Shan-Pu. Akane si voltò a guardarla, stupita. “Se tu crede di essere peso in battaglia” proseguì nel suo giapponese zoppicante “allora fa in modo di non esserlo.”
Ma sentila, pensò Akane. Sono tutti bravi a parole eh?
“Facile parlare quando sei stata addestrata a uccidere fin dall’infanzia” ringhiò la minore delle Tendo, punta sul vivo.
“Anche tu pratichi arti marziali da quando eri piccola.”
“Ma non sono al tuo livello! Quindi scusami se mi preoccupo della vostra incolumità visto che non sarò in grado di aiutarvi come si deve!”
“Se vuoi aiutare noi smettila di piangerti addosso!” tuonò Shan-Pu, alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte ad Akane. “Tu vuoi aiutare noi? Allora noi aiutare te a migliorare! Ranma sta già allenando te, ma io posso insegnare tecniche pericolose per difenderti.”
Akane non credeva alle sue orecchie. Shan-Pu voleva... addestrarla?
"Ranma addestra te, ma lui non conosce nostri trucchi. E nostri trucchi molto utili per... uccidere".
Quella singola parola buttò una cupola di silenzio pesante su tutti loro.
Uccidere. Poteva essere necessario, purtroppo. Tutti loro sapevano che non c'era nulla da scherzare, ricordandosi di quanto era successo l'ultima volta, e ancora meglio lo sapevano ovviamente Mousse e Shan-Pu. Nessuno aveva realmente considerato l'ipotesi, ma le parole della ragazza cinese suonarono terribilmente... premonitrici.
"Sarà davvero necessario?" azzardò Ukyo, facendosi portavoce dei dubbi collettivi.
"Voglio sperare di no" le rispose immediatamente Ranma "ma voglio che sappiate questo: se non si potrà fare altrimenti io non esiterò. Mi rendo conto che è un discorso crudele e inumano, ma si tratterebbe solo di rendere pan per focaccia a chi ci sta cacciando come fossimo animali da appendere sopra il caminetto. Tengo a tutti voi, in gradi e per motivi diversi, e non voglio che il vostro sangue venga sparso inutilmente. In particolare" si fermò un attimo per afferrare Akane e stringerle un braccio in vita "tengo più della mia stessa vita a lei e dovranno farmi fuori diecimila volte prima che io consenta a qualcuno di torcerle anche solo un capello".
C'è da dire questo: simili manifestazioni di affetto palese da parte di Ranma Saotome, per quanto oramai accettate dal loro piccolo capannello, non erano così frequenti da passare inosservate. Le restanti quattro persone lo guardarono, alcuni colpiti da una tale determinazione nel proteggere in maniera tanto vocale la fidanzata, altri tinteggiati da una lievissima punta di gelosia, altri ancora semplicemente stupiti da quanto Ranma potesse, in momenti particolarmente brillanti, mostrarsi tanto protettivo e innamorato. Nonostante tutto le vecchie abitudini erano dure a morire.
Questo mi fa venire in mente qualcosa, si disse Ukyo. Con i movimenti di un predatore riuscì a sottrarre Akane dalla stretta di Ranma e la trascinò via, incurante delle sue lamentele.
"Oggi la tua cuoca ama rapire la gente" fece notare con sarcasmo Mousse nei confronti di Ryoga, che ebbe la decenza di balbettare delle scuse a nome suo.
"Ukyo, ma basta portar via le persone contro la loro volontà! Prima lui, poi me! Che ti prende?" sbraitò l'ostaggio.
"Guarda che, nonostante tutta 'sta bagarre, non mi sono dimenticata di quella telefonata. E poi un po' di notizie leggere fanno solo bene per smorzare la tensione. Parla".
“Eh?”
“Oh non fare la finta tonta, sai bene di cosa parlo! Eri tu quella che... non aveva bisogno di vestiti.”
Akane arrossì di colpo.
“U-Ukyo! Ma ti sembra il momento di tirar fuori argomenti simili?!”
“Certo che si! Dopo potremmo essere fin troppo occupate per parlarne, soprattutto ora che Shan-Pu ha deciso di fare di te un membro onorario delle amazzoni! Quindi Tendo, sputa il rospo!”
Akane si trovava letteralmente con le spalle al muro. Non credeva fosse il momento più adatto per chiacchiere di quel genere, con tutto quello a cui dovevano pensare... eppure una parte di lei voleva dar corda ad Ukyo. Chissà se e quando avrebbero di nuovo avuto modo di parlare così...
“Beh...” cominciò, giocando distrattamente con una ciocca di capelli “diciamo che le cose tra me e Ranma si sono... evolute.”
“Evolute come?”
“Eeeeh... per il meglio...” balbettò.
“Akane, dettagli.”
“Ecco... io... lui... insomma... l’abbiamo fatto, ok?!”
L’urlo di Ukyo venne uditò in tutta la casa, tanto da far affacciare i ragazzi in corridoio per assicurarsi che non fossero apparse dal nulla altre amazzoni.
“Non c’è bisogno di urlare così, scema! Vuoi che ci sentano fino a Joketsuzoku?!”
“Scusami, scusami! Ma è una notiziona, capisci?” trillò, tenendo Akane per le mani e saltellando sul posto “Dai dai, racconta! Com’è stato?”
“Beh... è stato bello” gongolò Akane, cercando di trattenere squittii e risolini squisitamente femminili.
“E Ranma? Come si è comportato? Era nervoso? O ha fatto lo spaccone anche in quel momento, atteggiandosi a playboy?”
“Macchè spaccone! Era così impacciato... avresti dovuto vederlo, era così tenero!”
Ukyo si lasciò scappare altre risatine, seguita a ruota da Akane.
“Continua, continua! Voglio sapere ogni dettaglio!”
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“Etciù!”
“Salute Ranma. Preso freddo?”
“No Mousse, non credo” rispose il codinato, tirando su col naso “però ho come la sensazione che qualcuno stia parlando di me.”
   
 
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