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Autore: Applejuice    10/05/2013    2 recensioni
Mentre si sistemava il papillon, Filomeno Belli pensava a che tipo di persone fossero i Gianpistrulli. Pettinandosi i baffi si domandava se avrebbero apprezzato i croissant che aveva preparato per loro. Mentre si lucidava le scarpe nuove si chiedeva se fossero il genere di vicini che incontri con piacere sul pianerottolo o in ascensore e con cui riesci a sostenere una conversazione gradevole. Chissà come sarebbe andato a dormire quella sera, se calmo e soddisfatto oppure deluso e irritato.
Mentre suonava il campanello dell’appartamento di fronte si disse che i croissant al cioccolato andavano più che bene.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Mentre si sistemava il papillon, Filomeno Belli pensava a che tipo di persone fossero i  Gianpistrulli. Pettinandosi i baffi si domandava se avrebbero apprezzato i croissant che aveva preparato per loro. Mentre si lucidava le scarpe nuove si chiedeva se fossero il genere di vicini che incontri con piacere sul pianerottolo o in ascensore e con cui riesci a sostenere una conversazione gradevole. Chissà come sarebbe andato a dormire quella sera, se calmo e soddisfatto oppure deluso e irritato.
Mentre suonava il campanello dell’appartamento di fronte si disse che i croissant al cioccolato andavano più che bene.
Aspettò parecchio tempo prima che qualcuno venisse ad aprire, cosa che giudicò molto scortese considerando che aveva anche lasciato un biglietto sotto la porta comunicando l’ora in cui sarebbe andato a fargli visita.
Quando suonò per la quarta volta, tenne premuto il campanello per qualche secondo in più. Si sentì un tonfo sordo all’interno, e passò qualche attimo prima che una signora grassoccia venisse ad aprirgli la porta.
- Salve!
Si fissarono qualche secondo. Il signor Belli aspettava che lei si scostasse e lo invitasse a entrare.
- Posso fare qualcosa per te?- disse lei alla fine, socchiudendo gli occhi.
- Filomeno Belli.- rispose lui.
- Ah, hai sbagliato casa, mi spiace. Credo che lui abiti lì, nell’appartamento di fronte.
- No signora, non ha capito. Io sono Filomeno Belli.
- Oh! Salve Filomeno Belli. Ti serve qualcosa?
Belli inarcò le sopracciglia. – Signora Gianpistrulli, non ha ricevuto il mio biglietto?
- Quale biglietto?
- Avevo infilato un biglietto sotto la porta in cui le comunicavo il mio arrivo, non  lo ha ricevuto?
- AH! – fece la Gianpistrulli, così forte che Belli si portò una mano al petto – Ecco! L’avrà preso Jackie. Sai, lui prende qualsiasi cosa trovi per terra. JACKIE! – la signora urlò di nuovo – Ah, e te accomodati, fai come se fossi a casa tua. JACKIE!
E  uscì dalla visuale di Belli, al quale non rimase che entrare.
L’ingresso era una stanzetta minuscola, tutta dipinta di verde chiaro, con un piccolo lampadario trasparente che, capì lui, faceva da attaccapanni.
Dall’ingresso si accedeva ad un lungo corridoio giallo acceso, tappezzato di quelli che sembravano quadri, ma che scoprì essere minuscoli monitor che trasmettevano film  in bianco e nero. Belli riconobbe ‘Il monello’ di Charlie Chaplin e ‘Psycho’ di Hitchcock. Alla fine del corridoio vi era un enorme sala rossa. Attaccati alle pareti, teste di animali di ogni genere lo fissavano. Belli notò con orrore che proprio di fianco alla testa di cinghiale stavano una doccia ed una vasca da bagno, e più a lato una cucina.
Ma ciò che attirava di più la sua attenzione era un enorme cassa gialla sotto la testa di cervo. Fece per avvicinarsi, ma il suo piede destro affondò in qualcosa di molle e scivoloso, e ci mancò poco che non cascasse per terra. Il vassoio di croissant al cioccolato finì sul pavimento.
- Oh, scusa tanto, colpa mia!
La signora Gianpistrulli si era magicamente materializzata vicino a Belli, si era inginocchiata e stava pulendogli la scarpa con un angolo del grembiule.
- È solo che non sono abituata a quel dannatissimo campanello! Sai, nella casa che avevamo prima non c’era. Pensa che quando hai suonato la prima volta sono andata a rispondere a tutti i telefoni. Quando hai suonato la seconda volta ho pensato che fosse l’allarme antincendio così sono scesa giù in strada dalla scaletta che c’è in terrazza. Vedendo che non uscivano fiamme da nessuna finestra sono risalita, e quando hai suonato la terza volta ho pensato che il pasticcio che avevo messo in forno fosse pronto. Sono andata a controllare ed effettivamente il pasticcio cotto a puntino. Così l’ho tolto dal forno e ho fatto per portarlo qui a tavola, quando hai suonato per la quarta volta. Mi è preso un colpo, il pasticcio mi è volato dalle mani ed è finito per terra! E ora.. sulla tua scarpa. Mi dispiace tanto, te lo giuro! Quei croissant sono al cioccolato? - li raccolse da terra e diede un morso al primo.- Mmmh, sono deliziosi! Devi darmi la ricetta Filogildo.. aspetta, come hai detto che ti chiami? OH! – urlò di nuovo e si batté il palmo sulla fronte – che sciocca, neanche io mi sono presentata. Piacere, sono Bertolda Gianpistrulli, ma puoi chiamarmi Berta. Ah, e puoi anche darmi del tu. Mi sento vecchia se mi danno del lei. Tu non ti senti vecchio se ti danno del lei? Perfino mia nonna mi sgridava sempre se davo del lei alle sue amiche del the della domenica. Oh, anche mia nonna faceva dei croissant così buoni. Siediti, vieni a tavola. Vado a fare del the, ti va? Intanto chiamo Jackie, adora i croissant. Gliene lascio uno qui. JACKIE! Adesso arrivo Filogundo, dammi un minuto -. Belli era strabiliato dalle capacità respiratorie della signora, che sembrava aver parlato senza mai riprendere fiato.
Berta poggiò un croissant sul pavimento e scomparve attraverso un altro minuscolo corridoio che quando era entrato Belli non aveva notato. Il ‘tavolo’ dove Berta lo aveva fatto sedere era la corteccia mozzata di un albero, e le ‘sedie’ erano enormi rocce levigate.
Mentre si guardava attorno, con la coda dell’occhio vide qualcosa di molto grosso  schizzare sotto la corteccia. Ritrasse le gambe e si piegò incuriosito.
Un bambino cicciotto sui dieci anni, la cui faccia paffuta ricordava vagamente quella di Winnie the Pooh, stava a quattro zampe e divorava il croissant che la signora Gianpistrulli aveva lasciato per terra. Alzò gli occhi e lo fissò, addentò quel che restava del dolce e gattonò in un angolo della stanza per finirlo.
- OH! Bene, vedo che tu e Jackie avete fatto conoscenza!
Ricomparendogli affianco con una gabbietta tra le braccia, Berta sorrideva.
Si avvicinò al lavabo, vi poggiò la gabbietta e disse: - Jackie, ho bisogno dell’acqua.
Il bambino a quanto pare sapeva che fare, e gattonò via.
Tornò dopo pochi secondi, seguito da un bel gatto tigrato.
Filomeno Belli adorava i gatti, e con un esclamazione gli si avvicinò e fece per accarezzarlo.
- Come si chiama? – chiese, ma appena allungò la mano verso di lui, il gatto lo graffiò soffiando.
- Führer.
La Gianpistrulli lo prese senza alcuna difficoltà per la collottola e gli legò una corda al collarino. Poi legò la corda al cardine della porta.
Aprì la gabbietta e ne tirò fuori un minuscolo topolino bianco, lo vece vedere al gatto e lo poggiò su di una ruota collegata ad un cavo che finiva chissà dove.
Il gatto miagolò e soffiò e il topolino spaventato cominciò a correre sulla ruota.
Ed acqua iniziò ad uscire dal rubinetto.
Belli era rimasto a bocca aperta. Gli iniziava a girare la testa. Riempito il bricco d’acqua, Berta prese il topolino e lo richiuse nella gabbietta.  Poi liberò Führer e lo cacciò via, nel piccolo corridoio.
Subito dopo si sentì sbattere la porta d’ingresso.
Jackie emise un gridolino allegro, la Gianpistrulli fece il suo ‘OH!’,  e il bambino gattonò a tutta velocità verso il corridoio dei monitor. Ricomparse accompagnato da un uomo di mezza età, magrissimo, stempiato e con un pizzetto lunghissimo e riccioluto. Teneva in mano un barattolino, e lo osservava come se stesse ammirando chissà quale meraviglia.
- Oh, ciao caro! Com’è andata? Questo è il signor Filogeno Bolli, della casa accanto, che fa ottimi croissant al cioccolato. Ne vuoi assaggiare uno, caro? Sono deliziosi. Jackie, non pensi siano deliziosi? Oh, attento caro, stavi per pestare il pasticcio. Non mi sono ancora abituata a quel maledetto campanello, sai? Quando il signor Belli ha suonato prima sono andata a rispondere a tutti i telefoni, poi ho pensato…
Mentre la signora Gianpistrulli parlava, Belli si avvicinò al signor Gianpistrulli, e osservò il barattolo che teneva in mano. Non c’era niente.
- Cos’è? – chiese, interrompendo Berta, che con aria contrariata continuò a fare il the.
- Fanteluzzi.
- Che?
- Fanteluzzi.
- E che cosa …?
- I Fanteluzzi sono fanti della Luce. Hai presente quando, dopo essere stato per un po’ al buio, esci alla luce? Sei costretto a strizzare gli occhi, perché ti fanno male. Colpa dei Fanteluzzi. Arrivano insieme alla Luce, e ti pungono e trafiggono gli occhi con le loro lance. Sono minuscoli e sono pochi, per questo danno solo fastidio. Ma i miei studi dicono che si stanno moltiplicando, e questo costituisce un pericolo per l’umanità intera.
Il signor Gianpistrulli fissò Belli, come per sfidarlo a ridere di lui e dei suoi studi.
Ma Belli rimase in silenzio, e si risedette sulla pietra levigata. Stava per sentirsi male.
Poi il suo sguardo cadde di nuovo sull’enorme cassa gialla.
- E quella cos’è? – chiese.
- Oh, è un nostro cimelio di famiglia – rispose la Gianpistrulli – lo zio Ferdinando diceva sempre che i cimiteri gli mettevano tristezza. Così, quando era ancora vivo, si mise a costruire quella cassa, e la dipinse di giallo in modo che si notasse sempre. Quando la vernice inizia a sbiadire tocca a noi ridipingerla, sai. Comunque, finita la cassa, zio Ferdinando prese un bicchiere di vino per festeggiare, e, finito il vino, morì. Pensammo che sua esplicita volontà fosse di essere riposto in quella cassa, e così facemmo. A volte, sono costretta spruzzare intere bombolette di deodorante per mascherare la puzza, ma così avrebbe voluto lui, di sicuro. Oh, è pronto il the. L’ho fatto al gelsomino, ti va bene Filobelli? Filobelli! Ti senti bene? Tirati su da terra, ci mancava poco che la tua testa prendesse il pasticcio!
 
 
 
 
 

 Mentre si sistemava il papillon, Filomeno Belli pensava a che tipo di persone fossero i  Gianpistrulli. Pettinandosi i baffi si domandava se avrebbero apprezzato i croissant che aveva preparato per loro. Mentre si lucidava le scarpe nuove si chiedeva se fossero il genere di vicini che incontri con piacere sul pianerottolo o in ascensore e con cui riesci a sostenere una conversazione gradevole. Chissà come sarebbe andato a dormire quella sera, se calmo e soddisfatto oppure deluso e irritato.
Mentre suonava il campanello dell’appartamento di fronte si disse che i croissant al cioccolato andavano più che bene.
Aspettò parecchio tempo prima che qualcuno venisse ad aprire, cosa che giudicò molto scortese considerando che aveva anche lasciato un biglietto sotto la porta comunicando l’ora in cui sarebbe andato a fargli visita.
Quando suonò per la quarta volta, tenne premuto il campanello per qualche secondo in più. Si sentì un tonfo sordo all’interno, e passò qualche attimo prima che una signora grassoccia venisse ad aprirgli la porta.
- Salve!
Si fissarono qualche secondo. Il signor Belli aspettava che lei si scostasse e lo invitasse a entrare.
- Posso fare qualcosa per te?- disse lei alla fine, socchiudendo gli occhi.
- Filomeno Belli.- rispose lui.
- Ah, hai sbagliato casa, mi spiace. Credo che lui abiti lì, nell’appartamento di fronte.
- No signora, non ha capito. Io sono Filomeno Belli.
- Oh! Salve Filomeno Belli. Ti serve qualcosa?
Belli inarcò le sopracciglia. – Signora Gianpistrulli, non ha ricevuto il mio biglietto?
- Quale biglietto?
- Avevo infilato un biglietto sotto la porta in cui le comunicavo il mio arrivo, non  lo ha ricevuto?
- AH! – fece la Gianpistrulli, così forte che Belli si portò una mano al petto – Ecco! L’avrà preso Jackie. Sai, lui prende qualsiasi cosa trovi per terra. JACKIE! – la signora urlò di nuovo – Ah, e te accomodati, fai come se fossi a casa tua. JACKIE!
E  uscì dalla visuale di Belli, al quale non rimase che entrare.
L’ingresso era una stanzetta minuscola, tutta dipinta di verde chiaro, con un piccolo lampadario trasparente che, capì lui, faceva da attaccapanni.
Dall’ingresso si accedeva ad un lungo corridoio giallo acceso, tappezzato di quelli che sembravano quadri, ma che scoprì essere minuscoli monitor che trasmettevano film  in bianco e nero. Belli riconobbe ‘Il monello’ di Charlie Chaplin e ‘Psycho’ di Hitchcock. Alla fine del corridoio vi era un enorme sala rossa. Attaccati alle pareti, teste di animali di ogni genere lo fissavano. Belli notò con orrore che proprio di fianco alla testa di cinghiale stavano una doccia ed una vasca da bagno, e più a lato una cucina.
Ma ciò che attirava di più la sua attenzione era un enorme cassa gialla sotto la testa di cervo. Fece per avvicinarsi, ma il suo piede destro affondò in qualcosa di molle e scivoloso, e ci mancò poco che non cascasse per terra. Il vassoio di croissant al cioccolato finì sul pavimento.
- Oh, scusa tanto, colpa mia!
La signora Gianpistrulli si era magicamente materializzata vicino a Belli, si era inginocchiata e stava pulendogli la scarpa con un angolo del grembiule.
- È solo che non sono abituata a quel dannatissimo campanello! Sai, nella casa che avevamo prima non c’era. Pensa che quando hai suonato la prima volta sono andata a rispondere a tutti i telefoni. Quando hai suonato la seconda volta ho pensato che fosse l’allarme antincendio così sono scesa giù in strada dalla scaletta che c’è in terrazza. Vedendo che non uscivano fiamme da nessuna finestra sono risalita, e quando hai suonato la terza volta ho pensato che il pasticcio che avevo messo in forno fosse pronto. Sono andata a controllare ed effettivamente il pasticcio cotto a puntino. Così l’ho tolto dal forno e ho fatto per portarlo qui a tavola, quando hai suonato per la quarta volta. Mi è preso un colpo, il pasticcio mi è volato dalle mani ed è finito per terra! E ora.. sulla tua scarpa. Mi dispiace tanto, te lo giuro! Quei croissant sono al cioccolato? - li raccolse da terra e diede un morso al primo.- Mmmh, sono deliziosi! Devi darmi la ricetta Filogildo.. aspetta, come hai detto che ti chiami? OH! – urlò di nuovo e si batté il palmo sulla fronte – che sciocca, neanche io mi sono presentata. Piacere, sono Bertolda Gianpistrulli, ma puoi chiamarmi Berta. Ah, e puoi anche darmi del tu. Mi sento vecchia se mi danno del lei. Tu non ti senti vecchio se ti danno del lei? Perfino mia nonna mi sgridava sempre se davo del lei alle sue amiche del the della domenica. Oh, anche mia nonna faceva dei croissant così buoni. Siediti, vieni a tavola. Vado a fare del the, ti va? Intanto chiamo Jackie, adora i croissant. Gliene lascio uno qui. JACKIE! Adesso arrivo Filogundo, dammi un minuto -. Belli era strabiliato dalle capacità respiratorie della signora, che sembrava aver parlato senza mai riprendere fiato.
Berta poggiò un croissant sul pavimento e scomparve attraverso un altro minuscolo corridoio che quando era entrato Belli non aveva notato. Il ‘tavolo’ dove Berta lo aveva fatto sedere era la corteccia mozzata di un albero, e le ‘sedie’ erano enormi rocce levigate.
Mentre si guardava attorno, con la coda dell’occhio vide qualcosa di molto grosso  schizzare sotto la corteccia. Ritrasse le gambe e si piegò incuriosito.
Un bambino cicciotto sui dieci anni, la cui faccia paffuta ricordava vagamente quella di Winnie the Pooh, stava a quattro zampe e divorava il croissant che la signora Gianpistrulli aveva lasciato per terra. Alzò gli occhi e lo fissò, addentò quel che restava del dolce e gattonò in un angolo della stanza per finirlo.
- OH! Bene, vedo che tu e Jackie avete fatto conoscenza!
Ricomparendogli affianco con una gabbietta tra le braccia, Berta sorrideva.
Si avvicinò al lavabo, vi poggiò la gabbietta e disse: - Jackie, ho bisogno dell’acqua.
Il bambino a quanto pare sapeva che fare, e gattonò via.
Tornò dopo pochi secondi, seguito da un bel gatto tigrato.
Filomeno Belli adorava i gatti, e con un esclamazione gli si avvicinò e fece per accarezzarlo.
- Come si chiama? – chiese, ma appena allungò la mano verso di lui, il gatto lo graffiò soffiando.
- Führer.
La Gianpistrulli lo prese senza alcuna difficoltà per la collottola e gli legò una corda al collarino. Poi legò la corda al cardine della porta.
Aprì la gabbietta e ne tirò fuori un minuscolo topolino bianco, lo vece vedere al gatto e lo poggiò su di una ruota collegata ad un cavo che finiva chissà dove.
Il gatto miagolò e soffiò e il topolino spaventato cominciò a correre sulla ruota.
Ed acqua iniziò ad uscire dal rubinetto.
Belli era rimasto a bocca aperta. Gli iniziava a girare la testa. Riempito il bricco d’acqua, Berta prese il topolino e lo richiuse nella gabbietta.  Poi liberò Führer e lo cacciò via, nel piccolo corridoio.
Subito dopo si sentì sbattere la porta d’ingresso.
Jackie emise un gridolino allegro, la Gianpistrulli fece il suo ‘OH!’,  e il bambino gattonò a tutta velocità verso il corridoio dei monitor. Ricomparse accompagnato da un uomo di mezza età, magrissimo, stempiato e con un pizzetto lunghissimo e riccioluto. Teneva in mano un barattolino, e lo osservava come se stesse ammirando chissà quale meraviglia.
- Oh, ciao caro! Com’è andata? Questo è il signor Filogeno Bolli, della casa accanto, che fa ottimi croissant al cioccolato. Ne vuoi assaggiare uno, caro? Sono deliziosi. Jackie, non pensi siano deliziosi? Oh, attento caro, stavi per pestare il pasticcio. Non mi sono ancora abituata a quel maledetto campanello, sai? Quando il signor Belli ha suonato prima sono andata a rispondere a tutti i telefoni, poi ho pensato…
Mentre la signora Gianpistrulli parlava, Belli si avvicinò al signor Gianpistrulli, e osservò il barattolo che teneva in mano. Non c’era niente.
- Cos’è? – chiese, interrompendo Berta, che con aria contrariata continuò a fare il the.
- Fanteluzzi.
- Che?
- Fanteluzzi.
- E che cosa …?
- I Fanteluzzi sono fanti della Luce. Hai presente quando, dopo essere stato per un po’ al buio, esci alla luce? Sei costretto a strizzare gli occhi, perché ti fanno male. Colpa dei Fanteluzzi. Arrivano insieme alla Luce, e ti pungono e trafiggono gli occhi con le loro lance. Sono minuscoli e sono pochi, per questo danno solo fastidio. Ma i miei studi dicono che si stanno moltiplicando, e questo costituisce un pericolo per l’umanità intera.
Il signor Gianpistrulli fissò Belli, come per sfidarlo a ridere di lui e dei suoi studi.
Ma Belli rimase in silenzio, e si risedette sulla pietra levigata. Stava per sentirsi male.
Poi il suo sguardo cadde di nuovo sull’enorme cassa gialla.
- E quella cos’è? – chiese.
- Oh, è un nostro cimelio di famiglia – rispose la Gianpistrulli – lo zio Ferdinando diceva sempre che i cimiteri gli mettevano tristezza. Così, quando era ancora vivo, si mise a costruire quella cassa, e la dipinse di giallo in modo che si notasse sempre. Quando la vernice inizia a sbiadire tocca a noi ridipingerla, sai. Comunque, finita la cassa, zio Ferdinando prese un bicchiere di vino per festeggiare, e, finito il vino, morì. Pensammo che sua esplicita volontà fosse di essere riposto in quella cassa, e così facemmo. A volte, sono costretta spruzzare intere bombolette di deodorante per mascherare la puzza, ma così avrebbe voluto lui, di sicuro. Oh, è pronto il the. L’ho fatto al gelsomino, ti va bene Filobelli? Filobelli! Ti senti bene? Tirati su da terra, ci mancava poco che la tua testa prendesse il pasticcio!
 
 
 
 
 
   
 
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