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Autore: Midnight_whisper    28/05/2013    4 recensioni
E' forse possibile ingannare la Morte? Si può vivere per sempre? Si può sopravvivere scendendo a qualche oscuro accordo o patto malefico? Chi lo sa... Ma ora vi racconterò di un uomo. Un uomo capace di ingannare la Morte.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima cosa che ricordava era il buio. Cosa c’era prima? I suoi occhi si riempivano lentamente di un bianco, un colore sfumato e indefinito che però diventava man mano più chiaro. Riuscì a mettere a fuoco l’auto che lo aveva investito. Era un SUV, molto alto, uno di quelli con le bull bar, che lo aveva preso in pieno. Per un momento credé persino di ricordare le prime lettere della targa: CF. Ma poi si disse che poteva anche sbagliarsi. Alla guida c’era un tizio biondo, con gli occhiali da sole, il cellulare in mano e sicuramente la testa fra le nuvole visto che era passato col rosso.
E ora, dove si trovava? Cosa rimaneva di lui?
Solo in una stanza nera. Si trovava seduto ad un tavolo, ma di fronte a lui, nonostante la sedia perfettamente collocata dall’altro lato, non c’era seduto nessun altro. Che debba arrivare qualcuno? Si chiese. Il buio della stanza era assolutamente innaturale, sembrava di essere in un quadro di Caravaggio. Una sola fonte di luce era zenitale e non proveniva da alcuna lampada al neon, né lampadario, né lume, nulla. C’era una luce e basta. E non c’era nemmeno il sole. Era come una luce autosufficiente, impossibile da descrivere o immaginare nel mondo dei vivi, ma diciamo che, grossolanamente, era come un’enorme lucciola, di cui non si vede il corpo.
Non si chiedeva se fosse morto, lo immaginava. Già nel momento in cui gli pneumatici avevano masticato la sua carne si era detto di non potercela fare e ora, in questa stanza o meglio, in questo nulla nero, si sarebbe stupito se qualcuno fosse giunto comunicandogli di un miracolo. Era senza dubbio morto. Ne era una prova quel tavolo che poggiava i suoi quattro piedi sebbene non vi fosse alcun pavimento. E anche lui sentiva di poter mettere i piedi su qualcosa di solido, sebbene non vi fosse nulla, alla vista.
Il silenzio che contribuiva a rendere fredda la temperatura non accennava a essere rotto. Anche quando inavvertitamente fece strisciare i piedi della sedia sul falso pavimento non si sentì nulla. E non si sentirono nemmeno i passi di una figura che si avvicinava, appena visibile grazie a quel barlume.
Il primo suono che poté percepire furono le parole della figura, ma solo dopo che questa si fu avvicinata e seduta di fronte a lui, senza far alcun rumore.
“Sono la Morte.” La voce non era cavernosa come sarebbe ovvio immaginarla nel regno dei vivi, anzi incuteva anche una certa sicurezza oltre che rispetto.
“Sì, lo immaginavo... Devi portarmi da qualche parte?” Con tutto quello che poteva chiedere non gli venne altro da dire in mente.
“Già. Non appena scatterà l’ora verrai con me nel Luogo Da Cui Nessun Può Far Ritorno E Se Ne Duole.”
“Sembra carino...” Azzardò.
“Diciamo che è accogliente, sto ancora sistemando alcuni mobili per completare l’arredamento.”
“Ah capisco, capisco...”
Cadde nuovamente il silenzio. L’uomo si sentì immediatamente a disagio e decise di provare a dire qualcosa, sperando che fosse quella giusta.
“E tu di cosa ti occupi?”
La Morte sollevò lo sguardo interdetta “Agenzia funebre.”
“Oh, già! Scusa, domanda stupida! Senti, devo aspettare molto prima di andare... di là?” Chiese accennando con la testa verso una direzione non precisa.
“Vediamo...” La morte tirò su il mantello nero lasciando vedere il suo braccio ossuto per qualche istante. “Ho scordato l’orologio, mi puoi dire che ora è?”
“Ma sì, figurati! Sono le 22:59.”
“Bene, manca un minuto.”
Aspettarono un minuto e poi la Morte lo portò in luogo da cui non fece più ritorno.

La Morte non seppe mai di avervelo portato con un minuto di ritardo. E per tutta la sua esistenza restò così: ingannata.
  
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