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Autore: Eowyn 1    29/05/2013    3 recensioni
Così, quella notte Bilbo incrociò le braccia, appoggiandole al davanzale, e fissando il cielo stellato.
« A volte ci affanniamo tanto, » pensò « per poi dover lasciare ad altri il frutto delle nostre fatiche. »
- I primi periodi di Bilbo dopo il suo rietro a Casa Baggins, l'orgoglio per l'avventura, e il ricordo degli amici più cari... -
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare solo un avviso: c’è uno spoiler sulla fine de “Lo Hobbit”, quindi se non avete letto il libro e non volete s

Prima di iniziare solo un avviso: c’è uno spoiler sulla fine de “Lo Hobbit”, quindi se non avete letto il libro e non volete sapere nulla… a voi la scelta! J

 

 

LIKE A FALLING STAR *

 

 

“In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. Ma triste o lieto, ora debbo lasciarlo. Addio! ”

 

Bilbo spalancò gli occhi, respirando affannosamente. Una goccia di sudore gli scivolò lungo la tempia. Scostò con un gesto di stizza il leggero lenzuolo, trovandolo pesante come un macigno, e ruotò gli occhi osservando il buio che lo circondava. Sospirò, passandosi una mano sul volto.

Era tornato dal suo viaggio ormai da alcune settimane e la casa era ancora per metà sottosopra, dopo che avevano cercato di venderla all’asta, ma riconobbe, indistinti nell’oscurità della notte, i contorni in legno del suo letto a baldacchino.

 

Sì, era a casa.

 

Stancamente si alzò dal letto, cercando a tastoni la candela sul comodino. Un brivido gli percorse la schiena, ma non seppe dire se si trattasse del contatto con il pavimento freddo o di quella strana sensazione che lo stava assalendo.

 

Luce, gli serviva luce.

 

Finalmente trovò l’acciarino e accese la candela, e non appena la tenue luce sfiorò delicatamente i contorni dei vari oggetti presenti in camera sua, Bilbo sospirò di sollievo.

A volte, anche le cose che ci sono più familiari, senza la luce giusta, possono apparire spaventose.

 

L’ hobbit passò in rassegna ogni oggetto, ogni angolo, ogni centimetro della sua camera, ancora scosso per via del sogno che lo aveva svegliato all’improvviso e non era la prima volta che gli capitava, da quando era tornato.

Ormai conscio del fatto che si trattasse sempre del solito incubo, Bilbo si fregò gli occhi col dorso della mano: non voleva, non poteva cedere ancora, ma i suoi tentativi di trattenersi non furono sufficienti, e presto avvertì una calda lacrima sfuggire dall’angolo dell’occhio destro e scendere lungo la guancia.

« Oh, maledizione! » sbottò con rabbia mista a frustrazione, prima che un singhiozzo gli mozzasse il respiro e nella sua mentre riprendessero a danzare quelle figure spaventose che lo tormentavano durante la notte.

 

Era sereno, Bilbo, da quando era tornato. Poteva vantare di aver vissuto delle avventure niente male per uno hobbit e, anche se non avrebbe mai pensato di poterlo affermare, era orgoglioso di questo.

Lui era colui che cammina senza essere visto, colui che scioglie gli indovinelli, che strappa le ragnatele, la mosca che punge… Lui era colui che seppellisce vivi i suoi amici e li affoga e li ritira vivi fuori dall’acqua, l’amico degli orsi, l’ospite delle aquile, il Vincitore dell’Anello, il Fortunato, il Cavaliere del Barile, ma tutto ciò non gli impediva, quando scendeva la notte e il sonno faceva calare le sue barriere, che i dolorosi fantasmi di ciò che era stato bussassero alle porte dei suoi sogni.

E così rivedeva i suoi amici, i Nani, e Gandalf.

All’inizio andava tutto bene, procedevano per la strada sul dorso dei loro pony ridendo, cantando, un po’ come all’inizio della loro avventura, ma poi tutto si faceva buio e sentiva un ruggito e un vento incandescente che gli bruciava il viso, la pelle, gli faceva mancare il respiro. Fino a quando si trovava faccia a faccia con Smaug, che spalancava le fauci pronto ad inghiottirlo e lui urlava, chiamava aiuto, ma nessuno rispondeva. Attorno a lui, i rumori della battaglia imperversavano e altre grida coprivano le sue fino a quando, all’improvviso, non si trovava nella tenda dove lo aveva condotto Gandalf al termine della battaglia. Qui c’erano due corpi, celati alla vista da un bianco lenzuolo macchiato di sangue, accanto ad essi due spade e un arco. Poi qualcuno chiamava il suo nome e Thorin, morente, gli rivolgeva quelle parole con cui si era congedato da lui. Bilbo voleva parlare, voleva dirgli qualcosa, voleva uccidere Smaug e correre in aiuto di Thorin, Fili e Kili, ma ogni volta non ci riusciva, il sogno finiva, e a lui non rimaneva altro che cercare in fretta una candela per illuminare quell’oscurità colma di fantasmi che pareva la stanza al suo risveglio.

 

E così fece anche quella notte. Dopo essersi asciugato le lacrime, prese la candela e si avvicinò alla finestra della sua camera, quindi spalancò i piccoli vetri rotondi e aprì le imposte, lasciando che l’aria fresca della notte entrasse in casa. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, godendo di quel fresco che penetrava nei polmoni, facendogli provare un senso di leggerezza.

« Stupido di un Baggins, » si disse « ma quando imparerai? Loro sono morti, e tu non puoi più fare niente. »

La notte era limpida e fresca, come solo le notti di fine estate sanno essere, e in cielo un milione di stelle occhieggiava nel silenzio. Bilbo si ritrovò a sospirare per l’ennesima volta, rapito da quello spettacolo unico.

Aveva passato notti intere all’aperto, ma era inutile: solo le stelle della Contea avevano quel qualcosa di magico, che nessun’altra stella in tutta la Terra di Mezzo poteva avere. Quelle erano le sue stelle, le stelle di casa sua.

Eppure, in certi momenti la sua mente non poteva fare altro che correre via, lontano, a Est, verso Bosco Atro, le Montagne Nebbiose, la Montagna Solitaria. Ed ogni volta, doveva fare un enorme sforzo per riuscire a tornare in sé perché, alla fine, non era solo la sua mente che scappava lontano: il cuore stesso si faceva trascinare via.

« Sei uno sciocco, Bilbo Baggins! » si diceva allora « Guarda un po’ cos’ hai qui: la tua casa, i tuoi libri, il tuo giardino. Cosa puoi volere di più? » ed era vero. Era contento di essere a casa, e non sarebbe ripartito per niente al mondo… non nell’immediato, almeno.

Ci aveva impiegato un po’ a comprendere quale fosse la causa di tutte quelle sue sofferenze, e si era accorto che non era tanto la voglia di avventura quanto la consapevolezza che dopo tutto quel viaggio, quelle difficoltà e quei pericoli, Thorin avesse pagato a caro prezzo la temerarietà della sua impresa, e i giovani Fili e Kili con lui.

Non che Bilbo ce l’avesse con Dáin, anzi, egli aveva spartito il tesoro come si conveniva, ed ora regnava sotto la Montagna, ma in fondo cosa aveva fatto lui a parte raggiungere i tredici nani nella battaglia finale?

Mentre Thorin, beh, lui era partito lasciando la sua casa nei Monti Azzurri, radunando i pochi nani di cui poteva fidarsi. Thorin aveva sfidato la sorte (una sorte sputafuoco e con i denti particolarmente aguzzi, tanto che Bilbo ancora rabbrividiva al solo pensiero), ma soprattutto, Thorin alla fine era arrivato a fidarsi di lui, di quello Scassinatore su cui nessuno avrebbe mai scommesso un soldo, e nonostante ciò che Bilbo aveva fatto con quell’Archengemma (sempre e comunque per una buona causa, sia chiaro) Thorin gli aveva chiesto perdono.

Si erano lasciati in amicizia, ma Bilbo non poteva fare a meno di pensare che, nonostante tutto, avrebbe voluto vedere lui, come Re sotto la Montagna, e Fili alla sua destra e Kili alla sua sinistra.

Fatto sta, che quegli incubi lo tormentavano, non lasciandolo dormire, e a lui non restava altro da fare che trovare un modo per calmarsi, finché non gli tornava il sonno.

 

Così, quella notte Bilbo incrociò le braccia, appoggiandole al davanzale, e fissando il cielo stellato.

« A volte ci affanniamo tanto, » pensò « per poi dover lasciare ad altri il frutto delle nostre fatiche. »

Il suo pensiero corse ancora ai suoi amici, e soprattutto a Thorin, Fili e Kili.

Fu in quel momento, quando gli occhi stavano ormai minacciando di chiudersi, che percepì un leggero calore sulla spalla destra, come se si trattasse del lieve tocco di una mano. Si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Eppure non ebbe paura, era come se sapesse…

Tornò ad osservare le stelle, leggermente scosso, e in quel momento una stella cadente attraversò la sua visuale: era la stella cadente più luminosa che il piccolo hobbit avesse mai visto, ed era caduta verso Est.

Bilbo capì, e una nuova lacrima gli corse lungo la guancia, per essere poi portata via dal vento leggero.

Da quella notte, gli incubi non si ripresentarono e Bilbo non pianse più.

Ora lo sapeva, ne era certo. Loro non se ne erano mai veramente andati.

 

 

 

 

 

Ok… aspettate che mi riprendo…

Non penso ci sia molto da dire. Quello che volevo dire l’ho scritto nella fan fiction.

È stato abbastanza difficile scriverla, perché sono partita con un’idea in testa un po’ diversa. Poi è andata a finire così. Volevo aggiungere un altro pezzo alla fine, ma poi ho pensato che avrei allungato troppo la storia, che forse era più significativo concluderla in questo modo.

Magari quell’altra parte che avevo in mente la userò per un’altra fan fiction.

Spero solo che questa vi sia piaciuta! J

Tre piccoli appunti per concludere: le due parti in corsivo sono prese dal libro dello Hobbit. Quella all’inizio è la famosa frase di Thorin… mentre l’altra è ciò che dice Bilbo a Smaug. Bilbo è fantastico… lo adoro! XD

Secondo, personalmente considero il rapporto tra Bilbo e Thorin come una profonda amicizia, ma niente di più. Quindi non volevo rappresentare altro con questa storia.

Infine, la fan fiction è stata in parte ispirata da una fan art, che se riesco inserisco qui sotto, ma siccome sono una capra in certe cose (con tutto il dovuto rispetto per le capre)… XD vi dico che è una fan art in cui c’è Bilbo anziano, Fili, Kili e Thorin sono dietro di lui e quest’ultimo gli appoggia una mano sulla schiena.

Ok, detto questo torno a singhiozzare disperatamente in un angolino, e forse sarà anche meglio che riprenda a studiare per gli esami! :/

A presto! J

Eowyn 1

 

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