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Autore: idrilcelebrindal    31/05/2013    7 recensioni
Durante la Battaglia dei Cinque Eserciti. Kili incontra qualcuno che cambierà il suo destino in modi che non avrebbe mai immaginato. Si trova così ad affrontare sfide inaspettate, ma avrà l'aiuto dei suoi compagni e di qualcuno del tutto imprevisto.
Ho scoperto da poco questo sito fantastico, ed è la mia primissima ff.. incrocio le dita...
Aggiunta: la storia ha preso una piega un po' diversa da quella prevista, forse è il caso di cambiare qualche indicazione...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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14. Misteri svelati
14. Misteri svelati

Fu solo più tardi, quando entrambi ebbero ripreso fiato, che Kili disse alla sua amante, allacciata a lui in un intimo abbraccio:
“Così non va.” Si sciolse, incurante dei mugugni di protesta della sua compagna. “Non è possibile che ogni  volta che ti chiedo qualche spiegazione riesci a distrarmi!”
“Tu ci hai messo la tua parte, e comunque non mi sembra che ti sia dispiaciuto…” sussurrò lei guardandolo con occhi spalancati ed esageratamente  innocenti.
“ Fare l’amore con te potrebbe presto diventare una droga… ma perché mi confondi le idee solo a  guardarti?”
Miralys rise, una risata calda e roca che sapeva di appagamento.
“Hai ragione,” disse, “ci sono molte domande ancora senza risposta.” Lo spinse di nuovo contro i cuscini,  poi si accoccolò al suo fianco. “D’accordo. Chiedi.”
“Cominciamo da Storri… questa è stata proprio una sorpresa! Erebor non ha mai avuto una regina guerriera!”

“Bene. Come forse sai – o forse no – ho tre fratelli, tutti più grandi di me. Sono cresciuta con loro e volevo imparare quello che imparavano loro in fatto di armi e combattimento. Mio padre rideva dei miei tentativi  di imitarli, perché erano tutti molto più grossi di me e spesso non riuscivo nemmeno a sollevare e loro asce e spade.”
“Mi pareva di avere notato che non hai una struttura imponente…”
“Sì, vero? Così mio padre mi trovò un maestro d’armi elfo. Era un elfo silvano, una specie di cacciatore solitario che ogni tanto passava dalla  nostra terra per rifornirsi; accettò  di insegnarmi uno stile di combattimento adatto alla mia taglia.” Kili annuì:  il suo stesso stile di combattimento era diverso da quello usuale dei nani, fondato sulla forza, dal momento che faceva maggiore affidamento sulla velocità e l’agilità.
“Sì,” le disse, “ti ho visto.”
“Davvero? Pensavo che non vedessi null’altro che i tuoi nemici…”
“Niente affatto. Ero perfettamente consapevole di te e facevo affidamento sul fatto che mi coprissi le spalle; e una parte della mia mente ha notato come combattessimo bene insieme. Anzi…”  e qui sfoderò un sorriso malizioso, “ … adesso che ci penso, guarda  quante cose sappiamo fare così bene insieme…”

Risero entrambi, e  Miralys rimase a guardarlo  con il fiato sospeso: non lo aveva mai visto ridere davvero.
“Sei bellissimo quando ridi… “ gli sussurrò, “ anzi, sei bellissimo sempre, ma quando ridi…”
“Non lo facevo da un’eternità, amore mio… ci volevi tu.” Disse Kili, baciandola di nuovo. “Ora continua.”
“Beh, le cose andarono avanti così per diversi anni, finchè mia madre si oppose. Ormai sei una giovane nana, disse,  basta con le armi. Ma io non avevo alcun interesse per il ricamo – sono  un disastro – o per le cose di casa che costituiscono l’educazione di una ragazza.  Ma non avevo scelta, neanche mio padre poteva aiutarmi, le armi mi erano ormai del tutto precluse: l’unica cosa che potevo fare era allenarmi di nascosto con le mie due spade.”
“Accadde tuttavia” continuò, “ che il nostro popolo fosse colpito da una grave forma di influenza. I malati erano moltissimi ed i guaritori pochi; così furono impiegate anche le levatrici,  e notai che spesso erano migliori dei guaritori. Aiutai come potei, ed imparai un po’.  Finita l’epidemia dissi a mio padre che volevo fare la guaritrice; così  mio padre, che in fondo me le ha sempre date tutte vinte, acconsentì. Mia madre ovviamente non era d’accordo: ero una principessa, destinata ad un importante matrimonio politico: come avrebbe fatto a trovarmi un buon marito? Ma la spuntai lo stesso. Alla fine, visto che dai guaritori nani non  imparavo quasi niente – non riuscivano a trattarmi come un’allieva qualsiasi – mio padre mi spedì a Gran Burrone.”
“Sei stata a Gran Burrone?” Kili era sorpreso. “ Gandalf ci condusse lì per sfuggire agli orchi. Thorin era arrabbiatissimo, aveva enormi pregiudizi nei confronti degli Elfi, ma per Fili e me era il luogo più bello della terra… a parte la loro cucina.” Ridacchiò, e Miralys gli fece eco. “Avresti dovuto vedere la faccia di Dwalin…”
“C’è una incredibile pace a Gran Burrone. Il potere degli Elfi è molto forte in quel luogo, ed il Male non può entrarvi. Rimasi tre anni, e furono molto gentili con me quando capirono il mio desiderio di imparare. Furono gli anni più belli della mia vita… fino ad oggi. Sarei restata, se fosse stato possibile. Ecco quindi  la principessa, la guaritrice… ed il guerriero.”

“E tuo padre ti ha portato con sé in battaglia? Non posso crederci..!” Kili era stupefatto.
“Certo che no! Anzi, si è arrabbiato moltissimo quando mi ha visto ! Aveva portato la guaritrice, non pensava che mi sarei messa a combattere! Ma io non ho resistito… dovevo andare… e sul campo di battaglia ho incontrato un giovane guerriero che mi ha preso il cuore…” si allungò a baciare il suo compagno.
“Sai,” continuò lei, “quando… quando ti ho curato la ferita, dopo quei momenti terribili, io.. io ho pianto. Non riuscivo a capire perché, l’avevo fatto molte volte.. non riuscivo a tollerare il pensiero di averti causato tanto dolore. Ora so che mi sono innamorata di te fin dal primo istante..”
Kili la strinse forte a sé, e per un po’ non parlarono. Poi fu lui a riprendere.
“Io credo di essermi innamorato di te quando ho ripreso conoscenza, dopo la  morte di Thorin. Ero tutto un dolore, fisicamente e moralmente, ma i tuoi occhi per un momento hanno cancellato tutto. E dopo, quando ti ho conosciuta meglio, non ho più avuto alcuno scampo.” Sorrise. “Perché non mi dicesti allora chi eri? Ho sofferto le pene dell’inferno perché pensavo che non saremmo mai stati insieme!”
“Avevo intenzione di dirtelo quel giorno… quello stesso giorno in cui mi mandasti via. A proposito, non ti ho ancora perdonato, ma ne parleremo in seguito. Mentre tornavo ad Erebor, avevo deciso che avresti saputo tutto, ma non c’è stato tempo.”
“Ma perché non prima? Perché mantenere il segreto?” Miralys sospirò.
“I miei fratelli. Tutti hanno fatto matrimoni combinati e nessuno di loro ama la sua sposa. Ho sempre saputo che anche a me sarebbe potuto capitare un matrimonio simile; e conosco abbastanza la politica per sapere che, per te, sposarmi sarebbe stato vantaggioso.”
“Sei più avanti di me, in queste cose, io non ci avrei pensato!”
“Tu  forse no, ma Balin certamente sì.” Alzò il viso e lo guardò negli occhi. “ Se non fossi stata innamorata di te, avrei potuto accettare un matrimonio di convenienza, in cui tra noi ci fosse stato solo rispetto, e magari un po’ d’affetto; ma così… se avessi saputo chi ero, non sarei mai stata sicura del tuo amore. E se dovevo averti senza amore, preferivo non averti affatto.”
“Questa notte,” continuò, “ho giocato la mia ultima carta. Se non fosse accaduto nulla, domani – oggi – sarei tornata a casa e avrei cercato di dimenticarti. Non so se ci sarei riuscita…”
Kili affondò il viso nella chioma dorata.
“Non posso pensare a quanto sono stato vicino a perderti,” sussurrò. “Grazie  a tutti gli dei, sei una pazzerella… una stupenda adorabile pazzerella.”

“C’è ancora qualcosa che non ho capito” chiese Miralys mentre Kili giocava con i suoi capelli. “Invece di licenziarmi come una cameriera incapace – e, lasciatelo dire,  non ce la fai proprio – perché non mi hai detto il vero motivo?” Kili dovette pensarci su.
“Di sicuro, non ero in grado di affrontare una lunga conversazione. Già così sono stato sul punto di mandare tutto alle ortiche e baciarti… ma in realtà mi sono talmente abituato ad assumermi tutte le responsabilità ed a decidere ogni cosa per i miei Nani, che non ci ho neanche pensato.”
Miralys gli prese il viso fra le mani e lo avvicinò al suo, fino a tre centimetri dal suo naso. Guardandolo intensamente negli occhi, scandì:
“Mettiamo bene in chiaro una cosa: così non funziona. Non puoi decidere per me! Io-non-sono-uno-dei-tuoi-Nani!”
Lui approfittò della posizione per baciarla. Poi sogghignò:
“Ne sono ben consapevole. Non mi sognerei mai di fare una cosa simile ad uno dei miei Nani…” così dicendo, la rigirò sulla schiena e si distese su di lei. Miralys, sempre fissandolo negli occhi, gli mordicchiò un labbro.
“Non sognarti di fare una cosa simile nemmeno alle tue Nane… e ricordati che Storri porta due coltelli negli stivali!”

Ori entrò nello studio di Kili portando alcuni elenchi sotto il braccio. Si affrettava perché era già in ritardo.
“Buongiorno, Ki…” Lo studio era vuoto. Che strano… il sole è già alto, pensò. Che sia già uscito? Ma no, le guardie fuori dalla porta lo avrebbero avvisato. Entrò nel salotto: nessuno anche lì, nessun segno di vita. Che dormisse ancora?  Impossibile! Però…
La porta della camera da letto era socchiusa; la aprì lentamente, si sporse.. e rimase di sasso.
Che Kili dormisse ancora era decisamente strano; che dormisse nudo era – per l’ingenuo Ori – abbastanza sorprendente; ma quello che lasciò il giovane nano assolutamente esterrefatto era che il suo re, con il braccio destro, stringesse a sé  una creatura di sesso femminile che teneva il capo appoggiato al suo petto ed un braccio tornito mollemente abbandonato sul suo stomaco – senza voler indagare dove si trovasse la mano nascosta dalla coperta semiabbassata! – e che dormiva profondamente, vestita a sua volta solo di una cascata di riccioli dorati.
Una piccola parte del cervello di Ori registrò il fatto che Kili appariva sereno come non accadeva da mesi; ma tutto il resto della sua mente gli urlava: “VATTENE!!!” Cosa che fece, voltandosi improvvisamente ed andando ad inciampare nella rastrelliera dove erano appoggiate le armi del re, con conseguente urlo e fragorosa caduta.

Kili si svegliò di colpo, e così anche Miralys, ma il giovane re era già rotolato velocissimo giù dal letto, in posizione di difesa con un pugnale in mano, prima di riconoscere la voce della causa del frastuono. Appoggiò il pugnale e gridò:
“Ori! Fermo lì! Non te ne andare!”
Poi si voltò verso Miralys, ancora esterrefatta, e sorrise, mentre il suo cuore accelerava i battiti. Dèi, com’era bella! Ed era sua…
“Kili… ma che succede…?”
“Nulla, amore, abbiamo solo dormito troppo…” così dicendo si mise addosso  le prime cose che gli capitarono a tiro.
“Accidenti, è già giorno fatto,” si accigliò Miralys. “Come faccio a uscire di qui senza che tutta la Montagna lo sappia?”
“Mira, non me ne importa anche se lo sa l’intero mondo. Da oggi sei ufficialmente la mia fidanzata, e voglio vedere chi ha qualcosa da dire! Ho delle belle segrete che puzzano di drago…”
Un sorriso radioso illuminò il volto della giovane nana, che gettò indietro la folta chioma dorata e si stirò voluttuosamente, mentre la coperta scivolava a rivelare buona parte della sua nudità.
“Se fai così lascerò Ori ad aspettare per le prossime due ore…” mugugnò Kili, cercando gli stivali.
“Digli di mandarmi Irridis. E’ all’infermeria da ieri sera, e sarà terribilmente in pensiero…”
“D’accordo… vado dal povero Ori che sarà del tutto sotto choc… e tu non uscire da qui o potrebbe svenire!” rise Kili aprendo la porta della camera da letto.

Ori era impietrito e rosso come un peperone.      
“Io.. io… scu-scusa, io non…” farfugliò Ori, la cui lingua sembrava annodata su se stessa.
“Ori, reagisci!” gli gridò Kili, ridacchiando. “Non c’è bisogno di scusarsi, non è successo niente, siamo solo in ritardo!”
“M-ma tu… ma io…”
“Uffh! Fai attenzione! Cerca Irridis e mandala qui: la trovi all’infermeria. Poi chiedi a  qualcuno di passare in cucina,  da Bombur, che ci mandi la colazione: ti sei accorto che siamo in due, qui, vero?” Nel frattempo Kili si mise a raccogliere le armi sparse sul pavimento, cosa che Ori non aveva affatto pensato di fare.
“Colazione per due, si.” Gli occhi di Ori erano ancora stralunati.
“Poi dì a Balin che vi voglio qui a mezzogiorno, devo mandare un messaggio diplomatico urgente. Sono stato chiaro? Su, Ori, devi imparare a non sorprenderti per cose da nulla!”
La risposta appropriata, secondo Ori, avrebbe richiesto un tempo considerevole e parecchio  impegno, così preferì non dire nulla e sparire all’istante. Kili sorrise: Ori non cambiava mai. Nemmeno un viaggio allucinante, un certo numero di scontri, una guerra e molti eventi dolorosi vi erano riusciti! Ricordò quando lui e Fili gli giocavano gli scherzi più terribili… Al pensiero del fratello, Kili avvertì la solita stretta al cuore;  ma quel giorno, per la prima volta, sentì che non faceva più male da morire. Ora aveva qualcosa per cui valesse davvero la pena di vivere.
Visto, fratellino? Tieni il cuore aperto alla speranza, alla gioia, all’amore. La primavera tornerà.

Dopo aver rimediato al disastro prodotto da Ori, e sempre ridacchiando, Kili rientrò nella camera da letto, e trovò che Miralys aveva indossato una delle sue camicie: le arrivava alle ginocchia.
“Beh,” disse, “mi devi dei bottoni! Dovevo mettermi addosso qualcosa, e questa… “ l’annusò con un sorriso malizioso, “sa di te…”
Kili la strinse a sé. “Non riesco ancora a crederci… “ le sussurrò con il viso sui suoi capelli. “Non vedo l’ora che venga questa notte…”  Fu interrotto da un rumore nella stanza accanto e a malincuore si sciolse dall’abbraccio per andare a vedere.
Era Irridis, che si inchinò.
“Mio signore, mi hai fatto chiamare?”
“Sì, qualcuno ha bisogno di te,” rispose il giovane re indicando la stanza attigua.
Appena la vecchia nana ebbe varcato la soglia, si ritrovò travolta da un abbraccio frenetico.
“Oh, Irri, Irri, Irri! Sono …sono troppo felice!”
L’anziana guardò il volto radioso di Miralys e tutte le sue paure scomparvero. Aveva trascorso una terribile notte insonne pensando al folle progetto della sua padroncina, a tutte le cose che avrebbero potuto andare storte e farla soffrire tremendamente.
“Questa mattina scriverà a mio padre!” stava dicendo Miralys, con gli occhi che brillavano. “Oh, Irri! E’ così dolce, e forte, e … e … è bellissimo, Irri! Stanotte, sapessi … ooooh, se ci penso…!”
“Gli hai detto tutto?”
“Sì, sa tutto… pensa che aveva deciso di rinunciare al Regno della Montagna..per me! Così invece… appena sarà possibile ci sposeremo, e… quindi portami le mie cose, quelle da principessa che hai tenuto nascoste per tutto questo tempo, pensando che non me ne sarei accorta!”
Irridis sorrise e, rincuorata, corse all’infermeria.

Più tardi arrivarono Balin ed Ori. Il vecchio nano era molto preoccupato, perché non ci aveva messo molto a far sputare ad Ori il motivo del suo evidente scompenso.
Miralys, pensò. Certo. Anche lui si era accorto che stava accadendo qualcosa tra i due ragazzi, ed era comprensibile: entrambi giovani, belli, forti,  appassionati…ma al contrario di suo fratello non lo riteneva una buona idea. Speravo che Kili fosse più consapevole dei suoi obblighi! Ora avrebbe dovuto trovare al più presto una regina adatta, e quanto alla ragazza… sospirò. Miralys gli piaceva davvero molto, ma…
Pronto quindi per una diplomatica paternale al giovane re, fu sorpreso di trovarlo, evidentemente reduce da una visita alle terme (ed anche pettinato, pensò, con una punta di divertimento) intento a scorrere l’elenco dei gioielli già inventariati.
“Ecco!” stava dicendo Kili, “ è questo che voglio! Esattamente come mi ricordavo. Smeraldi…” continuò, teneramente, tra sé… “il colore dei suoi occhi…” Poi alzò lo sguardo sui nuovi arrivati.
“Bene! Buongiorno, Balin, voglio che tu mandi con urgenza un messaggio a Dàin. Ora ti spiego… Ori, invece tu, per favore, vai nella stanza del tesoro. Voglio questi due gioielli: l’anello e gli orecchini. Cosa stai aspettando?” un ancora stralunato Ori fu rapidamente espulso con l’elenco in mano.
“Kili, ragazzo, mio, cosa sta succedendo?”
Il giovane re guardò dritto in  viso il vecchio, e questi rimase colpito dall’espressione serena e dalla luce che gli brillava negli occhi. Era molto, molto tempo che non vedeva l’ombra della tragedia  e del dolore  nello sguardo di Kili, e tremò al pensiero di dover essere lui a fargli intendere la ragione ed a spegnere quella luce nuova. Ma il suo re riuscì a sorprenderlo ancora una volta.
“Balin, scrivi a Dàin, con tutte le formule diplomatiche che ti pare, che intendo sposare sua figlia.”
Per un attimo Balin rimase senza parole.
“Ripeti: intendi chiedere a Dàin…”
“Perché, non ti sembra una buona idea?”
Balin prese fiato.
“Mi stai chiedendo se è una buona idea unire i due rami principali della Casa di Durin e nel contempo trasformare un pericoloso rivale in un fedele alleato? Non è buona, è ottima,  anche se …ma… da dove ti è venuta?”
“Così…” sogghignò Kili, “un’ispirazione. E comunque non mi sono spiegato. Io non voglio  chiedere  niente, a Dàin: io sua figlia la sposo e basta, ma mi sembra corretto avvisare il mio futuro suocero, non   ti pare?”
Balin era completamente frastornato dalla strana piega che aveva preso la conversazione.  
“Kili, fermati, non capisco più nulla. Ori mi ha detto che hai passato una notte … ehm… piacevole…”
“Ori dovrebbe imparare a farsi i fatti suoi, comunque, sì… diciamo… ehm … piacevole. E allora?”
“Con una certa ragazza.”
“Vero anche questo.”
“Poi mi dici che vuoi sposare – e subito – la figlia di Dàin, della quale pensavo ignorassi persino l’esistenza, e anche senza il consenso del padre! Ti ripeto che, in generale, sono d’accordo, ma ci vorrà un po’ di tempo! Non è meglio che incontri la ragazza, prima? Potrebbe essere un’orrenda megera… e se somiglia solo un po’ a sua madre…”
Kili decise che lo scherzo era durato abbastanza. Lasciando di sasso Balin per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti,  si alzò e uscì dalla stanza.
“Mira, puoi…” stava dicendo, quando la vide venirgli incontro e rimase senza fiato.
Irridis aveva appena finito di abbigliare la sua padroncina: niente più trecce severe, niente più tuniche scure e grembiuli… un abito verde trattenuto intorno alla vita sottile da una cintura d’oro; piccole trecce dalle tempie si riunivano sulla nuca in un grazioso fermaglio, mentre una cascata di riccioli biondi scendeva sulle spalle fin quasi alla cintura…
Il cuore di Kili perse un battito. Tese la mano alla ragazza, l’attirò a sé e sussurrò nei suoi capelli, con voce arrochita:
“Per gli dèi, mi farai perdere la testa…”
Lei alzò il viso a chiedere un bacio, e fu immediatamente accontentata. Poi Kili la prese per mano e la condusse nello studio.
“Balin, vecchio amico, ti presento la mia fidanzata. Sai, quell’orrenda megera…”


N.d.A. Bene, questa storia è finita.
Però, nel frattempo, mi sono affezionata questi due e non sono ancora pronta a lasciarli andare, quindi è probabile che scriverò ancora qualcosa su  di loro, magari come one-shot. Vedremo.

Ora che è la fine, ho qualcosa da dire.
Prima di questa storia,  non avevo mai scritto una riga in tutta la mia vita  ( se si escludono i temi degli ormai lontani anni del liceo), anche se ho sempre letto molto. Non sono nemmeno una grande navigatrice del web, quindi ho scoperto questo sito per puro caso; così mi è venuta l’idea che forse avrei potuto mettere insieme qualcosa anch’io. Ci ho messo un po’ di tutto, per provare come sarebbe venuto; ho amato molto i primi capitoli,  di meno i successivi, perché forse trovo più facile descivere le azioni.
Ringrazio tutte quelle che hanno speso un po’ del loro tempo per leggere; spero di non aver deluso chi aveva inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite; ringrazio chi ha lasciato un segno; dato che sono così novellina, sarei felice di qualsiasi suggerimento vogliate ancora farmi avere ( va bene anche “lascia perdere” : insegna l’umiltà).
Quindi… come disse Puck “E con ciò a tutti voi felice notte; se amici tra noi restiamo, qua la mano” !*
Alla prossima
Idril

*Ovviamente, W.Shakespeare, “Sogno di una notte di mezza estate
  
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