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Autore: Kirara_Kiwisa    01/06/2013    1 recensioni
Se cercate una storia in cui i protagonisti sconfiggono il male, questa storia non fa per voi. Qui si parla di una ragazza in parte strega e in parte angelo che tenta di sconfiggere il bene, a tutti i costi. Una ragazza con sangue misto, Victoria, temuta dalla sua specie ma che presto l'intero mondo temerà. O almeno questo è ciò a cui lei aspira. Ma qualcosa interferisce sulla sua strada della vendetta, un demone. Nolan, un sangue misto come lei, che la trascina nella sua battaglia per la conquista della corona del Regno dei Demoni. Due destini si incrociano, un mezzo angelo e un mezzo diavolo che collaborano per diventare più forti insieme. Lei serve a lui, lui serve a lei. Un piano che potrebbe funzionare, basterebbe solo riuscire a non annientarsi a vicenda per raggiungere ognuno la propria vendetta...
La paura di essere uccisa da Nolan, spinge Victoria ad allontanarsi, a cadere nelle grinfie di qualcuno di ancor più pericoloso. Abrahel, il fratellastro di Nolan, che aspira al trono dei Demoni altrettanto se non più del mezzo demone.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Dopo qualche giorno di viaggio, raggiunsi finalmente la capitale.
Gli angeli non mi avevano ancora trovata, lasciandomi sconcertata. Solitamente erano buoni cacciatori, raramente non riuscivano a rintracciare qualcuno. Eppure era quasi una settimana che stavo procedendo indisturbata verso il confine, l’unico capace di riuscire a trovarmi sembrava essere quell’assurdo ragazzo. 
Da quando stavo scappando, lo avevo sempre intorno. Continuava a seguirmi nonostante le mie numerose minacce e finivo per ritrovarmelo praticamente ovunque. Ogni volta rinnovava il suo invito a seguirlo ed io puntualmente cercavo di picchiarlo. Quando non c’era lui ad osservarmi o a sbarrarmi la strada c’era il suo marchio a rivangarmi della sua presenza.
La strana cicatrice a forma circolare non faceva altro che ricordarmi quel maniaco. Non appena la osservavo rivedevo quei suoi occhi gialli come una civetta. Ero fortunata che non lavorasse per gli Anziani, altrimenti mi avrebbero trovata già da tempo. Pareva avesse un radar con su scritto il mio nome sopra!
Quando tentavo di chiedergli come facesse o perché fosse così ostinato nei miei confronti, sviava sempre le mie domande. Appariva per criticarmi, ad esempio facendomi notare che non bastava tagliarsi i capelli per rendersi irriconoscibile e poi svaniva nel nulla. Ogni volta mi lasciava infuriata e piena di dubbi. Forse neanche vestirsi più pesantemente mi avrebbe aiutata a sembrare umana. Sbuffai. Avevo altri problemi che occuparmi di lui, da una settimana dormivo per strada e non mangiavo appropriatamente. Ero esausta fisicamente, continuamente in viaggio e terribilmente angosciata. Lo stress mi stava divorando viva, non lasciandomi mai modo di riposare. Anche giunta a Castleford non mi sentì al sicuro, se il Concilio aveva presagito la mia meta nemmeno confondermi fra un milione di persone mi avrebbe aiutato. La capitale era una tappa necessaria per raggiungere il confine orientale, probabilmente erano già lì ad attendermi.
Il mio prossimo treno sarebbe partito solamente tre ore dopo, in quel tempo dovetti quindi cercare di sopravvivere nell’immensa metropoli urbana. Camminavo per le strade terribilmente paranoica, credendo di vedere Anziani e angeli ovunque. Rubai da una bancarella un cappellino e degli occhiali da sole, cercando di fingermi normale e di non dare nell’occhio.
Evitavo le strade isolate e ogni tanto facevo finta di aspettare qualcuno o di essere interessata alle vetrine dei negozi. Camminavo in tondo lungo la strada principale, piena di pub e ristoranti.
Dai bar giungeva un ottimo profumino, che mi faceva borbottare lo stomaco vuoto.
Non ricordavo l’ultima volta che avevo mangiato.
Ogni tanto superavo una fontana e non so cosa avrei dato per rinfrescarmi, gettandomi in essa. Avevo caldo con quelle vesti ma fare il bagno in una fontana non faceva parte del mio progetto di passare inosservata. Rinunciai e procedetti nella passeggiata.
Stavo camminando accanto ad un banco di fiori freschi, quando improvvisamente udii un suono ormai familiare.
- Miaow-
Mi voltai verso destra e vidi un piccolo gatto bianco seduto in un angolo, che mi fissava con i suoi occhi azzurri.
- Miaow-
Ripeté.
Indietreggiai, essendo sicura che fosse lo stesso gatto delle volte precedenti. Non ero pazza, un gatto mi stava veramente seguendo di città in città. Temetti che facesse parte del Concilio e scappai via, nella direzione opposta. Non mi voltai neanche per controllare se mi stesse davvero rincorrendo. Continuai a correre senza sosta, desiderandolo solo seminare il mio possibile inseguitore. Durante la mia fuga senza rotta, giunsi in una piazza a me sconosciuta. L’attraversai e continuai a fare lo slalom fra la folla, sbattendo contro chiunque mi si parasse davanti. Non mi sarei mai fermata, neanche se mi fosse esploso il cuore, se non fossi incappata in lui.
Distrattamente sbattei forte contro il suo corpo, cadendo all’indietro a causa dell’impatto.
Mi afferrò tempestivamente per un braccio, impedendomi di finire a terra e riportandomi in equilibrio. Mi sentivo ancora sospesa a mezz’aria, quando alzai lo sguardo per vedere chi fosse.
- Tu!-
Gridai innanzi ai soliti abiti scuri e i capelli brizzolati.
Lo urlai forte ma non fu per quello che tutte le ragazze si voltarono verso di noi. Avevo notato che camminando fra la gente non riusciva a passare inosservato, soprattutto per le donne.
Non potevo dar loro torto, non sembrava fare parte del nostro mondo. I suoi tratti delicati e la sua pelle bianca attiravano lo sguardo di tutti. I suoi occhi parevano fari nella notte e il suo corpo era visibilmente atletico ed energico. Una postura aggraziata ed elegante ma con muscoli forti che potevo sentire sulle braccia ogni volta che mi afferrava. Mi chiesi che tipo di sport praticasse, solitamente quel tipo di muscoli appartengono agli schermitori. Improvvisamente rinsavì.
- Lasciami stupido gufo!-
Gli urlai contro, riprendendo l’equilibrio e facendogli mollare la presa dal mio braccio.
- Gufo?-
Ripeté lui non capendo.
- Certo-
Risposi io, massaggiandomi l’avambraccio. Mi aveva stretto talmente forte da farmi male, dove la prendeva tutta quella forza?
- Hai gli occhi gialli come un gufo, non dirmi che non ti sei mai visto allo specchio-
Affermai tremendamente irritata nel rivederlo e di aver interrotto la mia corsa a causa sua.
- Allora tu sei un gatto-
- Perché?-
Chiesi alzando lo sguardo e smettendo di massaggiarmi il braccio.
- Non dirmi che non ti sei mai guardata allo specchio-
Sussultai e mi toccai in volto. Solo allora notai che nell’urto mi erano caduti gli occhiali da sole. Li raccolsi e li rimisi a loro posto, per poi oltrepassare il ragazzo e rinnovare la mia richiesta.
- Non seguirmi più-
- Da chi stai scappando stavolta?-
- Non sono affari tuoi ma se mi prendono è tutta colpa tua!-
Cercai di riprendere a correre ma lui mi comparve davanti, sbarrandomi la strada.
Mi bloccai attonita, notando come non avesse paura di mostrare ai mortali i suoi poteri. Fortunatamente, in quella folla nessuno ci fece caso.
- Adesso basta giocare, devi venire con me-
- No-
Sbottai, quasi offesa da quell’ordine.
- Non ci penso nemmeno-
- Ho avuto fin troppa pazienza Victoria, ora andiamo-
- Cosa?-
Domandai incredula.
- Ho detto andiamo-
- No, il mio nome…-
Bofonchiai indietreggiando.
-Io non ti ho mai detto il mio nome-
Ci fissammo intensamente per qualche istante, prima che lui esclamasse qualcosa.
- Oh accidenti-
Tentò di afferrarmi ma io prontamente mi scansai, oltrepassandolo. Ripresi a correre prima che potesse acchiapparmi, svanendo fra la folla.
- Non riuscirai a sfuggirmi!-
Urlò, senza però tentare davvero di farlo. Sapevo che, se avesse voluto, avrebbe potuto raggiungermi in un baleno.
 
Mi fermai solo quando le gambe non furono più capaci di sostenermi. Avevo oltrepassato ben due piazze ed ero sgusciata fra enormi folle di gente. Esausta, mi sedetti sul marmo di una grande fontana. Gli schizzi d’acqua mi accarezzavano il volto ed io per un attimo chiusi gli occhi, alzando il capo verso il cielo.
Il cuore mi batteva forte. Quella fuga folle da tutto e da tutti non mi stava portando a niente, stavo guadagnando tempo ma di certo non acquisivo il potere che mi serviva. Prima o poi gli angeli mi avrebbero catturato, ne ero assolutamente consapevole.
- Scusa-
Una voce mi riportò alla realtà, sul pianeta Terra, nello stato delle streghe, a Castleford.
Sobbalzai quando quella ragazza si avvicinò me, toccandomi la spalla coperta dal tessuto della maglietta.
- Perdonami-
Disse sorridendo.
- Non volevo spaventarti-
La scrutai intensamente, valutando se fosse una possibile nemica. Pareva una ragazzina normalissima, forse della mia stessa età. Dietro di lei vi era una compagnia di amici che la stava aspettando e parevano un po’ innervositi dalla sua perdita di tempo.
- Sembri terribilmente stanca, vuoi un sorso d’acqua?-
Non seppi cosa dire. Non pareva pericolosa, al contrario era molto gentile. Possedeva due occhi azzurri quanto l’acqua della fontana e i capelli biondi come il sole. Era la tipica umana perfetta.
Senza accorgermene, presi in mano la bottiglia che mi stava porgendo e bevvi avidamente, quasi finendola. Quando me ne resi conto, gliela restituii scusandomi.
- Perdonami, non bevevo da un po’-
- Tranquilla me lo immaginavo, tanto ne ho un’altra. Io sono Ruby-
Mi tese la mano ma io non potei ricambiare. Sorrisi, alzandomi prendendo le dovute distanze e presentandomi con lo zainetto sulle spalle.
- Io mi chiamo Victoria-
La ragazza dovette ritrarre la mano, con un certo disappunto. Strinse la bottiglietta dall’imbarazzo, sorridendo e facendo comunque finta di niente.
- Non sei di queste parti, non è vero?-
- S-Sì…e dalle mie parti non si usa stringere la mano-
- Ah, capisco. E neanche vestirsi leggeri a quanto vedo-
Non capì e la ragazza continuò.
- Oggi fa un po’ troppo caldo per quegli abiti, non so come sia il clima da te-
- Beh, ho portato solo questi-
Mentii spudoratamente, con un grande sorriso sul volto. Nello zaino avevo abiti molto più freschi che, dopo quella conversazione, avrei sicuramente indossato.
Mi tolsi comunque gli occhiali e il cappellino, per cercare di apparire un po’ più normale.
- Che belli!-
Urlò improvvisamente Ruby, facendomi sussultare.
- Che…Che cosa?-
- Ma i tuoi occhi! Sono meravigliosi! Come li hai fatti? Perché sei una strega, no?-
Domandò, sussurrando l’ultima parte. Io tardai a rispondere e lei continuò a parlare.
- Tranquilla! Anche io lo sono! Ma allontaniamoci dai miei amici, loro sono umani-
Con queste parole mi fece spostare leggermente, si voltò verso di loro e li salutò, affermando di aver trovato una vecchia amica. Si diedero appuntamento per l’indomani e la strega tornò a farmi domande solo quando il gruppo se ne andò del tutto. 
- Dai dimmi, su che libro di incantesimi hai trovato questa magia? Li voglio anche io!-
Chiese sempre a bassa voce.
- E’ tanto difficile farli? Però devo dire che è molto imprudente, nessun umano li ha…poi capiscono che sono una strega! Ma il Concilio approva?-
Non smetteva di parlare un attimo ed io mi stavo inquietando veramente, non sapendo cosa rispondere.
- Francamente…non mi importa molto cosa dice il Concilio…-
- Che bello! Ho trovato un’altra che la pensa come me! Io credo che quelle streghe stiano rovinando il nostro paese! Ma dimmi, come li hai fatti?-
- Ho trovato l’incantesimo…su internet…sul sito…Occhidagatto.com-
La ragazza sorrise, promettendo di cercare subito quel sito non appena fosse tornata a casa.
Io ringraziai il cielo che per allora sarei stata già lontana.
Senza che me ne accorgessi, mi condusse a fare un giro della città. Avevo ancora un’ora e mezza di tempo prima del prossimo treno, dunque mi abbandonai alle chiacchiere e allo scoperta della capitale. Mi dispiaceva non poterla vedere tranquillamente, era la prima volta in vita mia che la visitavo e la trovavo molto bella. Nella metropoli tutto era grande e pieno di vita ed in compagnia vedevo le cose sotto un’altra luce. Per un attimo smisi di avere paura e di temere per la mia sorte.
Stavo conoscendo Ruby, che non pareva inquietata dalla mia diversità. Al contrario mi raccontava tutto su di lei e sulla città.
Mi parlò di un gruppo di ribelli che non approvavano le leggi degli Anziani e i loro modi di agire.
- Siamo in molti ad essere stufi di quei vecchiacci che governano la nazione come quattrocento anni fa! C’è bisogno di aria nuova, di cambiamento! Di nuove regole e leggi!-
Continuava a ripetere la ragazza, alzando le mani, quasi stesse partecipando ad un comizio.
- Eppure ho saputo che dopo l’ultima guerra sono morti parecchi di loro e sono stati rimpiazzati da giovani-
Affermai io, se pur spaventata da tutta l’enfasi che la giovane utilizzava per descrivere la situazione.
- Sì, di duecento anni!-
Affermò ridendo. Ragionandoci meglio poi aggiunse:
- No, aspetta…un ragazzo è riuscito ad entrare nella congrega-
- Veramente? E quanti anni ha?-
Chiesi io curiosa.
- Mi pare sui diciotto. Ho sentito che è stato raccomandato e per questo è entrato così giovane. Ma il problema è che anche i giovani comandano come i vecchi!-
Io annuivo, concordando con ogni parola. Fui felice di sentire che vi erano altre persone che la pensavano come me, che desideravano opporsi a quella tirannia e non chinare il capo come gli altri.
- Che ne diresti di unirti a noi?-
- A dire il vero…sono qui solo di passaggio-
- Ah, capisco-
Rispose lei tristemente.
- Ma se tu venissi solo un attimo a conoscere il gruppo?-
- Ho il treno che passa fra mezz’ora-
- Ma il nostro covo è dietro l’angolo e la stazione è vicinissima. In cinque minuti ci sei-
Dovetti cedere e alla fine seguì Ruby nel ritrovo dei ribelli.
Eravamo un po’ distanti dal centro e la ragazza mi spiegò che quello era un ghetto di sole streghe e creature magiche. Gli umani ovviamente non lo sapevano.
Disse che era un metodo per stare più tranquilli, così non dovevano temere perennemente di essere scoperti e di morire sul rogo.
- Siamo arrivate-
Avvisò la strega mostrandomi un pub, che non doveva essere proprio un locale dove si beveva e si ascoltava musica.
Mi avvicinai, osservando i due uomini che facevano la guardia alla porta.
Pareva fossero lì proprio per impedire agli umani di entrare.
Non appena riconobbero la ragazza dai capelli biondi, le sorrisero e le aprirono le porte, chiuse a chiave.
- Entra, coraggio! E’ questione di poco-
Incitò Ruby, notando la mia titubanza. Non mi piaceva fraternizzare con le streghe, anche se erano ribelli al Concilio. Nonostante questo mi fidai di Ruby, afferrando la porta per tenerla aperta e oltrepassarla. Non ero ancora entrata, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Sui lati interni ed esterni delle porte erano stati appesi dei volantini con la scritta in grande: WANTED.
Subito dopo notai il disegno delineato a carboncino di un volto, incredibilmente simile al mio.
Aveva i capelli lunghi ma per il resto era del tutto uguale a me.
Mi sentì mancare quando lessi che cercavano una traditrice, una ragazza pericolosa, sia viva che morta. Non vi era una ricompensa in denaro, bensì la formulazione e la realizzazione di una qualsiasi richiesta al Concilio.
Come segni particolari vi erano i miei occhi d’oro.
Agghiacciata mi distanziai dalla porta e Ruby si accorse della mia reazione.
- Victoria? Non vuoi entrare un momento?-
Scossi la testa, indietreggiando.
La strega mi sorrise e i due uomini ai lati della porta si fecero avanti per prendermi. Scrutai attentamente i due enormi bestioni, grandi forse il quadruplo di me.
Ero caduta in trappola come una stupida. Non capì come potessi essere stata tanto cieca. I muri del quartiere erano pieni di volantini con sopra la mia faccia ed io non me ne ero accorta.
In pochi giorni gli Anziani li avevo sparsi ovunque, rendendomi ricercata in tutto il paese.
Tornai a fissare Ruby, scorgendo il suo candido sorriso. Strinsi i pugni, colma di rabbia.  
Avevo commesso di nuovo l’errore di fidarmi di qualcuno.
Più indietreggiavo più i tre ribelli mi erano addosso, vicini ad afferrarmi e a condurmi nel loro covo.
Mi arrestai, sfidandoli con lo sguardo. Attesi che provassero a toccarmi, a sfiorarmi. Grazie alla piuma che mi proteggeva, sarebbero morti carbonizzati non appena ci avessero provato.
Prima che potessero catturarmi, qualcosa mi piombò addosso, strappandomi lo zainetto dalle spalle. Barcollai per qualche istante, non capendo cosa mi avesse travolto. Incredula, osservai la figura di un gatto bianco allontanarsi con in bocca il mio zaino, al cui interno vi era la piuma di mia madre. Scattai per riprenderlo quando qualcuno mi afferrò per le spalle, stringendomi talmente forte da trapassare la maglietta con le unghie. Le affondò nella pelle con estrema violenza, facendomi urlare dal dolore. Cercai di dimenarmi, scoprendo che più mi muovevo più il dolore aumentava.
Digrignai i denti, arrendendomi a quella morsa così potente.  
Chiunque fosse, era sicuramente in combutta con il gatto.
- E’ tutta tua-
Proferì Ruby.
- Ma ricorda bene le nostre richieste. Vogliamo che le nostre iniziative di protesta vengano riconosciute, vogliamo essere oppositori in regola con la legge-
Codardi traditori. Mi vendevano per ottenere l’approvazione di coloro che odiavano.
Invece di combatterli, sceglievano di allearsi. I mortali mi disgustavano.
Non riuscendo a voltarmi, abbassai lo sguardo verso il suolo, scorgendo l’ombra di colui che mi stava infilzando le spalle. Sobbalzai quando notai due grandi ali, talmente immense da oscurare la luce del sole.
Mi congelai, il tempo si arrestò, il mio cuore smise di battere. Mi avevano presa.
Mi volsi lentamente, ignorando il dolore. Dovevo osservarle con i miei stessi occhi, capire se fossero state l’ultima cosa che avrei visto. Gli artigli della creatura si conficcarono maggiormente nella mia pelle, fino a rigarmi il petto e la schiena di sangue.
Gemetti ma riuscì a intravedere delle piume bianche oltre di me.
Era vero, la vista non mi mentiva, gli angeli mi avevano trovata.
Dovetti volgermi ancora, per riuscire a scorgere il suo volto. Prima di morire, volevo almeno sapere chi dovessi ringraziare. Le sue unghie mi lacerarono completamente la carne ma non ci feci caso, dovevo vedere. 
- Da quanto tempo Victoria-
- Oh che spavento-
Bofonchiai sollevata, rilassando i muscoli divenuti tremendamente rigidi.
- Menomale sei solo tu Moloch, pensavo fosse un angelo vero-
Per l’offesa subìta, la creatura affondò ulteriormente i suoi artigli, facendomi gridare nuovamente. La mia maglietta bianca era ormai rovinosamente macchiata di sangue.
- Io sono un angelo vero-
- Sei un angelo decaduto Moloch-
Precisai saccentemente a denti stretti, cercando di far fronte al dolore. 
- Dimmi, quando arrivano quelli che contano davvero?-
Mi gettò a terra furioso, ordinando ai tre di andarsene. I vigliacchi, spaventati, rientrarono come topi nella loro tana lasciandoci soli.
- Pagherai per la tua insolenza-
Affermò la creatura, colpendomi violentemente con un calcio. Lo incassai restando immobile, senza cercare di fuggire. Dovevo ancora capire qualcosa che mi interessava.
- Non arriveranno, non è vero?-
Chiesi a terra, stringendomi il ventre.
- Il Concilio non ha convinto i tuoi fratelli ad uccidermi, ci sei solo tu. Il cane degli Anziani-
Mi beccai un secondo colpo allo stomaco ma compresi di avere ragione. Per spaventarmi la congrega delle streghe aveva mentito, cercando di indebolirmi o forse sperando che mi consegnassi spontaneamente. Il temuto esercito celeste non sarebbe sceso per giustiziarmi, ecco perché in una settimana non erano ancora riusciti a trovarmi. Ad inseguirmi c’erano solo quei vecchiacci e un angelo esiliato dal Cielo, che non poteva ferirmi a meno che non mi privasse del mio amuleto.
- Pensi che non sia capace di ucciderti?- 
Domandò irritato, afferrandomi per la maglietta e sollevandomi in alto, portandomi fino al suo livello. Sorrisi istericamente, osservando i suoi temibili occhi blu a pochi centimetri di distanza.
Lo innervosiva sempre essere ritenuto meno potente dei compagni.
- Certo che puoi-
Affermai, alquanto innervosita.
- Mi domando solo come hai fatto a scoprirlo-
Mormorai.
- Chi te lo ha detto? Nessuno sapeva del mio cimelio-
La creatura sorrise malignamente, gustandosi finalmente il momento tanto atteso.
Mi odiava, mi odiava da anni, da quando aveva tentato per la prima volta di giustiziarmi sotto ordine degli Anziani. Era sopravvissuto per miracolo, ustionandosi completamente il corpo e perdendo per sempre qualcuna delle sue preziose piume. Da allora, era divenuto lo zimbello del Concilio e di tutta la sua razza. L’angelo che non era riuscito a compiere un lavoro da angelo.
Non mi avrebbe mai detto chi gli avesse rivelato il mio segreto, né dove avesse portato l’unica cosa in grado di proteggermi. Se mai fossi sopravvissuta alla furia di Moloch, senza di essa sarei stata spacciata ugualmente.
- Oggi riscatterò il mio nome- 
Rispose solamente, completamente ossessionato. Mi tenne sollevata con una mano, mentre l’altra si tramutò in una lama d’argento. Premette la punta dritta sul cuore, affermando che uccidermi sarebbe stato un onore.
Digrignai i denti, anche togliendomi l’anello non sarei stata capace di usare il mio potere.
Avevo bisogno di tempo e concentrazione, cose che non avevo a giudicare dalla pressione della lama sul mio petto. La paura mi impediva di utilizzare correttamente la mia strana dote, di visualizzare la vita della creatura e di strappargliela via in meno di un attimo. Nel corpo dell’angelo decaduto percepivo un potere troppo grande per me, una forza che non sarei riuscita a padroneggiare forse neanche con tutta la calma a disposizione. Il mostro dalle ali bianche ghignò, pronto ad infilzarmi come uno spiedino. Chiusi gli occhi impaurita, poco prima di udire una voce.
- Lasciala. Lei serve a me-
Li riaprì di scatto, scorgendo il ragazzo dagli occhi d’oro dietro le spalle di Moloch. Ci fissava tranquillamente a pochi metri di distanza, con sguardo deciso e le braccia incrociate. L’angelo si volse per osservare chi lo avesse interrotto, dandomi modo di liberarmi. Posi il mio tocco sulla sua pelle nuda, ustionandogli il volto e facendogli così perdere la presa su di me. Caddi a terra mentre Moloch gridava, contorcendosi dal dolore. In lontananza il ragazzo mi stava facendo segno di raggiungerlo e, in quel momento, non mi parve una cattiva idea. Scattai in piedi correndogli incontro, sorpassando la pericolosa creatura celeste. 
- Avanti andiamo-
Incitò il ragazzo dai capelli brizzolati, prendendomi per un braccio ed iniziando a correre verso il centro urbano della città. Attraversammo i vicoli della periferia puntando verso la piazza principale, affollata di gente. Costretto ad obbedire al Concilio, Moloch non avrebbe mai attaccato davanti gli esseri umani, io ne ero consapevole ma mi stupì che anche quello strano ragazzo lo sapesse.
Mi stava portando verso la stazione, verso il treno che stavo per perdere.
- Perché l’hai fatto?-
Domandai senza rallentare.
- Perché mi hai salvato?-
- E’ presto per dire che ti ho salvato-
Replicò il giovane, voltandosi continuamente indietro.
- La pelle degli angeli si rigenera in fretta. Quanti ce ne sono?-
- Come?-
- Hai detto di essere inseguita dagli angeli, è solo lui o ce ne sono altri?-
- E’ solo-
Rassicurai.
- Era una menzogna, non ci sono altri angeli-
- Meglio-
Ammise il ragazzo.
- Contro uno posso farcela-
- Vuoi affrontarlo?!-
Gridai, fermandomi istintivamente. Lui tornò indietro per afferrarmi una mano e costringermi a riprendere a correre. Mi trascinò attraverso i sobborghi delle streghe, deciso a condurmi fra la gente.
- Non rimandare a domani quel che puoi fare oggi, no?-
Improvvisamente mi parve di scorgere in lontananza il gatto bianco con il mio zaino. Mi bloccai di nuovo, obbligando anche il ragazzo a fermarsi.
- Che stai facendo?!-
- Il mio zaino-
Bofonchiai innanzi alla figura del felino che mi scrutava da lontano.
- Devo riprenderlo-
- No!-
Urlò stringendomi talmente forte da impedirmi di muovermi.
- Senza quello zaino sono morta!-
Replicai, cercando di liberarmi dalla sua stretta.
- E’ una trappola-
Sbottò, osservando anch’esso il gatto seduto comodamente con la refurtiva a fianco.
- Lascia stare, lo recupereremo dopo-
Promise, facendomi riprendere a correre. Facemmo pochi metri quando scorgemmo a terra l’ombra di Moloch sorpassarci. In pochi attimi l’angelo atterrò innanzi a noi, sbarrandoci la strada con le sue immense ali bianche.
- Non mi scapperete-
Affermò la creatura, evidentemente adirata.
La sua candida pelle era già tornata rosea e il dolore pareva solo un ricordo lontano, non sarei mai stata capace di ucciderlo con solo il mio tocco.
Mi ero divertita a stuzzicare Moloch ma la verità era che, pur essendo un angelo indebolito, era comunque un angelo mentre noi eravamo solo due ragazzi. Mancavano pochi passi alla piazza della capitale, ancora qualche metro e ci saremmo salvati. Strinsi i pugni, alla fine sarei morta in una misera stradina di periferia.
- Odio gli angeli-
Affermai con disprezzo, mentre Moloch mi osservava sorridente. Per un attimo pensai di liberarmi del mio anello, così da aver maggiore possibilità di salvezza. Mi volsi verso il ragazzo dagli occhi d’oro accanto a me, ricordandomi della sua presenza. No, non volevo mostrarmi in quello stato davanti a qualcuno.
- Io odio gli abomini-
Rispose la creatura avvicinandosi a noi senza abbassare le ali, così da non farci passare.
- E oggi ne ucciderò due-
Non compresi a chi si stesse riferendo ma non ebbi il tempo di chiedere spiegazioni, Moloch materializzò velocemente decine di punte di freccia e ce le scagliò contro. Si abbatterono su di noi come una letale pioggia di metallo, intenzionata ad ucciderci sul colpo. Innanzi a quello spettacolo il mio corpo si irrigidì, impedendomi di spostarmi. Il ragazzo al mio fianco mi afferrò, costringendomi ad accovacciarmi al suolo insieme a lui. Mi strinse, proteggendomi con il suo corpo. Istintivamente chiusi gli occhi, riaprendoli solo quando mi accorsi di non percepire le lame sulla mia pelle. Sussultai, vedendo che il giovane aveva eretto una barriera di oscurità intenta a respingere tutti i dardi del nemico.
- Sai usare la magia nera?!-
Domandai d’istinto, al quanto sorpresa. Lui non rispose, continuando a mantenere lo scudo alzato fin quando le punte d’acciaio non terminarono. Moloch poteva creare il metallo dal nulla, non ci avrebbe messo molto a ricrearne il doppio.
- Al mio segnale scappa-
Sussurrò il ragazzo.
- Cosa?!-
- Ho detto scappa. Non appena te lo dico io corri-
La barriera si dissolse e l’angelo si alzò rapidamente in volo, pronto ad avventarsi su di noi. Per un attimo oscurò il sole e, proprio mentre ci stava precipitando addosso, il ragazzo mi fece alzare in piedi.
- Adesso. Vattene!-
Urlò, spingendomi lontana da lui.
- Corri!-
Se pur titubante, mi volsi per scappare. Feci giusto pochi passi, quando udì il suono di qualcosa che cadeva pesantemente al suolo. Mi girai spaventata, sobbalzando innanzi al corpo di Moloch steso a terra. Le sue candide ali erano completamente aperte sul pavimento, quasi come un tappeto bianco che ricopriva le pietre della città. 
- Cosa stai aspettando!?-
Rimproverò il ragazzo in piedi davanti alla figura dell’angelo.
- Scappa accidenti a te!-
- E’…è morto?-
- Ma scherzi?! Sai che ci vuole ad uccidere un angelo! Sbrigati prima che si riprenda!
Sussultai, correndo fuori dal vicolo. Giunta nella piazza piena di gente mi volsi ancora una volta, preoccupata per il mio salvatore.
Vidi le ali bianche dell’angelo muoversi, constatando che Moloch si stava alzando, lentamente e gemendo.
- Me ne occupo io! Tu scappa!-
Per la seconda volta lo mollavo per prendere un treno. Non sapevo come avrebbe fatto a combattere da solo contro una simile creatura ma, nonostante mi stesse antipatico, sperai che non morisse.
Corsi il più veloce che potei, per salire sul treno che mi avrebbe portato ad una piccola città verso il Regno delle Fate. Lì non ci sarebbero stati volantini su di me. Se pur senza il mio amuleto, forse avrei avuto qualche speranza di salvezza.
  
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