Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: IoNarrante    02/06/2013    4 recensioni
OS scritta per Syl88 con il prompt pioggia, zucchero e farina
Stiles si trova da solo a casa, in un giorno di pioggia. E si annoia.
Decide di mettersi a preparare una deliziosa torta al cioccolato, proprio come gli insegnava sua madre da piccolo.
Derek non ha mai visto un ragazzino imbrattato di cioccolata.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pack and I'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I lick you

di come Stiles ama preparare le torte.
betato da nes_sie

 
 
A furia di mescolare l’impasto della torta nella terrina, a Stiles face male il braccio. Fuori imperversava una pioggia continua, ormai da giorni, e si era ritrovato da solo in casa – come al solito – senza nulla di particolare da fare.
I compiti per la scuola li aveva finiti da tempo, le faccende di casa anche. Suo padre sarebbe stato in centrale sino a notte fonda. C’erano state numerose chiamate riguardo incidenti domestici a causa di quel nubifragio.
Che noia, che barba… Che barba, che noia…
Alla fine si era alzato dal divano e aveva preso d’assalto la cucina.
Sua madre gli diceva sempre che il cibo era una forma d’arte, e lui aveva preso quella cosa alla lettera imparando sin da piccolo le basi di un buon pasto.
La pioggia che picchiettava incessante sui vetri, però, gli diede l’idea di una bella e gustosa torta al cioccolato.
Si era messo d’impegno, controllando le dosi degli ingredienti; mescolò in senso orario e setacciò la farina senza formare grumi. Solo che gli si era quasi intorpidito il braccio.
«Dannato aggeggio infernale!» sibilò, rivolgendosi alla frusta elettrica che non voleva saperne di funzionare. «Domani avrò i muscoli insensibili per colpa tua!»
Alla fine era riuscito a fare un impasto omogeneo, color marrone scuro, dal sapore amaro e gradevole. Stiles preferiva di gran lunga il cioccolato fondente, quello talmente nero da farti starnutire.
Immerse il mestolo nell’impasto e leccò la conca, mugolando di piacere.
«Perfetto!» asserì convinto, aprendo il forno elettrico e inserendo la teglia con il composto già versato.
Ora sarebbe arrivata la parte più divertente della preparazione-torta. Stiles ricordava che sua madre lasciava sempre un po’ di preparato nella terrina, proprio perché lui adorava ripulirla con il cucchiaio fino a quando lei non gli diceva: “Adesso possiamo anche metterla nello scaffale senza lavarla, Stiles”.
E lui rideva, con tutta la bocca sporca di cioccolata.
Si appoggiò al bancone della cucina, perso tra i ricordi. Gli mancava sua madre, soprattutto in questi momenti di quotidianità, ma quando lo sceriffo era nei paraggi, Stiles cercava di tenersi tutto dentro.
Devo essere forte per tutti e due.
Così prese il mestolo di legno e cominciò a ripulire la ciotola con meticolosa attenzione, come avrebbe fatto da bambino.
«Cos’è questo odore?»
Premesso che l’essere beccato in situazioni imbarazzanti – o con le mani nella cioccolata, in quel caso – da Derek-sourwolf-Hale era diventato quasi una delle sue routine quotidiane, Stiles non riuscì ad evitare uno squittio di paura.
«Cazzo!» sibilò alla fine, cercando di non strozzarsi con il cucchiaio. «D-Derek…»
Il lupo in questione se ne stava a braccia conserte, nell’angolo più remoto della cucina, nascosto dalla penombra. Stiles riusciva a individuarlo soltanto dal colore degli occhi che brillavano.
Derek mosse qualche passo, raggiungendo il tavolo al centro del locale. «Mi serve una cosa,» tuonò imperioso, come suo solito. Stiles notò come fosse turbato in qualche modo, e come annusasse l’aria.
Sbuffò. «Caro mio, dovrai aspettare,» gli disse, «la torta al cioccolato ha la precedenza. Soprattutto questa terrina da ripulire.»
Affondò allora un dito nel cioccolato cremoso, facendoselo sparire tra le labbra.
Scrutò il licantropo di fronte a lui, ma non si aspettò affatto di trovarvi un’espressione spaesata. Il colore delle iridi di Derek cambiava dal verde al rosso con una frequenza impressionante, quasi come se non riuscisse a controllarsi.
Stiles allora afferrò un cucchiaio pulito e lo immerse nella terrina, poi lo porse a Derek. «Tieni, assaggia.»
Derek indietreggiò, con una smorfia di disgusto. «No, grazie,» ringhiò.
Stiles si sentì in dovere di insistere. Va bene fare lo scontroso, ma nessuno mai si era lamentato del suo modo di cucinare. Soprattutto i dolci.
«Avanti, non fare il difficile!» insisté, avvicinandosi col cucchiaio come impugnasse la frusta per i leoni.
Derek non era ancora del tutto convinto, ma alla fine si arrese e gli strappò l’oggetto di metallo dalle mani. «Basta che la fai finita, di rompere.»
Stiles sorrise, soddisfatto di sé stesso. «Ora dimmi com’è.»
Derek annusò dapprima il composto, quasi avesse paura di trovarci dentro della strozzalupo, poi lo assaggiò con la punta della lingua. Stiles trovò divertente tutta quella scenetta, ma tentò di trattenersi.
Era pur sempre in compagnia del grande, grosso, permaloso, Alpha.
Vide gli occhi di lui chiudersi, assaporare l’impasto della torta e poi  rilassarsi. Sorrise perché quella era l’esatta reazione che si sarebbe aspettato da chiunque.
Derek riaprì gli occhi, conscio di essere osservato e distolse subito lo sguardo. Gli restituì il cucchiaio. «Buono.»
«Non esagerare coi complimenti, eh, mi raccomando… dovesse andarti via la voce dopo tutte queste parole di elogio» lo schernì.
L’altro gli lanciò un’occhiataccia gelida. «Non mi provocare, Stiles,» ringhiò.
Era in vena di giocare. La noia lo aveva attanagliato tutto quel pomeriggio, e la visita del grande lupo cattivo era stata inaspettata, per cui decise di approfittarne.
Vicino al suo braccio – sì, quello ancora dolorante – c’era il sacchetto della farina. L’idea di sporcare la casa appena pulita lo frenò un attimo, ma il cipiglio musone di Derek gli fece dimenticare stracci e secchi.
Afferrò una manciata di farina e la lanciò d’istinto contro il lupo, cogliendolo di sorpresa. Derek ebbe appena il tempo di chiudere gli occhi, che fu invaso da una nuvola di polvere bianca.
«STILES!» ringhiò furioso.
Stiles notò le zanne allungarsi all’interno della bocca di Derek, ma non ne fu spaventato. Ne avevano passate talmente tante insieme, che ormai non ne era più intimorito.
Derek puntò le iridi smeraldine verso di lui, trovandolo a soffocare una risata.
«Sembri fatto di pan di zenzero!» ridacchiò.
Nel frattempo, l’odore della torta al cioccolato che si cuoceva nel forno inondò la cucina e ben presto l’intera abitazione.
A quel punto, Stiles aveva due alternative: fuggire a gambe levate nella sua stanza, sperando che il grande lupo cattivo fosse stato accecato dalla nuvola di farina, oppure chiamare al volo Scott e pregare che nel frattempo l’altro non se lo mangiasse.
Ma Derek sembrò rilassarsi.
Gli occhi non erano più rosso scuro, come quando era arrivato nella cucina, e Stiles non riusciva a staccare gli occhi di dosso a quella figura grande e grossa, eppure così fragile.
Sembra un bambino colto di sorpresa dai genitori a giocare in cucina, si ritrovò a pensare, avvertendo il cuore battere all’impazzata.
«Ho voglia di ucciderti, Stiles,»  gli ringhiò, distraendolo da quei pensieri confusi.
«Eh?» si allarmò. «Per così poco? È uno scherzo in fondo, basterà una doccia e tutto tornerà come prima…»
Farfugliando quelle parole confuse, Stiles si avvicinò al lupo e cercò di spazzolargli via la farina dai capelli scuri un po’ goffamente. In effetti, di nero c’era rimasto ben poco. Derek sembrava un simpatico, giovane, brizzolato.
Stiles ridacchiò.
«Sembri mio zio Harold.»
Derek allora gli afferrò entrambe le mani, spingendo il ragazzo verso il bancone della cucina – ancora sporco – e schiacciandolo violentemente contro i pensili.
Gli ringhiò a due centimetri dalla faccia. «Io non lo trovo affatto divertente. Sono l’Alpha, vedi di ricordartelo.»
Come se non fosse sufficiente ripeterlo ogni due ore nell’arco di una stessa giornata.
Ma Stiles non riuscì a formulare verbalmente quel pensiero, perché era rimasto completamente spiazzato dalla vicinanza dell'altro. I suoi occhi sembravano quasi color oro da quella distanza, e lui non ci aveva mai fatto caso.
Inconsapevolmente si leccò le labbra, sentendo di avere ancora la bocca completamente impiastricciata di cioccolato.
Derek notò quel gesto e non staccò più lo sguardo da lui. Era come se l’aria contenuta nella stanza fosse sparita di colpo, sostituita dall’aroma di cacao e lievito per dolci.
«Stiles…» ringhiò, stringendogli ancora di più i polsi.
Stiles chiuse gli occhi e si impose di non gemere, anche se il corpo del licantropo premuto sul suo non gli lasciava certo altra scelta.
Inspirò ossigeno a pieni polmoni, poi si costrinse a sostenere lo sguardo dell’altro. «Derek,» disse fermamente.
Gli uscì una vocina mezza strozzata, ma dovette accontentarsi.
D’improvviso si udì il suono del timer, che indicava la cottura della torta. Fu come la rottura di un incantesimo, il suono della sveglia nel tuo miglior sogno erotico.
Stiles maledisse quella dannata torta.
Derek si scostò rapido da lui, lasciandogli spazio di movimento, così afferrò i guanti da forno ed estrasse la torta che emanava un odore piacevole.
Infilò uno stecchino per verificarne la cottura all’interno, come gli aveva insegnato sua madre, e poi si affrettò a cercare un piatto da dolce.
Il tocco finale fu uno spolvero di zucchero a velo che, come candida neve, andò a ricoprire l’intera torta, dandole davvero un aspetto professionale.
«Et voilà!» esclamò entusiasta.
L’altro gli rifilò un’occhiata di traverso, poi osservò l’opera. «Bella.»
Uomo di mille parole.
Ormai aveva capito che Derek non era il tipo da sprecarsi in inutili convenevoli, era più un ragazzo che agiva.
E se l’azione consisteva nel spalmarglisi addosso tutto sporco di farina… l’idea cominciava a piacergli. Davvero.
«Grazie,» rispose, sorridendo.
Derek si ritrovò ad abbassare lo sguardo, quasi imbarazzato. «Devo andare,» tagliò corto, «ho un allenamento con il branco.»
«E quella ricerca?»
Non era forse venuto soltanto per chiedergli l’ennesimo favore?
Derek scosse la testa. «Non è urgente.»
Dopodiché lo vide allontanarsi in direzione della porta. Stiles tornò ad ammirare la sua opera d’arte culinaria, pensando ai modi in cui avrebbe dovuto convincere suo padre a mangiarne solo una fetta al dì.
Non si accorse dei passi di Derek che – leggero come un danzatore – gli si avvicinò alle spalle prendendogli rudemente il viso tra pollice ed indice.
Sgranò gli occhi quando percepì la lingua di Derek, calda e rasposa, posarsi al bordo delle sue labbra e leccare via tutta la cioccolata superflua. Avvertì solo il cuore smettere di battere, rimanere in una specie di trance che gli fece credere di essere morto…
…o di essere nel sogno gay più bello di sempre.
Il lupo lo lasciò mezzo vivo e mezzo morto, appoggiato malamente al bancone della cucina.
«Questo è per avermi sporcato di farina, Stilinski,» ringhiò, sorridendo malizioso.
E Stiles pensò che fare torte era appena diventato il suo passatempo preferito.



Siete giunte alla fine di questa OS a tempo perso!
Yeeee! Sì, a tempo perso perché mi è stata ordinata da una certa Rosie, con un prompt bellissimo che NON potevo ignorare. Ma quanto è Hot Stiles in cucina? Troppo, secondo me Derek gli dirà di avere fame solo per trovarselo ad armeggiare ai fornelli con grembiulino e padelle.
Li adoro!
L'atmosfera domestica, poi, gli si addice come coppia. Soprattutto a Derek che non ha mai veramente avuto un posto che poteva chiamare "casa".
Una storiellina prima dell'inzio della terza fanghérlizzaz- ehm... STAGIONE!

Un baSotto a chi è giunto fin qui!
Due per chi recensirà XD
//marty

Se vi piace il fandom di Arrow, date un'occhiata alla challenge a cui partecipo!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: IoNarrante