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Autore: Walpurgisnacht    02/06/2013    1 recensioni
Terza parte dell'epopea di Secrets. Perché non è vero che le cose belle durano poco. E noi, senza falsa modestia, siamo bbravi e bbelli e ci diamo da fare per voi.
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Non c'è ombra di maretta sulla nuova Nerima. Tizio con Caia, Sempronio con Asdrubala e Bertoldo con Cacasenna. Tutti felici e contenti, tutti accoppiati, tutti soddisfatti.
Sì, certo. Come no.
[Seguito di Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Subutai Khan e Mana Sputachu]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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“Perché lo sanno tutti che come amazzone non vali gran ché. Ma tranquilla, non è certo quello che mi interessa, in te...”
Quella frase continuava a ronzarle in testa da un pezzo. Seduta in un angolino del salotto, lontana da tutti gli altri, Shan-Pu rimuginava sugli ultimi avvenimenti, dallo scontro al risveglio nel vicolo e al rientro non proprio festoso in casa Tendo. Non riusciva ancora a spiegarsi perché tanta freddezza nei suoi confronti: prima la bisnonna, che l’aveva schernita combattendo al suo posto; poi la derisione da parte dei ragazzi una volta tornata al dojo; e infine, forse il peggiore, il neanche troppo velato insulto di Mu-Si.
Perché quelle parole, Mu-Si?
Quella frase, più di tutto il resto, non trovava spiegazione. Mu-Si non si sarebbe mai rivolto a lei in quel modo, neanche nei momenti in cui era particolarmente adirato - e un anno fa, di motivi per odiarla, ne aveva avuti davvero tanti. Ma anche allora non le aveva rivolto insulti così pesanti.
Tirò su col naso cercando di non farsi sentire, per evitare altri commenti acidi, e si limitò ad osservare il gruppo: Akane e Ukyo erano ancora impegnate a chiacchierare, Ryoga e Ranma impegnati a riparare il foro nella parete; gli unici commenti arrivavano di quando in quando dal signor Tendo e dal signor Saotome, impegnati in una partita a shogi, mentre la bisnonna sembrava essersi volatilizzata di nuovo. Mu-Si era invece sprofondato sul divano, apparentemente a sonnecchiare.
Shan-Pu decise che ne aveva abbastanza di questa mobilità, così sgattaiolò silenziosamente in corridoio e poi verso il giardino.
Fuori inspirò una boccata d’aria, cercando di rilassarsi. Magari senza averli attorno avrebbe ragionato meglio e avrebbe trovato una motivazione a tutto quel nonsense...
“Ma dove scappi, mia piccola amazzone?”
A quanto pareva, Mu-Si non stava sonnecchiando affatto.
Shan-Pu non si voltò. Non voleva vederlo in faccia. Stava soffrendo per quella terribile frase e sentiva che ne stavano per arrivare altre dello stesso tenore.
"Cosa c'è? Perché non mi fai vedere il tuo adorabile musino, gattina in calore?".
Gattina... in calore?
Sapeva di essere in debito per tutti gli insulti che gli aveva rivolto negli ultimi dieci anni, mese più mese meno, ma neanche nei suoi momenti peggiori era mai riuscita a essere così svilente e offensiva come lui in quel preciso istante.
No. Non avrebbe pianto. Anche se ne sentiva l'impulso non l'avrebbe data vinta alla parte debole di sé.
"Ehi, perché non dici nulla? Un esemplare maschio ti ha mangiato la lingua dopo l'amplesso, per caso?". La voce era più vicina.
Decise di continuare ad ignorarlo, in quel momento ogni reazione di qualunque genere sarebbe stata fuori luogo. Era combattuta fra il buttarsi per terra e implorare perdono e il girarsi e tirargli una papagna in faccia. Evidentemente nessuna delle due opzioni era la migliore.
Però non poteva neanche lasciarlo lì, libero di sputare cattiverie senza senso.
Finalmente si decise ad aprire bocca: "Mu-Si... perché?".
"Perché cosa?".
"Perché sei così cattivo con me? Stai cercando di farmi pagare tutti i torti passati?".
"Fatti una domanda e datti una risposta, cara mia".
"Non parlare per enigmi".
"Parlo un po' come mi pare, gattina. E adesso ho voglia di essere criptico. Non posso?".

Oooooooh. Al diavolo l'autocontrollo. Si girò e cercò di trasformare il suo naso in una poltiglia verdastra. Lui non fece neanche finta di sforzarsi mentre spostava la testa di lato vanificando il suo goffo attacco.
“Oh gattina, non dirmi che ti ho offesa?”
Shan-Pu non rispose ma continuò a scagliare pugni e calci guidata solo dalla disperazione: raziocinio e istinto combattivo le urlavano di fermarsi, che stava attaccando senza una strategia; ma in quel momento era preda del dolore, e il dolore non guarda in faccia nessuno. Se non poteva - anzi, non voleva dare a Mu-Si la soddisfazione di vederla piangere per lui, avrebbe lasciato che le arti marziali parlassero al posto suo.
Purtroppo tutti i suoi messaggi andavano a vuoto. Nessuno dei suoi colpi aveva nemmeno sfiorato il ragazzo, che da parte sua si stava solo limitando a schivare e spostarsi.
“Shan-Pu, dovresti smetterla di agitarti così” la canzonò “con questo ridicolo combattimento stai veramente dando il peggio di te!”
La ragazza non rispose, e continuò a sferrare attacchi.
“Ora basta, comincio ad annoiarmi” concluse lui, fermando un pugno con facilità. “Perché non fai la brava e torniamo dentro a... divertirci?”
Questo è troppo!
Senza neanche rifletterci Shan-Pu lo colpì in pieno viso con la mano ancora libera, e stavolta lo centrò in pieno.
Il cinese si massaggiò la guancia ferita, e si voltò ad osservarla: “Oh, gattina... questo non dovevi farlo.”
E così dicendo partì al contrattacco, senza risparmiarsi: non si limitò ai soli attacchi a mani nude ma tirò fuori tutta l’artiglieria pesante che le maniche della sua veste potevano contenere, dalle catene alle spade.
Shan-Pu ora si trovava seriamente nei guai, e faceva una fatica incredibile nel cercare di schivare tutti gli oggetti che il ragazzo le scagliava contro.
Da quando è così veloce?! Non... non ce la farò mai!
“E tu eri considerata la migliore delle giovani amazzoni?” ringhiò Mu-Si, scagliandole altre catene e mazze chiodate “Ma non farmi ridere! Se la tribù ti vedesse adesso... sai che risate?”
La ragazza continuava a schivare gli attacchi meglio che poteva, cercando al contempo di mettere distanza tra loro; ma era ancora provata dall’illusione di prima - che, pur senza aver sostenuto il combattimento, l’aveva prosciugata delle sue energie, e i suoi movimenti stavano rallentando.
Quando finì contro il muro di recinzione del giardino di casa Tendo, capì che era in trappola.
Mu-Si le si avvicinò facendo ruotare una catena con una palla chiodata, ridacchiando.
“Che vergogna, gattina... chissà cosa direbbe la bisnonna...”
N-no, ti prego...
“Sei una delusione, Shan-Pu.”
Si voltò alla sua destra: la nonna la osservava poco lontano, in volto un’espressione di sdegno.
“Mi vergogno di averti come nipote.”
N-no, non di nuovo...
Bastò quell’attimo di disattenzione e...
“Arrivederci, gattina!”
La palla chiodata la colpì in pieno stomaco. Non ebbe nemmeno la forza di urlare.
Pian piano, i suoi occhi si chiusero e scivolò nelle tenebre.
P-perché... perché...

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!”
Più cercava di alzarsi, più qualcosa la tratteneva.
“Shan-Pu! Shan-Pu calmati, è tutto passato!”
“Fate venire il dottor Tofu in giardino!”
“Shan-Pu! Shan-Pu, mi senti?!”
"Off. Avete preso targa del TIR che mi è passato sopra?" chiese la cinese portandosi una mano sulla fronte. In contemporanea un'altra mano, non sua, le venne appoggiata sul collo per aiutarla ad alzarsi.
Apparteneva a Mousse.
Le venne un brivido e non sapeva dovuto a cosa: paura? Sollievo? Incertezza? Freddo?
"No Mousse, lasciala giù. Meglio aspettare il dottore" disse Ranma, visibilmente preoccupato, mentre si accucciava accanto a lei per sincerarsi delle sue condizioni.
"Dove... dove sono?" chiese, ancora stordita.
"A casa Tendo. Qualcuno, probabilmente la stessa persona o le stesse persone che ti avevano rapita, ti ha riportata indietro. Buttandoti dentro da oltre il muro...".
"Ranma!" fece Akane con l'usuale scappellotto di rimprovero, a cui lui però sembrò non badare più di tanto. Riteneva quel particolare importante, per chissà quale motivo. Forse per un macabro gusto della minuzia.
"Io... gattina... vergogna... palla chiodata...". I suoi balbettii sconnessi spaventarono non poco gli altri, al punto che Ukyo e Akane rientrarono per sollecitare ulteriormente l'arrivo di Tofu. Superficialmente non presentava nessun danno ma pareva evidente che l'attacco, in qualunque forma fosse stato portato, era andato a buon segno.
Fu ancora più evidente quando Shan-Pu cominciò, senza il minimo preavviso, a mulinare le braccia e le gambe.
"Lasciatemi stare! Andatevene! Vi odio!".
“S-Shan-Pu? Cosa ti prende?!”
“Lasciatemi stare! Andate via!”
Quando riuscì a divincolarsi arretrò fino a ritrovarsi con la schiena contro il muro di recinzione, accucciandosi e nascondendo la testa tra le ginocchia.
“Andate via! Via”
Mousse e Ranma si scambiarono uno sguardo allarmato.
“Shan-Pu... cosa ti è successo?” balbettò Mousse, sempre più in ansia.
“Dove si è cacciato il dottor Tofu...” borbottò Ranma, voltandosi verso la veranda “Dottore! Si sbrighi!”
Finalmente il medico fece la sua comparsa, correndo verso il gruppetto.
“Eccomi, eccomi! Perdonatemi, ho fatto più in fretta che ho potuto!” si scusò, accovacciandosi accanto a Shan-Pu che cercava in tutti i modi di non farsi toccare da nessuno.
“Via! Via!”
“Shan-Pu calmati, lascia che ti visiti!” cercò di rassicurarla il medico, tentando invano di tenerla ferma per le mani. “Chiamate Obaba, credo avrò bisogno di lei per...”
“No! No! NOOOOOOOO!”
Nell’udire il nome della bisnonna, Shan-Pu crollò del tutto. Continuò a urlare, mentre tutti cercavano di calmarla, finché di nuovo non perse i sensi.

“Cosa diamine le hanno fatto...” sussurrò Obaba per l’ennesima volta, dopo aver visto la nipotina addormentata sul futon e aver assistito impotente alla scena di prima in giardino.
A quanto pare il Gran Consiglio intendeva vendicarsi di loro nella maniera più crudele possibile.
“Non lo so ancora” rispose il dottor Tofu, pensieroso “ma qualunque cosa le abbiano fatto non mirava a danneggiare il corpo...”
“...ma la mente.” concluse la vecchia amazzone per lui.
Il medico annuì, riprendendo poi il discorso: “Non sono certo di cosa sia successo esattamente, ma dai racconti che mi avete fatto pare che questi... scontri siano una sorta di illusione. Beh, qualunque cosa fosse l’illusione di Shan-Pu dev’essere stata particolarmente crudele per lei... perché da quel che ho potuto vedere la sua aura ne è uscita particolarmente...” si interruppe un secondo, incerto su come spiegare “spezzata, ecco. In mancanza di un termine più appropriato...”
Mousse, in preda all’ansia, prese parola.
“Dottore cosa... cosa intende con spezzata?”
“Credo che, qualunque cosa abbia vissuto, le abbia lasciato un profondo trauma emotivo che spiega la reazione avuta al risveglio...”
“Ma... potrà riprendersi?”
“Non lo so, Mousse...” rispose il medico, dispiaciuto “questo potrò stabilirlo solo quando si sarà svegliata e sarà, spero, più calma...”
Il ragazzo rimase in silenzio, non sapendo cosa pensare. Persino Obaba non proferì parola, lasciando trapelare la sua furia solo dal modo in cui le sue mani ossute stringevano il bastone, quasi volessero spezzarlo.
Ranma e gli altri si scambiarono sguardi preoccupati.
Quindi era questo ciò che li attendeva?
Sarebbero impazziti come Shan-Pu?
In particolare uno sguardo era oltre la pur alta soglia della preoccupazione collettiva: quello con cui Ukyo stava trapanando gli occhi di Ryoga.
Vedere Shan-Pu ridotta in quelle condizioni pietose aveva ridato fuoco alle polveri del pensiero che occupava la sua testa fino a poco tempo prima e che era stato messo da parte per un po' al brusco ritorno della cinesina. Salvo poi tornare prepotentemente alla ribalta dopo che la suddetta si era svegliata e aveva cominciato a comportarsi come una internata in una casa di cura psichiatrica.
Stai diventando monotona, Kuonji. Oggi è la terza volta.
Ma non le importava di non brillare per originalità. Pertanto, senza il minimo problema, pensò bene di ripetersi e di afferrare Ryoga per un braccio, trascinandolo via. Al contrario dei due precedenti nessuno reagì in maniera spropositata, concentrati come si era sull'amazzone addormentata.
"Ukyo, santo cielo. Ancora?" mormorò l'uomomaialino, neanche troppo preso in contropiede dallo sviluppo. Anzi, si concesse persino un sorrisetto fuori luogo.
"Senti, non è il momento di rinfacciare. Ho bisogno di parlarti... ed è importante, anche se non c'entra nulla con la storia del Consiglio".
"Mi scuserai se tendo a dare la priorità a questa...".
"Capisco e so che in realtà, fra noi due, quello intelligente sei tu. Ma non ci posso far nulla, non riesco a togliermi dalla testa questa cosa".
"Quale cosa?".
"Ascolta, so bene che quanto ti sto per chiedere è inappropriato, stupido e sbagliato ora come ora. Ma per una volta lasciatemi essere egoista. Solo per stavolta".
"Ukyo, mi devo preoccupare?".
"Dipende. Anzi, conoscendoti sì. Preoccupati".
"Occavolo. Cos'hai combinato?".
"Ryoga... consumiamo il nostro rapporto".
Ryoga rimase in silenzio per un lungo momento, in cui Ukyo ebbe almeno la cortesia di non punzecchiarlo o richiamarlo alla realtà.
“Temo... temo di non aver capito bene.”
“Ryoga... facciamolo.”
“Co... cosa.”
“Oh, lo sai cosa!” sbuffò lei, tirandolo per un braccio e allontanandolo un altro po’ dalla stanza; in realtà erano tutti così presi dalle condizioni di Shan-Pu che non avevano neanche fatto caso alla loro assenza, ma non voleva rischiare che sentissero per sbaglio.
Quando furono a distanza di sicurezza, Ryoga riprese il discorso.
“Ukyo... Ukyo, fermati! Si può sapere perché d’improvviso hai questa... urgenza?!”
“Non è improvvisa” borbottò lei, mettendo il broncio “in realtà ci pensavo da un po’...”
“Ah. Davvero?!”
“Eddai, non fare il santarellino! Vuoi forse dirmi che sei maialino solo di nome e non hai mai pensato a... certe cose?”
Ryoga arrossì di colpo, preso come sempre in contropiede dalla faccia tosta della ragazza.
“N-non è che non ci ho p-pensato” balbettò, aggiungendo mentalmente che giusto prima si era sentito in minoranza, dopo aver scoperto che persino Ranma aveva smesso i panni del verginello imbranato - tenendo solo quelli da imbranato.
“Oh, allora anche tu vuoi...?” trillò Ukyo, sgranando gli occhi.
“S-si! No, cioè n-no...”
“Deciditi, vuoi o non vuoi?”
“V-voglio!” disse, ammettendolo finalmente ad alta voce “S-solo non... non ora! Insomma, non è proprio il momento migliore...”
“Il punto è che potrebbe non esserci un momento migliore!” rispose lei, seria “Insomma hai visto in che condizioni è tornata Shan-Pu, no? Io... io non voglio dover morire o... ridurmi così col rimpianto di non aver... insomma, di non aver condiviso qualcosa di così importante con te...”
Ukyo abbassò lo sguardo, ma Ryoga notò comunque le guance rosse. E non riuscì a trattenere un moto di tenerezza verso di lei.
“Anche io voglio” le sussurrò all’orecchio, prendendola per mano “ma finchè siamo qui potrebbe essere difficile... e poi” ridacchiò “sai che sono una persona a cui non piacciono le cose programmate.”
Ukyo rise a sua volta, lasciando andare la tensione.
“E... quindi...?”
"E quindi" sorrise sornione "perché non ci lanciamo all'avventura? Ci infiliamo nella prima stanza utile che troviamo e via, festa grande".
"Ryoga, non possiamo metterci a fare... quella cosa qui. Ti pare?".
"Ah, perché tu invece cosa avevi in mente? Di tornare al ristorante? Vorrei ricordarti che delle killer psicopatiche provenienti dalla Cina sono là fuori e ci danno la caccia. Anzi, neanche: aspettano solo il momento buono in cui fermarci con la zampa e attirarci a sé. Se te ne fossi dimenticata, non più di un'ora e mezza fa hanno sfondato una parete e portato via Shan-Pu. Neanche qui siamo al sicuro, in realtà. Ma se proprio è meglio non muoversi di qui, se non altro saremmo vicini agli altri".
"Ma... ma io... mi vergogno...".
"Cosa cosa cosa? Ukyo Kuonji, la cuoca del Kamasutra, si vergogna? Guarda, se non fossimo in stato d'emergenza ora starei marciando a passo spedito verso il salone per rivelare a tutti l'orrida verità".
"Non lo faresti perché ti avrei già messo lungo e disteso a spatolate sul cranio. E comunque...". Si interruppe quando lui le mostrò una cosa che le trasformò il cervello in gelatina: i canini. Ukyo moriva un pochino dentro ogni volta che Ryoga sfoderava quei canini. E lui, stranamente, aveva colto il punto debole della sua fidanzata e non mancava di approfittarsene per attaccarla subdolamente quando lo riteneva opportuno. Tipo in quel momento.
"Andiamo Ukyo, il tempo è poco e la voglia tanta". Si invertirono i ruoli, con lui che la afferrò per il polso e cominciò a trascinarla per casa Tendo.
Immaginatevi un Ryoga Hibiki eccitato e voglioso di avere una più profonda conoscenza carnale con la sua ragazza che la prende e comincia a portarsela a spasso. Sì, i risultati sono quelli che probabilmente vi state visualizzando in questo momento.
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"Uhm. Sbaglio o siamo di meno?" chiese innocentemente Mousse, dopo che aveva finalmente alzato lo sguardo dalla dormiente Shan-Pu.
"Indovina chi è che manca" ironizzò Ranma, che aveva notato l'assenza di Ryoga e Ukyo.
"Ancora? Ma allora è un vizio!"
"Oh insomma, lasciateli stare!" prese le loro difese Akane "Si vede che avranno questioni personali di cui discutere..."
La piccola Tendo non si rese conto di aver detto la parolina magica, e quando Mousse e Ranma si guardarono di nuovo sui loro volti comparì un sorrisone a trentadue denti che la ragazza non capì.
"Oh si... questioni personali."
"Non sai quanto, Akane, non sai quanto!"
E mentre i due se la ridevano, Akane continuò a chiedersi ingenuamente cosa ci fosse di comico in ciò che aveva detto.
   
 
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