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Autore: tomboy    07/06/2013    1 recensioni
"Sconsolato, ti guardi le mani, vuote. Gli spazi fra le tue dita non sono più occupati dalle sue mani ghiacciate che ricercavano conforto e protezione."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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non siete più un noi Non siete più un noi.



Non siete più un noi.
Ormai non vi unisce quel legame unico che relega gli amanti in un mondo irraggiungibile.

Niente più sguardi rubati fra una pagina di giornale e l'altra.
Oramai gli occhi scorrono e quando si incontrano passano oltre. Un vuoto intangibile ricopre la vostra persona, un vuoto impronunciabile vi avvolge.
I primi giorni di cieca indifferenza sono seguiti dalla consapevolezza: tu, sì proprio tu, ragazzo occhi-cielo ti accorgi di quello che hai lasciato accadere.
Il ragazzo che ti comprendeva, che riempiva il tuo vuoto se n'è andato, è scappato da te piangendo e tu hai permesso senza battere ciglio che corresse via da te e dalla tua camera.
Prima per te non esisteva la parola solitudine, c'era sempre il tuo confidente, colui a cui sussurravi segreti.

E adesso ti rendi conto col cellulare in mano, dopo la ventitreesima chiamata senza risposta, di quanto hai perso. I tuoi occhi dicono dolore, gridano, vogliono sfondare quella muraglia invisibile sorta fra voi.
Neppure sconosciuti vi potete chiamare, non esistete più l'uno per l' altro, vivete in due diversi universi.
Lacrime sono le tue,ragazzo occhi-cielo, scorrono lente nel buio della via priva di lampioni. Sotto casa sua aspetti seduto a terra.
La pioggia lenta, che cola dalle sopracciglia, si fonde alla tua acqua salata per poi rovinare a terra con un suono straziante.
Fino alle luci dell'alba attendi, fino al sole bollente di mezzogiorno aspetti che lui spalanchi la porta.
D'un tratto una risata, la sua risata ti fa balzare in piedi.
Ti ricordi del ragazzo di cui ti sei innamorato, ma quegli occhi cerbiatto non sono più tuoi.
Quello sguardo, quel sorriso sono infatti diretti a un'ombra.
L'ombra di un uomo bonario che lo bacia con gli occhi.
L'ombra del chi la fa l'aspetti, il riflesso del tuo tradimento, lo spettro di chi saresti potuto essere.
Non servono i suoi occhi dilatati a dirti che non avrebbe voluto essere scorto da te, ma voi non siete più un noi, devi accettarlo. Deve andare avanti, non può perdonare la tua mano intrecciata in quella di un'altro. Quell'altro che hai amato mai.
Comprendi la tua colpa, ma non puoi schiacciare il tasto riavvogli veloce, non puoi spaccare il registratore. L' unica cosa che ti è permessa è crollare a terra, è cadere silenzioso nel vuoto.
Passano le ore disperate e man mano che scorrono ti rendi conto di non poter sopravvivere così, corri, corri e scappi nel suo ufficio.
Guardi i suoi occhi-cerbiatto, parli, tuttavia, incapace di farti comprendere da lui, gridi.
La porta sbatte e vieni
immediatamente spinto fuori dalla sicurezza.
Così dalla strada ti ritrovi a chiamarlo urlando e piangendo.
Le tende nere della sua stanza vengono tirate.

Non siete più un noi, quei suoi sorrisi tanto buffi non sono più rivolti a te, quegli occhi cerbiatto non nascondono più promesse solo tue.
Sconosolato, ti guardi le mani, vuote. Gli spazi fra le tue dita non sono più occupati dalle sue mani ghiacciate che ricercavano conforto e protezione.


Angolo
Non penso di aver mai pubblicato una storia così lunga, spero sia venuta bene. Accetto consigli, commenti e critiche. Grazie.
  
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