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Autore: Jay_Myler    08/06/2013    7 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Jay guardava Castiel dritto negli occhi, aspettando le sue risposte, quelle risposte per cui aveva tanto aspettato, quelle risposte che le avrebbero fatto capire realmente le cose come stessero; lo guardava con aria dura, ma i suoi occhi gli chiedevano amorevolmente spiegazioni. Non capiva perché quel ragazzo si ostinasse così tanto nel rimanere chiuso in sé stesso, senza aprire neanche una breccia in quel muro così spesso che lo divideva dal mondo esterno. Eppure lei gli aveva teso più volte la mano per aiutarlo ad uscire dal suo mondo isolato, cercando di dargli l'aiuto che lei non aveva avuto anni prima, ma che si era cercata da sola finendo in situazioni sempre più pesanti; poteva solo immaginare che cosa provasse dentro di lui, ma se non decideva a dirle le cose come stavano non poteva di certo dargli tutta sé stessa. Aveva deciso di andare fino in fondo, senza pensarci troppo, voleva capire se la storia che aveva vissuto tramite le lettere, tutte quelle emozioni racchiuse lì dentro, tutte le sensazioni delle quale erano impregnate, appartenessero al ragazzo che amava. Si, lo amava, lo aveva capito fin dal primo momento in cui lo aveva visto nel corridoio il primo giorno di scuola quando la prendeva in giro, nell'istante esato in cui si erano incontrati i loro sguardi: aveva sentito una stretta allo stomaco ed una sensazione di leggerezza che le faceva sembrare di essere una piuma trasportata dal vento. Ogni minima cosa, anche il gesto più stupido da parte di Castiel aveva un significato profondo per lei e non riusciva a dimenticarsene neanche uno. Il primo giorno l'aveva presa quasi con la forza per portarla sulla terrazza posteriore della scuola per farle vedere il panorama, e pure in quel momento, in cui erano due estranei completamente immersi nel silenzio del loro imbarazzo, lo aveva sentito vicino come nesun altro mai al mondo; una presenza che non le lasciava scampo e che sapeva di non poterne fare a meno. Da subito si era sentita in dovere di proteggerlo e di difenderlo a spada tratta, come se lo conoscesse da sempre; in lui aveva rivisto la vecchia lei, piena di problemi e carica di solitudine, quando aveva deciso che l'unico modo per sopravvivere fosse rifarsi alla legge del più forte e che solo così sarebbe riuscita ad andare avanti con la sua vita. Castiel aveva il suo stesso attegiamento, lo stesso modo di comportarsi e non riusciva a starsene immobile sapendo di poterlo aiutare. E quall'aiuto mai chiesto che gli aveva dato, lo aveva fatto avvicinare al suo cuore, ma non era mai riuscito a sciogliersi ed a essere completamente sé stesso per paura di farla stare male.
Poi d'un tratto aveva detto quello che aspettava di sentire da tempo, anche se ormai non ci sperava più e pensava che sarebbe stato solo un bel sogno destinato a rimanere nella sua mente.

«Semplice. Perché ti amo Jay.»

Con queste cinque parole le aveva cambiato tutti i pensieri e le domande che le giravano per la testa, che ormai si era svuotata completamente lasciandole una strana sensazione di vuoto e di freddo nella mente. Jade glielo aveva detto, e ripetuto più di una volta e proprio come aveva detto lui, Jay ci credeva ciecamente, non avendo il minimo dubbio sulla veridicità della cosa.
La amava.
E lei amava lui.
E allora perché le cose continuavano ad essere così complesse? L'amore non è semplice, l'amore è complicato, ma quando è vero supera tutti problemi e le intemperie che gli si parano davanti. Ma ora era giunto il momento per loro di fare chiarezza su tutto: sulla loro relazione, sulla loro vita, sui loro sentimenti, sui loro segreti, non potevano basare il loro amore su fondamenta piene di cose non dette e sentimenti nascosti. La ragazza non sentiva più nessun rumore, l'aria intorno a lei si era immobilizzata e l'aveva lasciata in uno stato temporane di calma e quiete che le diede il tempo di riflettere e di metabolizzare le parole che le aveva rivolto Castiel. Parole così importanti, così imponenti, pesanti come due blocchi di cemento sul petto, che ti bloccano il respiro e rischiano di schiacciarti sotto il loro peso se non reagisci al più presto. Era questo che sentiva su di sé, erano queste le emozioni che provava. Ma questa non era nemmeno lontanamente paragonabile alla strana sensazione che le pecorreva per tutto il corpo; era qualcosa di nuovo, di elettrico, di magnetico che la faceva vibrare da dentro, che partiva dell'anima e le faceva tremare tutto. In quel momento Castiel la strinse a sé, più profondamente ed intensamente di come avesse mai fatto, e poggiando la testa vicino alla sua, le chiese scusa, raccontandole di come avesse fatto una cosa di cui non andava fiero. Le raccontò di come in quella settimana era andato a cercare notizie della sua vita da tutte le persone che erano state coinvolte nella sua vita, puntualizzando ogni volta di come fosse un codardo per non aver avuto il coraggio di chiederglielo e sentirglielo dire di persona. Ma Jay lo capiva, non era arrabbiata. Non c'era niente di sbagliato in quello che aveva fatto, in fondo avrebbe potuto leggere il suo dossier quando glielo aveva lasciato tra le mani, ma lui era deciso a conoscere lei com'era davvero, non la ragazza che era descritta in quei fogli chiusi in una squallida cartellina gialla; Castiel ci aveva provato, ma le sue mille insicurezze lo avevano portato su quella strada e facendogli decidere di scavalcarla chiedendo ad altri la sua storia. Di male non c'era assolutamente nulla, anzi, voleva ringraziarlo dal profondo del cuore di non averle chiesto di rivivere ancora una volta tutta la sua vita cercando di raccontargliela nel tempo più breve possibile; quello lo avrebbe fatto di sicuro, gli avrebbe raccontato la sua vita pezzo per pezzo, minuto per minuto, ma con il tempo, con la costanza e con la dovuta calma, in modo da poter assimilare anche lei la cosa al meglio. Il ragazzo, che continuava a stringerla, continuava a decantare il suo essere uno stronzo, ma Jay non era affatto d'accordo; aveva preso la scelta più giusta e non riusciva a dargli torto per quello che aveva fatto.
«Castiel, smettila.» gli disse facendogli una carezza sul viso.
Non lo aveva mai visto così semplice, così vulnerabile, così debole; quello doveva essere il suo sé stesso insicuro che gli stava dicendo di ripeterle mille volte le sue scuse, cercando disperatamente un perdono che era sicuro non avrebbe mai trovato.
«Ho letto e portato con me le tue lettere, penso che siamo pari»
«Non ho mai detto che quelle lettere fossero mie»
«Non serve che tu lo dica, lo sento, lo vedo ora, con i miei occhi, riconosco il cuore che ha scritto quelle cose Castiel. E poi... ho trovato un tuo plettro in una delle buste» gli disse cercando di sdrammatizzare per far passare quel senso di colpa che per qualche motivo continuava ad ossessionare il ragazzo davanti a lei.
«Già il plettro, ma rimane il fatto che io..»
«Ti amo Castiel, te l'ho già detto indirettamente e spontaneamente sulla terrazza. Ti amo, e ti perdono, se tu perdonerai me per aver preso senza permesso queste» La sua mano tremava leggermente mentre gli porgeva le lettere che gli appartenevano.
«Se preferisci posso riportarle al loro posto.»
«Sei stata di parola, abbiamo terminato quel discorso quindi mi tocca fare la mia parte; domani passo a prenderti e finalemente avrai tutte le risposte che volevi; te lo devo. Lo devo alla mia ragazza»
Castiel la baciò, ma non come al solito, non era uno dei suoi soliti baci improvvisi che la prendevano di sorpresa senza neanche darle il tempo di apprezzare il gesto, questa volta fu il bacio, il loro primo vero bacio da fidanzati, da amanti, e a testimoniare il loro amore c'era solo la Luna ed una leggera brezza serale. Questo bacio si faceva attendere, desiderare, mentre i loro sguardi giocavano ad inseguirsi e i loro viso a sfiorarsi leggermente; non riuscivano a smettere di sorridere mentre la distanza tra le loro labbra diminuiva sempre di più. Riuscivano a sentire il respiro dell'altro addosso, ed i loro cuori battevano all'unisono, formando la melodia più bella che avessero mai sentito. E quando finalemente le loro labbra si sfiorarono, tutta il tempo dell'attesa ne valse la pena, facendo sprigionare un'emozione incredibile e l'estasi dei sensi; mentre con passione e con impazienza, con amore e confidenza le loro labbra si toccava tra di loro, sentivano di essere arrivati al punto tanto desiderato e tanto anelato.
Quel bacio era il simbolo dell'innocenza e del loro amore puro, un misto di tenerezza e di gioia che nessuno si sarebbe aspettato trovare in quei due ragazzi.
Dopo quel bacio, durato infinitamente poco rispetto a quello che desideravano, non riuscivano più a staccarsi l'uno dall'altra, illuminati solo dalla luce gelida della Luna piena.
Castiel l'accompagnò fino alla porta, senza riuscire a staccarsi da lei, per poi salutarla dandole un bacio sulla fronte ed un ultimo su quelle labbra così vellutate.
Jay chiuse la porta alle sue spalle appoggiandosi ad essa e tutta l'emozione che stava trattenendo le fece cedere le gambe e si mise a sedere a terra, sul quel pavimento così freddo; non sapeva dirsi se era il pavimento ad essere freddo o lei ad essere calda, sapeva soltanto che senza Castiel sentiva un certo freddo che in sua presenza non provava. Era troppo eccitata e troppo contenta per poter riuscire a dormire, ma doveva assolutamente perché il giorno dopo sarebe stata tutta la giornata con il suo ragazzo che finalemente aveva deciso ad aprirsi. La prima cosa che fece fu quella di riempire la vasca da bagno e nell'attesa che si riempisse si mise a saltare sul letto, stringendo più forte che poteva il suo cuscino rosso.

 

                                                                                       ****

 

Jay si svegliò alle sette di mattina, troppo ansiosa per dormire e troppo eccitata per poter aspettare il suo ragazzo nel letto a poltrire; quindi si alzò ed iniziò a prepararsi, non sapendo l'orario in cui Castiel sarebbe venuto a prenderla.
Sentì bussare.
Ma non era alla porta, stavano bussando alla sua finestra, scostò le tende e vide Castiel appollaiato sul ramo di fronte alla sua finestra.
«Abbiamo preso la buona abitudine di chiudere questa finestra» le disse quando la ragazza le aprì i batenti per farlo entrare.
«Non si sa mai, qualche ragazzaccio potrebbe approfittarne per entrare» lo punzecchiò mentre lo salutava con un bacio. Era così bello averlo tra i piedi a qualsiasi ora, in qualsiasi posto, l'importante era averlo accanto a sé.
«Devi smetterla di entrare dalla finestra, i vicini chissà cosa penseranno» esclamò sorridedogli maliziosa.
«Lasciali pensare, che neanche pensano troppo male.» le rispose prendendole il viso tra le mani e baciandola come se non ci fosse un domani. La prese in braccio, indietreggiando ed adagiandola sulle coperte ancora sfatte di quel morbido letto; la ragazza non disse nulla in contrario, anzi, iniziò a baciarlo anche lei con tutta la passione che aveva in corpo. Castiel la faceva sentire bene, anche solo con il suo respiro accanto al suo, tra un bacio e l'altro che li portava nel vortice della passione e della perdizione. Il ragazzo prima la baciava sulle labbra, poi sul collo, scendendo sempre di più, fino alle clavicole, per poi tornare ad inebriarsi del nettare divino delle sue labbra rosse. I loro corpi erano vicini, ma ancora di più i loro cuori, che in un tornado di emozioni si stavano sovraccaricando portandoli all'apice del loro amore.
«Jay, sono io, la tua zietta; sono passata a salutarti cara.»
La porta d'ingresso si chiuse rumorosamente.
Jay e Castiel si bloccarono all'improvviso, mentre nella loro testa e nei loro cuori stava cessando la più bella sensazione che avessero mai provato in vita loro; i due ragazzi si alzarono di botto dal letto, Jay si mise subito ad aggiustarsi i capelli, i vestiti, che si stavano stropicciando addosso, e schiarendosi la voce scese le scale in fretta rispondendo alla zia che era entrata nel suo appartamento proprio sul più bello, mentre Castiel la seguiva, con il suo solito fare in maniera più pacata e meno frenetica.
«Oh tesoro, pensavo stessi ancora nel letto. Ti ho appena svegliata vero?» le disse la zia stringendola in un abbraccio veloce.
«Ma no, figurati zia.» rispose a bassa voce ed arrosendo sulle guance.
«Hai davvero un bel colorito ed un'espressione raggiante oggi, tesoro. Se non fosse per quei capelli non si direbbe proprio che ora scendi dal letto.»
«Eh già..»
Castiel si affacciò nella cucina dove stavano parlando zia e nipote e con un mezzo sorriso salutò la zia.
«Oh carino, ci sei anche tu, che piacere vederti! Dovevo immaginarlo, di chi poteva essere quella moto parcheggiata fuori!» disse la zia stringendo in un abbraccio inaspettato anche lui.
«Cosa ci fai qui così presto?»
Castiel e Jay distolsero lo sguardo da quella simpatica signora che li stava osservando interamente e solo in quel momento realizzò il fatto nella sua integralità.
«Oh cielo... Sono desolata ragazzi. Vi lascio soli. Scusate ancora!» disse prendendo la sua borsa ed uscendo di casa in tempo record.
«Te lo avevo detto che qualcuno avrebbe pensato male» disse Jay in una risata isterica.
«Forza andiamo, devo presentarti una persona» e prendendola per mano la portò alla sua moto fuori al giardino.
In un quarto d'ora circa arrivarono a casa del ragazzo.
Scesi dalla moto sentì Demon che da dietro il cancello iniziava a saltare, contento di rivedere quella sua amica a cui voleva tanto bene; appena entrati Jay fu letteralmente bloccata da quel cagnolone che le impose di fargli le coccole per farsi perdonare di non essersi più fatta vedere. Solo quando Demon si considerò soddisfatto la lasciò libera di continuare a camminare indisturbatamente. Castiel la prese per un fianco, portandola con sé al piano di sopra, passando per quelle scale che, anche se le aveva viste una sola volta, le sembravano già così familiari. Arrivati in cima le fece segno di aspettare e si avviò nella parte del corridoio incassata nel muro, dove la volta prima Jay aveva visto una camera da letto matromoniale; il ragazzo sparì dietro una porta di monago e ne uscì pochi minuti dopo, facendole segno di seguirlo. Spalancò quelle porte che fino a quel momento erano state chiuse e prendendo Jay per mano l'accompagnò all'interno della stanza. Illuminata era tutta un'altra storia, la carta da parati molto classica e con tonalità che ricordava l'oro brillava sotto la luce dei raggi di sole e si rifletteva su tutto l'arredamento composto per la maggior parte da mobili di legno.
«Jay, lei è Eleonoire.»

 

Una mano si allungò verso di lei in modo amichevole.
Una bella signora dai capelli neri raccolti in uno chignon le stava porgendo la mano; il suo viso era scavato e la carnagione pallida faceva risaltare i suoi occhi verde smeraldo. La sua espressione, anche con un sorriso stampato sulla faccia, le trasmetteva un senso di sofferenza e di tristezza.
Era seduta nel letto, con addosso una coperta fin sul grembo ed uno scialle leggero sulle spalle.
«Mio figlio ha la malsana abitudine di chiamarmi per nome; non mi da mai la soddisfazione di chiamarmi mamma»
Jay si avvicinò a quella donna che una volta strettole la mano la tirò a sé e l'abbraccio più forte che poteva.
«Sei una benedizione ragazza mia»
Castiel guardava la scena appoggiato alla stipite della porta, fin quando non incrociò lo sguardo della madre.
«Ho capito, vi lascio sole» disse alzando le mani in alto ed andandosene via.
«Finalmente ho il piacere di conoscerti cara, non sai da quanto tempo aspettavo questo momento. So che vorresti delle risposte ad alcune domande che ormai ti girano in testa da un po'. Ad alcune di quelle posso risponderti io» asserì sorridendole dopo un colpo di forte tosse.
Jay senza pensarci prese il bicchiere d'acqua che stava sul comodino di fianco al letto e lo porse ad Eleonoire che prendendone un sorso le ripetè:
«Sei una benedizione.»
Allungò una sua mano lunga ed affusolata e strinse quella di Jay che si trovava accanto a lei, facendola sedere sul letto ed iniziò a raccontarle quello che tanto aveva voluto sapere.
«Cosa vuoi saper per prima cosa? Direi di cominciare dall'inizio, sei d'accordo?
La cosa successe molti anni fa, quando io, Castiel e Tony eravamo una famiglia del tutto normale, come tante altre, felici e spensierati. Antony era un astronomo..» le disse indicandole un uomo sulla foto che aveva sul suo comodino,era lo stesso che era raffigurato nelle foto sul caminetto del salone.
«...ed era follemente innamorato del suo lavoro ed adorava passare le serata fuori al giardino con suo figlio a descrivergli le costellazoni e le stelle che ci sono nel cielo. Castiel era molto legato al padre, che in un modo o nell'altro lo viziava un po'; è lui che gli ha regalato Demon.
Io sono sempre stata una madre apprensiva, sapevo che Castiel poteva prendere da me la salute cagionevole e non sono stata mai il tipo di mamma troppo permissivo; mentre Tony... Tony gliele faceva passare quasi tutte per buone, lo coccolava e lo trattava come un principino; entrambi lo amavamo e lo coccolavamo, ma lui è sempre stato più aperto espontaneo con i suoi sentimenti, mentre io sono sempre stata più chiusa. Il nostro piccolino era un bambino così tranquillo, a modo, educato e giocoso e cresceva tranquillo nella quiete della nostra famiglia. Eravano così felici insieme e niente poteva intaccare il nostro piccolo nido d'amore. Poi accade l'impensabile. Stavamo tornando da un picnic, poco lontano da qui, su una collinetta da dove si poteva vedere tutta la città, e ci è voluto un attimo, solo un'istante per mandare tutto in fumo.»
Dal fondo del corridoio, si sentiva Castiel che suonava la sua chitarra acustica, creando un sottofondo melanconico che calzava a pennello con il racconto di Elenoire.
«Bastò un attimo e perdemmo il nostro amato Tony. Le cose non tornarono mai come prima, sia per me che per Castiel; lui aveva perso la sua spensieratezza di bambino e si era chiuso in sé stesso, non parlava quasi più e con gli altri bambini faceva il prepotente, non riusciva più a relazionarsi in maniera appropriata. Molte volte fui convocata per parlare con le maestre ed ogni volta ripetevo che sarebbe tornato il bambino di una volta, anche se ripetendolo così tante colte penso che stessi cercando di convincere me stessa più che loro. Da allora Castiel è cambiato e così anche la nostra vita; senza Tony la casa è rimasta vuota, spenta, priva di vita, e quella che io chiamavo la mia salute cagionevole si rivelò essere altro. Dopo l'incidente ci portarono all'ospedale per fare dei controlli, per accertarsi che stessimo bene, ma i miei risultati riportarono qualcosa che segnò ulteriorlmente le nostre vite. Non sto bene, Jay, non vogli angosciarti con i miei problemi e la mia malattia, ma sappi che la cosa non è una sciocchezza; è solo da questa settimana che sono tornata in casa mia, ho passato mesi e mesi in diverse cliniche, cercando di guarire e forse ora siamo ad un bivio positivo. Il dottore che mi ha visitato ieri si chiede come sia possibile che in così poco tempo le mie condizioni siano migliorate.»
Il suono della chitarra si interruppe all'improvviso, dando più risalto alle parole della donna, che ora rimbombanano nella casa, come unica fonte di rumore.
«Ma io il motivo lo so, e sei tu, mia cara. Grazie a te Castiel sta tornando quello di una volta, non si sta mettendo più nei guai e sta iniziando a sorridere di nuovo. E' dal primo giorno di scuola che non fa altro che parlarmi della ragazza nuova, di quanto sia impacciata, buffa, in gamba, fantistica ed incredibile. Ogni giorno, quando trona da scuola e gli chiedo com'è andata non fa che parlarmi di qualcosa che riguarda te, ed ogni volta che lo fa, sorride. Capisci? Mio figlio sorride. Tutte le votle che ti ha lasciata da sola è stata per colpa mia, anche se gli ho ripetuto più volte di sentirmi meglio, basta che una volta abbia un calo di pressione che lo chiamano per farlo tornare immediatamente da me; sono io quella famosa lei e mi dispiace avertelo rubato per più volte.
Ultimamente è venuto a trovarmi quel ragazzo tanto caro e simpatico che andava in classe con Castiel.. come si chiamava? Ah, si Nathaniel. Nonostante mio figlio lo tratti sempre male, lui ci è sempre stato vicino, e mi ha raccontato di come in questo anno Castiel non abbia fatto nessun grosso guaio. Erano anni che mio figlio entrava ed usciva dalla presidenza, e tu, in pochi mesi, sei riuscita a cambiarlo in meglio; conosco anche io qualcosa della tua storia, so che sai cosa significa sentirsi emarginati, sentirsi soli. So anche che tu non hai più nessuno accanto a te, se non tua zia, ma se mi concederai l'onore di questa occasione, vorrei esserci io per te, a patto che tu ci sia sempre per mo figlio.»
Quelle parole così sincere e spontanee, nate dal cuore di quella donna le faceva affiorare le lacrime agli occhi; sapeva cosa significava perdere una persona cara ed importante come la propria madre, e Castiel erano anni che se la stava vedendo portar via dalla malattia, senza che lui potesse fare niente.
Elenoire le strinse ancora di più la mano tra le sue e guardandola con i suoi occhi verdi ed intensi le chiese di prendersi cura di suo figlio.
Jay ricambiò la stretta e piena di vita si alzò in piedi di scatto, sorridendo alla donna che la guardava sempre più entusiasta e contenta.
«Le darò io una mano a tenere d'occhio Castiel, non si preoccupi; lo terrò a bada io quel ragazzaccio» rise facendole l'occhiolino. «Non ritengo di sapere ogni minima emozione, sensazione o dolore che abbia provato, ma sono sicura di capire la situazione e le varie conseguenze che ci sono state; non credo che dobbiamo basare tutta la nostra vita sugli eventi passati, ne dovremmo parlare, ci dovremmo riflettere sopra, ma la cosa essenziale è vivere ogni giorno al meglio, e pensare al nostro futuro, imparando anche dal passato. Non crede anche lei Eleonore? E quando si sentirà meglio andremo tutti e tre insieme su quella collina, a fare un picnic tutti insieme, in modo da farle riprovare quella sensazione di tranquillità e normalità ancora una volta, e poi un'altra ancora e così via. Può contare su di me, non vi lascerò per nessun motivo al mondo.»
Elenoire aveva gli occhi lucidi e con la voce strozzata in gola riuscì soltanto a ripeterle la stessa frase:
«Sei una benedizione, grazie» Poi dopo aver preso un altro sorso d'acqua si schiarì la voce e continuò a parlare. «Aspetta un attimo, abbiamo un ospite che sta origliando da dietro la porta; forza entra, potevi dirmelo se volevi restare con noi»
Castiel voltò l'angolo ed entrò nella stanza, con le braccia incrociate, e le guance leggermente rosse per l'imbarazzo, con un lieve sorriso accennato.
«Vedi Jay, è di questo che parlavo, guarda.»
Castiel si sentì i riflettori puntati contro e tornò a mostrare la sua faccia rude e scocciata; ma Jay gli sorrise e lo prese sotto il braccio, portandolo a sedere accanto a lei e la madre; il ragazzo si trovava seduto in mezzo alle due donne, le due donne più importanti della sua vita.
«In voi, rivedo molto la coppia che eravamo io e mio marito tanto tempo fa, ma cosa ci fate ancora qua? Andate forza, uscite, passate il vostro tempo insieme all'aria aperta, godetevi questa giornata di sole» disse sorridendo ai due ragazzi e facendoli scendere dal letto.
Jay guardò Elenoire un po' preoccupata, non voleva lasciare una donna così speciale da sola senza alcuna compagnia; in questo poco tempo che aveva trascorso insieme erano riuscite già a stabilire un forte legame tra di loro e l'affetto non si risparmiava. Quella donna, così fragile all'apparenza, ma così forte all'interno, la considerava già come parte integrante della loro famiglia senza aspettare neanche un minuto di più e Jay non se la sentiva di lasciarla ad annoiarsi da sola in quel letto.
«Tranquilla» le disse Elenoire capendo al volo il suo rammarico «A minuti dovrebbe arrivare un mia cugina a farmi compagnia, vai pure tranquilla, starò bene, dopo averti incontrata mi sento molto meglio» Jay si avvicinò al letto a l'abbracciò forte, poi Castiel le rimboccò le coperte e le disse qualcosa nell'orecchio, la madre annuì stancamente senza dire niente con gli occhi inumiditi.
Castiel prese per mano Jay, ed appannò la porta della stanza della madre, per poi scendere le scale il più velocemente possibile, attraversando il piccolo giardino ancora più in fretta per non farsi bloccare la strada dal suo cane a volte un po' troppo affettuoso rispetto a quello che lascia intendere il suo nome.
Si infilarono i caschi e salirono in moto.
I due ragazzi passaro la giornata in campagna, vicino ad un campo di grano, godendosi la vista che potevano ammirare da quella posizione; e parlarono, eccome se parlarono! E si avvicinarono sempre di più; per la prima volta, Castiel di sua spontanea volontà, le stava parlando di suo padre, di quel poco che ricordava di quando passava il suo tempo con lui da piccolo, di come gli avesse insegnato il nome delle stelle e di quando gli aveva regalato Demon. Il tempo trascorreva in fretta e tra una storia ed un bacio, arrivò il tramonto; Jay si alzò in fretta da terra e tendendo un braccio al suo ragazzo gli diede una mano ad alzarsi. Castiel la guardava un po' confuso, non capiva come mai non volesse godersi quella vista meravigliosa che avevano ai loro piedi. La ragazzo lo costrinse a rimettersi il casco e tornare in sella dicendogli di tornare in fretta nel suo quartiere prima che si facesse troppo tarsi. Arrivati davanti casa della ragazza, lei saltò letteralmente giù dalla moto, si sfilò il casco e lo passò a Castiel, che dopo averlo messo apposto, raggiunse la ragazza che stava correndo dall'altra parte della strada; la seguì ed imboccarono una stradina laterale che li condusse nel mezzo del verde proprio di fianco al parco centrale della città.
«Potevamo restare lì se volevi stare nel verde, no?»
Jay gli sorrise e lo prese per mano, continuando a correre verso il cancello del parco, mentre il custode lo stava chiudendo.
«Un attimo, la prego, facciamo in fretta, ci dia solo cinque minuti, è importante.»
Il custode non poteva rimandare la chiusura, ma guardando gli occhi imploranti di Jay, capì l'importanza che la cosa aveva per la ragazza e senza guardarli in faccia disse: «Cinque minuti precisi.»
Jay urlò un grazie mentre continuava a correre portandosi dietro Castiel ed insieme attraversarono la siepe che li divideva da quell'angolo appartato di cui nessuno, neanche il custode, era a conoscenza. Prese le lettere dalla borsa e le porse a Castiel, facendogli segno di rimetterle a posto.
Il ragazzo la guardò incredula, si era fatta tutta quella corsa per rimettere a posto le lettere che avrebbe potuto benissimamente restituirgli senza obbligarsi a riportarle lei di persona; ma ci teneva, voleva essere insieme a lui quando le avrebbe restituite a quel rifugio segreto, quella cassetta postale che arrivava dritto al ricordo del padre.
Castiel prese in mano le lettere, strette nel loro nastrino rosso, e cacciò di tasca un pezzo di carta leggermente stropicciato, che le porse senza dirle niente; cacciò dal gruppo una lettera e gliela mise in mano insieme a quel pezzo di carta che le aveva dato pochi secondi prima.
«Questa, voglio che la tenga tu.»
Mentre Castiel attraversava il filare di alberi per trovare il suo albero cavo per riporci di nuovo le lettere, Jay rimase al suo posto, con gli ultimi raggi di sole che le illuminavano il viso, tingendola di arancione e rosa. La busta che le aveva dato era quella che riportava la data di quell'anno, ed aprendo il pezzo di carta stropicciato che le aveva dato per primo, vide che era la continuazione di quella lettera. Prese la prima parte della lettera per rileggere l'ultima frase per potersi ricollegare all'ultimo pezzo.

 

Sai papà, è da tempo che non incontro una persona così speciale ed in gamba come te; in molte cose mi ricorda te in effetti, siete tutti e due molto impacciati e fate quelle espressioni...
...così buffe quando vi sentite in imbarazzo; anche lei è molto curiosa ed ogni volta che la vedo mi vieni in mente tu.
Non credo che finirà per il verso giusto questa storia, sono stato troppo vigliacco per meritarmi di stare con lei; Elenoire dice che passerà, che capirà e mi perdonerà.
Ma l'unica cosa che so per certo è che provo qualcosa per lei, qualcosa di forte, di inspiegabile con le parole, indefinibile ed inquantificabile.
Papà, io penso proprio di amarla.

 

Castiel tornò indietro correndo e la portò dietro di sé per tutto il parco, raggiungendo il più velocemente possibile il cancello per non tardare ulteriormente e non far passare un guaio a quel custode che era stato così disponibile nei loro confronti; con un cenno lo ringraziò mentre passavano davanti a lui, percorrendo a ritroso la strada che avevano fatto all'andata di corsa. Jay era rimasta spaesata dopo aver letto la parte finale della lettera: leggerlo nero su bianco, scritto dalla mano di Castiel rendeva il tutto ancora più reale e concreto.
Mentre camminavano per il quartiere, per tornare alla moto, incontrarono Ambra e Nathaniel che stavano tornando a casa.
«Oh, ancora con questa malsana idea di stare con Castiel? Non ti basta fare la gattamorta con mio fratello?» le imbeccò immediatamente quella strega bionda appena la vide.
Ambra le si avvicinò in modo minaccioso, alzando una mano per darle uno schiaffo, ma prima che potesse farlo, qualcuno prendendola per il braccio la fermò.
«Smettila Ambra, non posso crederci nenache a vederlo che ti comporti come una bambina viziata; non serve che ti ostini tanto in questo tuo dramma, guardali! Non vedi che sono innamorati? Mi vergogno per te, non ti sei mai comportata così, devi finirla!» Era la prima volta che vedevano Nathaniel sgridare sua sorella con tanta foga.
Ambra se ne andò via rossa in volta per la rabbia senza aspettare il fratello; Castiel guardò sorpreso quel ragazzo biondo che era stato sempre così calmo e serafico, che da anni difendeva sua sorella senza voler sentire alcuna ragione.
«Mi sorprendi signor segretario delegato, non pensavo avessi tanta energia»
«Ti invidio sai, Castiel... invidio il fatto che tu abbia trovato una ragazza come lei, che ti ama e ci tiene davvero a te. Trattala bene o ne dovrai rispondere a me.»
«Non ho la minima intenzione di farlo o di mettermi a discutere con te, quindi non lo avrei fatto in alcun caso»
Nathaniel sorrise.
«E' da questo che si capisce che questa ragazza ti fa solo bene, fino a pochi mesi fa avresti usato il pretesto per mettermi le mani addoso. Devo lasciarvi ora, vado a recuperare Ambra.» e se ne andò a passo svelto superandoli.
Arrivarono davanti casa di Jay e si andarono a sedere sotto il porticato di casa, restarono in silenzio, uno accanto all'altra, godendosi ogni secondo dello stare insieme senza aver bisogno di aggiungere nient'altro.

 

 

«Cos'hai detto a tua madre prima di uscire?» chiese con un soffio di voce la ragzza, con la testa appoggiata sulla spalla del ragazzo.
«Uhm?»
«Ma si, quando le hai rimboccato le coperte, le hai detto qualcosa nell'orecchio e lei ha annuito»
«Ah si, le ho chiesto una cosa»
«Che cosa?»
Castiel la guardò negli occhi.
«Le ho chiesto: Mamma, è quella giusta?»
I due si baciarono mentre il sole scompariva completamente dietro i palazzi, inaugurando una nuova vita da coltivare e condividere insieme, nei bei momenti e in quelli tristi, nelle situazioni di crisi ed in quelle prospere, nella buona e nella cattiva sorte.

 

Untll Death.

 

 

 

 

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Commento dell'autrice:

Siamo arrivati alla fine a quanto si può intuire.
Until Death” è stato il capitolo finale di questa fan fiction a capitoli che spero vivamente sia piaciuta a tutti quelli che l'hanno letta.
Un grazie doveroso è per tutti voi, si anche a te, anzi, soprattutto a te che stai leggendo ora questo, ti ringrazio per aver letto ogni singolo capitolo, ogni singola parola, di aver percepito ogni sentimento ed emozione che sono intrinsechi in queste lettere messe una di seguito all'altro.
Until Death fa pensare a qualcosa che porterà alla tomba, alla fine dei tempi, ma questo titolo è così bello che forse lo userò per una nuova storia, chissà, è tutto da vedere.
E' stato bello condividere con tutte/i voi questa avventura, spero di rivdervi sempre più spesso a leggere le mie storie.
Un bacio ed alla prossima!


 


Jay Myler 
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