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Autore: Kia85    09/06/2013    7 recensioni
Harry e la festa di Halloween. Un rapporto fatto di amore e odio, amore e odio…
E in qualche modo Hermione è sempre lì a risolvere tutto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Storia partecipante al CAC, Comedy Auror Contest - Contest organizzato dal gruppo "Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]"

 

 

 

On our way home

 

 

La sera di Halloween è sempre una delle più gelide del mese ed è sempre stata, per me, una festa alquanto deprecabile. Non tanto perché ricorre l’anniversario della morte dei miei genitori, ma forse perché il primo Halloween che riesca a ricordare è stato decisamente traumatico.

Quando ero un bambino di appena cinque anni, zia Petunia raccontò a me e Dudley che il freddo della notte di Halloween era necessario per permettere ai morti di uscire dalle tombe e recarsi in città, barcollando con le braccia penzoloni, gli occhi pieni di vermi e la bocca aperta in un ghigno, per spaventare i bambini cattivi. Sfortunatamente (per me) Dudley fu così terrorizzato dall’idea che qualche zombie potesse raggiungere Privet Drive, sgattaiolare nella sua camera e afferrarlo con le sue mani viscide, che zia Petunia si corresse e alla fine i morti sarebbero usciti dalle tombe solo per spaventare me, come esempio per tutti i bambini. Avrei dovuto capire già allora che la mia vita sarebbe stata un infinito susseguirsi di “Harry, sacrificati di qua, Harry, sacrificati di là”.  E tanti cari saluti alla mia tanto agognata vita tranquilla, da persona schifosamente ordinaria.

Comunque, quella notte, avevo troppi zombie in testa per pensare al mio futuro da agnello sacrificale. Di conseguenza non riuscii a dormire, pensando a ciò che aveva detto zia Petunia. Tuttavia, ritornando ora a quei ricordi, forse non era stato tanto il racconto della zia a non farmi dormire, quanto piuttosto i biscotti fin troppo zuccherati e le caramelle di granito che avevo ricevuto dalla signora Figgs, mentre i Dursley portavano Dudley a spasso per la consueta raccolta di dolcetti di Halloween. Dolcetti che ovviamente Dudley si era cortesemente offerto di mostrarmi, confrontandoli con i miei e ritenendoli superiori in quantità e qualità. Sai che novità.

Da quella notte insonne, la festa di Halloween ha perso tutto il suo fascino, almeno fino a quando non ho visto come si festeggiava a Hogwarts. Non potrei mai dimenticare il mio primo Halloween a Hogwarts: i dolci, le decorazioni, i dolci, i fantasmi, i dolci, il troll che per poco non mi accoppava con Ron e Hermione… e naturalmente i dolci!

E ora, a quasi quindici anni di distanza da quella sera, mi ritrovo nuovamente a prepararmi per festeggiare Halloween, nonché recuperare ancora una volta Hermione dal suo stato d’isolamento post-litigio.

Il motivo del litigio riguarda proprio Halloween. C’è una festa stasera al Ministero. Hermione voleva andarci a qualunque costo perché da poco è entrata a far parte del Dipartimento e ritiene indispensabile partecipare a eventi del genere per il suo corretto inserimento nel mondo del lavoro. Ovviamente, come suo compagno di vita, io avrei dovuto accompagnarla. Lo sguardo che Hermione mi ha rivolto è stato uno sguardo che mi raccomandava caldamente di acconsentire e lo sapevo bene, l’avevo visto, avevo sentito il brivido che mi consigliava di dire “Sì, Hermione, ti accompagno volentieri” perché altrimenti mi sarei cacciato in grossi guai per la centesima volta. Avevo, però, percepito anche il disagio di quell’altra parte di me, per cui, dalla fine della guerra, Halloween ha perso tutto il fascino recuperato negli anni trascorsi a Hogwarts. La festa dei morti, per quale motivo si festeggia la morte? Io ho visto la morte in faccia, ho sfiorato le sue dita scheletriche, ma ne sono miracolosamente sfuggito. Altri no, amici miei che non ce l’hanno fatta e si sono arresi fra le sue braccia rigide e fredde. Di conseguenza, che motivo ho di festeggiare questa sera?

Questa volta Hermione non ha capito. Non che io abbia motivato il mio rifiuto con qualche parola in più rispetto al semplice “Non ne ho voglia, mi dispiace”.  Ah sì, so come farla arrabbiare. Sono un campione in questo. Non ai livelli di Ron, per carità. Lui è un fuoriclasse. In passato Ron non ha fatto altro che continuare a stabilire sempre un nuovo record nella categoria “Salto dei nervi di Hermione”, ma in questo caso sono felice di accontentarmi della medaglia d’argento.

In pratica con quella mia risposta è come se le avessi rivolto un brutale “Vacci da sola”. O almeno questo è quello che lei ha sentito. Non intendevo certo dirglielo così chiaro e tondo. Sì, ok, il senso era quello, ma non sono proprio così stupido. E lei non ha detto niente. Le sue labbra si sono solo ristrette, come fa ogni volta che si trattiene per evitare di esplodere in un torrente di proteste, e poi è sparita al piano di sopra. Due minuti dopo, sconfitta e arrabbiata, è andata da sola alla festa al Ministero.

Tuttavia, non appena Hermione si è smaterializzata, rimasto solo a casa, mi sono pentito subito di non averla accompagnata. La casa è troppo grande senza di lei. Senza considerare il lieve russare di Grattastinchi, accoccolato contro la mia gamba, caldo come un tizzone ardente, in casa non vi è nient’altro che silenzio. Silenzio e freddo che spaventano più della morte, che fanno riaffiorare in me la paura più grande, la paura di restare solo. E Hermione non è qui a scacciare il silenzio chiacchierando semplicemente con me dell’ultimo caso di cui si è occupata a lavoro, non è qui ad allontanare il freddo con il tepore del suo abbraccio o con le sue labbra dal sapore dello zucchero filato.

Così in un batter d’occhio, decido di raggiungerla ovunque lei si trovi, qualunque cosa stia facendo. Non mi cambio neanche e mi smaterializzo per ricomparire, in pochi istanti, di fronte alla sede del Ministero.

La sala è addobbata con zucche di varie dimensioni con le espressioni più inquietanti, teste rinsecchite che ridono in modo stridulo, pipistrelli che volano da una parte all’altra della sala, impigliandosi di tanto in tanto in qualche parrucca e trascinandola con sé. Il tavolo del buffet mostra una ricca serie di pietanze sicuramente deliziose, nonostante l’aspetto poco invitante: vi sono sandwich a forma di dita di gigante, fagottini di cappelli di strega, fantasmini di purè di patate, ragni enormi ed evidentemente finti le cui zampe sono diventate spiedini di frutta…

Mi guardo intorno per cercare una cespugliosa massa di capelli ricci, pensando a cosa dirle quando sarò proprio di fronte a lei, e sono così preso dalla mia ricerca e dalle mie riflessioni che sussulto quando una voce alle mie spalle mi chiama per nome. Mi volto, ritrovandomi di fronte a… me stesso.

Bene, sono sconcertato. Ma che dico, sono impazzito! L’uomo davanti a me ha occhiali uguali ai miei, capelli neri e una cicatrice sulla fronte. Indossa il mio maglione preferito. Come fa a indossare il mio maglione preferito? Me l’ha regalato Hermione il Natale scorso. Forse è il me stesso del passato, o del futuro. Forse viene dal futuro perché è un po’ più alto di me. Crescerò ancora in altezza. Oh, questa sì che è una bella notizia.

Ma che sto facendo? C’è un uomo tale e quale a me ed io penso a miei problemi di statura. Devo aver perso la testa! Ecco, questo è l’effetto del senso di colpa. Mannaggia a me. Mannaggia a questa stupida festa! Mannaggia a-

“Harry, sono io.” esclama l’uomo, destandomi dal mio frenetico farneticare.

Aspetta… a guardarlo meglio, forse so di chi si tratta e questo spiegherebbe l’altezza, infrangendo le mie misere speranze, e anche quel ciuffo di capelli rossi che sporge da sotto la parrucca. Decisamente inconfondibile.

“Ron?”

 “Sì! Che bello vederti qui, amico.”

Ron ride e mi stringe calorosamente la mano: “Allora, ti piace il mio costume?”

“Per niente.”

“Perché no? Il costume di Harry Potter va alla grande quest’anno!” ribatte Ron, indicando gli altri invitati.

Passo in rassegna tutti i presenti e mi accorgo effettivamente di una notevole presenza di parrucche nere e occhiali tondi sul naso. Sembra un’invasione di Harry Potter. Sono l’unico qui dentro a trovare la cosa inquietante? Lo stomaco mi si contorce nell’addome: è proprio il genere di cose folli che non avrei mai voluto vedere. Una follia conosciuta come Pottermania.

“Ma perché proprio tu ti sei vestito…così?” gli domando con un gesto vago della mano.

 “È presto detto. Ho sempre desiderato essere te.”

“Ma tu sei già stato me.”

“Sì, ma quella sera non mi sono divertito più di tanto.”

Sospiro rassegnato: questa dannata, eterna gelosia di Ron

“Piuttosto, sei da solo?” gli chiedo, cercando disperatamente di cambiare argomento.

“No, mi ha accompagnato Luna. Guarda, è proprio lì a prendere il punch.”

Seguo la sua indicazione e vedo Luna in piedi di fronte a un calderone enorme da cui fuoriesce vapore verde brillante.

“Ehi, Luna, c’è Harry!”

Lei si volta, sorride e ci raggiunge con un bicchiere in mano, pieno di liquido verde.

“Ciao, Harry, che bello rivederti.”

La osservo meglio. Indossa un vestito rosso con frange luccicanti che si muovono a ogni suo piccolo movimento. I capelli sono decorati con piume vaporose, rosse come il vestito. Ho paura di chiederle quale dovrebbe essere il soggetto del suo vestito. Quando si tratta di Luna Lovegood è sempre meglio restare nell’ignoranza.

“Ti stai chiedendo da cosa mi sono vestita, vero?” mi domanda con un sorriso che dimostra quanto sia consapevole dei miei pensieri.

Rido, ostentando una finta indignazione: “Cosa? No, stai scherzando? Si capisce perfettamente che sei… sì, insomma… sei…”

“Harry. – sospira lei, divertita - Sarai ormai la trentesima persona che me lo chiede stasera. Strano, pensavo fosse abbastanza evidente.”

Strano davvero, certo. E Ron se ne sta lì a sorriderle con un sorriso sciocco, di quelli innamorati pazzi, e le passa un braccio attorno alle spalle: “Mia cara, diglielo e basta.”

“D’accordo. Sono vestita da Schiantesimo.”

No, non le chiederò “Cosa?”, perché ho capito benissimo. Perciò mi limiterò a dire: “Schiantesimo?”

“Esatto. È il mio modo di celebrare questo incantesimo. Ritengo che sia piuttosto utile: permette di sbarazzarsi del proprio nemico senza doverlo per forza uccidere.”

“Certo, mi sembra giusto. – mi sento dire e annuisco– Un gran bel vestito, il tuo.”

“Grazie.”

Comunque! Harry, sei venuto qua per cercare Hermione, non per perderti in chiacchere con i tuoi migliori amici. Cerca di combinare qualcosa di buono, per la prima volta in questa giornata.

“Per caso… ehm… sì, avete…ehm…”

“Visto Hermione?” conclude Ron, salvandomi dal mio improvviso nervosismo.

“Ehm…sì. Proprio lei.”

“Credo sia al tavolo con Arthur Diggory. Sembra che la stia coinvolgendo in un’importante conversazione di lavoro…”

Finalmente intravedo la mia cespugliosa massa di capelli preferita e sorrido fra me. Non sembra proprio che il signor Diggory la stia coinvolgendo; in effetti, sta parlando solo lui. Hermione ascolta e strano ma vero, pare proprio che non stia ascoltando il suo capo. Sembra invece che stia viaggiando molto lontano con la mente e la mia speranza è che stia andando verso casa, dove pensa che io mi trovi adesso, che stia tornando da me per fare pace.

“Problemi, eh?” esclama Ron.

“Giusto un po’.”

“Cos’hai combinato?”

“Perché dovrebbe essere colpa mia?” esclamo e sono certo di avere un cipiglio fin troppo evidente sul viso.

“Perché sei venuto qua a fare pace con lei. – risponde lui con il tono di chi la sa molto lunga - È sempre colpa tua, se tocca a te correre dietro a Hermione.”

“Se devo essere onesto, non credo sia tutta colpa mia, ma… stare in casa da solo era terribile.”

“Ah sì, l’ha fatto di nuovo, eh?”

“Cosa?”

“Sì, dai, hai presente quando discuti con Hermione e né tu né lei avete intenzione di prendere anche solo in considerazione l’opinione dell’altro? E poi lei si limita a scrollare le spalle e dire ‘Fa’ come vuoi’, che però implica, in effetti, che tu non possa fare come vuoi, perché devi fare quello che lei vuole?”

Deglutisco.

“Oh… sì, immagino che sia andata così.”

“Beh, quello è solo il suo modo di insinuare il senso di colpa nel punto più profondo della tua anima, come i semi di zizzania che crescono lentamente, ma numerosi soffocano tutte le piante buone. Allo stesso modo il senso di colpa ti divora e alla fine ti costringe a raggiungerla per chiederle scusa!”

“Ah sì, proprio quello.”

Sospira: “Ecco. Vedi, Harry, ci sono passato anch’io. Queste cose le so, dammi retta. Non è neanche colpa sua, poverina, non lo fa apposta. È solo che è più forte di lei.”

Ron si sta atteggiando come gran sapientone delle manie di Hermione e la cosa mi dà alquanto sui nervi. D’accordo, sono stati insieme, ma ora Hermione è la mia ragazza. Così non posso proprio fare a meno di rivolgergli il mio sguardo più truce da ora basta!

E Ron, che ha imparato ad afferrare quando il troppo è davvero troppo, si blocca e si schiarisce la gola: “Quindi… sì, dicevamo. Hermione lì. Tu qui. Ci vediamo dopo, Harry!”

Ron afferra il braccio di Luna e la trascina il più lontano possibile. Bene, non mi resta che farmi coraggio e affrontare Hermione. Dopotutto non è la prima volta che mi tocca chiederle scusa e implorare il suo perdono.

La guardo di nuovo, seduta al tavolo, mentre giocherella distrattamente con uno strano oggetto che, nonostante gli occhiali, non riesco a riconoscere.

Inspiro profondamente. Sono pronto, devo solo fare un passo in avanti e poi un altro ancora e, sì, un altro ancora fino ad arrivare al tavolo di Hermione. E poi lei mi guarderà, sorpresa di vedermi proprio qui ed io comincerò a parlare prima che lei abbia il tempo di aprire la sua bocca per chiedere “Che diavolo ci fai qui, Harry?”.

Allora le dirò che mi dispiace, che mi sono comportato da idiota, che avrei dovuto spiegarle perché non volevo accompagnarla a questa dannatissima festa e che se non vuole più rivolgermi la parola ha tutte le ragioni del mondo, certo, ma non può farlo perché senza di lei sono perso. Sono sempre stato perso senza di lei.

Le dirò tutto, senza lasciarle il tempo di interrompermi con le sue proteste e i suoi sguardi di trionfo, glielo dirò e poi lei mi perdonerà, mi perdona sempre perché sa che sono un idiota. Lo sanno tutti, che sono idiota.

Sì, ormai sono un esperto. Almeno, dovrei essere un esperto.

Dovrei…

Allora perché è sempre così maledettamente difficile fare il primo passo?

E poi Hermione si volta verso di me, mi guarda, sorpresa, e si alza. Mentre si avvicina, noto che indossa un camice bianco e riconosco l’oggetto che stringe con forza in mano: è uno di quegli strumenti di tortura usato dai dentisti, uno strumento appuntito e ricurvo, a forma di uncino che s’insinua tra i denti e si conficca nella gengiva e tu stringi i braccioli della poltrona per non sobbalzare e rischiare di tranciare le dita del dottore.

Ma perché sto pensando alla mia ultima visita dal dentista?

Perché le mie stupide gambe mi hanno abbandonato?

Ora sarà lei che comincerà a parlare, senza lasciarmi il tempo di dire neanche un misero ma. Ora sarà lei che riverserà la sua rabbia contro di me, urlandomi che le ho fatto fare brutta figura con il suo capo, che tutti ora pensano che io sia snob e di conseguenza deve esserlo anche lei, se sta con me, quando invece sappiamo benissimo entrambi che non è affatto così.

Eccola, si avvicina sempre di più, le sue labbra sono dischiuse, pronte per far uscire tutto ciò che passa nella sua testa. E l’orripilante strumento di lavoro è sempre lì, nella sua mano. Oh, perché doveva essere figlia di due dentisti? Non poteva nascere in una famiglia di fiorai? Posso sempre smaterializzarmi e tornare a casa. Sì, grande idea, così poi lei mi odierà a morte per tutta la vita.

Al diavolo tutto, sii uomo, Potter! È il tuo destino, giusto? Quello di sacrificarti per il bene degli altri… Lo hai fatto per l’umanità intera, perché non dovresti farlo per la donna della tua vita?

Chiudo gli occhi con forza. Eccomi, Hermione, sono qui, immolato su quest’altare, pronto per lasciarmi trafiggere con quell’arma assassina.

“Harry.”

Il tono stranamente pacato mi fa aprire gli occhi lentamente. Sta sorridendo.

Perché sta sorridendo? Ho qualcosa di strano sul viso? Qualcuno mi ha lanciato una Caccabomba che sta per scoppiarmi addosso?

Tuttavia mi accorgo che non m’importa molto. Perché proprio adesso, Hermione ripone quell’oggetto terrificante nella tasca del camice e prende entrambe le mie mani, le stringe e il suo sorriso si allarga ancor di più.

“Andiamo a casa, Harry.”

Potrei chiederle ancora cosa è successo, perché non mi chiede il motivo della mia presenza a questa festa, perché vuole tornare a casa, così serena, senza farmi una scenata, senza ascoltare le mie scuse, le mie ragioni, il mio infinito amore per lei. Potrei chiederle un sacco di cose, ma non lo faccio e torno a casa insieme a lei.

Perché Hermione lo sa.

Perché Hermione sa sempre tutto.

 

 

Bene, dopo secoli sono tornata a scrivere una HarmonyJ

Grazie a kiki2604 e mamogirl che hanno betato la storia. Grazie a Lights per il banner.

E grazie al fantastico gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]”.

Alla prossima

Kia85

   
 
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