Storie originali > Noir
Ricorda la storia  |      
Autore: Gwendin Luthol    11/06/2013    2 recensioni
Ho messo genere "Noir", ma se mai la storia avesse un buon risvolto e la mia testa producesse idee buone, credo che ci finirebbe in mezzo anche una buona dose di contenuti "Fantasy".
E' una prova, se non hai niente da fare e ami le storie un po' cupe e strambe mi farebbe piacere che tu la leggessi ^^
"Più Grace si portava avanti, più la figura sembrava muoversi, ma la bambina non riusciva a percepire altro e si affidava completamente alla sua lanterna brancolando nel buio.
Bisbigli, rumori e lo scostare della sedia.
Grace sentiva benissimo, essendo una Portatrice dell’Ombra aveva l’udito incredibilmente sviluppato."
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Portatriceombra

La Portatrice dell’Ombra

Si percepiva la forte umidità in quel luogo tetro e sconosciuto, Grace la sentiva, anche se non poteva vedere bene.
Non sapeva perché e come fosse arrivata lì, non ricordava nulla. Forse era caduta, perché sul fianco destro avvertiva un certo fastidio se provava leggermente a sfiorare il bacino con il freddo sottosuolo.
In quelli che parevano quarti d’ora, Grace si rese conto in pochi minuti che non poteva rimanere lì tutto il giorno, o notte magari.
Così, piano ma con fare deciso, la bambina si rimise in piedi innalzandosi in tutta la sua statura. Il fianco però, le dolorava così da piegarla un po’ sulla destra e ciò contribuiva ad abbassarla un po’, ma rimaneva comunque lunga e innaturalmente slanciata per la sua età.
Strizzò un attimo gli occhi. Non vedeva altro che buio, un copioso manto nero le copriva la vista.
Non che la sua fosse poi mai stata particolarmente sviluppata.
Ma se tutti noi ci saremmo fatti prendere dal panico appena precipitati in una certa situazione, Grace lentamente portò in avanti le mani e cominciò a vagare nell’oscurità come una sonnambula si fa strada nel pieno di un sonno pericolosamente infrangibile.
Non che fosse la prima volta, s’era allontanata nel bosco Cristallino in diverse occasioni, ma grazie alla sua Luccilanterna(*) aveva sempre ritrovato la via di casa.
Ma pensandoci bene, dov’era la sua Luccilanterna ora?
Proprio mentre il sudore freddo e l’ansia imminente cominciavano a farsi strada nell’ampia e distesa fronte di Grace, il suo occhio destro percepì un timido tremolio alle sue spalle.
L’ombra di un piccolo contenitore di vetro, lo sbattere frenetico d’ali leggere contro la superfice. La Luccilanterna era proprio lì, dietro la bambina.
Ella si voltò ritmicamente e piegandosi afferrò con mani ben salde lo strano oggetto. Sentì il dolce tepore della luce che emanavano le lucciole accarezzarle le dita: ora sì che si sentiva rassicurata e felice.
Decisa e determinata a tornare a casa, afferrò la maniglia della Luccilanterna e nel buio provò una qualche direzione.
Finalmente il mondo non era fatto solo di ombre, ma di sfumature, profondità e di qualcosa che andava oltre la sagoma grigia e anonima che sotto la luce andava solitamente ad allungarsi. (**) Talvolta addirittura alterare quello che normalmente aveva altra natura.
Grace dopo qualche passo scrupoloso e cauto, intraprese una camminata più spedita e un poco disavveduta, ma era sempre più convinta che quella che seguiva fosse la via esatta.
Quando improvvisamente le due lucciole all’interno della lanterna cominciarono ad agitarsi sempre più: solitamente era il segno che davano per indicare al possessore attuale della Luccilanterna nel buio che qualcosa o qualcuno erano molto vicino.
Gli occhi malconci di Grace notarono infatti l’ombra di quella che poteva essere un cartello con su scritta qualche indicazione, e la sua lanterna confermò la sua supposizione delineando per quanto possibile il palo e la sagoma dell’insegna.
Grace camminò velocemente sino a lì fino a che anche un’altra figura apparse proprio accanto all’indicazione.
Un piccolo fagotto accovacciato sembrava star seduto su una sedia, finita lì non si sa come. Nel bosco Cristallino mai vi erano sedie che sostenevano misteriosi sacchi buttati per caso. Ammesso che quello fosse ancora il bosco Cristallino.
Più Grace si portava avanti, più la figura sembrava muoversi, ma la bambina non riusciva a percepire altro e si affidava completamente alla sua lanterna brancolando nel buio.
Bisbigli, rumori e lo scostare della sedia.
Grace sentiva benissimo, essendo una Portatrice dell’Ombra aveva l’udito incredibilmente sviluppato.
La distanza fra lei e l’insegna era finita, ormai vi si trovava davanti, anche a pochi metri dal relitto d’uomo che sedeva con la testa china di fronte a lei, accanto al palo.
Si lamentava, contorceva le sopracciglia mentre Grace gli puntava la Luccilanterna di fronte per poterlo osservare meglio, stupita e col cuore incastrato nella gola.
“Abbassa quella stramba lanterna, dannazione” disse l’uomo con un lieve sussurro.
Grace non se lo fece ripetere due volte e scostò la Luccilanterna così che l’uomo potesse finire di lagnarsi, ma allo stesso tempo di osservare la nuova compagnia.
Sgranò gli occhi, alla vista degli stessi della bambina che aveva di fronte.
E la sua testa li descrisse come due palle nere inespressive, ornate da lunghissime, scure e folte ciglia. Sbattevano velocemente, mentre la loro padrona si perdeva silenziosamente nel buio, come imbalsamata.
Continuò a farsi scrutare senza timore Grace, in questo folle incontro dove nonostante una vocina nella sua testa continuasse a ripeterle “vai via Grace,  sbrigati a tornare a casa”, i suoi piedi rimanevano attaccati al suolo, e il suo cervello non riceveva ordini particolari oltre a quello di restare lì dov’era.
“Che hanno i tuoi occhi, ragazzina? Perché non distinguo l’iride dal resto che normalmente abbiamo tutti bianco?” domandò l’uomo accigliato.
“Sono una Portatrice dell’Ombra” rispose Grace, trovando saggio non aggiungere altro.
“Cosa significa?”
“Sono cieca, ma non completamente. Posso vedere le ombre delle cose e delle persone, ma siccome è naturale che non sia molto facile vivere così, sin da piccola mi hanno munito di questa” disse la bambina indicando la Luccilanterna e poi continuò “queste lucciole che vede all’interno sono incantate dal potere di una complessa e antica magia la cui luce mi permette di estendere la mia vista oltre la semplice ombra, ma delinea abbastanza la sagoma del soggetto. Così il mio mondo non è fatto di sole figure piatte, e posso più o meno riconoscere la dimensione delle cose e rendermi conto dello spazio che mi circonda.”
Ma l’uomo non parlò a questa lunga spiegazione, e Grace – sentendosi un po’ in colpa per aver parlato troppo – capii che ormai il “danno” era fatto e fece una domanda:
“Quei fagotti che tieni ai piedi cosa sono?”
Ma nessuna risposta venne a soddisfare la curiosità della bambina, piuttosto un respiro affannoso si fece largo nel silenzio.
Arrancava sempre più forte, era quello dell’uomo che con quella che parve molta fatica disse “Avvicinati, Grace”.
“Come sa il mio nome? Io non ho detto nulla!” esclamò stupefatta la bambina.
“Vieni e basta!” gridò sforzandosi con un fil di voce l’uomo.
Grace si avvicinò, tenendo ben salda la Luccilanterna, e l’altro la scrutò in viso.
Si soffermò particolarmente sugli occhi, mentre la bambina ebbe modo di accorgersi di qual era realmente la natura di quei fagotti che prima attrassero la sua attenzione.
Nessuno di questi ultimi e nessun piede, all’uomo erano state amputate le gambe dal ginocchio in giù, e inoltre Grace notò i pochi ciuffi di capelli sporchi e incrostati da una strana sostanza quale simile sangue e terra,  che spuntavano alternati sul capo di lui. L’odore era nauseante.
Poi tutto il resto accadde molto velocemente come se il tempo avesse cominciato a galoppare così in fretta da non poter dare un attimo a Grace di immagazzinare tutti quegli avvenimenti.
L’uomo dapprima sussurrò all’orecchio della bambina: “Salvami, salvaci ti prego”. E Grace si chiese da cosa, quando quella che sembrava in pericolo in quel momento era lei e perché lo sguardo di lui si era aperto dopo che lei gli raccontò il perché dello strano aspetto dei suoi occhi.
Così l’uomo si aggrappò alle spalle della bambina e una smorfia di dolore cominciò a dipingersi sul suo volto, mentre invocava aiuto sempre più forte.
“Da cosa? Che succede?” chiedeva la ragazzina anch’essa in preda alla confusione.
“C’è un luogo molto oscuro dietro le mie spalle, un luogo dove…”
Ma l’uomo si interruppe, qualcosa di immensamente freddo strisciò alle sue spalle, e Grace ne percepii il bisbiglio, ma non la figura ovviamente.
Poi venne a gracchiare un corvo, che irrompendo la tensione silenziosa fece sussultare l’uomo, il quale sgomitò urtando la Luccilanterna.
Grace, che aveva allentato la presa, la lasciò cadere e distruggendosi le lucciole vennero liberate nell’aria.
La bambina sentii il loro flebile sbattere d’ali allontanarsi fino a dissolversi nel buio, e con loro tutta la speranza e la sicurezza che lei costudiva dentro di se.
“NO!” urlò più forte per te, caricandolo di disperazione e rabbia mentre l’istinto la fece scagliare contro l’uomo. Voleva gridargli se si era reso conto di cosa aveva appena fatto. Fece per scrollarlo, ma che importanza aveva? Soprattutto quando questo venne come inghiottito da un ombra sullo sfondo, forse la cosa che sibilava quando l’uomo si era interrotto mentre spiegava il motivo delle sue grida a Grace.
Agitava le mani, le quali sfiorarono quelle della bambina che cercavano di afferrarlo.
“Non dovevo parlare… non dovevo! Aiutami!” implorò con l’angoscia che gli esplodeva nella voce.
E così Grace provò a fare, spinta da non si sa quale moto che le instaurò un innato senso di protezione nei confronti di uno sconosciuto.
Mosse incerta il primo passo, ma qualcosa si incastrò nel suo piede e la fece inciampare sui vetri infranti della sua Luccilanterna, ancora calda.
Così nel buio aggiunse i suoi lamenti al dolore del vecchio uomo che si allontanava sempre di più, poi qualcosa la scosse così tanto da farle perdere i sensi. E le ultime richieste d’aiuto dell’uomo furono l’ultima cosa che giunse alle orecchie di Grace.
“Salva questo mondo, tu puoi farlo, tu devi! O si impadroniranno anche di te!”
Poi come una nebbiolina scura avvolse il corpo della bambina, intorpidendo i suoi riflessi e alleggerendone le sensazioni. Eccetto la vista, quella rimase sempre uguale come inesistente.
Di certo, quel luogo non era il bosco Cristallino, piuttosto l’insegna vicino a dove l’uomo sedeva prima della cattura recitava: “Campo Inferio”. (***)

 

 

(*) La funzionalità dell’oggetto in questione verrà definita più avanti. Il nome è ancora da definire, nulla di certo, in quanto poco “serioso”.
(**) Si riferisce alle ombre.
(***) Nome da definire, proprio perché non credo di aver reso letteralmente l’idea di qualcosa di oscuro e terribile.

 

Spazio dell' "autrice":

Come ho spiegato nell’introduzione, questo piccolo avvenimento di cui vi ho parlato, non sarebbe altro che un estratto di un’ ipotetica storia che potrei scrivere.
Lo posto giusto per sentirmi dire se piace o meno, se c’è qualche correzione da fare o ascoltare qualche critica costruttiva avendo scritto tutto questo in base a fantasie mie, pur sapendo di non essere il genio della scrittura ovviamente.
In realtà l’idea nasce da questo disegno che ho fatto circa un mesetto fa, amo disegnare. Il disegno potete vederlo qui, in quanto è un pomeriggio che cerco di caricare l'URL e non va .-.  
(--> http://www.facebook.com/photo.php?fbid=473999452676045&set=a.397108497031808.52108089.396940087048649&type=3&theater )



  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: Gwendin Luthol