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Autore: millyray    12/06/2013    3 recensioni
Non serve avere un Signore Oscuro assetato di potere che non desidera altro che ucciderti, non è necessario avere il destino dell'intero Mondo Magico che grava sulle tue spalle, non bisogna rimanere orfani quando si è ancora in fasce per scombussolarti l'intera esistenza.
A volte basta avere solo quindici anni, gli ormoni in subbuglio e tanti tanti dubbi sulla vita.
(Sequel di S.Potter)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NOTA DI INIZIO CAPITOLO: attenzione, questo capitolo è leggermente pornografico XD

“Dentro qualche cosa urla e canta:
è ancora calda, nella mutanda!”

(10 piegamenti, T.Ferro)

I Grifondoro rientrarono dal campo di Quidditch stanchi e sudati.
Avevano appena affrontato un altro estenuante allenamento e desideravano soltanto buttarsi su un letto e farsi una bella dormita.
Il loro capitano li faceva allenare fino allo sfinimento, con vento, pioggia o neve, non importava. Almeno la prossima vittoria sembrava assicurata.

James si buttò su una panchina, con indosso solo i boxer, e chiuse un attimo gli occhi appoggiando la testa sul muro dietro.
Ma chi glielo aveva fatto fare di entrare nella squadra?
Ah, giusto, suo padre. Gli occhi gli brillavano sempre quando diceva che gli sarebbe piaciuto veder giocare almeno uno dei suoi figli e lui non voleva dargli questa delusione. Così l’anno scorso aveva deciso di provarci e l’avevano fatto entrare nella squadra.
E poi non se la cavava male, soltanto che gli veniva una scaga tremenda ogni volta che vedeva un bolide venirgli incontro. Ma  almeno si era fatto un po’ di muscoli lanciando la pluffa.

I suoi compagni di squadra stavano facendo un chiasso terribile, così decise di cambiarsi anche lui;  non era una buona idea addormentarsi lì.

Quando, però, riaprì gli occhi per poco non gli venne un colpo. I suoi compagni di squadra erano quasi tutti nudi, nudi nel vero senso della parola, così come mamma li aveva fatti. Essendo tutti maschi di certo non si preoccupavano di nascondere le loro parti intime e nemmeno James si vergognava di queste cose o si preoccupava della pudicizia, da piccolo con sua sorella stava anche nudo e lo faceva liberamente anche adesso, però… però, c’è qualcosa che non andava nelle sue parti basse, sentiva qualcosa premere contro i suoi boxer e non era un buon segno.
Abbassò lo sguardo vedendo ciò che sospettava: un rigonfiamento lì dove in quel momento non ci doveva essere.

Si voltò in direzione del muro e cominciò a rivestirsi in fretta e furia, prima che i suoi amici notassero qualcosa. Indossò i jeans e la felpa, cercando di abbassarla il più possibile. Ma stava diventando sempre più fastidioso.
Afferrò la sua borsa e si diresse alla porta.

“James!” lo chiamò qualcuno da dietro, ma lui era già troppo lontano.

 

Era arrivato nel suo dormitorio praticamente di corsa.
Per fortuna che la stanza era vuota.
Si spogliò in fretta e si infilò nella doccia, chiudendo le tendine. Lasciò scorrere l’acqua regolandola un po’ e aspettò di essere completamente bagnato. Poi se lo prese in mano e cominciò a masturbarsi, senza riuscire a togliersi dalla testa l’immagine dei corpi nudi dei suoi compagni di squadra.

Ma che gli stava succedendo?
Che diamine gli stava succedendo?

Alcune lacrime cominciarono a scendergli lungo le guance, mischiandosi all’acqua della doccia. Quando finalmente venne, si pulì la mano e continuò a lavarsi.
Prima di uscire dalla doccia, una volta finito, si asciugò le lacrime e cercò di calmarsi, di scordarsi quello che era appena successo.

Ritornò nella stanza ancora con i capelli bagnati, ma proprio in quel momento arrivò anche Nico, probabilmente di ritorno dagli spogliatoi.

“Ehi, James. Sei scappato prima. Ti avevo chiamato, ma…”, cominciò l’amico, poggiando la sua borsa sul letto.

“Ah sì? Scusa, è solo che… dovevo fare una cosa”.

“Ma stai bene?” gli chiese Nico, accorgendosi che l’altro non lo stava guardando e che aveva le guance un po’ arrossate.

“Sì, sì, sto bene… sono solo un po’ stanco”.

“Già, gli allenamenti sono duri, però ne vale la pena. Il Quidditch è uno sport magnifico”.

“Sì, è vero”. James non si accorgeva nemmeno di quello che stava dicendo. Si era vestito, aveva messo a posto la roba da Quidditch, aveva sistemato il letto e tutto pur di non guardare l’amico.
Nico nel frattempo si era buttato sul letto e aveva iniziato a leggere un manga.

 

Vicoire si trovava nell’aula di Erbologia ad annaffiare alcune piante. Si trattava di un tipo particolare di fiore che cresceva solo se riceveva tanta acqua e poteva diventare alto anche alcuni metri. Per ora era spuntato fuori solo un corto stelo verde con alcune foglie e il professor Paciock, di Erbologia, aveva affidato ai suoi studenti del terzo anno il compito di annaffiarlo tutti i giorni, a turni.
Quel giorno toccava alla giovane Weasley. La grifoncina non era una gran appassionata di Erbologia, però svolgeva i suoi compiti cercando di fare del suo meglio e l’insegnante aveva detto che quel compito avrebbe pesato sul loro voto finale.

“Ciao, Vicky!” la salutò qualcuno dalla porta.  La ragazza si voltò incontrando gli occhi castani e il sorriso dolce di Ted. Indossava ancora la divisa scolastica, nonostante le lezioni fossero già finite, e quel giorno aveva i capelli di un bel blu cobalto.  

“Ciao, Ted!” ricambiò lei, facendo ondeggiare la sua lunga chioma bionda. Continuò però ad annaffiare le piante, con molta calma. Il ragazzo la raggiunse e si sedette sul tavolo dietro di lei.

“Il professor Paciock vi fa lavorare parecchio?”

“Abbastanza, però si vede che la sua professione gli piace”.

“E tu, hai mai pensato che cosa fare da grande?” le chiese il ragazzo.

“E’ ancora presto per pensarci e comunque non ne ho la minima idea. E tu?”

“Mi piacerebbe curare gli animali”.

“Sì, secondo me saresti bravo. E poi ti piacciono”. La ragazza mise giù l’annaffiatoio e si asciugò le mani sui pantaloni. “Bene, ora possiamo andare”, concluse.

Ted scese dal tavolo e porse un braccio all’amica come un vero cavaliere. Lei infilò sotto il proprio e insieme si diressero verso il corridoio.

 

Alex aveva abbandonato la biblioteca da qualche minuto ma teneva ancora alcuni libri sottobraccio. Non sapeva proprio come avrebbe superato i G.U.F.O quell’anno, la sua voglia di studiare era pari a zero, per non dire di meno.

Andò in cortile, sperando di rilassarsi un po’ nell’aria fresca. Novembre era alle porte ma non faceva ancora particolarmente freddo. Le foglie, comunque, avevano già iniziato a tingersi di rosso e giallo e a staccarsi degli alberi finendo per terra dove, sotto i piedi di qualche passante, venivano schiacciate o alle volte raccolte.

“Alex!” la chiamò qualcuno. La ragazza si voltò verso la voce e subito vide Caleb che le correva incontro. Lei rimase ferma lì, ma emise un sospiro di frustrazione. Non aveva molta voglia di parlare in quel momento.
“Ciao, tesoro”, la salutò il ragazzo quando l’ebbe raggiunta.

“Ciao”, ricambiò lei di malavoglia, alzando gli occhi al cielo. Detestava quando la chiamavano tesoro e glielo aveva ripetuto mille volte. Certe volte i ragazzi erano così sordi. O forse cocciuti.  

“Come stai?” le chiese lui.

“Bene, tu?”

“Tutto bene”.

Alex lo guardò intimandogli con lo sguardo di dire quello che voleva, ma lui se ne rimase semplicemente zitto. Anzi, le spostò una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.

“Che cosa ti serve, Caleb?” gli chiese lei allora.

“Niente”, rispose lui scrollando le spalle. “Volevo solo salutarti. È vietato?”

“Non ho voglia di fare sesso adesso se è questo che vuoi”.

“Infatti non era questo che volevo”.

“Ah no?”

“Possibile che tu pensi sempre al sesso?” si spazientì il ragazzo.

“Guarda che sei tu quello che ci pensi”.

“Be’, in questo momento non ci stavo proprio pensando”.

“Sicuro?”

“Ok, forse un po’”, ammise infine Caleb. “Comunque non era mia intenzione chiederti di farlo. Ho mille altre ragazze, non solo te”.

“Bene, allora vai da loro. Non ho voglia di parlare con te ora”.

“Ma perché sei sempre così acida? E va bene, ciao”. Non le lasciò il tempo di dire niente che corse via, di nuovo dentro al castello.

Alex proseguì per la sua strada chiedendosi se fosse stata un po’ scorbutica con Caleb. Scosse la testa e decise di lasciar perdere. Ma che le fregava, dopotutto non erano amici, solo compagni di letto. Poteva trattarlo come voleva.

 

Sally prese il libro che le serviva da uno scaffale e tornò a sedersi al suo tavolo. La biblioteca non era molto affollata quel  giorno e Madame Pince non doveva intimare ogni due minuti a qualcuno di fare silenzio.

Lanciò un’occhiata agli altri tavoli. Tutti gli altri erano seduti in gruppetti, chi studiando in silenzio scambiandosi qualche chiacchiera ogni tanto e chi aiutandosi a vicenda nel fare i compiti. Lei era l’unica seduta sola soletta.
Studiava meglio da sola, si diceva, così nessuno la poteva distrarre. Però ogni tanto un po’ di compagnia le sarebbe piaciuta. Ma sembrava che nessuno volesse stare con lei, nemmeno le sue compagne di stanza. Be’, le sue compagne di stanza in ogni caso erano antipatiche, nemmeno lei le voleva frequentare. Per quanto riguardava gli altri studenti di Hogwarts non li conosceva granché, sebbene fosse lì da quasi cinque anni ormai. C’erano i suoi cugini, Alex e James, però, ma Alex era troppo scorbutica e di poche parole, di sicuro non una buona compagnia con cui passare del tempo e con James… con James era strano. Le piaceva stare con lui, anche semplicemente per fare i compiti, però non avevano molte cose di cui parlare non avendo quasi niente in comune. E poi lui se ne stava quasi sempre con Nico a parlare dei manga. Una volta lei ci aveva anche provato a leggerne uno, ma veramente, non riusciva nemmeno a capire da che parte leggerlo.
Il che le dispiaceva.
E poi c’erano Ted e Vicky. Ma Vicky le stava antipatica, anche se la povera ragazzina non le aveva fatto niente. Era così, a pelle. Sarà per colpa di quel suo visino di porcellana, per quegli occhi azzurri come il ghiaccio e i capelli lisci e biondi, quasi dorati. A soli tredici anni poteva dire di essere la più bella della scuola. Mentre Sally, accanto a lei, si sentiva goffa e impacciata.

La ragazza sbuffò e provò a riconcentrarsi sul tema di Trasfigurazione.

 

James era salito fino alla Guferia e si era seduto su uno scalino, vicino alla finestra. La stanza era vuota in quel momento, be’, fatta eccezione per i gufi.
Pensò di  scrivere una lettera ai genitori, ma non aveva né carta né penna. Magari a loro avrebbe potuto raccontare quello che gli era successo quel giorno e che non riusciva a scordarsi. Forse avrebbe saputo dirgli cosa gli stava succedendo.
Ma no, ma no! Cosa gli saltava in testa? Certo che non poteva dirlo ai suoi. Non voleva dirlo neanche a se stesso. Perché un’ipotesi se l’era fatta, ma era troppo terrificante per accettarla.

Si passò una mano sul viso e cercò di pensare a qualcos’altro. Forse se si distraeva in qualche modo tutta quella brutta storia se ne sarebbe andata dalla sua mente.

Mah.

 

 

MILLY’S SPACE

Salve gente!
Ok, tiratemi pure i pomodori e tutti i broccoli che volete. Lo so, sono enormemente in ritardo ma la scuola mi ha veramente portato via un sacco di tempo e sfibrata come non mai. Ma adesso che è finita finalmente posso concentrarmi sulle cose che mi piacciono.
E’ anche vergognoso che io mi presenti, dopo tanto tempo, con un capitolo così corto però questo è quello che la mia mente ha partorito. In realtà, con questa fanfic mi sono addentrata dentro un campo abbastanza ostico perché non ci saranno avventure, guerre o tutte quelle cose che abbiamo visto in Harry Potter, per cui sarà tutto un po’ più tranquillo, ma non per  questo meno emozionante. Le vite dei protagonisti non saranno certo prive di difficoltà e ho già in mente un bel po’ di cosucce ^^.
Ma non vi anticipo niente.

Sulla mia pagina Facebook (https://www.facebook.com/MillysSpace) entro breve posterò le foto di James, Alex, Sally e Co per cui, se volete vederle, buttateci un’occhiata ogni tanto.

Grazie dell’attenzione e buona serata a tutti,

Milly.

FEDE15498: sì, credo che Hermione post parto non sia proprio fantastica. Come ogni donna dopotutto. Piaciuto questo capitolo? Che ne pensi? Fammi sapere. Baci.

PUFFOLA_LILY: ammirarmi? Ma figurati, zia Row è molto più brava di me u.u Anzi, il paragone nemmeno esiste. Coooomunque… eccomi qua con questo capitolo, in ritardo come sempre ma meglio tardi che mai, no? Spero ti sia piaciuto. Un bacione.

P.S. ho visto che stai seguendo la fic di Torchwood. Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa, non me l’aspettavo. Ma ti dirò tutto quando l’avrò aggiornata, spero presto.  

  
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