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Autore: SunliteGirl    13/06/2013    9 recensioni
Shadows
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Hinata si sente un'ombra da quando ha perso l'unico sole che aveva saputo riscaldarla, amarla e renderla una persona diversa, migliore. Ma lei non è sola. Un'altra ombra, che come lei ha perso il suo sole un maledetto 24 Maggio, sembra tenerla vicina a sè e farle provare dei sentimenti che credeva non avrebbe mai più provato. C'è il ricordo di una promessa a tenerla legata al passato, a quell'uragano biondo dagli occhi azzurro-cielo. Come si può andare avanti e amare di nuovo, dopo essere stati spezzati?
Spero, aldilà della coppia, che potrete apprezzare questa storia di due capitoli a cui sono particolarmente legata. Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno :)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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shadows

Shadows

 

Parte Seconda

 

[As reason clouds my eyes, with splendor fading

Illusions of the sunlight]

 

«Avanti Sakura-chan, puoi accelerare? Stiamo andando lenti come delle lumache!».

«Cazzo, dobe, vuoi startene zitto un secondo?».

Sospirai di sollievo nel momento in cui finalmente sentii calare il silenzio nell’abitacolo. Già era frustrante stare seduto dalla parte del passeggero, in un auto rosa, se si aggiungevano anche le lamentele e capricci di un certo biondo testa quadra, le cose non miglioravano di certo. Lanciai un’occhiata allo specchietto e sorrisi compiaciuto nel vedere il ghigno capriccioso e contrariato sul viso di Naruto.

«Stupido teme, come posso starmene zitto quando sono così felice?» sbottò dopo pochi secondi, ponendo fine al brevissimo periodo di silenzio. “Addio, pace, è stato un piacere incontrarti”.

«E per cosa dovresti essere così contento?».

Mi voltai nel sentire quella voce cristallina, che proveniva dal posto accanto al mio. Osservai Sakura, i suoi capelli rosa e il sorriso sulle sue labbra, allegro e spontaneo. Qualcosa, nel modo in cui aggrottò le sopracciglia, mi insospettì e mi fece intuire il suo nervosismo mal celato. Conoscevo la sua irascibilità e sospettavo stesse frenando la voglia di tirare un pugno al nostro migliore amico, per il modo insistente con cui da circa mezz’ora aveva continuato a criticare la sua guida. Posai una mano sulla sua, intenta a cambiare la marcia, e lei sussultò al mio tocco. Mi guardò con la coda degli occhi e mi sorrise, forse per tranquillizzarmi. Il momento venne interrotto dalla voce del dobe, all’improvviso vicinissima al mio orecchio.

«B-bhe, ecco, io… Hodecisodifareilgrandepasso» disse con un tono improvvisamente acuto e in modo talmente veloce che né io, né tantomeno Sakura, riuscimmo a capire qualcosa.

«Cosa?» chiedemmo contemporaneamente, allibiti.

Naruto si sporse dal sedile posteriore, mostrando un sorriso insicuro e arrossendo fino alla punta delle orecchie. «Ho detto che… Voglio chiedere a Hinata di sposarmi, stasera».

Sbarrai gli occhi dalla sorpresa e sentii la mia bocca aprirsi in una “o”, mentre Sakura sterzò con il volante e quasi finimmo nell’altra carreggiata. Trattenni il respiro e sentii il cuore salirmi in gola, mentre Naruto lanciava un piccolo urlo e gridava «Ma sei pazza?».

Sakura riacquistò il controllo dell’auto e, bianca come un lenzuolo, esclamò «Scusate, ragazzi, ma… Accidenti». Con mano tremante allacciai la cintura, tanto per essere previdente, e mi voltai di nuovo verso il biondo alle nostre spalle.

«Naruto! Hinata sarà così felice! Io sono così felice… Spero mi farete fare da damigella!» esclamò all’improvviso Sakura con aria sognante, quasi avesse riacquistato l’uso della voce tutto ad un tratto.

«Sì, complimenti Naruto» dissi solamente, neutro. In realtà ero felice per il mio migliore amico. Lo conoscevo da quand’eravamo appena dei bambini, senza genitori e nessuno al mondo. Ero contento che lui avesse finalmente trovato qualcuno con cui trascorrere la sua vita e creare la famiglia che a lui era stata tolta, specialmente se quel qualcuno era Hinata Hyuga. Amava alla follia Naruto ed era una ragazza che aveva tutto il mio rispetto, oltre che la mia amicizia.

Naruto mostrò un sorriso pieno di vita mentre diceva un semplice «Grazie, ragazzi» e non potei che sorridere di rimando.

«Sasuke, e tu? Quando intendi farmi la proposta?» disse improvvisamente Sakura, mostrandomi un sorriso malizioso. Guardai la mia ragazza con imbarazzo e percepii le mie guance diventare improvvisamente calde, quasi fossi stato scottato. Incrociai le braccia al petto e cercai di esibire lo sguardo indifferente che mi usciva meglio, anche se a giudicare dalle risate di Sakura e Naruto intuii che avevano notato il mio stato d’animo.

«T-tu pensa a guidare. Sono già le nove e avremmo dovuto essere a casa di Neji ancora mezz’ora fa».

«Esatto! Sakura-chan, guidi davvero troppo lentamente!».

«Stupido idiota, la prossima volta ti lascio a piedi se non la smetti di lamentarti!».

Mi sfuggì un sorriso. In tutti quegli anni non era cambiato assolutamente nulla, fra noi tre.

Se avessi saputo ciò che sarebbe accaduto pochi istanti dopo, avrei detto ciò che stavo pensando. Avrei detto a Naruto che gli volevo bene quanto se ne vuole a un fratello e che avrei voluto essere il suo testimone di nozze, oltre che il padrino dei suoi figli. Avrei detto a Sakura che l’amavo con tutto il cuore e che avevo comprato l’anello di fidanzamento da mesi, ma che non avevo mai avuto il coraggio di farle quella stupida domanda. Li avrei ringraziati per essermi stati accanto, per non avermi lasciato mai solo e per avermi salvato tante volte.

Ma nessuno avrebbe potuto prevedere che un tir sarebbe uscito fuori strada, colpendo la fiancata dell’auto. Nessuno avrebbe potuto immaginare che Naruto sarebbe balzato oltre i sedili, contro il vetro del parabrezza e che Sakura sarebbe stata colpita, che sarebbe stata schiacciata dalle lamiere accartocciate della portiera. Se solo avessi saputo che mi sarei salvato a causa di quella cintura di sicurezza allacciata per caso, probabilmente non l’avrei mai agganciata.

Ricordo solo l’odore forte del sangue che mi fece riprendere subito dallo shock, gli occhi appannati ed un forte dolore alla testa. Ricordo di aver visto il corpo di Naruto, per primo, disteso accanto a me e completamente imbrattato di sangue. Ricordo di aver sollevato lo sguardo e di aver incontrato gli occhi verdi di Sakura, spalancati e che stavano diventando sempre più vacui. «S-sasuk-». Scelse di dire il mio nome e di mostrarmi il suo ultimo sorriso prima di spirare. Prima di lasciarmi, solo, in quell’abitacolo, senza fiato e con il volto bagnato dalle improvvise lacrime. Ancora desidero, a volte, di essere morto insieme a loro quella sera di Maggio.

 

«Domani sera ci sarà la festa per la laurea di Kiba. Ci sarai, vero?».

«Sì». Un sorriso.

«Allora ci vediamo a casa mia, alle sei?».

«Cercherò di vestirmi elegante».

«Oh, non serve. Probabilmente Kiba avrà preparato una sorta di festino da liceali, conoscendolo».

«Mi vestirò elegante comunque».

«Allora lo farò anch’io».

«Hinata?».

«Sì?».

«Domani sera… Ti dovrò parlare di una cosa importante».

«Ok».

 

Controllavo l’orologio ormai da lunghi minuti. Naruto e gli altri sarebbero dovuti essere lì già da un’ora, possibile che fossero talmente in ritardo? Avevo provato a chiamarli dieci volte, senza mai ottenere risposta. Ogni volta il cellulare risultava come occupato. Cominciavo a provare un gran terrore, angosciata da un orribile presentimento.

«Hinata, non preoccuparti. Vedrai che saranno qui a momenti, sono dei ritardatari cronici». Osservai il sorriso di mio cugino, ma non riuscii a trovare pace in esso. Nei suoi occhi leggevo la mia stessa preoccupazione. Sorrisi, cercando di tranquillizzarmi. Subito dopo arrivò Kiba, il mio migliore amico, e mi porse un bicchiere pieno di un qualche liquido alcolico. Lo buttai giù tutto d’un colpo, sotto lo sguardo allibito dei due, cercando di annegare in questo modo l’angoscia che mi opprimeva e stringeva le viscere.

Ad un tratto, Ino entrò nella stanza. All’inizio non la riconobbi, con i capelli biondi sciolti e spettinati, ma non appena parlò riconobbi subito la sua voce. «Dobbiamo andare in ospedale, ora!» urlò, a nessuno in particolare.

Neji fu il primo a parlare, sconvolto quanto il resto degli invitati.

«In ospedale?».

«C’è stato un incidente! Sakura-».

No.

 

Stanza 45.

Corsi a perdifiato lungo il corridoio dalle pareti bianche. In quell’ospedale ogni stanza, ogni vicolo, si somigliava, eppure sapevo perfettamente dove andare. Era come se qualcuno mi chiamasse, urlando. Come se fosse un filo legato al mio stesso cuore, a trascinarmi.

Stanza 45.

Mi bloccai non appena vidi, in lontananza, la madre e il padre di Sakura. Si sentivano indistintamente le grida della donna; mi tormentavano l’animo, mi stringevano il cuore. Resistetti all’improvviso senso di nausea che mi investì, insieme al terrore.

Stanza 45.

Ricominciai a correre e raggiunsi la coppia, senza fermarmi un attimo mi avvicinai al vetro della stanza 45, che mi era stata indicata dall’infermiera all’entrata. Trattenni il respiro nel momento in cui vidi Sasuke, seduto sul letto bianco al centro della stanza. Di Naruto e Sakura nemmeno l’ombra. I suoi occhi neri incontrarono i miei, che si riempirono di lacrime. Riconobbi subito, nel suo sguardo vuoto e vitreo, privo di vita, la verità.

Stanza 45.

Prima che potessi accorgermene, mi sentii cadere a terra, senza forze. Quasi fossi stata colpita da un proiettile dritto al cuore. Persi coscienza, vagai nel nero, nel vuoto. Quando mi ripresi, mi sembrò di essere morta insieme a loro. Naruto era morto. Sakura era morta. Ero rimasta sola. Non avrei più rivisto il loro sorriso, non avrei più riso insieme a loro. Non avrei più sentito il sapore delle labbra di Naruto sulle mie, o il calore delle sue mani. Una parte di me morì davvero quel giorno. Spezzata, insieme a quella promessa. «Non ti lascerò mai, Hinata. È una promessa». Bugiardo. Era stato un bugiardo. Eppure quel giorno promisi a me stessa che io avrei mantenuto il giuramento fatto quel giorno, a qualunque costo. Io non avrei più amato nessuno. Mai più.

Stanza 45.

 

[And the reflection of a lie will keep me

waiting. Love gone for so long]

 

Sono esattamente le sei quando il campanello suona, espandendo il suo trillo per tutto la piccola abitazione. Apro con velocità e sorrido nell’incontrare gli occhi neri di Sasuke, al di là della soglia. Solo ora mi rendo conto quanto mi sia mancato in tutte queste ore. Non ci vediamo da ieri, quando ci siamo scambiati quell’appuntamento in un cimitero, di fronte alle tombe dei nostri amori passati. «Puntuale come sempre» dico, facendomi da parte per farlo passare.

«La puntualità è una virtù» sottolinea lui, passandomi davanti per andare in salotto, con aria sicura. Infondo è stato in questa casa talmente tante volte che, ormai, è anche un po’ sua. Lo osservo da lontano, dopo aver chiuso la porta. Come promesso, si è vestito elegante. Stento a riconoscerlo con quei pantaloni neri, accompagnati da una giacca dello stesso colore e una camicia bianca. Devo dire che sta bene, vestito così. Mi sento a disagio, nel momento in cui ricordo di indossare un vestito lilla, leggero ed elegante.  Sicuramente sfigurerò, accanto a lui. Inoltre tutte le ragazze si gireranno nel vederlo arrivare e così attirerò l’attenzione dell’intera sala. Mi mordo il labbro nel sentire un improvviso fiotto di gelosia bruciarmi lo stomaco.

«Che ci fai lì impalata?» chiede all’improvviso Sasuke, riportandomi bruscamente alla realtà. Scuoto alla testa e poi mi avvicino a lui, che ora sta in piedi al centro della stanza, con le sopracciglia aggrottate.  

«Scusami, stavo solo pensando a… Niente».

All’improvviso sollevo lo sguardo su di lui e mi accorgo del modo strano in cui mi guarda. Gli occhi sono improvvisamente lucidi, tristi e… strani.

«Sei bellissima, Hinata» mi dice, prima di prendere la mia mano fra le sue e appoggiarla alle labbra, baciandola. Sento dei brividi correre sulla mia pelle, mentre sento le guance arrossire terribilmente. Quando lascia la mia mano, la nascondo subito dietro alla schiena, quasi fossi una bambina che vuole nascondere qualcosa agli occhi dei genitori.

«A-anche tu stai benissimo» sussurro, senza il coraggio di guardarlo negli occhi.

«Io mi sento terribilmente stupido, invece».

Il suo sbuffo mi fa sorridere, ma poi sento di nuovo quella sensazione allo stomaco, che mi fa tornare seria all’istante.

«Sicuramente tutte le ragazze alla festa ti mangeranno con gli occhi».

Sento il suo sguardo su di me, nel momento in cui dico queste parole, con una voce triste e tagliente, che non mi appartiene.

«Magari incontrerai una ragazza ancora più bella di Sakura, di me, che ti farà innamorare all’istante». Mi pento subito di ciò che ho detto, sentendomi stupida e patetica. Perché dovrei essere gelosa di lui? Perché all’improvviso sento il bisogno di abbracciarlo e stringerlo a me, per sentire che davvero è e sarà sempre soltanto mio? Mi sento così impotente davanti a lui, in questo momento.

«Non potrei mai innamorarmi di qualcun’altra che non sia tu». Sollevo lo sguardo e incontro i suoi occhi, talmente seri e penetranti da lasciarmi senza fiato, insieme alle sue parole. Non sta scherzando, lo leggo nel suo viso. Ma allo stesso tempo non posso credere a quello che ha detto. Non voglio crederci.

Si passa una mano fra i capelli, improvvisamente insicuro come non l’avevo mai visto.

«Siediti, Hinata… Ti devo parlare» dice, indicandomi il divano. Quasi fosse lui il padrone di casa, ed io l’ospite. Eppure obbedisco senza fiatare e, nel momento in cui il mio corpo combacia con i cuscini del divano, desidero sprofondare in essi e sparire. Ovviamente ciò non accade e presto Sasuke prende posto accanto a me, prendendo la mia mano fra le sue. La stessa che pochi secondi fa ha baciato, dandomi quei brividi sulla pelle. Sento i miei occhi riempirsi di lacrime, per l’improvvisa paura che mi coglie. Ti prego, Sasuke, non dirmi ciò che penso.

«Ho amato Sakura con tutto il mio cuore. Lei era… Tutto ciò di cui avevo bisogno. Era bella, intelligente, spiritosa ed estroversa, oltre che determinata. Nel momento in cui è morta ho pensato che non avrei mai più potuto provare le stesse cose».

Chiudo gli occhi, per non incontrare i suoi. Lo sento sospirare.

«Io ti amo, e so che anche tu mi ami. Ti prego, Hinata, dimmi che mi ami».

Sì.

«No». La prima lacrima scende lungo la mia guancia. «Non ti amo». Sasuke.

«Guardami negli occhi». Li stringo ancora di più, se possibile. Sasuke, ti prego.

«Cazzo, abbi almeno il coraggio di guardarmi». La sua voce, improvvisamente alta e furente, mi fa sobbalzare. Spalanco gli occhi e sento il respiro mancarmi, nel momento in cui vedo le lacrime che gli stanno bagnando le guance. «Abbi il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi dici che ami ancora lui».

«No, Sasuke… Cerca di capire, io non posso amarti. Ho promesso». Sento la voce mancarmi, la gola improvvisamente secca. -Hinata, prometti che non amerai mai nessun’altro. Prometti che mi amerai per sempre-. «Gliel’ho promesso, Sasuke. Ho promesso che non avrei mai amato nessun’altro».

«Sei proprio una stupida». Il suo sguardo, la sua voce, mi trafiggono il cuore come un pugnale. Lo vedo alzarsi e fissarmi dall’alto, i suoi occhi talmente vitrei da spaventarmi. «Dimentica ciò che ti ho detto. Anzi, dimenticati di me. Da ora in poi non mi vedrai più, così non sarai più obbligata a sopportare la mia presenza». Il vero significato di quelle parole non arriva subito alla mia mente. Passano alcuni secondi, prima che tutto ciò mi colpisca come un pugno allo stomaco. È dolore fisico, oltre che mentale, quello che provo, quello che mi attanaglia le viscere, mi fa mancare il fiato. È il dolore che mi spinge a seguirlo, ad afferrarlo per la manica della giacca, a gridargli di fermarsi. È Sasuke quello che ignora i miei tentativi, che procede verso la porta nonostante gli implori di non farlo. È Sasuke che mi lascia cadere a terra, apre la porta e la sbatte dietro di sé. Sasuke.

[And I’ve lost who I am and I can't understand

Why my heart is so broken rejecting your love]

 

Dicono che si comprenda davvero ciò che si ha, solo nel momento in cui lo si perde.

Mai ci furono parole più vere. Me ne rendo conto anche io, raggomitolata sopra il tappeto della stanza d’ingresso, gli occhi ormai privi di lacrime. Fisso il muro bianco davanti a me con scarso interesse, senza vederlo davvero. Sto ancora cercando di realizzare ciò che è accaduto, ciò che invece sarebbe dovuto accadere. Ha ragione, sono davvero una stupida. Ma come può essere facile accantonare il passato, dei sentimenti che si sono provati per tanti anni. Dove si può trovare il coraggio di ricominciare, di voltare pagina e vivere di nuovo. Perché, nonostante tutto, non riesco ancora a dimenticare quegli occhi celesti e il suono di quella voce? Perché, nonostante tutto, non riesco a fare a meno di… amare Sasuke? Non posso non amare quel freddo ragazzo dagli occhi neri e la pelle nivea, così simile a me, così diverso. Perché non riesco a frenare il desiderio di averlo sempre accanto, di sentire il suo profumo di menta e cercare in tutti i modi di strappargli il più piccolo sorriso? Ma ora lui se ne è andato, e questa volta non tornerà a bussare alla mia porta, bagnato dalla pioggia primaverile. Non tornerà più da me.

 

[All this time spent in vain, wasted years, wasted gain

All is lost, hope remains and this war's not over]

 

Non so quanto tempo sia passato, quando il mio cellulare comincia a squillare. All’inizio lo sento come un suono lontano, ovattato, quasi fosse solo un vecchio ricordo. Poi, all’improvviso, si fa più forte, più vicino, più insistente. Qualcosa mi spinge ad alzarmi di scatto, ad ignorare la protesta dei muscoli intorpiditi e correre verso la fonte di quel suono. Non perdo tempo a leggere sul display da chi provenga la chiamata.

«Pronto, Sasu-»

    «Hinata, grazie al cielo! Temevo non avresti risposto… È successo un casino»

«Ino? Cos’è successo?»

«Sasuke è arrivato alla festa, sembrava fuori di sè. Si è ubriacato e poi, quando Kiba

ha cercato di palargli, gli ha tirato un pugno in faccia, i-»

«Dov’è ora?»

«Non ne ho idea! Se n’è andato ormai venti minuti fa… Abbiamo provato a chiamarlo,

ma il suo numero risulta inesistente. Hinata, devi cerc-. Hinata? Hinata, pronto…!»

 

 

 

[Who I am from the start, take me home to my heart

Let me go and I will run, I will not be silenced]

 

Corro. Corro e basta, ignorando il respiro affaticato, il dolore alla milza e ai piedi, ancora infilati in un paio di scarpe col tacco. Mi fermo solo per sfilarle e poi ricominciare a correre a piedi nudi sull’asfalto. So dove troverò Sasuke e so cosa ha intenzione di fare. Per questo corro e urlo alla notte, sperando che qualcuno mi senta, che lui mi senta. Non sono mai stata particolarmente credente, ritenendo che la vita sia troppo breve per essere vissuta pregando una qualche entità superiore, ma in questo momento non posso fare altro che pregare i Kami. Prego che lo fermino, che gli facciano cambiare idea, o che semplicemente mi permettano di raggiungerlo prima che sia troppo tardi. Sento aumentare la velocità della mia corsa nel momento in cui scorgo il grattacielo da lontano, perché non voglio perdere anche lui. Non permetterò che lui mi lasci per sempre, al costo di raggiungerlo ovunque egli sia. Aspettami, Sasuke. Aspettami, ti prego.

Entro nella hall dell’albergo senza nemmeno badare alla reception, o alla sicurezza. Semplicemente corro verso gli ascensori ed entro nel primo che trovo, fortunatamente libero. Subito premo il pulsante che porta all’ultimo piano. I secondi passano inesorabili e ad ogni piano che raggiungo, mi sento sempre più vicina a lui. Congiungo le mani e continuo a pregare in silenzio, l’adrenalina che non mi permette di stare ferma e calma come vorrei. È con una velocità che non mi appartiene che, non appena le porte del diciottesimo piano si aprono, mi getto all’esterno dell’ascensore, corro lungo il corridoio di moquette e raggiungo le scale che rappresentano l’uscita di sicurezza. Il nostro primo incontro. I ricordi scorrono davanti ai miei occhi mentre salgo gli ultimi scalini, che mi portano inesorabilmente sul tetto dell’edificio.

«Hinata, lui è Sasuke, il mio migliore amico».

Un paio di occhi neri incontrano quelli chiari di lei.

«Piacere, Sasuke».

Una stretta di mano e un sorriso incerto.

«Ah, vado a cercare Sakura, voi non preoccupatevi, torno subito».

Naruto schiocca un bacio sulla guancia della sua fidanzata, prima di dare loro

le spalle. Sasuke e Hinata rimangono soli, e in imbarazzo. Forse l’atmosfera

sarebbe meno pesante, se non fossero entrambi così introversi. Hinata si avvicina alla

balaustra, seguita dal moro. Entrambi osservano per alcuni attimi il panorama

che si apre sotto i loro occhi. Le luci della città sembrano quasi delle lucciole,

da quel punto. «È bellissimo» sussurra Hinata, ad un tratto, rompendo il silenzio.

«Già». Hinata sorride a Sasuke, prima di stringersi nella giacca di Naruto, che

le copre le spalle riparandola dal freddo. «Ho sempre desiderato volare» dice ad

un tratto Sasuke, stupendo Hinata. La ragazza lo guarda per alcuni istanti, prima

di tornare ad osservare il panorama sotto di loro. «Chissà cosa si prova, nel sentire

l’aria sotto di sé e sfidare la gravità» dice ancora il ragazzo, lo sguardo serio.

Hinata sorride, prima di dire «Preferisco non saperlo». I due si guardano negli occhi

per alcuni attimi, complici. Sicuramente andranno d’accordo.

«Eccomi, scusate ragazzi!».

I due si voltano per osservare Naruto arrivare, seguito da Sakura.

«Sakura si era persa nella corsa, ci ho messo minuti per- Ahia!»

«Allora, di cosa avete parlato?» chiede loro una Sakura sorridente.

«Del panorama» risponde Hinata.

«E del volo» aggiunge Sasuke.

Si concedono un ultimo sguardo, prima che la loro attenzione venga catturata di

nuovo dai loro esuberanti fidanzati. Forse, se si fossero incontrati in un’altra vita

quello sguardo sarebbe bastato per farli innamorare.

 

«S-Sasuke!».

Lo vedo girarsi lentamente nel momento in cui sente la mia voce chiamarlo. Mi lascio sfuggire un singolo sospiro di sollievo, subito cancellato nel momento in cui osservo il suo volto. Sasuke non sembra più il ragazzo che poche ore fa è entrato in casa mia per dichiararmi i suoi sentimenti. La sua espressione è disperata, abbattuta e spaventosa, quasi qualcuno avesse preso le sue sembianze. «Che ci fai tu qui?». La sua voce è fredda, il tono tagliente. «Se sei venuta qui per fermarmi, sappi che non ho bisogno della tua pietà. Ho preso la mia decisione».

È terribilmente vicino alla balaustra, tanto che gli basterebbe scavalcarla per cadere nel vuoto. Ho sempre desiderato volare. Sento il cuore impazzire, nel momento in cui lo vedo voltarsi a guardare le luci della città, sotto di noi. Ma ora non posso più permettermi di scappare, di provare paura o rimorso. 

«Sono qui per fare quello che avrei dovuto nel momento in cui mi hai chiesto cosa provassi per te».

I suoi occhi si spalancano per la sorpresa, ma rimangono offuscati, come coperti da un velo.

«Io ti amo, Sasuke. E proprio perché ti amo, non ti lascerò andare via». La mia voce non trema mentre dico la verità, nel momento in cui per la prima volta trovo il coraggio di esprimere i miei sentimenti. E non avrei mai creduto che sarei stata così felice nel farlo. È come se mi fossi liberata di un peso, di un fardello che portavo da troppo tempo con me. Ma è la risata di Sasuke, improvvisa, a immobilizzarmi.

«Bugiarda. Nessuno mi ama, la verità è che sono solo». Sasuke.

«Prima i miei genitori, poi Naruto, Sakura e infine anche tu. Tutti sembrano volermi abbandonare, in un modo o nell’altro» la sua voce si incrina, mentre pronuncia queste ultime parole. Possibile che non mi sia mai accorta della ferita nel cuore di Sasuke? Possibile che non mi sia mai accorta di quanto stesse soffrendo, in realtà, e quanto si sentisse solo? Caccio le lacrime indietro, trattenendole. Questa volta sarò forte per entrambi. Questa volta diventerò io il sole pronto a scaldarlo e a proteggerlo. Questa volta non scapperò più.

«Tu hai me, Sasuke. Io non ti lascerò mai solo». Mi avvicino a lui, lentamente, con la paura che possa compiere qualche passo azzardato. Invece rimane perfettamente immobile, a guardarmi.

«Ma tu amerai sempre Naruto, più di quanto tu possa amare me».

«Io ho amato Naruto, ma ora è… morto». Questa è la prima volta che lo dico ad alta voce. Non ne avevo mai avuto davvero il coraggio, prima d’ora. Accade qualcosa, dentro di me. È come se le catene che mi hanno tenuta legata al passato per tutti questi anni si fossero spezzate definitivamente, lasciandomi libera di andare avanti. Non dimenticherò mai quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi celesti, ma davvero lui avrebbe voluto che mi riducessi così? No, lui non avrebbe voluto. E, finalmente, comprendo.

«Dobbiamo smetterla di vivere nel passato. Loro avrebbero voluto che fossimo felici e sinceri, sempre, con noi stessi. Io ho amato Naruto, ma ora amo te e devi credermi».

Ora gli sono vicina, tanto vicina da poterlo guardare negli occhi. Nero contro grigio. Così simili, così diversi. «Io ti amo» lo dico di nuovo, guardandolo dritto negli occhi.

È un attimo, quello in cui sento le sue braccia avvolgermi. Mi lascio cullare da lei e appoggio il viso fra i suoi lunghi capelli neri. Sento il cuore battere più forte nel mio petto, nel sentire di nuovo quel profumo, quel calore familiare. «Ti amo» la sento sussurrare di nuovo, vicino al mio orecchio. Vorrei dire qualcosa, ma rimango in silenzio. Le mie braccia avvolgono la sua vita e la stringo più forte a me, quasi volessi comunicarle attraverso quel gesto tutta la mia gratitudine. Lei mi ha salvato, di nuovo. E so che sta dicendo la verità, che davvero mi ama, nel momento in cui mi bacia. Quasi fosse l’ultima cosa che farà, o come se il mondo stesse scoppiando attorno a noi. «Sasuke, non permetterò che tu vada via senza di me» dice dopo alcuni istanti, staccandosi da me per prendermi per mano. Guardo un ultima volta il vuoto al di là della balaustra, prima di voltarmi verso di lei e seguirla, permettendole di trascinarmi via.

 

Forse ora riusciremo davvero a ricominciare io e te. Raccoglieremo i pezzi delle nostre vite e del nostro cuore e insieme sarà più facile riunirli. E poi, forse, un giorno ci sveglieremo e capiremo che saremo guariti del tutto. Allora, e solo allora, saremo liberi di amarci come avremmo dovuto fare dal primo istante in cui ci osservammo attraverso il vetro di quella stanza d’ospedale. Come avremmo fatto se, in un’altra vita, ci fossimo incontrati per caso sul tetto di un albergo e insieme avessimo sognato di volare sopra l’intera città.

Io e te non saremo più ombre, perché ora abbiamo trovato il nostro sole.

Le sento ancora le note di quella canzone. Tu le senti, Sasuke?

 

«There’s a light, there’s the sun taking all the shattered ones
To the place we belong and his love will
conquer all»

 

Spazio soleggiato dell'autrice: 
Ed ecco la seconda e ultima parte di Shadows. Ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno inserito questa storia fra preferite/seguite/ricordate e che hanno recensito lo scorso capitolo! Sono contenta che questa storia abbia catturato la vostra attenzione e spero di non  aver deluso nessuno con questo finale >.> 
Volevo ringraziare anche FuyuShounen, che sta pubblicando questo capitolo dal suo computer dal momento che il mio è deceduto (;_;). Grazie, Fuyu!
Spero vorrete farmi sapere che ne pensate di questo finale e che vi sia piaciuto almeno un po' >.< 
Baci e grazie ancora a tutti :D 

  
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