Ogni volta che lo vede seduto in
quell'ufficio, dove per anni Percy ha mosso i fili della Divisione come
se ogni suo membro fosse solo un burattino nelle sue mani spietate, il
suo cuore manca un battito. I giorni passano, ma il suo straniamento
non scompare: che ci fa la persona più onesta che abbia mai conosciuto,
quell'analista dal cuore d'oro che per amore della verità l'ha seguita
anche quando, agli occhi del resto del mondo, i suoi erano soltanto
propositi suicidi, tra quelle mura grigie e sporche di sangue?
Non le basta sapere che stanno agendo per una buona causa: ogni volta che sente Ryan dare un ordine perentorio, o studiare la prossima missione con sudata freddezza, la investe il timore agghiacciante di vederlo diventare corrotto come chi ha occupato quel posto prima di lui.
Così Nikita non smette di stargli addosso: lo osserva, lo contraddice, lo mette in discussione, fino a fargli saltare i nervi come se fosse un genitore alle prese con un'adolescente ribelle e polemica.
Alla fine, però, ogni tensione si risolve con una serata di straordinari trascorsa a smistare cartelle e mangiare cibo d'asporto; e con il rumore delle loro chiacchiere di sottofondo e i piedi scalzi di Nikita appoggiati sul bordo della scrivania, quell'ufficio non fa più così paura.
“Ehi, Ryan”, dice lei, quando è così tardi che probabilmente fuori già spuntano le prime luci dell'alba e anche loro soffocano gli sbadigli. “Non cambiare, okay?”
“Che intendi?” le fa eco confuso.
Davanti a quello smarrimento genuino, Nikita già si sente un po' sciocca per le sue paure.
“Resta sempre il Fletchy che conosco”.
La replica arriva con il sorriso puro e disarmante che l'ha spinta sin da subito a fidarsi di lui.
“Puoi contarci”.
Non le basta sapere che stanno agendo per una buona causa: ogni volta che sente Ryan dare un ordine perentorio, o studiare la prossima missione con sudata freddezza, la investe il timore agghiacciante di vederlo diventare corrotto come chi ha occupato quel posto prima di lui.
Così Nikita non smette di stargli addosso: lo osserva, lo contraddice, lo mette in discussione, fino a fargli saltare i nervi come se fosse un genitore alle prese con un'adolescente ribelle e polemica.
Alla fine, però, ogni tensione si risolve con una serata di straordinari trascorsa a smistare cartelle e mangiare cibo d'asporto; e con il rumore delle loro chiacchiere di sottofondo e i piedi scalzi di Nikita appoggiati sul bordo della scrivania, quell'ufficio non fa più così paura.
“Ehi, Ryan”, dice lei, quando è così tardi che probabilmente fuori già spuntano le prime luci dell'alba e anche loro soffocano gli sbadigli. “Non cambiare, okay?”
“Che intendi?” le fa eco confuso.
Davanti a quello smarrimento genuino, Nikita già si sente un po' sciocca per le sue paure.
“Resta sempre il Fletchy che conosco”.
La replica arriva con il sorriso puro e disarmante che l'ha spinta sin da subito a fidarsi di lui.
“Puoi contarci”.