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Autore: Nocturnia    16/06/2013    4 recensioni
Le persone credono che la morte sia silenziosa.
Credono che sia un manto di neve appena caduta e il sussurro del vento tra i paragrafi della propria esistenza. [...] Forse, non sappiamo fare altro che mentire a noi stessi.

[Quarta classificata al contest "Kill Bill quotes" indetto da Visbs88 sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bat Family, Batman, Selina Kyle aka Catwoman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Non è una perfetta e semplice immagine della vita e della morte?

Un pesce che sbatte la coda sul tappeto e un pesce che non sbatte più la coda.
È così potente che anche una bambina di quattro anni, ignara del concetto di vita e di morte, ne ha capito il senso. "
- Bill, da Kill Bill volume 2 -

Oltre il confine


A Kuma_cla, una lettrice e una compagna di fandom impagabile.
Ci siamo incontrate per caso, ma mai sodalizio fu più felice.


Banale: scontato e abusato.
La Morte si muove per cliché logori e vecchi, ricomprendo ogni cosa con la polvere della speranza.
È miele avvelenato il futuro, una tenaglia che schiaccia e spreme, un rostro nella carne e un'idea che punge nel cuore.
Tossisci, nebulizzando sangue e saliva nell'aria.
"Bruce!"
Ha rinunciato ai convenevoli Nightwing e ti stringe le spalle con la forza dei disperati.
"Oracle, mi serve aiuto."
Pausa.
"Sì, lo so che i valori biometrici della tuta sono fuori scala, lo so! Porca puttana, Babs! Mi serve un mezzo d'evacuazione, SUBITO."
Un'altra pausa.
"Fai in fretta."
È piena di rabbia la voce di Grayson, un assolo struggente e spezzato, quasi il ruggito d'un leone in trappola.
"Bruce, ehi, Bruce. Mi senti? Stanno arrivando, mi capisci? Tim sta arrivando."
Da qualche parte, sperduta tra i meandri del tuo cervello, risuona una vocetta fastidiosa che ti ricorda quanto sia pericoloso usare i vostri veri nomi.
Tenti di replicargli, magari con una delle tue solite frasi scontrose, il monito d'un padre al proprio figlio, ma la lingua scivola fuori dalla bocca senza emettere alcun suono.
Vomiti un fiotto densissimo e brunito, un grumo di sangue coagulato.
Dick dilata gli occhi sotto la mascherina e ti cinge la vita con il braccio libero.
"Resisti Bruce, per l'amore del cielo, resisti."
Sospiri, ingoiando vetro e nebbia: non ti pare d'aver fatto altro per tutta la vita.

Le persone credono che la morte sia silenziosa.
Credono che sia un manto di neve appena caduta e il sussurro del vento tra i paragrafi della propria esistenza.
Forse è la storia che si raccontano - che devono raccontarsi - per poter vivere.
Forse, il mondo è troppo rumoroso per non pensare che sia già l'inferno e al paradiso vuoi arrivare ascoltando la tua voce, non quella degli altri.
Forse, non sappiamo fare altro che mentire a noi stessi.

"Ha perso troppo sangue."
Oracle gli regala un'occhiata smarrita, stringendo il bracciolo della sedia fino a far sbiancare le nocche.
"È in tachipnea e il battito è debole."
Alfred si muove sicuro, agitando le dita come le zampe frenetiche d'un ragno.
"E' una ferita... notevole." argomenta Tim, labbra esangui e un pallore innaturale sugli zigomi ancora arrotondati.
"Ne ha viste di peggio." tenta di rassicurarlo Barbara, ma a tradirla sono le lacrime che hanno preso a scorrerle lungo le guance.
Non è vero. vorrebbe gridare Dick Non è vero. Io ci sono sempre stato, ma non ho mai dovuto riportarlo a casa con il ventre squarciato. Mai.
Volge lo sguardo a quell'uomo che è stato padre e mentore e tutto, lasciando scivolare a terra i bastoni da escrima quando la linea dell'elettrocardiogramma diventa piatta.

Silenzio.

Dicono che tutto si faccia più nitido, più lento quando la morte prende possesso delle nostre vite.
Dicono che puoi persino cogliere la sfumatura inaspettata d'un colore, oppure la mimica rapida e veloce d'un battito di ciglia.
A Dick pare invece che il mondo sia diventato una massa convulsa e palpitante d'angoscia, un coagulo di pelle e odori nauseanti.
Pulsano Alfred e Tim davanti ai suoi occhi e paiono tanti cuori viscidi e rossastri.
Pulsano e gli viene voglia di vomitare, ma quel sibilo perforante, quasi un guaito spezzato, lo richiama alla realtà.
"È in asistolia! Tim, muoviti, passami l'epinefrina!"
Oracle si porta le mani al viso, in un gesto di resa incondizionata.
Non voglio vedere. pare gridare Non Bruce, non lui.
"Dobbiamo fermare l'emorragia, altrimenti l'ipovolemia si farà inarrestabile." gracchia Alfred con la siringa in mano "Dobbiamo farlo ora."
E Dick affonda.

Non ci sono paesaggi bucolici.
Non ci sono prati verdi o brezze marine a inaugurare il tuo trapasso nell'aldilà, ma solo Gotham.
Sorridi: un sorriso sgradevole, di circostanza e di compatimento.
È la tua città eppure non lo è, una macchia tremolante, fuori centro.
Si arrampica verso il cielo bituminoso Gotham, viticci di metallo e acciaio, la contorta e grottesca bellezza d'una metropoli giunta al capolinea.
Ti incammini tra le sue vie, serpenti di cemento e sofferenza, strade che hanno bevuto avidamente ogni goccia di speranza.
Soffia un vento caldo e Gotham ti blandisce con lusinghe di vetro e luci al neon, sfrigolando insoddisfatta.
È vuota Gotham, proprio come il tuo cuore.
Ti fissano senza realmente vederti quei visi distorti, maschere di cera disciolte.
Hanno bocche troppo grandi e occhi che sono solo orbite cave, pelle tesa sulle ossa e lingue bluastre, eppure li sapresti chiamare per nome tutti, uno per uno.
Sospiri, incrociando le braccia al petto e sedendoti su di una panchina rovinata.
"Bruce."
Primo rintocco.

Ha uno spasmo Bruce e tra le costole si intravede un barlume di movimento.

Bip bip bip

Grayson ha la schiena coperta di sudore, ma non ci fa caso, troppo impegnato ad accostare i lembi della ferita per preoccuparsi della sua salute.
Alfred aggrotta leggermente le sopracciglia, incontrando qualche difficoltà nel ricucire gli ultimi centimetri dello sfregio.
"Cosa c'è?" mormora inquieto Tim "C'è qualcosa che non va?"
Alfred scuote la testa e insiste, tagliando il filo e ricominciando da capo.
Nightwing inspira profondamente, socchiudendo le palpebre.
"Niente Tim, niente. C'è il cordolo di una vecchia cicatrice che ha ostacolato gli ultimi punti, un ispessimento della pelle, niente di che."
Reclina il capo all'indietro Robin e torna a scivolare in un'ovattata incoscienza.

Bip bip bip

Barbara si avvicina lentamente e raccoglie i guanti sporchi di Alfred, indicandogli la sedia poco lontana.
Dick storna lo sguardo e lo poggia nuovamente su Bruce, innaturalmente pallido e tragicamente debole.
Respira piano - troppo piano - ma gli intervalli tra una curva e l'altra paiono regolari.
La ferita è ora un graffio cremisi che colma la distanza tra il diaframma e l'inguine, sotto di lui una pozza umida di sangue e urina.
"Dick?"
Artiglia il bordo del lettino, chinando la testa.
"Non è colpa tua."
Cade in ginocchio il figlio prediletto, lanciando un urlo straziante.
"Ti prego, Dick. Ti prego."
Buio.

"Non mi aspettavo di trovarti qui."
Un baluginio divertito sul fondo di quelle pupille contratte.
"Chi pensavi di trovare?"
Scrolli le spalle, noncurante.
"Mio padre. Mia madre. Forse Jason."
Sorride.
"In quel caso, saresti morto, Bruce."
Inclini il mento verso di lei, interdetto.
"Sono... morto?"
Scoppia in una risata genuina Selina, stendendo le lunghe gambe.
"Ti definiresti vivo, pipistrello?"
Secondo rintocco.

È quasi l'alba e nella caverna regna un silenzio stagnante, tormentato.
Tim ha abbandonato il suo costume e giace ora addormentato su uno dei tanti lettini della grotta, rannicchiato come un bambino indifeso.
Barbara ha le palpebre pesanti e gli occhi cerchiati di rosso, ma ciò che più le dà fastidio è il fiotto di bile acida che sente andare su e giù per la gola.
"Ho preparato qualcosa da mangiare, Signorino Dick."
Annuisce Grayson e regala un sorriso autentico al fedele maggiordomo.
"Siediti, Alfred." mormora Nightwing, battendo il palmo della mano sulla poltrona vicina "Siediti: ne hai bisogno."
Per una frazione d'istanti, Alfred tentenna, irrigidendosi e assumendo un'espressione contrita.
Dick beve un altro sorso di caffè e lo squadra di sottecchi, ampliando il suo sorriso quando accetta l'invito.
"E' stata una lunga notte, eh?"
"Indubbiamente."
Prende una brioche e ne passa un pezzo ad Alfred, masticando in silenzio.

Bip bip bip

"È stabile."
"È un uomo forte."
"Hai fatto un buon lavoro con quella sutura."
Annuisce impercettibilmente Alfred, appoggiando la brioche sul vassoio e fissandolo con un'intensità bruciante.
"Cosa è successo in quello stabilimento?"
Dick continua a mangiare, tenendo il mento verso il petto e gli occhi puntati sul pavimento.
"Ho sbagliato."
Alfred attende, perché nulla più della comprensione del silenzio scioglie la lingua e il senso di colpa.
"Dovevo coprirgli le spalle dagli uomini dello Squalo Bianco e..." deglutisce a fatica "ma poi Catwoman si è intromessa e lui è uscito dalla linea di tiro e il protocollo d'allarme è scattato..."
"Catwoman?" lo interrompe Alfred "Selina Kyle era lì?"
Nightwing lo guarda smarrito.
"Sì, perché?"
Il maggiordomo tace qualche secondo, sentendo un 'click' fin troppo familiare nella sua mente.
"Dov'è adesso?"
Dick socchiude la bocca, umettandosi le labbra.
"Io... io... c'era il fumo e Bruce era a terra..."
"Dick..."
L'assenza d'etichetta da parte di Alfred allarma Grayson, facendolo sbiancare.
"Il magazzino era imbottito d'esplosivo e..."
"Dick..."
Un ordine.
Quella parola non era il suo nome, ma un ordine pressante ed estremo.
"Io... io non lo so."
E la verità aveva appena cominciato a sanguinare.

Selina è tiepida contro il tuo petto e profuma di buono.
"Non è poi così male."
Ti arrotola un braccio attorno alla vita e si mette comoda, respirando nell'incavo del tuo collo e poggiandoti una coscia sulla gamba.
"No, in fondo no. Gotham è sempre Gotham e loro..." replica indicando i fantocci alle tue spalle  "ti lasciano in pace se non li disturbi."
Le accarezzi i capelli, intrecciandoli alle tue dita.
"È finita? Voglio dire... questa volta è davvero finita?"
Un sorriso malinconico si fa strada sul volto di Selina.
"Non per tutti, Bruce... non per tutti."

Grayson non poteva saperlo.
Grayson non aveva valutato correttamente le incognite dell'equazione e ora ne pagava tutto il prezzo.
Robin è uno sguardo desolato e una smorfia che pare il taglio di una lama al suo fianco, davanti al visore ottico l'unica scena che mai, mai, avrebbe voluto analizzare.
"È... morta?"
Nightwing vorrebbe deglutire, ma un pugno durissimo e amaro gli impedisce di farlo.
"Dick..." stride la voce di Tim, sgradevolmente acuta "rispondimi. È morta?"
Il coraggio è la prima cosa che lo abbandona.

Ti cerca le labbra Selina e le cattura in un bacio che possiede una strana urgenza.
La scosti da te, frugandole lo sguardo.
"Qualcosa non va?"
Ti percorre lo zigomo con l'indice, rivolgendoti un'occhiata morbida e pregna di calore.
"Non ha fatto male, sappilo."
È freddo quello che senti sotto i polpastrelli, nelle narici l'odore penetrante del sangue e sulla bocca il residuo pastoso del cibo avariato.
"Selina?"
Una lacrima riflette la tua domanda.

Bip bip. Bip bip. Bip bip.

È sgraziato il sorriso di Alfred, tra i denti serrati un sibilo sollevato.

"Di cosa stai parlando?"
Gotham pare chiudersi in se stessa, accartocciandosi come un insetto morente.
Ti stringe il volto Selina e non concede tregua alcuna.
"Non è colpa tua, Bruce, sono stata chiara?"
Confusione. Smarrimento. Consapevolezza.
"Che cosa, Selina? Di che diavolo stai parlando?"
L'afferri per le braccia, cercando di trattenerla.
Ruggisce Gotham, mentre i lamenti si fanno più intensi, più ravvicinati.

Bip bip. Bip bip. Bip bip.

"Selina..."

Non ha più parole Barbara e il suo silenzio racconta più di quanto Dick voglia ascoltare.
Ha perso le sue piume d'uccellino Tim e si libra nell'aere come un falco spietato, cresciuto nell'amnio ingordo di un'unica notte.
Non ha abbastanza cuore per entrambi Alfred, perché sono troppi gli anni che ha passato a essere roccia e monolite d'un pipistrello brutale e autolesionista, sgranando pezzi d'anima come petali d'un fiore morente.
Solo Nightwing se ne prende l'onere, depositandola sul piano lucido del tavolo autoptico, non lontano dal letto di Bruce.
È bella Selina Kyle, una femmina d'avorio e smeraldo.
Ha gli occhi aperti e un sorriso un po' sciocco sul volto, ma parrebbe solo addormentata se non fosse per il pugno di carne e viscere che le apre l'addome, rendendola quasi irriconoscibile dalla vita in giù.
"Cercava le prove del traffico di prostitute. Cercava le prostitute." si ritrova a spiegare Dick, la sua voce un timbro monocorde e incolore "Non sapevamo che sarebbe stata lì."
Le abbassa le palpebre, coprendo per sempre quell'iride felina e irriverente.
"Quando la bomba è esplosa, ha fatto quello che io avrei dovuto fare."
Li fissa uno per uno Grayson, la colpa un sentimento troppo forte per essere ignorato.
"Lo ha protetto."
E il dolore spezza il filo d'ogni futuro.

"Non dovevi essere lì."
"Forse."
"Avrei dovuto impedirlo."
Sorride.
"Oh, il mio Cavaliere Oscuro, sempre pronto a caricarsi il peso del mondo sulle spalle."
Sono umide le labbra di Selina, bagnate dal sale d'una prospettiva straziante.
"Mi sono distratto..."
"Ci siamo distratti, Bruce. È la nostra condanna, pipistrello."
Silenzio.
"Non posso..."

Bip bip. Bip bip. Bip bip.

Sorride un'altra volta Selina e la sofferenza pare un'apnea eterna e crudele, mercurio liquido nei polmoni e schegge di ghiaccio nel cuore.  
"Non ho mai avuto nulla da offrirti, se non promesse vuote."
Ti bacia ancora, raggomitolandosi contro di te.
"Erano piene d'ogni cosa invece, pipistrello."

"Cosa ha detto?" articola una voce femminile, a tratti persino sfocata, quasi borbottante.
Ti senti affogare, la gola un deserto di lava e sabbia bruciante.
"Niente. Non ho capito."
Provi a parlare, ma la lingua sembra essersi incollata al palato: forse, neppure c'è più.
Con uno sforzo immane riesci a sollevare una palpebra, salvo poi richiuderla di scatto.
Provi ad allungare una gamba, ma una sensazione sgradevole, come una scossa elettrica, ti attraversa la coscia.
Qualcuno - o qualcosa - ti tocca l'orbita, lasciandoti una scia appiccicosa sul viso.
"Ci senti, Bruce?"
Scuoti il capo un paio di volte, percependoti lento e dolorante.
"Selina..." è l'ansito rauco che ti sfugge dalle labbra screpolate "Selina..."

"Va tutto bene, Bruce."
Gotham comincia a diventar nebbia e buio, Selina una screziatura pallida sullo sfondo nerastro di quella città.
Schiudi la bocca, ma ancora una volta non ne esce alcun suono.
"Va tutto bene, Bruce. Io sono qui: lo sono sempre stata."
I suoi occhi sono l'ultima cosa che vedi.

"Ci siamo quasi, ci siamo quasi!" grida la voce di prima, un prurito insopportabile verso il coccige e qualcosa di rovente che ti attraversa i muscoli, le ossa, schiantando ogni altra cosa.
La testa si flette all'indietro in maniera innaturale, il chioccio suono dei tuoi piedi che sbattono contro una superficie rigida che ti rimbomba nelle orecchie.

È uno spruzzo di fuoco e lamiere quello che ti investe, premendoti contro il muro del magazzino.
Un corpo sbatte contro il tuo, attraversato da un pugno di ferro incandescente.

"Va tutto bene, Bruce." un lamento stremato, un commiato solitario.

Spalanchi la bocca, annaspando in cerca d'aria.
Un tanfo insopportabile di disinfettante ti aggredisce le narici, davanti ai tuoi occhi sbarrati un'esplosione di colori, destinati a essere fagocitati da una luce accecante.

Non c'è ossigeno e il fumo non permette di vedere chiaramente, rendendo il tutto più difficile.
L'onda d'urto ha messo fuori uso i sensori notturni e la maschera ti sta ustionando la pelle, ma quel corpo è ancora sul tuo, immobile.

"No!" l'uggiolio accorato d'un pipistrello spezzato.

Crack.

Una seconda esplosione ti scaraventa lontano, a bocconi nel tuo stesso sangue.
L'omero cede miseramente e schiacciato al suolo capisci - comprendi - di chi sia quel corpo: ha occhi troppo belli per esser dimenticati davvero.

"Va tutto bene, Bruce." un sibilo, una vita sfibrata tra le dita.

"No!" ti trascini sull'impiantito, patetico e miserabile.

"Sono qui." un sorriso, un ultimo sguardo al cielo.

"Selina..."

Silenzio.

"Bentornato a casa, Bruce."
Oracle è subito al tuo capezzale, Grayson e Robin due sagome sbavate al tuo fianco.
"Come si sente, Padron Bruce?"
Trema la voce di Alfred e comprendi allora la realtà dei fatti: non ci sarà nessuno a cui chiedere perdono questa volta.
Inclini il capo alla tua sinistra, incrociando il suo volto immobile.
Una goccia di sangue le disegna una lacrima lungo lo zigomo, rendendola bellissima e tragica, una primavera catturata troppo presto dal tuo inverno.
Attorno a te è tutto un brusio vorace e roboante, la vita che riprende a scorrere e a gonfiare gli argini d'un fiume di macerie e ricordi.
Chiudi gli occhi, cercandole le dita sottili e trovandole sotto strati di cuoio e cenere.
"Mi dispiace..." mormori debolmente "mi dispiace."

"Va tutto bene, Bruce. Sono qui."

E l'unico rumore che senti è il silenzio del tuo cuore.



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