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Autore: Syugi    16/06/2013    4 recensioni
[ Questa fic ha partecipato al contest Kill Bill Quotes indetto da visbs88 ]
( Vero che Kill Bill e The Penguins stanno un amore insieme? )
Blowhole ha in serbo una nuova vendetta, che sarà particolarmente crudele per Skipper e per gli altri...
[Presenza di leggerissimi accenni slash, talmente leggeri che potete fare finta che non esistano (L)]
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blowhole, Kowalski, Rico, Skipper, Soldato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Salvate il soldato Rico
Autore: Syugi
Opzione scelta:Opzione A,Il tuo lato è sempre stato un po’ triste e solo, ma non mi metterei da nessun’altra parte. [Bill]
 Fandom: I Pinguini di Madagascar
Introduzione: Blowhole ha in serbo una nuova, terribile vendetta, che sarà particolarmente crudele per Skipper e gli altri…
Personaggi: Blowhole, Kowalski, Rico, Skipper, Soldato
Rating: Giallo
Generi: Azione (insomma), Sentimentale (credo)
Avvertimenti: Leggerissimi accenni slash, Missing Moments
Note: Presenti alla fine.
 
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- Rico, amico, siamo noi!
Skipper compì un balzo prima che la lama della motosega lo tagliasse in due.
Una piccola parte della sua mente pensò a quanto avesse dell’incredibile che quasi ogni volta che avveniva una calamità non ci fossero umani intorno. Era sera, sì, ma si trovavano nel parco di fianco allo zoo di Central Park! Come hanno fatto quei mammiferi a diventare la specie dominante? Mah, meglio così, sarebbero stati solo d’impiccio.
Rico infatti attaccava senza sosta. Gettata un’arma, ne prendeva un’altra dritta dal suo stomaco, nessuna tregua. Skipper non aveva idea di come renderlo inoffensivo senza fargli male.
- Kowalski! Soldato!
Tutti insieme gli saltarono addosso. Rico si liberò dall’assedio girando vorticosamente come una trottola, scansandoli via.
Diamine, quanta forza!
Non sarebbero resistiti ancora a lungo.
Il Dottor Blowhole era appoggiato al suo mezzo, abbastanza distante per non rischiare di essere coinvolto nella furia di Rico, ma abbastanza vicino per godersi di ogni istante della battaglia che aveva creato. Il delfino scoppiò a ridere.
- È inutile, Skipper! Il mio speciale raggio per il controllo mentale ha trasformato l’armiere della tua unità in un servo sotto il mio totale controllo. Non vi riconosce più e non si farà scrupolo a eliminarvi. Non è un’idea geniale? Mi sono chiesto… Perché sforzarmi tanto di trovare una maniera per togliervi di mezzo una volta per tutte quando posso trasferire questo fastidioso compito al vostro così servizievole compagno? E guardate il risultato! Non sta andando tutto alla perfezione? In questo momento, Rico è il mio migliore amico! – e diede sfogo a un’altra risata malvagia.
Mentre scansava i coltelli Skipper non poteva fare a meno di pensare a come la situazione si fosse stravolta in pochi secondi…
 
Solo un’ora prima
 
Da quando aveva incontrato Skipper, le giornate di Rico scorrevano magnificamente.
Mangiava buon pesce – pesce! – tutti i giorni, aveva un letto e non si annoiava mai. E non per ultimo, i suoi compagni non erano niente male. Lo facevano sentire apprezzato e indispensabile e quando necessario gli permettevano di usare la sua amata dinamite. E poteva preparare il sushi con le katane!
Proprio allora stava affettando la loro cena, mentre Skipper e Soldato, seduti al tavolo, lo guardavano ammirati. Avevano assistito a quella sorta di spettacolino talmente tante volte che ormai avrebbero dovuto perdere interesse già da anni, e invece no. Ciò lo lusingava.
Lanciava il cibo in aria, nessun pezzo sfuggiva al suo controllo mentre roteava le spade e affondava le lame. Fece un piccolo inchino non appena ogni boccone cadde ordinatamente sul tavolo, in un’elegante disposizione a piramide. L’applauso dei suoi amici che seguiva era una musica che non lo avrebbe mai stancato.
- Soldato, vai a dire a Kowalski che la cena è…
- EUREKA!
Proprio allora un urlo di gioia rimbombò nel quartier generale.
Lo scienziato del gruppo, Kowalski, uscì dal suo laboratorio tenendo in mano due strani caschi. Sorrideva trionfante.
- Signori - esordì solenne - finalmente ce l’ho fatta!
- Hai inventato qualcosa che per la prima volta non rischierà di distruggerci tutti?
L’umore di Kowalski non si lasciò minimamente scalfire dal sarcasmo del suo leader.
- Sapete cosa sono questi?
- Due caschi?
- Molto di più! Sono due comunicatori mentali-emotivi interdimensionali!
- Cioè?
- In pratica, mettono in contatto due menti, permettendo agli indossatori di scambiarsi a vicenda pensieri, immagini, ricordi.
- Funziona a distanza?
- Non l’ho progettato per essere utilizzato fra due viventi distanti e poi è solo un prototipo…
- Se non può esserci di qualche utilità in missione, allora non ci serve.
- Perché dici così? Grazie alla mia invenzione  “guardare con gli occhi di un altro” non sarà più un’espressione figurata! Leggere nella mente altrui non sarà più fantascienza, fantasy o roba da dubbi vampiri teenager! È rivoluzionario!
Rico sbadigliò.
- Visto? Anche Rico la pensa come me.
- A me invece sembra un’idea carina, Kowalski!
- Grazie, Soldato! Allora vieni qui a testare i comunicatori con me!
- Eh?
- Questione di pochi secondi, non ti preoccupare!
- Ma vorrei finire di mangiare…
- Kowalski, ci penserai dopo. Ora mangiate. Dobbiamo mantenerci in forma per restare all’erta!
- All’erta per cosa, Skipper? Lo zoo è chiuso e oggi è stato tutto tranquillo.
- Giovane, ingenuo, inesperto Soldato… Dobbiamo sempre stare all’erta. Non si può mai sapere quando accadrà l’imprevisto. Si chiama “imprevisto” apposta!
Proprio in quel momento si sentirono urla e tonfi provenienti dall’esterno.
- Tipo questo? - chiese spaventato Soldato.
- Corpo di mille balene! Non si può stare tranquilli nemmeno a tavola?! Andiamo, ragazzi!
- Aspettate un secondo.
Skipper lo guardò. Il suo luogotenente stava infilando i caschi in una borsa.
- Ti porti dietro quella roba?
- Potrebbe essere utile. Così ti ricrederai. – Skipper alzò le spalle.
Il resto fu un classico. Crostacei ninja che attaccavano gli animali dello zoo e loro quattro che seguivano la scia di distruzione fino a giungere al boss finale.
 
Tipico del Nasone Malefico attirare i suoi amici dove preferiva!
-  Kowalski, opzioni! – gridò Skipper scansando una sfilza di stelle ninja.
Saltare qua e là stava diventando snervante. E quante cavolo di armi conservava Rico nel suo stomaco?
- Aspettiamo che esaurisca la sua forza?
- Trovane un’altra, se non ti spiace!
- Forse entrando nella mente di Rico potremmo farlo ritornare in sé, ma come fare?
- E se provassimo la tua ultima invenzione? - Soldato indicò una borsa abbandonata poco distante.
- Quale inven… Oh, già. Come ho potuto dimenticarmene?
- Muoviti, Kowalski! Usa quegli aggeggi! - ordinò Skipper - Non sono sicuro di poter resistere ancora per molto!
- Signore, c’è una percentuale del 55% che vada male…
- Allora confida nella percentuale restante e sbrigati, non abbiamo altre opzioni al momento!
- Ci provo, ma dovete tenerlo fermo mentre gli metto il comunicatore.
Skipper e Soldato riuscirono a bloccargli le ali, quel tanto che bastava per permettere a Kowalski che entrambi indossassero i caschi. A quel punto lo mollarono, senza più energie.
- Ehi, Rico, riesci a sentirmi? – Kowalski guardò dritto in quegli occhi. Erano rossi, freddi, inespressivi. No, quelli non erano gli occhi di Rico! - In nome di Isaac Newton, Rico, torna in te!
Fu allora che avvenne. Una scossa attraversò tutto il suo corpo, dalle piume della testa fino alle punte delle zampe.
Blowhole, Skipper, Soldato, la lotta … Tutto questo non c’era più.
Vedeva, sentiva, percepiva in una maniera nuova, come trasportato in un’altra dimensione…
 
 
Ahi, che dolore! Che dolore insopportabile!
Premeva l’ala contro la ferita, contorcendosi su se stesso.
Quanto sangue sarebbe uscito ancora? Quanto sarebbe durata quella nuova agonia?
- Ehi, ragazzo, ci senti?
- Skipper, non credo che sia una buona idea…
- Kowalski, non vedi che sto cercando di stabilire un contatto con il nuovo arrivato?
- Veramente non mi sembra il momento opportuno, signore.
Voci sconosciute… Aprì di scatto l’occhio, quello del lato della faccia ancora intatta.
Nella semi-oscurità della stanza riuscì a vedere chiaramente due pinguini. Pinguini! Come lui!
Chi erano quelli? Adesso gli mandavano animali? Erano qui per causargli altro male?! Certo, sicuramente!
Aveva paura, ma non poteva concedersi di dimostrarlo. Si accanì contro le sbarre della gabbia, sperando che capissero l’antifona.
- Calma, siamo qui per aiutarti - insisté il pinguino più basso. Aveva l’aria di essere un tipo sicuro di sé. Lo guardava negli occhi senza timore, distaccato e incuriosito allo stesso tempo. Professionale. Quelli con l’aria professionale non gli hanno fatto altro che male. Si buttò ancora con più violenza contro le sbarre.
- Non credo che ci capisca - replicò quello più alto. Era più in dietro rispetto al compagno. Tentava di nasconderlo, ma era intimorito. Non fissava mai lo sguardo su di lui per più di due secondi.
- Apri bene le orecchie. NOOOOI – il basso indicò se stesso e il compagno – SIAMO QUIIII – abbracciò uno spazio d’aria – IN PAAAACE – disegnò un arcobaleno immaginario sopra la sua testa.
- Non era questo che intendevo…
- Uffa, che noia! Provaci tu allora, Kowalski!
- Quello che volevo dire è che, secondo me: primo, crede che siamo suoi nemici e quindi non è disposto ad ascoltarci; secondo: è troppo… selvatico perché possiamo comprenderci a vicenda.
- Bene, hai altre opzioni? Non possiamo mica lasciarlo qui.
- Beh, potremmo provare a sedarlo e a curarlo. Magari una volta calmato…
- Perfetto allora. Manfredi, Johnson, il mio kit medico, per favore.
 
 
- Tranquillo, è solo un test psicologico.
Rico piegò la testa di lato, confuso. Test psi – che cosa?
- Non devi fare niente - spiegò pazientemente Kowalski - solo dirmi che cosa ti ricordano queste immagini.
A quelle parole l’altro sembrò sollevato. Oh, beh, allora!

Più tardi Kowalski annunciò i risultati a Skipper.
- Allora: questo gli ricorda un’esplosione di dinamite, questo un’esplosione di molta dinamite, questo un bosco distrutto da una motosega, questo un fagiano che addenta una gallina…
- I fagiani addentano? - chiese Skipper incuriosito.
- Negativo. Appunto. E questo una farfalla…
- Carina!
- … impalata da un unicorno.
- Beh, in effetti non si può dire che sbagli…
- No, ma non ti sembra indice di una personalità caratterizzata da rabbia repressa e istinti omicidi?
- Rabbia repressa e istinti omicidi? Gestibili! Il ragazzo è ufficialmente dentro, affare chiuso.
 
 
- Skipper, continuo ad avere i miei dubbi.
- E perché mai? Il ragazzo ha dimostrato di essere in gamba. Sarà un eccellente armiere.
- Non è delle sue… abilità, che dubito.
- E allora perché hai questi dubbi?
- Uhm non saprei… Forse perché è capace di causare danni incommensurabili ai noi e agli altri?
-  È una questione di mentalità, Kowalski. Devi pensare a lui come un bambino. Un grosso, grande, selvaggio, pericoloso, folle bambino che ha bisogno di figure parentali che lo sostengano e guidino per evitare che distrugga il mondo.
- Affascinante… - commentò sarcasticamente.
- Ottimo! In mia assenza, lo affido a te!
- Eh? Perché?
- Uhm non saprei… Forse perché Johnson è un molestatore e Manfredi non ha pazienza?
Si girarono entrambi in direzione delle grida di Rico.
- Tenente Johnson, che ne dici di lasciare andare il nuovo arrivato?
Johnson non sentì neanche le proteste di Manfredi. Continuava a “spupazzare” il povero Rico, credendo che gli piacesse.
- Aw, guarda, Manfredi! Gli ho acconciato le piume sulla testa come la mie! Non sembriamo fratelli?
- Aiutoooo! - Rico si dibatteva disperatamente per liberarsi dalla presa d’acciaio di Johnson.
- Sì, come no -  sbuffò Manfredi, roteando gli occhi.
Di fronte al saccente sguardo del suo capitano, Kowalski non poté fare altro che sospirare.
- Ho capito, Skipper, vado, vado… Johnson, molla subito Rico, per favore!
 
 
- Kaboom?
- No, Rico, non sto creando una nuova arma… Vedi, io sono uno scienziato. La mia brama di conoscenza si spinge oltre l’uso militare.
- No kaboom?- che delusione!
- No kaboom.
Eppure Rico rimase lì, a osservare che cosa facesse. Nella mente di Kowalski si insinuò il sospetto che non fosse interessato al suo lavoro, ma a lui.
- Dov’è il cacciavite?
Rico si illuminò. - Ta-daa! - ne sputò fuori uno immediatamente.
Kowalski lo afferrò titubante, con un’espressione fra il disgustato e lo sconcertato.
- Ehm, grazie. Credo.
 
 
Fece scivolare le ali sulla superficie di cemento che ostacolava il loro passaggio. Ad analisi compiuta si volse verso il suo capitano.
- Niente da fare, Skipper. Non ho gli strumenti per demolire una parete di…
- Kaboom!
Qualcosa esplose alle sue spalle. Si girò di scatto. Rimase a becco aperto. Rico aveva creato un enorme buco nel cemento con un… che cavolo di arma era quella?
- Ottimo lavoro, Rico! – si congratulò Skipper.
- Ma come hai…- una volta tanto, Kowalski era senza parole.
Per tutta risposta Rico gli strizzò l’occhio.
 
 
- Non puoi ricorrere sempre alla forza bruta, Rico. - lo avvertì Kowalski una volta - Per il successo di una missione, l’intelletto è indispensabile.
Rico lo guardò di sbieco. Lui i problemi li aveva sempre risolti nell’unico modo che conosceva: con un bel candelotto di dinamite. O con una bella motosega, al limite. Era ‘Walski quello che pensava troppo!
- Calma, ragazzi! - si intromise Skipper - Forza bruta e intelletto sono entrambi necessari in questa unità.
Quando Kowalski si allontanò, prese da parte Rico. – Ma di più la forza bruta – confessò con un ghigno.
Rico sorrise. Non si era mai sentito più apprezzato di così in vita sua!
 
 
Quel Soldato era una vera matricola, in tutto e per tutto.
Era impacciato, imbranato, impaurito.
Credeva di essere stato trasferito in un normale zoo, non in un’organizzazione militare!
A Rico faceva quasi pena. Eppure, nonostante fosse così diverso da lui, c’era un che di molto soddisfacente nel vedersi finalmente trattare come un veterano.
 
 
- Bene, Rico. Mira a 40° gradi applicando una pressione del 35% proprio… adesso!
Sparò. Colpì in pieno il bersaglio.
- Centro perfetto! – esultò Soldato.
- Pff… Ci voleva tanto per andare d’accordo? Che razza di testoni mi ritrovo a comandare!
Skipper sbuffava, ma il giovane Soldato si era accorto che sorrideva.
 
 
Non erano mai tornati così mesti da una missione, pensava Rico.
Mai così distrutti, mai così… inermi.
Aveva paura di staccare gli occhi anche solo per un momento da Skipper, Kowalski e Soldato, come se bastasse solo chiudere le palpebre per farli scomparire per sempre.
Avevano perso Manfredi e Johnson, ma non avrebbe permesso a nessun altro di sparire.
 
 
I giorni successivi furono duri per tutti. Skipper aveva proibito di perdere tempo in lacrime e compianti. Dovevano tirare avanti, sicuramente era quello che avrebbero voluto Manfredi e Johnson, diceva.
Per tirare avanti tiravano, ma nulla era più come prima. Silenzio e mestizia regnavano al quartier generale e Rico avvertiva improvvisamente più vicini gli spettri del passato. Neanche le sue adorate esplosioni riuscivano a distrarlo.
Mai come in quel momento desiderava saper parlare. Ci aveva fatto l’abitudine, era diventato un master nel mimo e nelle espressioni, ma per una volta non poteva esprimersi solo a gesti. Desiderava solo che capissero, che sapessero!
‘Walski era intelligente, ce la poteva fare?
Lo scienziato era tutto preso da un nuovo sperimento. Che fosse il suo modo di sfogarsi? Boh. Comunque che noia. Sempre a lavorare, lui.
Afferrò un pennarello e la cartellina delle opzioni, abbandonati sulla scrivania insieme a mille altre cose. Kowalski trasalì per il rumore, fu solo allora che si accorse della sua presenza.
- Che hai, Rico? Vuoi dirmi qualcosa?
- Mmm-mmm.
Tracciò una linea su un foglio, dividendolo in due metà.
Su un lato disegnò lui stesso, la linea del becco tirata all’ingiù, nell’altro Skipper, Soldato e Kowalski.
Consegnò il suo lavoro trepidante.
L’altro ci buttò una rapida occhiata, poi appoggiò la cartellina al suo posto.
- Sono carini questi disegni, bravo. Ora però devo lavorare, scusa.
E si voltò.
Rico sbuffò e se ne andò. ‘Walski era un genio, ma per certe cose… era un idiota.
 
 
Kowalski si ritrovò improvvisamente ad ansimare, fu come riemergere da un’apnea. Non erano passati che pochi secondi, ma gli erano sembrati ore.
Adesso, solo adesso, aveva capito che cosa avrebbe dovuto dirgli già all’epoca. Non si sarebbe mai dato dello scemo abbastanza per non averlo compreso prima.
- Rico, adesso ho capito - lo abbracciò –È vero. Il tuo lato è sempre stato un po’ triste e solo, ma non mi metterei da nessun’altra parte. Né io né gli altri, così è e sempre sarà. Quindi reagisci!
Rimasero immobili. Gli sembrò che tutto il mondo rimase immobile.
E, finalmente, sentì il corpo di Rico rilassarsi contro il suo. Si staccò appena per controllargli gli occhi. Erano tornati blu.
- Bravo, Rico, bravo… Così… Calmati.
Blowhole era scioccato.
- Ma co…co-come hai potuto battere la mia creazione con dei ridicoli copricapi?!
- Tsk! Cos’è che sarebbero ridicoli? La tua è tutta invidia, egomaniaco!
- A questo punto non ha più senso per me restare qui, ma tornerò, contateci! Ho ancora una lunga lista di piani per le mie vendette! – prima che qualcuno potesse bloccarlo azionò una bolla gigante che lo trasportò via.
Kowalski si lasciò cadere sull’erba, Rico dormiva placidamente fra le sue braccia. Non se ne stupì: diventare il burattino di un pazzoide malvagio e intraprendere una comunicazione mentale erano attività spossanti.
I suoi amici corsero loro incontro.
- Sei stato grande, Kowalski! Tutto bene? - chiese premuroso Soldato
- Più o meno - borbottò.  Era necessaria una mente forte per sopportare i pensieri di Rico. La sua non era una mente forte, era semplicemente geniale.
- L’importante è che questa follia sia finita.
Tirando finalmente un sospiro di sollievo, Skipper strinse forte il suo psicopatico armiere. Se Blowhole si fosse di nuovo azzardato a toccare Rico o un altro dei suoi uomini, la prossima volta l’avrebbe rincorso fino alla luna.
 
Il giorno dopo, allo zoo
 
Le prove di guida con la loro macchinina erano state un successo. Rico non aveva mai guidato così bene e Skipper ne era entusiasta.
- Stop! E… 0:38 secondi! Fantastico, Rico! Un nuovo record per lo zoo!
- Yahoo!
- Hai segnato i dati, Kowalski?
- Appena fatto, Skipper!
- Bene. Aspettatemi solo un attimo, vado a controllare perché Soldato ci mette tanto a portare quegli ostacoli.
Non appena il capo se ne fu andato, Rico scese dalla macchina e si avvicinò al compagno. Per tutta la mattina aveva avuto un’idea in testa.
- ‘Walski?
Alzò lo sguardo dai suoi fogli - Che cosa c’è?
Rico indicava la sua cartellina.
- Vuoi un foglio?
Annuì freneticamente.
- D’accordo.
Appena ebbe il foglio fra le sue ali, il suo volto si illuminò. Lo piegò, girò, ripiegò velocemente, a tal punto che Kowalski non riusciva a seguire le sue mosse.
- Ta-daa!
Gli porse il risultato con un sorriso. Kowalski non aveva parole, una volta tanto. Era l’origami impeccabile di una rosa sbocciata.
- Per me? - domandò stupito.
- Ah-ah!
- Ehm, grazie - mormorò mentre la raccoglieva dalle sue ali..
Rico strizzò l’occhio e tornò alla macchina, canticchiando.
Kowalski rimase perplesso a fissarlo solo per qualche istante, poi alzò le spalle. Studiò quel piccolo capolavoro da ogni angolazione. Certo che era davvero…
- Che cosa succede qui? - tuonò alle sue spalle una voce fin troppo famigliare.
- Ah! Skipper! – sobbalzò, quasi gli cadde il fiore dalla paura. Con tutto il bene e la stima che provava per lui, certe volte quel pinguino aveva dei modi che … Il suo sguardo guizzò da Skipper alla rosa e poi di nuovo a Skipper. Tossì imbarazzato - Niente. Credo che Rico mi stesse dimostrando la sua gratitudine.
- Gratitudine? - borbottò l’altro fissando l’origami.
- Oh! Che cosa carina! - sbucò Soldato dietro la schiena di Skipper.
- Soldato! Tu… Tu non hai visto niente! - agitò le ali davanti al volto in quella sua maniera misteriosa.
- Qual è il tuo problema, Skipper? - Soldato era l’incarnazione dell’innocenza - Stavo solo dicendo che quel fiore è carinissimo! Vorrei imparare a farlo anch’io!
- Prima devi imparare a smettere di parlare come una scolaretta!
- Chiedo scusa, signore. - abbassò dispiaciuto la testa.
Kowalski taceva, fissava il fiore di carta con un mezzo sorriso. Secondo i suoi calcoli, aveva vinto su tutto il fronte. Non solo la sua invenzione aveva salvato la squadra anziché metterla nei guai, ma aveva addirittura battuto l’arnese infernale di Blowhole. In più, aveva davvero “guardato con gli occhi di un altro”, un altro che non avrebbe mai sospettato, acquisendo una conoscenza che non poteva spiegare adeguatamente attraverso nessun trattato scientifico. Lo considerava un piccolo passo nel cammino dei sentimenti, componente dell’anima che faticava ancora a comprendere.
Mentre quei due battibeccavano si trattenne dal dire che, sì, in fondo era un fiore davvero carino.
 
 
Note
 
Riguardo a…
 
La violenza. Può essere insolito vedere una fic su I Pinguini di Madagascar partecipare a un contest su Kill Bill (anzi, è proprio strano che partecipi a un contest xD), ma non lo è più di tanto. Sebbene il cartone abbia un rating per ogni età, vi sono scene che viste con l’occhio di una persona più grandicella possono contenere una certa violenza e drammaticità. Un esempio per tutti: quando Kowalski, Rico e Private vengono catturati dai ratti di fogna e stanno per essere sciolti nell’acido. O qualsiasi cosa fosse quel liquido corrosivo. Poi ovviamente non è successo niente, ma di sicuro nella scena è implicata una ferocia omicida che in altri contesti darebbe vita a scene seriamente tragiche. Come per altri cartoni americani (cito Adventure Time e Leone Cane Fifone, tanto per tirare fuori almeno due titoli), ogni episodio punta alla comicità, ma personaggi e avvenimenti hanno le potenzialità per essere sviluppati in tutt’altra via.
 
Gli accenni slash. Nel cartone Rico ha atteggiamenti ritenuti sessualmente ambigui da molti fans (e Madagascar wiki). Questo io lo definirei oggettivo, indipendentemente dal fatto che i telespettatori amino o detestino lo slash crack fra pinguini. Siccome è per l’appunto un cartone per bambini, gli autori non possono calcare troppo la mano su questo aspetto, eppure esiste e c’è poco da negare. Sarebbe come negare un aspetto della personalità di Rico. Sono brevissime – e divertentissime – scene di giusto un paio di secondi in cui Rico mostra una certa attrazione per Skipper e Kowalski (quest’ultimo in particolare). I due reagiscono piuttosto male di fronte a questi strani “flirt”, della serie “Ma che cavolo fai?!”, ma non dicono niente e non ci danno peso (d’altronde, se lo facessero, non sarebbe più un normale cartone per bambini, no? Nella realtà è impossibile).
Episodi: Sotto sorveglianza (Tagged), Operazione Shakespeare (Operation: Break-speare), Il gioco del falco (The Falcon and the Snow Job).
 
Manfredi e Johnson. Sì, un tempo i pinguini erano sei. Forse addirittura sette, come lasciato intuire in un episodio, ma sicuramente sei. Skipper cita spesso questi due pinguini dati per deceduti, ma in realtà sono ancora vivi! O meglio, erano vivi e creduti morti per sbaglio dai compagni, non si sa che fine abbiano fatto dopo essere stati abbandonati, quindi non conosciamo la loro condizione attuale. Non avendo idea della loro caratterizzazione (a parte che, secondo Skipper, uno è finito all’Inferno e l’altro in Paradiso), ho dovuto inventarla. Manfredi dall’aspetto mi sembra un tipo irascibile, quindi, per contraltare, Johnson deve essere un tipetto tenero (?). Ok, non ha senso, ma mi piace.
 
‘ Walski. Non so nella versione italiana, ma mi sembra che nell’originale Rico chiami così Kowalski. O almeno nelle fanfiction è così. Mi piace: so che è dovuto al difetto di Rico nel parlare, ma mi suona quasi come un nomignolo affettuoso!
 
 
 
 
 

 

  
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