Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: I Biscotti Inflessibili    18/06/2013    3 recensioni
Norla è una nana anziana, che ha avuto una vita lunga e complicata. E' fuggita ancor giovane da una Erebor sotto attacco, ha visto cadere sul campo di battaglia il suo figlio più giovane e ha perso suo marito. E' stata accanto a Dìs, quando ha perso il padre dei suoi figli e ha guidato e consigliato Thorin per la conquista di Erebor. Ora che la città è di nuovo sotto il dominio dei Durin, ci si aspetterebbe che Norla possa godere di una vecchiaia agiata e tranquilla. Ma grandi sono i rischi che si corrono, nel vedere il proprio amato figlio perdere il senno e il buonsenso...
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Giovane, coraggiosa e poco saggia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: I biscotti inflessibili si riuniscono per un'altra, appassionante storia, questa volta sul fandom Lo Hobbit, e più precisamente su Thorin Scudodiquercia. Siccome il finale de Lo Hobbit ci deprimissime tutte quante, abbiamo pensato di regalare al nostro zione preferito e ai suoi nipotini altre chance di vita e di gioia, perchè Thorin ha UN SACCO bisogno di gioia. E di amore, tantissimo amore. Meg nasce principalmente per questo, e Norla pure, perchè Thorin si merita almeno di avere una madre viva e in salute. Entrambe, assieme a Pirli, il defunto marito di Dìs, sono copiyright dei Biscotti Inflessibili, di lady hawke, Charme, Maiwe e di altre collaboratrici da noi approvate. Diffidate dalle imitazioni, perchè le imitazioni verranno squartate: Nessun rumore, solo tanto sangue (cit.). Meg è già apparsa in questa piccola storia di lady hawke che potete leggere qui, ma non è necessario farlo, ve lo possiamo garantire. Contiamo di donarvi presto altre storie su quella che sembra diventare la nostra piccola saga fluffosa. Se recensirete Kili vi abbraccerà e Fili vi farà un inchino, mentre Thorin non farà niente, perché lui è majestic! A voi! :3


Era stato strano, per Norla, rimettere piede a Erebor. Aveva assecondato e seguito l’ossessione di suo figlio Thorin perché sapeva che niente, nell’esilio, l’avrebbe mai reso felice. L’aveva seguito perché sapeva che, con Smaug vivo e il regno perduto, il suo primogenito non avrebbe mai trovato pace.
Aveva fatto il possibile per essergli vicina sempre, nonostante tutto. Aveva letto colpa, negli occhi di Thorin, quando era rientrato solo, senza fratello, senza padre, senza nonno, assieme ad un senso di responsabilità troppo grande rispetto alla sua età. Era stato allora che aveva capito che niente, se non il riscatto di Erebor e la morte del drago, avrebbe potuto aiutarlo a stare meglio, e così, in effetti, era stato.
Per lei era invece assai strano rimettere piede in quelle sale, perché lei non era una bambina come Dìs, quand’era fuggita, o un ragazzino come Thorin. Erebor non aveva il fascino dorato della magnifica patria perduta, e troppi erano i ricordi legati a chi non aveva più. Aveva taciuto, però, perché il sollievo negli occhi di Thorin era una gioia sufficiente, per una madre.
Del resto, volti noti e amati l’avevano lasciata, ma c’erano volti nuovi su cui posare lo sguardo, e la gioia di Fili e Kili, gli eredi dei Durin, mentre prendevano coscienza della grandiosità del regno dei loro padri era palpabile. Norla, dunque, si era adattata all’idea di riprendere la sua vita di anziana regina dei nani, lasciando a Dìs l’apparente potere decisionale su tutto quello che riguardava le cose da nane, e pensando con serenità ai tempi futuri, l’inizio dell’ultima parte della sua vita.
Poi era accaduto qualcosa di inaspettato. Pensava di sapere cosa aspettarsi da chi aveva intorno: sapeva che Fili e Kili erano avventati come giovani, con un cuore grande come una montagna e spesso disperatamente stupidi; sapeva che Dìs aveva un orgoglio inflessibile, una tempra indomabile, e che riusciva bene a nascondere il lutto per un marito che aveva amato infinitamente; sapeva che il carattere di Thorin era stato reso ruvido e spigoloso dagli eventi della sua vita, che sapeva essere dolce com’era stato il giovane Frenrir, e che aveva un senso della responsabilità spaventoso, tale da renderlo affidabile in ogni momento. O almeno, così credeva.
Aveva sempre pensato che Thorin si sarebbe seduto sul trono di suo nonno per non lasciarlo più, e aveva anche supposto che avrebbe dovuto stargli vicina, per evitare che commettesse l’errore di Thrain e Thror, di cadere in un’insana ossessione per l’oro, per l’Arkengemma e per le ricchezze. Invece aveva scoperto che spesso, come quando era un nanino piccolo e curioso, lasciava la sua casa tanto a lungo agognata per andare a passeggiare fuori, nelle campagne e nei boschi di Dale e Pontelagolungo. E presto Norla si trovò a tormentarsi sul perché: la curiosità, del resto, era eredità tipica della sua famiglia.
La risposta ai suoi dubbi le era arrivata inaspettatamente da sua figlia, Dìs, dopo poco tempo. Dìs, curiosa e incapace di tenere la bocca chiusa, si lasciava spesso fuggire chiacchiere e pettegolezzi; cose, in genere, di nessuna importanza, tranne che per quel giorno.
- Credo di aver scoperto dove sparisce Thorin così spesso. – annunciò alla madre, tutta soddisfatta, una mattina, mentre si rammendava una veste.
- E dove? – aveva chiesto Norla, mettendosi all’ascolto.
- Non so se ti piacerà, madre.
- Non girarci intorno. Dove?
- Sulle colline, a parlare con una ragazza di Pontelagolungo. Sempre la stessa ragazza. Una di quelle alte.
Norla non aveva idea della fonte della notizia datale da Dìs, ma per certo doveva essere vera; la figlia aveva parlato con leggero astio; gelosa com’era di Thorin, quello che sapeva doveva essere assolutamente vero.
- Non è una cosa strana? – incalzò Dìs, vedendo che la madre rimaneva muta e imperscrutabile.
- Già, vorrei proprio sapere che succede.
Norla non disse altro, perché come suo figlio parlava poco, ma in quando femmina tramava molto. Convocò Fili in solitaria nelle sue vecchie stanze, e gli chiese di seguire Thorin, senza farsi scoprire, naturalmente.
- Non credi che sia scorretto, nonna?
- Fallo e basta, ma non riferire a nessuno quello che vedrai. Solo a me. Capito?
Fili arricciò il naso. La missione non sembrava avere molto senso, e spiare suo zio non gli piaceva: temeva che lui potesse scoprirlo e punirlo per questo. – Ma Kili…
- Dillo pure a lui, ma cucitevi la bocca con vostra madre. Intesi?
- Sissignora.
Eseguì in fretta, con Kili appresso, il suo piccolo compitino di spia, e riuscirono entrambi ad andare e tornare senza farsi scoprire e soprattutto senza farsi placcare dalla loro madre. Fu una missione rapida e semplice, in fin dei conti.
- Ebbene? – Norla li sorprese non appena rimisero piede a Erebor, non dando loro nemmeno il tempo di togliersi il mantello che indossavano. La cosa inquietò i due fratelli, ma non li sorprese: quando Norla voleva qualcosa, esigeva che venisse fatta presto e bene.
- Era con una ragazza. – disse Fili. – Perché ti interessa?
Norla non rispose, lasciando il tempo a Kili di dire la sua: - Sembrava una bimba; è molto giovane, e più alta di zio.
- Perché ti interessava saperlo? – chiese nuovamente Fili alla augusta nonna, con timore. Dìs sapeva essere una madre temibile, ma era Norla, quella che incuteva vero terrore.
- Curiosità. – rispose l’anziana nana, prima di eclissarsi senza dare spiegazioni e lasciandoli soli.
- Gatta ci cova. – disse Fili.
- Chiaro. – rispose Kili.
Presto però si disinteressarono al problema, presi dalla loro nuova vita, e lasciarono a Norla alle sue indagini. Indagini che si risolsero con un’inevitabile conclusione: parlarne con il diretto interessato. La cosa le costò un po’, perché in fin dei conti sapeva che non era del tutto un suo diritto, ma era una madre preoccupata, e aveva bisogno di risposte.
Attese che calasse la sera, il momento in cui, di solito, entrambi si concedevano di conversare insieme in tranquillità. Norla sperava che la fiducia che Thorin aveva sempre nutrito per lei e per i suoi consigli fosse d’aiuto.
- Ti trovo cambiato. – esordì dunque, sedendosi accanto al camino.
- Davvero? – Thorin camminò per la grande sala vuota, andandosi a sedere di fronte alla madre. – Immagino fosse prevedibile, dopo tutto quello che è accaduto.
- Sei re già da qualche anno, ormai, Thorin, ed è evidente che è questo il ruolo per cui sei nato, e per cui sei stato educato. – non c’era quasi mai dolcezza, nella voce della nana, nemmeno quando si ritrovava ad elogiare il figlio. – Non parlo di questo, parlo di qualcosa di più recente. – la nana posò i suoi penetranti occhi blu sul figlio,  che invece volse la testa, come a cercare di eludere la domanda.
- Direi che nulla è cambiato.
- Molto è il tempo che passi fuori dal tuo regno, figlio mio. – considerò la donna.
Thorin annuì, consapevole che sua madre esigeva una spiegazione. – Troppi anni passati all’aria aperta fanno sì che si finisca per sentirne la mancanza, anche quando si ritorna a casa.
- Thorin… - Norla sospirò. – Non ho intenzione di giocare a lungo, so più di quanto tu creda.
Fu il turno di Thorin di alzare puntare gli occhi su sua madre. Se era imbarazzato dalla questione, riuscì a dissimularlo in qualche modo. – Lei è Meg. – rispose.
- Felice di sapere che ha un nome. – Norla non disse altro, ma era chiaro che non si sarebbe mai accontentata di una spiegazione simile.
- Ci siamo incontrati per caso, più di una volta, a dire il vero, sulle colline dietro alla città. In seguito, non è più stato un caso. – era evidente che Thorin faticava a trovare le parole, e che non ne parlava volentieri.
- E’ un’umana di Pontelagolungo.
- E’ questo il problema?
- Sono solo preoccupata per te. – disse Norla, osservando il figlio mettersi in piedi e camminare nervosamente. – Questo, e niente altro.
- E cosa desterebbe la tua preoccupazione?
- Il fatto che una ragazza del regno di Dale si interessi al Re di Erebor, dopo quello che è accaduto alla morte di Smaug.
La frase dovette colpire nel segno, poiché Thorin s’incupì improvvisamente, e continuò a camminare avanti e indietro. – E’ a questo che pensi?
- E’ la conclusione a cui sono arrivata.
- Su quali basi?
- Il buon senso, Thorin, quello che tu dovresti ritrovare al più presto, prima che sia troppo tardi. – Norla fece una pausa. – Se tu ci pensassi attentamente, ti ritroveresti a darmi ragione.
- Ci ho pensato, madre, e molto attentamente. – rispose Thorin dopo un po’, tornando a sedersi di fronte a lei. Il nano non era del tutto sorpreso dalla reazione di sua madre; c’erano migliaia di ragioni per considerare sbagliato quello che aveva fatto e continuava a fare, ma non poteva negare che avrebbe sperato in una reazione diversa. La giovane Meg non meritava di certo tutto quel sospetto.
Norla fece per chiedere a che conclusione fosse arrivato il figlio, ma non ce ne fu bisogno: tutto, nell’espressione del suo viso, parlava di qualcosa che poteva rivelarsi doloroso, per lui, se si fosse sbagliato.
- Pensavi di tenermi all’oscuro ancora per molto?
- Sapevo cosa ne avresti pensato.
- Perché è l’unica cosa da pensare, sconsiderato di un figlio. – Norla sembrava essersi leggermente ammorbidita, ma continuava a non fidarsi. C’era amore, negli occhi di Thorin, si era affacciato non appena aveva pronunciato il nome di lei, ma Norla non riusciva a rallegrarsene. Forse era in parte dovuto a quello che era accaduto a lei e alla piccola Dìs; potendo, avrebbe risparmiato volentieri a suo figlio il rischio di soffrire ancora. Si alzò in piedi, cauta, a causa della sua età, e si avvicinò al nano.
- Sei soddisfatta, ora che conosci la verità?
- Non conosco lei, ancora. – rispose Norla, stringendo la mano del figlio.  – E’ ora che io vada a riposare. E dovresti farlo anche tu. Rifletti bene, Thorin, la notte porta consiglio.
Thorin non era affatto certo dell’utilità dei consigli che avrebbe potuto portargli una notte di sonno, ma si congedò da sua madre, pensando a come affrontare la cosa. E mentre Norla dormiva serena, placata dall’aver scoperto la verità, per quanto non del tutto piacevole, il Re sotto la Montagna si ritrovò a passare una notte inquieta come non gli capitava da un po’. A quanto pareva, la tranquillità non era fatta per lui.
- E’ davvero tuo desiderio incontrarla? – fu la prima cosa che chiese alla madre il mattino dopo, non appena si trovarono soli.
- Naturalmente. Voglio vederla di persona e capire come sia stata in grado di farti perdere la ragione.
Il Re sotto la Montagna annuì e obbedì come un bambino. Fu imbarazzante, per Thorin, dover spiegare a Meg che sua madre aveva espresso il desiderio di incontrarla, e per quale ragione. Non le mentì, così come lei non aveva mentito riguardo all’opinione che la sua, di famiglia, aveva nei riguardi dei nani.
- Sembra che non abbiamo molti sostenitori, vero? – commentò Meg, un filo scoraggiata, nonostante il suo sorriso. Era vero, del resto, e c’erano giorni in cui anche Thorin stesso dubitava delle sue azioni e del suo buonsenso, a cui Norla tanto teneva. C’erano moltissime ragioni per non portare avanti qualunque cosa fosse nata tra loro: Thorin aveva più di duecento anni, non era più giovane nemmeno per la longeva stirpe dei nani, mentre Meg ne aveva a malapena venti, e l’aria di una bambina; lui aveva il dovere di essere una guida e un re giusto per la sua gente, un compito che permetteva poche distrazioni, e se la ragazza avesse davvero voluto seguirlo, si sarebbe ritrovata imprigionata sotto una montagna. Il rischio era che, alla lunga, Meg non sarebbe stata felice, con lui, e mai Thorin avrebbe voluto metterla nella condizione di provare del rimpianto. Lui l’aveva provato per anni, e sapeva quanto il rimpianto potesse consumare.
Il nano rimuginò su tutto questo, prima di parlarle. – Sai che non devi farlo se non vuoi.
Meg, seduta sull’erba accanto a lui, abbracciò le sue ginocchia e vi posò sopra la testa. – Ancora sciocche obiezioni, Thorin?
- Non voglio che tu abbia a pentirtene in futuro.
Meg sospirò: avevano parlato e parlato e parlato di questo, e davvero non riusciva a capire di cosa potesse aver paura. – Apprezzo la tua preoccupazione, ma credimi, per gli umani sono abbastanza grande da badare a me stessa e prendere le mie decisioni, che agli altri piacciano o meno.
- Meg…
- Non cambierò idea, e verrò da tua madre. – posò una mano sulla spalla del nano, e sorrise. – Non ho mai visto Erebor, del resto, e sono curiosa.
Bastò questo, e i dubbi di Thorin si placarono, almeno per un po’; c’era qualcosa di così tenero nella determinazione di quella stessa giovane che si nascondeva quando sentiva i tuoni, perché temeva i giganti di pietra, che non gli riuscì di obiettare altrimenti. Rimase con lei ancora per qualche tempo, a godersi il tramonto, prima di rientrare.
- Ti porterò da lei, domani. – si avvicinò a lei per baciarla, e si rimise in cammino verso la sua montagna.

Meg non aveva idea di cosa aspettarsi dal suo incontro con Norla, l'austera madre di Thorin, ma era evidente che non si sarebbe trattato di un incontro semplice. Il nano le era parso preoccupato, e lui non era certo persona da preoccuparsi per nulla. Non si sorprese, perciò, quando si scoprì tesa e irrigidita, vedendo Thorin comparire. In qualche modo lui dovette notare la sua agitazione, perchè la prima cosa che le disse fu: - Sei ancora in tempo per rifiutarti.
- No. - Meg sospirò e si lasciò guidare come aveva fatto tempo prima, mentre si faceva accompagnare a casa, in fuga da un temporale.
Di Erebor conosceva solo la mastodontica porta principale, affiancata da colossi immensi e sormontata da balconate, il luogo da dove si poteva osservare tutta Dale, a perdita d'occhio. Aveva temuto di sentirsi grande in un luogo piccolo, ma le proporzioni della città dei nani sembravano essere pensate per ospitare giganti, e lei, per quando più alta del re che l'accompagnava, si sentì minuscola, non appena ci mise piede.
Si ritrovò ad attraversare sale per lo più vuote e tranquille, disturbate solo dai suoi passi e da queli di Thorin; le poche guardie che incontrarono sul loro cammino diedero segno di non notarla, inchinando il capo solo al passaggio del loro re. Poi, alla fine, si fermarono davanti ad una porta, e Thorin bussò.
- Avanti.
Il nano entrò per primo, aprendo la porta per lasciar entrare Meg. Norla era in una delle stanze dei suoi appartamenti, in muta attesa; come vide la ragazza puntò i suoi occhi blu su di lei. Sentendosi così osservata, la ragazza di Pontelagolungo arrossì violentemente, sentendosi sotto esame. Fu Thorin, a rompere il silenzio.
- Questa è Meg di Pontelagolungo, madre, e questa è Norla, moglie di Thrain, regina dei nani di Erebor.
- Nonchè madre dell'attuale Re sotto la Montagna. - rettificò la nana, inclinando appena la testa. Osservò con muta soddisfazione Meg inchinarsi al suo cospetto, poi alzò lo sguardo verso il figlio. - Vorrei che tu ci lasciassi sole, non credo seguiranno parole adatte ad un uomo e ad un re.
Thorin rimase immobile per un momento, poi lanciò uno sguardo a una Meg spaurita, cercando di infonderle un po' di fiducia, prima di congedarsi. La ragazza rimase immobile e in piedi, mentre Norla seguiva con attenzione i movimenti del figlio; attese un po', prima di parlare, dopo che la porta fu chiusa.
- Siediti, ti prego, non ho voglia di farmi venire il torcicollo per guardarti negli occhi mentre ti parlo. - esordì l'anziana nana, indicando uno scranno accanto al suo. Meg, a disagio, obbedì silenziosamente.
- Ho dovuto faticare molto, perché Thorin mi parlasse di te, lo sapevi, questo?
- Sì. - più che una risposta, Meg si lasciò sfuggire un pigolio. Gli occhi della nana, blu come quelli del figlio, continuavano a scrutarla. Il fatto che fosse, per quanto riccamente, completamente abbigliata di nero, non faceva che farla sembrare ancora più severa.
- Te ne sei chiesta la ragione? Io sì, e a lungo.
- E... cosa ne avete dedotto?
- Che quando qualcuno nasconde qualcosa è perché sa di non avere la coscienza pulita. Fanno così anche i bambini. - le parole di Norla erano come sferzate, e la nana, senza alcun senso di colpa, si ritrovò ad essere compiaciuta della paura che leggeva negli occhi della ragazza. Osservandola, non vedeva in lei nessuna apparente qualità tale da colpire il figlio; aveva i capelli rossastri, sciolti e lunghi, che le ricadevano sulla schiena, gli occhi bruni, un viso tondo e con le guance lisce e prive di barba, una corporatura esile e minuta. Sembrava un giunco, e pareva delicata quanto un giunco.
Spiazzata, Meg tentò di rispondere: - Non tutti amano parlare di sé. C'è chi preferisce il silenzio, spesso, e mi pare che Thorin sia uno di questi.
- Silenzio e coscienza sporca non sono nemmeno parenti, Meg di Pontelagolungo, dovresti conoscere la differenza. Quanti anni hai?
- Venti, mia signora.
- Venti... - rifletté la nana, a voce alta. - Non sei che una bambina, per i nani e per gli uomini. Che ci fa una fanciulla di venti anni sola, a spasso per le colline di Dale?
- Ho un fratello e una sorella minori, una casa che sembra un porto di mare e con un gran via vai di persone. A volte mi piace starmene da sola, e per farlo devo uscire dalla città.
- E tuo padre lo permette?
- Si è arreso all'evidenza, alla fine. - rispose Meg.
- Un uomo poco tenace.
- Ha solo rispettato la mia volontà. - si difese la giovane.
- Una volontà che ti ha portato a mio figlio.
- Per caso, sì.
- E' quello che ha detto anche Thorin. - tagliò corto la nana. - Cosa vuoi, da lui?
Meg si bloccò, interdetta. - In che senso?
- Dubito fortemente che una giovane ragazza di Dale si interessi improvvisamente del Re sotto la Montagna, a meno che non trami qualcosa.
La giovane sgranò gli occhi, sorpresa: così era questa, la ragione di tanto sospetto. Meg per un attimo dimenticò di essere timida e spaventata, sentendosi semplicemente oltraggiata. - Cosa mai vorrei volere, da lui?
Norla sorrise appena, e più profonde si fecero le rughe attorno alle sue labbra: - Non crederò mai che tu sia così ingenua, Meg. Cosa si può volere, da un nano, se non le sue ricchezze? Forse è per questo che tuo padre si è rivelato così permissivo, nel lasciarti sgattaiolare fuori dalla città.
- Credete questo?
- E' la cosa più ragionevole da pensare.
- E invece no! - Meg si alzò in piedi, ritrovandosi a torreggiare sulla nana. - Mio padre non sapeva nulla né di Thorin, né di dove andassi quando mi allontanavo da casa. Di certo non mi ha incoraggiato a frequentare nani, vista la sua reazione, quando l'ha saputo. - si scostò una ciocca di capelli dalla faccia, prima di parlare di nuovo. - Tutta la mia famiglia mi ha scoraggiato, dicendomi che i nani sono creature infide, avide, avare, dal cuore duro e incapaci di amare. Questo pensano gli uomini dei nani, non pensano certo a come derubarli delle loro ricchezze.
- E perché sei qui, allora?
- Perchè io amo Thorin, nonostante lui stesso abbia fatto di tutto, anche ieri, per scoraggiarmi dal venire qui a compiacervi.
Norla rimase in silenzio, mentre Meg si lasciava cadere sulla sedia, improvvisamente consapevole di aver alzato la voce. - Credevo che i nani, proprio per la loro natura, fossero inclini a comprendere questo genere di cose.
- Dovremmo?
- Thorin mi ha detto che i nani amano una volta e per la vita.
- E basta questo a far sì che tu ti possa considerare la fortunata? - Norla era sorpresa dall'alta ragazza di Pontelagolungo. Sorpresa dal suo scatto d'orgoglio, e sorpresa da come si fosse sentita oltraggiata. La stupiva che non avesse dato retta ai suoi famigliari, soprattutto.
- Non sono io a deciderlo, nè voi.
Norla chiuse un momento gli occhi, pensierosa, mentre Meg pensava, scoraggiata, di aver parlato troppo e in malo modo e di aver combinato un gran guaio. Thorin avrebbe di sicuro avuto a dispiacersene. Poi furono entrambe interrotte dal rumore di qualcuno che bussava alla porta. Entrò Fili, con aria timorosa e uno sguardo che si fece ancora più smarrito quando la sua attenzione cadde su Meg.
- Thorin chiede se hai ancora bisogno della sua ospite o se posso condurla via.
Norla fulminò il maggiore dei suoi nipoti, poi tornò ad osservare la ragazza. - Direi che puoi portartela via. Nutro il sospetto che ti rivedrò, Meg di Pontelagolungo.
Meg si alzò e si inchinò di fronte alla nana, che si alzò in piedi, al contrario di quanto non avesse fatto all'inizio dell'incontro, per salutarla. Fili le fece segno di seguirlo e in un attimo Meg si ritrovò fuori da quella stanza e da quell'atmosfera pesante.
- Puoi respirare di nuovo, non ti inseguirà. Nonna Norla è severa, ma ha una gran tempra. - le disse Fili, amichevolmente, mentre camminavano. - Io sono Fili, comunque, nipote di Thorin. - si presentò, inchinandosi. - Mi pare di aver capito che sei Meg.
- Sì. - rispose la ragazza, più sollevata man mano che camminava.
- Ti ho visto con mio zio, mentre passeggiavo con mio fratello, ma è una cosa che Thorin non dovrebbe sapere. - sorrise e le fece l'occhiolino. - Si scusa di non poterti accompagnare a casa, ma è impegnato con i suoi doveri e immagino che non volesse lasciarti in balia della nonna troppo a lungo. Mio fratello Kili ci farà compagnia lungo la strada.
Come evocato, Kili spuntò da uno dgli innumerevoli cunicoli, e si presentò alla ragazza.
- Sei davvero più alta di quanto non sembrasse da lontano, sai? - le disse subito, mentre si avviavano verso la città. Meg sorrise, considerando che i nipoti di Thorin non avevano niente del serissimo zio.
- Thorin mi ha detto che ti vedrà domani, perciò non avere quell'espressione triste. - insistette Kili, mentre passeggiavano.
- Oh, ma io non sono triste. - Meg arrossì, sentendosi colta in fallo.
- Meglio così, allora. - concluse, sorridendo.
L'accompagnarono fino alla via dove si trovava casa sua, così come aveva fatto Thorin, e aspettarono di vederla sparire dietro una porta, prima di ripartire. Con sollievo, Meg pensò che non tutti, nella stirpe dei Durin, erano implacabili come una morsa.
Thorin sembrò soffrire parecchio nel non poter vedere Meg, e cercò di sincerarsi con i suoi nipoti sull'umore della giovane, una volta sfuggita alla grinfie della madre.
- Sarà ospite qui altre volte? - s'informò prontamente Kili, - Perchè è carina.
- Dipenderà da molte cose.
- Perché nonna ha voluto torchiarla? - Fili naturalmente aveva i suoi sospetti, ma sapeva che parlare apertamente l'avrebbe fatto incappare nelle ire di Thorin, ire che non voleva affatto sperimentare.
- La cosa non ha alcuna importanza, e non ti deve interessare.
- Nonna è strana, a volte. - commentò Kili, venendo inaspettatamente in aiuto del Re sotto la Montagna. - Meg sembra tanto timida, comunque, e tanto giovane.
Thorin sospirò e non rispose nulla; almeno ai nipoti piaceva.
- Non ronzarmi intorno come una mosca, Thorin, non è da te essere un codardo. - fu Norla che riaprì il discorso quella sera stessa, entrando nelle stanze del figlio, dopo che lui le si era avvicinato per tutta la sera, senza parlarle, in attesa di un resoconto.
- Sai cosa voglio sapere.
- Immaginavo l'avessi chiesto a lei, dopo il salvataggio in perfetto tempismo di Fili. Non l'avrei mangiata, sai?
Thorin si accese la pipa, pensieroso: sua madre era capace di peggio, in effetti. - Contrariamente a quanto credi, ho avuto abbastanza buonsenso da rendermi conto che non avevo tempo per lei, e ho lasciato che fossero Fili e Kili a riportarla a casa. Cosa le hai detto?
- Esattamente quello che penso, nella maniera più chiara possibile. - sorvolò sul fatto che Thorin avesse anteposto i suoi doveri. L'aveva sempre fatto, e sapere che non aveva del tutto perso il senno era di conforto, ma non era disposta a dargli questa soddisfazione.
- Cosa ti ha risposto?
- Mi ha detto che anche la sua famiglia è contraria al fatto che vi vediate, e che hanno cercato di dissuaderla. Ma mi pare evidente che non sembro in grado di dissuaderla, come non ci riescono loro. Si è irritata, e si è lasciata sfuggire che ti ama.
Thorin non disse niente, e continuò a fumare.
- E' una frase molto pericolosa, da pronunciare.
- Tu amavi mio padre? - il re si voltò verso Norla, curioso della risposta.
Sapevano entrambi che Thrain non era stato né un marito né un padre perfetto, e la nana si risentì per quella domanda personale, ma mantenne il controllo di sè, mentre rispondeva: - Sì, Thorin. E come hai detto alla tua umana, si ama una volta e per la vita. Pensi di poter dire lo stesso di lei?
- Sì. - rispose il nano, e Norla seppe, senza possibilità di errore, quello che aveva già intuito e che si era rifiutata di accettare.
- Vorrei solo essere certa che tu non possa avere a pentirtene.
- Forse ti preoccupi troppo per me.
- Sono tua madre, cos'altro dovrei fare?
Thorin sorrise appena e lasciò che la madre lo baciasse sulla guancia ispida prima di congedarsi da lui. Una volta rimasto solo si trovò a desiderare disperatamente di poter vedere e parlare a Meg.
Ma anche Norla non era tranquilla, e si rifugò dalla figlia per avere un raro ma quanto mai prezioso pensiero femminile.
- Tu ed io dobbiamo parlare.  - si annunciò la regina dei nani senza troppi preamboli, irrompendo nelle stanze della figlia. Dìs si stava sciogliendo le trecce e spazzolando i capelli, e indossava già le vesti da notte. Era seduta davanti alla sua toletta, e non si voltò per parlare alla madre, fissando semplicemente il suo riflesso allo specchio. - Di cosa, dell'amica di Thorin con cui tu hai parlato, con cui Fili e Kili si sono intrattenuti e che io non ho ancora visto? - si voltò con espressione corrucciata. - Sono l'unica della famiglia che non sa nulla, quando sono stata io a farti sapere cosa tramava Thorin, e non è giusto. Tu lo sai. - sibilò, minacciosa, indicando Norla con la spazzola.
- Avresti ficcanasato inutilmente. - rispose Norla, senza scomporsi, andando a sedersi sul sontuoso letto della figlia.
- Avrei semplicemente voluto vederla. E' l'unico fratello che ho, devo preoccuparmi per lui. - insistette Dìs, cercando di calmarsi. - Ho parlato con Fili e Kili, ora ne ho una descrizione accurata.
- Non ne dubito. E ora che sai che è alta due volte te e senza barba?
- Thorin avrà il torcicollo ogni volta che le parlerà. - disse la nana, irritata. - Un motivo sufficiente per non starla a sentire troppo a lungo.
- Sì, è per questo che l'ho fatta sedere, durante il nostro colloquio. - era una delle prima cose che aveva notato anche Norla, e lei era decisamente troppo anziana per sottoporsi ad una tale ed inutile fatica.
- Già, Fili mi ha detto che devi averla spaventata a morte. Perchè hai voluto parlarci?
- Perchè un'umana di Dale che si interessa improvvisamente al Re di Erebor dopo tutto quello che è successo dall'arrivo di Smaug alla sua morte è sospetta e di sicuro è fonte di guai.
Dìs sorrise: se c'era una persona in grado di scoprire tutto il peggio su quella ragazza, quella era sua madre. Dìs aveva sempre avuto una predilezione per il fratello maggiore, e i lutti che avevano colpito la sua famiglia non avevano fatto altro che renderla ancora più vicina a Thorin, rendendola gelosa di chiunque minacciasse di portarglielo via.
- Questo è certo, e mi sorprende che Thorin non ci arrivi.
- Thorin non è in grado di comprenderlo, al momento... - tentennò Norla.
- E perchè mai?
- Perchè ne è innamorato, Dìs.
E Dìs, a quelle parole, sgranò gli occhi. - Ne sei sicura? Te l'ha detto lui?
- Sono riuscita a farmelo dire, ma in realtà glielo si legge negli occhi.
- Oh. - Dìs sospirò, si alzò in piedi e si mise a sedere accanto alla madre. - E la ragazza, quella Meg, tu cosa ti ha detto?
- Sì è molto offesa, quando le ho esposto i miei dubbi, mi ha detto che non è l'oro di Thorin, che vuole.
- Ti ha detto che lo ama anche lei?
Norla sulle prime rimase in silenzio, e Dìs prese le mani della madre nelle sue: - Ha detto così, vero?
- Me l'ha quasi urlato in faccia, a dire il vero.
- Questo perchè tu hai il vizio di mettere tutti all'angolo. - rise Dìs. - Strano però, Kili mi aveva detto che sembrava timida.
- E da dove viene questa improvvisa clemenza nei riguardi di questa ragazza? Non mi pareva la pensassi così cinque minuti fa.
- Madre mia adorata, non mi avevi detto che Thorin ne era innamorato, e questo cambia tutto. - Dìs le lasciò le mani, e cominciò a tormentarsi una ciocca di capelli striati di grigio.
- Ed è questa la cosa più preoccupante.
- E' la cosa più bella, invece. Thorin non si è mai concesso niente in tutta la sua vita. Non ha fatto che occuparsi di me, di te, dei suoi nipoti e della sua gente e non se ne è mai lamentato. Non credi se lo meriti? Credo che sia grande e saggio abbastanza per decidere della sua vita, e se quello che desidera più di ogni altra cosa è quell'umana che sembra una bambina...
- Dìs, ci siamo passate entrambe e sai cosa si prova. Non voglio che soffra, per questo.
- Se io non mi fossi impuntata sul fatto che avrei amato e voluto Pirli e Pirli soltanto, forse non l'avrei mai pianto, ma non avrei nemmeno i miei figli. Di solito sei brava a valutare le persone, sei sicura che la tua preoccupazione non ti abbia reso troppo negativa? Non c'è niente, di lei, che ti sia piaciuto? Ti sembrava bugiarda?
Norla si ammutolì un attimo, ponderando sulle parole della figlia. Forse era stata troppo precipitosa? Troppo pronta a giudicare e a dare per scontato ciò che lei credeva fosse la verità?
- Forse siamo solo entrambe molto gelose, non credi? - incalzò Dìs. - Sono certa che ti sei fatta un'idea, e io sono curiosa di sapere.
- Kili ha ragione, è timida. Ha mantenuto un'aria spaurita per quasi tutto il tempo, prima che Fili la liberasse dalle mie grinfie. Ma sembra testarda, perché nemmeno la sua famiglia ama saperla con Thorin, perchè a quanto pare non grande è la nostra fama, per alcuni abitanti di Dale. - Dìs annuì invitando la madre a continuare. - E' orgogliosa, perchè si è sentita ferita dalle mie parole.
- In questo è identica a noi nani. - sorrise Dìs. - Cosa c'era nei suoi occhi, quando ha detto che amava Thorin?
- Non sembrava mentire. - ammise infine Norla, non senza sforzo.
- Allora lascia mio fratello libero di fare ci che desidera, se il rischio è quello di farlo felice. E devi anche farmela conoscere, visto che ne ho più che diritto. E' giusto che sappia che non tutti le sono ostili, qui, no?

Meg era tesa, il giorno in cui rivide Thorin, e cercò il suo abbraccio non appena lo vide, lasciando il nano sorpreso.
- Credo di essermi comportata davvero male e di aver combinato un guaio. Ma ha cominciato a dirmi che crede che io sia qui per le tue ricchezze e non mi pareva giusto...  cominciò a dire, parlando rapida come un fiume in piena.
- Lo so, Meg, me l'ha detto.
- Non avrei dovuto... - continuò a riperete la ragazza, staccandosi dal nano e arrossendo violentemente. Non era da lei essere così agitata e confusionaria. - Io...
Thorin sorrise, paziente. - Non c'è niente, che non va.
- Non sono la creatura peggiore del mondo, dunque.
- Per Norla potresti continuare ad esserlo per un po', ma mia sorella Dìs ha intercesso per te, facendo notare che orgoglio e testardaggine sono due virtù molto da nani.
- Oh... - Meg si calmò di colpo, riprendendo a respirare con calma.
- Oltretutto, visto che è rimasta l'ultima della famiglia a non averti ancora visto, desidera che tu sia sua ospite quanto prima.
- Ti seguirò volentieri. Poi verrà il turno della mia famiglia, però, temo. - disse Meg, volgendo la testa verso Pontelagolungo.
- Con calma, penseremo anche a loro.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: I Biscotti Inflessibili