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Autore: Stria93    22/06/2013    7 recensioni
Finalmente Rumpelstiltskin si voltò a guardarla e un'idea gli balenò nella mente: - Facciamo così dearie, ti propongo un accordo. -
Belle alzò un sopracciglio, perplessa: - Di nuovo? -
Il Signore Oscuro sogghignò: - Oh dearie, ormai dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo. Non si fa mai niente per niente. -
Belle non potè trattenere un sorriso: - Bene, allora vi ascolto. Di cosa si tratta? -
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da Stria93: Alla faccia dell'originalità, ecco la millesima shot Rumbelle riguardante Skin Deep.
Non odiatemi please, e vi prego di farmi sapere se ormai sono diventate noiose o ripetitive. :)
Grazie di cuore come sempre a tutti coloro che leggono le mie storie e mi lasciano i loro preziosissimi commenti. <3
Buona lettura e un bacione a tutti!
Stria93



Belle si rigirò per l'ennesima volta sul pagliericcio, sospirando frustrata: quella notte non riusciva proprio a dormire.
Aveva provato a rilassarsi leggendo, aveva provato a contare le stelle che brillavano nel piccolo angolo di cielo visibile dalla misera finestrella della sua “camera”...ma niente da fare: il sonno proprio non arrivava.
La ragazza pensò che fosse inutile restare sdraiata a fissare, nel buio, il soffitto di pietra della cella, così si alzò e uscì.
Per i primi tempi, il Signore Oscuro era solito chiudere a chiave la porta della segreta, ma una volta assicuratosi che la sua domestica non avrebbe tentato la fuga o qualche gesto sciocco, aveva acconsentito a lasciarla libera di uscire, anche durante la notte.

Il Castello Oscuro era avvolto nel più totale silenzio; solo in lontananza una civetta solitaria, o forse un gufo, lanciava il suo triste richiamo notturno.
Belle si diresse istintivamente verso la sala dell'arcolaio, sperando, in cuor suo, di trovarvi Rumpelstiltskin intento a filare.
Quando fece capolino nella stanza però, con sua grande delusione, trovò la postazione vuota.
Pensò che il folletto fosse nella sua camera a dormire, ma ad un tratto si accorse di una figura immobile davanti all'alta finestra, che fissava un punto indistinto oltre il vetro: la sagoma esile e snella del Signore Oscuro si stagliava contro il buio della notte, illuminata dalla luce tremolante dei resti del fuoco nel camino.
Belle rimase ad osservarlo per qualche minuto, trattenendo il respiro e desiderando di poter scorgere la sua espressione.
C'era qualcosa di particolare in quella situazione: una sorta di incantesimo che si sarebbe potuto spezzare al minimo rumore.
La penombra della stanza esaltava ancora di più la sua figura: indossava una camicia di seta porpora a maniche larghe, un gilet scuro e i soliti pantaloni di pelle neri e aderenti che ogni volta facevano trasalire Belle, che diventava paonazza e si costringeva a distogliere lo sguardo, con molta difficoltà.
Non era insolito che i suoi occhi celesti indugiassero su quel particolare indumento, scatenando in lei sensazioni e pensieri decisamente poco ortodossi o innocenti.
Istintivamente si morse il labbro.
- Non dovresti essere a letto, dearie? - Chiese il folletto all'improvviso, senza voltarsi, infrangendo il silenzio e ponendo fine a quel momento magico.
Belle sussultò e arrossì per la vergogna di essere stata colta in flagrante mentre lo spiava.
Ringraziò che tra i molti poteri che il Signore Oscuro possedeva non vi fosse la facoltà di leggere nel pensiero: la situazione era già abbastanza imbarazzante senza che lui sapesse che la sua domestica stava fantasticando sui suoi pantaloni.
- Oh, io in realtà non riuscivo a dormire e così... -
- E così hai pensato bene di farti una passeggiata per il castello. - Concluse Rumpelstiltskin, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio notturno fuori dalla finestra.
A giudicare dal tono della voce non sembrava che fosse arrabbiato, piuttosto quasi divertito.
Per un attimo la ragazza rimase incerta sul da farsi: forse la sua presenza non era gradita in quel momento, ma alla fine si avvicinò lentamente al Signore Oscuro e lo raggiunse alla finestra.
Lui non fece una piega, ma nemmeno l'allontanò.
Rimasero uno accanto all'altra in silenzio per un po', a scrutare l'orizzonte e il cielo stellato.
- Sai dearie, era una notte di primavera simile a questa, quando mio figlio se n'è andato. - Mormorò il folletto senza preamboli.
Belle ebbe l'impressione che si stesse rivolgendo più a se stesso che a lei, e rimase sorpresa da quella frase così spontanea...così umana e sincera.
Capitava molto raramente che egli si lasciasse andare a confessioni di quel tipo, o parlasse del suo passato.
La giovane non seppe cosa rispondere e abbassò lo sguardo, dondolandosi sui piedi.
Trascorsero un altro minuto in silenzio, ciascuno dei due perso nei propri pensieri, ai quali Belle decise infine di dare voce: - Sapete, mi sarebbe piaciuto vederlo....vostro figlio intendo. -
Finalmente Rumpelstiltskin si voltò a guardarla e un'idea gli balenò nella mente: - Facciamo così dearie, ti propongo un accordo. -
Belle alzò un sopracciglio, perplessa: - Di nuovo? -
Il Signore Oscuro sogghignò: - Oh dearie, ormai dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo. Non si fa mai niente per niente. -
Belle non potè trattenere un sorriso: - Bene, allora vi ascolto. Di cosa si tratta? -
Il folletto si mise di fronte a lei, guardandola intensamente negli occhi celesti che si erano fatti grandi per la curiosità: - Ti mostrerò un ritratto di mio figlio, se tu accetterai di unirti a me per una tazza di tè. -
La ragazza rimase spiazzata dalla semplicità di quella richiesta: - Cosa? Adesso? -
Il Signore Oscuro annuì, serio: - Sì, dearie: adesso. Allora, abbiamo un accordo? -
Lei si riprese dallo stupore e annuì, sorridendo e facendo un' elegante riverenza: - Sarà un onore. -
Rumpelstiltskin lanciò una delle sue risatine e si esibì anch'egli nella parodia beffarda di quello che avrebbe dovuto essere un inchino galante.
Belle rise e iniziò subito a preparare il tè, mentre il Signore Oscuro si accomodava al tavolo, seguendo tutti i suoi movimenti con le mani congiunte davanti a sé.

La giovane porse al folletto la famigliare tazza col bordo leggermente sbeccato (per qualche strano motivo lui non l'aveva mai voluta riparare), poi si sedette sul tavolo con un piccolo balzo.
Rumpelstiltskin alzò gli occhi al cielo: - Sai dearie, non riesco a capire perchè detesti così tanto l'idea di usare una sedia. -
Belle ridacchiò e prese un sorso di bevanda ambrata dalla sua tazza fumante, facendo ondeggiare leggermente le gambe penzoloni come una bambina.
Il Signore Oscuro continuò a fissarla poi scosse la testa: - Non so proprio come abbiano fatto ad educarti ai modi regali. -
La ragazza smise di bere, appoggiò delicatamente la tazza sul tavolo e alzò le spalle: - Mio padre ha sempre insistito molto perchè diventassi una brava principessa: sempre composta, educata e silenziosa, come si conviene ad una giovane donna del mio rango. -
La sua voce s'incrinò e le sue labbra rosate si arricciarono in un'adorabile smorfia di disappunto, al ricordo della noiosa e costrittiva routine di corte.
Sembrava una bambina imbronciata e Rumpelstiltskin sorrise tra sé.
Belle non se ne accorse e proseguì: - In realtà, quella vita mi è sempre stata stretta. Preferivo di gran lunga rifugiarmi nei miei libri, sognando avventure mozzafiato e posti meravigliosi ed esotici, quei luoghi erano così diversi dal piccolo mondo della corte di Avonlea. Avrei tanto voluto poter essere libera di vivere come gli eroi di quei romanzi. -
Un lieve velo di tristezza oscurò il suo sguardo perso nel vuoto mentre ricordava quei giorni che le sembravano lontani una vita.
Rumpelstiltskin inclinò leggermente la testa di lato, per poter vedere meglio il suo volto.
Quella giovane aveva lo strano potere di incantarlo anche solo con poche e semplici parole, pronunciate con quella sua voce melodiosa.
Gli piaceva davvero ascoltarla, specialmente quando parlava di sé.

Finirono il tè in silenzio, dopodichè, Belle saltò giù dal tavolo e si rivolse al folletto con un sorriso: - E ora tocca a voi mantenere fede al patto: vi prego, mostratemi il ritratto di vostro figlio. -
Rumpelstiltskin sospirò: - E va bene, dearie. Dopotutto avevamo un accordo. -
Si diresse fuori dalla sala e le fece cenno di seguirlo.

Percorsero innumerevoli rampe di scale che sembravano non finire mai.
Belle non sapeva da quanto tempo stessero camminando, ma dovevano essere parecchi minuti, e lei iniziava ad avere l'affanno, mentre il Signore Oscuro proseguiva imperterrito e a passo spedito, senza accusare il minimo segno di stanchezza o affaticamento.
Dopo aver percorso l'ultima rampa di scale, Rumpelstiltskin si arrestò davanti ad una porta di legno lucido e nero.
Con un gesto della mano fece scattare la serratura ed entrò.
La stanza era perfettamente circolare, e Belle capì di trovarsi nella torre più alta del castello.
Evidentemente doveva trattarsi del laboratorio-studio del folletto perchè c'erano interi scaffali stipati di boccette, ampolle e alambicchi contenenti liquidi e fluidi luminescenti e colorati.
Da un' unica grande finestra filtrava un cono di luce lunare che rischiarava un tavolo di legno, sul quale erano appoggiati rotoli di pergamena e attrezzi stravaganti, che Belle immaginò servissero per creare pozioni e incantesimi.
Per un attimo si chiese quanta magia oscura potesse esserci in quella stanza e rabbrividì.
Il Signore Oscuro si diresse con sicurezza verso un armadio nero, sistemato contro la parete; aprì un'anta e ne estrasse un foglio di pergamena vecchio e consunto.
A Belle non sfuggì il mezzo sorriso triste del folletto mentre lo contemplava.
La ragazza si avvicinò lentamente e guardò il disegno che lui le mostrava: si trattava del volto di un ragazzino che non poteva avere più di tredici o quattordici anni: indossava un cappuccio dal quale spuntava un folto ciuffo di capelli scuri, l'espressione seria del viso gli conferiva un'aria più adulta rispetto alla sua età e Belle riuscì a scorgere in esso l'ombra del padre.
- Vi somiglia molto. - Disse piano, senza alzare gli occhi dalla pergamena.
Rumpelstiltskin la guardò, sorpreso.
Nessuno gli aveva mai detto una cosa simile. Tutti erano sempre stati d'accordo sul fatto che il piccolo Bae non avesse nulla in comune con suo padre, e forse avevano ragione: suo figlio non era un codardo e si era sempre dimostrato forte e coraggioso in ogni situazione, al contrario di lui.
Alcuni erano perfino arrivati a sospettare che Bae non fosse davvero figlio suo.
- Ho detto qualcosa di male? - Chiese Belle preoccupata, notando la sua espressione rabbuiarsi improvvisamente.
Rumpelstiltskin si riscosse: - No, dearie, certo che no. Ma ora è meglio se torni nella tua stanza, ti restano solo poche ore per riposare, prima di cominciare a sbrigare le tue faccende, e io non ho intenzione di concederti un solo minuto di ritardo. -
In effetti Belle si sentì, tutto a un tratto, incredibilmente assonnata, e non potè trattenere uno sbadiglio.
- Buonanotte, Rumpelstiltskin. - Disse, rivolgendogli uno di quei meravigliosi sorrisi che avrebbero potuto sciogliere perfino il ghiaccio dell'inverno.
Il Signore Oscuro ghignò: - Ormai è praticamente l'alba, dearie. -
Lei sorrise di nuovo e uscì dalla stanza, mentre il folletto seguiva con lo sguardo la sua figura minuta, che si allontanava giù per le scale.
Quella notte i fantasmi del passato avevano aumentato la loro presa su di lui e nemmeno l'arcolaio gli era stato d'aiuto, invece la compagnia di Belle era riuscita a scacciare i brutti pensieri che si rincorrevano cupi nella sua mente, perseguitandolo.
Lanciò un'ultima malinconica occhiata al ritratto di Bae e lo ripose con cura, dopodichè tornò al piano di sotto, con la visione del sorriso dolce della ragazza ancora davanti agli occhi.



  
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