Da Stria93:
Alla faccia dell'originalità, ecco la millesima shot Rumbelle
riguardante Skin Deep.
Non odiatemi
please, e vi prego di farmi sapere se ormai sono diventate noiose o
ripetitive. :)
Grazie di cuore
come sempre a tutti coloro che leggono le mie storie e mi lasciano i
loro preziosissimi commenti. <3
Buona lettura e un
bacione a tutti!
Stria93
Belle si rigirò per l'ennesima volta
sul pagliericcio, sospirando frustrata: quella notte non riusciva
proprio a dormire.
Aveva provato a rilassarsi leggendo,
aveva provato a contare le stelle che brillavano nel piccolo angolo
di cielo visibile dalla misera finestrella della sua “camera”...ma
niente da fare: il sonno proprio non arrivava.
La ragazza pensò che fosse inutile
restare sdraiata a fissare, nel buio, il soffitto di pietra della
cella, così si alzò e uscì.
Per i primi tempi, il Signore Oscuro
era solito chiudere a chiave la porta della segreta, ma una volta
assicuratosi che la sua domestica non avrebbe tentato la fuga o
qualche gesto sciocco, aveva acconsentito a lasciarla libera di
uscire, anche durante la notte.
Il Castello Oscuro era avvolto nel più
totale silenzio; solo in lontananza una civetta solitaria, o forse un
gufo, lanciava il suo triste richiamo notturno.
Belle si diresse istintivamente verso
la sala dell'arcolaio, sperando, in cuor suo, di trovarvi
Rumpelstiltskin intento a filare.
Quando fece capolino nella stanza però,
con sua grande delusione, trovò la postazione vuota.
Pensò che il folletto fosse nella sua
camera a dormire, ma ad un tratto si accorse di una figura immobile
davanti all'alta finestra, che fissava un punto indistinto oltre il
vetro: la sagoma esile e snella del Signore Oscuro si stagliava
contro il buio della notte, illuminata dalla luce tremolante dei
resti del fuoco nel camino.
Belle rimase ad osservarlo per qualche
minuto, trattenendo il respiro e desiderando di poter scorgere la sua
espressione.
C'era qualcosa di particolare in quella
situazione: una sorta di incantesimo che si sarebbe potuto spezzare
al minimo rumore.
La penombra della stanza esaltava
ancora di più la sua figura: indossava una camicia di seta porpora a
maniche larghe, un gilet scuro e i soliti pantaloni di pelle neri e
aderenti che ogni volta facevano trasalire Belle, che diventava
paonazza e si costringeva a distogliere lo sguardo, con molta
difficoltà.
Non era insolito che i suoi occhi
celesti indugiassero su quel particolare indumento, scatenando in lei
sensazioni e pensieri decisamente poco ortodossi o innocenti.
Istintivamente si morse il labbro.
- Non dovresti essere a letto, dearie?
- Chiese il folletto all'improvviso, senza voltarsi, infrangendo il
silenzio e ponendo fine a quel momento magico.
Belle sussultò e arrossì per la
vergogna di essere stata colta in flagrante mentre lo spiava.
Ringraziò che tra i molti poteri che
il Signore Oscuro possedeva non vi fosse la facoltà di leggere nel
pensiero: la situazione era già abbastanza imbarazzante senza che
lui sapesse che la sua domestica stava fantasticando sui suoi
pantaloni.
- Oh, io in realtà non riuscivo a
dormire e così... -
- E così hai pensato bene di farti una
passeggiata per il castello. - Concluse Rumpelstiltskin, senza
distogliere lo sguardo dal paesaggio notturno fuori dalla finestra.
A giudicare dal tono della voce non
sembrava che fosse arrabbiato, piuttosto quasi divertito.
Per un attimo la ragazza rimase incerta
sul da farsi: forse la sua presenza non era gradita in quel momento,
ma alla fine si avvicinò lentamente al Signore Oscuro e lo raggiunse
alla finestra.
Lui non fece una piega, ma nemmeno
l'allontanò.
Rimasero uno accanto all'altra in
silenzio per un po', a scrutare l'orizzonte e il cielo stellato.
- Sai dearie, era una notte di
primavera simile a questa, quando mio figlio se n'è andato. -
Mormorò il folletto senza preamboli.
Belle ebbe l'impressione che si stesse
rivolgendo più a se stesso che a lei, e rimase sorpresa da quella
frase così spontanea...così umana e sincera.
Capitava molto raramente che egli si
lasciasse andare a confessioni di quel tipo, o parlasse del suo
passato.
La giovane non seppe cosa rispondere e
abbassò lo sguardo, dondolandosi sui piedi.
Trascorsero un altro minuto in
silenzio, ciascuno dei due perso nei propri pensieri, ai quali Belle
decise infine di dare voce: - Sapete, mi sarebbe piaciuto
vederlo....vostro figlio intendo. -
Finalmente Rumpelstiltskin si voltò a
guardarla e un'idea gli balenò nella mente: - Facciamo così dearie,
ti propongo un accordo. -
Belle alzò un sopracciglio, perplessa:
- Di nuovo? -
Il Signore Oscuro sogghignò: - Oh
dearie, ormai dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo. Non si fa
mai niente per niente. -
Belle non potè trattenere un sorriso:
- Bene, allora vi ascolto. Di cosa si tratta? -
Il folletto si mise di fronte a lei,
guardandola intensamente negli occhi celesti che si erano fatti
grandi per la curiosità: - Ti mostrerò un ritratto di mio figlio,
se tu accetterai di unirti a me per una tazza di tè. -
La ragazza rimase spiazzata dalla
semplicità di quella richiesta: - Cosa? Adesso? -
Il Signore Oscuro annuì, serio: - Sì,
dearie: adesso. Allora,
abbiamo un accordo? -
Lei si riprese
dallo stupore e annuì, sorridendo e facendo un' elegante riverenza:
- Sarà un onore. -
Rumpelstiltskin
lanciò una delle sue risatine e si esibì anch'egli nella parodia
beffarda di quello che avrebbe dovuto essere un inchino galante.
Belle rise e iniziò
subito a preparare il tè, mentre il Signore Oscuro si accomodava al
tavolo, seguendo tutti i suoi movimenti con le mani congiunte davanti
a sé.
La giovane porse al
folletto la famigliare tazza col bordo leggermente sbeccato (per
qualche strano motivo lui non l'aveva mai voluta riparare), poi si
sedette sul tavolo con un piccolo balzo.
Rumpelstiltskin
alzò gli occhi al cielo: - Sai dearie, non riesco a capire perchè
detesti così tanto l'idea di usare una sedia. -
Belle ridacchiò e
prese un sorso di bevanda ambrata dalla sua tazza fumante, facendo
ondeggiare leggermente le gambe penzoloni come una bambina.
Il Signore Oscuro
continuò a fissarla poi scosse la testa: - Non so proprio come
abbiano fatto ad educarti ai modi regali. -
La ragazza smise di
bere, appoggiò delicatamente la tazza sul tavolo e alzò le spalle:
- Mio padre ha sempre insistito molto perchè diventassi una brava
principessa: sempre composta, educata e silenziosa, come si conviene
ad una giovane donna del mio rango. -
La sua voce
s'incrinò e le sue labbra rosate si arricciarono in un'adorabile
smorfia di disappunto, al ricordo della noiosa e costrittiva routine
di corte.
Sembrava una
bambina imbronciata e Rumpelstiltskin sorrise tra sé.
Belle non se ne
accorse e proseguì: - In realtà, quella vita mi è sempre stata
stretta. Preferivo di gran lunga rifugiarmi nei miei libri, sognando
avventure mozzafiato e posti meravigliosi ed esotici, quei luoghi
erano così diversi dal piccolo mondo della corte di Avonlea. Avrei
tanto voluto poter essere libera di vivere come gli eroi di quei
romanzi. -
Un lieve velo di
tristezza oscurò il suo sguardo perso nel vuoto mentre ricordava
quei giorni che le sembravano lontani una vita.
Rumpelstiltskin
inclinò leggermente la testa di lato, per poter vedere meglio il suo
volto.
Quella giovane
aveva lo strano potere di incantarlo anche solo con poche e semplici
parole, pronunciate con quella sua voce melodiosa.
Gli piaceva davvero
ascoltarla, specialmente quando parlava di sé.
Finirono il tè in
silenzio, dopodichè, Belle saltò giù dal tavolo e si rivolse al
folletto con un sorriso: - E ora tocca a voi mantenere fede al patto:
vi prego, mostratemi il ritratto di vostro figlio. -
Rumpelstiltskin
sospirò: - E va bene, dearie. Dopotutto avevamo un accordo. -
Si diresse fuori
dalla sala e le fece cenno di seguirlo.
Percorsero
innumerevoli rampe di scale che sembravano non finire mai.
Belle non sapeva da
quanto tempo stessero camminando, ma dovevano essere parecchi minuti,
e lei iniziava ad avere l'affanno, mentre il Signore Oscuro
proseguiva imperterrito e a passo spedito, senza accusare il minimo
segno di stanchezza o affaticamento.
Dopo aver percorso
l'ultima rampa di scale, Rumpelstiltskin si arrestò davanti ad una
porta di legno lucido e nero.
Con un gesto della
mano fece scattare la serratura ed entrò.
La stanza era
perfettamente circolare, e Belle capì di trovarsi nella torre più
alta del castello.
Evidentemente
doveva trattarsi del laboratorio-studio del folletto perchè c'erano
interi scaffali stipati di boccette, ampolle e alambicchi contenenti
liquidi e fluidi luminescenti e colorati.
Da un' unica grande
finestra filtrava un cono di luce lunare che rischiarava un tavolo di
legno, sul quale erano appoggiati rotoli di pergamena e attrezzi
stravaganti, che Belle immaginò servissero per creare pozioni e
incantesimi.
Per un attimo si
chiese quanta magia oscura potesse esserci in quella stanza e
rabbrividì.
Il Signore Oscuro
si diresse con sicurezza verso un armadio nero, sistemato contro la
parete; aprì un'anta e ne estrasse un foglio di pergamena vecchio e
consunto.
A Belle non sfuggì
il mezzo sorriso triste del folletto mentre lo contemplava.
La ragazza si
avvicinò lentamente e guardò il disegno che lui le mostrava: si
trattava del volto di un ragazzino che non poteva avere più di
tredici o quattordici anni: indossava un cappuccio dal quale spuntava
un folto ciuffo di capelli scuri, l'espressione seria del viso gli
conferiva un'aria più adulta rispetto alla sua età e Belle riuscì
a scorgere in esso l'ombra del padre.
- Vi somiglia
molto. - Disse piano, senza alzare gli occhi dalla pergamena.
Rumpelstiltskin la
guardò, sorpreso.
Nessuno gli aveva
mai detto una cosa simile. Tutti erano sempre stati d'accordo sul
fatto che il piccolo Bae non avesse nulla in comune con suo padre, e
forse avevano ragione: suo figlio non era un codardo e si era sempre
dimostrato forte e coraggioso in ogni situazione, al contrario di
lui.
Alcuni erano
perfino arrivati a sospettare che Bae non fosse davvero figlio suo.
- Ho detto qualcosa
di male? - Chiese Belle preoccupata, notando la sua espressione
rabbuiarsi improvvisamente.
Rumpelstiltskin si
riscosse: - No, dearie, certo che no. Ma ora è meglio se torni nella
tua stanza, ti restano solo poche ore per riposare, prima di
cominciare a sbrigare le tue faccende, e io non ho intenzione di
concederti un solo minuto di ritardo. -
In effetti Belle si
sentì, tutto a un tratto, incredibilmente assonnata, e non potè
trattenere uno sbadiglio.
- Buonanotte,
Rumpelstiltskin. - Disse, rivolgendogli uno di quei meravigliosi
sorrisi che avrebbero potuto sciogliere perfino il ghiaccio
dell'inverno.
Il Signore Oscuro
ghignò: - Ormai è praticamente l'alba, dearie. -
Lei sorrise di
nuovo e uscì dalla stanza, mentre il folletto seguiva con lo sguardo
la sua figura minuta, che si allontanava giù per le scale.
Quella notte i
fantasmi del passato avevano aumentato la loro presa su di lui e
nemmeno l'arcolaio gli era stato d'aiuto, invece la compagnia di
Belle era riuscita a scacciare i brutti pensieri che si rincorrevano
cupi nella sua mente, perseguitandolo.
Lanciò un'ultima
malinconica occhiata al ritratto di Bae e lo ripose con cura,
dopodichè tornò al piano di sotto, con la visione del sorriso dolce
della ragazza ancora davanti agli occhi.