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Autore: controcorrente    23/06/2013    4 recensioni
Perla ha dodici anni e fa parte di una nobile famiglia. Un giorno suo padre annuncia il matrimonio della sorella maggiore Carlotta con un aristocratico del posto. Attraverso il suo diario, scritto ad un'amica immaginaria di nome Penelope, Perla racconta le difficili traversie di un matrimonio della fine del 1600, i problemi e gli accidenti che possono succedere, con umorismo tagliente tra grasse zie monache, vecchi cicisbei e anziani parenti dai nomi improbabili e dall'udito poco sveglio. Perché in fondo, occorre saperci ridere sopra qualche volta.
Genere: Commedia, Satirico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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 Cari lettori, voglio informarvi che questo è l'ultimo capitolo. La ragione è che la storia tendeva a ripetersi e, come se non bastasse, il matrimonio dell'epoca non è come quello attuale per cui occorre realismo, cosa che ho voluto mantenere.
 
DI SOCCORSI, DI ACCORDI E DI IMPEGNI SCRITTI
 
 
 
 
 
Cara Penelope,
 
mia sorella comparve magicamente il giorno dopo, giungendo in ritardo per la colazione. Zia Mena non approvò quella scelta e non mancò di farglielo notare. Aveva un'aria sbattuta, come mai le avevo visto.
Perdonatemi, zia, ma ho avuto difficoltà a dormire. Solo sul tardi ho ceduto al sonno, quando l'afa mi ha dato un po'di treguaaveva detto, con un rammarico quasi spontaneo.
Per poco non mi cadde il cucchiaio di mano.
Non avevo detto a nessuno che era scomparsa dalla sua camera mentre il signor Alberto aveva fatto la sua serenata ma quella risposta mi insospettì.
Non avete udito il canto del vostro promesso?chiesi, guadagnandomi l'imbarazzo dell'interessato ed il sorriso, a stento trattenuto, di Messer Francesco.
Mi dispiace, sorella ma ho usato dei tappiaveva detto, serafica, prima di voltarsi verso Messer Alberto per farmi perdonare della mancata creanza, dovremo fare una passeggiata nel giardino della zia, non credete?
Lui accettò, come sollevato di poter rimediare alla figuraccia...ed il sospetto crebbe in me in modo quasi inaccettabile.
 
 
 
Approfittando del buonumore della zia, ho passato parte del pomeriggio in compagnia di Pietro, giocando a carte e alla ruzzola. Mentre facevo questo, però, non smettevo di fissare mia sorella e non riuscii a togliermi dalla testa l'idea che fosse strana.
Si faceva portare al braccio ora dal fidanzato ora da Messer Enrico che, vedendo il promesso, cominciava a prendere nota di come muoversi con mia sorella...e lei si lasciava vezzeggiare, gongolando in maniera abbastanza odiosa...persino con Messer Enrico, a lei odioso fino a nemmeno il giorno prima.
Vedendomi distratta, Pietro si avvicinò a me.
Sapete, signorina Perla, che ho visto vostra sorella Carlotta sgattaiolare nel corridoio ieri notte?fece, con aria circospetta.
Subito schizzai il capo verso di lui che, alzando le spalle, come se ne avesse viste di ogni tipo, cominciò a raccontare l'accaduto.
Ieri notte aveva lasciato la sua camera per andare nella latrina per espletare i propri bisogni. Per fare questo doveva scendere le scale...ed è stato in quel momento che ha visto una sagoma svolazzante.
Probabilmente, se fossi stata una povera femmina debole e sciocca, mi sarei messa ad urlare...ma non lo feci. La scoperta dell'arcano di mia sorella necessitava di tutte le facoltà razionali proprie del mio debole sesso. Ben misera cosa, ad essere onesti.
E'vero, signorina Perla. L'ho vista uscire dalla camera dove dovevate esserci voi e poi, con fare sospettoso e bizzarro, si è intrufolata nella stanza che era stata preparata per Messer Enrico.
A quel punto, cominciai a preoccuparmi.
Il mistero della strana euforia di mia sorella e la sua scomparsa aveva un che di bizzarro ma non era la sola stranezza...e me ne avvidi nel momento in cui scorsi l'espressione accigliata e inquieta di zia Mena la quale, senza farsi vedere da mia sorella mi chiamò dentro.
Rapida andai da lei.
Zia è successo qualcosa di strano?dissi.
Lei mi guardò, con un'espressione granitica.
Alludete alla testa leggera di vostra sorella o all'inettitudine del vostro futuro cognato?chiese gelidamente.
Io la guardai senza capire e lei, notando la mia assoluta mancanza di reazione, mi prese per mano conducendomi verso la stanza destinata alla stiratura, al piano della servitù. Lì c'era una vecchia serva che guardava con preoccupazione un mucchio di lenzuola.
Zia Mena me ne mostrò un paio, dove campeggiava una macchiolina di sangue.
Guarda!fece con aria furente.
Obbedii, preda del timore che l'ira che campeggiava sul viso di mia zia mi procurava...ma per quanti sforzi facessi, era assai difficile per me comprendere cosa angustiasse tanto la padrona di casa. Questo è il lenzuolo della camera di Messer Enrico e, sicuramente, quell'esimio gentiluomo non è soggetto a questo genere di perdite né, tantomeno, è rimasto ferito disse, fissandomi seria...ed un ricordo mi sovvenne, facendomi sbiancare.
Avevo sentito dire da un'amica di Carlotta del dolore che ella aveva provato la prima notte di nozze, un dolore necessario a suo dire, tanto da macchiare di sangue le lenzuola, a testimonianza della purezza perduta.
Venni colta dal panico a quella notizia.
Quella sciagurata aveva svenduto la sua virtù nella maniera più sciocca possibile.
Se mai qualcuno avesse scoperto quel particolare...subito scossi il capo. Non è necessariamente un guaio, nipote disse zia Mena, vedendomi pallida con i decotti giusti, anche una meretrice può tornare a sembrare una vergine ma dobbiamo risolvere questo inconveniente o il matrimonio non si farà. Se Messer Alberto lo scoprisse, potrebbe trovare una valida scusa per annullare tutto..l'ho visto che non aspetta altro per venire meno ai suoi doveri...ma dobbiamo agire velocemente perché i vostri genitori e quelli del futuro marito di Carlotta stanno per venire.
Io la guardai, ancora più angosciata.
Cosa sarebbe successo se la signora madre e la signora Della Rovere avessero scoperto tutto questo? Non riuscivo minimamente a  figurarmelo...poi ebbi l'illuminazione. Cara zia, forse non tutto è perduto. Ho scoperto una cosa assai strana su Messer Alberto e confido nella vostra discrezione dissi, prima di narrare il turpe spettacolo che avevo visto quel giorno nel giardino della mia dimora.
Lei ascoltò con attenzione, senza interrompermi mai...per poi sorridere malefica. A questo punto, allora, la situazione cambia ma dovremo agire con intelligenza e mantenere le apparenze. Se è vero quello che dici, Messer Alberto non avrà interesse ad annullare tutto. Possiamo tirare un sospiro di sollievo. disse, con una tranquillità inquietante e bizzarra...e poi mi disse il suo piano.
Quel pomeriggio giunsero il signor padre, la signora madre ed i coniugi Della Rovere. La ragione era molto semplice. Occorreva firmare il patto di promessa matrimoniale, cosa che non era stata fatta per via della villeggiatura improvvisa di Zia Mena.
Il signor padre aveva approvato questa scelta, come i  genitori di Messer Alberto. Lo ritenevano una dimostrazione della serietà del giovane che, approfittando del clima tranquillo del posto, aveva suggerito di sottoscrivere l'accordo in quel luogo.
Carlotta ne era rimasta sorpresa ma non aveva avuto nulla da ridire, a patto che le clausole prima stabilite fossero rispettate.
Tutti sorrisero...ma qualcuno pareva non essere d'accordo.
Io vorrei però fare una propostaesordì mia zia, rompendo quel clima di accordo.
Il signor padre l'aveva guardata male e lo stesso feci io. Cosa aveva intenzione di fare, però, lo seppi presto. Vorrei che fosse condotto nella dimora dove questi fortunati giovani andranno a vivere quello schiavo negretto di nome Miguel. Ho notato che è molto abile nei lavori manuali. disse, fissando il lievissimo rossore sul viso di Messer Alberto.
Concordo con voi, cara ziafece Carlotta, che non aveva capito il messaggio nascosto nelle sue parolela sua solerzia potrebbe essere utile...e poi ha delle belle maniere.
Io tacqui, studiando le varie mosse dei presenti, con i nervi a fior di pelle. La signora madre non ci vide niente di strano, né i coniugi Della Rovere. Il signor padre stette qualche momento in silenzio, come sulle braci...prima di cedere pure lui.
E poi la firma calò come la grandine sulla sassaia.
 
 
 
E le cose sono andate a finire come previsto.
Mia sorella Carlotta ed il Messer Alberto si sono sposati, andando a vivere nella dimora predisposta per loro. Sono passati nove mesi da quel giorno...nove mesi da quando sono diventata zia del futuro erede dei Della Rovere, al secolo Filippo.
Mia sorella è oltremodo felice di passare il suo tempo nella casa dove ora vive. Comanda a bacchetta la servitù alla stregua di un generale prussiano, dispensando ordini a destra e sinistra. Messer Alberto passa buona parte del tempo a gestire gli affari, seguito da un Miguel di cui il signor padre ancora ignora lo scopo. A che gli serve quel moro, visto che è bravo esclusivamente nelle faccende domestiche? è solito dire, accigliato.
A quelle parole, solitamente bevo un bicchiere di latte.
Sono una fanciulla onesta, non mi impiccio di questo genere di cose. Mia sorella è ora una femmina onorata e pare perfettamente serena. Ogni tanto mi racconta delle prodezze di Messer Enrico in materia d'arguzia ma ho come l'impressione che siano parole ambigue e falsamente limpide....ma non mi interessa.
Le cose sono andate come stabilito ed io mi godo questa pace momentanea...e so che durerà poco.
Pochi anni mi separano dall'età che aveva mia sorella quando si è sposata e non so chi sarà il mio promesso. Confesso che questo pensiero mi rende malinconica. Non faccio premesse, non mi figuro il suo viso nella mente. Ho paura di avere delle delusioni, rischiando così di non godermi la piacevole serenità in cui ora si trova Carlotta.
Per cui non ci penso.
Ero bambina, fino a questo matrimonio...e sarò fanciulla per un arco di tempo ancora inferiore. Non voglio riempirmi la testa di simili patemi. Comunque vada, se avrò ingegno, potrò comunque ritagliarmi la mia serenità, fortuna permettendo.
Nel frattempo, continuerò a giocare, a ridere, a prendere garbatamente in giro chi desidero...per il resto, si vedrà.
Cara Penelope, con queste parole mi congedo e spero di avere in futuro il vostro stesso buonsenso e di non perdere la mia capacità di ridere su tutto...perché è questo che fa la differenza. Saper ridere e scherzare non è forse la miglior dote del mondo?
Io penso dì sì e continuerò a perseguirla nei limiti della creanza e del buonsenso.
 
A presto
 
Perla
 
Questa è la conclusione. Forse affrettata ma l'unica che davvero mi soddisfi. La colpa forse è della villeggiatura di Goldoni che sto studiando per un esame e che ha portato la storia per questa china. Alla fine, il matrimonio ha avuto luogo e la firma rappresenta un impegno scritto. Perla può tirare un sospiro di sollievo, grazie anche alla saggezza della zia che riesce a rimediare a questa deriva nella maniera più discreta possibile, facendo contenti entrambi gli sposi.
E Perla ride della sorte della sorella ma non può non pensare alla propria.
Ad ogni modo, uscendo dalla storia non posso fare a meno di ringraziare chi mi legge. Ho scritto di getto questo racconto, tenendo presente il clima dell'epoca. Mi sono chiesta se fosse possibile scrivere qualcosa senza rendere il tutto strappalacrime o melenso...e questo è il risultato. Detto questo, passerei a ringraziare chi mi ha messo tra i preferiti, i seguiti e le ricordate e, naturalmente chi ha recensito. Siete stati molto gentili ed io non posso che ringraziarvi per questo.
Buone vacanze
 
controcorrente

   
 
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