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Autore: PervincaViola    24/06/2013    6 recensioni
{Peeta centric, Peeta/Katniss ♥} {Ambientato durante il Tour della Vittoria}
Gli incubi di Peeta, che si presentano ogni notte, possono essere scacciati da una sola persona: Katniss.
Missing moment incentrato su una delle notti in cui Peeta rassicura Katniss e, incosciamente, anche se stesso.
Tenerla fra le braccia lo faceva sentire al sicuro. Solamente la sua vicinanza riusciva a far scomparire tutti i mostri che popolavano le sue notti e a convincerlo che il suo tepore era reale e lei era lì, vicino a lui.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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«Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te» confessa.
«E sto bene quando mi accorgo che ci sei».

Suzanne Collins - Hunger Games, La ragazza di fuoco

 

Afraid of losing you

 

Si trova nell'Arena, proprio di fronte alla Cornucopia d'oro.
Katniss è bloccata sotto un ibrido, la sua pelle è rosso vivo, squarciata in più punti dagli affilati artigli del mostro.
Il suo sguardo grigio, lucido, sembra implorarlo di aiutarla. Dalle sue labbra fuoriescono solo gemiti, ma in quei suoni indistinti lui riconosce il proprio nome.
L'ibrido alza lo sguardo e i suoi occhi verdi, così belli da mozzare il respiro, si piantano su di lui. In quell'essere mostruoso riconosce l'alter ego dell'affascinante Glimmer, un tempo la ragazza più bella di quell'Edizione.
Un ghigno animale, che scopre le fauci e i canini insanguinati, distorce il suo muso.
Parla con voce fin troppo chiara, simile a quella di Glimmer, ed è talmente innaturale e sbagliata da risultare grottesca.
«Goditi lo spettacolo, Ragazzo Innamorato. E di' addio alla tua amata!»
Affonda i denti nel collo di Katniss, e Peeta non può fare a meno di urlare con tutto il fiato che ha in corpo, mentre osserva disperato i fiotti di sangue sgorgare dalle ferite.
L'ultima cosa che vede sono gli occhi di Katniss, che gli rivolgono uno sguardo accusatore, prima che l'ultima scintilla di vita che anima quel corpo martoriato la lasci per sempre e che il rombo di un cannone gli rompa i timpani.

 

 

Gli occhi azzurri di Peeta si spalancarono nel buio, mentre le mani artigliarono il costoso lenzuolo di seta.
Il sudore gli incollava alla nuca i capelli biondi e nelle orecchie aveva solo il ronzio del sangue che scorreva troppo velocemente nelle vene. Era paralizzato dalla paura, negli aveva ancora l'immagine del mostruoso ibrido dagli occhi verdi che uccideva brutalmente Katniss, mentre lei lo supplicava di aiutarla.
Era come essere di nuovo nella grotta, preda degli incubi che tormentavano il sonno causato dallo sciroppo, mentre Katniss rischiava la vita alla Cornucopia solo ed esclusivamente per salvarlo da morte certa.
Si chiese quando avrebbe smesso di rivivere la morte di Katniss ogni notte, sempre in modi diversi, con la gola tagliata da uno dei coltelli di Clove, riversa in una pozza di sangue caldo, o barbaramente torturata da Cato. Ma quello che non cambiava mai, era che non riusciva a salvarla. Ogni volta era costretto a osservare la ragazza che amava morire senza poter fare nulla.
Peeta si passò stancamente una mano sul viso stravolto. Dormire sonni tranquilli era un lusso che non si concedeva da mesi, ormai. Gettò un'occhiata fugace ai suoi pennelli e ai suoi colori, sparsi disordinatamente sul tavolino di legno pregiato e decise in un istante.
Si alzò di scatto, gettando a terra le coperte. Prese i suoi utensili e uscì. Mentre percorreva i corridoi troppo bianchi di quel treno, il cui candore era esasperato dalla luce artificiale che illuminava ogni anfratto, sentì dei rumori soffocati.
Seduto al tavolo che usavano per mangiare, Haymitch mormorava parole sconnesse. In mano aveva una bottiglia semivuota- il liquore bianco che amava tanto, probabilmente- e fissava un punto indefinito. La foschia nei suoi occhi arrossati sembrò diradarsi, quando avvertì la sua presenza.
«Anche tu non riesci a dormire?» biascicò, come se ogni parola gli costasse un'immensa fatica, «Tieni, questo aiuta a dimenticare». Così dicendo gli porse la bottiglia.
Nella mente di Peeta rimbombarono le parole di Katniss, quando le aveva domandato se gli incubi sarebbero mai spariti: "Forse non se ne andranno mai. Quelli di Haymitch non l'hanno fatto".
Senza volerlo, il suo viso assunse un'espressione disgustata, e allo stesso tempo compassionevole. Non voleva finire come il suo mentore, così spaventato dai suoi demoni che aveva paura di chiudere gli occhi quando era buio. Non voleva passare la vita a soffocare il dolore in un bicchiere di liquore bianco, unica consolazione di una vita che non era più tale.
Un sorriso amaro si dipinse sul volto di Haymitch, quando incrociò i suoi occhi e sembrò leggervi quei pensieri.
«Già, dimenticavo che tu hai i tuoi metodi» una risata rauca riempì l'aria, insieme al fetore dell'alcol. Peeta gli voltò le spalle, sapendo che era inutile cercare di farlo ragionare quando era in quelle condizioni.

 

Il pennello si muoveva con movimenti rapidi sulla tela. Con poche, semplici pennellate, Peeta aveva dipinto il viso di Katniss. Ormai era lei il soggetto principale dei suoi dipinti, il sole attorno al quale girava tutto il suo mondo.
Katniss nella grotta, arrampicata su un albero, Katniss che sorride, che scocca una freccia, Katniss che emerge da una foschia argentata.
Katniss, Katniss e solo Katniss.
Era riuscita a stregarlo, a rubargli il cuore semplicemente essendo se stessa. Una ragazza di fuoco all'apparenza, che era riuscita a sopravvivere agli Hunger Games, ma anche incredibilmente fragile. Un lato, quello, che mostrava raramente. E che Peeta non riusciva mai a trasmettere con i suoi ritratti.
Nulla, né le linee sinuose, né i colori intensi, né i giochi di luce, riusciva a rendere giustizia alla bellezza unica di Katniss.
Si sedette in un angolo, osservando la sua opera con espressione insoddisfatta.
Improvvisamente, un grido squarciò il silenzio della notte e a Peeta si gelò il sangue. Quella voce era inconfondibile. Katniss.
Si precipitò nella sua stanza, ignorando una Effie infuriata che cercava di strappare la bottiglia di liquore dalle mani di un Haymitch completamente ubriaco.
Lei era nel suo letto, con gli occhi chiusi, che urlava terrorizzata il suo nome. La scosse delicatamente, e quando finalmente aprì gli occhi vi lesse dentro una paura senza fine.
«Peeta!» afferrò con forza un lembo della sua camicia, mentre ansimava pesantemente.
«Sssh, va tutto bene» la prese fra le braccia, stringendola per rassicurarla «Era solo un incubo. Solo un incubo».
Si asciugò con la mano le guance bagnate, cercando di darsi un contegno. Ma sapeva che davanti a lui non c'era bisogno di fingere di essere la ragazza forte che tutti temevano.
Gli circondò il collo con le braccia, ricambiando l'abbraccio. Peeta si infilò nel letto, accarezzandole i capelli, mentre le sussurrava parole dolci. Con lui vicino, tutte le ombre della stanza sembravano meno spaventose, e tutti gli incubi solo miraggi lontani.
Piano piano il suo cuore smise di martellarle il petto e si addormentò di nuovo, cullata dalle sue braccia forti e dal suo profumo di pane e colori.
Nella penombra della stanza, illuminata fiocamente dalla luce della luna che entrava dal finestrino, Peeta riusciva appena ad intravedere i tratti del suo viso, addolciti dall'incoscienza del sonno. Saperla stretta nel suo abbraccio, dove nessuno avrebbe potuto farle del male, gli scaldava il cuore. E si rese conto solo in quel momento, che i suoi incubi erano spariti. Tenerla fra le braccia lo faceva sentire al sicuro. Solamente la sua vicinanza riusciva a far scomparire tutti i mostri che popolavano le sue notti e a convincerlo che il suo tepore era reale e lei era lì, vicino a lui.
Tracciò con una carezza delicata il contorno delle sue labbra, che gli era concesso baciare solo davanti alle telecamere, e sospirò amaramente.
Seguendo un impulso incontrollabile, le sfiorò con le proprie. E subito si pentì del suo gesto. Che senso aveva rubarle un bacio, quando lei lo considerava solo un amico? Forse perché mentre era nel suo letto e la stringeva, poteva cullare l'illusione che lei fosse sua, che i baci scambiati avessero significato qualcosa anche per lei, che quando lo stringeva lo faceva perché lo desiderava, non perché costretta dalle telecamere o dalle minacce di Snow. Scacciò quei pensieri: non era colpa sua, se lei non ricambiava i suoi sentimenti.
Sospirò di nuovo, stringendo Katniss ancora più forte. In fondo a lui bastava starle vicino, anche solo di notte, per essere felice.

 

 

 

 



Angolino dell'Autrice:

Allora, per prima cosa spero di non aver Peeta OOC. È uno dei miei personaggi preferiti - se non IL preferito- per la sua dolcezza e per come ama Katniss.
Ma non divaghiamo ^^
Ho riscritto tre volte questa shot, sempre in maniera diversa e alla fine ho deciso di lasciarla così.
Così= sdolcinatamente introspettiva e tutta coccole e dolcezza per Peeta ♥
Forse perché una delle frasi che mi ha più colpito dell'intero libro è quella citata all'inizio, con una frase così semplice Peeta dichiara tutto il suo amore...
Sono cotta di quel ragazzo, è inutile stare a girarci intorno :3
Comunque è ambientata durante il Tour della Vittoria, in una delle tante notti che passano insieme. Aww l'autrice come ha potuto descrivere in così poche righe un momento così teneroso? E poi fa descrizioni lunghe tre pagine sul modo orribile in cui muore qualcuno...Sorvoliamo ^^
Sarei MOLTO felice se mi diceste cosa pensate di questa storia – la prima che pubblico in questo fandom- attraverso una recensione!
E visto che non ho letto praticamente nulla in questo fandom, spero non ci siano storie simili, altrimenti mi scuso in anticipo.
Spero vi sia piaciuta!

 

   
 
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