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Autore: I am in love with a train    24/06/2013    4 recensioni
[dalla storia]
"Siamo tutti tesi mentre infila il braccio dentro l’enorme barattolo la prima volta, per poi estrarre il fogliettino con il nome del malcapitato. Lentamente lo apre e con un sorriso annuncia: -il nome del primo tributo di questa settantaquattresima edizione degli Hunger Games è…"
Come promesso, eccomi con una nuova storia! :D *coro di insulti* Questa volta sarà una bike ambientata... *rullo di tamburi* nel primo libro di Hunger Games! :D La trama sarà la stessa, con qualche cambiamento necessario in alcuni punti u.u quindi se amate questo libro tanto quanto lo amo io (*^*) entrate e leggete bella gente! :3
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ehm, Ehilà! Come va la vita? A me bene, tanto che sono tornata molto presto con una nuova ff e ora sono qui, a presentarvela :D beh, è nata per caso, io e il moscerino adimensionale stavamo parlando ed è saltata fuori l'idea per questa storia e... ho preso al'istante il computer e ho iniziato a scriverla :3 ah, e soprattutto mi è venuta la grande idea di farla diventare una crossover... e niente, spero vi piaccia, anche perchè ci sto mettendo tutta me stessa per scriverla :3 in ogni caso, se dovesse farvi tanto schifo, le recensioni sono sempre ben accette, così da capire dove sbaglio e poter migliorare! :D
Ora vi lascio al primo capitolo, ci vediamo!




1- I’ll never let them hurt you, I promise

 
Billie Joe Armstrong si rigirava tra le coperte del suo letto, nel bel mezzo di uno dei suoi incubi abituali. Oramai non ci faceva più caso, tanto erano numerose le notti in cui lo coglievano. Sempre le solite immagini gli balenavano davanti: la foresta, il lago dall’acqua così limpida, gli spari. E poi solo morte, la morte che attendeva dietro l’angolo, forse dietro uno dei tanti alberi che lo circondavano. Era solo ormai.
        

Billie’s P.O.V.
    

    

Appoggio i piedi sul legno freddo e scricchiolante di camera mia, o meglio, della stanza che condivido con mia madre, e resto fermo ad aspettare, che cosa non so, ma aspetto; è mattina presto, e gli unici suoni udibili sono quelli dei fringuelli che cantano e del vento che lieve entra dalla finestra posta di fronte a me, scompigliandomi i capelli. Respiro a pieni polmoni quell’aria fresca e finalmente decido di alzarmi: mi infilo gli stivali e esco di casa, non prima però di aver rivolto uno sguardo a mia madre, per assicurarmi che stia ancora dormendo.
 
Percorro velocemente le stradine strette del mio Distretto, finché non raggiungo la rete elettrificata che mi separa dall’ appuntamento di questa mattina come quasi tutte le mattine degli ultimi quattro anni; senza grandi difficoltà passo sotto essa, visto e considerato il fatto che non viene attraversata da una minima scarica elettrica da qualcosa come dieci anni.
 
Mi inoltro nella foresta, sicuro di dove sto andando, e per qualche attimo riesco a liberare la mente da ogni genere di pensiero, preoccupazione; sì perché quel posto ha qualche strano potere, ha la capacità di farmi sentire più leggero, più libero. Già, libero, perché da anni a questa parte ormai siamo tutti intrappolati, o se non altro tenuti sotto stretta sorveglianza da loro; siamo imprigionati nelle nostre stesse case, e messi alla prova ogni anno che passa. Ma qui, in questa foresta al di fuori di ogni confine di qualsiasi Distretto, mi sento finalmente scoperto da qualsiasi legge, tranne quella indiscutibile della natura.
 
Sono quasi arrivato allo spiazzo dove ci troviamo sempre, il nostro piccolo angolo di paradiso che nessuno al di fuori di noi due conosce; è un promontorio che si affaccia sulla piazza della città: da quell’altezza però nessuno riesce a vederci, così possiamo restare lì e osservare la vita che si svolge di sotto senza venir scoperti.
 
Scorgo il mio compagno seduto a terra, rivolto in direzione opposta rispetto alla mia; mi avvicino cautamente, non voglio distrarlo da qualsiasi cosa stia facendo, anche se si sta semplicemente rilassando, e una volta vicino a lui mi inginocchio e gli scompiglio i corti capelli scuri.
 
-Ehi Zacky- esordisco; lui si volta verso di me facendo incontrare i suoi occhi verdi e così glaciali con i miei, né spaventato né minimamente sorpreso: probabilmente mi aveva sentito arrivare.

-Ciao BJ..-

-Che c’è? Paura per domani?- gli chiedo passandogli un braccio attorno alle spalle; subito si incupisce e distoglie lo sguardo da me, prendendo a giocare con i fili d’erba vicino alle sue gambe.

-No… è solo che mi preoccupa il fatto di poter venir scelto e… dover lasciar la mia famiglia senza più alcuna fonte di sostentamento… mi capisci, no? Anche tu sei nella mia stessa situazione…- è realmente preoccupato, non l’avevo mai visto così… annuisco piano e lo stringo in un abbraccio, tentando di trasmettergli un po’ della sicurezza di cui ha bisogno.

-E poi… questo è il primo anno di mio fratello, Matt… ho troppa paura, non voglio che peschino lui-

-E non accadrà. Il suo nome è dentro solo una volta, non ci sono possibilità che venga scelto lui. Io piuttosto, il mio di nome è dentro 14 volte…-

-E il mio 17. Quindi, ho le mie ragioni per aver paura…- ridacchia. Anche in momenti del genere riesce ad allentare la tensione e buttarla sul ridere.

-Comunque, questo è il tuo ultimo anno alla Mietitura, eh Billie?-

-Già… in un certo senso ne sono contento, ma dall’altro non potrò più avere le tessere per il grano…-

-Troverai altri modi per procurartelo. Il fornaio, lui è sempre stato ben disposto nei tuoi confronti… magari ti darà una mano. A proposito, questa mattina sono sceso in città- Zacky mi porge un sacchetto di iuta, al cui interno trovo pane fresco e un biglietto: “Per questa volta gratis, alla prossima mio padre vuole rivedere la selvaggina  -Mike”.

Mike? Chi è questo Mike? E poi, suo padre? Non credevo che John il fornaio avesse un figlio. Non importa, in questo momento ho altro per la testa; prendo una pagnotta e la spezzo dandone metà a Zacky.

-E comunque, non ti preoccupare, vedrai che andrà tutto bene- questo perché farò in modo io che non gli succeda nulla.

-Sì, lo spero. Ancora due anni devo sopravvivere, poi potrò non pensarci più a questa storia-  
  
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