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Autore: reb    24/06/2013    6 recensioni
E non poteva impedirsi di guardare. Di guardare lei, sempre e solo lei, vestita di un semplice abitino bianco e del suo sorriso splendente, consapevole che altre scelte avrebbero potuto portare a un finale decisamente diverso di quella storia.
Avrebbe potuto essere lui, al suo fianco quel giorno.
Lui, il padre dei suoi futuri figli.
Lui, l’uomo a cui sorrideva con così tanta sincera devozione.
Ma quando si parlava di lei, aveva sempre esitato, convinto che il giorno successivo sarebbe stato il momento migliore per confessarle quello che provava.
{Quarta classificata al contest "Time to say "I do". Accio, wedding ring!" di _Piratessa}
{Terza classificata al contest "Il principe mezzosangue" diSophie97}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Such a beautiful lie to believe in
 













 
 
 
 
 
Lie awake in bed at night
And think about your life
Do you want to be different?
Try to let go of the truth
The battles of your youth
‘Cause this is just a game
 





 
Era il primo giorno di primavera e, per la prima volta da mesi, la guerra sembrava lontana. Un incubo infinito da cui ci si sveglia con il cuore in gola e il respiro affrettato.
Era lontana da quel piccolo angolo di Inghilterra, apparentemente ancora intoccato dall'odio profondo e privo di senso che, invece, copriva Londra come una cappa di nebbia in inverno e rendeva incauto perfino alzare gli occhi verso il cielo.
Godric's Hollow, quel giorno, era in pace.
Non c'erano maghi che camminavano da una parte all'altra della strada con i volti bassi, ben attenti a non incrociare gli sguardi degli altri passanti, troppo timorosi di trovarsi di fronte a una di quelle terrificanti e gelide maschere portatrici di morte che troppo spesso affollavano le strade, pronti all'ennesimo agguato a vittime innocenti.
Non c'erano stormi di gufi che, con insolita solerzia, oscuravano i cieli, diretti verso quelle case in cui qualcuno era appena venuto a mancare, sempre portatori di lacrime e dolore.
Perfino la paura che aleggiava costantemente nell'aria, si era fatta più leggera, dimentica di quello che stava accadendo nel Regno Unito in quegli anni. Delle morti e della paura, dell’odio che dilagava come un fiume in piena tra amici e fratelli. Dimentica perfino del mago che, con il solo pronunciare il suo nome, riusciva a far stringere i cuori dei più impavidi.
In periodi bui come quello che si stava dipanando sotto i loro occhi impotenti, anche il più piccolo dei lieti episodi diventava un avvenimento, capace di rendere, nel suo piccolo, la vita di nuovo degna di essere vissuta.
E un matrimonio dava a tutti i loro sforzi un senso nuovo e più profondo, a evidenziare che il mondo continuava ad andare avanti, che le vite s’intrecciavano e l'amore non si lasciava sconfiggere. Nemmeno quello costretto a vivere ogni giorno su campi di battaglia, come quello che si celebrava quel giorno.
Godric’s Hollow, quel giorno, era in pace. 
C'erano sobri addobbi per strada, chiacchiere leggere e sguardi commossi, tutti dedicati alla giovane coppia che, pochi minuti prima, aveva attraversato il villaggio, diretta alla piccola chiesa, insieme al suo esiguo seguito. Non erano stati invitati amici e parenti, più o meno vicini alla coppia, com’era tradizione tra i maghi, ma solo gli amici più intimi, a fare da testimoni e festeggiare l’unione, segno che la guerra non era stata davvero dimenticata, ma solo accantonata per alcune ore.
Si riuscivano perfino a sentire risate allegre e sincere, provenienti da dietro le finestre lasciate aperte per far entrare nelle case la brezza calda di quel pomeriggio; qualcosa di così raro e prezioso, in tempi come quelli, da risultare quasi un suono dolce e nuovo, da custodire e condividere insieme.
Ma Severus Piton, con il volto accuratamente nascosto dalla tesa larga del cappuccio del mantello grigio che indossava, osservava tutto quel festoso andirivieni senza condividerne i sentimenti.
Nel suo cuore non riusciva a sentire altro che dolore e rimpianto.
E rabbia. Come accadeva da anni, come avrebbe continuato a essere, forse, per sempre.
In cuor suo sapeva che ormai era troppo tardi; ciò nonostante, quella mattina, si era alzato e aveva preparato la sua venuta in quel luogo, fermamente deciso a impedire quella che considerava come la più sbagliata delle unioni.
Si era immaginato l’intera scena.
Lui e Lily, finalmente ritrovati dopo mesi e mesi passati a combattere per fronti opposti, intenti a parlare tra loro con i capi vicini come accadeva da ragazzi.
 




 
It’s a beautiful lie
It’s the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me
 






Finalmente le avrebbe confessato i propri sentimenti, le avrebbe detto tutte le parole che aveva taciuto negli anni, per poi vederla sorridere in quel modo speciale che gli riservava ogni volta.
Non importava cosa quel giorno sarebbe dovuto accadere. Non importava che lei, da un paio di anni, avesse scelto di stare al fianco di un altro. Non gli importava nemmeno se avesse amato Potter, era sicuro che, una volta conosciuti i sentimenti che da sempre provava per lei, anche lei si sarebbe riscoperta a sentire altrettanto.
Non poteva essere che così. Erano destinati a stare insieme da quando avevano undici anni. Ed era giunto il momento che combattesse per questo, prima che accadesse l’irreparabile.
Solo una volta raggiunto Godric’s Hollow, aveva capito che questo era già avvenuto.
Lo aveva letto negli occhi raggianti di lei. Nella fiducia con cui si lasciava toccare dall’altro ragazzo. Nella tranquilla certezza con cui si apprestava a compiere un passo importante qual era il matrimonio.
Aveva capito di non aver colto il giusto momento. Era ironico che proprio lui, così abile nel capire quando compiere la mossa successiva, nella vita e nell'esecuzione della più difficile delle pozioni, avesse mancato l'unico attimo che contasse davvero per lui.
Eppure era arrivato troppo tardi.
Di anni.
E si era fermato, perdendo tempo a osservarla, a osservarli insieme, perdendo il vantaggio che quella mattina si era conquistato e rendendo impossibile, adesso che la sua scomparsa era stata notata, fare qualunque mossa.
Tuttavia l’orrore, misto al dolore che quella scena suscitava in lui, gli aveva impedito di allontanarsi da quella piccola zona d'ombra in cui si era rifugiato per non essere visto, quasi fosse inchiodato al suolo da qualche subdola maledizione di pessimo gusto.
Non poteva allontanarsi nemmeno di un solo, singolo passo.
E non poteva impedirsi di guardare. Di guardare lei, sempre e solo lei, vestita di un semplice abitino bianco e del suo sorriso splendente, consapevole che altre scelte avrebbero potuto portare a un finale decisamente diverso di quella storia.
Avrebbe potuto essere lui, al suo fianco quel giorno.
Lui, il padre dei suoi futuri figli.
Lui, l’uomo a cui sorrideva con così tanta sincera devozione.
Ma quando si parlava di lei, aveva sempre esitato, convinto che il giorno successivo sarebbe stato il momento migliore per confessarle quello che provava.


 
“Domani, domani le dirò tutto.” Ricordava di aver pensato una, dieci, mille volte, osservandola da lontano ridere insieme alle amiche, desiderando essere al suo fianco, con il cuore gonfio di amore.
 


Ma quel domani, non era mai arrivato.
Così aveva passato gli anni di scuola convinto che il tempo fosse l'unica cosa a non mancare.
Non a lui. Non a loro.
Forte di quella consapevolezza e pieno della tipica arroganza che accumunava da sempre tutti gli adolescenti, aveva aspettato e aspettato, cercando un momento giusto nei migliaia che avevano passato insieme, senza tuttavia riuscire a trovarlo davvero. O forse aveva solo finto di non vederlo, rifiutandosi di cambiare qualcosa che appariva perfetto e di rischiare di perdere tutto. Di perdere lei.
Fermo, immobile alle porte della cittadina, si trovava per l'ennesima volta di fronte alla prova che i suoi incubi si erano avverati, aveva perso il diritto di camminarle al fianco, di condividere con lei la grande gioia di quel giorno.
Aveva perso la sua amicizia, e con essa, aveva perso lei.
L'aveva persa anni prima, con un commento incauto dettato dalla rabbia e dall'umiliazione, dall'orgoglio che gli aveva impedito prima di scusarsi e poi di spiegarle le sue ragioni. L'aveva persa quando, per la prima volta, lei aveva sorriso a un altro nel modo speciale in cui, fin da quella prima estate insieme, aveva riservato a lui e lui soltanto.
Aveva rotto qualcosa del suo rapporto con Lily Evans, quando lei lo aveva accusato di circondarsi di compagnie sbagliate, cercando di convincerlo a liberarsene prima che fosse troppo tardi, rifiutando le sue preoccupazioni con leggerezza. Severus, fingendo di non vedere quello che gli accadeva intorno, catalogando le loro azioni come prive di significati più profondi della semplice antipatia che così facilmente si instaura tra ragazzi con idee differenti, si era ritrovato troppo presto e troppo a fondo immischiato in qualcosa che aveva voluto solo inconsciamente, prima di capire davvero cosa quella scelta avrebbe comportato e, soprattutto, se era pronto ad affrontarne le conseguenze.
 




 
-Credevo di essere il tuo migliore amico.- si lamentò Piton guardando fisso la ragazza.
-Lo siamo, Sev, ma non mi piace la gente con cui vai in giro. Lo sai cosa hanno cercato di fare l’altro giorno a Mary Macdonald?- chiese con tono stanco lei.
Non era la prima volta che affrontavano quell’argomento, dopotutto.
-Non era niente, solo uno scherzo.- disse il ragazzo, sapendo di mentire per proteggere gli amici. 
Lily non avrebbe capito, era troppo Grifondoro per farlo.
-Era Magia Oscura…- lo corresse invece, perfettamente consapevole della bugia che le aveva appena detto.
Nemmeno cercare di sviare la sua attenzione, come aveva imparato a fare da qualche tempo ogni volta che toccavano quell’argomento, riuscì a farla desistere.
Parlarle di Potter e la sua banda, forse, non era stata l’idea migliore. Ma non poteva evitare di cercare di sminuirli ai suoi occhi ogni volta che ne aveva l’occasione. La ragazza doveva capire che dietro la loro brillante maschera c’era solo del marcio.
Sentirle insultare Potter, tuttavia, lo aveva tranquillizzato abbastanza da lasciar perdere per primo, non dopo l’evidenza che lei non era finita sotto la sua subdola magia.
 






Aveva aperto un abisso nel loro rapporto quel giorno in riva al lago, riversandole addosso una rabbia che con lei non aveva niente a che fare, che non le era destinata e che non avrebbe dovuto colpirla e che, nonostante questo, aveva fatto di lei il parafulmine perfetto per i suoi sentimenti a lungo repressi. Era stato facile convincersi che era stato l'intervenire della ragazza in sua difesa a scatenare tutto quanto, molto più semplice che sbattere in faccia a quei due bastardi, finalmente, quanto fossero infimi e arroganti, che non erano niente, nessuno, fuori dalla loro corte adorante.
Solo dei buffoni troppo pieni di loro stessi per riuscire a guardare oltre il loro raffinatissimo naso Grifondoro.
 




 
Quei due maledetti lo avevano appena colpito a tradimento con un Levicorpus talmente veloce che non era stato in grado di evitare, e in quel momento si trovava a testa in giù, umiliato di fronte a tutti gli studenti che ultimati i GUFO avevano deciso di passare il pomeriggio in riva al lago.
-Lascialo stare!- gridò Lily furente in direzione di Potter e Black, estraendo a sua volta la bacchetta.
-Ecco fatto. Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus…- replicò arrogante Potter, liberandolo dall’incantesimo e osservandolo districarsi dalla veste con uno sguardo di divertita e superiore condiscendenza.
-Non mi serve l’aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue...- replicò Severus con ira, perfettamente consapevole di rivolgere la propria rabbia sulla persona sbagliata, desiderando rimangiarsi quelle parole non appena affiorarono sulle sue labbra.
-Molto bene. Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti.- gli rispose fredda la ragazza.
Il ragazzo la osservò allontanarsi impotente, dopo un acceso scambio di battute con Potter. 
Non una volta la vide esitare. Non una volta la vide guardare indietro.
 


*


 
 
-Non neghi nemmeno quello che volete diventare! Non vedi l’ora di unirti a Tu-Sai-Chi, vero?- gli aveva detto impietosa quella sera stessa, davanti al ritratto della Signora Grassa quando il ragazzo era andato a scusarsi per come l’aveva chiamata nel pomeriggio.
Nel tono della ragazza non c’era più il calore che gli aveva sempre riservato. E nemmeno nei suoi occhi. Cercava in lui una risposta che non poteva darle. Che forse non sarebbe mai stato in grado di dare.
Il potere e il timore che gli altri studenti avevano di lui, da quando aveva iniziato a frequentare Mulciber e Avery, erano un balsamo per il suo animo. Ma era proprio quello che Lily non poteva capire.
-Ti hai scelto la tua strada, io la mia.-
Quelle erano state le parole che avevano sancito la fine della loro amicizia, per sempre.
 
 




E poi era arrivato lui, quel dannato di Potter, portandogliela via per sempre. Forse cogliendo quel momento che lui era andato cercando per anni senza riuscire ad avvicinarcisi mai abbastanza, e conquistandola con la stessa facilità con cui faceva ogni altra cosa. Ricordava di aver osservato da lontano, così com’era lontano quel momento, il loro lento e progressivo avvicinarsi, finendo infine per ingoiare il proprio orgoglio pur di metterla in guardia da quel ragazzo che, improvvisamente, Lily sembrava trovare così interessante.
 



 
-Tu non capisci. Potter è una farsa. Quello che racconta al mondo lo è. Una bellissima bugia, talmente perfetta da aver convinto tutti. È solo un porco che si diverte a incantare i più deboli e protegge un…- le aveva detto durante il loro settimo anno, non potendo più sopportare di vederla ridere e scherzare in compagnia del ragazzo, un ragazzo che proteggeva con le sue spacconate un lupo mannaro, da anni.
-So benissimo che James è un buffone. Ma non è più il ragazzo che descrivi. È cresciuto, è più maturo e…- ribatté lei, difendendo per la prima volta la stessa persona da cui per anni aveva cercato di proteggerlo.
-Maturo. Credi davvero che abbia smesso di lanciare incantesimi su chiunque non ritenga di suo gradimento? Aspetta solo che tu gli volti le spalle.- le aveva sbattuto in faccia allora, con tono ossequioso sperando di veder crollare la fiducia malriposta che aveva accordato al suo nemico.
-Sta mettendo la testa a posto. Ha smesso di organizzare scherzi pericolosi, non ti attacca più ogni volta che vi incrociate per i corridoi, non dà il via alle risse. È diverso dal ragazzino di un anno fa.- lo aveva di nuovo protetto Lily, mostrandosi perfettamente consapevole delle attività del ragazzo, senza sembrarne tuttavia eccessivamente turbata.
Anche lei era cambiata. Non si era nemmeno accorto di quando fosse successo.
E che Potter c’entrasse qualcosa in quel cambiamento non aveva fatto altro che fargli stringere il cuore in una morsa di gelosia e rimpianto.
 






Aveva agito troppo tardi, ogni singola possibilità di ristabilire i ruoli che avevano ricoperto da sempre era sfumata quando la ragazza aveva cercato di convincerlo a rivedere le proprie posizioni, difendendo quello che una volta era il nemico con la stessa feroce fermezza con cui si era sempre schierata al suo fianco.
E adesso, quel primo giorno di primavera con l'illusione di una guerra lontana, non poteva fare altro che stare a guardare quello che le sue scelte, le loro scelte, avevano comportato.
Si ritrovava per l'ennesima volta nel ruolo dello spettatore impotente, senza capire realmente come si fosse arrivati fino a quel punto.
La maschera vuota che aveva mostrato al mondo da quando aveva terminato la scuola, così simile al vuoto che lo accompagnava ogni volta che indossava la maschera scheletrica dei Mangiamorte, prese il sopravvento su ogni altra cosa, cercando di preservarlo quanto possibile dal dolore che quel momento evocava in lui.
Lily Evans si sposava, quel giorno.
Lily Evans si sposava, quel giorno, con un uomo in grado di camminare al suo fianco senza timore di essere chiamato assassino.
Lily Evans si sposava, quel giorno, con lo stesso ragazzo che aveva disprezzato per la maggior parte della propria vita, ma che, in qualche modo a lui inafferrabile, era riuscito a farla sorridere come mai prima d'allora.
Lily Evans si sposava, quel giorno, con James Potter.
E a lui, Severus Piton, non rimaneva che osservarla dire  a un altro, con il braccio sinistro in fiamme, chiaro segno che l'uomo, al cui credo aveva giurato imperitura obbedienza, era scontento della sua improvvisa scomparsa, consapevole che ci sarebbe stata una punizione per quella deliberata insubordinazione.
 


 
It’s time to forget about the past
To wash away what happened last
Hide behind an empty face
Don’t ask too much, just say
‘Cause this is just a game
 





Severus Piton, immobile ai confini della città, osservava con sguardo fermo il cortile della chiesetta in cui si stava svolgendo la funzione, la chioma rossa della ragazza chiaramente visibile nonostante la lontananza. Vedendolo, nessuno avrebbe intravisto in lui nient’altro che noia e indifferenza.
Avrebbero visto un giovane uomo immobile perso nei propri pensieri, ma mai avrebbero potuto pensare che per trovarsi in quel luogo, quel giorno, nella speranza di riportare indietro il tempo e riottenere il passato, avevesse mentito al suo signore, che cercava i due ragazzi che avevano avuto l’ardire di sfidarlo già tre volte.
Appena scoperto il loro nascondiglio, così ovvio e proprio per questo così geniale, Severus avrebbe dovuto riferirlo al proprio signore, non tenerlo segreto e recarvisi da solo, senza nemmeno tentare la più piccola delle offensive verso quei giovani che, con così tanta tenacia, continuavano a sfidare Voldemort e il suo potere.
Nessuno avrebbe mai detto che, quel giorno, il suo cuore si era appena fermato.
Per poi spezzarsi al momento del sì.
E finire in pezzi talmente piccoli, un solo, piccolo, minuto dopo.
 







 
*****
 







C'era stato un periodo in cui, verso i quattordici anni, aveva iniziato a guardare la sua migliore amica con occhi diversi. Forse l'aveva sempre fatto, ma di questo, Severus, non si era mai accorto prima.
L'affetto, il possesso e il desiderio di averla al proprio fianco, che aveva sentito nascere nei confronti di quella ragazzina dai capelli di fuoco, in quella prima estate insieme, si erano andati a ingigantire col tempo, fino a implodere su loro stessi creando quello strano miscuglio di sentimenti che, da ragazzino, aveva riconosciuto con sgomento, essere amore.
Il terrore di perderla per quanto provava era andato a sommarsi alla paura che un altro riuscisse a conquistarla, allontanandola così, per sempre, da lui.
Come fosse successo non lo sapeva nemmeno dopo anni, ma ricordava quando l'aveva capito.
Lo ricordava perché quella scomoda rivelazione lo aveva colpito con la stessa violenza di un fulmine, durante una lezione mista tra Grifondoro e Serpeverde, degenerata nel solito caos che inevitabilmente si presentava ogni volta. La classe in cui stavano seguendo una lezione di Incantesimi si era trasformata nell'equivalente di un'umida foresta tropicale durante una bufera particolarmente violenta tra le mura di un castello e, sotto gli occhi di un incredulo e neoassunto professor Vitious, l'acqua aveva iniziato a scendere da tutte le parti, inondando i pavimenti e gli studenti che conteneva.
Le ragazze avevano iniziato a urlare isteriche, con il loro trucco che colava e la piega ai capelli disfatta in un attimo e i ragazzi avevano colto l'occasione per spintonarsi tra loro, sfruttando come vantaggio l'improvvisa scivolosità del pavimento per far finire a terra il nemico, facendo passare quella manovra per un tentativo d'aiuto nel ripristinare l'equilibrio perduto di un altro studente.
Lily, per un attimo dimentica delle regole e della lezione stessa che spesso la rendevano troppo seria per una ragazza di quell’età, aveva incrociato il suo sguardo ridendo divertita. E lui l'aveva vista brillare, come mai nessuno prima. Probabilmente, per un altro, la ragazza era un disastro, con i capelli zuppi che si attaccavano alla fronte e la divisa strazzonata dall’acqua e dai movimenti, ma non per lui.
Era stato in quel momento, che aveva capito di volere di più, da Lily Evans, che continuare a fingere di pretendere solo amicizia sincera, dal loro rapporto, avrebbe significato vivere in una bugia.
E avrebbe continuato a contemplarla all'infinito se Potter, sempre quel dannato Potter, non avesse deciso di prendere per sé l'attenzione della ragazza con la tipica arroganza che lo contraddistingueva e lo portava a prendersi ogni cosa che attirasse la sua attenzione senza curarsi di chi gli viveva attorno.
"Ehi, Evans, esci con me e lascia perdere quel fallito sfigato!" le aveva urlato dalla parte opposta della stanza, dedicandole appena un'occhiata veloce e il suo sorriso borioso, riprendendo l'attimo dopo ad azzuffarsi con il Serpeverde che gli stava davanti.
Non aveva nemmeno sentito la risposta sdegnata della rossa, Piton ne era sicuro, tanto era preso a incoraggiare Sirius Black a maledire un altro appartenente alla Casa avversa.
Ritornato al presente, Severus, si avvicinò cauto, ritrovandosi a pochi passi dal cortile sul retro della chiesa, nascosto alla vista da uno dei vecchi alberi che si stagliavano orgogliosi tra le tombe coperte di edera della parte vecchia del cimitero. Ad accompagnarlo, la solita macabra ironia che contraddistingueva la sua intera vita. Lui lì, solo, in mezzo alla morte e tombe dimenticate senza nome, lontano da Lily, così brillante di luce e vita, circondata da pochi amici e parenti, pronta a mettere la sua vita nelle mani di un altro, con piena fiducia nel futuro e nell'uomo che aveva scelto. Come una realistica allegoria della vita che li aspettava, della vita che avevano scelto.
Forse perfino della vita che avevano sempre vissuto.
 





 
Everyone’s looking at me
I’m running around in circles, baby
A quiet desperation’s building higher
I’ve got to remember this is just a game
 






Cosa sarebbe successo se al posto di Potter ci fosse stato lui, ormai, non era altro che un sogno crudele che lo sbeffeggiava per la sua sola esistenza e che lo faceva scendere nella disperazione. Non c'era mai stata una possibilità per loro, a causa delle sue scelte, di quelle di lei, dei loro credo differenti e, perfino, del sangue di lei, che si stagliava come un ostacolo impossibile da annullare tanto quanto lo era il Marchio Nero sul suo braccio.
In un altro tempo, così lontano da sembrare addirittura un'altra vita, avrebbe potuto essere lui al suo fianco, ammirandola nel suo vestito bianco e col sorriso radioso. Durante gli anni di scuola era stato sicuro che sarebbe stato così, perché nessuno avrebbe mai potuto dividerli, ma poi la vita era accaduta e tutto si era rovinato per sempre.
"Hai mai pensato a me, a noi, nel momento del sì, Lily?" si chiese per l'ennesima volta il ragazzo, memore di quando, da giovane, lui immaginava quella scena e tutta la felicità che li avrebbe circondati.
Del futuro radioso che li aspettava, una volta fuori dalle protette mura di Hogwarts.
Non aveva mai avuto il coraggio di chiederle se avesse mai pensato a lui in un modo diverso dall'amico d'infanzia, temendo la risposta, e in quel momento non poteva che ignorare quel desiderio, conscio che ormai non fosse più il loro momento. Se mai ci fosse stato.
"Hai mai desiderato guardare me al momento del sì, Lily?"
 






 


*****
 









-Ti prego, James.- sussurrò implorante Lily, una volta terminata la cerimonia, con il viso raggiante.
Il sacerdote aveva appena terminato la funzione, rendendoli a tutti gli effetti marito e moglie, ormai la ragazza era agli occhi del mondo la signora Potter, ma il tono che aveva appena usato fu ciò che destò nuovamente l’attenzione di Severus, ormai lontana miglia e miglia.
Non aveva mai sentito Lily parlare in quel modo, non lei sempre così forte e indipendente. La ragazzina che aveva conosciuto un tempo non avrebbe mai permesso che altri sentissero quella vulnerabilità di fondo che, a volte, veniva fuori senza che potesse impedirlo e la contraddistingueva proprio perché la combatteva, senza mai riuscire a sradicarla del tutto. Eppure, non sembrava curarsi di essersi esposta così tanto di fronte a quel gruppo di persone.
Quella consapevolezza lo colpì al cuore quando ormai credeva che niente avrebbe potuto più toccarlo.
Già immaginava la punizione che gli sarebbe toccata una volta che avesse risposto alla chiamata del Signore Oscuro, il dolore bruciante al braccio che non accennava a svanire ne era un chiaro indizio, eppure non se ne curava, perché il vuoto generato dalla disperazione albergava nel proprio animo. Non era sicuro che qualcosa avesse ancora importanza, certamente non quelle idee sulla purezza del sangue che lo avevano allontanato irrimediabilmente da lei.
Ciò nonostante sapere, vedere con i propri occhi, che Lily si fidava così tanto di gente come Potter e Black, gli mozzò il fiato in gola, ma mai quanto scoprire cosa la ragazza desiderasse così ardentemente.
-Possiamo, padre?- chiese Potter, rivolgendosi con il suo tipico sorriso scanzonato all'officiante che, dopo una rapida riflessione, annuì col capo compito.
L'uomo tirò fuori la bacchetta dall'ampia manica violacea della veste, sotto il benevolo sguardo di Albus Silente e quello divertito di Sirius Black, evocando un nastro rosso e bianco finemente intrecciato, prima di rivolgersi agli ospiti.
-Ho bisogno di due testimoni che capiscano il valore della cerimonia che sta per svolgersi.- disse soltanto l'uomo, con tono serio, aspettando che due volontari si presentassero e prendessero posto al fianco degli sposi. Niente, infatti, avrebbe potuto avere luogo, se non con due persone pronte a giurare sull’amore dei due ragazzi.
Sirius e Remus si affiancarono agli amici senza esitazione, per una volta entrambi seri, ben consapevoli della scelta che gli amici avevano intenzione di compiere. I due sposi, intanto, continuavano a guardarsi con amore, dimentichi di tutti tranne che dell’altro.
-Garantite che James e Lily vengono qua, oggi, pienamente consapevoli di ciò che un matrimonio comporta, senza obblighi di sorta o costrizione alcuna?- chiese l'uomo solenne, aspettando un assenso da entrambi i ragazzi.
Non passarono che pochi secondi tra la domanda dell'uomo e l'annuire convinto dei due, chiaro segno di quanto credessero nell'unione tra i due amici e nella sincerità dei loro sentimenti.
Severus conosceva quella pratica, nonostante fosse andata in disuso nel corso dei secoli. Per quanto ne sapeva, solamente le famiglie Purosangue, più antiche e conservatrici, ormai, praticavano ancora quel rito e mai a cuor leggero.
L'antica forma matrimoniale era andata pian piano sparendo, pochi ormai ne rammentavano perfino l'esistenza, e quei pochi ne temevano troppo le conseguenze per decidere di intraprendere quella strada senza un'attenta e assolutamente sincera riflessione a priori.
Forze troppo grandi e antiche erano chiamate a testimoniare all'unione degli sposi, perché qualcuno decidesse di compiere l'antico rito sacro. I maghi avevano imparato a temere gli spiriti della natura quanto a rispettarli. I pochi che decidevano per quella via, lo facevano con la consapevolezza che, il legame creato quel giorno, sarebbe durato per sempre e che non sarebbe mai stato in loro potere spezzarlo.
Ed era stata Lily a chiederlo.
Severus sentiva la terra mancargli da sotto i piedi: nessuno, tranne la morte, avrebbe mai più potuto allontanarla da James Potter.
Di nuovo quel bastardo aveva vinto. Non gli era bastato sposarla, doveva anche legarla a sé secondo le antiche leggi magiche. L'odio verso il ragazzo saliva come una marea nella sua anima, perché doveva averle fatto qualche strano sortilegio per convincerla a stipulare quel patto. Lily aveva sempre una via di fuga, un piano di riserva. Non avrebbe mai permesso che altri, o una magia, le imponessero limiti laddove, un giorno, avrebbe potuto non desiderarne più.
Il rito celebrato pochi minuti prima sembrava un gioco da bambini, agli occhi di Piton, confrontato con quanto stava accadendo ora di fronte al suo sguardo sgomento.
Avrebbe voluto agire, fermarli e impedire al sacerdote di pronunciare la preghiera mistica per proteggere la nuova coppia, ma sapeva che, se lo avesse fatto adesso, la sua presenza in quel luogo sarebbe diventata nota, non solo ai vecchi compagni di scuola, ma anche al suo Signore che continuava a cercarlo con la magia che ogni Marchio recava con sé.
E Lily sarebbe morta, per causa sua.
Una colpa, quella, con la quale non avrebbe potuto convivere.
Una volta ottenuto l'assenso di Black e Lupin, l'officiante si rivolse verso la coppia, facendo loro la stessa domanda per poi mostrare loro la fascia che aveva evocato alcuni minuti prima.
-Questo il nastro che unirà le vostre vite e i vostri destini. Non è in mio potere, né in nessun altro, la facoltà di unirvi in matrimonio. Solo a voi spetta la scelta ultima.- disse ancora solenne, osservando i due giovani.
Fu James il primo a parlare –Oggi, Lily, io ti sposo. Libero da ogni vincolo o costrizione, mi impegno a proteggerti e amarti, ora e per sempre. Solo alla morte la possibilità di dividerci.- e le prese la mano sinistra per infilarle un piccolo cerchietto d’oro al dito.
Lily ripeté lo stesso giuramento sorridente e senza alcuna esitazione, dopo di che mise all’anulare sinistro del marito una fascetta dorata, simbolo tangibile secondo le antiche tradizioni del legame che esisteva, da quel momento in avanti, tra i cuori dei due ragazzi.
L’officiante, allora, si fece di nuovo avanti, andando a intrecciare il nastro rosso e bianco al polso prima dell'uno e poi dell'altra in una serie di eleganti e complicati nodi.
Solo una volta stretto anche l'ultimo, l'uomo tirò nuovamente fuori la bacchetta, poggiandone l’estremità sul punto in cui le mani si intrecciavano tra loro, mormorando silenziosamente la preghiera in celtico che avrebbe sancito la loro unione, benedetta dagli spiriti del luogo evocati dalla magia insita nella corda e nelle delicate fedi d’oro che brillavano sulle loro mani. La piccola luce che illuminò la bacchetta andò a posarsi lieve sul nastro, espandendosi lentamente fino a farlo luccicare come un materiale prezioso.
Un vento leggero si levò intorno ai ragazzi, facendo fluttuare la gonna di Lily intorno ai polpacci e andandole a scompigliare i capelli, segno che l'antica magia aveva compiuto il proprio scopo, benedicendo la coppia e la loro unione. La luce che ancora illuminava le loro mani andò a sfumare fino a sparire, portando con sé la corda stessa, come assorbita dalle mani dei due ragazzi.
Il rito era compiuto, un filo invisibile avrebbe unito i due amanti, legandoli indissolubilmente l’uno all’altra così come i due anelli collegavano i loro cuori.
Solo la morte adesso avrebbe potuto dividerli. Solo la Morte.
Fu con il cuore gonfio di rabbia che Severus voltò di scatto loro le spalle. Non avrebbe sopportato di vedere quella loro felicità un momento di più, doveva allontanarsi il più velocemente possibile.
Voleva solo dimenticare tutto quanto, distruggere qualcosa. Doveva far tacere quel dolore sordo al petto che gli impediva di respirare, che sembrava sommergerlo come soffocante velluto.
Il vuoto che gli congelava l’anima, che aveva mostrato al mondo, adesso gli sembrava un sogno proibito.
Un getto di magia sfuggì al suo labile controllo, in una manifestazione improvvisa e incontrollata che aveva imparato a sottomettere alla propria volontà già a dodici anni, andandosi a infrangere su una vecchia tomba, spezzando il marmo in due blocchi. Eppure il suo animo, in quel momento, era così nel caos che avrebbe potuto compiere il più inconsulto dei gesti senza provare il minimo rimorso. Avrebbe potuto uccidere quel bastardo di Potter, senza provare niente, nemmeno il dispiacere per le lacrime che Lily avrebbe versato. Nemmeno per la consapevolezza che le forze naturali sarebbero state a lui avverse, di fronte a quella volontaria e consapevole insubordinazione al nuovo ordine appena stabilito.
A trattenerlo dallo scoprirsi il braccio sinistro, ancora dolorosamente in fiamme, per chiamare al proprio fianco il Signore Oscuro, ottenendo così vendetta e perdono, solo la consapevolezza che l'uomo non avrebbe risparmiato Lily. Cercava la coppia con così tanta disperazione che niente si sarebbe messo tra lui e il raggiungimento dei propri scopi, della propria vendetta, nemmeno la preghiera di uno dei suoi fidati accoliti. Per questo, quella mattina, si era allontanato con tutte le accortezze, facendo in modo di lasciare una falsa pista e di occultare accuratamente i propri pensieri. Per questo aveva accuratamente organizzato un piano che gli avrebbe permesso di parlare con Lily senza venire scoperto. Ma la tempistica era tutto, e ormai la sua scomparsa era stata notata. Aveva esitato troppo, e adesso, se si fosse mostrato, sarebbe stato ritracciato. Non aveva nessun diritto di chiedere una grazia al Signore Oscuro, non aveva nessuna merce di scambio per arrogarsi quel diritto.
Le campane che suonavano a festa richiamarono indietro la sua mente, riportandolo in quel piccolo cimitero di paese, e rischiarando appena la sua mente rabbiosa.
Fu proprio la rabbia a fargli muovere i successivi passi. Sempre la rabbia a dargli la forza di perseguire i propri propositi.
Rabbia verso Potter e la sua fortuna.
Rabbia verso se stesso e la sua debole esitazione.
Ma mai, mai più, verso Lily. 
Ancora non sapeva come, ma avrebbe compiuto la propria vendetta.
Lo giurò sullo stesso suolo che aveva visto celebrarsi un matrimonio che, in un altro mondo, in un'altra vita, avrebbe dovuto essere il suo.
Lo giurò su ciò che aveva sempre desiderato, ma mai più sarebbe avvenuto. Lo giurò sul rammarico di ciò che non era stato. Sulla bellissima bugia che ormai i propositi con cui era arrivato lì, quel giorno, rappresentavano.
Avrebbe avuto la propria vendetta. E Lily sarebbe stata di nuovo libera, da Potter quanto da quel giuramento indissolubile appena stretto con così tanta leggera e spensierata fiducia.
Solo la Morte avrebbe potuto separarli.
Lui l'avrebbe evocata su di loro e il marchio che bruciava sul suo braccio sarebbe stato il mezzo per farlo.
 
 
 
 
 
 




 
 
 
 
 
 
Vedere gli occhi verdi di Lily nel visetto smunto di un bambino che aveva, però, gli stessi tratti di Potter, riportò alla mente di Severus il disgraziato giorno in cui aveva deciso di vendere la donna che aveva amato da sempre al Signore Oscuro, nella speranza di ottenere quel lieto fine a lungo desiderato.
Era stata solo una bellissima bugia. Una così bella bugia in cui credere.
Non avrebbe mai potuto immaginare cosa quella decisione avrebbe comportato. Il corpo senza vita di Lily, ancora teso nell'estremo sforzo di proteggere quel figlio tanto amato, ancora gli appariva davanti agli occhi ogni volta che abbassava la guardia.
Viveva con la propria colpa da undici anni, ma ancora non aveva imparato a convivere con essa. Probabilmente non avrebbe mai imparato a farlo.
Proteggere quel ragazzino disgraziato, così simile nei modi quanto nel corpo, all'uomo che gli aveva portato via tutto, era solo un piccolo e insignificante modo per riparare. Cercava di portare avanti quanto Lily aveva fatto nei suoi ultimi attimi di vita, sperando che questo, un giorno, avrebbe fatto la differenza e che la sua morte non sarebbe stata vana.
Eppure non poteva evitarsi di guardarlo con insofferenza. Sapeva che era colpa sua se era cresciuto senza genitori, se era cresciuto senza madre. Ma sapeva altrettanto bene che se lui non fosse mai nato, degno figlio di quella disgraziata unione che aveva legato i suoi genitori, Lily sarebbe stata ancora viva perché Voldemort non avrebbe ricollegato a loro quella profezia.
Osservandolo l’aveva scoperto come uno sbruffone arrogante e ignorante. Esattamente com’era stato il padre.
Se cercava di proteggerlo era solo in memoria della donna, non per qualche distorto segno di affetto nei confronti del ragazzo, come invece Albus continuava a voler pensare.
C'era troppo di Potter in lui, perché questo potesse accadere.
 






 
-Potter, cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?- gli chiese il primo giorno di lezione, preda di quella gelida facciata che era diventato l’unico modo possibile per sopravvivere.
Lo guardò osservarlo sconcertato, prima di chiedere silenzioso aiuto al figlio di Arthur Weasley, un'altra testa di legno, suo degno compagno.
-Non lo so, signore.- gli rispose, dando esattamente prova di quello che aveva già pensato.
Era solo un piccolo arrogante che si compiaceva della propria fama.
 




Affetto. Mai.
C'era troppo di Potter in lui, perché questo accadesse.





 
-E…Potter, qual è la differenza tra L’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctotum?- chiese ancora con un ghigno malvagio stampato in faccia.
Avrebbe voluto avere quel genere di potere da ragazzo, per sbattere in faccia a James Potter quanto valesse davvero.
-Non lo so. Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?- rispose il ragazzo spavaldo.
Tutti i ragazzini risero, probabilmente trovando oltremodo brillante il modo in cui aveva messo in ridicolo la sua autorità di insegnante.
Era fatto esattamente della stessa pasta del padre.
 
 




Affetto. Mai.
C'era troppo di Potter in lui, perché questo accadesse.
C'era troppo di Potter in lui, e nemmeno una goccia del talento di sua madre. Aveva capito velocemente quanto l’istintiva capacità della ragazza nel preparare pozioni non si fosse tramandata affatto al figlio.
Era solo un altro ignorante ragazzino che veniva chiamato, per diritto di nascita, a camminare per i corridoi di Hogwarts.
Eppure ogni volta che quel maledetto piccolo Potter lo fissava, era come tornare indietro nel tempo, quando una bambina testarda lo fissava con sfida perché le spiegasse qualcosa di quel mondo nuovo e fantastico di cui presto avrebbe fatto parte.
Perché James Potter alla fine aveva ottenuto anche quello.
Harry aveva gli occhi di sua madre.
 
 







 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
La storia ha partecipato al contest “Time to say I do. Accio wedding ring!” indetto da Piratessa e si è classificata quarta. Super orgogliosa del risultato!!
Se ci sono errori di qualunque tipo non posso che scusarmi, affibbiandovi la scusa che il contest scadeva lunedì 27maggio e io l’ho scoperto sabato 25. Si, sono abbastanza pazza da iscrivermi nonostante la storia da scrivere in due giorni scarsi. Questo il risultato, che spero vi piaccia.
Ovviamente lo spero perché invece di mettermi d’impegno per il nuovo capitolo di “A modern myth” mi sono dedicata ad altro, e se qualcuno che ancora mi segue, nonostante tutto volesse lapidarmi non potrei dargli torto. Non so nemmeno da quanto è ferma, quella storia.
Arghhh!!! Meglio non pensarci o i sensi di colpa mi uccidono.
Sotto vi copio-incollo il giudizio di quella fantastica donna, che ha letto in quello che ho scritto anche i sottintesi che non ero sicura fossero comprensibili, visto il poco tempo a disposizione per completare la storia. Ho tagliato solo la parte in cui elenca gli errori perché ho provveduto a correggerli prima della pubblicazione.
 

Quarto classificato: Reb91 con "Such a beautiful lie to believe in"

{PARENTESI FANGIRL}
Allora, giusto perché tu lo sappia. Non appena ho visto il titolo della tua storia, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata “oh, i Mars! ”. Poi apro la storia e, nell’introduzione, “è “A Beautiful Lie”, dei fantastici 30 Seconds To Mars”. *_______________________* CHE GUSTI MUSICALI SAGGI CHE HAI, FIGLIA MIA!
{FINE DELLA PARENTESI FANGIRL}




Punti grammatica / sintassi: 7,75/10:
Come puoi vedere, il punteggio è abbastanza alto, però qualche erroruccio c'è. Vista la lunghezza della storia, però, diciamo che erano "ben distribuiti"; indi non è risultato qualcosa di tremendamente disseminato di sbagli :) 

Punti lessico / stile: 7 / 10
La pecca, qui, è stata usare, praticamente sempre, dei periodi esageratamente lunghi. Ci si perde, e sembri essertici persa tu stessa, facendo qualche pasticcio con la punteggiatura e quindi facendo andare in palla un lettore ^^
Ad esempio:
"Severus fingendo di non vedere quello che gli accadeva intorno, catalogando le loro azioni come prive di significati più profondi della semplice antipatia che così facilmente si instaura tra ragazzi con idee differenti, si era ritrovato troppo presto e troppo a fondo immischiato in qualcosa che aveva voluto solo inconsciamente, prima di capire davvero cosa quella scelta avrebbe comportato e, soprattutto, se era pronto ad affrontarne le conseguenze."

Sarò imbecille io, ma l'ho dovuta leggere più volte, anche ad alta voce, fermandomi e facendo mente locale in determinati punti. Sarebbe stato più semplice e meno confusionario spezzare questi superperiodi in qualcosa di più piccolo, ma più lineare.
Poi c'è stata questa frase, lievemente imprecisa a livello lessicale: "Cercava in lui una risposta che non poteva darle. Che forse non sarebbe mai stato in grado di fare.". "Fare" una risposta? XD
E altre due, ridondanti: "[...] poggiandone la punta sul punto in cui le mani si intrecciavano tra loro [...]" e "Conviveva con la propria colpa da undici anni, ma ancora non aveva imparato a convivere con essa."
Punti originalità: 10/10
Non c'è niente di sbagliato, niente di niente, non una sbavatura, non un errore *__*. Tematica del contest rispettata in pieno e, per la miseria, mi hai inserito anche questa cosa interessantissima dei matrimoni celtici, sapendola inserire alla perfezione in un contesto sia Purosangue, freddo e ligio all'onore, sia in un contesto di amore vero. Si sposa (giusto per usare una terminologia in tema :D) perfettamente con James e Lily e io giuro che *________*. Bellissimo anche il parallelismo tra Severus, sempre in mezzo alla morte, che la guarda sposarsi dal cimitero, e Lily, sempre piena di vita (e ti lascia con amarezza, sapendo cosa succederà T__T). Ricca di genialità, ottimo lavoro!
Punti IC: 10/10
E' decisamente Severus Piton, nel suo odio viscerale per James e il suo amore fortissimo per Lily, nel suo rimpianto, nel suo agire già nell'amore anche nei primi anni di servizio a Voldemort... E'un Piton uguale a quello della Rowling, io non penso di avere altre parole da aggiungere.
Punti gradimento: 5/5
Ma io giuro che *_______________________* La storia è PIENA di genialità, come ho già detto. E aggiungo: è da amare anche la comparazione tra la bellissima bugia del credere nel progetto di parlare a Lily E POI quella più amara dell’essersi convinto che Voldemort l'avrebbe risparmiata. Inoltre ci hai spiegato tutto quello che la Row ha lasciato tra le righe, come il VERO motivo che ha spinto Piton a vendere i Potter o il momento in cui si è innamorato di Lily o il momento, al settimo anno, in cui si sono parlati ancora, quando invece un'altra persona potrebbe credere che, dopo il fattaccio del quinto anno, quei due non si siano più calcolati. L'amore. Questa storia è L'AMORE. *______________________*
E ora ditemi voi se non si merita tutto il mio amore per quello che ha scritto!!
 
 
Comunque riguardo a questa storia ho alcune note a mio parere importanti da scrivere.
Per quanto riguarda la cerimonia tradizionale del matrimonio, ho preso a larghe mani dalle cerimonie celtiche che in questo periodo mi incuriosiscono per qualche strano e recondito motivo che non ho ancora voluto psicanalizzare.
I matrimoni si svolgevano in questo modo. Dovevano essere presenti i due testimoni e l’officiante, nello specifico un druido, che legava ai polsi degli sposi un nastro rosso e bianco, simbolo del legame che andava a stringersi tra i due. I colori stavano a significare la fecondità e longevità che si augurava alla coppia. Come dice il mio sacerdote, l’officiante non aveva il potere di unire in matrimonio, dovevano essere gli sposi stessi a farlo pronunciando i voti sacri. Le fedi, poi, erano usate anche allora, proprio all’anulare della mano sinistra. Secondo le loro credenze, infatti, dall’anulare sinistro passava un’arteria collegata direttamente al cuore ed essendo il cuore la sede dei sentimenti, vi ponevano  l’anello proprio per legare l’amore dell’uno all’altro. Catturarlo, in un certo senso. Anche i celti credevano che gli spiriti della natura avrebbero poi benedetto la coppia e la loro unione e mi è sembrato qualcosa che anche i maghi avrebbero potuto credere visto la loro natura essenzialmente atea. Credere nelle forze naturali mi sembrava un buon compromesso.
Infine una piccola precisazione temporale. Stando a quando Harry vede nei ricordi di Severus in “Harry Potter e i doni della morte”, Piton e Lily litigano per le amicizie del ragazzo, solo successivamente lui la chiama mezzosangue dopo aver sostenuto i GUFO. Per quanto possibile ho cercato di non stravolgere i fatti e, infatti, le citazioni sono prese direttamente dai libri.
Infine la canzone che potete trovare sparsa nel testo è la bellissima “A beautiful lie” dei 30 seconds to Mars, che da anche il nome al titolo. Se non la conoscete andate ad ascoltarla perché, secondo me, merita davvero ed è il sottofondo perfetto per la storia.
Ovviamente le citazioni in corsivo che raccontano il primo incontro tra Severus e Harry sono prese da “Harry Potter e la pietra filosofale”, mentre quelle degli anni a scuola dei ragazzi sono prese da “Harry Potter e i doni della morte”.
 
Beh con questo concludo, sperando che qualcuno voglia farmi sapere cosa ne pensa. Qualunque commento sarà graditissimo.
 



Un abbraccio, Rebecca.


 
   
 
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