Inverno 2008 - Casa Tonks
Andromeda si alzò
stancamente dal divano e puntò la bacchetta verso la serratura.
Era ancora una bella
donna, ma troppo era successo perchè il suo volto non ne portasse i segni
indelebili.
Oltre il vetro
leggermente colorato, Harry e Ginny tremavano desiderando di affondare nelle
loro sciarpe.
" Entrate,
ragazzi. "
Non potè fare a meno
di veder scorrere in un lampo immagini non troppo lontane, e comunque sempre
vivide nella sua mente. Lo sarebbero sempre state...
Cupe figure
che piombavano nel suo giardino, lei e Ted che correvano a soccorrere Harry e
il mezzogigante Hagrid...La severità con cui si erano guardati per qualche
istante, in allarme. Lui stravolto, trovatosi a fissare una figura che doveva
essergli sembrata così simile a quella di una dei peggiori nemici...Lei che non
riusciva a togliersi di mente il pensiero che Dora stesse rischiando così
tanto...per lui. Quanto era stato ingiusto e colpevole, quel pensiero!
...Forse le accadeva
di riviverlo in pieno proprio perchè stava rivivendo quel primo incontro anche
Harry, in questo momento.
" Grazie,
signora Tonks. Siamo venuti appena possibile. "
Harry aiutò a
togliersi il cappotto Ginevra, che all'ottavo mese aveva raggiunto dimensioni
di pancia ragguardevoli.
" Sono io che
ringrazio voi. Oggi...proprio non mi riesce di aiutarlo. "
Ginevra le circondò
le spalle - quei gesti di affetto le riuscivano incredibilmente spontanei, e
scaldavano il cuore in un modo difficile da spiegare a parole - mentre il
marito si toglieva il cappotto guardando verso le scale.
" Preparo
qualcosa di caldo? " si offrì la rossa.
Andromeda riuscì
solo ad annuire.
Con una piccola
fitta dovuta al senso di colpa ricordò tutte le volte in cui i giovani,
soprattutto Harry, avevano dovuto scontrarsi con la sua poca tristezza, che
spesso era diventata chiusura. Sensazione della quale si rendeva perfettamente
conto, ma che era difficile ignorare, controllare.
Non si sarebbe
stupita se molti dei sopravvissuti dell'Ordine l'avessero progressivamente
lasciata sola...per la freddezza di cui era stata capace.
Loro avevano capito
quando...sapeva di non poterlo chiedere a nessuno, quando anche loro avevano
subito così tante perdite.
Sapeva che prima o
poi una certa vena della famiglia Black avrebbe fatto capolino più pressante
nel suo carattere, nei suoi modi di fare. Senza Ted - che aveva saputo farla
riflettere senza giudicarla, anche quando lei aveva inveito contro Lupin, anche
quando aveva visto nel matrimonio di Dora solo un male...Senza di lui si era
sentita così persa, e già continuare in quel maledetto 1998 insanguinato dalla
breve ma spietata dittatura di Voldemort era stato difficile.
Si era impegnata in
quel rapporto con la figlia che sentiva di dover ricostruire. Ma si sarebbe
chiesta se era riuscita a farle sentire tutto il sostegno che Dora meritava,
tutta la stima per quelle scelte difficili...che rispecchiavano quelle fatte da
lei anni prima ancora...
Dora...le mancava in
una maniera totale, straziante.
Il dolore della
perdita la portava spesso a temere che fosse morta senza immaginare quanto lei
la amasse, quanto fosse fiera di lei.
Dovevate
essere tu e Remus a entrare nella stanza di Ted come ho fatto io poco fa...Voi
sareste riusciti a farlo aprire...a farlo sorridere, alla fine.
" Signora
Tonks..."
Si riscosse dai
propri pensieri, trovandosi davanti ad una tazza dove Harry stava versando
l'acqua del bollitore.
"
Scusatemi...Harry, comincerai mai a chiamarmi per nome? " sorrise
mestamente.
Lui rise. "
Temo di no..."
" Anche perchè
forse non lo merito...Non mi son dimostrata poi così diversa dalle altre due
sorelle Black...sotto certi aspetti. E' un miracolo che Ted sia di carattere
così aperto. "
Vide entrambi
scuotere la testa.
" Direi proprio
di no..." disse Ginevra. " Il carattere di Tonks dove lo mettiamo?
" strinse l'occhio, ringraziando Harry e tuffando il cucchiaino nel thè
bollente.
" Hai
ragione..." convenne la donna.
" Cosa è
successo? " domandò Harry. " Cosa lo ha intristito? "
" Non lo so di
preciso. Questa volta nulla è servito a farlo aprire...E' qualcosa che...un po'
di giochi tra bambini non risolverebbe...Qualcosa di cui non riesce a parlare
facilmente...nemmeno con la nonna. Ho pensato di lasciarlo un po' solo...ma non
scendeva da ore dalla stanza...Quando ho capito che era su in soffitta..."
non terminò la frase.
Ginevra scambiò
un'occhiata con il marito.
Harry aveva già
lasciato il suo posto e stava salendo le scale.
" E' solo
questione di poche ore, allora. Ted non vi escluderebbe mai, Signora "
sussurrò la rossa.
Passò un breve
attimo di silenzio, poi riprese. " Siamo tutti vulnerabili...in questo
periodo, ogni anno... " la voce che si incrinava, la testa china sulla
tazza.
" Ted..."
Harry seguì a
orecchie tese il borbottìo di risposta.
Proveniva
dall'angolo della soffitta dove il bambino giocava sempre con James.
" Posso salire?
"
" Sì..."
mugugnò Ted.
Harry fece gli
ultimi scalini e si ritrovò su un pavimento sommerso di vestiti e di pergamene.
Assomigliava tanto
alla sua stanza di Privet Drive dopo una delle sue esplosion idi rabbia...
" Cosa è
successo? " gli chiese sedendosi accanto a lui, senza volergli imporre un
abbraccio. Le reazioni di un figlio che cresceva gli stavano dando un certo
bagaglio di esperienza.
Sul copriletto
patchwork c'erano due lettere. Non impiegò più di un istante nel vedere il
timbro in ceralacca di Hogwarts.
Nel comprendere
tutto - anche se non poteva essere certo che quello fosse il motivo - provò una
fitta di inadeguatezza.
" E' arrivata
la lettera? " chiese al figlioccio.
Ed ebbe la conferma
di quello che aveva temuto.
Il bambino si fiondò
tra le sue braccia.
Non lo avrebbe mai
fatto se fosse venuto anche con James.
"
Li voglio...Li voglio qui "
I suoi capelli si
andavano colorando di un tiepido nero, molto meno luminoso di quello che li
caratterizzava.
" Lo
so..." disse Harry, " lo so. " Piangi...Piangi
pure.
Il tempo si dilatò
in quella malinconia finalmente sfogata.
Sembrò esser passato
molto più tempo dei reali cinque minuti - un tempo che anche per Harry fu denso
di nostalgia - quando Ted si scostò da lui per guardarlo negli occhi,
sfregandosi i suoi con la manica del maglione.
" Ci ho...ci ho
provato, a non piangere. Non volevo che nonna..."
" Che ti
vedesse piangere? Magari lei ti avrebbe consolato volentieri..." disse
senza aria di rimproveri. " Ha visto la lettera? "
" N-no...mi è
arrivata che ero già salito..."
" Ted...sai che
lei vuole starti vicino. "
" Ma io...so
nstato cattivo. Ho pensato...ho pensato che volevo mamma...e papà, al suo
posto. "
" Questi non
sono cattivi pensieri...Non immagini quante volte l'ho pensato io...anche se
avevo nonna Molly, che mi trattava come un figlio..."
" Non...sono
cose cattive, da pensare? "
" Sono pensieri
normali, Ted. Tutti sanno che le vuoi un bene enorme, e lo sa anche lei. E sta
male per te, adesso...perchè vorrebbe consolarti...Non può essere mamma e papà,
ma ti vuole bene da morire. "
Ted annuì. "
L'ho fatta piangere..."
" Niente che un
abbracciatona come hai dato a me non possa risolvere..."
" Ora
vengo...vengo a dargliela. Harry..."
"
Dimmi..."
" In che Casa
erano...loro? "
" Tuo papà era
un Grifondoro...un Grifondoro malandrino come te. Mamma era una Tassorosso.
Sembra che abbia rischiato di distruggere mezza sala comune...inciampando un
po' dappertutto, sai? "
Ted rise tra le
lacrime. I suoi occhioni castani luccicavano.
" Di sicuro
nonna ha tante storie da raccontarti su di lei, a Hogwarts."
" E su papà...?
"
" A quelle posso pensarci io. "