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Autore: lilyhachi    28/06/2013    12 recensioni
(Isaac Lahey/nuovo personaggio; spoiler sulla seconda stagione)
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo. Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
“Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because I don't have anyone'
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Safe harbor

Prologo
 

The world is too heavy,
too big for my shoulders,
come take the weight off me, now.
 
Ecco che lo sente. Un altro rumore.
Altri oggetti che si frantumano contro il muro. Un altro piatto. Un altro bicchiere.
Sente il suo cuore che batte frenetico. Sente la paura prendere possesso di ogni fibra del suo corpo.
Sente che probabilmente passerà un'altra nottata al piano di sotto, mentre suo padre rimarrà a dormire beato nel suo letto, senza curarsi minimamente delle sue urla e delle sue richieste di aiuto. Accetta in silenzio ciò che ne seguirà. Non ha forze, non ha volontà.
Tutto ciò è troppo grande, troppo pesante da sopportare. Il suo cuore non ce la fa.
Vorrebbe tanto che qualcuno lo aiutasse solo ad alleggerire tutto quel dolore.
 
Thousands of answers,
for one simple question,
come take the weight off me, now.
 
“Scusa, sapresti indicarmi l'aula di chimica?”.
Una voce femminile lo colpì improvvisamente. Era dolce.
Isaac rimase un attimo in silenzio senza rispondere, osservando l'esile figura accanto a lui.
La ragazza lo guardava in attesa di una risposta, soffermandosi sul suo viso e sull'enorme livido che gli circondava l'occhio, marchiandolo. La sua espressione era gentile e soprattutto spaesata, come se avesse preferito trovarsi in qualsiasi altro posto.
Stringeva al petto una cartellina, in parte coperta dai lunghi capelli castani, spostati ad un solo lato del collo.
Poteva sentirne l'odore pungente di vaniglia colpirgli le narici.
“Ehm...ci sto andando, puoi seguirmi...se vuoi”.
Tu vorresti parlare ad una bella ragazza in quel modo? La voce di suo padre cominciò a farsi strada nella sua testa.
Dico ma ti sei sentito? Ci sto andando, puoi seguirmi se vuoi. Sei un rammollito!
Isaac scosse la testa, cercando di zittire quella voce odiosa. Forse quella ragazza lo aveva etichettato come un perfetto idiota, considerando anche il modo in cui lo stava osservando. Forse avrebbe girato i tacchi, cercando l'aula da sola.
“Ok, grazie”, esclamò con un leggero sorriso. “Sei gentile”.
Presero a camminare per il corridoio, uno di fianco all'altro, attorniati da un lieve silenzio.
“Ah, io sono Lyla!”, esclamò la ragazza porgendogli una mano.
Isaac la strinse, facendo un cenno con la testa, mentre gli occhi castani di lei attendevano una sua risposta, ma il ragazzo si limitava a fissarla come un pesce lesso.
“Sai, dovresti dirmi il tuo nome ora”, continuò lei con un sorriso luminoso.
“Isaac. Mi chiamo Isaac”.
 
I'm like a kid who just won't let it go,
twisting and turning the colours in rows.
I'm so intensified that's what it is.
This is my rubik's cube,
and all I can't figure it out.

 
Dannato Harris e le sue relazioni di chimica.
Già odiava la chimica, ma quel professore non faceva che incrementare il suo disprezzo.
Certo, era brava e con una media perfetta ma scrivere una relazione di chimica la annoiava.
Le reazioni, le moli e tutto il resto: una materia troppo odiosa per i suoi gusti.
Cercava di affogare il suo disprezzo crescente mentre batteva le dita sulla tastiera del computer, sperando di finire al più presto visto il senso di stanchezza che iniziava a farsi sentire. Un colpetto alla finestra riuscì a distrarla dal suo intento.
Lyla si voltò, intravedendo Isaac fuori dalla sua finestra, e un sorriso si fece largo sul suo viso.
“Entra! Sei venuto per farti aiutare con la relazione?”, domandò, riprendendo a scrivere. “Isaac, ormai persino i miei genitori sanno che siamo compagni di scuola ed amici, hai passato tanti pomeriggi qui a studiare, quindi per quale barbaro motivo continui a preferire la finestra alla porta, si può sapere?”.
Si voltò, sorridendo per quanto quel ragazzo fosse strano in un modo tutto suo, e non appena lo osservò meglio il sorriso venne sostituito da un'espressione preoccupata.
La ragazza si alzò immediatamente, raggiungendo Isaac, seduto sul letto.
Aveva un occhio nero e un paio di tagli sul viso più uno sulla fronte.
Le mani erano arrossate e piene anche esse di tagli e di schegge. Il labbro gli sanguinava.
“Cosa ti è successo?”, domandò, pur conoscendo la risposta.
Era possibile che un uomo fosse capace di fare ciò ad un figlio?
Ad un figlio che aveva stretto tra le braccia quando era soltanto un fagottino?
Isaac non rispose, si limitò a sfoggiare un sorriso amaro, posizionandosi meglio sul letto.
Lyla corse in bagno, prendendo il disinfettante e tutto l'occorrente per aiutarlo in qualche modo.
“Lyla! Mamma sta facendo un po' di cioccolata con i marshmellows!”.
La voce di suo padre la fece sussultare, e la ragazza si precipitò fuori dalla porta con espressione agitata.
“No, papà. Ti ringrazio ma sono un po' grande per i marshmellows!”, rispose Lyla con voce sarcastica e infastidita, mentre il padre la fissava stranito.
“Papà, lascia stare”, intervenne suo fratello dalla sua stanza.
“Sarà quel periodo strano che hanno sempre loro una volta la mese. Scappa!”.
Lyla lanciò uni sguardo truce al fratello minore, che in tutta risposta tornò nella sua camera, mentre suo padre indietreggiò lentamente, decidendo di non disturbarla, così la ragazza torno dentro, chiudendo a chiave la porta in modo da evitare spiacevoli sorprese.
Isaac era ancora seduto e rideva di gusto. La sua risata era così bella e melodiosa.
Avrebbe dovuto ridere molto più spesso.
Era più bello quando lo faceva e lo era anche in quel momento, nonostante il suo viso fosse stravolto e pieno di piccole ferite.
Lyla gli rivolse un sorriso, per poi immergersi nel ruolo di crocerossina.
Non era la prima volta che vedeva Isaac in quelle condizioni. Ogni mattina a scuola lo trovava con qualche ricordino nuovo di zecca, ma non era mai successo che lui si presentasse da lei.
“Scusa se sono venuto qui”, esclamò lui in un sussurro, mentre Lyla gli aveva spostato le ciocche chiare, cominciando a disinfettare. “Non sapevo dove andare”.
“Puoi venire qui quando vuoi”, disse lei di rimando. “Sei il benvenuto”.
Nel suo tono c'era preoccupazione, poteva sentirla e vederla fin troppo bene.
Tutto il suo corpo trasudava preoccupazione. Aveva i capelli castani raccolti in una coda ed era in tenuta da studio, ma rimaneva comunque bellissima, anche vestita nel più semplice dei modi.
Portava una maglietta a righe bianche e blu su un pantalone della tuta della stessa tonalità, e Isaac sorrise quando riuscì a scorgere i calzini decorati con dei piccoli orsetti.
“Isaac, dovresti dirlo a qualcuno!”, esclamò lei d'un tratto, mentre lui rivolse gli occhi sul pavimento, senza rispondere.
Lyla tirò un sospiro, afflitta. Quando aveva iniziato a capire la spiacevole situazione in cui si trovava Isaac, lui le aveva fatto promettere di non dire nulla a nessuno e lei gli era stata fedele, ma ogni volta che lo vedeva ridotto in quello stato, il suo cuore si fermava per qualche momento.
“Stai tranquilla, Lyla”, rispose il ragazzo, tendendo le labbra in un sorriso confortante.
Isaac fece una smorfia di dolore, mentre la mora gli disinfettava il taglio sul labbro.
“Brucia”, esclamò come un bambino capriccioso e ritraendosi sulla tastiera del letto. “Non posso nemmeno ridere che lo sento quasi rompersi!”.
“Non vedo il problema, visto che non ridi quasi mai!”, esclamò lei ironica.
Lui la guardò male, mentre sorrideva soddisfatta della sua affermazione.
La ragazza osservò il taglio sul labbro inferiore, per poi posarvi sopra un leggero bacio, che fece provare ad Isaac una specie di scossa lungo tutta la schiena.
Non fece nemmeno in tempo a chiudere gli occhi, che lei era già lontana e lo guardava sorridendo, mentre lui era rimasto lì fermo con le labbra dischiuse e gli occhi semiaperti.
Quel bacio leggero e dolce lo aveva fatto sentire meglio, annullando ciò che aveva subito poco prima.
Forse è quello il motivo per cui lo aveva fatto: per alleviare il suo dolore.
Lyla si posizionò affianco a lui, accoccolandosi sul suo petto, mentre lo sguardo scendeva sulla mano arrossata e ancora dolente di Isaac. La prese con cautela, intrecciando le dita con le sue e poggiandovi un leggero bacio, cercando di annullare almeno in parte il suo dolore.
Isaac la guardò confuso, e anche se voleva riempirla di domande, non aveva nemmeno il coraggio di proferire parola, perchè la sua testa era troppo annebbiata dai modi confortanti di Lyla.
Si avvicinò a lei, ricambiando il bacio che lei gli aveva dato prima.
Il labbro gli faceva male ma non gli importava, perchè il dolore era compensato dal sapore di lei.
Per quanto tempo aveva desiderato un momento del genere nel profondo del suo animo?
Lei era così bella, intelligente, dolce. Lyla sapeva di fiori e di vaniglia.
Sapeva di cose buone e felici. Sapeva di spensieratezza e di certezze.
La baciava senza sosta, circondandole la vita con la mano libera.
Il tempo sembrava essersi fermato in quella stanza.
Non voleva che lei si preoccupasse, non voleva che lei perdesse le giornate a pensare a lui e a cosa gli stava succedendo. Quello era un suo problema, non di Lyla. Era lui che continuava a subire in silenzio come un bambino che non aveva la forza di combattere, di alzarsi in piedi e cercare di uscire da quello schifo.
Era un suo problema, e si sarebbe dovuto battere presto per risolverlo.
Gli dispiaceva essersi presentato in quel modo, distraendola dai suoi compiti.
Non voleva affliggerla, voleva solo rannicchiarsi tra le sue braccia.
Voleva conforto, voleva un appiglio e Lyla era il suo porto sicuro.
“Vorrei che tu smettessi di provare dolore”, sussurrò lei ad un palmo dal suo viso.
Isaac le sorrise, accarezzandole dolcemente i capelli.
Mi basta stare con te e non sento più dolore”.
 
Isaac non sapeva che in un futuro non molto lontano la sua vita sarebbe cambiata completamente.
Non sapeva che sarebbe uscito da quella situazione fatta solo di abusi e di ferite.
Non sapeva che avrebbe cenato a casa di Lyla come il suo ragazzo.
Non sapeva che Lyla lo avrebbe tenuto stretto in ogni singolo momento, facendo scomparire tutto il dolore che aveva provato nel corso della sua giovane vita.
Non sapeva che lei gli sarebbe stata accanto, sempre.
 
We're lost in the playground,
late night nostalgia.
Open the sky for me, now.

 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Abbiate pietà di me perchè giuro che non ho la più pallida idea di come mi sia uscita questa cosa.
So soltanto che adoro Isaac in maniera spropositata, per me è come un cucciolo bisognoso di amore e di attenzioni, quindi ho provato a far sì che ci fosse una tenera fanciulla a stargli vicino :3. 
L'ho scritta, traendo ispirazione dalla bellissima canzone degli Atlhete “Rubik's Cube” e vi consiglio di ascoltarla, perchè davvero stupenda. Non so quanto faccia schifo da uno a dieci, è il mio primo esperimento nel fandom di Teen Wolf e spero vivamente che non faccia troppo vomitare. Se ci sono errori, vi invito a farmelo notare, poichè l'ho scritta di getto quindi è probabile che ci sia qualche strafalcione u.u.
Lasciate un commento anche piccino piccino, se vi va!
Alla prossima, un abbraccio :)
   
 
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