01
Mie cari venticinque lettori! Il vedervi ancora qui
mi rende felice come il cappone che non viene portato via per partecipare al
pranzo di Natale.
Ah, poveri capponi, bestie dalla vita così triste e
poco avventurosa. Ma, in realtà, conosco certe storie su certi capponi che vi
sembrerebbero assurde. Sapete, una volta, mio zio stava cercando di catturare
un cappone per il pranzo, quando un gruppo di galline si avvicinò minaccioso e…
Oh, perdonatemi, non volevo divagare.
Dov’eravamo arrivati nel precedente capitolo?
Perdonatemi miei cari, ma l’età avanza e la mia mente non è più lucida come
quando avevo dieci anni in meno di quanti ne ho adesso, ma è sicuramente più
lucida di come sarà quando avrò dieci anni in più.
Eravamo quindi rimasti alla nostra cara Billa
Baggins che legge nel suo studio con una coperta patchwork sulle gambe, giusto,
avete ragione.
Ora, quello che nessuno si sta sicuramente aspettando
è che una mano bussi poco graziosamente alla porta e che la (relativamente)
giovane Billa Baggins si alzasse mugugnando per aprire.
- Ma chi sarà mai- bofonchiò la hobbit cercando
invano di sistemarsi la folta chioma castana che, specie in giornate umide e
piovose come quella in cui si svolge la nostra storia, proprio non voleva
saperne di stare al suo posto, ma si muoveva nell’etere come se fosse dotata di
vita propria – a disturbare dopo cena? Cose da pazzi, assolutamente, neanche
gli orchi potrebbero essere così villani!
Ma, nonostante la sua indubbia irritazione, la
nostra Billa aprì la porta verde, ritrovandosi faccia a faccia con un telo
bianco. Indubbiamente doveva essere uno dei lenzuoli della signora Gamgee,
pensò Billa, osservando la ruvida stoffa bianca che ondeggiava sotto la
pioggia.
- Billa Baggins!- esclamò una voce tonate che
sembrava venire da poco sopra il lenzuolo (eliminando la supposizione che
quello fosse un lenzuolo perché, da che ne sapesse Billa, i lenzuoli non
parlavano) – Ti sembra cortese far stare fuori della porta un amico e il suo
compagno?
Billa trasalì, alzando lo sguardo. Proprio lì,
davanti alla porta, se ne stava dritto, alto e bagnato fino al midollo Gandalf
il Grigio, mago exrtraordinarie , amico della Contea
da tempi meno felici ma sicuramente più movimentati e grande creatore di fuochi
d’artificio.
E si stava inzuppando nel suo portico.
- Oh mio- balbettò Billa zampettando all’indietro –
entrate, entrate! Vado subito a prendervi degli asciugamani, degli abiti, magari
un lenzuolo, delle coperte, santo cielo, non vi aspettavo, oh, insomma- Gandalf
si chino sorridendole sotto la lunga barba più bianca che grigia – Non ti
disturbare amica mia, sono qui solo per poco tempo.
- Quanto poco? C’è tempo per un the, magari? Una
fetta di torta? Signor Gandalf, lei mi pare sempre così terribilmente denutrito…
C’è da dire che, in confronto ad un hobbit, anche un
re degli uomini poteva apparire terribilmente denutrito.
Gandalf rise – Sono più che in forma, mia cara-
tornò serio e la guardò – purtroppo, oggi non sono qui per il the, mia cara
Billa, ma per farti una richiesta.
Billa lo guardò perplessa per qualche secondo. Ma in
fondo quell’uomo era Gandalf, amico del Vecchio Took
e l’uomo che tante volte aveva aiutato la Contea. Chi era lei per negargli un
piccolo favore?
- Qualunque cosa sia, parli pure signor Gandalf e io
l’ascolterò.
L’uomo la sorrise – Allora lascia che ti presenti il
mio amico- disse spostandosi leggermente verso destra (e dando una testata al
candelabro dell’ingresso), mostrando a Billa una figura incappucciata che
sgocciolava acqua davanti alla porta e reggeva in mano quelli che a prima vista
erano due grossi mucchi di panni sporchi (ma chi andrebbe mai in giro
trascinandosi dietro dei mucchi di panni sporchi?) – questo, Billa, è Thorin
Scudo di Quercia ed assieme a lui ci sono i suoi due nipoti.
Billa sbiancò. Non perché c’era un tizio di nome
Thorin che le stava inzaccherano casa, ma per il fatto che quelli che lei aveva
scambiato per panni sporchi erano i suoi nipoti. Quindi dei bambini. Bambini
molto grossi, ma pur sempre bambini.
- Per l’amor di Aulё!- esclamò la hobbit,
avvicinandosi cautamente alla figura incappucciata – Lei ghiaccerà! I suoi
nipoti ghiacceranno! La prego, venga con me, li portiamo subito davanti al
fuoco- si voltò e guardò storto Gandalf, intimandogli silenziosamente di non
muoversi mentre indicava freneticamente la via per la fumeria al suo nuovo
ospite – tolga loro quegli abiti bagnati, nel frattempo io preparo un bagno
caldo e- si guardò attorno – avete dei vestiti asciutti con voi? Tuniche?
Mantelli? Qualcosa?
L’uomo si sedette sul tappeto davanti al camino, apprestandosi ad estrarre
gli infanti dai bozzoli di stoffa che li nascondevano. Comunque, secondo Billa
quelli non erano bambini, dovevano essere adulti molto piccoli. Non era
possibile che quelli fossero dei bambini, suvvia!
Ma Billa presto si accorgerà che il mondo ha la
preoccupante tendenza a sbugiardarla.
Il tal Thorin alzò il viso verso di lei e Billa poté
vedere la barba rada che ricopriva la mascella forte e appena un accenno di
naso, oltreché qualche ciocca di capelli neri – No. - disse questi molto
semplicemente, prima di tornare a preoccuparsi per i suoi nipoti.
Billa sospirò – Vedrò cosa posso procurarvi, allora.
Preparo il bagno.
Quando Billa riapparse all’ingresso trovò Gandalf
occupato a fumare come se non ci fosse alcun motivo d’angoscia al mondo, cosa
che la riempì di una rabbia molto poco raffinata e molto poco Baggins.
- Mago della malora- sibilò tirandolo per una manica
verso il bagno – potevate avvertirmi che c’erano dei bambini, no? Bambini! E io
non ho neanche nulla da fargli indossare!- lasciò Gandalf sulla porta del bagno
ed iniziò ad armeggiare con i rubinetti d’ottone, cercando di riempire la vasca
il più in fretta possibile – Erbe, mi servono delle erbe. Menta, sì, eucalipto,
questo bagno puzzerà di sicuro ma è per il loro bene.- mormorò fra se e se
Billa, cominciando a frugare fra gli oggetti che ingombravano gli armadietti e
le ceste sparse qua e là.
- Credo che ciò che cerchi sia nella cesta sotto la
finestra, amica mia- disse Gandalf lasciando che una farfalla di fumo
svolazzasse allegra e felice per la stanza – sono nel sacchetto rosa e in
quello verde.
- Rosa e verde, giusto.- annuì Billa, che ormai
conosceva abbastanza bene (per quanto qualcuno può conoscere abbastanza bene
Gandalf il Grigio) l’uomo da non sentirsi offesa dal fatto che lui conosceva la
sua casa meglio di lei. – Suppongo che tu voglia sapere perché ho portato qui
Thorin e i suoi nipoti.
- Come si chiamano?
- I bambini? Sono Fili e Kili. Non lasciarti
traviare dalle apparenze, amica mia, sono più giovani di quanto può sembrare. I
nani si sviluppano piuttosto in fretta, ma restano mentalmente giovani molto a
lungo.
- Nani!- esclamò Billa perdendo ogni singola
sfumatura di colore tutto d’un colpo e sembrando ancora più palliduccia del
solito nel suo vestito verde smeraldo – Avete portato dei nani a casa mia!
- Esattamente.
- Gandalf, odio dirlo, ma credete che sia una cosa
saggia? Io sono pur sempre una hobbit non maritata che vive sola e i nani, per
Nienna signora della pietà, i nani hanno davvero una pessima reputazione,
capite Gandalf? Pessima.
- Ti posso assicurare che questi nani sono onesti
così come me e te- Billa lo guardò leggermente storto e Gandalf rise – insomma,
per lo meno sono onesti quanto te, mia cara amica. Inoltre, confido in te e nel
potere della tua rabbia unita alla solidità delle tue ottime padelle.
La hobbit sbuffò, dedicandosi per qualche minuto al
bagno – Quindi, cosa volete che faccia, Gandalf?
- Dovresti, mia cara amica, ospitare Thorin e i suoi
nipoti per qualche tempo, mentre io svolgo alcune ricerche.
- Quanto tempo, Gandalf?
- Il tempo necessario per svolgere alcune ricerche,
amica mia. – ripeté pazientemente Gandalf.
- Tempo che può essere compreso fra pochi giorni e
molti anni, immagino.
- Immagini bene, amica mia.
Billa emise un verso affranto, mescolando le erbe
nell’acqua calda – Non posso dirti di no, non è vero?
- Certo che puoi dirmi di no, amica mia, se vuoi
avere sulla coscienza la vita di due bambini che difficilmente sopravvivranno
senza una casa e del cibo caldo.
La hobbit si voltò di scatto, guardandolo con pura
ira negli occhi (oh, miei lettori, quelli erano gli occhi di Billa Baggins,
occhi fantastici, in grado di essere dolci come miele e freddi come spade nel
tempo d’un battito di ciglia) – Non voglio avere altri bambini sulla coscienza
Gandalf, credo che voi lo sappiate meglio di tanti altri.
- Certo che lo so, amica mia, ed è per questo che
sono venuto da te per questa richiesta e non da altre persone. So che tratterai
questi nani con l’affetto e l’attenzione di cui hanno bisogno per guarire dalle
loro ferite, sia i bambini che il loro zio.
Billa uscì dal bagno pieno di vapore, avviandosi
lungo il corridoio, con Gandalf che le camminava dietro, piegato in due nel
tentativo (non sempre riuscito) di non prendere a testate tutti i candelieri di
casa Baggins – Non hanno nulla con loro. Come mai?
- Questo temo che lo dovrai chiedere a loro, Billa
cara.
- E la madre dei bambini? Lei dov’è?
- Anche questo, temo che dovrai chiederlo a loro.
Billa alzò gli occhi al cielo – Maghi e i loro
segreti. – entrò nella fumeria e sorrise – Il bagno è pronto.- disse osservando
il disastro di abiti bagnati e stivali coperti di fango che ricopriva suo
precedentemente pulitissimo tappeto – Potete andare a lavarvi, se volete.
Seduto a terra, in mezzo al disastro (che avrebbe
indubbiamente fatto svenire una o due generazioni di Baggins) stava quello che
era indubbiamente un nano. Un beh, sì, muscoloso nano. Billa aprì e chiuse la
bocca osservando con malcelata attenzione il tatuaggio sul petto del nano, i
lunghi capelli che gli ricadevano sulle spalle, le braccia muscolose, le mani
callose, le gambe robuste e…
Orrore. Ma che piedi piccoli. Ecco come distruggere
i sogni di una (relativamente) giovane hobbit. Bellissima creatura con piedi
minuscoli. Santi Maiar. Che piedi piccoli.
Piccolissimi.
Troppo piccoli. Ma come poteva camminare con quei
piedi minuscoli?
I bambini dormivano con la testa contro le sue
gambe. Erano contemporaneamente troppo grandi e troppo piccoli per essere dei
bambini e c’era qualcosa che il cervello di Billa non riusciva bene ad
afferrare della loro anatomia, ma i suoi piedi erano piccoli esattamente come
quelli dello zio (zio che aveva almeno qualche pelo sui piedi, cosa che li
rendeva meno strambi e rivoltanti).
Billa aprì che chiuse la bocca un paio di volte,
ritrovandosi comunque ammirata per il modo in cui la luce rossastra del fuoco
danzava sul corpo del nano, rendendolo ancora più esotico (ma che non faceva
nulla per coprire quei piedi piccolissimi) – Insomma, volevo dire, insomma, che
il bagno è, insomma, pronto.
L’uomo annuì, si caricò i nipoti addormentati in
spalla e si diresse fuori dalla fumeria, dando a Billa Baggins, rispettabile
hobbit di casa Baggins, una splendida visione panoramica del suo fondoschiena,
coperto solo da un capo di biancheria che sembrava rozzamente composto da un pezzo
di stoffa bianca piegato innumerevoli volte per contenere, diciamo, la virilità
del nano e coprire in minima parte le sue terga.
Billa Baggins pensò che, indipendentemente da quanto
tempo avrebbe dovuto passare con il nano, sarebbe stato comunque troppo.