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Autore: Raven_Phoenix    29/06/2013    3 recensioni
ATTENZIONE: Questa fanfic é l'atteso seguito di "Chocolate and Smoke on the School" quindi consiglio di leggere prima quella ^^
Molte cose sono cambiate da quella partenza, ma molte altre sono rimaste sempre le stesse, come i ricordi che lottano per tormentare Mello. Nuovi e vecchi personaggi daranno vita a nuove avventure deliranti in una delle città più stravaganti e imprevedibili del mondo: Londra
"Dopo circa un’ora, grazie ai pochi e semplici passaggi di: una lunga doccia rigeneratrice, crema idratante per il corpo, asciugatura/lisciatura dei capelli, controllo brufoletti, controllo eliminazione di qualunque pelo superfluo sul mio viso, passaggio di cremine energizzanti, un filo di correttore e scelta dei vestiti con obbligo di abbinare la cravatta al colore dei calzini… potevo dire di avere un aspetto presentabile. Sembravo il perfetto uomo d’affari carismatico, il gilet nuovo di pacca che avevo messo era indubbiamente la chicca della giornata.
Ora si poteva dirlo seriamente: Ecco a voi Mihael Keehl in tutto il suo splendore!"
Mettetevi comodi, afferrate una tavoletta di cioccolato e qualche biscotto al burro by Harrods e buon divertimento!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: L/Light, Matt/Mello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci siamo ci siamo CI SIAMOOOOO *____* sono tornatissima e prontissima a ricomnciare con i miei parti di genialate estreme XDD Non avete la minima idea di quello che sto progettando per voi, mwohohoh u_____u
Vorrei scusarmi se ci ho messo un po' più del previsto a pubblicare, ma mi ero concentrato maggiormente su un'altra ff in cantiere che sto con calma pubblicando (se vi piace Iron Man vi invito a leggerla ^___^) ma ora I'M BAAAAACK è____é
Ovviamente l'ambientazione sarà diverso e spero non dispiaccia a nessuno di voi, ma non mancherà quel tratto tipico che contraddistingueva Chocolate and Smoke on the School^^ spero di non deludere nessuno >___< dal canto mio mi sto divertendo un mondoooo mwahahahahahah! +___+
Bene, posso finalmente augurarvi BUONA LETTURAAAAA! CHE L'ATTO SECONDO COMINCIIII! *___*


Capitolo 1:
 
Ci sono parecchie cose nella vita di un uomo che possono essere un problema, alcune in particolare possono diventare l’incubo ricorrente del 99% della popolazione. Pericoli imminenti che causano complessi d’inferiorità? Una ex moglie che pretende alimenti esorbitanti? Guerre nucleari alle porte? L’inspiegabile ricerca di quello che è sconosciuto per l’umanità? Riuscire a trovare la cura per tutte le malattie?
Oh, no…
PEGGIO.
“BEEP! BEEP! BEEP! BEEP!”
 
Diciamocelo seriamente, come si fa a non odiare quella fottuta radiosveglia?!
Quella mattina avrei voluto volentieri prenderla e chiuderla nel microonde talmente era poca la mia voglia di vivere, un grazioso mal di testa accentuava ulteriormente le mie intenzioni e per poco non cedetti.
Presi un respiro profondo e mi azzardai ad aprire un occhio per controllare la situazione. Il mio cellulare appoggiato sul comodino segnava fedelmente le sette del mattino precise, e anche attraverso le persiane potevo constatare che stava per sorgere un tiepido sole di fine estate.
-Pfh… buongiorno, mondo.- bofonchiai tra me e me per poi riuscire a ricordarmi come si facesse a muovere tutti gli arti del mio corpo.
Rimasi seduto sul bordo del letto per qualche minuto in preda a sbadigli vari cercando di ricordarmi che giorno fosse, sperando che mi fossi sbagliato a puntare la sveglia e che magari fosse domenica, ma le speranze erano vane, decisi perciò di alzare le mie chiappette sode dal mio morbido e caldo giaciglio di malavoglia.
La mia voglia di vivere aumentò notevolmente quando mi ritrovai in bagno a fissarmi allo specchio.
-My God…- mormorai grattandomi la testa abbastanza disgustato.
Vedevo un cadavere ambulante con i capelli peggio di un nido, graziosissime occhiaie profonde quanto il gran canyon, e forse un piccolo residuo di bava calcificata a lato della bocca.
Signore e signori, ecco a voi Mihael Keehl in tutto il suo splendore!
Borbottando frasi incomprensibili anche per me stesso aprii il getto della doccia sperando di riuscire a riprendermi in qualche modo; lo dicevo io che restare alzato fino a tardi a vedermi tutta la maratona di Alien vs. Predator non avrebbe giovato alla mia immagine.
Dopo circa un’ora, grazie ai pochi e semplici passaggi di: una lunga doccia rigeneratrice, crema idratante per il corpo, asciugatura/lisciatura dei capelli, controllo brufoletti, controllo eliminazione di qualunque pelo superfluo sul mio viso, passaggio di cremine energizzanti, un filo di correttore e scelta dei vestiti con obbligo di abbinare la cravatta al colore dei calzini… potevo dire di avere un aspetto presentabile. Sembravo il perfetto uomo d’affari carismatico, il gilet nuovo di pacca che avevo messo era indubbiamente la chicca della giornata.
Ora si poteva dirlo seriamente: Ecco a voi Mihael Keehl in tutto il suo splendore!
Rimasi a guardarmi allo specchio per circa cinque minuti, studiandomi da ogni angolazione, più per ammazzare il tempo che per narcisismo (ok, all’80% era per quello), dopodiché mi diressi sconsolato verso il soggiorno.
Di tutte le parti di casa mia era la parte che preferivo. Ampissimo, con al centro un enorme divano a U nero schifosamente morbido, e in faccia ad esso il mio amatissimo schermo piatto ultima generazione che occupava quasi la metà della parete. Sul folto tappeto rosso rotondo erano ancora disseminati i vari DVD di quello che avevo guardato la sera prima e sul tavolino di vetro giacevano ormai i poveri resti di schifezze varie. Per il resto era tutto impeccabile, abbastanza sobrio ma senza sfociare nel banale. Sulla sinistra c’era la cucina aperta in stile moderno, ed era lì che mi stavo dirigendo trascinando i piedi. Guardai con sofferenza la macchinetta del caffè dimenticata nell’angolino, ma proprio mentre stavo per prendere in mano una capsula di ristretto sentii un movimento sospetto provenire dal fondo della sala. Normalmente se qualcuno avesse sentito la porta di casa propria aprirsi a quell’ora del mattino si sarebbe preso un colpo, io invece esultai riponendo la capsula nella scatola.
-E anche per oggi ti ho fottuto!- sussurrai alzando il dito medio in direzione della macchinetta del caffè.
-Ben svegliato, fiorellino!- sentii urlare dall’entrata.
-Buongiorno, pasticcino!- dissi di rimando mentre già sghignazzavo.
Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con la persona più citch che avessi mai potuto conoscere in vita mia.
Una ragazza dalla pelle chiarissima, quasi diafana. Portava lunghi capelli neri con vistosi riflessi viola acconciati in vaporosi boccoli, un trucco che sembrava essere appena stato fatto da un makeup artist professionista decorava i suoi occhi azzurri con qualche sfaccettatura gialla al centro dell’iride, il suo immancabile rossetto bordeaux metteva in risalto le labbra carnose. Portava massicci braccialetti e collane dello stesso stampo che tintinnavano ad ogni suo movimento (erano la sua tipica colonna sonora). Indossava un semplice ma elegante vestitino nero e ai piedi delle imponenti pantofole a forma di unicorno (sosteneva fossero la preparazione migliore per un’intera giornata in equilibrio su un tacco dodici).
La mia ragazza? Mioddio NO!
Osservai la mia eccentrica ospite che mi fissava con un ghigno grande quanto una casa.
-Che hai da guardare?- dissi anche se sapevo già quale fosse la risposta.
-Vuoi che ti lasci bere quella sbobba chiamata caffè da due soldi per poi fartela vomitare oppure vieni senza far storie da Starbucks con me?- chiese in un tono che non lasciava spazio alle pretese.
-D’accordo, farò questo sforzo anche stamattina.- dissi ironicamente.
-Come tutte le mattine che vengo a romperti le palle. Aah, cosa faresti se non ci pensassi io al tuo sistema digestivo.- disse fingendo la tipica posa da mamma isterica.
-Ma stai zitta, inizia a prenderti cura del TUO sistema digestivo invece che rompere sempre le palle a me.-
Lei fece una smorfia.
-Bla bla bla, intanto sono io quella ad avere un fisico invidiato.- si batté la mano sul ventre ultrapiatto -Allora, andiamo?- insistette facendo già qualche passo verso la porta.
-Sì, sì! Intanto ti converrebbe andare a cambiare quelle.- ammiccai alle pantofole a unicorno.
-Oh, già!- esclamò lei per poi lanciarsi fuori e zompettare fino alla porta adiacente alla mia.
Scossi la testa mentre prendevo chiavi di casa e portamonete.
 
Quella che avevate appena visto era sua altezza la regina del viola, io la definivo la donna con le palle acide, Roxanne Flow (era categoricamente vietato chiamarla con il suo nome per intero) mia inseparabile collega di lavoro nonché vicina di casa e indiscussamente la mia migliore amica. In gran parte la mia nuova vita era nata grazie a lei, e ringraziavo davvero quell’entità ultraterrena che me l’aveva fatta incontrare.
L’avevo conosciuta proprio la prima sera in cui ero arrivato a Londra, dove mi avevate lasciato, quando ero ancora un ragazzino terrorizzato, solo in mezzo a quei palazzi, con addosso un maglione un po’ troppo largo, il moccolo al naso, alla pari di un topolino in mezzo a un rave party di gatti. 
Potrei soffermarmi su quel momento e raccontarvi tutto per filo e per segno, ma preferisco risparmiarmi i dettagli tragici e imbarazzanti, quindi opto per un riassunto breve.
Avevo deciso di chiedere informazioni al primo passante che mi sembrasse avere l’aria di sapersi muovere in quel labirinto di edifici e chiedergli se sapesse come potessi trovare il mio hotel. Senza un motivo preciso avevo scelto la ragazzina che stava ferma alla fermata dell’autobus in piena ribellione adolescenziale londinese, con l’ipod a tutto volume, i capelli fuxia rasati da un lato, i collant strappati e il trucco alla Marylin Manson, ed ecco che avevo conosciuto una Rox diciassettenne e incazzata.  
Quella fatidica sera, vista la mia situazione di totale smarrimento, ero ben presto precipitato nel panico e gli avevo raccontato a macchinetta tutta la mia storia da telenovelas argentina. Probabilmente dovevo averle fatto talmente tanta pena che quella si era preoccupata di accompagnarmi direttamente all’hotel lasciandomi anche il suo numero di telefono intimandomi di chiamarla per qualunque motivo. Il giorno dopo l’avevo trovata nella hall ad aspettarmi per farmi fare un giro della città, e da quel momento non era stato che l’inizio del grande degenero.
Ora eccoci qui, a camminare tranquillamente per le strade di Londra a braccetto e tenendo in mano due tazze da passeggio fumanti targate Starbucks, pronti per affrontare una nuova e intensa giornata di lavoro.
Sicuramente dopo aver letto di cosa ci occupavamo penserete che qualcuno mi avesse drogato.
-Dunque, oggi tu ti prendi lo strepitoso compito di chiamare per prenotare il set dello spot per Gucci, giusto?- disse lei quando in lontananza era già visibile il palazzo a vetri dove eravamo diretti.
-Assolutamente no.- ribattei dandole un pizzicotto sul braccio –TU oggi ti devi sorbire quel fantastico compito, io ho da revisionare le foto di Givenchy.- risposi con un sorriso maligno.
-Cheeee?! Stai scherzando? Ti prego, possiamo scambiarci di posto? Sai che divento abbastanza suscettibile quando devo parlare con quei cretini per telefono, ricordi l’ultima volta?- disse con una smorfia terribile.
-Come potrei?- esclamai mentre il ricordo di lei che lanciava il suo smartphone nuovo giù dalla tromba delle scale urlando “FATTELO DA SOLO IL TUO SPOT SULLA TUA EAU DE CÙL!” mi passava per la mente -Non se ne parla nemmeno, se mi incazzo io posso essere mille volte peggio.- risposi anche se avrei voluto rivedere una scena simile prima o poi.
-Uff… però domani tu ti prendi i provini per le sfilate!- ribatté a suon di minaccia.
Alzai gli occhi al cielo.
-Va bene, va bene.-
Sì, avevate capito bene: lavoravo nell’ambito della moda.
Eravamo importanti consulenti d’immagine per le grandi marche, dirigevamo cinque interi piani della ditta stilistica di una zia di Rox, (che somigliava terribilmente a Maryl Streep in “Il diavolo veste Prada”, ma le regalavi dei cioccolatini e potevi lavorartela come volevi) ed anche se si doveva avere nervi più che saldi era un compito estremamente appagante (per non parlare della paga da urlo!).
Già, era difficile da questo punto di vista pensare che io fossi veramente quel Mello di cui avete letto le precedenti avventure. Pensavate che mi avreste ritrovato ancora giovane e ingenuo a lavorare per qualche take away indiano con un appartamentino nelle zone trasandate della città con qualche coinquilino strambo? Beh… forse per i primi mesi in cui ero arrivato in quel posto era stato effettivamente così, ma quei tempi erano passati.
Erano passati sette anni da quando avevo preso quell’aereo...
E la mia parte scontrosa si era imbastardita notevolmente.
-Buongiorno signor Kheel. Signorina Flow.- ci salutò cordialmente la receptionista all’entrata dell’enorme palazzo pullulante di donne in tacchi a spillo e signori eleganti che correvano da una parte all’altra.
-Buongiorno, Sarah.- la salutò allegramente Rox, io feci solo un breve cenno con la testa, notando con soddisfazione la povera ragazza chinare la testa velocemente.
Al contrario di come si potesse pensare vedendomi ad una prima occhiata, ero molto distante dall’immagine di un capo buono e comprensibile. Avevo lavorato sodo difendendomi con i denti e con le unghie per arrivare dov’ero ora, e questo era stato uno degli inconvenienti. Se definivo Rox una con le palle acide le mie dovevano essere al cianuro, e detto molto sinceramente avevo iniziato ad apprezzare quel “difetto”, mi aveva insegnato a vivere in una città così grande e piena di gente pronta a rovinarti la vita.
Quando le porte dell’ascensore si fermarono al dodicesimo piano trattenni a stento una risata nel vedere tutte le facce cambiare espressione vedendoci arrivare. Tutta una serie di farfugliati “buongiono” che ci accompagnarono per tutto il corridoio, finché non arrivammo negli ultimi uffici.
-Mandami un messaggio quando vai in pausa.- disse Rox prima di schioccarmi un sonoro bacio sulla guancia e sparire dietro la porta sulla sinistra.
Io proseguii fino all’ultima porta e quando fui nel mio ufficio mi sentii molto più sollevato. Ora che si prospettava una mattinata in cui non avrei messo il naso fuori da lì e nessuno sarebbe venuto a disturbarmi potevo tornare in modalità normale. Allentai il nodo alla cravatta, sbottonai il gilet e sprofondai con un mugolio di soddisfazione nella enorme poltrona dietro alla scrivania di legno scuro. Aprii il primo cassetto e mi brillarono gli occhi quando ne studiai il contenuto.
-Vi è mancato papino?- dissi prendendo una delle tavolette di cioccolato fondente perfettamente allineate che attendevano solo di essere scartate.
Mi misi a gambe incrociate e compii il rito di mandare carta stagnola ovunque lanciando una serie di gridolini preoccupanti.
Ok, dimenticatevi tutto quelle che avevo detto sul Mello freddo e calcolatore, ero sempre il ragazzino sclerotico e con qualche problemino dell’alimentazione, soltanto con qualche anno in più e con una maschera tattica per riuscire a sopravvivere in quella giungla.
Mi lasciavo andare solo quando mi sentivo al sicuro, quando ero da solo o quando ero con i miei amici fidati. Rox sosteneva che io fossi uguale alla protagonista di uno dei suoi manga preferiti, intitolato Switch Girl, e anche se avevo sempre contestato dentro di me sapevo che un bel po’ di somiglianza ci fosse.
La mia giornata in poche parole si poteva riassumere come un inferno di telefonate, fotografie e bozze che volavano ovunque, strilli e ordini lanciati verso i miei dipendenti dicendo che la consegna delle foto che stavo revisionando doveva essere pronta per quella sera stessa quando in realtà avrei dovuto spedirle non prima di lunedì. Non mi andava di lasciare i lavori a metà specialmente se di mezzo c’era un weekend. Per tutto il giorno pensavo soltanto a quella dolce aria del venerdì sera che significava PAUSA.
Avrei voluto intrattenervi ulteriormente sulla mia giornata lavorativa ma probabilmente mi avreste dato dello stronzo senza cuore dopo cinque minuti e avreste smesso di leggere, perciò ora mi ritrovavo di nuovo al piano terra di quel palazzo immenso, lanciando saluti vaghi a chi incrociavo e con un sorriso soddisfatto. Aspettai qualche minuto prima di essere raggiunto da Rox con la mia stessa espressione stampata in faccia, e ciò significava una sola cosa.
Cominciava il weekend.
 
-Aspetta… aspetta… ok, adesso lo vedi?- dissi tenendo in mano il mio macbook ed indirizzandolo verso il quadro che avevo appena attaccato al muro del soggiorno.
In risposta mi arrivò la voce leggermente metallica dal computer del mio “ospite”.
-Ehi, niente male! Dove hai detto che l’hai preso?-
-Su quel sito di quadri strani che ti dicevo, l’ho vinto ad una mini asta e mi è arrivato per posta l’altro ieri.- risposi riappoggiando il mio amato macbook sul tavolino.
Anche se si muoveva a scatti l’immagine pallida sullo schermo era più che riconoscibile.
-Anche se effettivamente hai buon gusto dovresti seriamente disintossicarti dallo shopping online.- disse scuotendo la testa.
-Bah! Chiudi il becco, Near.- risposi seccato facendo una facciaccia in direzione della webcam.
-Tornando a cose meno frivole, com’è il tempo lì? Qualche news?- chiese lui compiendo il solito gesto di arrotolarsi una ciocca di capelli con un dito.
-Mh…niente di insolito. Lavoro, lavoro, lavoro e ancora lavoro. Forse settimana prossima dovrò presenziare a una sfilata di alta moda al posto di Rox, non è una cosa altamente figa?- risposi stravaccandomi sul divano, probabilmente non dando proprio un’immagine composta di me, ma ormai Near mi conosceva anche da troppo e aveva visto nettamente di peggio.
-Non rientra nei miei interessi, però contento tu… a proposito, Rox come sta?-
-Grazie per il tuo entusiasmo.- borbottai guardandolo male –Lei sta bene, credo stia facendo una delle sue docce apocalittiche siccome poco fa è venuta a svuotarmi mezzo bagno alla ricerca di tutti i campioncini di creme varie che mi regalano i clienti.-
-Potresti spedire qualche campioncino anche a noi ogni tanto, che so qualche cremina per pelli irritate. Sai, Light ultimamente è isterico come se avesse un eritema sul cu…-
-Chiudi il becco o CASUALMENTE ti chiuderò a chiave nella serra stanotte!- sentii urlare in lontananza dall’altra parte dello schermo.
Scoppiai inevitabilmente a ridere rotolandomi sul divano.
-Altro che eritema da isterismo! Cos’ha, le sanguisughe attaccate ai testicoli?- dissi con voce stridula.
-Ti ho sentito, Kheel!-
Caddi di nuovo in preda alle risate.
-A proposito di serra, come vanno i vostri esperimenti strani?- chiesi tornando in una posizione umana.
-Oh, molto bene. Ryuzaki l’altro giorno ha avviato una nuova ricerca che sta interessando dei nostri contatti inglesi. Quindi se andasse bene, che so, potremmo venire a trovarti prossimamente.-
Mi si illuminarono gli occhi al sentire quell’ipotesi.
-Siiii! Vi prego, vi prego! Vi ammazzo se cambiate idea anche questa volta! Non esiste che in sette anni non ci siamo riusciti a incontrare nemmeno una volta. Ho un sacco di pugni in arretrato da darti. E poi devo portarvi e vedere tuuuuutte le cose belle!- urlai iniziando a saltellare.
-È tutto precario, però faremo il possibile e appena ci saranno novità te lo faremo sapere.- rispose lui scuotendo la testa dopo aver sentito le mie minacce.
-Near, vuoi finire in fretta la tua riunione di pettegolezzi e venire a darmi una mano o devo venire a prenderti?- sentii di nuovo abbaiare Light.
-Non che tu stia lavorando…- sentii dire da un’altra voce.
Eccolo, quello era Ryuzaki.
-Meglio che ci sentiamo una volta che nessuno di noi è occupato, ti va? Almeno potremmo fare una amabile riunione di famiglia.- disse Near che evidentemente stava trattenendo anche lui le risate.
-Ok, mi arrendo.- risposi avvicinandomi al computer.
-Buona serata mondana, trasgressiva o… qualunque serata strana decidiate di fare. Salutami l’uomo strano quando lo vedi.- disse Near per poi fare un segno di saluto con la mano con l’immancabile manica troppo lunga.
-Bye bye!- dissi io prima di spegnere la videochiamata.
Mi avviai verso la mia stanza con un sorriso, decisamente rallegrato da quella discussione anche se non molto lunga.
Da quando ero partito erano cambiate parecchie cose. Quei tre avevano deciso di iscriversi insieme ad una scuola per super geni a Osaka, perciò una volta pronti armi e bagagli avevano abbandonato anche loro l’Hokkaido e si erano immersi nella zona delle super città. Dopo il diploma avevano deciso di stabilirsi definitivamente da quelle parti mettendo su una sorta di attività per ricerche scientifiche (di cui spesso non capivo nemmeno lo scopo per quanto tentassero di spiegarmi!) e sembrava stesse funzionando più che bene.
Proprio per questo motivo, a causa di tutti i loro e i miei impegni non avevamo mai trovato un momento per ritrovarci. Del resto io non ero mai ritornato in Giappone, nemmeno per le feste di Natale, e la cosa non mi toccava. Era sempre stata mia madre a venire a trovarmi, con il suo lavoro aveva sempre viaggiato spesso, e ora faceva in modo di accettare tutti i viaggi che comprendessero Londra, di modo che bene o male ci vedessimo almeno una volta ogni due mesi se non di più. Ero felicissimo di questo metodo, anche perché rabbrividivo al solo pensiero di dover tornare in quel paesino pieno di ricordi che mi avrebbero fatto male.
Già… perché certe cose non si scordavano in nessun modo… quelle che ti avevano fatto fermare il cuore…
-Meeeeee’! Sei pronto?- sentii urlare Rox mentre frugavo nell’armadio sovrappensiero.
Feci un lungo respiro e buttai fuori tutti quei pensieri tristi e negativi.
Era ora di uscire!
 


Alloraallorallorallora???? *____* Che ne diteeeeeee? Ovviamente questa era solo una bereve introduzione, non si é svelato moltissimo delle news, ma nei prossimi capitoli non rimarrete a bocca asciutta, ve lo assicuro u.u
Un'amica che segue la stesura di questa ff mi ha consigliato, inoltre, di inserire delle "schede informative" per i personaggi nuovi inseriti da me e che non figurano nella trama originale di Death Note, per dare meglio l'idea di come me li immagino io. Quindi ho deciso che in seguito inserirò una breve parentesi informativa per ogni personaggio alla fine di ogni capitolo, con tanto di foto trovate a casaccio su internet di persone che secondo me si avvicinano di più alle mie idee ^^ Vi piace l'idea?? 
Fatemi sapere assolutamente come vi sembra specialmente perché siamo all'inizio e i consigli per me sono sempre mooolto preziosi ^^
Scherzi a parte ci tengo veramente tanto a questa serie visto il grande successo della prima ff e spero davvero di essere all'antezza di un buon seguito! *_*
Vi do appuntamento al prossimo capitolo e mi raccomando, recensite come se non ci fosse un domaniiiii u___u SCIAUUUUU <3 
  
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