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Autore: Fluffy Jpeg    02/07/2013    2 recensioni
- No, non c'è niente che non va... da-davvero... E' solo, uh... l'i-incubo. Mi tormenta ancora. -. Abbozzò ad un vago sorriso. - Tutto qua. Nulla di cui p-preoccuparsi. Ora mi-mi passa.
E ciò detto, infilò in bocca le cannucce e iniziò a bere con una tale velocità da finire il suo frullato in pochi secondi. Maurice storse la bocca, poco convinto.
Beh, poteva anche essere, in fondo. Però gli sembrava troppo strano.
- ... d'accordo. - decise infine di lasciare la presa. - Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi. - annunciò, e discese la scaletta per tornare dietro al bancone del mini-bar, a consumare la sua colazione.
Julien stette semplicemente lì sul trono, reggendo ancora la coppa vuota, a cercare quello che sembrava oramai soltanto un fantasma.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! JpegFluffy qui per voi, con una nuova storia sui Pinguini di Madagascar~!
Anche questa è una storia che ho iniziato molti mesi fa, e volevo essere sicura di riuscire a continuarla prima di metterla.
Al contrario di Sogni Stellati, però, questa non è ancora completa. Quindi temo dovrete aspettare un po' per i prossimi capitoli! :'3
Inizialmente ero titubante, poiché è una storia che diventerà violenta da un certo punto in poi, e non sapevo se avrebbe trovato l'approvazione di qualcuno.
Poi, girando per le varie storie in questa sezione, mi sono soffermata su una di Syugi (che ringrazio ancora per i commenti nella mia storia precedente! ^^),
e ho notato che non sono l'unica che intravede nei Pinguini di Madagascar tematiche più forti di quel che si facciano pensare.
Quindi, eccomi finalmente qui~ Sperando che vi piaccia, vi auguro una buona lettura! <3



I Pinguni di Madagascar: Presa di Potere
Capitolo 1: Rivolta a Hoboken.

« ... e dopo la grande evasione degli animali dallo zoo, l'amministrazione di Hoboken ha richiesto
che ci siano maggiori protezioni e sorveglianza sui suoi abitanti, per preservare la vita dei cittadini e
soprattutto degli animali stessi, che potrebbero essere coinvolti in incidenti stradali. Grandi le
proteste degli impiegati dello zoo: in molti hanno detto di non avere i soldi necessari per una rivoluzione
del genere. Il proprietario ha deciso di tagliare loro gli stipendi, ed è attualmente in atto una rivolta che... »

Skipper decise che ne aveva abbastanza. Spense la televisione premendo con un gesto secco il pulsante rosso del telecomando, e quindi si voltò verso i suoi uomini, ognuno concentrato in una diversa attività: Rico spazzolava i capelli della sua bambola, Soldato sistemava i cuscini dei vari letti e Kowalski schizzava abbozzi di una nuova invenzione. I tre sollevarono lo sguardo a lui nel sentire la voce gracchiante della reporter scomparire nel nulla.
- Certo che a Hoboken sono dei pazzi. - affermò il comandante, girando un paio di volte l'aringa salata nella tazza ricolma di caffé bollente. - Ci credo che tutti i cattivi che abbiamo fermato finiscano lì.
- Beh... - richiamò l'attenzione lo scienziato, con la solita insicurezza di quando sente il bisogno di correggere una frase del superiore. - ... tecnicamente, Lulù non è una dei cattivi.
Skipper sospirò. - Va bene, scimpanzé con il fiocco rosa a parte, sono tutti cattivi. E non provare a fare il puntiglioso sul fatto che Savio non l'abbiamo battuto noi! - lo ammonì immediatamente, puntando la tazza contro Kowalski che richiuse di scatto il becco, e optò per un più semplice silenzio.
- Ma Skipper. - si intromise Soldato, picchiettando una pinna sulla punta del becco con aria pensosa. - Durante la rivolta non potrebbe scappare qualcuno? O magari è già scappato. -. Ebbe un brivido, e di colpo trovò il suo letto un posto molto invitante. - E se Savio fosse scappato di nuovo?! E' sulle nostre tracce, io lo so! La pancia del serpente... è così buia! E tetra!
- Ehi, ehi, Soldato, calma! - esclamò il comandante con ben poca pazienza. - Non è scappato nessuno. O quanto meno, non Savio. E' difficile fuggire quando sei un cobra lungo un kilometro. -. Stoppò nuovamente Kowalski dal correggerlo con un gesto secco della pinna, mentre l'altra portava al becco la tazza. Ne bevve un paio di brevi sorsi, quindi riprese a parlare. - Per quanto a Hoboken la sorveglianza faccia pena, non può andarsene così. Al massimo può scappare Hans, anche se non è così intelligente.
Soldato parve tornare tranquillo. Scese dal suo letto, lasciando respiro al cuscino che aveva preso tra le pinne e aveva iniziato a stringere con incredibile forza. Lo appoggiò al suo posto, mentre al suo fianco Kowalski si era fatto di nuovo pensoso.
- Teoricamente, Skipper, tra gli animali di piccola taglia potrebbe essere scappato anche Clemson. - disse, veloce come un razzo, tentando di mettere la pulce nell'orecchio al comandante prima che egli potesse avere il tempo di bloccarlo. Una tattica vincente, perché quando l'altro finì di sorseggiare la sua bevanda si ritrovò con un nome in testa a cui non riusciva ad associare un volto.
- Ragguagliami, Kowalski. Chi è Clemson?
L'altro saltò in piedi, felice di avere finalmente la parola. Frugò nel cassetto dei profili dei nemici e tirò fuori quello dell'animale appena nominato, quindi, aperta la cartella, tirò fuori uno ad uno i fogli attaccandoli alla lavagna magnetica.
- Clemson. - annunciò infine, indicando le varie immagini. - Il lemure rosso che ha tentato un colpo di stato al trono di Julien. La prima volta si fece proclamare nuovo braccio destro del re per poter portare via la sua corona più facilmente, la seconda volta dimostrò che il trono non poteva essere di Julien e lo batté vincendo più prove nelle sfide regali.
- Ah, giusto. Ora ricordo. - commentò Skipper, guardando con tristezza il fondo della tazza. Perché il caffé finisce sempre? - Clemson è quel tipo strambo e psicopatico. -. Rico emise un verso, come a voler rivendicare quel titolo. Il superiore gli rivolse una semplice occhiata. - Nah, tranquillo, non più psicopatico di te. - gli assicurò. L'armiere tirò un sospiro di sollievo, e tornò a concentrarsi sulla sua bambola.
- Sì, comunque, è lui. - confermò Kowalski, iniziando a tirare via i fogli con ordine scrupoloso, per rimetterli nello stesso identico ordine di prima. - L'abbiamo mandato allo zoo di Hoboken per ben due volte. Penso che ce l'abbia con noi, soprattutto dall'ultima volta in cui ha scoperto che aiutavamo Julien.
Skipper mosse la tazza in senso circolare, facendo muovere quel poco di liquido rimasto. Il suo moto lo aiutava vagamente a pensare al da farsi, anche se, effettivamente, in quel preciso istante non c'erano pericoli precisi a cui prepararsi.
- Se dovesse tornare a rompere le scatole a Coda ad Anelli, chissà che cosa combinerà. - mormorò, più a sé stesso che agli altri. - Potrebbe inventarsi di tutto pur di diventare il re dei lemuri, visto che i suoi piani precedenti non hanno funzionato. Potrebbe prendere in considerazione anche l'idea di fare del male.
Vide con la coda dell'occhio Kowalski che stava per sistemare la sua affermazione. Lo bloccò appena in tempo, e si spiegò meglio: - Seriamente male. Anche ucciderci.
Tutti, persino lui, ebbero un brivido. Cavoli. E loro che pensavano che Savio fosse il vero pericolo.
- ... ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, per ora. - aggiunse Skipper dopo qualche lungo secondo, rivolgendo un sorriso stanco ma a suo modo rincuorante alla truppa. - Non facciamo i paranoici. Non c'è notizia che Clemson non sia all'appello allo zoo. Direi di aspettare il prossimo notiziario. Piuttosto, ora preoccupiamoci del fatto che Kowalski sta inventando qualcosa di nuovo.
Rivolse uno sguardo storto allo scienziato seduto per terra che era tornato a schizzare sui suoi fogli, talmente sovrappensiero da non accorgersi subito di essere stato nominato. Alzò la testa solo quando Soldato si sporse verso di lui, sfiorandogli la spalla con dolcezza e indicandogli il comandante.
- Oh! Ehm... mi sono perso qualcosa? - domandò, uscendo lentamente dal suo flusso di idee. Skipper stava per fargli una paternale, ma accorgendosi che non avrebbe avuto molto senso si limitò ad un più semplice sospiro.
- Ti ho solo chiesto che cosa stavi creando. - disse con calma controllata, avvicinandosi a lui sempre reggendo la tazza. Nel rendersi nuovamente conto che era vuota, la passò a Soldato, quindi si mise alle spalle dello scienziato e guardò il suo lavoro da sopra la testa di questi.
Sopra il foglio giallo a righe, il tipico da lui usato, era stata schizzata una provetta contenente del liquido effervescente. Accanto ad essa, varie frecce puntavano a diverse formule matematiche e nomi particolari fatti da numeri, alcuni affiancati da rappresentazioni grafiche della combinazione atomica tra alcuni di essi. Allungando il collo, il superiore poté vedere, alla base del foglio, una serie di disegni e statistiche: il primo gruppo era formato da un pinguino malato, come dimostravano le gote arrossate e le bollicine che uscivano dal suo becco; accanto ad esso, lo stesso pinguino beveva il liquido della provetta sopra rappresentata, e in quello dopo ancora sorrideva, agitando le pinne dalla gioia (suppose Skipper) di essere guarito. Completava la serie il numero 37%. Tra questo gruppo e il successivo figurava una "V", di cui il superiore aveva vaghi ricordi che, nel linguaggio matematico, essa fosse la congiunzione "o". Nel secondo gruppo, poi, i suoi occhi incontrarono un nuovo disegno di un pinguino che stava male, e che prendeva la medicina; ma il terzo era la sua raffigurazione steso per terra, con un fiore tra le pinne e la lingua fuori dal becco. Gli occhi erano formati da delle "X", e il superiore ebbe un brivido. Era certo di conoscerne il significato. Accanto alla serie spiccava un altro numero, tristemente più alto dell'altro: 54%. L'ultimo gruppo era formato da un unico disegno, di cui Skipper non riuscì a capire il significato: era un rettangolo, messo in verticale; una freccia partiva dal suo centro, muovendosi verso destra e girando dopo pochi centimetri, tornando indietro e indicando il bordo della figura.
Certo era uno dei progetti più dettagliati, figurativamente parlando, che avesse mai visto da Kowalski. Questi perfezionò una bollicina nel liquido della provetta, poi voltò la testa, rendendosi conto solo in quel momento che Skipper stava osservando con più attenzione del solito i suoi appunti. La cosa gli diede una certa soddisfazione.
- Provavo a mettere giù qualche idea per un'idea rivoluzionaria. - spiegò con un sorriso. Sollevò un lato di vari fogli, e li lasciò ricadere con calma l'uno sull'altro sulla sua cartelletta. - Qualcosa che potrebbe davvero fare la differenza.
- Non lo dici per tutte le tue invenzioni? - chiese Skipper da dietro la sua spalla, piuttosto retorico ma senza distogliere lo sguardo dai disegni. - Che cos'è, di preciso?
- E' un elisir. - spiegò Kowalski con un certo orgoglio. - Una medicina rivoluzionaria. Se riuscirò a crearla, non importa di quale malattia tu soffra: ti basterà prendere una dose di questo, e guarirai. La sua moderna concezione di legame atomico potrà renderlo facilmente versatile a qualsiasi disturbo: si modificherà a seconda del nemico, divenendo qualsiasi medicina o anticorpo di cui il corpo necessita. -. Allargò il suo sorriso, gli occhi che brillavano di gioia a quell'idea tanto meravigliosa. Ogni secondo che passava lo rendeva sempre più fiero di sé. - Potrebbe salvare milioni di vite, Skipper.
- O ucciderne altrettante. - affermò il comandante alle sue spalle. Allungò una pinna, andando ad indicare la seconda serie di disegni. - Non fraintendermi, non voglio spegnere il tuo entusiasmo. L'idea è magnifica. Ma finché non sarà pronta e collaudata, va tenuto in considerazione anche questo dettaglio.
- No, assolutamente, hai ragione. - confermò Kowalski, soffermandosi qualche lungo secondo ad osservare il disegno del pinguino con il fiore tra le pinne. - C'è una grande possibilità che l'elisir si trasformi in un virus. E finché non saprò che è sicuro, non voglio rischiare le penne di nessuno.
- Bravo, Kowalski. - si congratulò Skipper, dandogli una pacca sulla spalla con un sorriso largo e sincero sul becco. - Vai avanti così. Vedrai che lo troverai! Quando vuoi trovi sempre tutto, geniaccio!
Kowalski fece un sorriso amaro. - Come la ricetta dei burros. - mormorò. - Che ha quasi distrutto la Terra.
- Però erano molto buoni.
Il sorriso del più alto si allargò, diventando divertito.
- E' vero, erano molto buoni.

Nel frattempo, Julien era appollaiato sul suo trono nell'habitat dei lemuri, accoccolato con la testa appoggiata ad un bracciolo e la coda attorno al suo corpo, ad osservare il sole scendere lentamente dietro gli edifici di New York e lasciare spazio al buio della notte.
Erano momenti strani, quelli. Rari momenti introspettivi, in cui il catta si rifugiava in un angolo e iniziava a guardare qualcosa di lento, nel silenzio più totale, e quindi a pensare. Strano ma vero, anche lui sapeva farlo.
I suoi pensieri erano vaghi, di rado andavano davvero nel profondo; ma giravano sempre attorno al suo essere re, prima in Madagascar e ora in New York. Uno strano presentimento lo stava spingendo, in quel momento del tramonto, a pensare a quante volte ha rischiato di perdere il trono. Non era una novità che qualcuno tentasse un colpo di stato: il suo carattere infantile lo aveva sempre fatto credere un facile bersaglio per queste cose.
E forse è vero, pensò. In fondo, fin ora la mia corona è rimasta sulla mia testa grazie all'aiuto di Maurice, alla testardaggine di Mortino... e anche grazie a loro.
Lo sguardo passò lento all'habitat dei pinguini.
Sì... loro.
Lui è un pessimo vicino, un rompiscatole privo di freni, più infantile di un cucciolo.
Eppure... loro sono sempre pronti ad aiutarmi. Qualsiasi cosa succeda, loro vengono sempre. Per idiozie, per cose più serie. Che siano semplici lavoretti, o che ci sia da fare a botte. Sono sempre lì, a dare una mano.
Gli scappò un leggero sospiro.
Forse dovrei chiamarli...
Era da ore che si sentiva a disagio. Percepiva uno sguardo puntato contro di lui, e non lasciarlo un solo momento.
Lo spaventava. Non si è mai sottratto ai paparazzi, né agli sguardi degli ammiratori; ma non sapere chi lo stava guardando lo stava facendo diventare matto.
Accoccolato così, sopra il suo trono, si sentiva un po' più al sicuro, ma non totalmente protetto.
Le sue iridi rimbalzarono da una parte all'altra dello zoo. Guardò negli habitat, oltre i recinti, tra la vegetazione; allungò il collo, e controllò persino oltre le mura che segnavano il perimetro esterno dello zoo.
Ma di nuovo, non vide nessuno.
Rilassò il collo, incassando la testa vicino al corpo, sulla seduta. Le braccia abbracciarono la coda come fosse l'orsacchiotto di un bambino spaventato dal buio della sua cameretta.
Lanciò un'ultima occhiata intorno, sperando in un avvistamento all'ultimo secondo; ma non accadde. Gemette, e considerò la migliore alternativa chiudere gli occhi, e tentare di non vedere più niente.
A pochi metri di distanza, tra le foglie del suo stesso habitat, quel qualcuno che lo stava osservando incrociò le zampe con aria seccata. Storse la bocca, mentre gli occhi si assottigliavano nel vedere quelli dell'altro chiudersi.
E' incredibile come basti poco per spaventare un povero smidollato come lui...
Si sedette silenzioso sull'erba. La coda, alle sue spalle, si mosse quasi convulsamente dall'agitazione.
Non poteva essere. Dopo tutta la fatica fatta per creare quello scandalo a Hoboken, per scappare da quello zoo infernale, per attraversare tutta quella distanza... non aveva idea di come eseguire l'ultimo passo. A prendere il posto che gli spettava.
E la cosa lo irritava, lo irritava parecchio.
Come poteva non averci pensato?! Non aveva nemmeno una minima idea di cosa fare. Era per quello che era nascosto in quel cespuglio da ore, sicuro che il catta non l'avrebbe mai trovato, perché troppo ingenuo per cercare nel posto più vicino. E attendeva. Attendeva l'ispirazione, un'idea, una qualsiasi cosa. Che però ancora non gli si era manifestata.
Sospirò seccato. Odiava quei momenti.
Si appoggiò lentamente al muretto dietro di lui. Le palpebre iniziarono a farsi pesanti, forse a causa del lungo viaggio.
Decise di dormirci semplicemente sopra.
Rivolse un'ultima occhiata a Julien; quindi chiuse gli occhi, e si addormentò in pochi istanti.
Con un sorriso, sognò di riuscire a prevalere su tutti coloro che gli davano contro, e diventare finalmente re dei lemuri.
   
 
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