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Autore: alister_    03/07/2013    3 recensioni
"Serah, perché mi hai lasciato da sola a preoccuparmi per questo imbecille?", si chiede, tornando a letto con un sospiro. Che si prenda cura di Snow solo per senso di responsabilità nei confronti di sua sorella è una delle tante mezze verità che dice a sé stessa; ma va bene così, perché quando Serah tornerà, potrà restituirle il fidanzato dicendo di avergli fatto da balia, e ne rideranno tutti insieme, come mai sono riusciti a fare.
Snow/Lightning in un ipotetico post Lightning Returns. Spoiler per FFXIII-2!
[Ancora auguri, Colu!]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Questa storia potrebbe intitolarsi "Cara S., pensavi davvero che le mie domande su Ask fossero fini a sé stesse?" pt 2;
oltre che a Columbrina, che oggi compie gli anni, voglio dedicarla anche a Vivy; senza le loro discussioni sul forum,
non sarei mai arrivata a scrivere quanto ho scritto, né a shippare questa coppia! Altre note in fondo :D



E' stata un'idea di Snow.

Tornare a Nuova Bodhum, nella casa dove avrebbero dovuto vivere insieme e dove invece hanno trascorso ben pochi momenti; normalmente Lightning si sarebbe opposta strenuamente ad una proposta simile, ma vederlo dopo tanto tempo aggrapparsi a qualcosa di diverso dall'autodistruzione l'ha convinta a chiudere gli occhi.

Solo una pausa, si dice. In fondo ha salvato il mondo – di nuovo – si merita almeno un attimo di tregua.

Ma tra i fantasmi non esiste riposo. In ogni trave di quella graziosa abitazione aleggia la presenza di Serah. La vede in ogni angolo anche se, entro quelle mura, ha condiviso con lei solo il tempo di un sogno; per Snow, che ha eretto con la forza delle proprie braccia le fondamenta della casa, con il fermo proposito di piantarvi finalmente le radici della famiglia che ha sempre desiderato, l'agonia dev'essere ancora maggiore.

Perlopiù, passa le sue giornate nell'inerzia quasi totale, alzandosi presto e sedendo al lungo sul pontile. Anche se ha smesso i panni di governatore, continua a vestire di nero, in perenne ostentazione di un lutto che non ne vuole sapere di cicatrizzarsi.

I liquori, in dispensa, non mancano mai. Spesso capita che dividano insieme una bottiglia, sedendo in silenzio in cucina, senza guardarsi, nonostante siano proprio l'uno di fronte all'altra.

Nel lavandino si ammassano le stoviglie di pasti improvvisati per puro istinto di sopravvivenza; Light non è mai stata portata per la cucina, è sempre stato appannaggio di Serah. Snow, d'altro canto, aveva un paio di cavalli di battaglia con cui farsi valere ai fornelli, ma le sue membra fiaccate dal rimorso non contemplano neppure il pensiero di dedicarsi ad un'attività così familiare.

Così vanno avanti di giorno in giorno, in una strana routine che ha nella sua irregolarità un che di confortante; e ogni giorno Lightning si dice che quello è l'ultimo, e che presto torneranno alla loro ricerca, ma ogni volta che prova a parlarne a Snow le sue parole cadono nel vuoto.

“Dobbiamo riprendere a cercarla”.

“Sì” la sua risposta è il sorriso caritatevole di un adulto che non vuole infrangere le speranze di un bambino. “Domani, però”.

La sua compassione le fa montare la stessa rabbia che provava appena dopo essersi scoperta l'Cie. Vorrebbe poter prenderlo a pugni, ma picchiare lo Snow pieno di idealismo e speranze di un tempo era assai più facile e soddisfacente; se lo colpisse ora, probabilmente finirebbe col mandarlo in frantumi. E' una carcassa vuota che si trascina stancamente dall'oggi al domani, e non attende altro che la morte.

Quand'era perso nelle sue missioni impossibili, Snow poteva sopravvivere a qualsiasi impresa folle decidesse di intraprendere, non importa quanto sembrasse pazzo agli occhi di chi lo osservava dall'esterno; ora, invece, Light ha bisogno di supervisionarlo costantemente per riuscire ad addormentarsi la notte.

Le loro stanze sono attigue, e lei non riesce a chiudere occhio finché non lo sente smettere di rigirarsi nel letto, facendo scricchiolare le doghe. Ci sono notti in cui Snow si alza all'improvviso ed esce; lei lo segue con lo sguardo dalla finestra, restando al buio per dargli l'impressione che i suoi sforzi per scivolare fuori di casa in silenzio siano andati a buon fine.

Serah, perché mi hai lasciato da sola a preoccuparmi per questo imbecille?, si chiede, tornando a letto con un sospiro. Che si prenda cura di Snow solo per senso di responsabilità nei confronti di sua sorella è una delle tante mezze verità che dice a sé stessa; ma va bene così, perché quando Serah tornerà, potrà restituirle il fidanzato dicendo di avergli fatto da balia, e ne rideranno tutti insieme, come mai sono riusciti a fare.

Perché Light ne è convinta: riporteranno indietro Serah e tutto tornerà magicamente a posto. Snow tornerà quello di prima, il testardo idealista che ha mal sopportato per tanto tempo, e che ora le manca da morire.

Non sopporta di vedere i suoi occhi così tristi – spenti – né le sue ampie spalle sempre ricurve, piegate da un fardello troppo pesante perché se ne possa disfare. Più di ogni altra cosa, però, non sopporta la condiscendenza con cui la guarda ogni volta che parla di salvare Serah.

E' come se i ruoli si fossero completamente capovolti: ora è Lightning la paladina delle missioni impossibili, e Snow lo scettico disilluso che la guarda con compassione – perché è troppo buono per distruggere le sue speranze con la brutalità che lei gli ha riservato a suo tempo. Quel nuovo ruolo le sta scomodo; non è tagliata per essere quella che fa coraggio agli altri, e non arrendersi, nonostante la mancanza di supporto da parte di Snow, è sempre più difficile. Ma non può darsi per vinta, deve credere per due proprio come ha fatto lui quando lei si sentiva persa per sempre; glielo deve.

Così continua ad alzarsi ogni mattina a Nuova Bodhum e a prestarsi pazientemente a quella farsa che portano avanti ormai da troppo tempo, in attesa che Snow si renda conto una volta per tutte che quel posto non ha più niente da offrirgli, e che devono andare avanti con la loro ricerca.

Forse a degli estranei la loro potrebbe sembrare la normale vita di una giovane coppia; Light si è scoperta più tollerante di quanto pensasse, arrivando persino a lavare anche i vestiti sporchi che Snow lascia in giro e provvedendo alle faccende di casa con crescente solerzia.

Si trova addirittura a pensare, un giorno, che quella vita che ha sempre disprezzato ed etichettato come non adatta a lei non è così male; ma subito il suo pensiero torna a Serah, perché quella è la vita progettata per lei, e Lightning ne è solo l'ospite temporanea.

Per questo innaffia i fiori sulla veranda, e spolvera le mensole dell'ingresso, per questo non smette di fissare Snow con sguardo apprensivo: vuole restituirle tutto come l'ha lasciato. Forse, in questo modo, potrà alleviare il senso di colpa che prova.

Fermarsi a pensare sarebbe la fine. Non è stata forse lei a spingere Serah ad intraprendere quel viaggio nel tempo che, con le sue continue distorsioni, l'ha privata a poco a poco della vita?

Non può reggere l'inequivocabilità della sua colpa. A differenza di Snow, non è capace di fare i conti con i propri errori; e di errori, in quanto sorella, non ha fatto altro che accumularne a quintali. Prima l'ha lasciata sola nel momento del bisogno, poi l'ha coinvolta in una missione mortale; e pensare che, sin dalla più tenera età, il suo unico desiderio è sempre stato quello di proteggerla.

“Io l'ho lasciata sola” dice Snow, quando gli espone con rabbia tutti i suoi rimorsi – ha bisogno di parlarne con qualcuno, e lui è l'unico che possa capire. “Siamo entrambi responsabili”.

“E allora rimediamo entrambi ai nostri errori!” sbotta lei, quasi gridando. Lo afferra per un polso, costringendolo ad ascoltarla. “La morte di Serah è connessa ad Etro. Non è stata una morte naturale, e ciò significa che ci dev'essere un modo per portarla indietro!”

Le motivazioni che esibisce sono le stesse di sempre, e lo stesso di sempre è lo sguardo impassibile di Snow, in cui riesce a scorgere solo la solita irritante compassione nei suoi confronti.

“Serah non c'è più” sussurra. “E' andata via per sempre”.

E' la prima volta che lo dice a voce alta, anche se il suo tono è appena udibile, e Lightning ne resta spiazzata; prima d'ora non l'aveva mai contraddetta così apertamente, si era solito limitato a scuotere la testa e lasciar cadere il discorso. Resta a corto di parole, mentre lui si ritira in camera da letto senza dire niente.

Quella notte, nessuno dei due dorme, e la mattina dopo guardarsi negli occhi è ancora più difficile.

Lightning torna alle solite occupazioni, ripromettendosi di aspettare un po' di tempo prima di risollevare di nuovo l'argomento. Forse, nel frattempo, Snow ripenserà alle sue parole, e si renderà conto di quanto il suo ragionamento suoni ragionevole. E, anche se così non fosse, dare il tutto per tutto in cerca di un modo per riportare in vita Serah è sempre pur meglio di sprofondare in un'inerzia domestica che ha del ridicolo; quando lo scopre addormentato sul divano per l'ennesimo pomeriggio, mentre lei è intenta a lavare il pavimento della veranda, perde per la prima volta le staffe.

“Ti vuoi decidere a fare qualcosa?” gli dice seccata, dopo averlo svegliato schizzandolo d'acqua fredda. “Non posso fare tutto io, in questa casa”.

Si rende conto da sola di quanto assurde suonino quelle frasi, dette da lei; eppure Snow non pare far caso a quanto sia strano sentirla parlare come una vecchia moglie bisbetica, e da quel momento comincia a dare il suo contributo in casa.

Qualche sera, addirittura, cucina persino uno degli Snow Villiers Special di cui si pavoneggiava davanti a Serah, e che ora – naturalmente – mette in tavola con decisamente meno entusiasmo; ma il gusto è buono, e Lightning è contenta di non dover cucinare. Vederlo più attivo le fa sperare che prima o poi tornerà sui passi, e si rimangerà quanto detto; chissà, forse il suo inedito impegno casalingo è proprio il suo modo di scusarsi per essere stato così indelicato.

Anche l'alcol si riduce consistentemente. Snow tira fuori la bottiglia con molta meno frequenza, così come si fanno più sporadici i suoi vagabondaggi notturni sulla spiaggia.

Lightning comincia a convincersi che uno scossone fosse proprio ciò che serviva. Anche il suo umore migliora, mentre si rafforza in lei la certezza che manchi ormai poco a un completo ravvedimento di Snow. Evita di riproporre l'argomento che prima tirava fuori a cadenza giornaliera, sicura che prima o poi sarà lui a farlo.

Serah, sta migliorando, mormora tra sé e sé, senza poter trattenere un sorrisino soddisfatto. Nonostante i suoi occhi siano sempre terribilmente spenti, come due cocci di vetro, Snow a tratti torna a farsi più affabile. Un giorno, a pranzo, arriva persino a criticare con le solite prese in giro bonarie l'ultima pietanza improvvisata da Light, e lei deve sforzarsi immensamente per rispondere a tono, e non sorridere felice per vederlo imitare anche solo pallidamente il suo vecchio sé.

Capisce che quello speso a Nuova Bodhum non è tempo perso; dopo aver toccato il fondo, Snow si sta ricostruendo. Le sue rare ma sempre più costanti risate le stringono sempre il cuore.

Prendono a comportarsi meno da estranei, e a passare più tempo insieme. Molte sere restano fino a tardi sul divano, a lasciare che il brusio indistinto della televisione riempia un silenzio malinconico che altrimenti condurrebbe i loro pensieri a Serah, riportandoli allo stallo iniziale.

All'inizio Lightning non lo nota, ma poi si accorge che Snow ha preso l'abitudine di giocare con i suoi capelli, e che lei si appoggia alla sua spalla senza neanche farci caso. Realizzarlo le ghiaccia il sangue nelle vene per alcuni istanti, duranti i quali si sente la peggiore delle traditrici, ma poi si rilassa, pensando che lei e Snow non sono altro che due vecchi amici che si appoggiano l'uno all'altra per tirare avanti – un'altra delle tante bugie che si racconta.

Così lascia correre, cercando di non darvi peso, e integra anche quel gesto nella loro routine sempre meno sballata. A dispetto del nome, Snow è caldo, e il suo abbraccio più di una volta la induce a chiudere gli occhi per abbandonarsi a un dormiveglia inquieto. Il suo corpo, appoggiato a quello di lui, non può fare a meno di irrigidirsi in uno stato di tensione che ormai conosce troppo bene.

Una sera, credendola addormentata quando in realtà sta solo sonnecchiando, Snow la prende con delicatezza in braccio, trasportandola fino alla sua stanza; Light evita di proposito di mostrarsi più sveglia di quanto non sembri, e si lascia adagiare sul letto per evitare l'imbarazzo di un confronto.

Lo sente restare in piedi a guardarla per interminabili istanti, finché non finisce ad addormentarsi per davvero; nel sonno, le pare che qualcuno le posi un bacio sulla fronte, ma al risveglio vuole credere che si sia trattato solo di uno scherzo della sua immaginazione. Snow non ne fa cenno, così anche lei si risolve a far finta di nulla, e continuare a comportarsi come se niente fosse.

Qualche giorno dopo, le arriva un messaggio di Hope, che chiede loro notizie. Solo grazie al suo tono preoccupato Lightning si rende conto che è passato davvero molto più tempo di quanto non credesse; si erano stabiliti lì con l'idea di fermarsi solo un paio di settimane, e invece sono già passati mesi. Risponde, dopo averci riflettuto sopra per mezza giornata, che va tutto bene, ma che Snow ancora non se la sente di riprendere la ricerca; chiede a Hope di tenerla aggiornata, in caso le sue ricerche portassero a qualche novità, e gli promette di farsi sentire a sua volta presto.

Non menziona a Snow quello scambio, perché le pare di buon umore e non vuole guastare la giornata con l'ombra della morte di Serah; inoltre aspetta ancora che sia lui a tirare in ballo l'argomento, ed è convinta che lo farà presto.

All'improvviso si rende conto che, per la prima volta dai tempi del suo ingresso all'accademia militare, non combatte né si allena da settimane; all'inizio della loro permanenza lì, era solita ritagliarsi un paio d'ore in cui andare a caccia di mostriciattoli, giusto per tenersi in forma, ma l'abitudine è andata perduta man mano che la situazione a casa si faceva più tranquilla. La sua spada è riposta in un angolo, con la lama da affilare, e i suoi abiti da battaglia hanno ceduto da molto il posto a capi più pratici e domestici; persino i capelli le sono cresciuti un po', tanto che a volte si trova a costretta a raccoglierli perché non le siano d'impiccio.

Ed è proprio una sera in cui tiene i capelli legati e gli dà le spalle, intenta a lavare le stoviglie della cena, che lui le si avvicina all'improvviso e l'abbraccia, circondandole le spalle con le braccia forti.

Lightning sostiene il suo peso senza dire niente, continuando a sciacquare il piatto appena insaponato; ha imparato ad essere indulgente – verso di lui e verso sé stessa.

Aspetta pazientemente che Snow la liberi da quella stretta e torni al suo posto a tavola, ma lui sembra ostinarsi a non volerla lasciare andare.

“Smettila” mormora lei, al limite dell'insofferenza, quando si sente posare un bacio tra i capelli. “Smettila” ripete, con più convinzione, sforzandosi di rispolverare il tono che usava con i sottoposti nel Corpo di Guardia.

Questa volta il suo comando va a segno, e Snow si allontana di un passo, restando comunque troppo vicino.

“Perché?” chiede.

“Lo sai perché” ribatte Lightning, stizzita.

Lui sospira, e nel giro di una frazione di secondo torna sul suo viso l'espressione compassionevole di un tempo.

“Credevo avessi capito, ormai” dice, e sembra all'improvviso stanco, molto più vecchio di quanto non sia. “Credevo ti fossi rassegnata”.

“E io credevo stessi tornando in te!” urla Lightning. Sbatte con violenza un piatto sul bordo del lavello, e lo manda in pezzi; nessuno dei due si muove per raccogliere i cocci.

“Pensavo ti piacesse, stare qui con me” riprende lui dopo una pausa che sembra interminabile, abbozzando un sorriso che le fa venir voglia di piangere. Perché, con la sua semplicità disarmante, Snow riesce sempre ad arrivare dritto al punto, e a sbatterle in faccia tutto quello che lei si ostina a negare a sé stessa.

Ha ragione: con lo scorrere dei giorni, ha finito con l'abituarsi a quella vita, sforzandosi di pensare alla ricerca di Serah solo per attenuare il suo senso di colpa. La verità è che l'idea di fermarsi davvero, per sempre, l'ha sfiorata più di una volta; ha a portata di mano un'opportunità di vita che credeva non si sarebbe mai concessa, e lottare contro l'impulso di arrendersi ai desideri che si ostina a soffocare si fa sempre più pressante.

Snow è proprio lì, davanti a lei; lasciarsi cadere finalmente tra le sue braccia, trovando palliativo alle loro pene, sarebbe fin troppo facile. Sa che anche lui lo vuole, e da tempo.

Eppure non può. Cedere ora significherebbe ammettere una volta per tutte che Serah è morta, persa per sempre, e lei non vuole – non può – farlo. Dalle braccia di Snow non c'è ritorno, e Lightning, invece, vuole dare il tutto per tutto per riportare le cose allo stato di un tempo.

Si allontana bruscamente, chinandosi a raccogliere i cocci del piatto senza curarsi di pungersi.

Snow resta in piedi, fermo, senza dire nulla per molto tempo.

“Hai i suoi capelli” sussurra poi, quando lei si rialza; gli trema la voce, e solo allora Lightning si rende conto che i suoi progressi erano dettati unicamente dalla convinzione di aver trovato un surrogato della sua fidanzata perduta. Prima di quel momento non l'aveva mia voluto notare, ma, con quei vestiti femminili e i capelli raccolti, assomiglia a Serah più di quanto abbia mai fatto; e Snow ha imparato a sovrapporre le due immagini, accarezzandole i capelli con l'illusione che fossero quelli di sua sorella. Probabilmente le vuole bene come Lightning, ma il suo desiderarla è conseguenza unicamente dell'assenza di Serah; realizzarlo le fa male, ma serve anche a restituirle la determinazione persa in quei mesi.

“Domani ce ne andiamo” sentenzia. “Hope mi ha mandato la mappa di nuovo sito da esplorare in cerca di qualcosa di utile. Partiremo domattina stessa, usando il portale nella radura”.

Il suo tono non ammette repliche, e Snow non ne muove; probabilmente sa da solo che dopo quell'incidente niente potrebbe essere più lo stesso, in quella loro sciocca farsa matrimoniale.

Prende atto della sua decisione guardandola con lo stesso insopportabile sguardo di sempre, e si ritira presto nella sua stanza per raccogliere i pochi effetti personali.

I muscoli tesi di Light cominciano a rilassarsi solo dopo diversi minuti di solitudine, e sospira piano, come a volersi liberare una volta per tutte di uno dei tanti pesi che le opprimono il petto. Anche lei impiega il resto della serata a preparasi per la partenza; smette una volta per tutte i panni della donna di casa, e indossa di nuovo quelli assai più consoni di guerriera. Affila la lama del gunblade e quella del coltello regalatole da Serah, per poi usarlo per accorciare i capelli troppo lunghi.

Ancora, però, non le sembra sufficiente, così decide di prendere provvedimenti ancora più estremi.

Il mattino dopo, quando si chiude definitivamente la porta di casa alle spalle, ripromettendosi di farvi ritorno solo con la sorella, i suoi capelli non sono più della tenue sfumatura rosata che entrambe hanno ereditato dalla madre; il nero del lutto soffoca il suo patrimonio genetico, stabilendo una volta per tutte la differenza tra lei e Serah davanti agli occhi stanchi di Snow. Ora, come lui, anche Lightning porta addosso il nero del lutto, il peso dei propri errori, e continuerà a farlo finché non avrà salvato sua sorella. Fino a quel momento, non si darà pace.

“Andiamo” dice a Snow, e lui la segue scuotendo le spalle.

Non smetterà di tenerlo d'occhio, ma non commetterà l'errore di lasciarsi andare; così, quando Serah tornerà a casa, tutto sarà di nuovo com'era un tempo. Ne è sicura.







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N/A:

Dunque. Questa storia si ambienta in un ipotetico post Lightning Returns: visto che della trama del terzo capitolo ci ho ancora capito poco, mi sono limitata a ipotizzare che Lightning abbia sventato il pericolo della fine del mondo e abbia ripreso a viaggiare nel tempo attraverso i portali, come in Final Fantasy XIII-2 facevano Noel e Serah, potendo quindi tornare anche alla sua epoca d'origine. Per quanto riguarda Snow, ho cercato di caratterizzarlo con la tinta più dark che si nota dall'ultimo trailer, senza però dimenticare il suo animo fondamentalmente buono. Spero di non essere andata OOC e spero che questa storia possa piacere, anche se ovviamente quando uscirà il gioco tutto questo si rivelerà assolutamente infondato.

Specifico che questa, in origine, avrebbe dovuto essere una flashfiction, e invece mi sono ritrovata a scrivere 3000 parole sostanzialmente in una notte XD Insomma, alla fine ho scritto un papiello (cit.), ma spero che la Colu apprezzi ugualmente :)

Quasi dimenticavo! Questa storia partecipa alla challenge 12_teas, con prompt Black.





   
 
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