“Would
you look at her
She looks at me
She's got me thinking about her constantly
But
she don't know how I feel”
«L’equazione
in questo caso…»
Ah, quanto
vorrei stringerla a
me… proprio in questo istante, l’abbraccerei e poi
la bacerei: sarebbe un bel
bacio profondo che ricorderebbe ad entrambi che lei è mia, e
poi scenderei
lungo il collo e le mie mani accarezzerebbero il suo corpo…
Calmati
Stefano, ti stai
agitando, se quello si sveglia che
figuraccia ci fai?
Ma come
faccio a calmarmi? Lei
è così vicina a me, sento l’odore della
sua pelle, e quello dello shampoo
appena fatto…
Perché
sono così irresoluto?
Potrei
approfittarne ora e
dirle finalmente ciò che sento per lei…
Sono
proprio un…
«…
addormentato?»
«Sì,
proprio così!»
«Ti
sei davvero addormentato?»
Eh? Ma
questa è la sua voce!
Mi
volto alla mia destra, dove so che risiede la causa delle mie gioie e
dei miei
dolori e la vedo con quell’espressione corrucciata che tanto
m’incute timore.
«N-no! No! Mi ero distratto un attimo!»
L’espressione
si fa preoccupata e volta il viso avanti a sé «Se
c’è qualcosa che non ti è
chiaro, dillo subito; sennò non comprenderai il resto. Lo
sai che la matematica
è come una piramide: se i mattoni di base non sono solidi,
non arriverai mai in
cima.»
«S-sì,
sì, è vero…»
«Forse
non vado bene io come insegnante» s’irrigidisce e
percepisco il suo timore di
non essere capace.
«Noo!
No, no, vai benissimo! È colpa mia! Sono io la testa di
coccio, puoi anche
chiederlo a Tes… a Pasi, te lo può
assicurare!» chissà perché, ma non
riesco a
usare i nomignoli con lei… Ah già, ecco il
perché: a Simona i nomignoli non
piacciono.
Vedo
il suo viso oscurarsi: che stupido sono stato a nominare sua sorella!
Non le
rivolge ancora la parola da quando hanno discusso a causa del suo
incidente… Stupido Stefano, non ne
fai una buona!
«Allora
ricomincio da capo?»
«S-sì!»
quasi pigolo, nella speranza di compiacerle e di non dire
qualcos’altro che
possa irritarla. È così difficile parlare con
lei!
«Cerca
di starmi a sentire, però!»
«Sì
signora!» le faccio il saluto militare e l’ombra di
un pallido sorriso si
delinea sulle sue labbra. Sono così felice!
Simona
non è una persona che ride spesso: sempre presa dai suoi
doveri, difficilmente
si concede un po’ di relax… È il mio
esatto opposto.
Se
sono qui con lei è dovuto alla mia scarsa frequenza alle
lezioni di matematica.
Ho deciso
d’iscrivermi in quella facoltà
quasi per scherzo: quando pochi mesi prima, era giunto il momento di
scegliere
il campo in cui avrei percorso la mia carriera universitaria, di colpo
avevo
scelto matematica. Del resto mi ero appena diplomato al liceo
scientifico, era
una conseguenza più che logica… Peccato
però, che non mi ero reso ben conto che
i corsi andavano seguiti giorno per giorno. E dopo l’ennesima
assenza, al
ritorno sui banchi universitari, ero rimasto inebetito davanti alla
lezione del
prof, come se stesse raccontando un giallo in lingua eschimese!
Rendendomi
tempestivamente conto del mio deficit, avevo quindi chiesto a Simona di
darmi
qualche lezione per rimettermi al passo. La conosco da otto anni,
perché è la
sorella maggiore di Pasi, la mia migliore amica, nonché
compagna di scuola di
medie e superiori. Già, la sorella maggiore: ha
ventitré anni e sta per
laurearsi in Ingegneria Informatica… e l’amo.
L’amo
segretamente da quando la conosco, perché nonostante
frequenti la sua casa da
otto anni, non ho mai avuto il coraggio di dirle ciò che
provo per lei.
Con
quel suo modo di fare sempre così serio ed estremamente
severo, la differenza
d’età tra noi l’ho sentita come un
baratro perché contrariamente a lei, io sono
cresciuto scanzonato e sempre pronto a ridere, e ai suoi occhi
sicuramente devo
sembrare un bambino!
Ma
non riesco a toglierla dalla mia mente: ho provato a dimenticarla
gettandomi in
qualche storia sentimentale, eppure il viso di Simona continua ad
apparire
davanti al mio, tormentandomi. Per me è impossibile
dimenticarla. E non avendo
la forza di dichiararmi, ho cercato di cogliere tutte le occasioni per
stare un
po’ con lei. Questa delle ripetizioni di matematica
è la mia nota d’orgoglio:
chi meglio di una laureanda in informatica può conoscere la
materia?
Stefano
stai divagando di
nuovo! Concentrati!
Torno
alla realtà e osservo la mia
insegnante, e noto un particolare a
cui
prima non avevo fatto caso.
«Hai
sciolto i capelli.» le dico, sorridente.
«Eh?
Oh…» abbassa lo sguardo imbarazzata
«Sì» sento appena quella risposta, la
sua
voce si è fatta incerta.
Anche
quella sera ha lasciato che i suoi lunghi capelli fossero liberi di
ricaderle
sulle spalle…
«Hai
dei capelli davvero
lunghi!»
È
la prima volta che li vedo
così da vicino, non mi ero mai accorto di quanto fossero
lisci e apparentemente
setosi.
Simona mi
guarda sorpresa. «Oh,
sì… mi piace portarli così.»
dice, calando la testa.
«Allora
perché non li sciogli
più spesso?» le sorrido incoraggiante.
È bellissima e vorrei urlarlo a
squarciagola, affinché tutti lo sapessero.
Invece lei
prende una ciocca di
capelli tra le mani, pensierosa.
La mia
improvvisa disinvoltura
muore sul colpo.
«C-cioè,
ecco… non voglio dire
che tu stia male con i capelli legati, ma credo che lasciarli sciolti
ti doni
di più!» temo di averla offesa: è
sempre così dannatamente seria e chiusa, ed
io sono così desideroso di dirle le cose giuste al momento
giusto, che fatico
ad aprire bocca!
«Mi
danno fastidio quando studio,
perciò preferisco legarli»
E Simona
studia praticamente
sempre… «Ah, ma certo! Perché non ci ho
pensato prima! Forse perché non studio
mai!» dico, ridendo allegro.
«O
forse perché non hai i
capelli lunghi.» fa un lieve sorriso in mia direzione: un
sorriso ironico,
timido, accompagnato da un’occhiata in tralice…
sento il cuore pieno di gioia,
e scoppio a ridere, felice.
«Quanto
sono stupido, è vero!»
Ha
sciolto i capelli per me? L’ha fatto perché quella
sera le ho detto che le
donavano? Non oso sperarlo.
«Visto
che tecnicamente sei tu quello che sta studiando… beh ho
deciso di far riposare
un po’ le radici dei capelli» mi rivolge un altro
di quei sorrisi timidi e
impacciati che sto scoprendo da un po’ sul suo viso e il
desiderio di
abbracciarla e baciarla mi lascia senza fiato.
Dannazione
Stè, riprenditi!
Devo
distrarmi, devo distogliere lo sguardo da quelle labbra
sorridenti…
Trova un
argomento, Stè, trova
un argomento!
«H-hai
fatto bene, anche io li lascio riposare un po’ quando non
studio… Ho i capelli
più rilassati del mondo!» le sorrido, sperando che
la mia incertezza venga
nascosta dalla battuta e dalla mia espressione scherzosa… e
di colpo la sento
ridere!
Simona
sta ridendo!
Non
è una risata a pieni polmoni, ma è sincera ed io
mi sento così fiero di me, per
averla fatta ridere.
È
così bella! I suoi lunghi capelli neri ricadono lisci sul
capo, incorniciando
un viso dai lineamenti delicati, su cui campeggiano degli occhi verdi
splendidi. Solo che quegli occhi, così simili a quelli di
sua sorella, non
hanno la stessa luce. Sono occhi più seri, sempre velati da
qualche pensiero
fosco. Invece ora, mentre ride, li vedo illuminarsi, li vedo
splendere… e mi
sento fiero di me per aver causato quello scoppio
d’ilarità.
Quando
torna in sé fa un breve sospiro, prima di riprendere a
parlare.
«A
volte vorrei averli anche io i capelli così
rilassati… In questo periodo sono
così piena di cose da fare, e quest’ingessatura
non ci voleva proprio!»
«Beh,
forse visto che non ti davi tregua, ci ha pensato la tua caviglia per
te. A
volte bisogna staccare un po’ per riprendere
energia.»
«Non
posso farlo ora, a poca distanza dalla laurea! Devo tenere duro fino
alla fine,
senza distrazioni o rallentamenti!» guarda davanti a
sé, chinando lievemente la
testa.
Quant’è
diversa da me! Eppure è proprio questo suo senso del dovere
che mi attira così
tanto… forse perché io non ne ho
granché!
«S-se
darmi ripetizioni è un altro rallentamento… ecco,
non fa niente… Non sono
nemmeno un bravo studente…»
«No,
non intendevo questo!» si gira fulmineamente in mia
direzione, lasciandomi
stupito. «Non volevo dire che sei tu a rallentarmi,
è colpa mia che non mi
applico abbastanza e non compio il mio dovere…»
Istintivamente
la prendo per le spalle: ho una voglia di baciarla incontrollabile e
non so
dove prendo la forza per trattenermi «Smettila di accusarti.
Fai sempre tanto
per te e per i tuoi, fai anche per Pasi! Non ho mai visto una persona
più
studiosa di te, e perdere qualche ora, qualche giorno, non
nuocerà alla tua
carriera, perché tu sei già così
eccezionale, che non potresti mai diventare
qualcosa di meno solo per qualche giorno di rallentamento!»
Simona
mi guarda sorpresa e nel momento in cui vedo il suo viso arrossire, mi
rendo
conto delle mie parole e del mio gesto e mi stacco da lei di colpo,
voltandomi.
«S-scusa…
scusami… Non volevo essere così
diretto… Ma è quello che penso. Tu ti
sottovaluti, fin troppo. Ti stai per laureare in ingegneria, ti rendi
conto?! E
non hai nemmeno perso una sessione, sei in piena regola! Tu non hai
nemmeno
idea di quanto uno stupido come me, che fatica davanti a concetti
semplici,
possa accorgersi di quanto tu sia incredibile e capace. Non devi
più
sottovalutarti in questo modo.»
Cala
un improvviso silenzio tra noi e mi sento terribilmente a disagio: non
ho il
coraggio di voltarmi e vedere la sua reazione, mi sento come se fossi
seduto su
un mucchio di rovi… Poi d’improvviso, il silenzio
viene interrotto da un
singhiozzo, e mi volto: Simona ha il capo chino e si copre la bocca con
una
mano.
«È-è
tutto ok? Stai bene? Oddio sono il solito imbecille, ho detto qualcosa
che non
va, vero? Parlo sempre troppo!»
Fa
un cenno di diniego, resta ferma ancora un po’ in quella
posizione e poi alza
la testa «Scusami tu» Sembra essere tornata in
sé: fa un respiro profondo ma
continua a non voltarsi in mia direzione.
«Prova a fare questo esercizio, dovrebbe essere
semplice.»
Non
parliamo più, Simona si chiude nel suo ruolo
d’insegnante e si rivolge a me
solo per spiegarmi dove sbaglio.
Credo
di aver sbagliato tutto.
Non
dovevo dirle quelle cose, non dovevo lasciare che parlassi senza
azionare il
cervello. Purtroppo non sono mai stato bravo a farlo, ho sempre detto
la prima
cosa che mi passava per la testa; è difficile trattenersi e
dire altro da ciò
che pensi, soprattutto quando cerchi di consolare la ragazza che ami e
farle
capire quanto sia speciale, quanto non meriti le cose brutte che dice
di sé…
Pochi
giorni fa sono riuscito a trascorrere una serata in sua compagnia e
grazie alla
presenza di Federico, ho anche evitato di sentirmi in colpa per aver
trascurato
Pasi. In realtà doveva essere un’uscita tra me e
la mia migliore amica, ma da
quando Simona mi aveva rivelato sconfortata, che l’incidente
di qualche giorno
prima (che le aveva causato lo stiramento del tendine e due settimane
di gesso)
non era stato causato da una caduta accidentale dalle scale della
facoltà,
bensì da un giro in moto che aveva fatto con un suo collega,
mi sono sentito in
dovere di farla svagare un po’.
I
genitori di quelle due ragazze sono molto severi e denigrano quasi ogni
attività che distolga le figlie dallo studio, tra cui le
famigerate
motociclette. E mentre Pasi si è sempre ribellata alle
imposizioni restrittive
dei suoi genitori, Simona ha eseguito sempre le loro
volontà, cercando di essere
la figlia perfetta che bramavano. Ma quel giorno non ce l’ha
fatta a resistere:
la tensione per gli ultimi esami e per il completamento della tesi la
stavano
distruggendo e ha pensato di svagarsi per qualche minuto facendo un
giro in
moto. Ma poi quell’attimo di svago le è costato e
non ha avuto il coraggio di
dirlo ai genitori, inventando la frottola di essere caduta dalle scale.
A
detta di sua sorella, Simona è un automa freddo senza
sentimenti, ma io vedo
dietro quegli occhi seri il bisogno di essere capita e amata.
Perciò ho deciso
di affrontare le ire di Pasi, che aveva appena discusso con la sua
consanguinea,
pur di portare quest’ultima con noi e donarle una serata di
svago, senza
incidenti e preoccupazioni.
A
noi si era unito Federico, un nostro amico comune, che aveva compreso
la
particolare situazione in cui mi trovavo ed era corso ad aiutarmi,
evitandomi
il disagio di barcamenarmi tra le due sorelle che non si rivolgevano la
parola.
Quella
è stata una delle serate più belle della mia
vita.
Sono
stato tutto il tempo insieme a Simona.
«Fate
un sorriso…Ok!» Fede si
avvicina di colpo e ci fa una foto: io e Simona siamo seduti sui
gradini
esterni della cornetteria, uno accanto all’altra.
«Ah!
Il flash mi è arrivato
tutto negli occhi, sicuramente avrò fatto una faccia
orribile!» Simona non
sembra aver gradito quella foto traditrice, e corro ai ripari.
«Allora
riproviamo, magari
stavolta viene meglio!»
«No,
ho la stampella, non
voglio venire in foto ridotta in questo modo!»
«Allora
la spostiamo. Ecco
qua.» Appoggio la stampella al muro, lontano dal campo visivo
dell’obiettivo
fotografico.
«Avvicinatevi,
ragazzi!» Simona
fa per spostarsi, ma non voglio farla sforzare visto che non
può poggiarsi su
una caviglia e mi avvicino io; le nostre spalle si toccano e sento i
suoi
capelli vicino al viso… ringrazierò Fede per il
resto dei miei giorni!
«Sorridete…
Perfetto! Siete
venuti benissimo!» il mio amico ci sorride soddisfatto ed io
fremo d’impazienza
per vedere il risultato di quella foto.
«Ehi,
fa’ vedere!» Fede ci
lascia la fotocamera, in cerca di Pasi che sicuramente sta evitando di
avvicinarsi a sua sorella.
Ha
ragione, siamo venuti bene:
il mio sorriso è decisamente più largo di quello
di Simona che, com’è suo
solito, lo accenna lievemente, ma quella foto è perfetta e
già pregusto il
momento in cui la stamperò per poterla ammirare quanto
voglio.
«Sono
orribile!»
«Cosa?»
«Sono
orribile! Ho i capelli
spettinati, e guarda quelle occhiaie…»
«Non
è vero, stai benissimo!»
Silenzio.
Tanto per cambiare.
«Stefano…
grazie per stasera.
Ti sei preso cura di me, sapendo che mia sorella mi avrebbe evitato, e
ti ho
distolto dai tuoi amici… Mi dispiace averti fatto fare da
baby-sitter…»
«Ma
no! Non è così! Quando si
esce in gruppo è normale restare più spesso con
qualcuno anziché un altro, non
si può certo fare una conferenza e parlare tutti
insieme!» sorrido cercando di
stemperare l’atmosfera.
«È
la prima volta che esco con lei
e i suoi amici… Anche se non mi rivolge la parola, sono
contenta di aver visto
e vissuto un po’ della sua vita. A volte vorrei tanto essere
come lei... come
te.»
«Come
me?»
Fa un
cenno affermativo, guardando
avanti a sé «Tu e lei siete simili: vivete alla
giornata, senza farvi troppi
problemi, godendovi i momenti sereni e rilassanti che vi dà
la vita… Io mi
sento tesa anche quando dormo!»
«Beh,
a questo c’è rimedio:
ascolta della musica rilassante nel letto e vedrai che ti
distenderai!»
«Credi
che possa funzionare?»
«Certo!
La musica rilassa
tantissimo, oppure riesce a darti la carica, come quella di stasera. A
te non
ha fatto effetto?»
«Sì…
hai ragione. La musica del
gruppo che si è esibito stasera è stata
bella… Sai, non sono abituata ad
ascoltare musica… Di solito studio in assoluto
silenzio.»
«E
allora devi correre ai
ripari! Se vuoi ti preparo una compilation per farti rilassare e una
per darti
la carica!»
«Davvero
lo faresti?» mi guarda
stupita, come se le avessi detto di essere figlio delle fate.
«Ma
certo! Scambio di continuo
musica con Testarossa!»
Al
nominare sua sorella, però,
sembra oscurarsi «Credi che le possa dar fastidio?»
«Fastidio?
Per qualche cd di
musica?!»
Fa un
cenno affermativo senza
guardarmi, i capelli coprono la visuale del suo viso e non riesco a
vedere la
sua espressione.
«Certo
che no! Perché dovrebbe
darle fastidio?!»
«Perché
tu sei suo amico… Non
credo che voglia che m’intrometta nella sua vita»
«Ma
no, a cosa vai a pensare!
Sarà la volta buona che avrete qualcosa da
condividere!» le sorrido
incoraggiante. Ho perso il conto di quante volte l’ho fatto,
ma non riesco a
farne a meno. Lei però resta in silenzio, immersa in qualche
pensiero privato.
«Credi
che io sia una cattiva
persona?»
«Certo
che no!»
«Però
sono una cattiva sorella,
vero?»
«Perché
pensi una cosa del
genere?»
«Sicuramente
Pasifae si sarà
sfogata con te tutte le volte che abbiamo litigato; chissà
quante ne avrà dette
sul mio conto! Di certo non mi avrà fatto una bella
pubblicità…»
«Quello
che Test… Pasi dice
quando è arrabbiata non conta. Lei ti vuole bene, e so che
anche tu gliene
vuoi. È che… voi due… voi due dovreste
parlare un po’ di più, senza darvi
addosso.»
«Non
so se ci riusciremo mai…
Se solo fosse meno egoista!»
«Beh,
anche tu sei un po’
troppo aggressiva…»
«Ecco,
vedi? La difendi subito,
perché sono io la cat…»
«No!
Non è così! Io la difendo
perché so che ti vuole bene e ci sta male quando
litigate… e credo che anche tu
abbia lo stesso problema! Io ho due fratelli e due sorelle e so che si
sta da
cani quando si litiga. Ma so anche che dopo un bel chiarimento tutto si
appiana
e si torna a star bene insieme»
«Peccato
però, che io e mia
sorella non siamo mai state bene insieme!» dice, amareggiata.
«C’è
sempre tempo per provare a
farlo» le sorrido: Simona si volta in mia direzione valutando
le mie parole.
«Credi
davvero che abbia delle
possibilità?»
«Ne
sono sicuro.»
Chissà
se ha provato a parlare a Testarossa… niente mi farebbe
più felice del saperle
finalmente unite e complici, come dovrebbero essere due sorelle.
Riporto
l’attenzione al mio esercizio, ma non riesco a concentrarmi:
questo silenzio
tra noi pieno di tensione mi sta snervando!
Trova un
argomento, Stè!
Subito!
«Hai…
hai provato a parlare con Pasi?»
«Di
cosa, scusa?» mi chiede, con lo sguardo ancora fermo sul
libro. Sento il suo
tono farsi più duro. Ho sbagliato argomento.
Stè,
sei un kamikaze!
«D-dei
vostri problemi…»
«No»
Ok,
capito l’antifona. Torno sul quaderno degli esercizi, credo
di aver esaurito il
tempo per le chiacchiere, oggi.
«Senti,
Stefano… non dire niente a Pasi, di quel discorso. Non
voglio farle sapere che
ho parlato di lei con te.»
«Ah...
ok. Va bene» mi volto verso di lei, sperando di continuare
sull’argomento, ma
ancora una volta, ha il viso chino innanzi a sé.
È chiaro che non vuole dirmi
altro.
Sospiro
e mi rassegno a finire il dannato esercizio.
Diamine,
non ci capisco niente!
«Stefano…»
«Sì!
Dimmi!» reagisco a quella voce saltando letteralmente sulla
sedia.
Fa’
che sia qualcosa di
positivo, fa’ che sia qualcosa di positivo!
«H-ho..
ho provato ad ascoltare quel cd di musica rilassante che mi hai
fatto… Credo
che un po’ abbia funzionato»
Evvai!
«Davvero?!»
«Sì…
Sono riuscita ad addormentarmi prima del solito…
grazie» mi sorride, di quel
suo sorriso appena accennato, timido, femminile, che mi fa impazzire, e
torno a
sentirmi al settimo cielo.
«Sono
davvero contento! Se vuoi te ne faccio altri.» mi sporgo
verso di lei,
entusiasta: vorrei toccarle le mani, o una ciocca di capelli, vorrei
accarezzare quel viso delicato, appoggiare una mano sulla sua spalla
come
prima, ma il timore delle sue reazioni mi blocca.
«Oh,
no, non voglio darti altro disturbo»
«E
lo chiami disturbo? Lo faccio con piacere! E poi dovrò pur
sdebitarmi in
qualche modo per queste ripetizioni!»
«Basterebbe
che tu ti concentrassi un po’!» dice con aria
seccata, e il mio entusiasmo si
volatilizza.
«Hai
ragione… scusa» abbasso la testa, mortificato.
Torno a sentire il baratro che
ci separa e mi sento un perfetto idiota.
«Però…
mi piacerebbe avere altri mp3, se lo fai con piacere» torna a sorridermi, incerta,
con le mani in
grembo.
«Ma
certo!» le sorrido, cercando di non pensare al desiderio di
stringerla a me.
Quando mi rivolge quei sorrisi timidi ho solo voglia di proteggerla e
avvolgerla tra le mie braccia, non riesco a pensare ad
altro…
Forza
Stè, non ti bloccare ora
o non smetterai di pensare alle cose sbagliate!
«Ah,
ora che mi ricordo… ho scaricato le foto sul pc: alcune sono
orribili, ma ce n’è
qualcuna che è venuta bene. Se vuoi te le mando per
email.»
«Le
foto?»
«S-sì,
quelle dell’altra sera.»
«Ah!»
mi guarda sorpresa e sembra anche arrossita… di nuovo.
Distoglie lo sguardo e
inizia a giocare con una penna.
Questi
silenzi mi gettano ogni volta nello sconforto totale!
«Sì,
mi piacerebbe averle… mandamele pure» non si volta
verso di me, sembra
concentrarsi sul libro degli esercizi in cerca di quello giusto da
sottopormi.
La
mia mente però sta già pensando a quale tra tutte
quelle foto inviarle…
All’improvviso
però, suona il timer che ci avverte che il tempo a
disposizione per le
ripetizioni è drammaticamente finito.
Simona
non ha voluto alcun compenso, ma è stata categorica nel
concedermi solo due ore
del suo tempo. Sulla carta mi sembravano
un’eternità, invece per me quel lasso
di tempo risulta sempre essere miserabile… Ma devo
accontentarmi, perché
seppure veloci, sono ore che trascorro con lei.
«Beh,
a quanto pare, il tempo è scaduto» mi alzo in
fretta, cercando di recuperare i
libri e i quaderni, e il cellulare… e tutte le cose che ho
sparpagliato su quel
tavolo del soggiorno!
Resta
in silenzio mentre recupero le mie cose e sempre in silenzio, mi
accompagna
verso la porta all’ingresso. Arrivato davanti
all’uscio mi giro per salutarla.
«Allora,
alla prossima! Farò tutti gli esercizi, prof,
verrò con i compiti fatti alla
perfezione!» le sorrido felice, sperando di ottenere qualche
credito nei suoi
confronti.
Invece,
la vedo abbassare il viso.
Che
ho detto stavolta?!
«Tu
non sei stupido»
«Cosa?»
scendo letteralmente dalle nuvole: adesso tocca a me non capire a cosa
si
riferisce!
«Tu,
prima… ti sei definito “uno
stupido”… Non è vero, non lo sei. Io
trovo che tu sia
molto
intelligente»
«Davvero?
Lo credi davvero?» sono sorpreso, non avrei mai pensato di
ricevere un elogio
simile da lei!
Simona
finalmente alza il viso, anche se non abbastanza da raggiungere il mio.
«Sì, e
credo che se solo ti concentrassi un po’ di più,
non avresti problemi a capire
la matematica.»
«Allora
ho qualche speranza!» questa frase mi esce di getto, e solo
dopo averla detta,
mi rendo conto che nasconde più di un significato.
Quell’improvviso elogio da
parte sua, ha destato qualcosa in me, una piccola e segreta
illusione…
«Sì…»
finalmente alza il viso per guardarmi «… se
t’impegni» mi rivolge un sorriso
sincero, incoraggiante ed io ho una voglia di stringerla a me che non
riesco
più a dominare. Incurante dei miei timori,
l’abbraccio: sto rischiando, non mi
sono mai avvicinato a tal punto e so che potrebbe non
gradire… Ma non riesco
più a contenermi. Il suo corpo tra le mie braccia
è così sottile, morbido, i
suoi capelli così profumati e l’odore della sua
pelle così sensuale…
Baciala,
Stefano. Ora,
immediatamente! Falle sentire quanto la ami, quanto è
importante per te!
Sento
le sue braccia che mi stringono: ha ricambiato il mio abbraccio, non si
è
allontanata! Sto scoppiando di felicità.
Ma
dopo poco la sento irrigidirsi.
È
stato un battito di ciglia.
«I-io
ora devo proprio andare… devo
studiare…»
Sciolgo
l’abbraccio all’istante, e imbarazzato, non riesco
a guardarla in viso.
«Sì,
sì, certo. Beh, allora alla prossima, eh?»
«Alla
prossima» guarda altrove, ma alza la mano in segno di saluto.
Mi lascio alle
spalle la porta di quella casa e i suoi abitanti, assaporando ancora la
sensazione del corpo caldo di Simona tra le mie braccia. Non so se
avrò mai
davvero una possibilità con lei, ma so già che
quell’abbraccio, che per una
frazione di secondo è stato ricambiato, resterà
sempre nel mio cuore.
Accendo
il lettore mp3 e m’incammino verso casa.
Stasera
si studia, farò tutti gli esercizi alla perfezione.
“Il
mio amore per te non avrà
paura di niente
il mio
amore per te sfiderà
quella
gente che non crede in
te
e non sa
che per me
sei la
sola salvezza che c'è
Scusami Stè! Scusami per averti tirato questo scherzo così crudele! Sono proprio cattiva! ç_ç
Detto questo, badilatemi pure, tanto non posso sentirmi peggio di come
sto; spero solo di essere riuscita a trasmettere i sentimenti di
Stè e quel rapporto non ben definito con la sua Simona.