Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Deilantha    04/07/2013    6 recensioni
"Avevo quindi chiesto a Simona di darmi qualche lezione per rimettermi al passo. La conosco da otto anni, perché è la sorella maggiore di Pasi, la mia migliore amica, nonché compagna di scuola di medie e superiori. Già, la sorella maggiore: ha ventitré anni e sta per laurearsi in Ingegneria Informatica… e l’amo.
L’amo segretamente da quando la conosco, perché nonostante frequenti la sua casa da otto anni, non ho mai avuto il coraggio di dirle ciò che provo per lei."

[Stefano e Simona - Missing Moment di Rosso come il Destino]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 




“Would you look at her
She looks at me
She's got me thinking about her constantly
But she don't know how I feel

 





 

 

«L’equazione in questo caso…»

Ah, quanto vorrei stringerla a me… proprio in questo istante, l’abbraccerei e poi la bacerei: sarebbe un bel bacio profondo che ricorderebbe ad entrambi che lei è mia, e poi scenderei lungo il collo e le mie mani accarezzerebbero il suo corpo…

Calmati Stefano, ti stai agitando, se quello si sveglia che figuraccia ci fai?

Ma come faccio a calmarmi? Lei è così vicina a me, sento l’odore della sua pelle, e quello dello shampoo appena fatto…

Perché sono così irresoluto?

Potrei approfittarne ora e dirle finalmente ciò che sento per lei…

Sono proprio un…

«… addormentato?»

«Sì, proprio così!»

«Ti sei davvero addormentato?»

Eh? Ma questa è la sua voce!

Mi volto alla mia destra, dove so che risiede la causa delle mie gioie e dei miei dolori e la vedo con quell’espressione corrucciata che tanto m’incute timore. «N-no! No! Mi ero distratto un attimo!»

L’espressione si fa preoccupata e volta il viso avanti a sé «Se c’è qualcosa che non ti è chiaro, dillo subito; sennò non comprenderai il resto. Lo sai che la matematica è come una piramide: se i mattoni di base non sono solidi, non arriverai mai in cima.»

«S-sì, sì, è vero…»

«Forse non vado bene io come insegnante» s’irrigidisce e percepisco il suo timore di non essere capace.

«Noo! No, no, vai benissimo! È colpa mia! Sono io la testa di coccio, puoi anche chiederlo a Tes… a Pasi, te lo può assicurare!» chissà perché, ma non riesco a usare i nomignoli con lei… Ah già, ecco il perché: a Simona i nomignoli non piacciono.

Vedo il suo viso oscurarsi: che stupido sono stato a nominare sua sorella! Non le rivolge ancora la parola da quando hanno discusso a causa del suo incidente… Stupido Stefano, non ne fai una buona!

«Allora ricomincio da capo?»

«S-sì!» quasi pigolo, nella speranza di compiacerle e di non dire qualcos’altro che possa irritarla. È così difficile parlare con lei!

«Cerca di starmi a sentire, però!»

«Sì signora!» le faccio il saluto militare e l’ombra di un pallido sorriso si delinea sulle sue labbra. Sono così felice!

Simona non è una persona che ride spesso: sempre presa dai suoi doveri, difficilmente si concede un po’ di relax… È il mio esatto opposto.

Se sono qui con lei è dovuto alla mia scarsa frequenza alle lezioni di matematica. Ho  deciso d’iscrivermi in quella facoltà quasi per scherzo: quando pochi mesi prima, era giunto il momento di scegliere il campo in cui avrei percorso la mia carriera universitaria, di colpo avevo scelto matematica. Del resto mi ero appena diplomato al liceo scientifico, era una conseguenza più che logica… Peccato però, che non mi ero reso ben conto che i corsi andavano seguiti giorno per giorno. E dopo l’ennesima assenza, al ritorno sui banchi universitari, ero rimasto inebetito davanti alla lezione del prof, come se stesse raccontando un giallo in lingua eschimese!

Rendendomi tempestivamente conto del mio deficit, avevo quindi chiesto a Simona di darmi qualche lezione per rimettermi al passo. La conosco da otto anni, perché è la sorella maggiore di Pasi, la mia migliore amica, nonché compagna di scuola di medie e superiori. Già, la sorella maggiore: ha ventitré anni e sta per laurearsi in Ingegneria Informatica… e l’amo.

L’amo segretamente da quando la conosco, perché nonostante frequenti la sua casa da otto anni, non ho mai avuto il coraggio di dirle ciò che provo per lei.

Con quel suo modo di fare sempre così serio ed estremamente severo, la differenza d’età tra noi l’ho sentita come un baratro perché contrariamente a lei, io sono cresciuto scanzonato e sempre pronto a ridere, e ai suoi occhi sicuramente devo sembrare un bambino!

Ma non riesco a toglierla dalla mia mente: ho provato a dimenticarla gettandomi in qualche storia sentimentale, eppure il viso di Simona continua ad apparire davanti al mio, tormentandomi. Per me è impossibile dimenticarla. E non avendo la forza di dichiararmi, ho cercato di cogliere tutte le occasioni per stare un po’ con lei. Questa delle ripetizioni di matematica è la mia nota d’orgoglio: chi meglio di una laureanda in informatica può conoscere la materia?

Stefano stai divagando di nuovo! Concentrati!

Torno alla realtà e osservo la mia insegnante, e noto un particolare a cui prima non avevo fatto caso.

«Hai sciolto i capelli.» le dico, sorridente.

«Eh? Oh…» abbassa lo sguardo imbarazzata «Sì» sento appena quella risposta, la sua voce si è fatta incerta.

Anche quella sera ha lasciato che i suoi lunghi capelli fossero liberi di ricaderle sulle spalle…

 

«Hai dei capelli davvero lunghi!»

È la prima volta che li vedo così da vicino, non mi ero mai accorto di quanto fossero lisci e apparentemente setosi.

Simona mi guarda sorpresa. «Oh, sì… mi piace portarli così.» dice, calando la testa.

«Allora perché non li sciogli più spesso?» le sorrido incoraggiante. È bellissima e vorrei urlarlo a squarciagola, affinché tutti lo sapessero.

Invece lei prende una ciocca di capelli tra le mani, pensierosa.

La mia improvvisa disinvoltura muore sul colpo.

«C-cioè, ecco… non voglio dire che tu stia male con i capelli legati, ma credo che lasciarli sciolti ti doni di più!» temo di averla offesa: è sempre così dannatamente seria e chiusa, ed io sono così desideroso di dirle le cose giuste al momento giusto, che fatico ad aprire bocca!

«Mi danno fastidio quando studio, perciò preferisco legarli»

E Simona studia praticamente sempre… «Ah, ma certo! Perché non ci ho pensato prima! Forse perché non studio mai!» dico, ridendo allegro.

«O forse perché non hai i capelli lunghi.» fa un lieve sorriso in mia direzione: un sorriso ironico, timido, accompagnato da un’occhiata in tralice… sento il cuore pieno di gioia, e scoppio a ridere, felice.

«Quanto sono stupido, è vero!»

 

Ha sciolto i capelli per me? L’ha fatto perché quella sera le ho detto che le donavano? Non oso sperarlo.

«Visto che tecnicamente sei tu quello che sta studiando… beh ho deciso di far riposare un po’ le radici dei capelli» mi rivolge un altro di quei sorrisi timidi e impacciati che sto scoprendo da un po’ sul suo viso e il desiderio di abbracciarla e baciarla mi lascia senza fiato.

Dannazione Stè, riprenditi!

Devo distrarmi, devo distogliere lo sguardo da quelle labbra sorridenti…

Trova un argomento, Stè, trova un argomento!

«H-hai fatto bene, anche io li lascio riposare un po’ quando non studio… Ho i capelli più rilassati del mondo!» le sorrido, sperando che la mia incertezza venga nascosta dalla battuta e dalla mia espressione scherzosa… e di colpo la sento ridere!

Simona sta ridendo!

Non è una risata a pieni polmoni, ma è sincera ed io mi sento così fiero di me, per averla fatta ridere.

È così bella! I suoi lunghi capelli neri ricadono lisci sul capo, incorniciando un viso dai lineamenti delicati, su cui campeggiano degli occhi verdi splendidi. Solo che quegli occhi, così simili a quelli di sua sorella, non hanno la stessa luce. Sono occhi più seri, sempre velati da qualche pensiero fosco. Invece ora, mentre ride, li vedo illuminarsi, li vedo splendere… e mi sento fiero di me per aver causato quello scoppio d’ilarità.

Quando torna in sé fa un breve sospiro, prima di riprendere a parlare.

«A volte vorrei averli anche io i capelli così rilassati… In questo periodo sono così piena di cose da fare, e quest’ingessatura non ci voleva proprio!»

«Beh, forse visto che non ti davi tregua, ci ha pensato la tua caviglia per te. A volte bisogna staccare un po’ per riprendere energia.»

«Non posso farlo ora, a poca distanza dalla laurea! Devo tenere duro fino alla fine, senza distrazioni o rallentamenti!» guarda davanti a sé, chinando lievemente la testa.

Quant’è diversa da me! Eppure è proprio questo suo senso del dovere che mi attira così tanto… forse perché io non ne ho granché!

«S-se darmi ripetizioni è un altro rallentamento… ecco, non fa niente… Non sono nemmeno un bravo studente…»

«No, non intendevo questo!» si gira fulmineamente in mia direzione, lasciandomi stupito. «Non volevo dire che sei tu a rallentarmi, è colpa mia che non mi applico abbastanza e non compio il mio dovere…»

Istintivamente la prendo per le spalle: ho una voglia di baciarla incontrollabile e non so dove prendo la forza per trattenermi «Smettila di accusarti. Fai sempre tanto per te e per i tuoi, fai anche per Pasi! Non ho mai visto una persona più studiosa di te, e perdere qualche ora, qualche giorno, non nuocerà alla tua carriera, perché tu sei già così eccezionale, che non potresti mai diventare qualcosa di meno solo per qualche giorno di rallentamento!»

Simona mi guarda sorpresa e nel momento in cui vedo il suo viso arrossire, mi rendo conto delle mie parole e del mio gesto e mi stacco da lei di colpo, voltandomi.

«S-scusa… scusami… Non volevo essere così diretto… Ma è quello che penso. Tu ti sottovaluti, fin troppo. Ti stai per laureare in ingegneria, ti rendi conto?! E non hai nemmeno perso una sessione, sei in piena regola! Tu non hai nemmeno idea di quanto uno stupido come me, che fatica davanti a concetti semplici, possa accorgersi di quanto tu sia incredibile e capace. Non devi più sottovalutarti in questo modo.»

Cala un improvviso silenzio tra noi e mi sento terribilmente a disagio: non ho il coraggio di voltarmi e vedere la sua reazione, mi sento come se fossi seduto su un mucchio di rovi… Poi d’improvviso, il silenzio viene interrotto da un singhiozzo, e mi volto: Simona ha il capo chino e si copre la bocca con una mano.

«È-è tutto ok? Stai bene? Oddio sono il solito imbecille, ho detto qualcosa che non va, vero? Parlo sempre troppo!»

Fa un cenno di diniego, resta ferma ancora un po’ in quella posizione e poi alza la testa «Scusami tu» Sembra essere tornata in sé: fa un respiro profondo ma continua a non voltarsi in mia direzione.  «Prova a fare questo esercizio, dovrebbe essere semplice.»

Non parliamo più, Simona si chiude nel suo ruolo d’insegnante e si rivolge a me solo per spiegarmi dove sbaglio.

Credo di aver sbagliato tutto.

Non dovevo dirle quelle cose, non dovevo lasciare che parlassi senza azionare il cervello. Purtroppo non sono mai stato bravo a farlo, ho sempre detto la prima cosa che mi passava per la testa; è difficile trattenersi e dire altro da ciò che pensi, soprattutto quando cerchi di consolare la ragazza che ami e farle capire quanto sia speciale, quanto non meriti le cose brutte che dice di sé…

 

Pochi giorni fa sono riuscito a trascorrere una serata in sua compagnia e grazie alla presenza di Federico, ho anche evitato di sentirmi in colpa per aver trascurato Pasi. In realtà doveva essere un’uscita tra me e la mia migliore amica, ma da quando Simona mi aveva rivelato sconfortata, che l’incidente di qualche giorno prima (che le aveva causato lo stiramento del tendine e due settimane di gesso) non era stato causato da una caduta accidentale dalle scale della facoltà, bensì da un giro in moto che aveva fatto con un suo collega, mi sono sentito in dovere di farla svagare un po’.

I genitori di quelle due ragazze sono molto severi e denigrano quasi ogni attività che distolga le figlie dallo studio, tra cui le famigerate motociclette. E mentre Pasi si è sempre ribellata alle imposizioni restrittive dei suoi genitori, Simona ha eseguito sempre le loro volontà, cercando di essere la figlia perfetta che bramavano. Ma quel giorno non ce l’ha fatta a resistere: la tensione per gli ultimi esami e per il completamento della tesi la stavano distruggendo e ha pensato di svagarsi per qualche minuto facendo un giro in moto. Ma poi quell’attimo di svago le è costato e non ha avuto il coraggio di dirlo ai genitori, inventando la frottola di essere caduta dalle scale.

A detta di sua sorella, Simona è un automa freddo senza sentimenti, ma io vedo dietro quegli occhi seri il bisogno di essere capita e amata. Perciò ho deciso di affrontare le ire di Pasi, che aveva appena discusso con la sua consanguinea, pur di portare quest’ultima con noi e donarle una serata di svago, senza incidenti e preoccupazioni.

A noi si era unito Federico, un nostro amico comune, che aveva compreso la particolare situazione in cui mi trovavo ed era corso ad aiutarmi, evitandomi il disagio di barcamenarmi tra le due sorelle che non si rivolgevano la parola.

Quella è stata una delle serate più belle della mia vita.

Sono stato tutto il tempo insieme a Simona.

 

 

«Fate un sorriso…Ok!» Fede si avvicina di colpo e ci fa una foto: io e Simona siamo seduti sui gradini esterni della cornetteria, uno accanto all’altra.

«Ah! Il flash mi è arrivato tutto negli occhi, sicuramente avrò fatto una faccia orribile!» Simona non sembra aver gradito quella foto traditrice, e corro ai ripari.

«Allora riproviamo, magari stavolta viene meglio!»

«No, ho la stampella, non voglio venire in foto ridotta in questo modo!»

«Allora la spostiamo. Ecco qua.» Appoggio la stampella al muro, lontano dal campo visivo dell’obiettivo fotografico.

«Avvicinatevi, ragazzi!» Simona fa per spostarsi, ma non voglio farla sforzare visto che non può poggiarsi su una caviglia e mi avvicino io; le nostre spalle si toccano e sento i suoi capelli vicino al viso… ringrazierò Fede per il resto dei miei giorni!

«Sorridete… Perfetto! Siete venuti benissimo!» il mio amico ci sorride soddisfatto ed io fremo d’impazienza per vedere il risultato di quella foto.

«Ehi, fa’ vedere!» Fede ci lascia la fotocamera, in cerca di Pasi che sicuramente sta evitando di avvicinarsi a sua sorella.

Ha ragione, siamo venuti bene: il mio sorriso è decisamente più largo di quello di Simona che, com’è suo solito, lo accenna lievemente, ma quella foto è perfetta e già pregusto il momento in cui la stamperò per poterla ammirare quanto voglio.

«Sono orribile!»

«Cosa?»

«Sono orribile! Ho i capelli spettinati, e guarda quelle occhiaie…»

«Non è vero, stai benissimo!»

Silenzio. Tanto per cambiare.

«Stefano… grazie per stasera. Ti sei preso cura di me, sapendo che mia sorella mi avrebbe evitato, e ti ho distolto dai tuoi amici… Mi dispiace averti fatto fare da baby-sitter…»

«Ma no! Non è così! Quando si esce in gruppo è normale restare più spesso con qualcuno anziché un altro, non si può certo fare una conferenza e parlare tutti insieme!» sorrido cercando di stemperare l’atmosfera.

«È la prima volta che esco con lei e i suoi amici… Anche se non mi rivolge la parola, sono contenta di aver visto e vissuto un po’ della sua vita. A volte vorrei tanto essere come lei... come te.»

«Come me?»

Fa un cenno affermativo, guardando avanti a sé «Tu e lei siete simili: vivete alla giornata, senza farvi troppi problemi, godendovi i momenti sereni e rilassanti che vi dà la vita… Io mi sento tesa anche quando dormo!»

«Beh, a questo c’è rimedio: ascolta della musica rilassante nel letto e vedrai che ti distenderai!»

«Credi che possa funzionare?»

«Certo! La musica rilassa tantissimo, oppure riesce a darti la carica, come quella di stasera. A te non ha fatto effetto?»

«Sì… hai ragione. La musica del gruppo che si è esibito stasera è stata bella… Sai, non sono abituata ad ascoltare musica… Di solito studio in assoluto silenzio.»

«E allora devi correre ai ripari! Se vuoi ti preparo una compilation per farti rilassare e una per darti la carica!»

«Davvero lo faresti?» mi guarda stupita, come se le avessi detto di essere figlio delle fate.

«Ma certo! Scambio di continuo musica con Testarossa!»

Al nominare sua sorella, però, sembra oscurarsi «Credi che le possa dar fastidio?»

«Fastidio? Per qualche cd di musica?!»

Fa un cenno affermativo senza guardarmi, i capelli coprono la visuale del suo viso e non riesco a vedere la sua espressione.

«Certo che no! Perché dovrebbe darle fastidio?!»

«Perché tu sei suo amico… Non credo che voglia che m’intrometta nella sua vita»

«Ma no, a cosa vai a pensare! Sarà la volta buona che avrete qualcosa da condividere!» le sorrido incoraggiante. Ho perso il conto di quante volte l’ho fatto, ma non riesco a farne a meno. Lei però resta in silenzio, immersa in qualche pensiero privato.

«Credi che io sia una cattiva persona?»

«Certo che no!»

«Però sono una cattiva sorella, vero?»

«Perché pensi una cosa del genere?»

«Sicuramente Pasifae si sarà sfogata con te tutte le volte che abbiamo litigato; chissà quante ne avrà dette sul mio conto! Di certo non mi avrà fatto una bella pubblicità…»

«Quello che Test… Pasi dice quando è arrabbiata non conta. Lei ti vuole bene, e so che anche tu gliene vuoi. È che… voi due… voi due dovreste parlare un po’ di più, senza darvi addosso.»

«Non so se ci riusciremo mai… Se solo fosse meno egoista!»

«Beh, anche tu sei un po’ troppo aggressiva…»

«Ecco, vedi? La difendi subito, perché sono io la cat…»

«No! Non è così! Io la difendo perché so che ti vuole bene e ci sta male quando litigate… e credo che anche tu abbia lo stesso problema! Io ho due fratelli e due sorelle e so che si sta da cani quando si litiga. Ma so anche che dopo un bel chiarimento tutto si appiana e si torna a star bene insieme»

«Peccato però, che io e mia sorella non siamo mai state bene insieme!» dice, amareggiata.

«C’è sempre tempo per provare a farlo» le sorrido: Simona si volta in mia direzione valutando le mie parole.

«Credi davvero che abbia delle possibilità?»

«Ne sono sicuro.»

 

Chissà se ha provato a parlare a Testarossa… niente mi farebbe più felice del saperle finalmente unite e complici, come dovrebbero essere due sorelle.

Riporto l’attenzione al mio esercizio, ma non riesco a concentrarmi: questo silenzio tra noi pieno di tensione mi sta snervando!

Trova un argomento, Stè! Subito!

«Hai… hai provato a parlare con Pasi?»

«Di cosa, scusa?» mi chiede, con lo sguardo ancora fermo sul libro. Sento il suo tono farsi più duro. Ho sbagliato argomento.

Stè, sei un kamikaze!

«D-dei vostri problemi…»

«No»

Ok, capito l’antifona. Torno sul quaderno degli esercizi, credo di aver esaurito il tempo per le chiacchiere, oggi.

«Senti, Stefano… non dire niente a Pasi, di quel discorso. Non voglio farle sapere che ho parlato di lei con te.»

«Ah... ok. Va bene» mi volto verso di lei, sperando di continuare sull’argomento, ma ancora una volta, ha il viso chino innanzi a sé. È chiaro che non vuole dirmi altro.

Sospiro e mi rassegno a finire il dannato esercizio.

Diamine, non ci capisco niente!

«Stefano…»

«Sì! Dimmi!» reagisco a quella voce saltando letteralmente sulla sedia.

Fa’ che sia qualcosa di positivo, fa’ che sia qualcosa di positivo!

«H-ho.. ho provato ad ascoltare quel cd di musica rilassante che mi hai fatto… Credo che un po’ abbia funzionato»

Evvai!

«Davvero?!»

«Sì… Sono riuscita ad addormentarmi prima del solito… grazie» mi sorride, di quel suo sorriso appena accennato, timido, femminile, che mi fa impazzire, e torno a sentirmi al settimo cielo.

«Sono davvero contento! Se vuoi te ne faccio altri.» mi sporgo verso di lei, entusiasta: vorrei toccarle le mani, o una ciocca di capelli, vorrei accarezzare quel viso delicato, appoggiare una mano sulla sua spalla come prima, ma il timore delle sue reazioni mi blocca.

«Oh, no, non voglio darti altro disturbo»

«E lo chiami disturbo? Lo faccio con piacere! E poi dovrò pur sdebitarmi in qualche modo per queste ripetizioni!»

«Basterebbe che tu ti concentrassi un po’!» dice con aria seccata, e il mio entusiasmo si volatilizza.

«Hai ragione… scusa» abbasso la testa, mortificato. Torno a sentire il baratro che ci separa e mi sento un perfetto idiota.

«Però… mi piacerebbe avere altri mp3, se lo fai con piacere»  torna a sorridermi, incerta, con le mani in grembo.

«Ma certo!» le sorrido, cercando di non pensare al desiderio di stringerla a me. Quando mi rivolge quei sorrisi timidi ho solo voglia di proteggerla e avvolgerla tra le mie braccia, non riesco a pensare ad altro…

Forza Stè, non ti bloccare ora o non smetterai di pensare alle cose sbagliate!

«Ah, ora che mi ricordo… ho scaricato le foto sul pc: alcune sono orribili, ma ce n’è qualcuna che è venuta bene. Se vuoi te le mando per email.»

«Le foto?»

«S-sì, quelle dell’altra sera.»

«Ah!» mi guarda sorpresa e sembra anche arrossita… di nuovo. Distoglie lo sguardo e inizia a giocare con una penna.

Questi silenzi mi gettano ogni volta nello sconforto totale!

«Sì, mi piacerebbe averle… mandamele pure» non si volta verso di me, sembra concentrarsi sul libro degli esercizi in cerca di quello giusto da sottopormi.

La mia mente però sta già pensando a quale tra tutte quelle foto inviarle…

All’improvviso però, suona il timer che ci avverte che il tempo a disposizione per le ripetizioni è drammaticamente finito.

Simona non ha voluto alcun compenso, ma è stata categorica nel concedermi solo due ore del suo tempo. Sulla carta mi sembravano un’eternità, invece per me quel lasso di tempo risulta sempre essere miserabile… Ma devo accontentarmi, perché seppure veloci, sono ore che trascorro con lei.

«Beh, a quanto pare, il tempo è scaduto» mi alzo in fretta, cercando di recuperare i libri e i quaderni, e il cellulare… e tutte le cose che ho sparpagliato su quel tavolo del soggiorno!

Resta in silenzio mentre recupero le mie cose e sempre in silenzio, mi accompagna verso la porta all’ingresso. Arrivato davanti all’uscio mi giro per salutarla.

«Allora, alla prossima! Farò tutti gli esercizi, prof, verrò con i compiti fatti alla perfezione!» le sorrido felice, sperando di ottenere qualche credito nei suoi confronti.

Invece, la vedo abbassare il viso.

Che ho detto stavolta?!

«Tu non sei stupido»

«Cosa?» scendo letteralmente dalle nuvole: adesso tocca a me non capire a cosa si riferisce!

«Tu, prima… ti sei definito “uno stupido”… Non è vero, non lo sei. Io trovo che tu sia  molto intelligente»

«Davvero? Lo credi davvero?» sono sorpreso, non avrei mai pensato di ricevere un elogio simile da lei!

Simona finalmente alza il viso, anche se non abbastanza da raggiungere il mio. «Sì, e credo che se solo ti concentrassi un po’ di più, non avresti problemi a capire la matematica.»

«Allora ho qualche speranza!» questa frase mi esce di getto, e solo dopo averla detta, mi rendo conto che nasconde più di un significato. Quell’improvviso elogio da parte sua, ha destato qualcosa in me, una piccola e segreta illusione…  

«Sì…» finalmente alza il viso per guardarmi «… se t’impegni» mi rivolge un sorriso sincero, incoraggiante ed io ho una voglia di stringerla a me che non riesco più a dominare. Incurante dei miei timori, l’abbraccio: sto rischiando, non mi sono mai avvicinato a tal punto e so che potrebbe non gradire… Ma non riesco più a contenermi. Il suo corpo tra le mie braccia è così sottile, morbido, i suoi capelli così profumati e l’odore della sua pelle così sensuale…

Baciala, Stefano. Ora, immediatamente! Falle sentire quanto la ami, quanto è importante per te!

Sento le sue braccia che mi stringono: ha ricambiato il mio abbraccio, non si è allontanata! Sto scoppiando di felicità.

Ma dopo poco la sento irrigidirsi.

È stato un battito di ciglia.

«I-io ora devo proprio andare… devo studiare…»

Sciolgo l’abbraccio all’istante, e imbarazzato, non riesco a guardarla in viso.

«Sì, sì, certo. Beh, allora alla prossima, eh?»

«Alla prossima» guarda altrove, ma alza la mano in segno di saluto. Mi lascio alle spalle la porta di quella casa e i suoi abitanti, assaporando ancora la sensazione del corpo caldo di Simona tra le mie braccia. Non so se avrò mai davvero una possibilità con lei, ma so già che quell’abbraccio, che per una frazione di secondo è stato ricambiato, resterà sempre nel mio cuore.

Accendo il lettore mp3 e m’incammino verso casa.

Stasera si studia, farò tutti gli esercizi alla perfezione.

 

 

 

 




“Il mio amore per te non avrà paura di niente

il mio amore per te sfiderà

quella gente che non crede in te

e non sa che per me

sei la sola salvezza che c'è

sei la sola verità

che vive dentro me

 

 

 

 

 

 

 








 ---------------------------------

Scusami Stè! Scusami per averti tirato questo scherzo così crudele! Sono proprio cattiva! ç_ç

 













____________________________________________

NDA

Ehm... Chi conosce questi due, sa bene com'è andata a finire, e quell'appunto che ho scritto sotto alla One Shot, appena l'ho terminata, vi fa capire quanto mi sono sentita tremendamente in colpa verso quel tesoro di ragazzo di Stefano, a cui ho tirato uno scherzo davvero crudele. Immedesimandomi in lui, e in ciò che provava quando era accanto a Simona, e tutte le speranze che coltivava nel cuore, mi sono sentita una sadica spietata quasi come il caro zio George R. R. Martin ç_ç
Detto questo, badilatemi pure, tanto non posso sentirmi peggio di come sto; spero solo di essere riuscita a trasmettere i sentimenti di Stè e quel rapporto non ben definito con la sua Simona.  

Ho iniziato mille bozze di questa OS, e ogni volta mi fermavo perché non ero convinta di ciò che scrivevo. In questi giorni, invece, complice il fatto che sto revisionando Rosso come il Destino, ho deciso di rivedere tutte le mie bozze per capire se potevo ricavarci qualcosa di decente, ed eccoci qui. Spero che il risultato sia stato gradevole.

Grazie infinite alla mia Cicci-Beta, che ha sofferto insieme a me, e ha avuto l'onore di badilarmi per prima, dopo le fustigate che mi sono data da sola. 

E grazie a tutte le sorelle che hanno letto la storia principale e che spero, gradiranno questo breve ritorno con due personaggi che non hanno avuto molto modo di essere mostrati.





Sono una madre crudeleeeeeee!!! ç_ç





 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Deilantha