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Autore: Dzoro    05/07/2013    0 recensioni
Angelo è un ex marine veterano della guerra del golfo. Vive in una città americana, da solo, il suo unico amico è un barista di colore. Angelo è un assassino a pagamento. Questa è la sua storia.
Per fan di Cormac McCarthy, Quentin Tarantino e Garth Ennis.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Angelo Strano'
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Il ronzio della zanzara si fece largo tra i rumori della superstrada. Si appoggiò tra il collo e il seno nudo di Angie. La ragazza sentì il pungiglione infilarsi sotto la pelle. Angie la colpì con uno schiaffo, e si alzò dalle lenzuola di scatto. Aveva del sangue sul palmo della mano, con in mezzo i pezzetti neri della zanzara. Passò una mano sul letto umido di sudore, mentre i suoi occhi si abituavano al sole intenso che già filtrava dalla finestra della camera. Era morta di caldo quella notte, non avrebbe dovuto accendere il forno la sera prima. Eppure ora sentiva la sensazione opprimente del freddo invadergli il petto e la gola. Ritrovò la canottiera sullo sgabello vicino al bancone della cucina, se la infilò, si versò una tazza dalla caffettiera fredda del giorno prima. Sedette così, mezza nuda, davanti alla finestra, fissando la sagoma del bungalow quattro, confusa nella polvere che ricopriva il vetro.

- Cosa ti ha portato qui?- mormorò nella tazza. Sorseggiò il caffè. Quando nella tazza rimase solo un fondo nerastro e pieno di polvere, la mise nel lavandino. Si portò davanti al forno, rimasto aperto dalla sera prima. La sagoma gialla a puntini neri dei biscotti le ridiede il buonumore. Erano una cosa che non poteva non mettere di buon umore, lo erano stati fin da quando era bambina. Il suo sguardo si spostò di nuovo sulla finestra, poi di nuovo sui biscotti. Levò la teglia sulla quale erano appoggiati dal forno, e ne spezzò uno. Morbido dentro, croccante fuori.

- Sei bello.- disse, mentre gli zigomi le si alzavano in un sorriso. Si mise metà biscotto in bocca, e spostò i restanti su un piatto. Lo lasciò sul bancone, mentre scompariva in direzione della doccia.

***

Entrò in reception mezz’ora dopo, e vide la lancetta corta dell’orologio a muro accarezzare l’otto, poco distante da quella dei minuti. La lancetta dei secondi si era rotta, ma si potevano ancora sentire i suoi ticchettii secchi, perpetrati dagli ingranaggi dietro al quadrante nero e i numeri in rilievo bianchi. Ted se ne era andato un ora prima, un motel come quello poteva concedersi il lusso di lasciare la reception vuota per un ora. O forse no.

Dietro ai vetri della finestra vicino all’ingresso, era stata parcheggiata una oldmobile nera. Sul suo cofano era seduto un uomo. Bianco, senza un capello in testa, secco, vestito con un completo grigio. Davanti a lui, si trovava un altro uomo, di spalle, vestito con una tuta da meccanico. Sul cofano si trovava anche una borsa da palestra aperta. L’uomo calvo ci stava frugando dentro. Poi alzò lo sguardo. Angie lo stava guardando negli occhi. Sorrise. Lui non ricambiò, e disse qualche parola all’altro. Da dietro il vetro giunse solo un suono ovattato. L’uomo in tuta aprì la porta, il campanello attaccato al soffitto trillò. Era un asiatico, con la faccia larga e schiacciata, come quella di un qualche animale predatore visto alla televisione, di cui Angie si era dimenticata il nome. Il bianco dei suoi occhi era più che altro di una tinta giallastra, screziata di venuzze rosate, e sembrava dover inghiottire da un momento all’altro due pupille nere e minuscole.

- Buongiorno.-

- Un uomo e una ragazzina.- disse l'asiatico, con una voce metallica, confusa in un forte accento straniero. La sua bocca, quando si aprì, sembrò tagliata con un coltello in mezzo alla faccia. Angie impietrì. Le sue mani appoggiate al bancone si ritrovarono a sostenere tutto il peso del suo corpo.

-No.- disse subito, accorgendosi solo un attimo dopo che le parole dette dall’uomo e la sua risposta non avevano nessuna connessione logica. “No” cosa? No non ci sono? Oppure no, non voglio che succeda? L’asiatico strinse gli occhi in due fessure gialle.

- Un uomo e una ragazzina.- ripeté. Angie non rispose. Se non rispondeva avrebbe guadagnato tempo. Si guardò intorno. Fuori dalla finestra, l’uomo in completo teneva in mano un oggetto nero e lungo. Un tubo di metallo, un calcio di legno bianco. Nell’altra mano teneva dei cilindri color ocra, che faceva scivolare uno a uno nel fucile. Angie sentì il cuore fermarsi.

- Un uomo e una ragazzina. Qui? Dire!- l’asiatico alzò la voce. Gli occhi di Angie guardarono verso il basso. Verso la copertina di cartoncino colorato del registro degli ospiti, appoggiato sotto le sue mani. L’asiatico se ne accorse. Strappò il libro dal bancone, e lo sfogliò rapidamente. Sorrise, fermandosi su di una pagina. Senza dire una parola, uscì dalla stanza con il registro. Parlò al suo amico, altri suoni ovattati oltre il vetro. L’uomo in completo si alzò, ed entrambi presero a muoversi verso il bungalow quattro. Angie era ancora immobile, dietro il bancone. Aspettò che fossero scomparsi dalla sua vista. Il telefono era su un tavolino ai suoi piedi. Vi si gettò sopra, premette l’asterisco e poi il quattro. Dall’altra parte, la cornetta si mise a squillare. Le orecchie di Angie si riempirono del “tuut tuut” smorto, che andava e veniva, mischiandosi al ticchettio dell’orologio a muro.

- Rispondi.- disse, stringendo i denti. Il campanello della porta suonò di nuovo. Angie alzò lo sguardo. L’asiatico era la dietro, e stava venendo verso di lei. In mano teneva una tenaglia da meccanico annerita dalla ruggine. No, non era ruggine.

- Pronto?- si sentì dall’altra parte. L’asiatico si lanciò sul bancone, scavalcandolo.

   
 
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