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Autore: AsfodeloSpirito17662    05/07/2013    18 recensioni
Doveva ubriacarsi. Non c'era altro modo di affrontare quella grigia, grigissima tragedia. Il punch scivolò giù nella gola che una vera bellezza! Forse un po' troppo bene, tant'è che lo stomaco iniziò a bruciargli come avesse inghiottito un fiammifero. Lasciò cadere il bicchiere di plastica vuoto a terra e si appoggiò al muro durante un giramento particolarmente crudele. Era alla maledetta festa della confraternita dei Camelot, Arthur Pendragon era lì da qualche parte a strusciarsi in mezzo alla bolgia ubriaco come una melanzana e lui, che finalmente era riuscito a trovarsi nello stesso posto alla stessa ora e non perché avevano lezione insieme, era vestito da donna!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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EPILOGO


"Aiutooo! C'è nessuno?! Ragazzi?! Ragazzi siete lì?! La porta non si apre più, aiutatemi!"

Lancelot provò nuovamente a smuovere la maniglia della porta del bagno, ma quella sembrava non volerne proprio sapere; si guardò intorno come un topo nella gabbia, cercando qualcosa con cui poter forzare la serratura, ma l'unico elemento utilizzabile erano i suoi indumenti strappati: le mutande giacevano miseramente sopra i pantaloni da cerimonia, quasi a sfidarlo di voler mangiare ancora. Con aria piuttosto sconsolata abbassò gli occhi sulla pancia, punzecchiandola con il dito indice.

Forse avrei dovuto evitare le patatine fritte con ketchup e maionese di ieri sera...


Non poteva staccare il water dal pavimento per lanciarlo contro la porta, né avrebbe potuto fare la stessa cosa con il lavandino. Appoggiò la schiena nuda alla parete liscia del bagno e si lasciò scivolare a terra: Gwen l'avrebbe ucciso quella volta, non c'erano dubbi.

Anzi, lascerà fare tutto a suo padre. Tom non vede l'ora di scuoiarmi vivo, lo sento ogni volta che mi guarda!


Fissò il suo riflesso nello specchio appeso alla parete di fronte: non aveva proprio l'aria di uno che stava per sposarsi, anzi! Per non parlare poi di quegli slip leopardati! Lo facevano un po' sembrare figlio della giungla.

Per l'ennesima volta passò le mani in mezzo ad i capelli scuri e quasi assecondò il desiderio di mettersi a prendere a testate la parete fin quando questa (o lui) non fosse crollata. Avvicinò a sé la scatolina con l'incenso afrodisiaco che Gwaine gli aveva portato e lesse le avvertenze sul retro, tanto per far passare il tempo (perché dovevano venirlo a recuperare, prima o poi, no? Possibilmente prima che Gwen si tramutasse in una macchina omicida umana, bramosa del suo sangue).

Cautela: può indurre notevole libidine.


Si mise a ridere seccamente perché in tutta onestà, non sapeva nemmeno se avrebbe potuto sperimentarla sul serio, quella roba indiana. In silenzio tese di nuovo le orecchie, cercando di percepire un rumore, magari dei passi che si avvicinavano, ma l'unica cosa che riuscì a sentire fu il cinguettio degli uccellini al di là della finestra (finestra sbarrata da grate indistruttibili).

"Lo sapevo. Dovevo aspettarmelo. Sono io lo stupido... quando mai le cose vanno come dovrebbero andare? C'è qualcuno che mi odia lassù, ma appena scopro chi è..."

Si morse la lingua, ingoiando giù una bestemmia mista a minaccia. Aveva perso addirittura la cognizione del tempo, non aveva la più pallida idea di quanto ne fosse passato.

E se la cerimonia stesse per iniziare? E se Gwen mi stesse già aspettando? E se suo padre mi stesse già cercando?


In uno sprazzo di lucida follia, quasi quasi provò gratitudine per quella maniglia che non voleva saperne di aprirsi. Sinceramente Tom lo terrorizzava.

Quando la porta dello spogliatoio si aprì, trattenne di colpo il respiro... fissò quindi quella del bagno, aspettandosi di vederla cedere da un momento all'altro sotto pesanti martellate.


Qualche ora prima...


Sfido chiunque a camminare con tutta la mia disinvoltura su un tacco dodici!


Purtroppo per Morgana, tutta la sua disinvoltura non sarebbe mai bastata a tenere lontana quella piaga umana di suo fratello. Non sapeva come né perché, ma l'argomento tu sapevi tutto e non mi hai mai detto niente era spuntato fuori (di nuovo) a minare il loro meraviglioso legame sanguigno; da quando Arthur (il giorno in cui era stata aggredita), aveva ritrovato nella sua borsa una foto di lei che la ritraeva durante uno dei raduni del club di rievocazioni storiche del quale faceva parte, mentre indossava il diabolico abito verde che aveva prestato a Merlin, questi era diventato un incubo e cercava di renderle la vita un inferno!

Se scopro chi è stato il maledetto che ha ficcato quella foto nella borsa di mio fratello giuro che gli strapperò tutte le sopracciglia!


"E come al solito fai finta di niente" esclamò Arthur con tono punzecchiante, senza permetterle di guadagnare terreno.

"Perché non te la prendi con quella vittima del tuo ragazzo? Lui sapeva tutto, proprio come me. Quindi, come mai lui lo lasci in pace e a me no? Perché non ho gli occhi azzurri, le orecchie a sventola e il petto piatto?"

Arthur continuò a litigare con il polsino della camicia bianca, cercando di nasconderlo dentro la manica della giacca scura da cerimonia.

"Non ti ho perdonata e mai lo farò, perché tu sei stata diecimila volte più subdola di lui e ti vorrei ricordare che in quanto sorella, mi avresti dovuto dire la verità per puro principio. Merlin non è mio fratello!"

Morgana sbuffò una risata e incastrò dietro l'orecchio una ciocca scura, sfuggita all'elaborata acconciatura che le teneva i capelli alzati e il collo libero.

"Me ne sono accorta che non è tuo fratello, visto il modo in cui ieri sera al pub- ma per la miseria!"

La ragazza agguantò il fratello per una spalla, evitando così una brutta caduta; il tacco della scarpa le si era incastrato in una piccola grata che stava lungo il sentiero di ciottoli che Lance aveva egregiamente ideato. Arthur biascicò malamente un non ci posso credere e con aria decisamente scocciata, incrociò le braccia al petto, attendendo che la sorella se la cavasse da sola. Non passò neanche qualche istante che la sua espressione cambiò radicalmente.

Dall'altro lato del parco, venivano andando loro incontro Mordred e Merlin, con i quali avevano appuntamento.


"Chiudi la bocca, Artie, o le rondini ci faranno dentro i loro nidi"

La frecciatina che gli fu gentilmente rifilata da quell'adorabile creatura di sorella, aveva in effetti ragione di esistere; fasciato in un abito scuro e vestito di tutto punto, Emrys era davvero... Merlin era così... beh, era.

Il biondo schiarì la gola e distolse brevemente lo sguardo, cercando di apparire piuttosto vago.

Devo costringerlo più spesso a vestirsi come un essere umano e non da nerd.


"Ehilà" esclamò Morgana, sventolando la mano dopo essere riuscita a liberarsi dalla grata malefica. Quando Mordred le si fermò davanti, si prodigò nel compiere un inchino decisamente cavalleresco.

"Sei uno schianto Banshee. Sicura di voler andare al matrimonio?"

"Sicuro di volerle fare certe proposte davanti a me?"

Mordred studiò l'aria bellicosa di Arthur con il candore e l'innocenza di un angelo.

"Mh... sì, abbastanza" replicò dopo qualche istante, "Perché rendi la situazione ancora più eccitante. Ma senza offesa, Pendragon, sei eccitante finché resti in disparte"

Merlin simulò un colpo di tosse per soffocare una risata e Morgana roteò gli occhi verso il cielo: certe cose non sarebbero mai cambiate!

"Prima che tu riesca, finalmente e con tuo sommo gaudio a farti picchiare di nuovo da mio fratello, accompagnami da Gwen! Scopriamo un po' quant'è che sta in crisi da uno a dieci!"

Senza lasciargli via di scampo o possibilità di scegliere, la ragazza agguantò Mordred per il gomito e iniziò a trascinarselo dietro senza troppe cerimonie (c'è da dire che Duirvir se ne fregò allegramente dell'essere trascinato, l'importante era poterle stare vicino a punzecchiarla tutto il giorno, se poi si finiva a rotolare in qualche bel posto possibilmente appartato).


Dopo lunghi istanti, Merlin piantò le mani sui fianchi e arcuò le sopracciglia, fissando Pendragon Maschio con insistenza.

"Beh?!" sbottò ad un certo punto, "Sto talmente male che non riesci nemmeno a guardarmi?"

Arthur non poté impedire di mettersi a ridere seccamente, sul serio.

Semmai era tutto il contrario.

Sospirando profondamente si voltò verso di lui e stiracchiò le labbra in un sorriso; Merlin lo guardava con quella strana luce negli occhi, quella che con il tempo aveva imparato ad attribuire a un certo sadico divertimento. A quel punto, Arthur capì che Merlin sapeva perfettamente come mai avesse tutte quelle difficoltà, nel guardarlo un secondo di troppo.

Maledetto, rachitico, nerdissimo figlio di...


"E dai, non fare quella faccia!" esclamò Emrys, dando una pacca sulla sua spalla, "Non posso farci niente se certe volte riesci a tirare fuori il mio lato più oscuro e sadico!"

"Che guarda caso, tratta sempre del farmi passare per un babbeo"

"Un asino" lo corresse al volo Merlin, "Si tratta di farti passare per quello che sei. Un asino"

"Merlin..."

Il diretto interessato alzò le mani per aria come in segno d'arresa; quando Arthur lo chiamava con quella intonazione, c'era poco da stare allegri. Giusto per precauzione, visto che le mani le aveva già alzate, le poggiò entrambe dietro al collo, per ripararsi dagli oramai familiari e frequenti scappellotti.

"Okay, se analizziamo attentamente la situazione si evince che in un certo qual modo potrei risultare anche più asino di te, poiché nonostante tutta la tua asinaggine e la tua indole tirannica io, di mia spontanea volontà e in pieno possesso di tutte le facoltà mentali che mi sono rimaste -e dopo tutti gli scappellotti che mi hai dato ti assicuro che sono davvero poche-, insisto nel ricercare in modo masochistico la tua compagnia tutti i giorni del creato ventiquattro ore su ventiquattro. Ti piace questa versione?"

Con l'aria di uno che era profondamente turbato e confuso da qualcosa, Arthur adocchiò l'orologio da polso per controllare l'ora.

"Che strano..." biascicò qualche secondo dopo, "Di solito ti piace rincoglionire la gente di chiacchiere solo al mattino presto. Ti ho spaventato così tanto?"

Merlin si strinse nelle spalle con aria piuttosto vaga, ancora con le mani dietro il collo.

"Un pochettino"

Afferrandolo per il bavero della giacca, Arthur se lo trascinò addosso per stampargli un bacio sulle labbra.

"Meglio così" sussurrò di rimando, riversando le parole direttamente sulla sua bocca, "Almeno non rischiamo che ti dimentichi chi è che comanda"

Merlin piegò le labbra in un sorrisetto un po' obliquo.

"Sì... e poi ti svegli dal sogno tutto sudato"

Dopo un altro bacio a stampo, il moro lo allontanò con una spinta.

"Diamoci da fare Pendragon, la giornata è ancora lunga e non vorrei che nel mentre Lancelot sia rimasto ucciso nel tentativo di fare il nodo alla cravatta"

Poi Gwen chi la sente, piangere giorno e notte!

Senza trattenere le risate, entrambi si avviarono verso la Chiesa, dove gli sposi erano impegnati a cambiarsi d'abito, ognuno nel proprio spogliatoio.


*


"Oddio soffoco! Oddio muoio! Oddio Gwaine, fa' qualcosa!"

Stravaccato su una sedia, la mano immersa in un sacchetto di noccioline, Gwaine stava gustandosi non lo snack, bensì una scena molto particolare: lo sposo, Lancelot Lake, che cercava di entrare nei suoi stessi pantaloni con scarsi risultati. Alla penosa richiesta di aiuto appena ricevuta, Gwaine poggiò le nocciole su un tavolinetto vicino e iniziò a ripulire le dita dal sale, leccandole una alla volta.

Alla sua mancata risposta verbale, Lancelot voltò la testa verso di lui e ciò che vide infondo agli occhi scuri dell'amico, non gli piacque per niente.

"Non avrai mica intenzione di mettermi le mani addosso con le dita piene della tua bava!"

Gwaine procrastinò il suo religioso silenzio sino a data da destinarsi e stiracchiò le labbra in un sorriso un po' ruffiano: fosse stato un gatto avrebbe leccato anche i baffi! Nel momento in cui con un movimento fluido si alzò dalla sedia, Lancelot arretrò per puro istinto di sopravvivenza (fu un riflesso incondizionato, davvero). Gwaine continuò a sorridere con sorprendente serenità, come se in quelle noccioline avesse trovato una specie di nirvana divino e molto cautamente, passo dopo passo, fece per avvicinarsi a Lancelot. Lo sposo iniziò a provare un sincero disagio, tant'è che prese a guardarsi intorno come alla ricerca di una via di fuga, maledicendosi pesantemente per aver richiesto l'intervento ultraterreno di quell'energumeno; Gwaine sistemò in tranquillità il suo papillon giallo con i pallini arancioni e ravvivò i capelli, proprio con la stessa mano sbavata che a Lancelot sembrava già di vedersi addosso.

"Gwaine lascia perdere, faccio... faccio da solo, davvero..." biascicò, continuando ad arretrare sino a quando non si ritrovò con le spalle al muro; a quel punto, Lake seppe di essere in trappola e dal modo in cui il sorriso di Gwaine si fece più sghembo, capì che anche lui lo sapeva.

"NOOO!" gridò lo sposo disgraziato, nello stesso momento in cui l'amico gli fu saltato addosso, prima di afferrarlo per i pantaloni.

"Non opporre resistenza Lance, non opporla!"

Gwaine strinse la presa tra i passanti dei pantaloni e per cercare di tirarli bene verso l'alto, iniziò a saltellare; strabuzzando gli occhi fuori dalle orbite, per evitare che quell'esaltato, pazzo furioso di Gwaine gli tranciasse gli attributi di netto, Lancelot iniziò a saltare insieme a lui, in una perfetta ed armoniosa sincronia.

"GWAINE! Mi. Stai. Segando. L'uccel-"

"Non. Parlare. Risparmia. Il fiato. Per. Saltare!"

"Hai. Preso. Anche. Le. Mutande!"

"SsSsHhH!"


Fu così che li trovarono Merlin ed Arthur, quando aprirono la porta dello spogliatoio della Chiesa. La mascella di Emrys rischiò di sfiorare il pavimento e Pendragon Maschio si limitò a voltare le spalle a quella scena pietosa, con tutta l'intenzione di andarsene (o almeno, fu quello che tentò di fare). Le intenzioni di Arthur infatti, furono letteralmente stroncate da un sonoro, inquietante, orrido strap, che fu in grado di gelare il sangue di tutti. Il cuore di Lancelot saltò anche un paio di battiti, il che rischiò per l'ennesima volta di farlo morire in un modo che aveva davvero dell'assurdo.

Arthur si girò con lentezza verso lo sposo, abbassando gli occhi sui pantaloni che Gwaine stava ancora stringendo; quando quella montagna umana si decise a mollare la presa da boa constrictor, i pantaloni caddero mollemente a terra... seguiti senza tanti fronzoli anche dalle mutande di Lake. Merlin allargò gli occhi, restando letteralmente paralizzato dalla tragedia che stava avendo luogo.

Gli... gli ha strappato pure le mutande! Ma Gwaine, per la miseria!


Ripresosi piuttosto velocemente dallo shock, Lancelot afferrò i lembi della camicia e cercò di tirarli verso il basso quanto più possibile, almeno per celare alla vista di tutti gli attributi di famiglia; nel silenzio generale e pesante come un mattone nel quale l'intero spogliatoio era calato, Gwaine emise un basso fischio di constatazione.

"Gwaine, io ti ammazzo" esordì ad un certo punto lo sposo, in quello che parve un ringhio incazzato, "No, sul serio, ti ammazzo!"

Il diretto interessato alzò le mani per aria come in segno di resa e si stampò sulla faccia da schiaffi un sorriso affascinante.

"Non ricorriamo a soluzioni di cui tutti ci potremmo pentire un giorno o l'altro, d'accordo? Non vedo dove stia il problema: adesso con Pendragon Maschio e con Frate Emrys te ne andiamo a comprare un paio nuove! Devi stare calmo Lake bello, non puoi mica farti saltare qualche coronaria proprio oggi, giusto ragazzi?"

Furono tirati in causa un Merlin ed un Arthur decisamente un po' spaesati; boccheggiarono come due babbei per brevi secondi e iniziarono ad annuire a rotta di collo, inframmezzando il movimento della testa con dei "Certo", "Ma sicuro", "Sta' tranquillo Lance", "Ci pensiamo noi", "Non preoccuparti", "Un gioco da ragazzi".


Lo sguardo morente che Lake lanciò loro, lasciò intendere perfettamente quali fossero le sue considerazioni al riguardo.

Voglio morire. Qual è il significato della vita? Perché siamo venuti al mondo? Chi sono io? Che senso ha tutto questo?


Gwaine, che era sempre stato il positivo nonché la motrice dell'intera confraternita Camelot, prese a braccetto prima Arthur e poi Merlin, superandoli entrambi in altezza di almeno dieci centimetri buoni; Emrys alzò lo sguardo su di lui e lo adocchiò come se stesse per vomitare dall'ansia.

"Puoi fidarti di noi Lancy, ti porteremo anche un completo nuovo fiammante! Nel senso, non è che gli daremo fuoco prima di dartelo... E neanche quando lo indosserai, questo è chiaro! Voglio dire che sarà nuovo di zecca, puoi giurarci!"

O che sarà pieno, di zecche! C'è quel bazar indiano in Firth Street che ha qualche problema di infestazione, ma la roba costa poco e dura almeno un giorno intero!


"Lance, perché non..." Arthur gesticolò in modo piuttosto vago, indicando il bagno poco distante, "Perché non togli anche la giacca e la camicia e resti lì dentro? Nel caso in cui qualcuno dovesse entrare nello spogliatoio almeno non ti vedrà, ecco... così..." terminò, arcuando le sopracciglia con eloquenza. Lo sposo annuì con aria mesta ed indietreggiò fino al bagno, senza mai dare loro le spalle e di conseguenza, evitandogli la panoramica delle sue natiche bianco latte. Quando chiuse la porta, riparandosi così dalla vista del mondo intero, Gwaine schioccò allegramente la lingua contro il palato.


"Andiamo, miei prodi! Verso la vittoria!"


Non fecero in tempo a lasciare la stanza che la voce pigolante di Lance li richiamò all'ordine.

"Che cosa dici?" domandò Gwaine, corrugando la fronte, "Parla più forte!"

"Ho detto: qualcuno di voi può restare? Non lasciatemi solo!" la sua voce giunse soffocata dall'interno del bagno. A quel punto, Merlin si accostò al suo ragazzo e lo inchiodò con uno sguardo da chi sapeva già cosa sarebbe accaduto.

"Arthur pensaci, ha ragione. Non possiamo lasciarlo solo, non in questo stato. E se poi si ammazza? L'hai visto anche tu quante volte ha rischiato di uccidersi per un motivo o per l'altro. Dovresti restare"

"Perché non lo proponi a me, di rimanere?" si intromise Gwaine, con la faccia a forma di punto interrogativo; Merlin alzò gli occhi su di lui e l'occhiata scettica che gli riservò, sembrò parlare da sola.

"Tu spingi la gente al suicidio Gwaine. Certo, lo fai in un buona fede, ma ciò non toglie il fatto che è così. Non sei molto bravo a consolare le persone"

Quello spalancò gli occhi con genuina indignazione: "Merlo giulivo, stavolta sei proprio fuori strada! Io sono un asso, nel consolare la gente! Dico, ma mi hai visto?"

Pure troppo bene, pensò il moro, mordendo il labbro inferiore senza aggiungere altro. Ci pensò Arthur a risolvere la situazione.


"Gwaine, poniamo il caso che io sia Lancelot. Cosa mi diresti per tirarmi su di morale?" mormorò, nell'esatto momento in cui la voce di Lake chiedeva ragazzi? Siete ancora lì?

La montagna umana focalizzò l'attenzione su Pendragon Maschio e rimuginò qualche lungo istante, prima di abbattergli pesantemente una mano sulla spalla; Arthur riuscì a non vacillare nemmeno un po', ma dovette far uso di tutto il suo autocontrollo per non rifilargli una testata in mezzo alla fronte.

"Lance, amico mio. Supereremo questo momento insieme! Non ti piacerebbe sposarti nudo? Voglio dire, pensaci!" a quel punto i suoi occhi iniziarono a brillare di gioia selvaggia, "Faremo spogliare tutti gli invitati e pure il prete! Saremo tutti nudi davanti a Dio! Tu sarai come Adamo e Gwen sarà spero meno baldracca di Eva, ma l'analogia è eccezionale! Facciamolo!"

Furono necessarie oltre le braccia di Arthur anche quelle di Merlin, per fermare il carro armato Gwaine dallo sfondare la porta del bagno, impedendogli così di portare a compimento i suoi insani propositi; il ragazzone fu letteralmente trascinato a distanza di sicurezza e riempito di scappellotti da entrambi.

"Non voglio sentire altro" proruppe Merlin, rosso in viso e con gli occhi lucidi di follia, "Tu verrai con me Gwaine e andremo a cercare questo benedetto completo!"

"E le mutande" aggiunse Gwaine.

"E le mutande!" confermò Emrys, prima di puntare Arthur con risolutezza; "Tu resta qui ed evita qualsiasi cosa che possa condurre Gwen ad una lunga vita di depressione. Ci siamo intesi?"


Quando l'aria fredda invernale colpì il suo volto, Merlin sentì di poter risolvere la questione senza troppe difficoltà; seguito da Gwaine, scese la scalinata della chiesa e strinse la sciarpa attorno al collo, con la mente improvvisamente più libera. Una parte di lui si sentiva direttamente coinvolta in quel problema, perché Lance era il futuro sposo della sua migliore amica ed in qualità di migliore amico, aveva il dovere morale di prendere iniziativa e trovare una soluzione.

Ciò con cui Merlin non aveva fatto i conti però, era l'ansia che in occasioni del genere soleva divorare la povera Gwen (aveva sempre retto lo stress piuttosto stoicamente, ma i momenti di defiance colpivano anche lei); quando fu richiamato dalla voce di Morgana, oramai già in procinto di attraversare le strisce pedonali, in fondo sapeva che avrebbe dovuto aspettarselo. La ragazza scese la gradinata con abilità consumata, nonostante i tacchi vertiginosi e alzò un braccio verso di lui.

"Emrys, aspetta!"

"Che succede?" le domandò, quando Morgana l'ebbe raggiunto; Gwaine la sottopose ad una radiografia completa e le fischiò con devota ammirazione.

"Smettila di guardare la scollatura, la mia faccia è più su" lo rimbeccò immediatamente la ragazza, facendolo ridere per niente a disagio. Gwaine era proprio un tipo senza vergogna, c'era poco da fare.

"Emrys, devi venire assolutamente, Gwen sta iperventilando e non so più che cosa fare! Sarà un disastro se non cercherai di calmarla!"

Morgana lo agguantò per un gomito, ma Merlin puntò i piedi a terra, cercando di elaborare velocemente una soluzione; i suoi occhi azzurri si spostarono subito verso Gwaine che, con le mani mollemente infilate nelle tasche dei pantaloni grigio fumo, lo guardava con un sorriso mite.

"So cosa stai pensando" esordì quello, ammiccando con le sopracciglia, "Ma temo dovrai fidarti di me Merlo bello. Gwen ha bisogno del suo amichetto, non la vorrai mica lasciare da sola nel giorno più importante della sua vita..."

Il radar fiuta guai di Morgana ci mise davvero due secondi ad attivarsi e fu per questo che lasciò altalenare lo sguardo dall'uno all'altro, cercando di capire che diavolo stesse succedendo; Merlin non poteva davvero rischiare che ci si mettesse anche Pendragon Femmina a peggiorare la situazione, con le sue previsioni nefaste di morte e distruzione e di conseguenza si costrinse a malincuore a lasciare la presa.

"D'accordo" dichiarò con un sospiro pesante, ma il cuore che batteva forte per l'agitazione, "Ci vediamo dopo allora... Mi raccomando, Gwaine"

"Aye, capitano!" esclamò quello, destreggiandosi in un saluto militare ed una strizzata d'occhio; dopo che se ne fu andato, il moro si incamminò assieme a Morgana verso lo spogliatoio della sposa.

"L'hai capito oramai, Emrys, che è inutile tenermi all'oscuro di qualcosa, vero?" se ne uscì quella con tono deliziosamente colloquiale, "Tanto vengo a sapere sempre tutto, prima o poi"

"E chi non l'ha capito, Morgana?"

L'arrendevole esasperazione di Merlin la fece sorridere con una punta di divertimento.

"Devo chiedertelo?"

"Provaci"

"C'è qualcosa che dovrei sapere?"

"No Morgana, va tutto a meraviglia, sul serio"

"Lo vedremo" concluse lei, prima di varcare la soglia della Chiesa; Merlin sperò ardentemente che la sua menzogna potesse tramutarsi in realtà e visto il luogo in cui si trovava, ne approfittò per abbozzare una preghierina volante.

Signore, lo so che dall'inizio dell'anno scolastico ti ho promesso un sacco di cose e ti ho dato addirittura del gay. Se non per me, fallo per Gwen, va bene?


*


Oh, eccolo qui, esattamente proprio dove ricordavo che fosse!

Con un sorriso soddisfatto di sé, Gwaine entrò nel bazar indiano in Firth Street e subito dopo, un odore forte di incenso invase i suoi sensi; dietro il bancone c'era un tizio dalla pelle mulatta, con dei baffi perfettamente lucidi e neri e dei piccoli occhi scuri, un po' liquidi. L'uomo gli diede il benvenuto con un sorriso ed un forte accento indiano, proponendosi subito per offrire il suo aiuto.

"Cercavo delle mutande" rispose Gwaine, ovviamente approfittando della disponibilità del commesso, "Da uomo, si intende"

Quello non mostrò il minimo segno di sorpresa e uscendo agevolmente dal retro del bancone, gli fece cenno di seguirlo; superarono alcune cianfrusaglie dalla dubbia natura, degli espositori di oggettistica a tema erotico e si fermarono accanto ad un grande box contenente un mucchio di indumenti. Il commesso indiano iniziò a rovistare con sicurezza in mezzo a quel groviglio colorato di panni e ci vollero un paio di minuti, prima che Gwaine potesse vederlo estrarre tre differenti paia di mutande; il ragazzo corrugò la fronte e osservò i differenti tipi di intimo che l'indiano gli aveva piazzato sotto al naso, con un silenzio davvero molto significativo.

"Hai solo questi?" domandò poco dopo, allungando una mano per toccare il tessuto di ognuno.

L'indiano sorrise mostrando una dentatura irregolare e annuì piuttosto allegramente.

"Prendo questo allora!" esclamò Gwaine, ricambiando il suo sorriso con uno addirittura più luminoso.

Adesso non mi resta che trovare il completo e il gioco è fatto! Non capisco perché la gente si ostini a non avere fiducia in me!


*


"GWAINE!"

A quel punto della tragedia, Arthur non credeva che avrebbe potuto impedire il suicidio di Lance per altro tempo ancora; il biondo passò una mano in mezzo ai capelli e gesticolò furiosamente.

"Dove diavolo è Merlin?!"

Doveva impedire che accadesse una cosa simile, maledizione!

Gwaine, con le mani piantate sui fianchi ed un'espressione ammirata, guardava Lancelot piangere rannicchiato in un angolo.

"Non lo so, Pendragon Femmina l'ha trascinato da Gwen, ha detto che stava iperventilando"

A quell'informazione Lance si girò verso di lui con occhi da cerbiatto.

"Sono morto" biascicò preso da un delirio folle e senza senso, allontanandosi dalla visione oscena di sé che lo specchio gli restituiva, "Questa volta sono morto sul serio!"

"No, no, fermi un momento, manteniamo la calma!" sbottò Arthur, alzando le mani in aria per riportare l'ordine; "Lance, quelle... cose... non sono un problema insormontabile"

Tutti gli occupanti dello spogliatoio adocchiarono il perizoma leopardato che Gwaine aveva comprato per lui, spacciandolo per una mutanda tendenzialmente anonima; praticamente nudo come un verme, con solo quello addosso, Lake avrebbe potuto benissimo interpretare una versione moderna di Tarzan. Mostrando di avere un tempismo decisamente pessimo, Gwaine si mise a ridere senza freno, voltando la schiena a quello spettacolo celestiale per una sorta di contorto rispetto che secondo lui avrebbe mostrato nei riguardi del malaugurato sposo. Arthur si coprì drammaticamente la faccia con una mano, per il semplice motivo che nascondere il modo in cui le sue labbra stavano cercando di arricciarsi ogni tre per due, era una questione di vita o di morte (quella di Lancelot, chiaramente). Lake si strofinò la testa con entrambe le mani, sparando i capelli scuri da tutte le parti e ringhiò frustrato.

"Dov'è il maledetto completo?!" esordì, volendo coprire al più presto quell'oscenità che aveva attorno agli attributi. Per tutta risposta, Gwaine gli lanciò una scatolina tutta colorata, che il ragazzo afferrò al volo.

"Che roba è?" domandò con profonda insofferenza, cercando di leggere che diavolo ci fosse scritto. Arthur gli si avvicinò per guardare a sua volta.

"Incenso afrodisiaco" rispose Gwaine, tutto elettrizzato, "Me l'hanno dato in regalo al bazar insieme alle mutande. Sai, ho detto al tipo che stavi per sposarti e allora..." ammiccò con aria complice, piazzandogli fastidiosamente il gomito in un fianco.

"Gwaine. Dov'è il mio completo?" chiese nuovamente Lancelot, che non era proprio in vena di mostrarsi complice alle sue idiozie, al contrario di come avrebbe fatto in una situazione normale. Il ragazzone schiarì al gola e scrollò le spalle con leggerezza.

"Non ne avevano. Ho cercato altri negozi aperti ma ehi: è domenica per tutti"

Lake chiuse gli occhi lentamente, stringendo il pugno attorno alla scatolina di incenso afrodisiaco: aveva l'aria di qualcuno che finalmente era pronto per il patibolo.

E' un incubo. Tutta la mia vita è un lungo, profondo, nefasto, nero incubo. Sono il protagonista di Final Destination e non me ne sono mai accorto.


"Lance, chiuditi dentro il bagno. A chiave, stavolta. Non possiamo rischiare che qualcuno ti veda seriamente in queste condizioni"

Arthur recuperò la sua giacca da una sedia e la infilò.

"Gwaine, tu adesso vieni con me. Troveremo un maledetto negozio aperto e lo faremo alla velocità della luce, d'accordo?"

Lancelot piegò le labbra da un lato e guardò entrambi con aria sconsolata: non aveva mai creduto nei miracoli.

"A parte trincerarti nel bagno, ciò che dovrai fare è restare in vita, possibilmente illeso, fino al mio ritorno. Pensi di potercela fare?"

Arthur guardò lo sposo negli occhi, cercando di strappargli una promessa seria; quando la situazione si faceva critica, per natura tendeva a prendere in mano le redini della faccenda e a muoversi secondo una strategia precisa.

Che al momento, è quella meno disperata di tutte. Ce la possiamo fare!


Lancelot sospirò e con il passo pesante come quello di un macigno, si diresse tutto mesto e depresso verso il bagno.

"Non tenterò di ficcare la testa nel water e tirare allo stesso tempo lo sciacquone per morire annegato, lo giuro" biascicò senza troppa convinzione, prima di chiudersi la porta alle spalle e far scattare la serratura. Nonostante tutte le sue disgrazie, le cose andate storte e gli imprevisti, nessuno gli avrebbe mai tolto la voglia che aveva di sposare Gwen: era lei l'unica persona che ancora gli impediva di mettersi a gridare come un ossesso e prendere a testate tutte le superfici orizzontali e verticali che incrociavano il suo cammino.

Ritenendosi sufficientemente soddisfatto da quello pseudo giuramento, Arthur trascinò Gwaine con sé: avevano una missione e che fosse stato dannato, se non l'avesse portata a termine!


*


"Non te ne puoi andare"

"Gwen, cerca di capire, devo anche-"

"Ho detto che non puoi!"

"Per la miseria, non sto partendo per l'Iraq!"

"Non osare uscire da quella porta Merlin Balinor Emrys!"

"Gwen, ricordi l'esercizio che abbiamo fatto fino ad ora? Respira nel sacchetto"

E non chiamarmi mai più Merlin Balinor Emrys. E' raccapricciante.


La ragazza avvicinò alla bocca l'involucro di plastica per il mantenimento dei cibi e iniziò ad usarlo come una maschera d'ossigeno. Merlin diresse per qualche istante l'andamento dell'inspirazione e dell'espirazione, almeno sino a quando non vide tornare una certa lucidità negli occhi scuri dell'amica.

"Va meglio, non è vero?"

Gwen lasciò ricadere pesantemente la mano sul grembo e chiuse gli occhi.

"Sì, un po'" sussurrò con cautela, come a voler trattenere quel precario stato di calma che aveva faticosamente raggiunto. Merlin pensò che fosse veramente splendida, con i capelli raccolti dietro la testa, ornati da alcune perle e quel vestito bianco e poco decorato, dal taglio imperiale. Si avvicinò a lei con un sorriso incoraggiante e le poggiò le mani sulle spalle, abbassando la schiena in avanti per eguagliare la sua altezza.

"Devi fidarti di me. Tu sei bellissima e andrà tutto bene. E' per questo che devi lasciarmi andare da Lance a controllare. E' il tuo giorno e sono tuo amico... è così strano che cerchi di accertarmi di persona che fili tutto nel modo giusto? E' quello che voglio per te e so che faresti lo stesso al posto mio"

La ragazza sospirò profondamente e si decise a regalargli un piccolo sorriso; alzò la mano e con affetto accarezzò la guancia liscia di Merlin.

"Sono contenta che tu ci sia"

Gwen non aveva mai confessato a nessuno di essere stata lei a nascondere la foto di Morgana all'interno della borsa di Arthur; se avesse saputo che Pendragon Maschio avrebbe baciato Merlin prima ancora di scoprire chi fosse, probabilmente non le sarebbe venuto in mente di farlo. Ma le cose erano andate comunque bene, in barba a ciò che Merlin le aveva sempre detto riguardo la sua fissa per le romanticherie.

Il moro le diede un buffetto sulla guancia e si allontanò.

"Sai cosa?" esordì ad un certo punto Morgana, che era rimasta in disparte ad osservare la scena con il cuore traboccante di commozione (si vuol essere sarcastici, chiaramente); "Fatti accompagnare da Mordred, Emrys. E' qui fuori a bighellonare, almeno lo distrai un po'"

Merlin si girò verso di lei e la guardò con un'espressione piuttosto chiara: vuoi veramente che io ci creda?

Sapeva benissimo per quale motivo Morgana intendesse incollargli Mordred alle calcagna; la ragazza era convinta che Merlin le stesse nascondendo qualcosa e per scoprire di cosa si trattava, quale miglior metodo che sguinzagliare il suo più fedele segugio?

Senza contare che Mordred sembra ricavarne un divertimento decisamente sadico e sottile dal fare il piccolo esploratore per Morgana.


Non ebbe nemmeno il tempo di rifiutare, perché Gwen la trovò davvero un'ottima idea. A quel punto, Pendragon Femmina ci mise davvero due secondi ad aprire la porta dello spogliatoio e ad istruire a dovere il suo valletto; Mordred ammorbidì le labbra in un sorriso lezioso e infilò le mani nelle tasche del completo nero. Dopo aver ricevuto il messaggio, adocchiò Merlin oltre le spalle della sua donzella e arcuò le sopracciglia.

"Vieni Emrys, andiamo a vedere come se la sta cavando Lake" esclamò pacificamente, in perfetto agio nel ruolo di quello che veniva sfruttato senza nessun riguardo da Morgana. Certe volte Merlin pensava che Duirvir sarebbe stato addirittura disposto a correre nudo per strada, se fosse stata lei a chiederglielo. D'altro canto, aveva l'incredibile capacità di domare la ragazza pur trovandosi nella condizione di essere domato da lei.

Merlin grattò la base del collo con le idee piuttosto confuse e si mosse come un automa verso l'uscita dello spogliatoio; l'occhiata diabolicamente sagace che gli rifilò Morgana, lo costrinse a raggrumare le labbra e ad ingoiare il sapore della sconfitta.

E ancora una volta, in un modo o nell'altro, siamo tutti costretti a fare come vuole lei. Mefistofelica sul serio, per la miseria.


"Ti dà i brividi, non è vero?" commentò Mordred, una volta che entrambi si furono avviati lungo il corridoio. Merlin corrugò la fronte, cercando di collegare il senso della domanda a qualcosa di specifico.

"Chi, Morgana?" domandò, ripensando al modo in cui era stato guardato; "Devo ammettere che certe volte mi spaventa..."

Mordred arricciò l'angolo delle labbra in un sorrisetto piuttosto sghembo e provocante.

"Io lo trovo eccitante" confessò, con qualcosa di folle che gli luccicava in fondo agli occhi acquamarina. Merlin sbatté le palpebre con aria interdetta, ma preferì evitare di commentare.

Ecco perché stanno bene insieme. Sono entrambi terrificanti, chi in un modo, chi nell'altro.

Come si potessero trovare eccitanti le occhiatacce gelide di Morgana, sarebbe rimasto sempre un mistero per lui.


*


Tutto l'ottimismo che Arthur era riuscito ad accumulare prima di lasciare lo spogliatoio dello sposo, finì presto giù nelle fogne. Ovunque guardasse, ovunque si girasse, non riusciva a vedere altro che saracinesche tirate giù fino alla morte. A parte il bazar indiano che aveva trovato Gwaine, l'unica attività aperta che erano riusciti a scovare si trovava giusto dietro la Chiesa ed era una maledetta pizzeria. Arthur era entrato, aveva adocchiato la divisa del pizzaiolo e poi aveva concluso che per Lance non poteva andare bene. Guardò l'orologio da polso e sperò che l'amico avesse mantenuto la promessa di restare vivo e illeso fino al suo ritorno. Poco dietro di lui Gwaine, accovacciato vicino al marciapiede, cercava di avvicinare i piccioni fingendo di avere del cibo nel palmo della mano.

Non ce la faremo mai. Siamo perduti!


Francamente non era mai stata nell'indole di Arthur cedere allo sconforto, ma quando non riusciva a vedere più soluzioni praticabili all'orizzonte, per i primi dieci minuti si chiudeva in lugubri silenzi che per natura ricordavano un po' le tetre previsioni di Morgana; l'unica differenza stava che la sorella pensava ad alta voce. Vedendolo in uno stato di gelido panico, Gwaine decise di alzarsi in piedi e sgranchire le gambe; agitò il piede a casaccio per allontanare i piccioni e dondolandosi sulle punte, passo dopo passo si accostò al biondo. Il moro unì le labbra in una linea sottile e si guardò intorno come stesse valutando qualcosa di importante.


"Arthur" esclamò, il tono di voce greve e serio a tal punto da indurre il diretto interessato a voltarsi lentamente verso di lui. Gwaine lo guardò negli occhi per lunghi istanti, inspirando seccamente. Le sue mani si ancorarono sui fianchi, scostando la giacca dal corpo e ad un certo punto, si lasciò andare in un cenno di assenso; Arthur corrugò la fronte, cercando di capire cosa diavolo gli stesse passando per la testa.

"Spogliati" ordinò Gwaine, con tono perentorio e l'aria di chi, davvero, non avrebbe mai voluto arrivare a quella soluzione così estrema. Il biondo sgranò gli occhi e restò congelato sul posto.

"Scusa?"

L'altro tornò a mostrare un cenno di assenso, neanche stesse parlando con qualcuno impegnato a spiegargli come sarebbero andate le cose per filo e per segno.

"Arthur, spogliati. A Lance i tuoi vestiti andranno benissimo"

"Sì certo. Ed io? Vado in giro nudo?"

Gwaine non era mai stato tipo da lunghe conversazioni. Invece di annuire conciliante, cominciò a scuotere la testa, gli occhi che praticamente dicevano mi dispiace.

Perché gli dispiace? pensò Arthur, qualche istante prima di ritrovarsi le mani di Gwaine incollate addosso, nel tentativo di denudarlo in mezzo alla strada. Entrambi cominciarono ad urlare come pazzi ossessi, facendo un casino della miseria e ad un certo punto, da una casa lì vicino, una vecchietta aprì la finestra brandendo il telecomando.

"Andate a giocare da un'altra parte, ragazzacci, qui ci sono persone che cercando di guardare la tv!" gracchiò acidamente, prima di sbattere le ante, lasciando oscillare la tenda di pizzo.

Inutile dire che nessuno dei due ascoltò una singola parola! Arthur era troppo impegnato a non lasciare che i suoi pantaloni venissero sbottonati e Gwaine lo era nel fare tutto il contrario. Finirono per rotolarsi in un'aiuola alle loro spalle e soltanto il forte suono di grida e di motti cantati a gran voce, riuscirono a distrarli dalla loro zuffa. Le teste di entrambi sbucarono oltre il cespuglio nel quale erano affondati, i capelli pieni di rametti e di foglie.

"Ma che cos'è?" domandò il biondo, dimenticando momentaneamente di avere la giacca slacciata e la cravatta di traverso; Gwaine socchiuse le palpebre sugli occhi e fece spuntare dal cespuglio anche un braccio, indicando un folto numero di persone infondo alla strada. Pendragon Maschio seguì con lo sguardo la direzione del suo indice, ma tutto ciò che avrebbe voluto dire gli morì in gola non appena il numeroso gruppo ebbe accorciato le distanze.

"Ma..." provò a dire Arthur, la voce strozzata, "Ma sono nudi?!"

Gwaine si alzò in piedi, adocchiando alcuni cartelli formato gigante che un paio di persone brandivano con le braccia per aria: No alla pudicizia della Chiesa! diceva il primo, Adamo ed Eva erano nudi!, diceva il secondo.

"Credo si tratti di una manifestazione" biascicò allora Gwaine, mentre una strana idea iniziava a ronzargli nella testa. Fece lungamente altalenare lo sguardo dal gruppo di nudisti ad Arthur, ancora incastrato in mezzo al cespuglio. Ripeté il movimento talmente tante volte che al biondo fu impossibile non capire che cosa l'altro intendesse fare; si alzò in piedi di scatto e piazzò le mani davanti a sé, per tenerlo alla larga.

"Non ci pensare nemmeno!" esclamò, con una sorta di muto terrore negli occhi azzurri, "Non mi mimetizzerò tra i nudisti per permettere a Lance di indossare il mio completo!"

Gwaine sogghignò.


Neanche cinque minuti dopo, viola in faccia come non lo era mai stato, Arthur si infiltrò tra le file di nudisti tenendo la testa bassa.

"Ehi tu, giovanotto" lo apostrofò un vecchietto con gli occhiali che erano il fondo di una bottiglia, "Che diavolo aspetti a togliere quelle mutande? Facciamo parte della stessa squadra, no?"

Incassando la testa nelle spalle, Arthur lo superò e pregò che la giornata potesse finire abbastanza presto.

Che cosa non si fa per amicizia. Lance sarà in debito con me per il resto della sua stupida ed inutile vita.


*


"Aiutooo! C'è nessuno?! Ragazzi?! Ragazzi siete lì?! La porta non si apre più, aiutatemi!"

Lancelot provò nuovamente a smuovere la maniglia della porta del bagno, ma quella sembrava non volerne proprio sapere; si guardò intorno come un topo nella gabbia, cercando qualcosa con cui poter forzare la serratura, ma l'unico elemento utilizzabile erano i suoi indumenti strappati: le mutande giacevano miseramente sopra i pantaloni da cerimonia, quasi a sfidarlo di voler mangiare ancora. Con aria piuttosto sconsolata abbassò gli occhi sulla pancia, punzecchiandola con il dito indice.

Forse avrei dovuto evitare le patatine fritte con ketchup e maionese, ieri sera...


Non poteva staccare il water dal pavimento per lanciarlo contro la porta, né avrebbe potuto fare la stessa cosa con il lavandino. Appoggiò la schiena nuda alla parete liscia del bagno e si lasciò scivolare a terra: Gwen l'avrebbe ucciso quella volta, non c'erano dubbi.

Anzi, lascerà fare tutto a suo padre. Tom non vede l'ora di scuoiarmi vivo, lo sento ogni volta che mi guarda!


Per l'ennesima volta passò le mani in mezzo ad i capelli scuri e quasi assecondò il desiderio di mettersi a prendere a testate la parete fin quando questa (o lui) non fosse crollata. Avvicinò a sé la scatolina con l'incenso afrodisiaco che Gwaine gli aveva portato e lesse le avvertenze sul retro, tanto per far passare il tempo (perché dovevano venirlo a recuperare, prima o poi, no? Possibilmente prima che Gwen si tramutasse in una macchina omicida umana, bramosa del suo sangue).

Cautela: può indurre notevole libidine.


Si mise a ridere seccamente perché in tutta onestà, non sapeva nemmeno se avrebbe potuto sperimentarla sul serio, quella roba indiana. In silenzio tese di nuovo le orecchie, cercando di percepire un rumore, magari dei passi che si avvicinavano, ma l'unica cosa che riuscì a sentire fu il cinguettio degli uccellini al di là della finestra (finestra sbarrata da grate indistruttibili).

"Lo sapevo. Dovevo aspettarmelo. Sono io lo stupido... quando mai le cose vanno come dovrebbero andare? C'è qualcuno che mi odia lassù, ma appena scopro chi è..."

Si morse la lingua, ingoiando giù una bestemmia mista a minaccia. Aveva perso addirittura la cognizione del tempo, non aveva la più pallida idea di quanto ne fosse passato.

E se la cerimonia stesse per iniziare? E se Gwen mi stesse già aspettando? E se suo padre mi stesse già cercando?


In uno sprazzo di lucida follia, quasi quasi provò gratitudine per quella maniglia che non voleva saperne di aprirsi. Sinceramente Tom lo terrorizzava.

Quando la porta dello spogliatoio si aprì, trattenne di colpo il respiro... fissò quindi quella del bagno, aspettandosi di vederla cedere da un momento all'altro sotto pesanti martellate.


"Lance?" tentò con titubanza quella che chiaramente era la voce di Merlin; il diretto interessato si rilassò contro le piastrelle del bagno e ricominciò a respirare.

"Merlin!" esclamò. Avrebbe voluto mettersi a ridere, non era mai stato così felice di sentirlo parlare.

"Ah, sei in bagno!" replicò quello, richiudendo la porta dello spogliatoio; Mordred non disse una parola, preferendo gironzolare per la stanza, guardando con curiosità ogni minima cosa.

"Sono in ostaggio, non riesco ad aprire la porta! La serratura si è bloccata, aiutatemi!"

Merlin scambiò un'occhiata con Duirvir, che a quella confessione si era girato ad esaminare la porta del bagno; estraendo le mani dalle tasche dei pantaloni, il secondo vi si avvicinò, tentando di smuovere la maniglia con degli strattoni decisi.

"Ha ragione" risolse infine, "E' bloccata"

Emrys affondò i denti nel labbro inferiore in un moto di ansia ed esaminò l'orologio che portava al polso. Ciò che vide non fece altro che farlo agitare ancora di più.

"Non possiamo aspettare, la cerimonia inizierà tra venti minuti, dobbiamo farlo uscire di lì Mordred"

Per una volta sono contento che Morgana abbia avuto l'idea di non lasciarmi solo.

"Venti minuti?!" sputò Lance nel mentre, con un tono di voce innaturalmente acuto. La porta vibrò vistosamente sotto le sue percosse e Merlin fece un passo indietro.

"Dov'è Arthur?" preferì chiedere, notando solo in quel momento la sua assenza.

"E' andato con Gwaine" si sentì rispondere, tra una botta e l'altra. Mordred nel frattempo si era tolto la giacca, l'aveva poggiata su una sedia in modo ordinato e si era slacciato i polsini della camicia, per arrotolare le maniche fino al gomito; quando non poté più fare a meno di ignorare l'insistente sguardo di Emrys su di sé, arcuò le sopracciglia e lo guardò con eloquenza.

"E allora? Ti consiglio di fare altrettanto Merlin, credo che questo ci farà sudare un po'" commentò, prima di gettarsi a bomba sulla porta e caricarla con una spallata. Merlin sgranò gli occhi, con l'aria di chi finalmente aveva capito cosa intendesse fare l'altro. Invece di apostrofarlo come pazzo esaltato, si affrettò a slacciare la giacca per liberarsene.

"Hai ragione!" esclamò, gettandosela poco elegantemente alle spalle, "In due dovremmo farcela!"


Quando Gwaine fece irruzione nello spogliatoio, sudato e con un il respiro un po' pesante (Arthur gli aveva praticamente intimato a suon di minacce di muovere il culo e darsi una mossa), trovò Mordred e Merlin accasciati ed esausti contro la porta del bagno, con i capelli appiccicati alla fronte ed una probabile lussazione delle rispettive spalle. Stringendo il completo che Lance avrebbe dovuto indossare sotto l'ascella, si avvicinò agli altri due cercando di capire cosa diamine stessero facendo. Tra un morso di respiro e l'altro, in brevi righe Merlin tentò di spiegare la tragicità della situazione, prima ancora di notare l'assenza di Arthur. Quando chiese a Gwaine dove diavolo avesse mollato il suo ragazzo, per tutta risposta quello gli gettò i vestiti del diretto interessato addosso e saltellò sul posto, come avrebbe fatto un pugile a pochi secondi dall'inizio di un match. Mordred non fu mai grato abbastanza come quel giorno, dell'agilità innata di cui madre natura lo aveva dotato sin dalla nascita, perché solo quella riuscì a salvarlo dal beccarsi una pedata in mezzo alla fronte in piena regola. Rotolò di lato e poi inquadrò Gwaine con un paio di occhi che erano l'equivalente di due palline da golf.

"Ma sei scemo?!" sbottò, con un principio di infarto in corso; l'altro ignorò bellamente la sua lamentela e calcio dopo calcio, riuscì a scardinare la stupida porta dello stupido bagno, liberando così lo stupido Lance. Non appena vide la luce in fondo al tunnel, lo sposo si catapultò fuori dall'angusta stanzetta e lo abbracciò, momentaneamente dimentico del guaio in cui lui stesso l'aveva cacciato.

"Ma che cazzo...?"

Il sussurro di Mordred fu come uno sparo in mezzo al deserto e a quel punto, anche Merlin notò cos'avesse per l'esattezza scatenato il suo sconcerto.

Il perizoma leopardato di Lance era un vero abominio.

Non sapendo bene che cosa dire, Emrys restò a boccheggiare senza parole, ma Duirvir fu ben più lesto di lui, tant'è che dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni, estrasse il cellulare.

"Oh, Morgana mi adorerà per questo! Mi sono appena guadagnato una limonata lunga una settimana!"

Adoro i matrimoni, li a-do-ro!

Quando Lancelot si girò verso di lui per capire a cosa diavolo si stesse riferendo, fu comunque troppo tardi: Mordred scattò una foto al suo perizoma e nella confusione generale, la inviò alla sua castigatrice preferita.

"Duirvir, ti ammazzo!" scattò inevitabilmente, gettandosi sull'angelico stronzetto, che lo scartò rotolando di nuovo su un fianco; con un'impazienza oramai non più contenibile, Merlin si frappose tra loro e alzò la voce.

"Lance, non c'è tempo! Devi prepararti e lo devi fare in dieci minuti! Adesso!"

Giuro, giuro su mia madre, mia nonna e mia zia che dopo questo diabolico matrimonio me ne andrò una maledetta intera settimana ad Honolulu! E' più faticoso che andare a lavorare, per la miseria!

Gwaine si stravaccò di nuovo sulla sedia, nella stessa identica posizione in cui si era stravaccato quella mattina presto e tornò ad appropriarsi del suo pacchetto di noccioline. Quando Merlin fu sicuro che il ragazzo di Gwen non avrebbe tentato di cavare gli occhi di Mordred, raccattò il completo che Gwaine aveva portato e mentre lo passava allo sposo, percepì che qualcosa non andava. Aprì la giacca sotto il naso e la esaminò con maniacale attenzione.

"Gwaine..." esordì ad un certo punto, il battito accelerato e lo sguardo che non voleva alzarsi dalla stoffa scura, "...ma questi... questi non sono i vestiti di Arthur?"

Gwaine sgranocchiò una manciata di noccioline e sogghignò.

"Tu che dici, Merlo bello?"


*


Bi-bip, bi-bip.


Morgana frugò all'interno della sua pochette cobalto abbinata al meraviglioso vestito che indossava, in cerca del suo cellulare. Gwen, poco distante da lei, si apprestava a lisciare per l'ultima volta le pieghe del suo abito e a ravvivare la già perfetta acconciatura. Qualcuno bussò alla porta e quando fu dato il permesso di entrare, Tom oltrepassò la soglia della spogliatoio della sposa, per finire a sorridere verso il riflesso di sua figlia stampato nello specchio. L'uomo le si avvicinò e le diede un affettuoso bacio sulla guancia.

"Tesoro mio, sei meravigliosa" commentò, sull'orlo di lasciarsi sfuggire una lacrimuccia, "Sei ancora in tempo per ripensarci. Ho lasciato la macchina accesa qui sul retro, se ci sbrighiamo ora non lo noterà nessuno"

Gwen roteò gli occhi verso il soffitto e sospirò pazientemente.

"Papà!" lo riprese, come stesse sgridando un bambino, "Non voglio ripensarci, sono felice e tu lo sai! E non credi sia una mossa un po' azzardata rivelare certi piani B davanti a un testimone?" concluse, accennando con il mento verso Morgana.

E CHE testimone! Orecchie peggiori delle sue non avrebbero potuto essere presenti!


La testimone in questione tuttavia, non aveva ascoltato neanche mezza parola della loro conversazione; con aria piuttosto rigida e pallida, fissava lo schermo del cellulare come avesse appena visto qualcosa di mostruoso.

"Morgana? Cosa c'è?" le chiese Gwen, facendo per avvicinarsi. Quando Pendragon Femmina capì le sue intenzioni, nascose frettolosamente il cellulare nella borsa e si stampò in faccia un sorriso che diceva va tutto bene, niente di strano sta accadendo dall'altra parte di questo edificio, tutto fila liscio qui nella giung- cara vecchia Inghilterra.

"La solita storia, Mordred che scrive porcherie per farmi irritare" replicò blandamente, sventolando una mano per aria con nonchalance. Cercò di scacciare l'immagine del sedere bianchiccio di Lancelot dalla mente con prepotenza, ma il suo perizoma dalla trama maculata sembrava esserlesi marchiato a fuoco nelle pupille, poiché ogni volta che chiudeva gli occhi le appariva in tutta la sua magnificenza sulle palpebre calate.

Non so se essere fiera di lui perché ho appena avuto la conferma di averlo addestrato egregiamente o incazzarmi perché non riuscirò a dormire bene per una settimana!


Tom prese sua figlia sotto braccio e le sorrise; "Vogliamo andare?"

Gwen inspirò velocemente e dopo aver trattenuto il respiro qualche istante, rilasciò andare tutta la sua tensione in un timido assenso.

Morgana si accodò dietro di loro, sperando ardentemente che la situazione della fotografia fosse già migliorata largamente.


*


Lancelot non poteva davvero aspettare che Merlin e Gwaine finissero di discutere per vestirsi; completo di Arthur o meno, afferrò tutto il necessario rimasto tra le braccia di Emrys e sfoggiando una faccia di bronzo davvero ammirevole, si piazzò davanti lo specchio e pretese di essere diventato sordo. Non aveva tempo per stare ad ascoltare il loro battibeccare e poi c'era già Mordred a farlo e dato il sorrisetto irritante che gli piegava le labbra, avrebbe potuto giurare che si stesse anche divertendo un mondo. Lancelot abbottonò la giacca, sistemò la cravatta e passò velocemente le dita tra i capelli, cercando di dare un senso a tutto il caos che il nervoso, l'agitazione e il desiderio suicida avevano causato sulla sua testa.

Oh, meglio di così non riesco a fare, ma giuro che dopo aver sposato Gwen, un viaggetto a Lourdes me lo vado a fare di sicuro. Magari Dio, Madre Teresa e George Best(1) avranno pietà di me e mi faranno tornare una persona normale.


"Gwaine, dimmi dov'è Arthur e la facciamo finita! La situazione non ti sembra già abbastanza critica?!"

Per tutta risposta, il ragazzo gli fece cenno di tacere e lo invitò a drizzare le orecchie (figurativamente parlando, perché Merlin non aveva certo quel genere di bisogno). All'inizio Emrys non capì quell'improvviso cambio di registro e anzi, pensò che lo stesse prendendo in giro come al solito; quando aprì bocca per rifilargli una parolaccia però, udì un brusio sempre più forte provenire dall'esterno della Chiesa e ad un certo punto, un grido di donna lo fece sobbalzare.

"Ma che roba è?" domandò Mordred, avvicinandosi ad una delle finestre per sbirciare all'esterno; quando scostò la tendina, le sue sopracciglia scure toccarono quasi l'attaccatura dei capelli.

Neanche nei film succedono queste cose. Non ci posso credere.

"A-ehm... ragazzi" cercò di schiarire la gola, si girò verso di loro e con il pollice indicò la finestra alle sue spalle, "Non vorrei allarmarvi ma, ecco... c'è un sacco di gente qui fuori..."

"Gente?" domandò Lancelot, lisciando la stoffa della giacca, "Saranno arrivati alcuni ritardatari, no?"

Sempre con quell'espressione paurosamente interdetta, Mordred schioccò la lingua contro il palato.

"Un sacco di gente nuda"


*


Riguardando le foto del suo matrimonio, Gwen non avrebbe mai saputo da che parte cominciare per spiegare ai suoi futuri figli come mai metà degli invitati (ovvero il buon novanta percento della confraternita Camelot), fosse tutta completamente nuda al momento dello scatto per la foto di gruppo. Il fatto che alcuni di loro avessero deciso di tenere addosso le mutande non era bastato a rasserenarla, poiché tra il gruppo di manifestanti nudisti che aveva raggiunto la Chiesa per protesta, era spuntato un vecchietto occhialuto dalla personalità alquanto conturbante; era a causa sua infatti, se certi camelottiani avevano deciso di buttare allegramente alle ortiche anche i boxer.

Non avrebbe mai saputo spiegare nemmeno come Gwaine fosse riuscito a convincere tutta quella gente a denudarsi, ma più volte l'aveva sentito gridare qualcosa come for the love of Camelot!, in aggiunta ad un abbiamo Pendragon nudo! Forse ingenuamente, aveva pensato che il gigante buono l'avesse fatto per mettere quel povero martire di Arthur più a suo agio. Non l'avrebbe mai adorato abbastanza per ciò che aveva fatto (sì, una settimana dopo circa le era stato anche spiegato cosa diavolo fosse successo il giorno del suo matrimonio e ringraziò tutti di averla tenuta all'oscuro della tragedia fino a quel momento; a volte era meglio non sapere).

Com'era normale che fosse, per ovvi motivi il prete aveva vietato a tutta quella gente di entrare in Chiesa, ma non era riuscito a sigillare l'ampio portone e così tutti quanti avevano potuto assistere alla cerimonia dall'esterno.

Non aveva avuto occasione di arrabbiarsi neanche quando dopo lo scambio delle fedi, Merlin si era improvvisamente dileguato, diretto ai dormitori maschili dell'università per raccattare qualche cosa da far indossare al povero Pendragon Maschio; Gwen non l'aveva mai visto in quelle condizioni: per lungo tempo aveva avuto il timore che all'amico sarebbe scoppiato un embolo, visto quanto strenuamente stesse sforzandosi per non sbottare a ridere nel bel mezzo della cerimonia. La sposa aveva creduto che Merlin avrebbe dato almeno di matto dopo aver visto il suo ragazzo semi nudo in mezzo alla strada, dimostrandosi ingelosito a morte da tutta quella situazione; invece, non appena aveva visto Arthur, era dovuto scappare di corsa a rinchiudersi in uno dei confessionali all'interno della Chiesa e quello non era bastato ad impedire alle sue risate di farsi sentire addirittura fin là fuori, dove la folla stava tutta indugiante davanti la scalinata.

Arthur non aveva mai avuto uno sguardo più omicida in vita sua ed il conseguente, potente ed autoritario "Merlin!" che aveva gridato a pieni polmoni, per qualche idilliaco secondo aveva addirittura zittito il vecchietto molesto.

In qualità di migliore amica, Gwen aveva chiesto a Merlin come diavolo avesse fatto a non arrabbiarsi, a vedere solo il lato comico della faccenda e la risposta che aveva ricevuto le aveva scaldato il cuore, perché aveva potuto rendersi conto che quello valeva per Merlin nei confronti di Arthur quanto per lei nei confronti di Lancelot.

"Io lo conosco e mi fido di lui" le aveva detto, stringendosi nelle spalle con una leggerezza celestiale, "Non ci sono dubbi, è un asino. Ma è un asino con un codice d'onore ben preciso, quando sta con qualcuno, lo fa sul serio. Ed ora sta con me"

Gwen ebbe quasi l'impressione che Merlin avesse voluto dire adesso è mio, ma non glielo fece notare e preferì sorridergli con gratitudine.

Come spesso accadeva, aveva ragione.


"Guarda zucchero!" esclamò Mordred, sedendosi accanto a lei mentre la band faceva partire una canzone pop piuttosto anonima, "Ho preso il bouquet!"

E mi sono appena guadagnato odio eterno da tutte quelle adorabili donzelle laggiù. Oh ecco, mi guardano!

Quando una di loro prese un coltello e mimò di passarselo sulla gola, come a volergli mostrare la fine che avrebbe fatto, Mordred distolse lo sguardo e fece il vago.

Morgana inclinò il suo bicchiere e il vino all'interno roteò dolcemente; adocchiò l'altro con aria annoiata (in realtà pretese di apparire come tale e Duirvir lo sapeva) e appoggiò il mento sul palmo della mano con pigrizia.

"Ma come, non sei felice?" continuò imperterrito il moro, estraendo una delle rose bianche dal mazzo, "Questo vuol dire che presto ci sposeremo!"

La ragazza arricciò la punta del naso e accostò il bicchiere alle labbra; "Vacci piano con i sogni di gloria caro mio, da qui all'altare la strada è lunga e piena di insidie"

Mordred ammiccò con le sopracciglia e mise la rosa tra i denti; "Per amore della rosa si sopportano le sp- ah! Dolore!"

A proposito di spine... una di quelle lo ferì sul labbro. Morgana arricciò la bocca in un sorrisetto derisorio e appropriandosi del fiore, glielo sventolò sotto il naso.

"Lo vedi che cosa succede a voler fare lo splendido?" lo stuzzicò, nonostante la nube nera che le galleggiava sopra la testa.

"Ma io sono splendido" fu la sagace replica e ovviamente Morgana non avrebbe potuto aspettarsi niente di diverso. Mordred pigiò un tovagliolo sulle labbra e corrugò la fronte.

"Che cosa ti passa per la testa? E' da quando siamo arrivati al ristorante che ti vedo silenziosa"

Raggrumando le labbra con una certa regale stizza, Morgana puntò la rosa verso il gruppo di comari che avevano mancato di poco il bouquet, indicandone una in particolare.

"Quella" esordì lei, "Non mi piace"

"Perché no?" chiese Mordred, dopo averla guardata: no, non la conosceva e il suo volto non gli diceva niente. Staccando le spine una ad una con cautela, Morgana arcuò un singolo sopracciglio, ma non si scompose.

"Perché no" esclamò seccamente, nell'esatto istante in cui l'incriminata si girò a guardare Duirvir per quella che doveva essere la trecentoventiduesima volta nell'arco di tutta la serata. Immancabile e puntuale come un orologio svizzero, un sorrisetto di puro godimento affiorò sulle labbra di Mordred; il ragazzo si girò verso Pendragon Femmina e iniziò a fissarla insistentemente.

"Allora sei gelosa" la punzecchiò, cuocendo nel suo stesso brodo di sporco compiacimento. Morgana a volte ancora si chiedeva come quell'essere diabolico riuscisse a far credere alla gente di essere un bravo ragazzo.

Sarà il faccino carino. Ma anche io sono carina, eppure le persone mi danno della strega continuamente. Questa è un'ingiustizia!

"Non sono gelosa" si difese lei, quasi stritolando tra le dita il gambo della rosa, "Ha semplicemente una faccia che non mi piace"

"Avanti Banshee, a me puoi dirlo. Voglio dire, ho pestato della gente per te, una piccola, insignificante soddisfazione potresti anche darmela..."

"Crepa"

"Ma quanto sei adorabile!"

Morgana fingeva soltanto, di non capire che era quel suo particolare atteggiamento a mandare Mordred fuori di testa; proprio come aveva previsto, quando il ragazzo le afferrò il mento tra due dita e si chinò su di lei per baciarla, non provò la minima sorpresa. L'aveva guidato affinché quella conversazione terminasse in quel modo.

"Quanto sono stato appena manipolato da uno a dieci?" mormorò lui, parlando direttamente sulla sua bocca. Morgana socchiuse gli occhi e vide proprio ciò che più le interessava: la stronza stava guardando di nuovo verso di loro.

"Vuoi davvero saperlo?" replicò, sorridendo appena; "Sai di sangue"

Anche Mordred socchiuse gli occhi e la pizzicò spiare il gruppo di comari.

"Potrei quasi offendermi per il fatto che non volevi davvero che ti baciassi, ma solo mettere le cose in chiaro. Sei crudele, il mio cuore sanguina dolore da ogni curva"

Morgana afferrò il suo volto con entrambe le mani, le unghie scure spiccavano che una delizia contro quella pelle chiara.

"Quanto sono stata appena manipolata da uno a dieci? Come se non ti piacesse quando faccio la stronza. Siamo arrivati a questo punto grazie a me o grazie a te?"

Mordred rise, affondò i denti nelle labbra di Morgana e mollò la presa sul mazzo di fiori: la guerra tra di loro non sarebbe mai finita e francamente gli stava bene così.

Non avrebbe mai cercato di cancellare ciò che rendeva Morgana Pendragon... Morgana Pendragon.

Come non sarebbe mai cambiato il fatto che fosse completamente, irrimediabilmente e maledettamente folle di lei.

E lo adorava.


*


Gwaine aveva sentitamente protestato quando Arthur, afferrando malamente i vestiti dalle braccia di Merlin, si era ricomposto (poiché quello aveva convinto tutti quanti a rimettersi i vestiti addosso, lui compreso). Dopo quello, dal biondo era partito uno scappellotto che aveva quasi smontato il cervello del povero soccorritore, ma dire che se lo era aspettato sarebbe stato un eufemismo.

Quando ridi di un Pendragon, affronti anche l'ira funesta di un Pendragon. Ma ne è valsa la maledetta pena. Trollface(2).

Nonostante si stesse parlando di un matrimonio, Pendragon Maschio aveva dovuto accontentarsi di una polo rossa e di un paio di anonimi jeans, che rendevano comunque giustizia a quella grazia di fondo schiena di cui madre natura lo aveva dotato alla nascita (con sommo compiacimento di Merlin, che poteva sembrare un'anima pura, ma non lo era poi così tanto).

Fu proprio grazie al colore acceso di quella maglia che Merlin riuscì a ripescarlo in mezzo alla folla di invitati; si era mischiato con gli altri nel capannello di persone che stava incitando Gwaine a fare la verticale sulle mani senza mani.

Quasi per uno strano divertimento del destino, Arthur si girò verso di lui ancora prima che Merlin fosse abbastanza vicino da potergli parlare. Sembrava che lo avesse sentito pur non avendolo affianco.

"Hai mangiato la torta?" gli domandò Pendragon Maschio, tornando ad adocchiare il modo in cui Gwaine tentava di sollevare le gambe per aria reggendo il peso del corpo solo con la sua testa.

"Secondo te?" rispose con velato sarcasmo, arcuando le sopracciglia. L'altro raggrumò le labbra e annuì con consapevolezza.

"Rettifico: hai lasciato la torta anche per il resto degli invitati?"

Merlin sorrise perché contrariamente alle credenze comuni, se non avesse avuto qualcuno a fermarlo probabilmente sarebbe stato in grado di divorare anche i tavolini.

"Credo che questa sia una di quelle giornate che anche tra un milione di anni, la racconteremo ancora come l'avessimo vissuta giusto una o due settimane prima"

"Sì, ma io ne ho abbastanza di imprevisti. Credo potrei vivere bene senza per i prossimi dieci anni"

"Lo sai che questo non accadrà mai, vero?"

Arthur si girò verso di lui e lo guardò in silenzio, per lunghi istanti.

"Ne sono accadute parecchie, di cose, che avrei creduto impossibili"

Merlin infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e spostò l'attenzione sulle gambe ciondolanti di Gwaine (che comunque stava barando, perché le mani per terra le aveva poggiate eccome).

"E' una cosa che vorresti poter cambiare?" domandò quasi distrattamente, anche se distratto non lo era affatto. I suoi occhi azzurri si mossero saettando senza logica sui volti di altre persone, prima di fermarsi ancora una volta su quello di Arthur.

"Tu non hai capito un accidente, vero Merlin?"

Il diretto interessato corrugò la fronte, ma non parlò. Questo bastò a Pendragon Maschio per scuotere la testa con lentezza, in pieno stato di biasimo.

"Sei il solito idiota"

"Che ho fatto adesso?!"

"Tu pensi che ti abbia chiesto di uscire perché sei la ragazza dal vestito verde?"

Merlin sbatté le palpebre e per qualche attimo, non seppe proprio cosa dire.

"Ci sono altre motivazioni?"

Ciaff!

"Ah! E questo per cosa era?!" si lamentò, dopo aver ricevuto l'ennesimo scappellotto.

"Te l'ho detto, perché sei un idiota. Credi che io sapessi già la verità, quando in quell'aula ti ho baciato?"

Merlin morsicò le labbra, ma non rispose. Si era chiesto molte volte come sarebbe andata se Arthur non avesse saputo la verità sin dall'inizio... ma non aveva mai preso in considerazione l'eventualità che non ci fosse proprio stata alcuna verità.

"Non... non lo sapevi?" titubò, lasciando scivolare via la mano dal collo.

Quello cambiava tutto.

Arthur sbuffò con una risatina e nonostante Gwaine stesse dando il meglio di sé (con una mano, una mano sola!), non allontanò gli occhi da Merlin nemmeno per un momento.

"L'ho fatto perché eri tu, Merlin. Non ho pensato di voler baciare la ragazza dal vestito verde. Ho pensato di voler baciare te"


"E togliti quell'espressione idiota dalla faccia, una buona volta!" aggiunse, quando l'altro non diede alcun segno di aver inteso la reale dinamica dei fatti; in un ultimo, disperato gesto di esasperazione, Arthur gli circondò il collo con un braccio e lo costrinse a piegarsi in avanti, strofinando con forza il pugno chiuso in mezzo ai suoi capelli scuri.

"Arthur!" esclamò Merlin, improvvisamente ripresosi dallo shock, "Arthur! Maledetto asino babbeo, mi stai fracassando la testa!"

L'altro rise e lo lasciò andare con una spinta leggera.

"Allora, ho ragione o no?" domandò, arcuando le sopracciglia con eloquenza, "Sei un idiota"

Merlin passò le mani in mezzo ai capelli sparati da tutte le parti e nonostante tentò con tutte le sue forze di guardarlo in modo piuttosto torvo e risentito, non riuscì a non arricciare gli angoli delle labbra in un sorriso complice.

"Sì, ma tu resti sempre un asino" ribatté con convinzione, prima di avvicinarsi di nuovo a lui.

Il grido di vittoria di Gwaine distrasse entrambi e nello stesso momento, si girarono a guardarlo: era riuscito a restare in equilibrio sulla sua testa!

La folla scoppiò in grida festose di giubilo e un coro di incitamento inneggiò alla gloria eterna di Gwaine; anche se i loro occhi erano puntati altrove, più in basso le loro mani si cercarono e inevitabilmente si trovarono.

Merlin giurò che da quel momento, si sarebbe lasciato trovare da Arthur ogni giorno della sua vita.
















NOTE DELL'AUTORE: jasijudioaudaisdbask! Sono le mie ultime 'note dell'autore' in questa storia. Che dire? Non so proprio da dove iniziare! Quest'avventura è stata un percorso di fatiche, di sperimentazioni, di nuove esperienze, di fallimenti e di soddisfazioni. E' la prima volta in vita mia che porto a termine una storia a più capitoli mentre la scrivo. Di solito tendo a pubblicare solo ad opera completa, perché non mi piace lasciare le cose a metà. Mi sono divertita davvero tanto a compiere questo viaggio con voi, recensori o lettori che siate. La demenzialità ha regnato davvero sovrana, ma un po' di risate ci volevano, il fandom era caduto in un alone di depressione davvero insopportabile x° A questo punto partirei con i ringraziamenti. Grazie a:

Ryta Holmes, la beta ufficiale di questo delirio. Ciò che ha sopportato lei, ha lasciato vive poche altre persone. E' da ammirare.

DenaDena e Mimiwitch per i disegni a dir poco stupendi che hanno dedicato a questa storia.

Alle tartarughe ninja ed agli scleri sempre più deliranti nei quali mi coinvolgono su facebook. Siete l'aMMore ragazze, sul serio.

Tutte le e-mail, i messaggi di Twitter e chi ne ha più ne metta!


Ma sopratutto, grazie a tutte coloro che hanno recensito, che mi hanno supportata, che hanno riso insieme a me e che si sono appassionate: Morganalastrega, calliopee, Heartstorm, Snivellus87, VexDominil, Evelyn Wright, POLL, Draviran, Emrys_____, layla84, Ladyan, Lainthel, harryedracoxsempre, estrelaguida, RoseSly, mekbul, samskeyti, Rosso_Pendragon e paffy333!


Penso che se avessi dovuto dirli tutti d'un fiato sarei già morta XD un grazie speciale a chi invece ha aggiunto la storia ai preferiti/ricordati/seguite! Siete sempre nei miei più torbidi ed osceni pensieri zuccherini <3


Note nello specifico:

(1) Calciatore nordirlandese morto all'età di 59 anni.

(2) Non una Trollface anonima, ma LA trollface, vista la situazione: https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR1aHn9XD0srcILwrrhDOP4v1ggEUKMkZTnHHOdUETYCGMFm07uqg



Come concludere? Spero che l'epilogo sia stato di vostro gradimento, oramai non è un segreto: i lieto fine sono la mia droga, non poteva finire altrimenti :)

Non lo voglio dire con troppa sicurezza MA... credo ci rivedremo presto su questi schermi :p

Un ultimo abbraccio formato famiglia!


Asfo

   
 
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