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Autore: M4RT1    05/07/2013    4 recensioni
Avete mai immaginato una Nuova Generazione non perfetta? E una un po' sfigata? Una in cui non esiste un James che è l'erede di Fred, un Albus Serpeverde e una Rose perdutamente innamorata di Scorpius così, per opera e virtù dello spirito santo?
Una Generazione fatta da adolescenti normali che, a scuola, sono adorati e presi in giro in ugual misura? Che non sono campioni di Quidditch, che prendono Troll anche essendo Corvonero e che, nel bene e nel male, si vogliono bene e si aiutano?
Ecco qui la storia per voi :)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Se fossi un ragazzo normale – e per “normale” non intendo un Babbano o un figlio di genitori maghi medi, ma semplicemente qualcuno come Albus o Roxanne – questa non sarebbe solo la settima volta della mia vita in cui la sveglia suona alle sei e trenta minuti del mattino.

E questo non sarebbe, più o meno, il primo pensiero che riesco a formulare mentre scivolo giù dal letto, inebetito e ad occhi chiusi. Sì, mi muovo spesso in stile fantasma per casa. Succede sempre quando interrompono il mio sonno per qualunque ragione: la mamma vuole aiuto, Albus ha vomitato per le scale, Teddy ha suonato al campanello a mezzogiorno, la casa va a fuoco, le Cioccorane hanno invaso il bagno… non fate quelle facce: dalle mie parti succede anche questo.

Insomma, oggi è il settimo ed ultimo primo settembre a cui dedicherò un minimo d’attenzione. È l’ultimo primo giorno di scuola, insomma, e devo seguire la mia prassi e prepararmi come un qualunque Grifondoro figo che si rispetti.

Non chiedetemi come, ma mentre rifletto su questa cosa mi ritrovo in bagno, seduto sul gabinetto, i vestiti accanto al lavandino. Ce li ho portati io?
Mezz’ora dopo sono pronto: io, James Sirius Potter, secondo studente dell’Hogwarts contemporanea ad aver preso più punizioni dai tempi del mio omonimo – non vi dirò chi è il primo, non favorisco la concorrenza – sono in grado di scendere le scale della prima villetta a schiera magica del viale senza oscillare, sbandare, vacillare – so che sono sinonimi, ma rende meglio l’idea – intontito dal sonno.
Scarpe nere tirate a lucido, calzettoni bianchi che pungono, pantaloni grigi nuovi – sono cresciuto parecchio dall’anno scorso –, camicia bianca infilata nei pantaloni, felpa un po’ fuori stagione ma comunque figa e cravatta rossa e oro ben stretta. La toga nera sotto il braccio, nessuna spilla da mostrare.

Sì, so che essendo il figlio di Harry Potter, salvatore del mondo magico, Colui-che-è-sopravvissuto, il Prescelto, il campione Grifondoro di Quidditch, l’unico a essere diventato capo degli Auror senza nemmeno finire la scuola e che ha anche la sua faccia sulle figurine delle Cioccorane… non ricordo più quello che stavo dicendo: i titoli di papino sono troppi. Ah, giusto: so che essendo un Potter ci si aspetterebbero almeno un paio di spille appuntate sul mio petto – o meglio, sulla mia felpa, dato che il mio petto non vuole essere perforato da aghi di metallo – ma non è successo. La Mc non mi ha dato nemmeno il titolo di Capitano della squadra di Quidditch! Ah, forse è perché io non gioco a Quidditch, giusto

Papà non ci può credere, ma quando ho fatto il provino, al secondo anno, mi hanno fatto provare tutti i ruoli – le raccomandazioni a volte servono – e, alla fine, mi hanno scartato comunque – le raccomandazioni a volte non servono –.

No, che ci crediate o meno, io sono più il genere di ragazzo a cui piace cazzeggiare, girovagare senza meta per la scuola o, al massimo, dirigersi nei sotterranei e saccheggiare legalmente le cucine. Zia Hermione mi odia quando lo racconto, ma il mio sfruttamento di Elfi Domestici è pari solo a quello di… no, non conosco nessuno che li sfrutti così tanto.

Comunque sia, sono appena arrivato al tavolo di cucina. Non è apparecchiato come quello di nonna Molly durante le vacanze, ma non è nemmeno vuoto come quello di zio Ron, che mangia tutto prima che gli altri comincino a mangiare.

Siccome sono il primo, decido di aspettare. Mia madre mi ha traumatizzato da piccolo dicendomi “Chi mangia da solo si strozza”. Ora so cosa vuol dire, eppure provo ancora una certa inquietudine a sedermi da solo, così mi dirigo in soggiorno e contemplo il mio riflesso allo specchio. Papi dice che sono “narcisista” e che ho preso questa particolare caratteristica dal nonno. Io credo semplicemente di essere figo: occhi castano scuro, capelli castani ordinati – non come quelli di Albus, che lo fanno sembrare un imbecille, ma pur sempre ordinati – e naso proporzionato. Non sono troppo alto, ma per fortuna riesco a guardare oltre la spalla di quel tappo di mio padre, e non mi ritengo in sovrappeso. Del resto, come potrei? La cucina di mia madre è pessima, e a Hogwarts sono sempre troppo in ritardo per mangiare.

― In ansia per il primo giorno?

La voce di mio padre mi fa sobbalzare. E sobbalzare è dir poco, perché la verità è che mi giro con fare teatrale, urto con la capoccia contro lo specchio e do un urlo che di virile ha ben poco.

― Assolutamente no ― rispondo, una volta passato lo shock. ― Mi ammiravo.

Papi ride e si dirige a tavola.
Poco male, ora posso sedermi anche io.
  
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