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Autore: Harmony394    09/07/2013    11 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~Epilogue.
 

 
Queste gioie violente hanno fini violenti.
Muoiono nel loro trionfo come la polvere da sparo e il fuoco che si consumano al primo bacio.

-William Shakespeare.
 
 
 


Era passato un mese dal suo ritorno ad Asgard, dalla morte di Loki e la distruzione del Bifröst, eppure non riusciva ancora a farsene una ragione. Rispetto ai primi giorni il dolore si era un po’ alleviato ma continuava ad essere lì, dentro il petto, e faceva male. Così male che alle volte gli impediva di chiudere occhio la notte, poiché anche nel sonno il senso di colpa lo tormentava opprimendogli il cuore. Poteva ancora vederlo: lì, gli occhi verdi e lucidi e lo sguardo vacuo di chi ha perso ogni speranza, mentre si lasciava cadere nel vuoto senza che potesse far nulla per fermarlo. Il dolore era così sconvolgente che spesso Thor si risvegliava con un sussulto e il battito cardiaco così forte da riuscire sentire il suo rimbombo. Emetteva un suono devastante, il senso di colpa.

Non era ancora stato incoronato Re. Odino aveva espressamente indetto un periodo di lutto intutto il Regno in quanto Loki, seppur per poco tempo e in qualità di “vice”, aveva governato su Asgard divenendone il Sovrano Assoluto e le Antiche Scritture recitavano espressamente che per ogni Re disperso, ucciso o deceduto era obbligatorio un periodo di lutto di non meno di un mese per onorarlo. Al termine di questo periodo, si sarebbe tenuta la cerimonia d’incoronazione per il suo successore.

Se fino a qualche mese prima avrebbe pensato che quella legge fosse assurda e ridicola, in quel momento non poteva fare altro che sottoporsi ad essa in quanto il solo pensiero di governare il Regno con la morte di Loki nel cuore e il dolore dovuto alla lontananza di Jane lo rendeva riluttante. La sua cerimonia di incoronazione doveva essere un momento di gioia, non la sostituzione di un lutto.

Eppure ad Asgard adesso regnava un clima più sereno e tranquillo: la tirannia di Loki era terminata e nonostante la maggior parte della popolazione cercasse di celare la felicità al riguardo era a tutti ben chiaro che gioisse della sua morte. Solo una persona non ne era affatto lieta, ed era colei che aveva sempre reputato tale e quale a una sorella minore, un’amica, qualcuno con cui condividere il dolore straziante del lutto: Emily.

Alla fine, era riuscito a convincerla di venire a vivere al palazzo, e nonostante lei continuasse a ripetergli che lo aveva fatto solo per dare a sua zia una dimora migliore che le avrebbe permesso di vivere più agiatamente, era certo che avesse accettato solo per potersi allontanare dal luogo in cui lei e Loki avevano trascorso così tanto tempo insieme da bambini.

Non era cambiata, Emily. Aveva sempre li stessi lineamenti da bambina, dolci e un po’ infantili, alcune lentiggini spruzzate sul naso e i polsi davvero piccoli. Eppure, qualcosa in lei era diverso e Thor non sapeva dire se si trattasse dei suoi occhi, da prima sempre sorridenti e furbi, o del suo sorriso, adesso forzato e di circostanza. I suoi atteggiamenti non erano più quelli di una bambina capricciosa e chiacchierona, bensì quelli di una donna: soppesava bene le parole quando discorreva con Odino o qualche altro nobile e non si curava delle voci di corridoio che alle volte giravano al palazzo riguardanti lei e Loki. Trovò questo suo ultimo atteggiamento molto simile a quello esercitato da Loki stesso quando era in vita e, osservandola, non poté fare a meno di chiedersi se non fosse stato lui ad insegnarle, involontariamente, a recitare così bene una parte di cui non aveva mai letto il copione.

Adesso portava i capelli legati, erano rare le volte in cui glieli vedeva sciolti, e indossava vesti che Frigga non metteva da tempo o non le donavano più. Era nato un rapporto un po’ più complice fra di loro, più unito, ma entrambe continuavano a mantenere le distanze che i loro ceti sociali richiedevano. Probabilmente, Emily rappresentava per Madre la figlia che non aveva mai avuto.


 
Quella sera al Palazzo si festeggiava la riuscita dell’ennesima lotta contro dei Pentapalmi che minacciavano di irrompere dentro le mura di Asgard. Erano tutti radunati nei pressi di un enorme banchetto: Volstagg beveva l’idromele e raccontava di come aveva lottato con vigore contro uno di quei mostri mettendolo KO in un solo colpo, Fandral rideva e persino Hogun e Sif non potevano fare a meno di sorridere sotto i baffi. Era tutto perfetto, proprio come ai vecchi tempi, eppure lui non riusciva proprio a lasciarsi trasportare dalla gioia generale. Gli mancava lei, la sua Jane, e il solo pensiero di non poterla riabbracciare mai più era come veleno, e inoltre… gli mancava suo fratello. C’erano tante cose che avrebbe voluto dirgli, tante parole mai pronunciate, domande a cui non avrebbe mai risposto. Sospirò: se solo fosse stato diverso con lui.

Uscì dalla sala e si avviò verso suo padre, che con sguardo solenne e schiena dritta osservava il cielo di Asgard al tramonto. Nel suo unico occhio, Thor riuscì a leggere tutta la lungimiranza che un dio come lui potesse contenere ma, osservandolo meglio, si accorse che il suo fosse uno sguardo malinconico, triste. Nella sua esistenza, Odino aveva vinto parecchie battaglie ed era stato acclamato come eroe da tutto il popolo, ma questa volta aveva perso una guerra ben più importante di tutte le altre: non era riuscito a salvare suo figlio – perché Loki era pur sempre suo figlio – dalla sua follia e la sua stessa mente deviata. Fargli capire che lo amasse esattamente quanto Thor e che per lui non era mai stato una pedina per i suoi piani politici o una reliquia rubata, ma un figlio vero e proprio.
 E questa era la peggiore della sconfitte.

«Sarai un Re saggio» Dichiarò ad un tratto, senza distogliere lo sguardo dal panorama che Asgard regalava e Thor aggrottò la fronte.
«Non esisterà un Re più saggio di te. O un padre migliore» Ribatté.

Odino abbassò il capo, stanco, e lui riuscì a comprendere dai suoi movimenti quanto tutto ciò gli stesse pesando, quanto realmente la morte di Loki lo tormentasse.

Provò imbarazzo a vederlo così: era come se avesse scoperto una sua parte nascosta che non aveva mai visto prima, qualcosa di troppo grande da reggere persino per lui, e la cosa gli fece storcere il naso e chinare lo sguardo a sua volta.

«Io ho molto da apprendere, ora ne sono consapevole. Un giorno, forse, ti renderò fiero di me» Disse col cuore in mano, sincero.

Odino si voltò verso di lui, lo sguardo fiero e affabile che solo un padre poteva rivolgere a un figlio, ma osservandolo con più attenzione Thor si rese conto che ci fosse una profonda crepatura in esso – angoscia, constatò – e sospirò amareggiato per non poter far nulla.

«Tu mi hai già reso fiero» Rispose, poggiandogli una mano sulla spalla, e dopo avergli rivolto un ultimo sguardo andò via, il passo stanco e pesante che rimbombava attraverso le pareti del corridoio. Thor sorrise malinconicamente, osservò la sua figura mentre si allontanava ma non disse nulla. Rimase in silenzio a meditare finché improvvisamente la scorse: i lunghi capelli ricci legati in una coda di riccioli rossi e un leggero vestito di lino a ricoprirle le spalle; sembrava che stesse osservando la città di Asgard, ma c’era qualcosa di più profondo nel suo sguardo, qualcosa che celava con egregia maestria come se si fosse trattato di un gioiello prezioso. Era persa fra i suoi pensieri, guardava oltre la città, il cielo e le stelle. Osservava dentro di sé, ricordava frammenti di passato che non sarebbero ritornati mai più.

Le si avvicinò e lei gli rivolse un’occhiata sfuggevole, ma non parlò; continuava ad osservare il paesaggio e sorrideva tranquilla.

«Qualcosa ti turba» La sua non era una domanda, bensì una constatazione. Lei gli rivolse lo sguardo.
«Ti sbagli» Disse. «In realtà, non sono mai stata più tranquilla di adesso».

Thor aggrottò le sopracciglia, incuriosito da quella risposta. «Vorrei saperne il motivo, se mi è concesso».
Emily sospirò, ma infine si decise a parlare. «Tornerà» Dichiarò semplicemente. Lui non capì.
«Chi?».
«Loki» Gli rispose tranquillamente. «Ha ancora una promessa da mantenere e lui detesta lasciare le cose a metà: la ritiene una sconfitta personale» Sorrise mestamente e il suo sorriso gli parve così sincero da lasciarlo senza parole per alcuni secondi. Aveva sempre avuto un bellissimo sorriso, la sua piccola Emily.

«In fondo lo conosci, sai com’è fatto: torna sempre indietro a riprendere le sue cose. E poi…» Fece una pausa, si voltò verso di lui, che la fissava con occhi attenti e curiosi, e le sue dita andarono a sfiorare il ventre, uno sguardo di pura tenerezza impresso sul viso. Capendo cosa stesse per rivelare, sgranò gli occhi sorpreso e il suo volto divenne così pallido da sembrare quasi esangue. Fece per dire qualcosa ma Emily lo precedette:

«Non lascerebbe mai che suo figlio cresca da solo. Non dopo tutto quello che ha trascorso. Loki è il figlio di Laufey, il Re dei Giganti di Ghiaccio che alla sua nascita lo ha abbandonato come se fosse stato il peggiore dei rifiuti semplicemente perché era diverso, più minuto e fragile. Non ha mai conosciuto la sua vera madre né probabilmente la conoscerà mai e quando ha scoperto la verità sulla sua vera natura per lui è stato un duro colpo. Per questo motivo non permetterebbe mai che suo figlio subisca la stessa sorte» Disse, la voce sicura e chiara come non l’aveva mai sentita prima.

Fu in procinto di ribattere, ma alla fine si rese conto che quello che diceva fosse il vero e dunque si limitò a serrare i pugni fino a far sbiancare le nocche delle dita, rancoroso per non aver potuto fare nulla per dissuadere Loki dai suoi piani di rivalsa. Sospirò affranto e pensieroso, e osservando la ragazza dinanzi a sé si chiese come facesse ad essere così tranquilla pur sapendo ciò che stava per succederle.

«Come fai ad essere così serena?» Le chiese a un certo punto, incredulo. «Il figlio di Loki sta crescendo dentro di te e tu… tu sei calmissima, come se la faccenda non ti riguardasse nemmeno!» Fece una pausa e prese a guardarsi intorno con sospetto, sperando che nessuno li avesse sentiti. Poi riabbassò lo sguardo su di lei.
«Da quanto tempo lo sai?».
«L’ho scoperto qualche settimana dopo la sua dipartita. E ti assicuro che non è stata affatto facile come credi!» Aggiunse, offesa dalla sua reazione.
«Qualcun altro oltre me lo sa?».
«Odino… e la Regina» Rispose, titubante.

Si passò una mano fra i capelli, sconvolto.  «E cosa ti hanno detto?».

«Odino era abbastanza stravolto, così come Frigga, ma alla fine hanno detto che sarebbe andato tutto bene e che dovevo prendermene cura».
«Solo?».
«Solo. Erano tutti sconvolti. Io per prima e– ».
«Sai già che questo bambino sarà differente da tutti gli altri asgardiani, non è così? Nelle vene di Loki scorreva il sangue dei Giganti di Ghiaccio e non mi sorprenderei se ne uscisse fuori un mezzo gigante o un--».

«Mio figlio sarà esattamente come tutti gli altri!» Gridò arrabbiata, zittendolo. Passarono alcuni minuti in assoluto silenzio in cui nessuno dei due sapeva cosa dire e l’aria si fece improvvisamente pesante e insostenibile. Stava per dire qualcosa per smorzare la tensione, scusarsi per il suo comportamento arrogante, ma lei lo precedette.

«Mi dispiace» Disse. «Lo so che sei solo preoccupato per me e anch’io lo sono, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto, Thor. Non posso portare avanti tutto questo da sola…» Si passò una mano sui contorni del viso, stanca, e lui fu certo di vedere i suoi occhi divenire più lucidi. «Non più!».
Aggrottò le sopracciglia, frustrato, e sussurrò qualcosa come “E pensare che fino a qualche tempo fa giocavamo ancora a nascondino…” mentre si passava anche lui una mano sulla fronte in modo esasperato. Poi, il suo sguardo cadde improvvisamente sull’anello che lei portava al dito, divenendo più attento e minuzioso.

«Dove lo hai preso?» Domandò avvicinandosi.

«Ti riferisci a questo?» Fece lei alzando la mano per riflesso. «Me lo ha dato Loki. È...» Si bloccò, come se stesse soppesando che cosa dire. Infine sorrise serafica.
«Una promessa».

A quella risposta alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto, turbato. «Una promessa? Riguardo a cosa?».

«A noi. Quando tornerà, ci uniremo in matrimonio. Me lo ha promesso quando eravamo bambini e questo anello è la dimostrazione che non stesse scherzando. Sai bene quanto me che un dio deve mantenere la parola data, Thor, per questo sono convinta di quello che dico: perché deve ancora mantenerla».

Per quanto una parte di sé gli urlasse di far aprire gli occhi ad Emily dicendole chiaro e tondo che Loki non sarebbe tornato, l’altra parte – quella che aveva sempre associato all’anima – gridava ancor più forte di non dirglielo, poiché il farlo non avrebbe portato a nulla se non a una profonda delusione da parte dell’amica. Sbuffò infastidito: anche da morto, Loki riusciva sempre a metterli nei guai.

Quando però il suo sguardo si posò nuovamente sulla figura piccola e bassina di Emily, la quale lo osservava con lo sguardo più speranzoso e fiducioso che avesse mai visto, capì cosa dovesse fare. Sospirò profondamente, le si avvicinò e le accarezzò i capelli e quando lei alzò lo sguardo su di lui, curiosa, fece incurvare le proprie labbra in un sorriso tirato.

«Come lo chiamerai?» Chiese.

Lei sorrise, sinceramente felice. «Váli» Rispose. «È un bel nome, non credi?».

Le strinse il braccio, cercando di infonderle in quel modo un po’ di calore. «Sì. È davvero bellissimo».

Nel sorriso che Emily gli rivolse subito dopo, Thor rivide la bambina di parecchi anni prima dagli occhi vispi e furbi come quelli di una piccola volpe. Intenerito, sorrise anche lui di riflesso e osservandola una parte di sé sperò con tutto se stesso che Loki fosse ancora vivo, che potesse tornare. Se così fosse stato, si disse, avrebbe fatto di tutto pur di trovarlo e farlo tornare a casa dalla sua famiglia.



E questa, invece, era la sua di promessa.

 

 

Non poteva sapere, Thor, che l’avrebbe davvero mantenuta.

 


 



Una brezza di aria fredda gli percorse la nuca facendolo risvegliare con un sussulto. Provò ad alzarsi, spossato, ma una fitta di dolore al sottoventre lo fece ricadere su se stesso, agonizzante, e la vista gli si annebbiò. Sentì qualcosa di appiccicoso e denso scendergli giù per le tempie e solo in un secondo momento si accorse che si trattava del suo stesso sangue. Subito, i ricordi gli ritornarono alla mente dolorosi e fulminanti come una scarica elettrica e fu costretto a mordersi il labbro inferiore a sangue pur di non urlare.
 

«Alla fine hai perso, nevvero… Loki?» Conosceva quella voce. L’aveva già sentita parecchie volte durante i suoi recenti incubi e ogni volta l’agitazione che gli provocava lo induceva a svegliarsi di soprassalto e con il cuore in gola. Questa volta però era reale, infida, e svegliarsi non gli era più concesso.

«Non ho perso. Sono soltanto caduto» Biasciò, cercando di tirarsi in piedi. Il sapore ferroso del sangue gli inondò la bocca e un flebile gemito uscì prepotentemente dalle sue labbra, irritandolo. Odiava mostrarsi debole.

Sentì l’altro sogghignare accanto a sé e di nuovo una leggera folata di vento gli solleticò la nulla, facendolo rabbrividire.

«E cosa sei disposto a fare per tornare in superficie?» Chiese la voce, lui digrignò i denti infuriato. Voleva vederlo in faccia!

«Nulla per cui valga la pena lottare» Rispose piccato, strizzando gli occhi nel tentativo di mettere a fuoco il paesaggio che lo circondava – sempre se un ammasso di nebbia e rocce potevano definirsi “paesaggio”. Sospirò: era finito ai confini dell’Universo, a quanto pareva.
 

Lo Sconosciuto uscì dalle tenebre per rivelarsi ai suoi occhi e finalmente Loki poté osservarlo bene: aveva la pelle spessa e robusta di colore grigio violaceo, un mento che richiamava molto quello della razza Skrull, una totale mancanza di capelli ed un corpo massiccio; era alto il doppio di lui, possente, il volto rugoso e gli occhi scintillanti. Non gli ci volle molto per capire di chi si trattasse, aveva sentito parlare di lui tante di quelle volte da averne quasi la nausea. Eppure, nel ritrovarselo dinanzi in tutta la sua enorme stazza, Loki sentì riaffiorare la stessa sensazione che provava da bambino quando le Völve narravano a lui e suo fratello le terribili azioni di Thanos, colui che aveva ucciso la propria madre per rendere omaggio alla Morte, e un brivido gli percorse la schiena. Era lui.
 

«Nemmeno… la tua donna?» Chiese il Titano, la voce grottesca e gutturale. Loki non distolse lo sguardo dal suo nemmeno per un momento.

«Lei è morta. Sono stato io ad ucciderla» Disse, e la voce gli si incrinò appena nel dire quelle parole.

Thanos ghignò e il suo viso divenne una maschera di cattiveria e perfidia. Poi, dalle sua dita apparve un ologramma. «Perché non provi a dare un’occhiata?».

Delle immagini vennero proiettate davanti ai suoi occhi: una donna: aveva lunghi capelli rossi legati in una coda e la sua pelle era cosparsa di lentiggini e piccole efelidi. Non ebbe bisogno di osservarla più da vicino per capire chi fosse, la riconobbe subito e istantaneamente nella sua mente esplosero una cacofonia di voci e pensieri. Poi, tagliente come la lama di un rasoio, la constatazione del fatto che Eris lo avesse ingannato si fece viva e tagliente. Dannata sgualdrina!

«Ti ripeterò la domanda, piccolo dio: cosa sei disposto a fare pur di ritornare in superficie?».

Loki alzò lo sguardo su di lui, i suoi occhi color ametista sembravano scrutarlo con un’insistenza quasi morbosa, tanto da farlo sentire in soggezione, e un fastidioso senso di timore gli lambì le viscere facendogli desiderare la fuga – come i vigliacchi. Non lo fece, era stanco di scappare o nascondersi, e un fortissimo senso di rivalsa prese il posto della paura, infondendogli coraggio: voleva la sua vendetta nei confronti di Asgard e di quella meretrice, e la voleva subito. Non ambiva più al Trono, bensì alla distruzione di Asgard stessa e quella dei suoi abitanti.

Pagheranno per tutto quello che mi hanno fatto, sussurrò fra i denti e la mascella gli si contrasse per la rabbia. Pagheranno tutto.

Ora sapeva per cosa valeva la pena lottare.

«Qualsiasi cosa» Dichiarò, il timbro della voce stanco e tremulo.

Lo sguardo dell’Eterno si fece, se possibile, ancor più obliquo e aguzzo, quasi come quello di un rettile, e le sue labbra si stesero in un sorriso perverso. La sua espressione era sardonica e soddisfatta: come quella di una fiera che osservava con baldanzosa spacconeria la preda che aveva appena catturato, e lui sentiva braccato.

«Ti propongo un patto, Dio degli Inganni, alla quale dovrai sottostare e dare la tua parola. Se lo manterrai verrai ricoperto di doni, potere e avrai la vendetta a cui tanto ambisci nei confronti del Regno che ti ha bandito; ma se non lo onorerai, ti prometto che non esisteranno Regni, o lune deserte, né crepacci dove non verrò a trovarti» Le sue parole erano chiare quanto tremende e Loki le soppeso con la stessa minuzia con cui si decide qualcosa di vitale importanza.

L’offerta di Thanos era allettante e rifiutarla sarebbe stata una follia, ma qualcosa – il suo istinto – gli diceva di lasciar perdere, che aveva già toccato il fondo e che doveva allontanarsi da quella creatura il prima possibile poiché non c’era da fidarsi, che c’era di sicuro qualcosa sotto e che non poteva permettersi di lasciarsi soggiogare così, non da qualcuno come lui.  

E la tua promessa? Sussurrò una vocina dentro di sé proprio quando stava per rifiutare, Non l’hai ancora mantenuta, questo è il momento adatto per farlo! Pensaci: otterrai la tua rivincita nei confronti di chi ti ha denigrato e maltrattato per tutti questi secoli e riuscirai a mantenere il giuramento. Devi soltanto sottostare al patto e il resto verrà da sé.

I suoi occhi scattarono istintivamente verso l’ologramma in cui Emily era ritratta: sorrideva mestamente e la curva delle sue guancie era rotonda e paffuta esattamente come la ricordava; i lunghi capelli rossi le incorniciano il viso pallido e lentigginoso e le labbra erano incurvate in un sorriso gentile, quasi malinconico. Osservandola, Loki sentì la mancanza del sentire la sua pelle ruvida sotto le dita farsi impellente, quasi oppressiva.

Strinse i pugni e si morse il labbro inferiore: questa volta, si disse, manterrò la promessa.

E nonostante dentro di sé sapesse benissimo di star sbagliando, di star giocando col fuoco, le parole gli uscirono prepotentemente dalle labbra prima ancora che potesse fermarle.

«Accetto».

Thanos rise e nonostante la sua risata fosse bassa e divertita, alle sue orecchie risuonò acuta e fastidiosa come lo stridio del ferro, rimbombò nella testa e sembrò non volerne più uscire. Assomigliava a un antico requiem, pensò, e si chiese se fosse normale che al mondo potesse esistere un suono così grottesco.

Tornò ad osservare la figura di Emily e un’improvvisa agitazione, la stessa che lo attanagliava quando era ansioso per qualcosa e il cuore sembrava voler spaccare la cassa toracica tanto era forte il suo battito, gli serpeggiò su per la schiena regalandogli odiosi brividi di freddo. Un rivolo di sangue scese giù dalla nuca per poi strisciare sulla sua guancia destra e al pensiero che fosse stata la sua stessa “famiglia” a ridurlo in quello stato non poté fare a meno di digrignare i denti e stringere forte i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle mani.

Avrebbero pagato tutto. Non avrebbe avuto pietà per nessuno. Questa volta, non avrebbe fallito.

E mentre la risata di Thanos riecheggiava forte nella sue orecchie e un’improvvisa irrequietezza gli attanagliava il petto, un pensiero maligno gli attraversò la mente e Loki chiuse gli occhi, il volto steso in un’espressione seria e incredibilmente solenne. Quando li riaprì, il suo sguardo era obliquo e cattivo, tanto da sembrare quello di un lupo in procinto di attaccare. Si leccò le labbra, assaporando il sapore ferroso del sangue, e sorrise.

 



Non era ancora finita.

 

 

 

 

 

 

 



- Note dell’Autrice.

Ed eccoci giunti all’epilogo. Buon Dio, ho le lacrime agli occhi. Credo che piangerò. :,D

Questa storia è stata un vero e proprio parto. Un parto durato un anno di cui spero non dovrò mai pentirmi in futuro - come invece succede SEMPRE per le altre storie, soprattutto se long. Ad ogni modo, siamo arrivati fin qui e credetemi non c’è per me soddisfazione più grande. Sono molto orgogliosa di questa fan fiction, e non perché la considero particolarmente bella o quant’altro, ma perché sono riuscita a finirla! Oddio, che felicità! È la prima volta che riesco in un’impresa simile! Mi sento invincibile! **

Ad ogni modo, questa storia non sarebbe mai stata conclusa senza il vostro aiuto. Sul serio, grazie. Grazie, grazie e ancora grazie per tutto. Le recensioni, le visite, i preferiti\seguiti\ricordati… Grazie. Non smetterò mai di ripetervi che se fosse per me vi abbraccerei tutti uno per uno. Senza il vostro appoggio non l’avrei mai conclusa.
Mi dispiace di avervi rifilato questo epilogo così… agrodolce, ecco. Ma diciamo che non sono portata per i finali “Happy Ending”, però scrivere quelli troppo tragici mi mette ansia e quindi alla fine è uscito questo qui, che contiene tutte e due le cose xD. Mi dispiace da morire se qualcuno di voi ci è rimasto male, ma a mia discolpa posso dire di aver messo negli avvertimenti “drammatico” e “angst”, e ho avvertito tutti fin dall’inizio che la storia avrebbe seguito l’andamento del film ^^’’. Inoltre ho lasciato il finale aperto perché sono sempre stata una grande fan di questo tipo di epiloghi e l’idea che i lettori possano immaginarsi un ipotetico continuo mi alletta un sacco!

Ho scritto l’epilogo dal punto di vista di Thor perché è uno dei personaggi più importanti di tutta la ff e volevo dedicare una piccola parte anche a lui, che sotto tutti quei muscoli è tenero-tenero e tanto buono! <3 In sintesi: amate Thor e vi regalerò tanti micetti.

Non so se scriverò un sequel. Forse sì, forse no… chi lo sa? Boh. Per il momento però voglio prendermi una pausa, perché sono davvero distrutta. Vi assicuro che non è affatto facile cercare di termine una long – o perlomeno, non lo è per me. Ma comunque, ci sono parecchie cose che dovrebbero far presupporre un possibile sequel, a cominciare dalla gravidanza di Emily ( e a questo proposito: no, non sono impazzita. Sono seria. E no, non ho messo il nome di Vàli lì perché fa figo, bensì perché anche per questo c’è un motivo che volevo spiegare nel probabile sequel. Tranquilli, non sono impazzita – non del tutto, almeno) quindi diciamo che è più un “” piuttosto che un “” vero e proprio. :)
Ne approfitto anche per ringraziare Cassy (
Evilcassy), Darma (Darma) , Claire (ClaireCarriedo) e mio padre per avermi aiutato a betare i capitoli della storia. Non avete la minima idea di quanto vi sia grata quindi grazie, grazie e ancora grazie.

Vi chiedo solo una cortesia: fate in modo che questa storia non "muoia" o meglio, non venga "dimenticata" (giusto per restare in tema con la ff).
Perché, come ha detto la Rowling (donna che amo oltre ogni limite): "
Nessuna storia vive se non c’e’ nessuno che la vuole ascoltare. (...), le storie che più amiamo vivono in noi per sempre, quindi sia che torniate sulla prima pagina dei libri, sia sul grande schermo, Hogwarts sarà sempre lì a darvi il bentornato a casa.".

Be', insomma... si capisce cosa sto cercando di dirvi no? :)


 
Se volete potrete trovarmi su Facebook, Ask.fm e adesso sono anche su Tumblr! :)

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Alla prossima! :)

Un abbraccio forte forte!

Vostra, Harmony394.

 
 
   
 
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