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Autore: Madama Pigna    09/07/2013    7 recensioni
(Storia in fase di revisione) Dal capitolo 42:
E non poté fare a meno di ricordare come non fosse riuscito a fare niente, di fronte alle ferite di Farbauti.
Era un bambino inesperto, all’epoca, ma questo non fece alcuna differenza.
Per alcuni istanti, si bloccò lo stesso.
Temendo di fallire una seconda volta.
Temendo di veder morire suo fratello – e stavolta per davvero.

Piccola nota: il rating arancione si riferisce a singole scene e non all'intera storia. Segnalerò quindi i capitoli un po' più 'forti'.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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Quel giorno, ad Asgard, c’era un gran fermento.
Tutti parlavano della stessa, identica cosa.

Dai viottoli più in periferia alle camere delle nobildonne più sfarzose, tutti – che fossero servi, mercanti o nobili questo poco importava - avevano in bocca lo stesso argomento.
Il principe Thor era tornato.
E, al suo ritorno, i Tre Guerrieri e Lady Sif non l’avevano trovato da solo.



Loki era infatti sopravvissuto alla caduta dal Bifrost.
E sempre quel giorno sarebbe stato processato per i crimini contro Asgard e Midgard, sebbene pochi sapessero di preciso quali fossero. Molti esultavano per questo: il Dio degli Inganni non aveva mai ispirato molta fiducia. Il suo potere sulle rune e sulle parole aveva sempre intimorito i nobili Asir, e parecchi sarebbero stati felici di levarselo dai piedi, anche nel modo più definitivo.
Va detto però che c’era anche qualcuno, forse più saggio forse più pazzo, che non si rallegrava all’idea di una condanna a morte: il principe Loki era sempre stato una delle menti più sveglie del regno, e molte volte era stato un freno contro la brama di gloria e di potere del fratello Thor e di altri giovani e aitanti guerrieri che a volte trascinavano pure membri del popolo in battaglie indesiderate, portando via ragazzi robusti dai campi e dalle altre attività produttive.

In ogni caso ormai l’assemblea degli Asir era riunita, e tutti trattenevano il fiato aspettando l’esito della condanna. Chiunque si sarebbe aspettato un processo pubblico, di fronte a tutta Asgard. Invece il re aveva scelto un Consiglio privato, fuori da orecchie indiscrete; alcuni dicevano fosse una richiesta della regina, forse per risparmiare al principe l’umiliazione o per evitare indesiderate reazioni del popolo. Altri non si ponevano domande, occupati coi loro affari.

Ma nessuno, in qualsiasi circostanza, si sarebbe immaginato ciò che accadde...
















- Silenzio nella corte! -, intimò il re, cercando di fare un gran vocione. Senza successo, però.
L’Energia Oscura che aveva dovuto accumulare per mandare Thor su Midgard lo aveva logorato. Il Sonno di Odino era ormai vicino e il sovrano degli Asir stava facendo di tutto, in quel momento, per non caderci. Voleva salvare suo figlio. Non poteva condannare a morte Loki per quello che aveva fatto dopo aver semplicemente esiliato Thor un anno prima! Erano due cose diverse, questo sì. Thor aveva solamente dato battaglia mentre Loki aveva tramato e ucciso senza battere ciglio, sì. Ma c’erano troppe cose da tenere in conto per giudicare così alla leggera. E i membri del consiglio non lo volevano capire, perché gli conveniva così.


Intanto anche il Principe Thor fremeva. In piedi accanto al padre, teneva il Mjolnir appeso alla cintura, sebbene lo stringesse con vigore, quasi a darsi coraggio. Non voleva perdere suo fratello, nonostante quello che aveva fatto. Anzi, credeva fermamente alla sua versione dei fatti: cioè che avesse attaccato la Terra perché controllato mentalmente da Thanos. Forse era poco obiettivo, ma non gli importava. Loki doveva salvarsi, non poteva morire proprio ora che l’aveva ritrovato... che si erano chiariti... che si erano dichiarati...  proprio ora che aveva assaggiato l’odore della sua pelle e...
Che Padre lo mandasse in esilio, o lo spogliasse dei suoi poteri fino a data da destinarsi, se proprio non poteva perdonarlo!
Ma la morte, quella no!


In preda alla disperazione guardò sua madre, in cerca di conforto.
Ma Frigga non era messa meglio di lui.

La Regina sembrava aver passato la notte peggiore della sua vita. Nonostante l’impegno delle ancelle per renderla impeccabile come tutti giorni, gli occhi erano comunque segnati dalle occhiaie, e non c’era traccia del suo sorriso gentile. Naturalmente non era più una fanciulla da tempo, eppure era sempre stata piena di energie e solo in quel momento tutti i suoi anni di vita sembravano pesargli, come un enorme macigno messo sulle sue esili spalle.


Una volta zittita l’assemblea, l’anziano re parlò. –Io, Odino Borrson, Re di Asaheim, Padre degli Dei, dichiaro questo processo aperto. Lord Tyr, esponi le accuse al Consiglio e all’imputato -.
Un guerriero irsuto si alzò dal suo scranno, completo di armatura dorata ed espressione particolarmente scontrosa. Guardò il Dio degli Inganni con sommo disgusto, poi lesse con voce infossata lo scritto di una pergamena. – Loki Laufeyson, sei accusato di alto tradimento per aver attentato al trono di Asgard, la città in cui sei stato benevolmente accolto da bambino, per aver tentato di uccidere il principe Thor, il Guardiano Heimdall, i guerrieri Hogun, Volstagg, Frandal e Sif, e questo solo un anno fa. Sei accusato poi di aver attaccato Midgard, mondo che non ti aveva mai arrecato alcun torto, provocando la morte di svariati innocenti. Di aver stretto un'alleanza con gli immondi Chitauri e con Thanos, di aver tentato di utilizzare il Tesseract, fonte di potere dall’ uso proibito dal Padre degli Dei secoli e secoli or sono -. Sentendo quelle parole, i compagni d’arme di Thor, già nominati dal Dio della Guerra, storsero il naso. I rapporti tra loro e Loki non erano mai stati molto felici, e dopo tutto quello che era successo, non avevano esitato nemmeno un secondo a sostenere tutte quelle accuse, senza curarsi delle preghiere di Thor (che non era certo il tipo che implorava, tra le altre cose!). Lo facevano anche per lui, dopotutto. Lord Tyr si sedette e Lady Vör, Dea dell’ Accortezza, si alzò.
– Quali sono le tue difese Loki, figlio adottivo di Odino? -.





Il Dio degli Inganni guardò i membri del Consiglio freddo come la sua terra natia.

Era in piedi davanti ai diciotto Asir più potenti del regno. Riuniti in un tavolo semi circolare in oro, imponenti e in pompa magna davanti a lui, stavano nove maschi a sinistra, e nove femmine a destra. Tra loro i suoi genitori adottivi sedevano al centro.

Aveva ripreso il pieno controllo di sé soltanto dopo essere stato sballottato qua e là da Hulk. Le cose, in ogni caso, cambiavano poco per lui: era dalla sua caduta dal Bifrost che aveva completamente perso la volontà di vivere. L’unica ragione che forse poteva ancora tenerlo ancorato alla vita era Thor, soprattutto ora che finalmente i loro sentimenti si erano chiariti, dopo secoli e secoli d’incomprensione.

Ma il suo destino era già scritto: se anche Odino avesse avuto intenzione di perdonarlo, gli altri membri del Consiglio non gli avrebbero mai permesso di scamparla. Lo temevano per il suo talento nella magia e per la sua lingua affilata, per il suo intelletto. Da sempre i nobili aspiravano ad avere più potere nella corte, e sapevano bene che se Thor fosse stato incoronato re senza Loki al suo fianco, sarebbe certo stato facilmente manovrabile. E in quel momento, purtroppo, Odino non aveva la forza di tenerli a bada. Si sarebbero battuti con le unghie e con i denti, lo sapeva. E i pochi che non erano contro di lui non erano sufficientemente aggressivi per respingerli in modo significativo.

Frigga, Odino e Thor lo guardarono, imploranti, come a chiedergli di usare la sua parlantina per togliersi dai guai. Ma nemmeno l’amore del Tonante avrebbe potuto salvarlo, lo sapeva bene.
- Ho già esposto la mia difesa quando sono tornato ad Asgard. Non ho altro da aggiungere -. Così rispose, in modo apatico.

- Allora la sentenza sarà emessa quest’oggi stesso. Secondo le nostre leggi… -.
- NO! -. Thor, Dio del Tuono e impulsivo matricolato, dovette essere trattenuto dai Tre Guerrieri per impedirgli uno dei suoi gesti avventati. – Loki, non puoi rinunciare a combattere! Difenditi! Sei un principe di Asgard, sei mio fratello! Ti prego, non… -.
- Loki non può essere giudicato secondo le nostre leggi -.
Alle parole della sovrana, nella sala calò il silenzio. Ventitré paia d’occhi osservarono attentamente Frigga, chi perplesso, chi arrabbiato (senza darlo troppo a vedere).
- Temo di non comprendere, Maestà -, chiese Lady Vör in tono diplomatico.

- Loki non può essere giudicato come principe di Asgard. Egli non è un Odinson. A essere precisi, non è nemmeno un’Asir. Inoltre, la sua difesa non è stata costruita in maniera equa e giusta -, affermò. Thor e Odino la guardarono esterrefatti. Loki con disperazione.
Di tutti gli Asgardiani lì presenti la Regina era l’ultima persona da cui ci si aspettava un discorso simile. Stava rinnegando suo figlio Loki per una mera questione di sangue? Dopo tutti quegli anni in cui aveva sempre trattato Thor e lui alla pari? E cosa aveva davvero in mente ?

Loki non lo sapeva, ma il suo cuore, già ridotto in pezzi, non poté fare altro che sgretolarsi a quel discorso. Era troppo provato per capire che c’ era qualcosa di più dietro le parole di Frigga.

- Pertanto, non saremo noi a giudicare le sue azioni. Guardie – ordinò ai soldati all’ingresso – Fate entrare il mio ospite -, disse, calcando particolarmente sulla parola mio, forse per far capire che era meglio non mettersi contro di lui – chiunque esso fosse - per non mettersi quindi contro di lei.
- Mia cara, chi… -.
- Perdonami, Odino. Non avevo scelta -, rispose in un sussurro.



Le porte si aprirono, lasciando entrare uno straniero nella sala degli dei.

Era un uomo corpulento, alto all’incirca come Thor e quasi altrettanto muscoloso. Vestiva in maniera molto sobria, con delle vesti in cuoio nere che non lasciavano scoperta nessuna parte del corpo, se non il volto dagli occhi verdi. Le mani, particolarmente grandi, erano anch’esse coperte (dai guanti) e pure il naso era piuttosto importante. Odino notò che somigliava vagamente a Loki. Ma ciò che più lo spaventò fu lo sguardo: determinato, duro e glaciale, come quello di chi un tempo fu uno dei suoi peggiori nemici, poi ucciso dal sangue del suo sangue.

Capì subito con chi aveva a che fare. Ma il suo cuore non era disposto a credergli.
Perché, in quel caso, avrebbe potuto non reggere.

Vide sua moglie alzarsi, e questo gli diede l’ennesima conferma. Doveva essere qualcuno d’importante, se la Regina di Asgard si alzava in sua presenza. E forse fu per quello che ci fu un certo tentennamento in mezzo ai nobili di Asaheim. Dovevano alzarsi anche loro? Sicuramente, ma l’identità dello straniero era ancora sconosciuta. Insomma, ci fu un solo momento di silenzio, ma che non sembrò passare mai.



Lo sconosciuto, però, sembrava incurante dello sgomento di tutti i presenti. Si limitò ad avanzare con passo sicuro verso la regina, mentre ella lo presentava agli altri Asir.
- Costui è Byleistr Laufeyson. Re di Jotunheim. L’ho invitato qui perché possa fare da giudice nella seduta di questo consiglio -.

Solo allora tutti si alzarono. Ma con le armi sguainate. Tutti i presenti a eccezione dei sovrani puntarono le loro armi verso lo Jotun travestito: chi un martello, chi una spada, chi una lancia, chi una mazza o un’ascia, nessuno di loro lasciò la propria mano disarmata di fronte allo Jotun.

Ma la reazione del sovrano fu altrettanto perentoria.
- FERMI! Che cosa fate, stolti? Avete sentito la vostra regina: è un ospite. Che nessuno osi attaccare per primo, o dovrà risponderne direttamente a me! Riponete le armi. All’istante! -.


I nobili Asir si guardarono negli occhi un momento, per poi decidere di obbedire.
Senza smettere di tenere d’occhio il Gigante si risedettero.
- Re Byleistr, sono mortificata di questo trattamento che ti è stato riservato... -.
- Non fartene un cruccio, regina Frigga. Dopotutto, non abbiamo certo scatenato una guerra. Per ora -.

Sarcasmo. Nella voce del Gigante si avvertiva, sebbene quasi impercettibile, un freddo tono di sarcasmo. Odino non poté evitare di pensare che anche Laufey parlasse spesso con quel tono.
- Ma non è per questo che sono qui. Se non è un disturbo per... Lord Tyr, giusto? Gradirei ascoltare di nuovo con attenzione tutte le accuse -.
Il dio, che non era noto per la sua simpatia per i giganti, lo fissò con non troppo moderato astio. - Come conosci il mio nome, figlio di Laufey? -.

Lui rispose indicando con il capo il moncherino del guerriero. – So bene come ti sei procurato quella ferita, Dio della Guerra: il lupo della brughiera, che in questo regno è chiamato Fenrir, altri non era che mio fratello Helblindi. All’epoca della Grande Guerra era poco meno di un ragazzino, ma questo non gli impedì nemmeno di cavare l’occhio al Padre degli Dei. Aveva la...spiacevole abitudine di mutilare le persone se si sentiva minacciato. Ma forse non ricordi che anche io ero presente nel momento in cui sei stato ferito -, concluse ironicamente.

Fu tale la freddura che nessuno osò aggiungere altro. Odino non sembrò felice di ricordare quegli eventi, e con un cenno di Gugnir, la sua potente lancia, fece segno a Tyr di continuare.
L’Asir si riscosse, e ripeté ogni singola accusa, per poi dare un’aggiunta. – Ed è effettivamente vero che Loki non è un Asgardiano, ma è comunque contro il nostro popolo che ha commesso dei crimini, quindi non vedo perché... -.


- Temo di non capire dove siano, questi crimini contro Asgard, Lord Tyr -.
- Ha tentato di uccidere il Principe Thor! E anche altri Aesir! -, affermò Lord Bragi. Re Byleistr inarcò teatralmente un sopracciglio. - Ma davvero? Io conosco una diversa realtà dei fatti -.

Cominciò a camminare avanti e indietro, a passi lenti, passando davanti a ogni Asir lì seduto.

- Il qui presente Loki Odinson o Laufeyson, come preferite, era diventato re in seguito al Sonno di Odino... Il Principe Thor era esiliato, ciò significava che non era ne Asir, ne tantomeno principe. In quanto ai cosiddetti Tre Guerrieri, a Lady Sif e al Guardiano Heimdall, si erano macchiati indiscutibilmente di tradimento alla corona di questo Regno... -.

I sopracitati reagirono molto violentemente.
- INFAME GIGANTE! – .
- COME OSI VENIRE QUI E... -.
- SILENZIO! -, tuonò il re.

- Stavo dicendo -, continuò tranquillamente lo Jotun. – Nonostante non abbiano subito ripercussioni, è un dato di fatto che costoro abbiano disobbedito a un comando diretto del loro legittimo re. Loki, invece, aveva tutto il diritto di fare quello che ha fatto. Qualcuno può forse negare questo? -.

Lord Forseti, probabilmente uno dei pochi a non avercela realmente con il Dio degli Inganni, né a coltivare degli interessi particolari tramite il suo decesso, scosse la testa.


- Certo che no. E, Lord Tyr, abbiamo già verificato che lo Scettro di Thanos ha degli effetti momentanei sulla personalità non indifferenti. Al di là delle opinioni non si può cambiare la realtà dei fatti. Cioè che Asaheim non può condannare Loki Laufeyson per le sue azioni-.

- Esattamente. L’unico Regno che può vantare questo diritto è Jotunheim -.

Un mormorio sommesso. Un’occhiata storta di Odino.
- Quali sono le tue intenzioni, Re Byleistr figlio di Laufey? -.
- Rendere giustizia alla mia gente, Padre degli Dei. Loki ha tentato di distruggere il mio Regno, infrangendo il nostro trattato di pace -.
- Tuo padre ci aveva minacciato di guerra! -, affermò Thor rosso in viso. Sta per scoppiare.

- Vero. Ma questo perché tu, figlio di Odino, sei venuto da noi a dare battaglia. Tentare di attaccarvi mentre eravate ancora nella nostra terra era un suo diritto legittimo. Ma quale altro danno avrebbe potuto effettivamente fare un vecchio re come Laufey, impossibilitato a uscire dal suo territorio? Invece Loki Laufeyson l’ha portato ad Asgard con l’inganno, e si è macchiato di patricidio! -.

- Patricidio? Perché, Laufey è stato un padre, per Loki? NO, LO HA ABBANDONATO AL SUO DESTINO QUANDO ERA APPENA UN NEONATO! E SE NON FOSSE STATO PER MIO PADRE SAREBBE MORTO -.

- Non cambia lo stato delle cose -.
- E allora come vorresti condannarlo, Re Byleistr? Da questo punto di vista, Loki è anche tuo fratello. Ti macchierai di fratricidio? -, chiese Forseti, che cercò di mettere in scacco lo Jotun con la sua stessa arma. Lui, però, rispose impassibile.
– No. A me spetta giudicarlo. Non è abitudine dei re eseguire le sentenze -.


Fu allora che Thor perse definitivamente la pazienza, e tirò fuori il suo mitico martello.
– Schifoso opportunista di uno Jotun! Non hai neanche il fegato di sporcarti le mani! Vieni qui a pretendere quello che non puoi possedere! Con che diritto pretendi di avere potere su mio fratello, eh?! -, esclamò, avvicinandosi minaccioso.
- Ad essere trasparenti, principe, ho già ucciso un consanguineo prima di oggi, a causa delle discutibili leggi di mio padre Laufey. In ogni caso lui non è tuo fratello, figlio di Odino. Puoi crogiolarti nell’illusione che lo sia o anche uccidermi in preda alla rabbia, ma nel fondo del tuo cuore sai che ho ragione -, rispose Byleistr, tranquillo nonostante il Mjolnir puntato contro di lui.
- La tua freddezza è degna del tuo regnod’origine. Ma sappi che difenderò mio fratello da te e da qualunque altro membro immondo della tua specie, a costo di ucciderti! -.

Lo Jotun per tutta risposta gli rise in faccia. – Ma davvero? Credevo che la tua sete di gloria fosse acqua passata, Thor Odinson. A quanto pare anche i pettegolezzi possono cadere in errore, ogni tanto! Ma ti avviso che molti, a Jotunheim, sarebbero disposti a sacrificare anche la vita pur di vendicare la mia morte, specie se venuta dal principe di Asaheim! E se Loki Laufeyson è riuscito a portare di nascosto dei Giganti di Ghiaccio dentro il vostro regno chi vi dice che un giorno qualcuno non ci riesca di nuovo? Con un esercito, magari? -.
Thor era più furioso che mai. Ma il discorso razionale del nemico lo convinse a riporre l’arma. Doveva stare calmo. Altrimenti avrebbe fatto solo il suo gioco. Guardò Loki, che in tutto questo era rimasto in piedi al centro della sala senza battere ciglio. Era come se non ci fosse.

Gli si avvicinò, molto tentato di toccarlo.

Frigga riprese la parola. – Byleistr è dalla parte della ragione, Thor. Non essendo Loki nostro figlio, non essendo un Asir, noi non possiamo decidere per la sua sorte. E Asgard non scatenerà un’ altra sanguinosa guerra con gli Jotun solo per una persona. Sono spiacente, figliolo -.
Thor perse un battito. Come poteva Frigga, sua madre, dire parole così mostruosamente fredde? No, non poteva essere.. E Padre? Perché non faceva qualcosa? E Loki? Ad ogni secondo che passava, sembrava solo sempre più perso nelle sue tristi ombre. Doveva fare qualcosa, maledizione! Ma cosa?!

- Loki… Ti prego... Difenditi... Non puoi lasciare che ti portino via... Ti imploro... Puoi uscirne fuori… Padre! Dì qualcosa! -, disse, in direzione di suo padre, molto pallido, eppure inerte. Dopo un lungo momento di silenzio, il Padre degli Dei annuì in direzione del sovrano di Jotunheim.
- Così sia -, affermò, tetro. – Se il Consiglio è d’ accordo, Loki Laufeyson sarà portato al suo mondo natio, e lì il suo Fato verrà deciso secondo le leggi del mondo di brina -.
E quasi tutti i membri dell’ assemblea, purtroppo, erano d’ accordo.
























- COME AVETE POTUTO CONSEGNARLO NELLE MANI DI QUEL MOSTRO? -.
- Thor.. -.
- NON ME LO SAREI MAI ASPETTATO DA TE, MADRE! SEI STATA ORRIBILE! E TU, PADRE, TU NON HAI FATTO NIENTE! HAI LASCIATO CHE QUEI MALEDETTI VOTASSERO PER LA CONDANNA A MORTE DI LOKI SENZA BATTERE CIGLIO! -.
- Thor, calmati! -.
- IO NON MI CALMO AFFATTO, SIF! E DOVRESTE VERGOGNARVI, TUTTI VOI! COME AVETE POTUTO FARGLI QUESTO? -.

I quattro guerrieri e i due sovrani non riuscirono a rispondergli. Odino aveva tolto buona parte dei poteri al Dio del Tuono quando aveva tentato di attaccare Byleistr durante il Consiglio. Ma anche se non poteva impugnare Mjolnir, il Tonante aveva lo stesso trovato un modo per manifestare tutta la sua ira.

- E’ un traditore, Thor! Anche la Regina l’ha rinnegato come figlio! Perché non lo accetti? -.
- E’ INNOCENTE! -.
- Hai sentito il risultato dell’assemblea! -.
- NON MI IMPORTA DI QUEL CHE DICE UN MANIPOLO DI VECCHI EGOISTI CON A CUORE SOLO I PROPRI INTERESSI PERSONALI! E VOI CREDETE CHE LOKI SIA UN TRADITORE DOPO TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO PASSATO INSIEME! AVETE SOSTENUTO TUTTE LE ACCUSE! LA NOSTRA AMICIZIA PUO’ ANCHE FINIRE QUI! -.



La Regina, spazientita, decise di agire in modo estremo. Si avvicinò al figlio, tutt’altro che pericoloso nelle sue condizioni mortali, e gli diede un gran ceffone.
Era la quinta volta in quel millennio, per la miseria!

- Thor. Fai. Silenzio. Ci sono un paio di cose che devo spiegarvi. Voi quattro, uscite -.
I Tre Guerrieri e Lady Sif, impressionati dal comportamento del principe, ci misero un po’ per riprendersi, ma fecero come gli era stato detto, non prima di inchinarsi ed essersi scambiati un’occhiata stranita.

- Bene. Ma fai in fretta, donna, perché non sarò cosciente ancora per molto -, rispose Odino.
Si fidava di sua moglie. Durante il processo gli aveva stretto la mano, facendogli capire di lasciare che se ne occupasse lei. E così aveva fatto. Ma ancora non capiva.
 Era invecchiato, il Padre degli Dei. Non vedeva più tanto lontano. Per questo voleva affidare il regno a Thor, nonostante fosse ancora troppo impulsivo. Il suo vigore si era affievolito, e non poteva più tenere a bada eventi come quello. Il peso del trono, ormai, si era fatto insopportabile.
- Sono andata su Jotunheim -.
- A Jotunheim? Quando? -.
- Quando Thor è andato su Midgard, Odino, pochi giorni fa. Tu eri troppo occupato nell’osservare cosa faceva per notare la mia assenza. Ho avvicinato Byleistr e ho stretto un patto con lui. Mi ha dato la sua parola che Loki sarebbe stato al sicuro dentro i confini del suo Regno. Così abbiamo escogitato un trucco adeguato, un trucco per sviare i membri del Consiglio: sapete entrambi quanto Loki se li sia inimicati e se gli avessimo fatto credere che avrebbe scontato una pena di morte a Jotunheim non si sarebbero insospettiti -.
- Ti rendi conto di come ha reagito quando lo hai rinnegato come figlio? -, chiese Odino, alterato. Frigga annuì, grave. – Lo so. Ma Byleistr gli spiegherà tutto -.

- Cosa ti ha chiesto in cambio il Re di Jotunheim? -, chiese Thor.
- E’ davvero necessario dirlo? -.
Odino aveva già capito. Si capiva dalle narici che vibravano, dall’occhio carico d’ira.
Anche Thor, dopo qualche secondo, capì.
- Lo Scrigno degli Antichi Inverni? -.
- Sì.Byleistr non farà scoppiare un’altra guerra, Odino. Il suo popolo ricorda fin troppo bene la lezione che noi Aesir gli abbiamo inflitto secoli fa -, aggiunse la donna. – E ti assicuro Thor -, affermò dura la regina quando il figlio cercò di parlare. – Che gli Jotun sono molto diversi dai mostri mangia bambini di cui ti parlano le balie sciocche -.
Thor rimase in silenzio un momento, stringendo i pugni. Il ceffone lo aveva calmato, per fortuna, ma solo esteriormente. – Forse. Ma sai perfettamente che Loki ha tentato di distruggere Jotunheim. Come fai a credere che lì starà al sicuro, tra la stessa gente che ha tentato di distruggere? -, le chiese. Ella rispose senza alcuna esitazione. - Perché più che provocargli danno, a Jotunheim Loki ha reso un favore. E potrebbe rendergliene altri... -.

























Note autrice:
Buonasera gente ^^ ho infine deciso di postare in questo sito questa fanfiction, scritta da me molto tempo fa (prima che uscisse Thor 2, uno dei motivi per cui non tiene conto di quel film).
Spero vi piacerà e che recensirete in tanti! Alla prossima,
Madama Pigna!



  
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