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Autore: TaliaAckerman    11/07/2013    11 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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CHEXLA, STATO DEI RE


Dubhne e gli altri Combattenti seguirono Malcom Shist attraverso le vie di Chexla.
Dubhne camminava in fondo, cercando di ripararsi dagli sguardi diffidenti degli altri ragazzi.
Tu cammina. Pensa solo a camminare.
Non era la prima volta che si ritrovava sola in mezzo agli sconosciuti. In qualche modo, le sembrava di aver già vissuto quell’esperienza. L’abbandono dei genitori, la sartoria di Célia, gli altri apprendisti, persino il signor Tomson sembrava assomigliare a Malcom Shist. Solo che ora era peggio. Molto peggio.
D’un tratto, la ragazza con i capelli neri le si avvicinò.
– Ciao - la salutò sorridendo. Dubhne sobbalzò e la guardò con curiosità. Era molto graziosa: il viso candido era coperto di minuscole efelidi e, come i capelli, anche gli occhi brillavano di un nero assoluto. La ragazza rimase a guardarla, attendendo una risposta. Poi, dal momento che Dubhne non pareva aver intenzione di aprir bocca, continuò:- Era la tua famiglia quella?
Dubhne si riscosse. – No - rispose automaticamente. – Non la mia vera famiglia, almeno.
L’altra aggrottò la fronte. – Uhm… adottata, vero?
Dubhne annuì, addolorata. La ragazza le porse la mano. – Io mi chiamo Claris - annunciò. – Tu sei Dubhne, vero?
La ragazza annuì di nuovo, ma non le strinse la mano. Non ce la faceva. – D'accordo... - mormorò Claris, ritraendola lentamente. Guardò Dubhne con sincera pietà negli occhi. – Mi dispiace che ti sia andata così - disse.
Dal suo sguardo Dubhne comprese che non mentiva, eppure non riuscì a risponderle. Quella ragazza non aveva idea di come lei dovesse sentirsi. Le due rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Dubhne non ce la fece più e chiese:- Da quanto tempo sei nella squadra?
- Tre anni - rispose con disinvoltura Claris, arrotolandosi con un dito una ciocca di splendidi capelli neri. – Ma me la sono sempre cavata. E l'anno scorso… sono arrivata in semifinale - spiegò con fierezza. – Ma poi…- continuò, notando lo sguardo interrogativo di Dubhne. – Sono stata battuta. Il mio avversario non era alla mia portata.
– E quindi… sei ancora viva?- chiese Dubhne col fiato sospeso. Claris la guardò aggrottando le sopracciglia. – Beh, direi di sì - sorrise. – Altrimenti non sarei qui, no?
- Non intendo questo - la interruppe in fretta la ragazza. – Insomma… il tuo avversario ti ha risparmiata?
- Esatto - rispose Claris con semplicità. – Credo che avesse scoperto appena prima dello scontro di essere un mio lontano parente, o roba simile…- fece poi pensierosa. - Una vera fortuna non trovi ?
Dubhne tirò un sospiro di sollievo. – Ma quindi…- azzardò timidamente. – Non tutti i perdenti devono morire?
Claris scoppiò a ridere. – Certo che no!- esclamò, dandole una pacca sulla schiena. – Altrimenti, beh… morirebbero tutti tranne uno. Malcom e gli altri dovrebbero trovarne di nuovi ogni anno per rimpiazzare i morti, cioè quasi tutti. Non avrebbe senso.
Leggermente rincuorata, Dubhne sospirò.
Malcom Shist li condusse per qualche minuto fra le strade della città, finché non raggiunse una sorta di grosso carro. Un paio di cavalli ben piazzati di un color biondo sporco vi era assicurato per mezzo di redini robuste. Dubhne, al momento di salire, non riuscì più a muoversi; aveva camminato per le vie di Chexla, allontanandosi dalla sua famiglia, ma ora sarebbe partita sul serio. La ragazza si voltò un’ultima volta in direzione della casa dei Farlow. Non riusciva più a scorgerla, ma sapeva che doveva essere là da qualche parte. Le salirono le lacrime agli occhi.
– Allora, ci sei?- Una voce interruppe i suoi pensieri. Claris era salita sul carro, e le stava porgendo una mano. Guardandosi intorno, Dubhne si accorse che quasi tutti gli altri Combattenti avevano fatto lo stesso, mente Malcom si era sistemato come cocchiere. Imbarazzata e decisamente spaventata, la ragazza lasciò che Claris l’aiutasse a salire e si sistemò accanto a lei.
– Quanto… quanto durerà il viaggio?- chiese con voce tremante, mentre il carro si apprestava a partire. Il più lungo possibile, speriamo…
- Circa due o tre giorni - rispose Claris disinvolta, e Dubhne fu colta da un pensiero sgradevole. Non aveva visto nessuno caricare provviste. – Due o tre giorni? Senza mangiare?- chiese con voce allarmata.
– È sempre così - Claris alzò le spalle. – Non è poi così dura alla fine, basta farci l’abitudine…
Dubhne deglutì; anche alla sartoria del signor Tomson le era capitato di restare a digiuno anche per qualche giorno, ma ora sarebbe stato diverso. Allora era già abituata a nutrirsi poco e male, mentre i Farlow l’avevano trattata decisamente bene, e ormai la ragazza era abituata a tre-quattro pasti al giorno. Sarebbe stata dura…
- E poi c’è sempre qualche trasgressivo. Quasi tutti, cioè…- sorrise poi Claris a sorpresa. Dubhne la guardò con aria interrogativa, mentre la Combattente cominciava a sfilare dalle tasche tozzi di pane secco. Ne porse uno a Dubhne. – Hai fame?- le chiese con gentilezza.
– Grazie…- rispose lei stupita, prendendolo e addentandolo. Quella ragazza era davvero strana…
- Fai attenzione, Claris - le interruppe d’un tratto una voce profonda. Le due ragazze si voltarono; uno dei Combattenti più adulti del gruppo le stava guardando. Ammiccò a Malcom Shist. – Se vi vede la pagheremo tutti noi…- Presa alla sprovvista e arrossita, Dubhne fu tentata di sputare il proprio pane in una mano, ma l’altra la bloccò. – E dai, James, lo fanno anche gli altri…
- Già, ma almeno hanno il buon senso di non farsi scoprire – fece lui di rimando. Claris si chinò è abbassò la voce:- Insomma, non vedi che è nuova? Anche tu mi hai dato da mangiare, quando sono arrivata qui… Lei non è abituata a questa vita.
Non sai quanto hai ragione.
James rimase in silenzio, poi sbuffò, dandola vinta a Claris. Dubhne lo fissò, affascinata: il suo volto era duro, segnato da una profonda cicatrice. Le sopracciglia scure e ben delineate creavano un netto contrasto con gli occhi di un verde intenso. Era forte e slanciato, e i muscoli delle braccia apparivano tesi e possenti. Sembrava un vero guerriero, uno di quelli che si incontrano fra le pagine dei racconti di avventura.
Finendo in fretta il proprio pane, la ragazza sbirciò in direzione di Malcom, e trasse un sospiro di sollievo nel constatare che l’uomo non si era accorto di nulla.
– Tu ti chiami Dubhne, non è vero?- le chiese osservandola il giovane interessato. Lei annuì timidamente, e l’altro le porse la mano.
– Io sono James. È un piacere conoscerti - annunciò sorridendole. Anche lei accennò un piccolo sorriso, stringendola. Quando poi James si voltò dall’altra parte, si rivolse a Claris:- Lui… chi è?
- Uno dei nostri Combattenti migliori. L’orgoglio di Malcom Shist, James Sangster; è nella squadra da otto anni, o roba simile. Va tutti, ma dico tutti gli anni in semifinale. Non ha ancora vinto nulla… ma una volta ha addirittura visto la finale - spiegò Claris in tono saccente. – Diciamo che quest’ anno potrebbe essere la più grande minaccia per Jackson Malker…
- Jackson Malker?
Claris la guardò, e la sua fronte fu attraversata da una ruga di preoccupazione. – Jackson Malker… è il campione di Peterson Cambrel - disse seriamente.
– Il campione? Ma io credevo che una volto vinto si potessero abbandonare i combattimenti… Non avevi detto che…
- Lui è diverso. Dubhne, quell’uomo è una macchina per uccidere. Strano che tu non lo conosca, è praticamente una delle persone più famose di Fheriea dopo Will Cambrest e il Re delle Cinque Terre…
- E quindi… ha deciso di restare anche dopo aver vinto i Giochi una volta?
- Sei sveglia Dubhne. Ma lui non ha vinto una volta. Ormai sono quattro anni che regna indiscusso nell’Arena. Non c’è nessun Combattente che possa tenergli testa. E se esiste, beh… Malcom non l’ha ancora trovato.
Agghiacciata, Dubhne non riuscì a dire nulla. – Ed è per questo che allena James giorno e notte. Vuole a tutti i costi che vinca lui, quest’anno. Ma non so se basterà, Jackson non vuole perdere il primato. Sarebbe il primo uomo nella storia ad ottenere il titolo di campione per cinque volte. Non so chi sia più ricco tra lui e Peterson… - Vedendo l’espressione perplessa di Dubhne, la ragazza si interruppe e spiegò:- Peterson Cambrel è la nemesi di Malcom Shist. È il più grande padrone di Combattenti del mondo, dicono. Jackson Malker è uno dei suoi, come ti ho detto…
Mentre l’ansia si faceva nuovamente strada in lei, Dubhne si guardò intorno per tentare di non pensarci. Il paesaggio ora era cambiato: le distese pianeggianti che circondavano Chexla era sparite. Verso est, la ragazza vedeva estendersi un immenso bosco, e i prati che contornavano la strada si erano tinti di verde smeraldo, segno che si stavano dirigendosi sempre più a nord. A occidente, cominciavano a prendere forma all’orizzonte aguzze cime montuose. Nel complesso, la veduta era mozzafiato.

Claris, intanto, la fissava preoccupata. Quella ragazzina non aveva la minima idea di a che cosa stesse andando incontro. Aveva la stessa aria sconvolta e spaurita che si era dipinta sul suo volto quasi quattro anni prima, quando Malcom l’aveva trovata e reclutata. A quel tempo Claris era un’orfana sola e scapestrata, continuamente in spostamento per cercare cibo e un tetto. I suoi genitori erano morti quando lei era piccola , ma uno zio si era preso cura di lei fino ai suoi dodici anni; era stata una fortuna essere accudita da lui, in effetti. Per un lungo periodo la ragazza poteva sostenere di aver vissuto un’esistenza quasi… felice. Non aveva ricevuto un’educazione ufficiale – privilegio riservato ai nobili soltanto – ma suo zio Dowin le aveva insegnato a leggere e a scrivere, nei pochi giorni in cui non era impegnato con il suo lavoro di mercante. All’epoca Claris passava molto tempo da sola, con l’unica compagnia della cagna randagia che si aggirava sempre nei dintorni dell’abitazione. Nomah, così l’aveva chiamata. A volte capitava che suo zio stesse via anche per intere settimane, e la ragazzina era costretta a restare a casa. Nomah non era certo come una sorella o una amica, ma peraltro l’aveva aiutata a non impazzire dalla solitudine. E ora, ripensando a quegli anni a loro modo spensierati, Claris provava un senso di incontenibile malinconia. Dowin si era ammalato, e per sfuggire al contagio la ragazzina era stata costretta ad allontanarsi. Aveva vagato per mesi in giro per lo Stato dei Re, e alla fine aveva incontrato Malcom a Grimal. In un certo senso era stato un bene, dato il proprio talento nell’utilizzo delle armi. I pugnali in particolar modo la affascinavano: piccoli, pratici e letali. E sapere di essere una delle uniche Combattenti al mondo ad utilizzare tali armi nei duelli la lusingava non poco.

- Fermiamoci qui - annunciò Malcom al calare della sera. Dubhne, che per tutto il pomeriggio aveva dormicchiato scomodamente appoggiata alla spalla di Claris, si riscosse. Il qui era una radura ampia e spaziosa, circondata da abeti. – Dove siamo? Chiese bisbigliando a Claris . L’altra aggrottò la fronte. – A dir la verità non lo so, non sono mai stata qui. Malcom deve aver scelto un’altra strada…
Imitando gli altri, Dubhne scese con un salto dal carro, ma subito si pentì di averlo fatto. Atterrare fu più doloroso del previsto; i muscoli sembravano non risponderle. La ragazza passò a rassegna con lo sguardo gli altri Combattenti. Accanto a lei c’era una giovane donna un po’ più alta di Claris – doveva avere circa vent’anni - con lunghi e lisci capelli castani stretti in una crocchia, tratti sottili e appuntiti. Più in là scorse James conversare con un paio di ragazzi più giovani, e seduto appoggiato ad un albero c’era un uomo giovane e di bell’aspetto. Era magro, e il volto pallido e serio era contornato da un ciuffo di capelli bruni.
– Lui è Phil - spiegò Claris, prendendola da parte. Mentre quei due con cui sta parlando James sono Socka e Liens. Socka è qui da poco, meglio per te, avrai qualcuno con cui imparare no? Mentre quella ragazza è Mia – credimi, non parlarle mai...
– Perché?- Dubhne trattenne a stento un sorrisetto. – Perché è determinata a diventare la prima donna a vincere i Giochi Bellici. – rispose la ragazza con un sospiro infastidito. - Odia qualsiasi Combattente che potrebbe ostacolarla. O almeno così dicono. Comunque, sul serio, se cerchi rogne, va’ da lei e sarai di sicuro accontentata.
- Tu che dici?
- Tanta scena e poca sostanza - Claris arricciò il naso, poi assunse un'espressione di superiorità. - Non è mai arrivata ai quarti.
Dubhne guardò i volti magri dei Combattenti, e nervosamente chiese:- C’è qualcun altro di… inesperto diciamo?
- Vuoi dire che è appena arrivato?- rispose Claris disinvolta. – Beh, c’è Socka, come ti ho detto, poi Camin, Drembow e… basta, direi. – Mosse rapidamente il volto di qua e di là. – Sì, solo loro.
– E… chi sarebbero?- la incalzò timidamente Dubhne, curiosa. L’altra indicò due ragazzini seduti sull’erba, a poca distanza dal carro. Uno era rossiccio di capelli, esile quanto un fuscello, con gote candide coperte di efelidi di un intenso color marrone. L’altro sembrava leggermente più in salute, ma dimostrava forse ancora qualche anno in meno. Dubhne tentò di frenare la tremarella. Bambini.
– Quello rosso è Camin, deve avere qualche anno in meno di te. L’abbiamo trovato a Zerla quattro mesi fa mi pare, mentre l’altro è Drembow. È il più piccolo, quest’anno. Undici anni compiuti dieci giorni fa, dice. – Dubhne ebbe un tuffo al cuore e, suo malgrado, chiese:- Quanti anni aveva l'avversario più giovane con cui hai combattuto?
Claris inarcò un sopracciglio sottile, pensierosa, e Dubhne pensò che fosse veramente affascinante. Poi la ragazza rispose:- Beh… due anni fa è arrivato un ragazzino di dieci anni, dall’Ariador. Ed era anche niente male, sinceramente. Non ho mai visto uno scricciolo del genere combattere in quel modo! Certo, l’ho battuto senza difficoltà agli ottavi di finale, ma comunque… tanto di cappello.
– L-lo hai ucciso?- sussurrò Dubhne, temendo ciò che la Combattente avrebbe potuto rispondere. Ma lei scosse la testa. – Certo, Dubhne, come no…- disse sarcastica. – Ti sembro la tipa che va in giro ad ammazzare bambini?
- No, no…- si affrettò a rispondere la ragazza. In realtà non aveva idea di che genere di persona Claris potesse essere. E scoprirlo non era fra le sue priorità: era stata gentile con lei, questo bastava.
Il silenzio calò fra loro; poi, a disagio, Claris si alzò per raggiungere un paio di ragazze giovani lasciando Dubhne di nuovo sola. La ragazza, presa dallo sconforto, si strinse forte le ginocchia fra le braccia e chiuse gli occhi.




Note: salve a tutti, ci ho messo un po' a terminare la stesura di questa capitolo, ma spero ne sia valsa la pena :) È il primo che scrivo secondo la mia nuova prerogativa: NON ANNOIARE IL LETTORE. xDxD Spero che abbia funzionato, se sì recensite^^ Se non vi è piaciuto lasciate comunque un'opinione magari, ricevere consigli mi è sempre molto utile :)
  
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