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Autore: Nocturnia    16/07/2013    4 recensioni
Tim lo fissa con l'angosciante espressione dell'animale ferito a morte, e l'unica cosa che può - che deve - fare è stringerselo al petto, perché è questo che fa un fratello.
È questo che faceva Bruce; per tutti loro.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barbara Gordon, Batman, Dick Grayson, Selina Kyle aka Catwoman, Tim Drake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Bruce Wayne, Dick Grayson, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"La vecchiaia è triste non perché cessano le gioie,

ma perché finiscono le speranze."
- Jean Paul -


Oltre la notte


Plic, plic.

Deve essersi rotto un rubinetto da qualche parte del Manor, ma non te ne curi affatto.

Plic, plic.

Una volta avresti chiamato Alfred; una volta, lui avrebbe risposto.

"Bruce..."
Stringi le dita in un pugno chiuso, scivolando con lo sguardo oltre il buio incombente.
"Ci sono già tutti; aspettano solo te. Aspettano solo noi."
Annuisci impercettibilmente, cercando il tuo bastone.
Dick inspira debolmente, sforzandosi di non passarsi una mano sul viso, in un gesto di cupa rassegnazione.
"Se hai bisogno..."
Sono occhi di un guerriero mai domato quelli con cui rifiuti - tagli - una presenza calda come quella Grayson.
Sono occhi artici di lupo e predatore, di uomo e di bestia, quelli con cui mostri un dolore di carne e sangue, una vita privata d'ogni bellezza, se non lei.
"Arrivo." mormori e la tua voce è già l'incedere incerto della vecchiaia "Arrivo... Dick."
Alla notte, le tue spoglie esangui.

Il fuoco nel camino è una blanda lingua rossastra, alle tue spalle tutta la furia d'una città che hai amato più di ogni altra cosa.
Più dei tuoi figli, più di Alfred, più di te stesso.
Persino più di lei.

È silenziosa Gotham, un coagulo di umanità dolenti e fantasmi troppo vivi per essere altro che incubi.
Selina dondola i piedi oltre la testa della gargolla e fissa l'orizzonte, un sorriso sulle labbra e tra le dita un filo di parole mai dette.
Ti siedi al suo fianco e ne segui lo sguardo, simmetrie d'acciaio e rovi di vetro e speranza.
"Notte difficile?"
"Non più del solito."
Inclina leggermente il mento verso di te, occhi troppo belli per essere dimenticati davvero.
"Hai finito presto."
Non rispondi, blandendo i suoi fianchi e chiudendola in un guscio d'ossidiana e kevlar.
"Il mio appartamento è più vicino della tua caverna, sai?" O di qualsiasi altra cosa tu usi come buco segreto in cui nasconderti."
Le sfiori la curva delicata del collo, intrecciando le tue dita nei suoi capelli.
Selina alza un sopracciglio, cercandoti sotto la maschera e togliendola con una veloce torsione del polso.
"Bruce?"

Sorpresa. Stupore. Comprensione.

"Bruce Wayne?" ripete incredula.

Sollievo.

Mordi per primo e sono arrendevoli le sue labbra, già schiuse in una muta domanda.

Perché? Perché adesso? Perché io?

Ed è ciò che è rimasto del tuo cuore a risponderle.

Piove su Gotham e divora il poco spazio rimasto nel cielo.
Grayson è un rumore ovattato in cucina e Tim il quieto respirare d'un ragazzino - d'un uomo - che ha finalmente trovato le sue ali.
Lentamente, ti incammini verso la porta secondaria e con una punta di soddisfazione noti quanto sai essere ancora silenzioso.
Quanto sai essere ancora giovane.

C'erano notti, come quella precedente, in cui parlavate delle vostre paure e delle vostre cicatrici, del vostro passato e dei mostri che vi portavate dentro, giorno dopo giorno.
In altre, quelle più torbide, più lente, in cui la fatica pareva un sudario impossibile, sedevate semplicemente uno accanto all'altro, osservando Gotham e le sue luci verdastre.
Alcune volte, più spesso di quanto volessi ammettere, ti ritrovavi teso tra le sue cosce nel respiro dell'orgasmo, macchie di sangue a indicar la via del guerriero e l'umido d'un sentimento sbagliato e bellissimo sulla bocca.
Selina rotola via dal tuo petto, raccogliendosi dentro il lenzuolo e infilando una gamba tra le tue.
"È quasi l'alba."
Abbassi le palpebre, annuendo distrattamente.
"L'uccellino sarà preoccupato."
Seppur con gli occhi chiusi, cogli ugualmente la nota divertita nella sua voce, la pigra indolenza dei gatti e quella grazia nell'insultare il prossimo tutta femminile.
"Tim è in grado di badare a se stesso."
"Non si può dire la stessa cosa di te, a quanto vedo."
Le regali uno sguardo assonnato e scettico, bruciando sotto le sue dita.
"È una brutta ferita, Bruce."
"Sono stato peggio."
La senti percorrerne i contorni slabbrati e arrossati fino alla testa dell'omero, dove il coltello aveva trovato accesso.
"Sai già cosa voglio chiederti, vero?"
"Sì."
Annuisce Selina e nasconde il viso nell'incavo del tuo collo.
"Posso sopportarlo, Bruce."
Apri un occhio, cogliendo lo scivolare incerto d'una lacrima.
"Selina..."
"Va tutto bene, Bruce, va tutto bene. Posso farlo."
"Io..."
"Funziona perché siamo quello che siamo." non alza il viso Selina, inspirando il tuo odore e stringendosi a te con un'intensità tragica "Funziona perché lo accetto, Bruce. Lo so. Prima Gotham, poi... " un sospiro, un gemito trattenuto " e poi, Bruce; e poi."
Fuori, i rumori d'una città che aveva ripreso a camminare.
Dentro, la quieta consapevolezza di due mostri dal cuore fin troppo umano.

È una massa gonfia e tumefatta il cielo, la pioggia un pugno gelido e implacabile.
Paiono schegge di vetro tutte quelle gocce, liquidi riflessi su di una tomba trasparente come il tuo futuro.
Piena come il tuo passato.

"Potrei abituarmi a tutto questo, sa, Signor. Wayne?"
Ride Selina e si flette all'indietro, allungando le braccia verso di te e chiudendoti il laptop.
"Selina." l'ammonisci "Stavo lavorando."
Sorride la gatta e cerca le tue labbra.
"Il mio nome."
"Cosa?"
"Il mio nome." ripete Selina e si porta le ginocchia al petto, sfiorandoti con le dita una guancia "Lo dici sempre nello stesso modo: nella stessa inflessione. Non so come abbia fatto a non accorgermi prima che tu fossi Batman."
Stiri gli angoli della bocca in un sorriso sornione, poggiandoti contro la sua mano.
"Sono un bravo dissimulatore."
"Calore." continua Selina "C'è calore quando pronunci il mio nome. E divertimento. E anche un po' di sopportazione, forse." conclude sul tuo petto "Mi sbaglio?"
Alla sua domanda, rispondi sfilandole una camicia troppo grande - troppo tua - e cercandole la pelle morbida del seno.
Tra le pareti del tuo cuore, l'unica replica che non avevi mai avuto il coraggio di pronunciare: di accettare.

Ti siedi sull'erba bagnata, accostando il bastone alla lapide e toccandone la superficie liscia.
Sospiri, ma pare più il rantolo sfiatato d'un morente.
Tuona Gotham attorno a te, vibrando sotto la pelle d'un pipistrello al suo ultimo volo.
Tuona e grida quella città, puttana e femmina per la quale hai dato tutto, per la quale hai sacrificato tutto.
Compresa lei.

"Oh Bruce." ti blandisce Selina "Una donna potrebbe anche morire dopo aver ricevuto un regalo del genere."
Sorridi debolmente, sfiorando il filo di smeraldi che porta al collo.
"Sono contento che ti piaccia."
Chiude le dita attorno alle tue Selina, la consolazione di sentir ossa e carne, non kevlar e cuoio.
"Come stanno gli altri?"
"Bene. Loro... " un groppo durissimo ti impedisce quasi di completare la frase "stanno bene."
Ti cerca gli occhi Selina e tra di voi scorre un silenzio eloquente.
"Bruce... no."
Chini il capo, stringendo il tessuto sottile sotto il quale si nasconde ciò che è rimasto di Selina.
"Non puoi chiedermelo."
"Ne ho tutto il diritto, invece."
"Non così, Selina... non così."
È un sorriso dolorosamente bello quello con cui ti costringe a guardarla, tra i capelli, impietosi, i primi fili di grigio.
"Tutto finisce, Bruce, tutto; bisogna solo vedere come."
Digrigni i denti, spezzando un bastone che è lo stigma della tua caduta.
"No..."
"Pensavi sarei morta in battaglia? Sotto i colpi del Joker, oppure intrappolata tra i ghiacci di Victor?"
"Io... " deglutisci, artigliandole il braccio "Io... "
Amplia il sorriso Selina e ti accarezza la tempia.
"Siamo sempre stati maschere e pelle, Bruce. Oltre la paura, oltre la finzione, oltre la leggenda: siamo sempre stati solo... umani."
Inspiri con tutta la forza che ti è rimasta e delinei un sorriso - una crepa - sul tuo viso.
"Bianche, vero?"
Storna lo sguardo dal soffitto Selina e ti fissa confusa.
"Come?"
"Rose bianche, vero? Sono le tue preferite, se ben ricordo. Le rosse le trovavi... pacchiane. Più adatte a una donna come Laurel, mi hai confessato una volta."
"Allora è rimasto qualcosa del grande e spaventoso detective in quella testa vuota, eh Bruce?"
Scherza Selina e tra le ciglia intravedi una lacrima solitaria.
"Dick avrà anche preso il mio posto, ma non sono ancora un vecchio decrepito, gatta."
Ride Selina ed è un suono tristemente familiare.
"Sai Bruce, non te l'ho mai detto, ma io... " un eccesso di tosse la interrompe, costringendola a rannicchiarsi su se stessa.
Le circondi le spalle con le braccia, nel vano tentativo di trattenerla lì con te, fosse stato anche per una notte sola.
"Io... " inspira profondamente "volevo dirti che..."
"Non importa Selina, non importa. Lo so."
"No, io... " insiste "io..."
Ed è allora che mormori la risposta a una domanda nata anni prima, tra i tetti di Gotham e le illusioni d'una città crudele.  
Ed è allora che Selina comincia a piangere, mostrando una fragilità desolata e desolante.
"Resta con me, Bruce."

Si disfano in petali stropicciati e rovinati le rose che hai portato a Selina, perle d'un amore che ricordano troppo quelle d'una collana che aveva segnato il tuo destino.
Senti debolmente Dick urlare il tuo nome, il pigolio preoccupato di Tim e la replica incerta di Barbara.
Il temporale si è intensificato, al pari d'una cavità che aveva smesso d'essere utile quando di Selina non era rimasto altro che il ricordo.
Sorridi: forse, è giunto anche il tuo tempo.

Si era addormentata stretta al tuo petto, il viso nascosto nell'incavo del tuo collo e il suo respiro tiepido contro la pelle.
Aveva socchiuso gli occhi, baciandoti con una dolcezza insolita e portando le dita tra i tuoi capelli, serrandoli in una morsa possessiva e solitaria.
Prima di cedere al sonno, l'avevi sentita vibrare sotto le tue mani, in un mormorio pacato.
"Grazie Bruce. Grazie di tutto."
Quando aveva smesso di respirare, l'aveva fatto in silenzio, come la storia delle vostre vite.
Si era semplicemente afflosciata tra le tue braccia, aspettando l'alba ad occhi chiusi.
Non l'avevi lasciata andare per molte ore dopo la sua morte, incredibilmente bella, incredibilmente fredda.
Quando vi avevano trovato, stavi ancora ancora piangendo.

Dick non vuole crederci: non può crederci.
Tim scuote la testa, sussurrando parole senza senso.
"Abbiamo appena concluso il funerale di Selina... io non... non credo di poterlo sopportare."
Singhiozza Drake al suo fianco e si china sul corpo inerte di Bruce Wayne.
Ed è allora che Grayson capisce cosa voglia dire essere davvero il pipistrello.
È allora che capisce la gravità di un'eredità come quella, d'un ruolo imposto dal destino e da Gotham stessa.

Perché tu puoi sopportarlo: perché devi sopportarlo.

Raddrizza le spalle sotto le raffiche di vento impietose Grayson, e stringe la mano di Tim, intrecciando le sue dita a quelle del pettirosso.

Fratelli. Eroi. Amici.
Una famiglia.

Tim lo fissa con l'angosciante espressione dell'animale ferito a morte, e l'unica cosa che può - che deve - fare è stringerselo al petto, perché è questo che fa un fratello.
È questo che faceva Bruce; per tutti loro.

"Verrà il giorno Dick... "

E non aveva mai voluto ascoltare davvero Grayson, se non quando s'era accorto di portare un mantello troppo grande per colmare un vuoto così assoluto.

"Ho un fan? Chi è: l'uccellino piccolo o quello grande?"

Gotham riversa le sue ultime lacrime, tacendo infine.
Tim è uno straccio contro la sua spalla e Barbara compone, inutilmente, il numero dell'ambulanza.

"In un'altra vita, uccellino, sarei stata tua madre e tu mi avresti protetto come fai con il pettirosso, uhm?"

È un sorriso involontario quello che gli sfiora le labbra, un sorriso con il quale si china sul corpo di Bruce - padre, mentore, compagno, tutto - e con il quale gli abbassa le palpebre.

"È malata, Dick. Malata davvero, questa volta."

Le sirene dei soccorsi sono un riflesso lontano, il sibilo d'un tempo giunto al suo ultimo giro.
Ti capisco, Bruce si ritrova a pensare Grayson Ti capisco.

"Batman non può morire. Batman non deve morire, Dick: spero che tu questo lo capisca."

Alza gli occhi al cielo l'acrobata, innaturalmente pallido e immobile, sentendo sgretolarsi qualcosa all'altezza del costato e lì rimanere.

"Io... non le sopravviverò, Dick, voglio che tu lo sappia."

"Che uomo di parola che sei sempre stato, Bruce." mormora Grayson nell'aere "Che uomo di parola..."

Tra le strade fantasma di Gotham, nelle ombre d'una città che mai moriva davvero, un gatto che aveva, finalmente, ritrovato il suo topo preferito.



Nota dell'autrice: qui di seguito, un pensiero per l'estate, ovvero il video della storia "La lunga ronda". Sperando di non annoiarvi, buona visione.

*scappa dietro una barriera di pipistrelli peluche*


   
 
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