Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: millyray    17/07/2013    4 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO QUARANTA

“Quindi è finita?”

Harry abbassò il capo, mordendosi il labbro. Che poteva rispondere a questo punto? Erano andati avanti a litigare per mezz’ora, a urlarsi in faccia, a cercare di non picchiarsi, a dirsi improperi e offendersi a vicenda. E ora il visino dolce e così dispiaciuto di Ariel e il tono ferito che aveva usato gli facevano tenerezza, stava quasi per fargli mandare il suo orgoglio a puttane per stringerla tra le braccia e baciarla, decidendo di darle un’altra possibilità.
Ma no, non poteva farlo. E non tanto per l’orgoglio. O meglio, sì anche per quello, non gli andava giù il fatto che lei lo tradisse, tanto meno se con Malfoy. Ma c’era anche dell’altro. Da un po’ di tempo era confuso, non sentiva più per Ariel la stessa passione che provava prima, non l’amava più allo stesso modo. Le voleva bene, certo, e sarebbe stata sempre un elemento importante della sua vita, ma non c’era più feeling, non c’era più intesa. E forse non c’era mai stata, doveva constatare ora, forse l’unica cosa che aveva amato di lei erano stati il suo corpo, il modo in cui si muoveva a letto. Inoltre, era cambiata parecchio da quando erano arrivati i suoi amici lì e da quando aveva rivisto suo padre. Non era più la ragazza dolce e comprensiva che lui aveva conosciuto, piuttosto era molto esuberante e disinibita, forse troppo. E lui non riusciva a capire questo cambiamento, non sapeva a cosa fosse dovuto, se la vera Ariel fosse quella o un’altra. E forse non l’avrebbe mai capito. Quella ragazza era decisamente strana, dava poche certezze e decisamente non era il tipo di persona di cui aveva bisogno lui.

“Sì, è finita”, rispose infine, rialzando lo sguardo ma senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.
Al contrario di lei che non aveva smesso un attimo di guardarlo. “Bene, allora. Ti auguro tante cose belle”. Ariel gli voltò le spalle e uscì dalla stanza a passo di marcia, senza voltarsi indietro.
Harry ringraziò Merlino che non fosse una di quelle ragazze che piangono o che supplicano. C’era del risentimento nella sua voce e chiaramente lo avrebbe evitato come la peste, ma quello poteva sopportarlo. E in ogni caso la cosa era del tutto reciproca. In fondo, era stata lei  a baciare un altro, cosa pretendeva?

Scrollò il capo cercando di liberarsi dei troppi pensieri che gli vorticavano in testa e cominciò a mettere in ordine il suo baule.

 

Sirius entrò in salotto reggendo un bicchiere di Whiskey Incendiaro e si scontrò con la figura di Martha, in piedi sulla scaletta a pioli che tentava di appendere delle decorazioni natalizie alla finestra.
Si chiese perché non usasse la bacchetta, avrebbe fatto decisamente prima e non avrebbe rischiato di farsi male stando in bilico su una scaletta, ma decise di non chiederglielo. Lei, che gli dava le spalle, non l’aveva nemmeno notato, così lui se ne stava indisturbato appoggiato al mobiletto a osservare il suo fondoschiena e le lunghe gambe fasciate in stretti jeans. Un sorrisetto malizioso gli decorava le labbra.

Dopo qualche minuto, però, decise che non voleva semplicemente limitarsi ad osservare e, poggiato il bicchiere sul tavolo, piano piano, senza fare rumore, cominciò ad avvicinarsi. Ma non le era nemmeno arrivato a un metro di distanza che lei, cercando di scendere dalla scaletta, mise un piede in fallo e perse l’equilibrio.
Se Sirius non avesse avuto i riflessi pronti in quel momento, sarebbe sicuramente capitombolata per terra, facendosi parecchio male.
L’Animagus, in due rapide falcate, ricoprì i pochi metri che lo separavano da lei e la prese al volo. Martha, che si era accorta solo fugacemente di quello che era successo, si ritrovò improvvisamente a fissare gli occhi grigi di Sirius, distesa tra le sue braccia come una bambina piccola.

“Oh!” esclamò lei, fissando Sirius come se fosse la prima volta che lo vedeva.

“Cerca di stare più attenta”, la ammonì lui, usando però un tono dolce, come un padre che cerca di avvertire la propria figlia senza spaventarla. Poi la rimise a terra e le spostò dagli occhi una ciocca di capelli che era sfuggita alla coda disordinata.

“Sì, certo”, rispose Martha, prendendo altre decorazioni dal cestino per decorare anche i mobili. “Grazie”.

“Perché non usi la bacchetta? Faresti prima e non rischieresti di romperti l’osso del collo”.

“Preferisco farlo così. Mi piace mettere le decorazioni”, sospirò lei, senza guardarlo. Ci stava mettendo tutta la cura del mondo per appendere quelle palline colorate, come se volesse prolungare il lavoro per non dover guardare Sirius. Comunque era vero, le piaceva decorare le stanze, soprattutto se per le feste di Natale. Quando era piccola e ancora viveva con sua madre in Colombia lo facevano sempre insieme e si divertivano a cantare e ballare nel farlo.
Uno di quei tanti ricordi che la facevano sorridere e piangere allo stesso tempo.

“E poi, non è bello usare la magia per ogni cosa”, aggiunse. Aveva passato molto tempo nel mondo babbano e si era abituata a non usare la magia, anche se era da sola. Certe volte capitava che relegasse la bacchetta in un cassetto e che la lasciasse lì per mesi. In quei momenti era consapevole che stava rinnegando una parte di sé, ma proprio come i ricordi di sua madre, anche la magia alle volte la faceva soffrire. Molte cose della sua giovinezza la facevano soffrire.

“Certo. Capisco”.

Con la coda dell’occhio vide Sirius buttarsi sul divano alle sue spalle e riprendere in mano il suo bicchiere di Whiskey. Chiuse per un paio di secondi gli occhi e trattenne un sospiro di rassegnazione. Avrebbe preferito che se ne fosse andato, non le andava di parlare con lui perché sapeva qual era l’argomento che avrebbero dovuto affrontare.

“Hai ancora intenzione di andartene?” le chiese lui ad un certo punto.

“Penso sia la soluzione migliore”. Martha si voltò per afferrare tutto il cesto in cui erano contenute le decorazioni, ma evitò di guardare l’uomo seduto sul divano.

“Per chi?”

“Per entrambi”.

“Questo l’hai deciso tu”.

Le parve di notare un tono di polemica nella voce di Sirius e un litigio era proprio ciò che voleva evitare in quel momento.

“Perché devi sempre complicare le cose?”

“Complicarle? Io?”

Lo vide alzarsi di scatto e osservarla come se avesse detto la bestemmia più grossa del mondo. Allora finalmente anche lei si voltò a guardarlo.

“Guarda che non ti ho mica costretta a venire a letto con me. E non capisco perché ti ostini a negare i tuoi sentimenti. Lo so che provi ancora qualcosa per me, come io provo qualcosa per te…”.

“Sirius, ti prego”. Sperava di riuscire a calmarlo con uno sguardo di supplica, ma così non sembrava.

“Ti prego cosa? Se non mi ami dimmelo guardandomi negli occhi e ti lascerò in pace”.

Cadde il silenzio. Martha fissò i propri occhi in quelli di Sirius ma non disse niente. Le parole le si erano come incastrate in gola.

Con la coda tra le gambe, uscì dalla stanza quasi correndo e si chiuse in bagno. Poi abbassò i pantaloni e si sedette sulla tazza del water, coprendosi gli occhi con le mani e lasciando che le lacrime le cadessero copiose sulle guance. Trattenne però i singhiozzi perché nessuno la sentisse. Dopo essersi finalmente calmata, prese un po’ di carta e si pulì. Si mise a cercare tracce di sangue, ma niente. Il suo ciclo mestruale era in ritardo di due settimane e non era affatto un buon segno per lei che era puntuale come un orologio svizzero. Inoltre, non era caduta dagli scalini perché aveva messo male il piede. Aveva avuto un mancamento, tutta la stanza aveva preso a girare improvvisamente. E nemmeno quello era un buon segno.

Doveva andarsene, sì. Forse era la soluzione migliore. Inoltre, si era allontanata parecchio dalla sua vita, dalla sua musica, dai suoi fan. Quello era il mondo che le piaceva veramente e doveva ritornaci, almeno per fare un po’ di chiarezza.

 

Ariel entrò silenziosamente nella stanza di James, infilando prima la testa attraverso la soglia e poi tutto il corpo, come per accertarsi prima che non stesse facendo niente di particolare. Il che non era da lei.

“Ciao”, lo salutò cupamente. Poi, senza aggiungere altro, si avvicinò e si sedette per terra di fronte a lui, incrociando le gambe. James, che se ne stava anche lui a gambe incrociate con la chitarra in grembo, la osservò attentamente con le sopracciglia inarcate. “Che succede?” le chiese.

Lei trasse un gran respiro e disse: “Mi sono lasciata con Harry”.

Lui la guardò per qualche secondo, poi riportò l’attenzione sulla sua chitarra e sospirò: “Mi dispiace”.

“No, non è vero”.

James ridacchiò.

“Non hai fatto altro che lamentarti della mia storia con Harry. Non ci credo che sei dispiaciuto”.

Il ragazzo mollò la chitarra e fissò la sorella dritto negli occhi. “Ariel, se tu ci stai male certo che sono dispiaciuto. Non mi piace se sei triste. Certo che comunque penso che sia meglio così. Tra di voi non avrebbe mai funzionato”.

Lei si ritrovò ad annuire, anche se un pochino amareggiata. “Hai ragione. Come sempre”.

“Dai, vieni qua”. Il fratello si protese per abbracciarla e lei si fiondò subito tra le sue braccia, lasciandosi stringere e cullare. “Sabes que te quiero muchìsimo (lo sai che ti voglio tanto bene)”, le sussurrò lui.

“Yo tambièn (anche io)”, gli rispose lei.

Quando si staccarono, Ariel gli prese la chitarra e si mise a suonare e canticchiare una canzone: “Black star, black star, forever you will be. A shining star, a shining star, be were, ever you can. A rock star, rock star…”.

Intanto James se ne stava a guardarla con un sorriso dolce a dipingergli le labbra, la testa sorretta dalla mano, il gomito poggiato sul letto.

 

Lily, attraverso il riflesso della finestra, osservava James in piedi dietro di lei, le mani in tasca e un’espressione assorta dipinta in volto.

“Allora… pensi… pensi di esserlo?” le chiese, portando lo sguardo sulla sua nuca.

“Non ne sono sicura”, rispose lei, senza voltarsi. Si strinse le braccia al petto, come faceva sempre quando era preoccupata e tesa, e si morse un labbro.

“Be’… facciamo un test”, propose lui allora, avvicinandosi a lei e abbracciandola da dietro. Lei sciolse le braccia e le portò su quelle del marito, poggiate sulla sua pancia.

“Sì, potremmo farlo”.

“Dovremmo farlo”.

“E’ che… James…”, iniziò, ma si bloccò di colpo, fissando un punto oltre la spalla di James. Si era girata tra le sue braccia per averlo di fronte, ma non aveva il coraggio di guardarlo. Più che altro non sapeva come dirgli quello che sentiva senza farsi fraintendere.

“Dimmi”, la incitò lui, guardandola dolcemente.

“Se lo facciamo e risulta positivo, ho paura che…”.

“Di cosa?” Ora negli occhi di James si poteva leggere curiosità. Ma anche una certa preoccupazione. E di certo non era quest’ultimo sentimento che Lily voleva fargli sentire.

“Non so se sono pronta…”.

“Ad avere un altro figlio?!” esclamò lui spalancando gli occhi sorpreso. “Tesoro, sapevamo che presto sarebbe arrivata Jolie e poi…”.

“No, non è questo”, lo interruppe Lily. Si mordicchiò di nuovo il labbro. Proprio non sapeva come dirglielo. “Ho paura che tutto finisca di nuovo… come l’ultima volta. Ad Harry non è di certo andata bene e hai sentito cosa hanno detto i ragazzi, che… Harry…”.

James notò qualcosa luccicare negli occhi di sua moglie e capì immediatamente che erano lacrime. Quando ne vide scivolare una la raccolse col pollice. “Tesoro, non andrà così. Jolie è cresciuta con noi, lo sai… e per quanto riguarda Harry, lo salveremo. Non ti preoccupare. Andrà tutto bene”. Le sorrise teneramente, stringendola più forte tra le braccia.

“Vorrei avere la tua stessa fiducia”, sospirò lei, appoggiando la testa sulla sua spalla e circondandogli la vita.

“Finché ci sarò io andrà tutto bene”, le sussurrò, cullandola.

Lily lasciò andare qualche altra calda lacrima, ma l’abbraccio di James e le sue parole ebbero immediatamente il potere di rassicurarla.
Che cosa avrebbe fatto senza di lui?

 

“Quindi vi siete lasciati?” chiese Ginny, riponendo un libro tra gli scaffali.

“Sì”.

“Forse non avrei dovuto dirtelo”.

“Oh no, tu hai fatto benissimo”.

Madame Pince lanciò un’occhiataccia ad Harry che aveva parlato un po’ troppo a voce alta. Il ragazzo le chiese scusa con lo sguardo e abbassò il tono. “Ti ringrazio”.

“Di niente… insomma…”, la grifoncina era improvvisamente arrossita e cercava di guardare da tutt’altra parte per evitare lo sguardo del ragazzo. “L’ho visto e non mi sembrava giusto non dirtelo. Sei il suo… eri il suo ragazzo”.

“Sì, giusto”.

Ormai non avevano più niente da fare lì. Ginny stava per spostarsi, ma per sbaglio sbatté contro il fianco di Harry facendolo finire contro la scaffalatura dietro.

“Oh Merlino! Mi dispiace!” esclamò allarmata.

“Tranquilla. Non è successo niente”, cercò di calmarla lui, sorridendole gentilmente.

“Non ti sei fatto male?”

“Ma figurati”.

“Oh, ok”.

“Senti, hai da fare adesso? Ti va di fare una passeggiata in cortile?”

“Una passeggiata in cortile?” Dalla sua espressione, sembrava che Harry le avesse appena chiesto di andare a vivere su Plutone. Cercò, però, di darsi immediatamente un contegno. “Sì… sì, va bene”.

 

 

MILLY’S SPACE

Hola!!
Bene, sembra che presto succederà qualcosa ^^
Allora, volevo solo fare alcune precisazioni. Numero uno: la canzone che canta Ariel si intitola Black star ed è di Avril Lavigne.
Numero due: non so che senso abbia la scena tra Lily e James ma sono tenerissimi secondo me ^^
Numero tre: vi avevo detto per caso di non sottovalutare la piccola Ariel? ^^

Detto questo, grazie per la cortese attenzione. Spero che mi lascerete qualche recensione, sono sempre contenta di riceverne. E non dimenticatevi di farmi visita nella mia pagina facebook (https://www.facebook.com/MillysSpace).
Inoltre, recentemente ho pubblicato una oneshot yaoi, mi piacerebbe che le deste un’occhiata se vi piace il genere.  La trovate tra le storie originali.

Bacioni,

Milly.

FEDE15498: sì, anche a me ispirano di più Ariel e Draco, però come hai sottolineato tu la cosa non è molto fattibile. Ma si vedrà ^^. Be’, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo e fammi sapere cosa ne pensi : ) Bacioni.

PUFFOLA_LILY: wow, lo scorso capitolo ti è piaciuto così tanto? Mi fa molto, molto piacere. Sì, Ariel non è una ragazzina così dolce e innocente come sembra. Quel ruolo è di Emmie ^^. Martha sceglierà Sirius, dici? Qui non sembra tanto, ma chissà. Io non dico niente *risata malefica*. Be’, fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo. Un abbraccio, M.
P.S. no, non sono una grande fan di Ginny, ma penso che stia bene con Harry.

DUBHE01: Ariel/Draco? Hmmm, chi lo sa ^^ Ora come ora la cosa sembra poco fattibile. Alla prossima, spero : ) Ciao, ciao, Milly.

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: millyray