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Autore: littlemoonstar    18/07/2013    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. What are you doing out here, Mary Ann?



« E' stato difficile arrivare fino a qui? ».
Osservai le lunghe orecchie del Bianconiglio sullo sfondo plumbeo del cielo, scrollando le spalle.
« Non molto. » mormorai, sentendomi così piccola nei suoi confronti. Sarà stato alto quasi due metri, con quelle lunghe gambe slanciate e magrissime. Continuava a vagare di luogo in luogo, rimanendo lontano dal Paese delle Meraviglie e tornando solo quando era strettamente necessario.
Era un covo di matti, quello.
« Hai scoperto qualcosa di nuovo? » gli chiesi, cambiando discorso. Lo vidi sistemarsi nuovamente gli occhiali sul muso. Era una specie di vizio che aveva, ma non mi dava fastidio.
Rimanevamo fermi tra due grandi abeti innevati, cercando di non muoverci troppo per evitare di svegliare gli altri abitanti del bosco. Che scocciatura.
« Non molto. O almeno, nulla di positivo. » precisò, con un sospiro.
Alzai gli occhi al cielo: e quando mai c'erano notizie positive, in quel posto?
« Altri guai nel mondo dei matt – ehm, nel Paese delle Meraviglie? » mi corressi, guardando altrove.
« Oh, fin troppi. » rispose nuovamente lui, sospirando ancora. « ma non è per questo che sono qui, o mi sbaglio? ».
Sorrisi. Fortunatamente eravamo lì per altro, e forse presto una buona notizia ci sarebbe stata. Il Bianconiglio tirò nuovamente fuori il suo grande orologio, guardando distrattamente l'ora. Lo rimise al suo posto e tirò fuori un bigliettino dalla tasca interna del panciotto.
« Ecco qui. » mormorò, con un mezzo sorriso. Presi il biglietto e lessi attentamente le indicazioni. Sgranai appena gli occhi, poi aggrottai la fronte in un attimo di confusione.
« Ma...questo è...? » iniziai, senza sapere come continuare: lui mi guardava con consapevolezza, e un barlume di speranza apparve per un istante nei suoi occhi, dietro le lenti rosa acceso.
Il Bianconiglio vedeva e sapeva tutto. Ogni abitante del mondo delle Favole si rivolgeva a lui per informazioni, contatti, collegamenti. E in questo nuovo clima le richieste erano sempre più segrete e cospiratorie. Per questo gli avevo chiesto di incontrarci: era stato difficile contattarlo, ma finalmente ero riuscita ad ottenere ciò di cui avevo bisogno.
L'indirizzo era scritto con inchiostro nero su un biglietto malconcio, ma nonostante tutto riuscivo comunque a leggere le coordinate. Mi aspettava una bella camminata.
« Non so dove ti porterà quell'indirizzo, ma di sicuro troverai qualcosa. E' tutto quello che sono riuscito a trovare. » concluse il Bianconiglio, guardando il cielo sempre più scuro.
« E' già tanto. Non mi aspettavo di avere un riferimento così preciso. » mormorai, con un cenno d'assenso. Era palese che non gli avrei chiesto come era riuscito ad ottenere quelle informazioni, non me l'avrebbe mai rivelato.
Ma a me non importava. Adesso avevo un nuovo obiettivo.
« Grazie. » aggiunsi, senza sbilanciarmi troppo.
« Te lo devo. » rispose lui, scuotendo la testa. « Se non fosse stato per te, a quest'ora sarei morto. ».
Effettivamente aveva ragione. Era successo qualche tempo prima, ma ancora il ricordo era vivido e ben definito nella mia mente. L'avevo trovato nel mio bosco – si, mi piaceva ancora considerarlo mio – sotto l'attacco feroce di una creatura. Averlo salvato adesso mi ripagava, fortunatamente.
Probabilmente alcuni non avrebbero fatto lo stesso. Il mondo delle Favole era cambiato davvero.
Mi voltai senza dire nulla, infilai il foglietto in una delle tasche dei pantaloni e comincia a camminare, lanciandogli un cenno con la mano.
« La ritroverai, Red! » mi assicurò lui da lontano, cercando di confortarmi. Un sorriso amaro apparve sulle mie labbra: stranamente, non gli credevo neanche un po'.
« Sai che non ho bisogno di essere compatita, B. » mugugnai, ascoltando lo scoppiettio della neve sotto i miei piedi. Lui lo sapeva benissimo, ma ultimamente gli piaceva sperare. Mi fermai.
« Non ti compatisco. Dico solo ciò che mi piacerebbe vedere, Mary Ann. » aggiunse poi, suscitando la mia curiosità.
Mi voltai, lanciandogli un sorrisetto. Quell'abitudine di prendermi in giro non gli era ancora passata: la storia dell'equivoco con Alice, di averla chiamata Mary Ann quando era andato a cercarlo a casa sua. E quel dannato incidente con i biscotti che facevano crescere.
Ogni volta che diceva quel nome avevo l'impressione che fosse tornato l'essere pazzo che era un tempo.
Ma adesso era cambiato tutto: le radiazioni l'avevano trasformato in un essere che non era più animale, ma neanche umano. E in quel luogo di distruzione la follia era sparita.
Oramai ce l'avevamo attorno, ci si attaccava alla pelle. Non c'era più bisogno di averla nella testa.
Quando mi guardai indietro, dopo qualche minuto, era già sparito.




I primi fiocchi di neve iniziarono a cadere dopo qualche ora: il cielo ora era di un color grigio perla, luminoso e abbagliante. Dovevo muovermi a trovare un rifugio, o la tempesta mi avrebbe assalita e non ne sarei uscita facilmente.
Il bosco era tutto uguale. Lo conoscevo come le mie tasche oramai, ma mi capitava spesso di trovarvi persone disperse – vive o morte – che non avevano idea di come orientarsi in quella fitta e intricata rete di abeti innevati e tronchi morti a terra.
Mi guardai attorno, e in quel momento pensai a Peter. Chissà se era riuscito a trovare un riparo.
Scrollai la testa, scacciando quel pensiero che non aveva il diritto di stazionare nella mia mente: avevo promesso a me stessa di non preoccuparmi degli altri più del necessario. Non potevo, almeno non in quel momento. Una preoccupazione in più poteva distrarmi, e questo voleva dire morire subito.
In quel momento qualcosa – un rumore soffocato, quasi troppo delicato per quel posto – interruppe l'armonioso silenzio, mettendomi in allerta.
Il Bianconiglio era l'unico che avrei dovuto incontrare, perciò chiunque fosse giunto dopo poteva essere pericoloso.
Fu in quel momento che sentii un ringhio. Profondo, che scosse la terra e anche me.
Il ringhiare famelico che oramai avevo imparato a riconoscere.
Gli alberi nascondevano ancora alla vista gli artefici di quei suoni orridi, ma già riuscivo a distinguerne le ombre. Così cominciai a contare, piano, nella testa, senza muovermi.
Uno, due, tre...
Quattro.
« Venite fuori, bastardi. » mormorai, ignorando i fiocchi di neve sempre più spessi che mi si posavano sul mantello. La tempesta era arrivata.
Non era una cosa nuova, almeno. Altre brutte notizie mi avrebbero lasciato l'amaro in bocca.
Le ombre si fecero più ampie, e otto paia di occhi rossi si accesero improvvisamente sullo sfondo bianco.
« Cappuccetto Rosso vieni, vieni qua, se ti vede il lupo ti mangerà... » cominciai a cantare, per attirarli a me.
Erano terribilmente attirati da quelle stronzate.
E poi, eccoli.
Quattro giganteschi lupi grigi mi circondarono: avevano delle striature bianche sul dorso, e grandi occhi rossi simili a lampadine. Quel dannato Inverno nucleare gli aveva fatto bene.
Uno di loro si alzò sulle zampe posteriori – si, riuscivano a stare in piedi, per mia sfortuna – e mostrò la lunga fila di denti bianchi e affilati. Più che lupi, adesso erano grossi come cavalli. In piedi dovevano superare di certo i due metri di altezza.
Alcuni di loro erano già stati feriti, forse anche da me.
« Vedo il lupo nero che ti sta a guardare, Cappuccetto Rosso comincia a scappare... » continuai, incurante dei loro sguardi famelici che puntavano dritti verso di me. Ordinaria amministrazione.
Uno.
Due.
Tre.
Via.
Il lupo più grande tornò su quattro zampe e balzò verso di me, mentre gli altri mi circondavano lasciandomi sempre meno spazio per muovermi. Saltai agilmente in avanti, aggrappandomi al ramo più basso del grande abete di fronte a me. Era una battaglia veloce, incentrata sulla rapidità dei movimenti e sull'agilità.
Non potevo perdere un altro braccio, non come la prima volta. Il solo pensiero mi faceva rivoltare le budella.
Tenni stretta la lancia, afferrando con la mano libera il grande coltello agganciato alla gamba. Il grande lupo schivò i primi due colpi e si allontano di qualche passo, pronto ad un secondo attacco.
Mi voltai, localizzando il lupo alle mie spalle, e con un movimento rapido lanciai il coltello dritto in mezzo a i suoi grandi occhi color sangue, facendolo cadere a terra dopo qualche minuto.
Quello era il momento peggiore: gli altri tre guardarono il compagno morto e mi ringhiarono contro.
« Ops. » mormorai, senza distogliere lo sguardo. « mi sa che vi ho fatto arrabbiare, cucciolotti. ».
Uno di loro reagì, saltandomi addosso. Mi graffiò il petto, ma fortunatamente il corpetto metallico mi protesse. Oramai era pieno di segni delle precedenti battaglie, il che voleva dire che funzionava davvero.
Rotolai su un lato e, con la lancia stretta tra le dita, trafissi la carte del bestione, proprio all'altezza del cuore.
Tornai sulla carcassa del primo e recuperai il coltello, mi voltai e un altro lupo era già pronto all'attacco.
Più veloce.
Più furioso.
Più tutto.
Indossai gli occhialoni da aviatore per proteggermi dalla neve che oramai cadeva rapida e battente, scalfendo il loro pelo lungo e irrigidito.
« Che bocca grande che hai. » mormorai, lanciandogli un sorrisetto. Lui mi ringhiò contro, mostrando ancora di più i denti affilati e sporchi. Gli occhi brillarono di una luce più intensa.
Accelerai il passo, correndo verso di lui sempre più velocemente. Lui fece lo stesso. Brandendo la lancia insanguinata cercai di saltare il più possibile in avanti per cadergli addosso: sapevo che acquisendo la stabilità sulle zampe posteriori, i lupi ci avevano rimesso in equilibrio.
Finii sulla sua schiena, destabilizzandolo. Il lupo più grande minacciò di venirmi incontro, e affrontarne due insieme sarebbe stato più difficile. Dovevo muovermi.
Rotolammo per terra e mi ritrovai sopra di lui. Gli piantai la lancia in mezzo al petto, e quando la tirai fuori mi portai dietro il cuore rosso e pulsante, che adesso era molto più simile a quello di un umano, solo dieci volte più grande.
Non erano più animali, ma troppo bestie per essere uomini. O forse no.
« Che cuore grande che hai. » sibilai, lanciandolo sulla neve.
In quel momento il grande lupo mi arrivò addosso, con una forza tale da spostarmi di qualche metro.
Provai a colpirlo di nuovo, ma era decisamente più forte degli altri. Raramente incontravo delle bestie con un pizzico di intelligenza. Forse l'Inverno nucleare gliel'aveva regalata insieme a quell'orrida trasformazione in bestie fantascientifiche.
Sbuffai. Non avevo voglia di usare le maniere forti, ma dovevo muovermi o sarei morta sotto la tempesta.
Mi voltai e corsi verso la piccola montagna di neve alle mie spalle.
Guardai il braccio meccanico libero, così simile ad un esile braccio umano: la pelle era perfettamente riprodotta in ogni suo elemento, così come le unghie e le dita. Nulla poteva far sospettare cosa si celasse dietro quello strato apparente di carne.
« Tu che ti credi tanto feroce, scappa... » continuai a canticchiare, e quella filastrocca rimbombò nell'aria gelida del bosco. Strinsi la mano a pugno, osservando la pelle diradarsi per lasciare spazio alle parti metalliche.
C'erano fili e luci colorate e un sacco di altra roba: dall'interno cominciò ad uscire una serie di piccoli cilindri di metallo, che si unirono insieme per formare un unico cannone lungo due volte il mio avambraccio.
Era pesante, ma oramai avevo imparato a gestirlo. Non avrei voluto usarlo vista la scarsità di proiettili che avevo con me, ma in quel momento era necessario.
Lo puntai dritto verso di lui, che mi lanciò uno sguardo feroce e intimidito.
« ...che il cacciatore spara e... » proseguii, lanciando due colpi uno dopo l'altro. I piccoli cilindri attorno al mio braccio cominciarono a muoversi, e la struttura roteò facendo un giro completo.
I grandi proiettili lo colpirono in testa, spegnendo gli occhi sanguigni come dopo un black out.
Lo vidi accasciarsi a terra e morire, coperto dalla neve.
« ...poi ti cuoce. » conclusi, osservando il fumo nero che saliva dalla carcassa oramai priva di vita e dal mio braccio. Chiusi gli occhi e sentii i cilindri muoversi di nuovo.
Quando li riaprii, il braccio era di nuovo roseo e normale. Non era molto piacevole fare quel cambio.
Ormai dovevo essere vicina al confine. Forse.
Ma non vedevo più niente.
« E' tardi. » sibilai, imprecando sottovoce. Quell'attacco a sorpresa mi aveva fatta finire in mezzo alla tempesta, senza un riparo. Non succedeva mai, di solito riuscivo a prevederlo.
Dannati lupi.
La tempesta mi avvolse, circondandomi nella sua morsa gelida. Niente poteva salvarmi.
Sentivo le forze mancare a poco a poco. Lo scontro era stato faticoso, e tirare fuori l'artiglieria pesante mi aveva consumata definitivamente.
Tutto quello che vidi prima di chiudere gli occhi fu un'altra ombra, poco distante da me.
E con le ultime forze pregai che non si trattasse di un lupo.

 











Nb. Il titolo del capitolo è tratto da una frase detta realmente nel libro di "Alice nel Paese delle Meraviglie" dal Bianconiglio, nel momento in cui Alice lo raggiunge a casa e lui la scambia per una fantomatica Mary Ann ( o Marianna, nella versione italiana). Penso che lo scambio di persona sia uno dei segni cardine della follia nel Paese delle Meraviglie, riconducibile anche al Bianconiglio, e per questo ho voluto usarla nella mia storia sottoforma di scherzo: lui oramai non è più sovrastato dalla follia, ma ricorda bene cosa voglia dire e per questo gioca con Red, la quale è consapevole della lucidità del Bianconiglio.
Piccola spiegazione, per il resto spero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie per aver letto questa storia, spero continuerete a farlo!


L.



  
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