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Autore: Chirubi    19/07/2013    2 recensioni
Dalla remota regione di Unima si diffonde presto in tutto il mondo la notizia di un nuovo programma televisivo che verrà trasmesso in diretta mondiale: MasterChef.
Quindici giovani Allenatori si troveranno alle prese con i fornelli a Terzisola senza avere la possibilità di tornare a casa fino alla loro eliminazione o vittoria.
Il programma riscuoterà un grande successo non solo per l'idea lanciata dai tre giudici, i Capipalestra Cilan, Chili e Cress, ma per Schokolade, un'entità misteriosa che metterà a repentaglio la reputazione di tutti i concorrenti.
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Cress, confuso per il repentino oscuramento del fratello proprio accanto, si sporse verso di lui, osando appena un bisbiglio per non violare uno dei suoi più unici che rari attimi di riflessione.
« È tutto a posto, Chili? ».
Non si azzardò a chiedergli a cosa stesse pensando, anche la scelta delle parole per formulare la domanda gli era utile a non invadere la mente del fratello dal papillon cremisi sull'uniforme.
Quest'ultimo, quasi in risposta al maggiore, si fece cogliere da un lampo di genio espresso da un inaspettato sorriso sfavillante dopo quella dozzina di secondi di quiete.
« Cress, ho un'idea geniale! »."
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, Green, Red, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Partendo dal fatto che non mi va a genio che tanta gente metta un'icon fyka nelle note autore e io sono l'unica scema che non lo fa, quindi buuuuuh (?), e poi Nate con Oshawott che emana cuoricini è l'amore, diciamocelo. Seconda cosa, so bene che qualcuno qui mi vorrebbe seriamente prendere a sprangate perché non ho ancora aggiornato Pokémon Sky Blue. Sappiate che mi dispiace, ragazzi, io non ho intenzione di abbandonare quella fanfiction, ma non potevo sprecare l'opportunità di rifarmi con quest'altra che ho in mente da maggio. Perdonatemi, davvero, spero che apprezzerete anche questa novità perché è una delle poche cose che ho scritto che mi rende davvero felice e spero che strapperà un sorriso anche a voi.
Come vedrete, la storia è inserita nel contesto del manga, Pokémon Adventures, che, purtroppo, viene filato da pochissimi nel fandom, i cui lettori o autori preferiscono incentrarsi solo sull'anime.
Andiamo, cari, vi costa così tanto cercare le scan di un manga su Internet? Anche perché credetemi, vale la pena di perderci tempo dietro.
Vorrei inoltre aggiungere circa i personaggi che non ho la più pallida idea di come Hidenori Kusaka abbia ritratto il trio di Levantopoli, per cui li ho interpretati a modo mio per quel poco che c'è sull'enciclopedia online dei Pokémon, poi boh. Quindi se trovate errori nell'IC di questi tre non esitate a dirmelo, o forse ne avrò bisogno anche per gli altri personaggi, chissà. Sono una che combina tanti macelli, io. (?)
Ah, e infine ci tengo a precisare nonostante sia ovvio che MasterChef NON mi appartiene, è stato ideato da Franc Roddam che ci tengo a ringraziare per la sua idea geniale.
Le prove che dovranno affrontare i nostri personaggi, comunque, sono analoghe a quelle della terza stagione di MasterChef USA.

 

 

Prologo

 

Il ragazzo di Levantopoli si alzò presto, pronto ad aprire anche quel giorno il ristorante di famiglia.
Lasciò che un flebile fascio di luce dalla finestra gli richiudesse per qualche istante gli occhi grandi e verdi, proprio come la natura rigogliosa del Bosco Girandola.
Si diresse poi con passo flemmatico verso il bagno per darsi una rinfrescata, quando scorse il profilo ricurvo dalla stanchezza del solitamente vivace fratello dai capelli rossi e sbarazzini, Chili.
« 'giorno, Cilan. » biascicò con uno sbadiglio, proseguendo in direzione della cucina.
« 'giorno, Chili. » rispose l'altro, girando la manopola del rubinetto « Cress dorme ancora? » domandò con voce più alta per sovrastare il rumore dell'acqua.
Il fratello immerse poi il viso bagnato nel morbido asciugamano dal color pastello, dicendo con voce ovattata: « Alla fine ho deciso di lasciarlo riposare ancora un po', lo merita. », ma il ragazzo dai capelli fulvi non sembrò d'accordo; si stiracchiò, mugolando qualcosa di incomprensibile e seguito da un: « Sveglialo comunque, non voglio mica fare tutto io. »
L'altro rivolse una vaga occhiata perplessa ed appannata dal sonno alla porta del bagno, come se da lì potesse scorgervi il minore.
« Scansafatiche come al solito. » sospirò tra sé e sé, alzando le mani in segno di resa.
« Io direi anche “Rumoroso come al solito” se fossi in te. » borbottò sonnolento il terzo nonché il più pacato dei tre.
« 'giorno anche a te, Cress. » brontolò di rimando Chili, che in poco e niente era saettato nuovamente in camera per frugare nell'armadio alla ricerca dell'uniforme quotidiana.

 

 

Fino all'ora precedente le uniche voci che scalfivano il silenzio erano quelle dei tre gemelli, ma già da tre quarti d'ora il ristorante si era gremito dell'allegria di tutti gli abitanti della città giunti lì per colazione, e un trionfo di oro e rosso misto all'abbigliamento variopinto dei clienti colmò gli occhi fiammeggianti e colmi di stupore di Chili, nonostante fosse già ben avvezzo a quello spettacolo da secoli.
« Bello, eh? » mormorò inavvertitamente Cress, comparendo alle spalle del fratello e armeggiando con il ciuffo cobalto mentre prendeva una breve pausa dopo quasi un'ora di lavoro intenso, tale da imperlare appena la piccola porzione di fronte nivea visibile, dato che il restante era adombrato dai capelli blu « È un vero peccato che solo gli abitanti di Levantopoli possano godere di un ristorante adibito alle lotte. Se ce ne fossero di più, il mondo sarebbe più ricco e vario. »
Il rosso annuì confuso, assecondando il fratello ma ponderandone solo dopo le parole. Che avesse ragione era indubbio, ma l'unico ostacolo risiedeva nel trovare qualcuno che potesse portare anche nelle altre regioni la fama della buona cucina dei tre gemelli, ostacolo che venne demolito dal ragazzo in poco e niente.
Ovvio che uno vispo e allegro come Chili avesse le giuste conoscenze a cui affidare l'incarico, ma a pensarci forse erano anche troppe e con doti culinarie decisamente diverse, lo sapeva anche senza averne mai avuto conferma.
Si picchiettava un dito sulle labbra, cadendo in una sorta di trance mentre si perdeva nei più reconditi pensieri con il mare di voci e i tintinnii cristallini delle stoviglie come sottofondo sonoro.
Cress, confuso per il repentino oscuramento del fratello proprio accanto, si sporse verso di lui, osando appena un bisbiglio per non violare uno dei suoi più unici che rari attimi di riflessione.
« È tutto a posto, Chili? ».
Non si azzardò a chiedergli a cosa stesse pensando, anche la scelta delle parole per formulare la domanda gli era utile a non invadere la mente del fratello dal papillon cremisi sull'uniforme.
Quest'ultimo, quasi in risposta al maggiore, si fece cogliere da un lampo di genio espresso da un inaspettato sorriso sfavillante dopo quella dozzina di secondi di quiete.
« Cress, ho un'idea geniale! ».

 

 

« Aprire una catena di ristoranti in giro per il mondo contattando gli Allenatori migliori che conosciamo… ».
Sovrappensiero, Cilan stava ponderando l'idea del fratello, fiero della sua trovata come non mai, nel salotto delle loro mura domestiche comodamente seduto su una poltrona di semplice tela verde.
« … per diffondere nel mondo la buona cucina, perché se nasci campione lo sei e basta, non solo come Allenatore. E solo il più meritevole avrà il diritto di aprire un ristorante diventando il primo MasterChef dell'universo! » esclamò Chili, alzandosi dalla poltrona rossa accanto a quella dei consanguinei con aria trionfante.
« MasterChef? ».
Il fino ad allora taciturno Cress dischiuse le labbra per pronunciare la sua semplice domanda e cancellare il dubbio che la parola mai udita gli aveva suscitato.
« Esatto! » squillò con l'onnipresente entusiasmo il minore, che a quanto pare aveva già provveduto a tutto. « “Master” come la Poké Ball infallibile, e noi cerchiamo un cuoco provetto, e “Chef”… be', la parola parla da sé! ».
Con un gesto teatrale spalancò le braccia, trovandosi puntati addosso gli occhi dei due fratelli, che si scambiarono subito dopo un'occhiata.
« È un'idea alquanto bizzarra, ma credo sia fattibile. Tu cosa ne pensi, Cilan? » esalò il giovane dall'insolita tinta blu incrociando come di consueto le braccia al petto, attendendo assieme ad un Chili trepidante il responso del maggiore, il quale si alzò a fatica dalla poltrona di tela verdastra.
Passeggiava avanti e indietro per il tappeto contenente le tre poltroncine e il tavolino di vetro, intrecciando le dita dietro la schiena.
Di tanto in tanto tra mugugni, sospiri e brusii si potevano scorgere chiaramente parole come “forse”, “fortuna”, “televisione”, “spettacolo promettente” e “alta cucina”, e non ci volle molto prima che il fratello maggiore si bloccasse, attirando l'attenzione di Cress e l'estrema vivacità di Chili.
« Ci sto, penso che potrebbe essere molto istruttivo per tutti gli Allenatori che ci seguiranno in diretta televisiva. Perché sapete, mi è venuta un'idea fantastica. »

 

 

Quella per Blue si stava rivelando una giornata di grande profitto, almeno in parte.
Con un certo orgoglio fece tintinnare ancora una volta le numerose monete che giacevano nel sacchetto di spessa tela marrone.
Poco importava che Ruby l'avesse sentita o meno, era troppo preso dalla cura maniacale del pelo color panna di Kiki, la sua amata Delcatty, per curarsi di un mero suono proveniente dalla fronda di un albero.
Un'allucinazione sonora, cose che capitano, pensò tra sé e sé il Coordinatore, inconsapevole del fatto che l'allegra brunetta di Kanto lo stesse osservando da un bel po' per prendere in prestito uno dei suoi graziosi Pokémon in maniera poco convenzionale.
Era da tempo immemore che la ragazza bramava uno dei campioni di Ruby e, poco ma sicuro, non sarebbe tornata a casa senza un Pokémon che non fosse suo.
Alzò per l'ennesima volta Ditty sotto forma di binocolo rosa agli occhi, aspettando l'occasione propizia per balzare giù dal poderoso ramo, ma non vide altro se non il corvino ancora intento a canticchiare, quasi commosso dalla bellezza della micetta e senza riservarsi dall'elogiare abbondantemente la gattina mentre le provava più e più fiocchetti variopinti da appuntarle sul collarino violetto.
« È da due ore che non si stacca da quel Pokémon, santo cielo. » borbottò corrucciata Blue, mentre con una rapida occhiata sul Pokégear constatò che fosse troppo tardi per vedersi con Yellow al Centro Commericiale di Azzurropoli.
Le avrebbe mandato un messaggio chiedendole di rimandare il loro appuntamento, – che altro non era se non un incontro per comprare qualcosa di carino alla bionda per un appuntamento al buio organizzato dall'astuta ladra con Silver – ma la minuta biondina non si poteva certamente considerare un'esperta di elettronica.
E poi mancavano tredici minuti all'una del pomeriggio, dopo quasi un'ora di ritardo la frittata era ormai fatta.
Ma Blue non poteva immaginare che il ladrocinio del felino avrebbe richiesto così tanto tempo, ed era indubbio che Ruby non avrebbe staccato nemmeno un secondo gli occhi scarlatti dalla fidata compagna d'avventura per chissà ancora quanto tempo.
Forse è meglio gettare la spugna per oggi, questo rimarrà qui per almeno altre dodici ore, sospirò pressoché esasperata la ragazza, che oltre all'appuntamento con l'amica avrebbe anche dovuto rimandare anche la ladreria alla quale non avrebbe rinunciato a nessun costo.
Eseguì un rapido giro di ricognizione con gli occhi cristallini, leniti da un raggio di luce filtrato dai rametti più sottili che la coprivano dalle ipotetiche occhiate della sua preda.
Nell'aria aleggiava l'odore di terriccio bagnato, forse perché in effetti l'edera era maculata per le grandi pozzanghere che aggiungevano una nota di colore in più al Percorso 120, segnato dalla tristezza che infondeva la pioggia in chiunque passasse di lì.
Perché ecco quello che aveva registrato Blue dal giro oculare di ricognizione: ciuffi prevaricatori di erba altissima, pozzanghere, Ruby intento a spazzolare Kiki e una miriade di alberi che giocavano a favore della ladra per mimetizzarsi.
Girarsi ancora intorno sarebbe stato stupido ed insensato, nulla sarebbe mutato se non il lato da cui il giovane Coordinatore sistemava il pelo della sua arma vincente nelle gare di grazia.
O forse no.
Come segno di disperazione Blue alzò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente senza temere di essere riconosciuta, ma in un attimo le si mozzò il fiato.
Dal cielo coperto da una spessa coltre di nubi argentate un maestoso Pelipper dalle lunghe ali bianche e azzurre e con una borsettina di cuoio a tracolla scese in picchiata verso Ruby, adagiandovisi poi accanto con un atterraggio degno della delicatezza di una piuma.
E solo quando con la coda dell'occhio questo riuscì a scorgere un ammasso di penne bianche, azzurre e soprattutto un enorme becco dorato distolse lo sguardo dalla micetta che aveva piegato lateralmente la testolina perplessa.
L'Alacquatico doveva star sorridendo alla sua maniera, quando punzecchiò il Coordinatore con l'involucro azzurro pastello di una lettera sigillata con una rosa d'inchiostro cremisi con sopra inciso qualcosa che Blue non riconobbe.
Istintivamente aumentò al massimo lo zoom del particolare binocolo rosa, studiando con attenzione e fermento la reazione di Ruby, il quale ringraziò il pennuto con un cenno del capo ed un nastrino giallo in omaggio che il Pokémon non sembrò apprezzare più di tanto.
E non appena spiccò nuovamente il volo, perforando le soffici nuvole e facendosi sempre più piccolo all'orizzonte, il tredicenne si rigirò tra le dita la curiosa lettera.
Non ne riceveva da un pezzo, contata l'esistenza del Pokégear che era indubbiamente un mezzo più rapido.
Chi mai aveva avuto la malsana idea di fargli recapitare un messaggio scritto?
In un primo momento, mentre con cautela estraeva dall'incarto il messaggio, pensò ad un probabile compenso extra per la sua dedizione e bravura nelle gare, ma così non fu.
La carta che custodiva le parole di quel testo emanava un lieve e buono aroma che non riconobbe, notò il corvino prima di richiamare a sé Kiki e di indossare i suoi fidati occhiali da vista.
« “Egregio Ruby,” » esordì solenne il ragazzo in questione, schiarendo la voce ed impettendosi fiero « Le vorremmo comunicare che Lei è stato selezionato per prendere parte ad un'iniziativa mediatica a Levantopoli, Unima. Ovviamente si senta completamente libero di scegliere se parteciparvi e comunicarcelo entro una settimana dal ricevimento di codesta lettera tramite posta elettronica. Il programma in questione è volto a testare le abilità culinarie delle più celebri e giovani promesse del mondo al di fuori della regione oltreoceano di Unima. Ci auguriamo di ricevere una conferma della Sua partecipazione e Le ricordiamo che, in quanto minorenne, è richiesta un'obbligatoria autorizzazione da parte di un genitore od un tutore. Ci terremmo ad informarla che codesta lettera è stata inoltrata anche alla signorina Sapphire Birch. Cordiali saluti, Cilan, Chili, Cress”. »
L'Allenatore si lasciò sfuggire un sorriso, mentre riponeva la lettera a posto.
« Capito, Kiki? Sapphire ed io diventeremo dei cuochi, a quanto pare! » esultò, brandendo un pugno in aria e invitando subito con un cenno della mano la gatta accanto a sé.
Dall'altra parte, invece, Blue abbassò soddisfatta il binocolo mentre una leggera brezza le smuoveva lieve i capelli e accarezzava le foglie dell'albero su cui stazionava da ore e, nonostante la distanza, il suo udito sopraffino le aveva fatto giungere la lieta novella.
Iniziò a gongolare, trattenendosi il cappello bianco che il vento voleva portarle via. La notizia appena acquisita era un'occasione d'oro da non sprecare e l'appena diciassettenne lo sapeva, del resto nessuno aveva più fiuto di lei per le grandi opportunità.
Sul volto della fanciulla si dipinse un sorriso che lasciò brillare alla luce filtrata del sole i suoi denti smaglianti che avrebbero potuto rovinare il suo camuffamento.
« E a quanto pare non sarete gli unici, Ruby caro. »

 

 

Nonostante fossero già trascorsi tredici buoni minuti, Red era ancora ansante e con lui la sua squadra, poggiata al tronco di una quercia di notevoli dimensioni.
« Credo che per oggi possiamo considerare la sessione di allenamento conclusa, vero, ragazzi? »
I sospiri dell'Allenatore vennero accolti con versi di assenso da parte di tutti i sei Pokémon che componevano il suo assetto vincente, mentre lui si passava sul viso un fazzoletto per catturare il sudore che gli imperlava la fronte chiara.
Faceva decisamente caldo, e il fatto che fossero agli albori del mese di giugno non lo aiutava di certo a staccarsi da dosso la maglietta nera inzuppata, forse avrebbe fatto meglio a scegliere un capo di colore chiaro per evitare di farsi circondare dall'afa che in quei giorni stava attanagliando anche la solitamente fresca Smeraldopoli.
Era passato per la città vicina perché non solo era la prima raggiungibile a piedi e quindi di corsa, ma perché si chiedeva come stesse Green, come stessero andando le sue lotte in Palestra che si rivelavano sempre un completo disastro. Per gli sfidanti, sia ben chiaro.
Ma soprattutto si chiedeva perché Green fosse stato invitato ad uno show televisivo nella regione di Unima mentre lui no, mentre una punta di invidia repressa lo punzecchiava fastidiosamente.
Gli era rimasta particolarmente impressa l'espressione dell'amico che gli aveva aperto le porte della palestra, leggendo a spizzichi e bocconi e con disinteresse una lettera dalla profumazione insolita.
« È solo uno stupido programma di cucina in un'altra regione, non so se ci andrò. », gli aveva detto.
Il ricordo di quella mezz'ora di riposo passata con il migliore amico gli lasciò una smorfia sul viso a metà strada tra un sorriso e chiaro disappunto, senza contare che invece, dalla parte del Capopalestra, egli non aveva affatto apprezzato il puzzo che emanava il corvino.
Eppure a Red non dispiaceva, anzi, lo trovava una sorta di “trofeo di guerra” per tutto l'impegno che ci aveva messo per quella bella corsetta durata ore.
Chissà quante, si chiese, prima di tastarsi alla cieca le tasche dei pantaloni azzurrini.
Il Pokégear segnava le dodici e cinquantasette minuti, esattamente quattro ore dall'inizio della passeggiata.
« Niente male » commentò, liberandosi dell'ingombrante e fastidiosa maglietta.
Tanto era solo, in perfetto silenzio e in perfetta armonia con la rigogliosa natura del paesino natale, così deserto e privo dell'usuale brusio di sottofondo perché era ora di pranzo, e in effetti stesso il ragazzo iniziò ad avvertire un certo languorino, sincronicamente con i suoi fidati compagni di viaggio.
Si tirò su a fatica, pensando che un quarto d'ora di riposo dopo una lunga corsa di quattro ore non fosse l'ideale, contando qualche altra centinaia di metri che lo separavano dalle calde ed accoglienti mura domestiche nonostante il giovane fosse di fatto orfano.
Eppure si poteva avvertire nell'aria che circolava in quella casa l'amore e la purezza d'animo del suo proprietario, perché in fondo non era il numero di persone a stabilire il tepore emanato da un'abitazione.
Si gettò la maglietta impregnata di sudore sulla spalla, in marcia verso il centro di Biancavilla.
Che poi definirlo “centro” era anche una parola un po' pesante, veniva chiamato così solo perché vi era situato un modesto nugolo di abitazioni intorno al quale si poteva notare di tanto in tanto qualche casetta sparsa.
Red era a metà strada e già non ne poteva più, le gambe gli dolevano dopo l'intenso allenamento mattutino.
Si fermò a prendere un po' di fiato appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia, nel frattempo aveva già colto l'occasione per far riposare almeno i suoi compagni e farli riparare dal sole cocente che ad inizio mese non ci sarebbe dovuto nemmeno stare.
Maledetto il sole che spaccava le pietre ad inizio giugno, maledetta l'afa primaverile che per giunta era anche insensata, maledetto il sudore gelido di cui era impregnata la maglietta scura.
Maledetta anche quella nuvola tanto grande da far calare l'ombra proprio sul corvino, facendogli correre il rischio di prendersi una bronchite.
Anche se probabilmente non s'erano mai viste nuvole del genere, che per giunta agitavano i ciuffi d'erba e avevano provocato una brezza pericolosa per il ragazzo.
Ma si può sapere che diamine succede!?, si chiese, alzando lo sguardo sulla nube particolare.
Sì, una nube grande, arancione e alata, ma soprattutto con una borsetta a tracolla e una lettera stretta in una zampa, riassunto in un solo nome come Dragonite, il postino della regione di Kanto.
In un primo momento Red sussultò, preso alla sprovvista dal dragone, ma subito dopo venne rasserenato dal fatto che volesse solo consegnargli qualcosa.
Il punto era cosa volesse consegnargli: la lettera già recapitata anche a Green.
Il Pokémon di tipo drago e volante salutò amichevolmente Red con un cenno della zampetta, lasciando scivolare la lettera che il ragazzo colse al volo.
« Grazie, Dragonite. » lo ringraziò, sorridendogli mentre con la mano libera si aggiustava il berretto sulla testa per ripararsi gli occhi dai raggi cocenti del sole, e aspettò che il postino si dirigesse verso ovest per esaminare attentamente la busta del messaggio.
Emanava un odore particolare ed indescrivibile, qualcosa che non aveva avuto modo di inspirare in nessuna delle regioni visitate in precedenza se non fuori dalla palestra di Smeraldopoli quella mattina.
È quella lettera, ne sono sicuro!, esultò con il cuore a mille, liberandosi del cappello e lasciando negligentemente che i capelli scuri attirassero il calore solare.
Quando Red aprì la lettera, fremente, non attese un secondo prima di divorarsi le parole dipinte di un inchiostro nero guidato da un sottile tratto di penna.
“…Ci terremmo ad informarla che codesta lettera è stata inoltrata anche al signor Green Oak e alla signorina Blue.”
Il messaggio in sé emozionò particolarmente il Campione di Kanto, ma sapere che al suo fianco ci sarebbero stati i suoi due migliori amici lo sollevava particolarmente. Tuttavia, un nome mancava all'appello: Yellow.
Può darsi che Cilan, Chili e Cress non fossero stati informati sull'esistenza di una quarta persona nella combriccola dei primi Dexholders, o forse avevano solo dimenticato di menzionarla.
« A questo punto mi chiedo solo se abbiano spedito la lettera anche a Yellow… » bisbigliò tra sé e sé, facendo spallucce e trotterellando gioioso verso casa.

 

 

La minuta biondina giaceva dormiente sul soffice tappeto d'erba fresca del Bosco Smeraldo, affiancata da Chuchu che vegliava su di lei.
Tutto taceva, la selva e i suoi Pokémon riposavano con Yellow in segno di rispetto per la ragazza che aveva fatto tanto per loro.
Questa respirava impercettibilmente, non le si avvertiva nemmeno il movimento del torace osservato a distanza ravvicinata.
Tutto era immobile, fatta eccezione per qualche Venomoth che sporadicamente le faceva visita, poggiandosi su qualche ramo chiomato di grandi foglie scure.
Persino il vento quella mattina non si presentò, lasciando che i lunghissimi capelli biondi dell'Allenatrice giacessero privi di vita con la loro proprietaria.
Erano poche ore che l'unico grande punto di luce in quella foresta tanto intricata era entrato nel mondo dei sogni, dopo aver capito che l'appuntamento con Blue sarebbe saltato per chissà quale motivo.
Ma questo Dragonite, completamente esterno al Bosco Smeraldo, non poteva certamente saperlo.
Al suo arrivo tutti i Pokémon della boscaglia sussultarono, colti alla sprovvista, e scatenarono un vero e proprio putiferio mentre si preparavano ad attaccare il grosso intruso arancione, il quale tentò anche invano di spiegare la situazione.
Orde di Kangaskhan e Golem giungevano da tutti i lati del bosco, ruggenti, tutti i Caterpie erano pronti ad espellere la loro appiccicosa bava, Chuchu non avrebbe esitato un istante prima di fulminare il nemico con la sua rapidità.
Il sonno di Yellow venne chiaramente disturbato, riportandola bruscamente alla realtà.
Lo scenario che le si presentava davanti era qualcosa di incredibile, tutti i Pokémon della foresta si erano radunati lì e stavano accerchiando il postino, che terrorizzato si guardava intorno e reggeva tra le mani una nuova lettera simile alle precedenti.
La Curatrice si stropicciò gli occhi, incredula, e balzò in piedi non appena realizzò cosa stesse effettivamente accadendo.
« Fermi, fermi! » esclamò, correndo in direzione del cerchio di abitanti della foresta « Non fategli del male, ci penso io. »
Le parole della ragazza del bosco inquietarono Dragonite, che non poteva immaginare che l'essere vivente dinanzi a lui potesse percepire le sue vere intenzioni.
Se la ritrovò quindi davanti, dopo che aveva facilmente scavalcato il nugolo di Caterpie.
Tutti gli abitanti della foresta la guardavano pietrificati, temevano ancora che il grande drago potesse far del male alla loro cara amica, la quale invece si limitò a chiedere gentilmente al presunto nemico di chinare il capo.
Esso obbedì, lasciando che la biondina gli sfiorasse la testa, e subito le si proiettarono davanti le immagini di una regione coloratissima e spaventosamente diversa da Kanto, di tre ragazzi un po' più grandi di loro che armeggiavano con delle insolite penne che di sicuro costavano più di tutti i suoi vestiti messi insieme.
« Sei stato mandato qui da persone che vivono in un posto lontano per consegnarmi una lettera. » constatò con un sorriso, accarezzando un braccio al dragone « È quella che nascondi tra le zampe? » domandò, completamente intenzionata a tranquillizzare il Pokémon, il quale annuì deciso e consegnò finalmente alla legittima proprietaria il messaggio.
Dopo che tutto era tornato alla normalità e che Dragonite se n'era andato alla volta di nuove consegne, Yellow decise di leggere la lettera dopo averci rimuginato su.
Ma perché quei ragazzi le avevano mandato una lettera? Eppure non doveva farsene un problema tanto grande, del resto aveva visto che non erano malintenzionati.
Un grande sospiro, e i suoi occhi castani si poggiarono sul contenuto del messaggio, tanto raffinato ma soprattutto con parole complicate che richiesero ben più di una rilettura.
Egregia Yellow del Bosco Smeraldo. Caspita, che titolo importante, senza contare il fatto che, vivendo per l'appunto in una selva, la ragazzina non sapeva nemmeno cosa significasse quell'”egregia”, che la lasciò con un alone di perplessità anche dopo aver acquisito della notizia circa lo show televisivo.
Si sarebbe indubbiamente sentita a disagio con le telecamere puntate addosso, non come invece Blue che sembrava nata per essere una diva del grande schermo.
Chissà, forse se le avesse chiesto un aiuto su come affrontare le luci e i riflettori – e soprattutto i fornelli – stavolta l'amica non l'avrebbe abbandonata.

   
 
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