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Autore: Tomii    21/07/2013    0 recensioni
Arrivò con un sorriso smagliante, pronta a sentire la cosa importante che al telefono non potevo dirle.
-…mi piacerebbe se fossimo fidanzati – Andai sul classico.
Rimase lì, ferma, con le lacrime agli occhi.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella mi vita mi sono sempre sentito fuori posto, pronto a inciampare ovunque.
Non mi pento di tutto ciò che ho fatto fino ad ora, da quando ho conosciuto Evangeline almeno.
Tutto iniziò quando arrivò a scuola a metà dell’anno, pronta a recuperare tutto.
Appena la vidi mi dissi tra me “Ok, non sarà mai tua amica, non stare nemmeno a perderci tempo. E’ troppo snob.”
Tutti nella scuola erano monotoni, uguali, dei manichini: tutti i maschi erano pieni di muscoli, tutte le donne facevano a gara a chi avesse il seno più grosso. E poi c’ero io, l’eccezione alla regola, l’unico “diverso” tra i “normali”.
Con mio grande stupore si sedette vicino a me. Sentivo  il profumo dolce dello zucchero filato.
- Ciao! Mi chiamo Evangeline, piacere!  -
- Ciao! Sono Nihal, perché ti sei seduta vicino a me? - Figuraccia.
Avevo perso l’ultima goccia di speranza che ci permettesse di essere amici.
Invece lei mi sorrise.
- Perché sei diverso – disse con un sorriso abbastanza convincente
Rimasi senza parole e arrossii.
Finite le lezioni Evangeline mi prese in disparte e incuriosito la seguii.
- Ho la macchina in panne, mi accompagni a casa? Ti prego! – Disse in tono supplichevole.
Ero un po’ deluso, pensavo mi chiedesse di uscire, ma almeno era un inizio.
- Volentieri! – Sorrisi meglio che potevo – La Mercedes non vede l’ora di fare i 200 Km/h – Risi.
Il viaggio si mostrò tranquillo, con qualche battuta e qualche risata.
- Siamo arrivati – Disse lei.
- Ti va se domani pomeriggio andiamo al cinema? – Aggiunse di botto.
Ero impietrito.
- …ehm, si, certo! Pizza e cinema? – Osai.
- Si, bello! A domani allora! – Sorrise, si girò e saltellò come un angelo sulle nuvole del paradiso fino casa.
Salutai con un cenno di mano e un “Ciao ciao”. Ripartii, facendo cantare libero il mercedes.
Il giorno dopo lo passai tutto a prepararmi per il cinema. Arrivai davanti casa sua ed era già nel vialetto fuori dal cancello che mi aspettava.
- Che film vuoi vedere? Oggi scegli tu! –Dissi convinto: avevo provato quella battuta almeno duecento volte davanti allo specchio in vista dell’evento, non potevo sbagliare!
- Shutter, decisamente Shutter – Disse.
Per poco non caddi a terra: tra tanti generi di film le piaceva l’horror, eravamo simili.
- Ti piace l’horror? Davvero? – Gli occhi mi brillavano dalla gioia
- Si! E’ la mia passione! Tutto quel sangue, quei colpi di scena… -
- Wow! Allora andiamo! – Esclamai con un braccio alzato a mo’ di “all’arembaggio!”
Durante il film non ci fu un minuto che non mi fosse appiccicata , tremando e urlando come una gallina mentre fa le uova; mi piaceva, era così tenera!
Mangiando la pizza dissi – Menomale che ti piacevano gli horror! – Rise.
- L’ho fatto solo per appiccicarmi a te! – rise di nuovo.
Ormai ero certo di una cosa: ero totalmente, incondizionatamente innamorato di Evangeline, e lei sembrava ricambiare i sentimenti.
Nei giorni successivi continuammo a frequentarci e a conoscerci finché decisi di dichiararmi, rischiando il tutto per tutto.
La chiamai al cellulare e le diedi appuntamento alla spiaggia vicino casa mia.
Il tempo era nuvoloso, la pioggia sarebbe caduta a momenti.
Arrivò con un sorriso smagliante, pronta a sentire la cosa importante che al telefono non potevo dirle.
Con il batticuore mi avvicinai e le dissi, tutto d’un fiato, come togliersi un cerotto:  un colpo secco – Ciao Eva, è da un po’ che ci conosciamo e mi chiedevo se provassi lo stesso amore che provo per te, mi piacerebbe… - Mi bloccai, pensai a cosa dire: spesso capita di esitare a togliere il cerotto dove la ferita è ancora aperta, passare il resto delle nostre vite insieme? Mettermi con te? Fidanzarci? Unirci?
-…mi piacerebbe se fossimo fidanzati – Andai  sul classico.
Rimase lì, ferma, con le lacrime agli occhi.
- Non posso stare con te, mi dispiace, non sono una persona normale –
Non capivo. Non era una persona normale? Che mi nascondeva? Mi aveva usato? Avevo fatto solo la figura del pagliaccio?
- Non è quello che pensi – Disse ancora in lacrime.
Rimasi di sale.
- Perché mi hai mentito? – Le urlai contro, gli occhi iniziavano a bruciare, presto le lacrime sarebbero arrivate.
- L’ho fatto solo perché con te sto bene, mi sento a casa. Sono solo un’egoista in fondo – disse, gli occhi bassi non smettevano di buttare giù lacrime.
- Dimmi la verità, cosa pensi di me? – Volevo arrivare in fondo alla questione, chiarire tutti i dubbi che avevo.
Si asciugò gli occhi e le guance che dovevano bruciarle visto che erano diventate rosse, poi disse: - E’ come stare con un orso bruno – disse sorridendo, gli occhi ancora lucidi.
- Un orso bruno? Ma che stai dicendo? – Ero incredulo. Era impazzita? Se io ero un orsi bruno, gli altri chi erano? Tanti King Kong?
Si limitò a sorridere.
- Immagina di essere in un prato pieno di fiori, un orso bruno si avvicina a te e ti chiede di rotolare con lui per tutto il parco pieno di fiori, e tu lo fai, come sarebbe?
- Sarebbe fantastico – Esclamai, ma non capivo che centrasse.
- Ecco cosa penso di te, che sei fantastico – Mi disse con quel suo sorriso angelico.
Le lacrime cadevano copiose sul mio viso, le guance mi bruciavano per tutti i tentativi vani di asciugarle con le maniche del maglione di lana grigio topo appena comprato. Non resistetti, la baciai su quelle labbra rosse come il fuoco e scolpite che in realtà erano morbidissime .
Qualcosa si mosse dietro la sua schiena, il suo cardigan si strappò.
Con le ali Evangeline stava d’incanto.
-Finalmente hai visto cosa sono – disse allo stesso tempo felice e triste.
Era un angelo, si stava dissolvendo.
- Non voglio perderti! Non andartene! – Le intimai con le lacrime che riaffioravano sul viso.
Non riuscii a pensare a nulla, tranne che alla sabbia bagnaticcia sulla mia faccia. Ero caduto per terra senza rendermene conto, ma sentivo uno strano calore, ero in pace.
 
Mi svegliai, non ero più sulla spiaggia.
Probabilmente qualcuno si era accorto di me e mi aveva portato al pronto soccorso.
No,era tutto bianco e vicino a me c’era Evangeline.
- Sei nel famoso paradiso, Nihal – mi disse.
- Sono morto? Chiesi di scatto, un po’ impaurito, non mi importava di essere in paradiso, avrei potuto essere anche all’inferno, bastava che con me ci fosse anche lei.
- Mi hai baciata, sei morto e sei diventato a tua volta un angelo – disse in tono pacato, come se fosse una cosa normale.
Pensai: la morte era silenziosa, indolore, più veloce che addormentarsi, era praticamente un benessere.
La vita era senza dubbio più difficile.
- Scusami – Introdusse un nuovo discorso – Sono stata un’egoista: ti ho voluto con me e ti ho privato della tua stessa vita – era triste, si sentiva in colpa.
- La mia vita era uno schifo – Sorrisi, sorrise.
- Starai con me per sempre? – Chiesi
- Si –
E così iniziammo a goderci la nostra piccola grande parte di eternità.
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- Nihal, ma se ti avessi detto che sono un angelo e che baciandomi saresti morto, mi avresti baciato lo stesso? – Mi chiese Evangeline sospettosa.
- Certamente! – Affermai
- E perché? – mi disse lei, abbracciandomi.
 La scostai dolcemente e le accarezzai la guancia.
- Perché anche se per baciarti sarei dovuto andare all’inferno l’avrei fatto, così mi sarei potuto vantare di aver visto il paradiso senza mai entrarci. -
  
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