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Autore: Tomi Dark angel    22/07/2013    10 recensioni
SEGUITO DI " DAL SOLE E DALLA LUNA NACQUERO LE ALI ".
" Sam e Dean Winchester sono due cacciatori di demoni alla ricerca dei loro angeli, Gabriel e Castiel, che dopo due anni di assenza sembrano ormai scomparsi. All'improvviso però, ricompare un angelo ferito, spossato, portatore di pessime notizie. Cosa sarà accaduto realmente agli angeli? Perché Sam e Dean sentono il mondo intero franargli addosso? E' accaduto qualcosa di orribile, qualcosa che nemmeno gli angeli avevano previsto, e mentre Sam e Dean partono alla ricerca di risposte, delle ali dorate e argentate si spiegano sul loro cammino per spianargli la strada. "
Destiel / Sabriel
Dedicata a Sherlocked, Xena89 e Blacasi
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Molti pensano che la vita sia uno stato di trance, un istante lungo decenni che trasformano il sogno in incubo e l’incubo in sogno. Alcuni vivono di respiri, altri di battiti cardiaci, troppo occupati a pensare a se stessi per accorgersi dei cambiamenti del mondo. L’uomo pensa ai suoi attimi, al suo essere, al suo futuro, e non vede ciò che è giusto compiere, non ascolta più la voce della coscienza. Tuttavia, esistono momenti che scuotono gli animi, li scrollano come una madre esasperata che agita il suo cucciolo per impartirgli una lezione; ed è in quei momenti che l’uomo, forse… ricomincia ad ascoltare.
L’intero pianeta tremava, scosso da una potenza inaudita, di terremoto furioso che rischiava di abbattere palazzi, monumenti, mura di ogni genere. La gente fuggiva, gridava, osservava il cielo scuro ormai da qualche ora e tremava. Era infine giunta l’Apocalisse?
Faceva freddo, e qualcosa di terribile assillava gli animi delle persone, che si sentivano schiacciate, pressate dal presentimento che da qualche parte, un pezzo importante dell’universo poco a poco venisse a mancare. Qualcosa di puro si spegneva lentamente, fiammella invisibile agli occhi ma percepibile ai cuori di chi sapeva ascoltare. Era un peso terribile, oscuro, che riempiva le strade di angoscia. Un equilibrio tanto a lungo sostenuto, infine si spezzava e precipitava l’universo nel buio.
Fu allora, dopo ore e ore di terrore, oscurità e grida, che la conferma giunse. Una goccia di pioggia gelida, poi un’altra, e ancora un’altra. Piovve, e il mondo parve fermarsi ad ascoltare, ad osservare. Ogni persona si immobilizzava, osservando il cielo come carica di aspettative, mentre, goccia dopo goccia, la pioggia corrodeva il mondo. Tutti attesero in silenzio, finché un sospiro prolungato, di creatura morente, non attraversò le strade e i volti in un’ultima carezza gentile che li fece rabbrividire. Una donna singhiozzò, premendosi le labbra sulla bocca. Aveva sentito il suo bambino sussultarle nel grembo, come attratto dall’alito di vento profumato che aveva appena sfiorato il corpo della madre.
Una signora anziana sbatté le palpebre stupita, mentre la sua parziale cecità si ritirava, restituendole colori vividi, lucenti, puliti.
Un uomo con la gamba ingessata guardò stralunato l’involucro spaccarsi e cadere ai due lati di un arto perfettamente sano, funzionante, senza più i punti dell’operazione.
Quel suono sospirato, quel vento lieve che aveva salutato il mondo per un’ultima volta, aveva compiuto un ultimo, grande gesto. Guarire i feriti, risvegliare le coscienze e scuotere gli animi per costringerli a vedere, ad ascoltare il respiro del mondo e la reale bellezza che da sempre aveva aleggiato intorno a loro. Ora, quello stesso respiro spirava, salutando le sue piccole opere di benevolenza e lasciando per sempre il vuoto nei cuori di chi aveva capito di essere stato sfiorato dagli angeli.
Lentamente, con calma, la donna incinta si inginocchiò nel fango e sotto la pioggia, giunse le mani e vi appoggiò le labbra. Pregò. Lì, dinanzi a tutti e senza preoccuparsene. Implorò pietà per le splendide creature spirate che avevano salutato per prime  suo figlio con una gentilezza al pari di un padre affettuoso.
Alla donna, seguì la vecchia, poi l’uomo, e poco a poco il mondo intero.
Uomini, donne, anziani di città diverse. Ladri e assassini, onesti lavoratori e bambini innocenti. Ognuno si inginocchiava, ovunque fosse, senza preoccuparsi del fango causato dalla pioggia, impegnata a cadere sull’intero pianeta. Gli animali levavano il capo, fissavano il cielo e infine anche loro chinavano la testa e le ginocchia. Creature quadrupedi e non si prostravano, piegando le zampe, le teste beccute o le antenne sottili innanzi al cambiamento del mondo, scosso dall’ennesimo, ma stavolta definitivo lutto.
Preghiere. A decine, centinaia, migliaia, come pioggia che improvvisamente si alleggerisce per tornare invisibile al cielo in un unico grido supplicante. La voce del mondo si levava, supplicando in un’unica preghiera  per la salvezza di creature che meritavano la vita.
La razza umana e quella animale infine, si riunivano sotto un unico vessillo. Nessuna differenza tra gli uomini santi e peccatori, nessuna distinzione tra bestie e persone.
ASCOLTACI!!!
La pioggia parve crescere, diventare violenta, ma nemmeno gli anziani curvarono le spalle dinanzi alla furia degli elementi. Mormoravano, imploravano sempre più forte.
ASCOLTACI!!! CHE DIO INTERVENGA!!!
La pioggia diminuì. Poco a poco, con delicatezza e cautela, fino a trasformare la bufera in una carezza gentile di madre finalmente acquietata. Un riflesso lucente attraversò le nuvole nere come il carbone, illuminandole di grigio sempre più chiaro, cristallino come acqua limpida.
Davanti alle suppliche di chi credeva, un unico, possente raggio di sole dorato piovve dal cielo, forando le nuvole e aprendosi un piccolo spazio di speranza per un domani nel quale anche il più piccolo bambino continuava a pregare.
§§§§
Un raggio di sole. Un piccolo fascio di luce laddove la luce, sembrava essere sparita per sempre.
Si riflesse negli occhi limpidi degli angeli e dei Behemah, in quelli scuri dei demoni, in quelli cupi delle repliche. Occhi che avevano visto la morte, vissuto una battaglia senza fine e che finalmente guardavano con sollievo a una piccola aura di pace.
Era bella, quella luce. Cadeva dal cielo, scivolava sui loro corpi e annientava la cappa di oscurità che per fin troppo tempo aveva gravato sulle loro teste. Alla fine, videro il raggio baciare il povero corpo accasciato di Dean Winchester, mentre un secondo fascio solare toccava gentile la schiena di suo fratello. Entrambi accasciati sui corpi esanimi dei loro angeli, entrambi silenziosi e quasi sereni nell’incoscienza che li stringeva. Nessuno osava toccarli, nessuno rompeva il legame fisico che pareva abbracciare le due coppie, unite fino alla fine. Alcuni si chiedevano se anche gli umani fossero morti, mentre altri semplicemente attendevano speranzosi che i loro occhi si riaprissero, riportando la luce e un brandello di speranza in un luogo che la speranza sembrava non averla mai vista.
All’improvviso, si udirono delle voci. Dieci, cento, mille. Migliaia di sussurri mormorati in lingue diverse, ma tutte volte verso quella che tutti capirono essere una preghiera. Tantissime persone invocavano Dio, imploravano pietà per qualcuno che infine giaceva nel fango e nella miseria di azioni compiute da altri: il mondo intero stava pregando per Gabriel e Castiel.
C’era ancora speranza, da qualche parte. C’era ancora una via per chi sapeva crederci.
Belial levò il capo e chiuse gli occhi in un’espressione beata, pacifica. Cominciò a mormorare a mezza voce, unendosi alla preghiera che scuoteva i monti, i mari e la terra. Michael annuì e anche lui lo imitò. Uno dopo l’altro, anche gli angeli e le repliche unirono la loro voce a quella già elevata del mondo intero.
I demoni si guardarono intorno sperduti, coprendosi le orecchie, e solo Lucifero giunse le mani dinanzi al petto vuoto del cuore ormai ridotto in cenere. Mormorò una preghiera, una supplica di salvezza non per se stesso, ma per i suoi fratelli. I suoi errori meritavano una punizione, ma quale giustizia trovava Dio nel punire i suoi angeli più giusti?
In breve, la pelle del Diavolo cominciò a corrodersi, a contorcersi, a consumarsi contro le ossa sporgenti. Lucifero sentì la carne bruciare da morire, ma non si fermò. Al contrario, la sua voce si fece più alta. Voleva che Dio ascoltasse, che capisse, che operasse la misericordia della quale si faceva vanto da migliaia di ere.
Ti prego.
Fu allora che qualcosa cambiò. L’aria fremette, parve piegarsi, contorcersi. Poco a poco, venne risucchiata nei sottili fasci dorati che abbracciavano i corpi delle due coppie immobili, strette nel gelido abbraccio della morte e dell’incoscienza.
-È ora di svegliarsi, figli miei.- tuonò una voce dall’alto, così potente da far vibrare la terra sotto i loro piedi e la sottile pioggerellina che ancora cadeva, accarezzando i loro corpi.
La luce esplose all’improvviso, squarciando il silenzio, l’oscurità e il banco di nuvole sopra le loro teste. Purissima come il più puro vagito di un bimbo appena nato, l’alone di astro celeste si estese, coperto di filamenti luminosi che si avvolgevano in spire sottili intorno ai corpi, sfiorandoli, coprendoli, accarezzandoli.
Nessuno dei presenti aveva mai visto tanta luce. Si espandeva a vista d’occhio, e pareva voler abbracciare il mondo intero come una magnifica, splendida onda. La videro innalzarsi, crescere oltre le stelle, più della luna e del sole, gloriosa nei suoi riflessi di aurora boreale.
In tutto il mondo, la fauna si risvegliò, reagendo al richiamo silenzioso dell’ondata di luce appena nata. Gli alberi scrollarono le fronde, i fiori spiegarono al massimo i petali, gli animali levarono al cielo i loro versi di benvenuto alla natia speranza luminosa. C’era ancora qualcosa, c’era ancora una possibilità! C’era vita!
La luce aumentò e aumentò ancora, spiegandosi come ali al vento. Il mondo intero levò il capo timoroso mentre un vero e proprio manto di aurora boreale stendeva le sue braccia sul cielo, ricoprendolo di luce calda, accogliente, grondante di vita e grandiosità. La pioggia alleggerì ancora, ma non andò via, anzi: le gocce si plasmarono lentamente, cambiarono colore e in breve divennero gocce tiepide, confortanti e luminose di mille colori diversi, come un arcobaleno che poco a poco si scioglieva in pezzi lucenti dalle infinite sfumature.
I bambini, gli anziani, uomini e donne levarono al cielo la loro risata felice e finalmente si alzarono, levando i visi grati, sorridenti di serenità ritrovata.
Qualcosa stava cambiando!
Qualcosa viveva, da qualche parte!
Gli angeli sbarrarono gli occhi, costretti a coprirsi il viso dinanzi a tanta accecante magnificenza. Non era una luce normale, non era… accettabile. Soltanto Castiel e Belial possedevano quella forza luminosa, ma il secondo non si era mosso e il primo era morto.
Stava davvero cambiando qualcosa? C’era davvero… speranza?
-IN PIEDI!!!-gridò Belial all’improvviso. Era l’unico, insieme a Michael, che intanto proteggeva Lucifero, abbracciandolo con le ali, a poter mantenere gli occhi aperti. Entrambi gridarono di nuovo: -IN PIEDI!!!-
Un’invocazione, l’ennesima preghiera. Non più a Dio, stavolta, ma a chi era la causa della luce splendente appena nata.
Qualcosa si mosse, levò il capo. I due fulcri dell’esplosione luminosa si mossero storditi, innalzarono lentamente i corpi, sagome gloriose in un glorioso abbraccio di Dio. Chi riuscì a socchiudere gli occhi giura ancora di aver visto gli abiti dei due nascituri sbriciolarsi per poi lasciare il posto a puri pantaloni di seta bianchissima un istante prima che accadesse: dapprima piccole come boccioli di rosa, poi sempre più grandi, ampie, massicce. Due gigantesche paia d’ali sbocciarono fiere dalle scapole degli uomini immobili, eretti come statue immense e immensamente fiere.
Le piume si dipinsero poco a poco, splendenti come diamanti nella luce pura che le sfiorava con totale dedizione. Bianche. Bianche parevano le piume gigantesche che componevano una dopo l’altra, sovrapponendosi e affiancandosi tra loro, le appendici alate. Tuttavia, guardando meglio chi poteva, fu chiaro subito dopo che in quelle piume era racchiuso il punto luce più splendente della perla. Non più bianche, ma perlacee come un prezioso gioiello degli abissi.
Ali immense, ali di angelo.
Ali gloriose, ali di uomo.
Ali al servizio non di Dio… ma della vita, poiché dalla vita generate.
Una carezza di speranza per chi brancolava al buio, un bagliore di respiro per chi il respiro non riusciva neanche più a gestirlo.
Ali che raccontavano una storia, nella quale due arcangeli infondevano così tanto amore, così tanti pezzi di loro stessi nei fragili compagni umani, da renderli creature al di sopra dei soldati di Dio e quasi al pari di Dio stesso.
Quelle erano creature nate dall’amore e dal sacrificio. Quelli, erano il risultato di occhi limpidi d’affetto e carezze pulite di dedizione. Ogni gesto aveva costruito una piuma, ogni sfiorarsi aveva generato un nuovo filamento o tendine dei possenti muscoli che infine si stiracchiavano al vento, abbracciando le speranze del mondo, le sue preghiere, i suoi gridi di dolore e angoscia per purificarli una volta per tutte.
La speranza esiste ancora!
La speranza vive, e siete voi ad alimentarla!
Vivete, sperate! C’è ancora amore laddove volete che ci sia!
Le due figure si ersero in tutto il loro splendore, guardandosi negli occhi chiari a vicenda, osservando leggermente storditi le ali alle spalle dell’altro prima di rendersi conto delle proprie. Fu allora che Belial entrò con passo lento e misurato nel possente alone di luce, attraversandolo a testa alta, splendido col suo manto di ali cristalline.
Aprì gli occhi, incrociò quelli dei due angeli nascituri. Sorrise dolcemente, i capelli scompigliati dai filamenti di luce arcobaleno che lo sfioravano come petali di fiori appena sbocciati. Si avvicinò, prese una mano di Dean e una di Sam, stringendole con calore e affetto.
-Avete parlato con Dio, e infine vi è posta innanzi questa scelta. Vi è proposto uno scambio, una decisione vostra e vostra soltanto. Che i vostri cuori non dubitino della scelta compiuta, poiché essa sarà irreversibile.- annunciò con fierezza, senza abbandonare il suo bellissimo sorriso misericordioso. –Siete miei fratelli ormai, e come tali vorrò trattarvi. Dunque, vi parlerò a viso aperto e a voi pongo la scelta che potrà decidere le vostre sorti… e le loro.-
Gli occhi cristallini di Belial si posarono leggeri sui corpi accasciati e ancora sanguinanti di Gabriel e Castiel. Una scelta. Una semplice decisione che avrebbe inciso a fuoco i destini dei presenti.
Sam e Dean si guardarono, sorrisero. All’unisono, come un unico re che infine si sfila la corona e la pone umile innanzi a un vincitore, entrambi si inginocchiarono, chinando il capo. Le ali seguirono il movimento, riflettendo un arcobaleno di riflessi perlacei che colorarono l’aurora boreale sulle loro teste.
Belial vide e capì. Nessuna parola fu degna più del gesto compiuto nella sua grandiosa umiltà, dove due splendide creature dalla forza soverchiante si prostravano ai piedi di una scelta che avrebbe sottratto loro un pezzo di se stessi. Così fu, e così sarebbe stato.
Belial allungò le mani, le pose sui capo dei due angeli prostrati. Poi, un altro paio di palmi si aggiunse al suo e Michael, l’arcangelo che in passato ebbe controllo sul Paradiso e sui suoi stessi fratelli, pose la sua ultima benedizione sui destini di chi sceglieva di rinunciare alla libertà di volare pur di riavere indietro delle vite.
Così come i piccoli brandelli di Grazia scintillante erano fluiti nei corpi di carne e sangue innanzi ai due arcangeli, così essi scelsero di tornare ai rispettivi padroni. Un immenso dolore come di tortura e carne lacerata si impossessò dei corpi di Sam e Dean, che tuttavia strinsero gli occhi e si presero per mano, forti della presenza dell’altro. Non gridarono, non gemettero, ma semplicemente strinsero i denti.
Vollero restare fieri innanzi alla sofferenza come non erano mai stati in vita e in morte fino a quel momento. Ora, mentre le ali poco a poco si irrigidivano e agli occhi di tutti si riempivano di crepe luminose come stelle, tutti videro che qualcosa cambiava: una piccola scintilla di luce mosse i suoi passi dal cielo, piovendo cristallina sulle ali marmoree. Appena le toccò, ogni piuma andò in pezzi. Si disgregarono, si consumarono, riducendosi a polvere di stelle che aleggiò nell’aria per qualche istante prima di trasformarsi in un’unica scia lucente, come la Via Lattea, per concentrarsi nelle mani ora levate di Belial e Michael.
-Che Dio intervenga! Che Morte inverta il suo corso e riconduca le ali della speranza a sbocciare un’ultima volta!- gridarono all’unisono i due arcangeli, mentre si recavano ognuno da Gabriel e Castiel. Alle loro spalle, i corpi accasciati e ancora tremanti, nudi, di Sam e Dean.
Le mani di Belial e Michael sfiorarono leggere i petti dei due arcangeli defunti, premendo a forza i globi di luce contro la carne. E lì attesero. In silenzio, mentre l’aurora boreale e la pioggia di arcobaleno ancora aleggiavano sulle loro teste e contro i loro corpi.
Un’ultima preghiera, un ultimo bagliore di speranza.
-CASTIEL!!!-
-GABRIEL!!!-
Due voci gridarono le loro speranze al cielo, indicando con un ultimo sforzo disperato la vita al suo ritorno. E allora, ogni preghiera si vide esaudita.
Due respiri identici, colmi di vita riempirono i corpi di Gabriel e Castiel. Tutti li videro sussultare, vibrare di energia ritrovata. Poco a poco, due nuove cascate di luce sgorgarono dai loro corpi, illuminando la terra, intridendola di Grazia angelica, celestiale.
In piedi.
Castiel si girò su un fianco, artigliò il terreno con le dita tremanti e ancora pallide. I suoi occhi tardavano ad aprirsi.
In piedi.
Gabriel ripiegò faticosamente un’ala, levandola dal fango. Le sue piume si schiarirono lentamente, dapprima opache, poi sempre più lucenti d’oro purissimo. Incontrarono gentili il grigio pallido di quelle di Castiel.
IN PIEDI!!!
Gabriel e Castiel aprirono gli occhi. Nello stesso istante, con lo stesso scatto nervoso, vivo. Blu zaffiro e oro intriso di smeraldo.
Occhi lucenti.
Occhi vivi di emozioni e speranza.
Occhi che ancora splendevano delle preghiere che li avevano infine costretti a riaprirsi.
Le ali si levarono, dodici immense appendici piumate che ad ogni mossa si scrollavano di dosso la sporcizia del grigio e dell’opaco. Come un pittore che ridipinge un’opera d’oro e argento antico, riportandola alla vita, così ogni piuma ritornò ad essere brillante come il più prezioso dei cristalli, così lucente da riflettere tutto intorno un pallido alone di Grazia purissima.
Due arcangeli, immensi nel loro splendore e gloriosi nella loro splendente armatura di luce. Seppur ancora insanguinati e leggermente sporchi del nero della battaglia, apparivano come creature eteree, rinate, che attraverso la morte avevano scorto qualcosa. Occhi che avevano guardato la fine, il traguardo di una vita che il corpo alla fine non aveva tagliato del tutto.
I muscoli si gonfiarono, le gambe si irrigidirono per farsi forza e sostenere corpi nuovamente vivi di sangue e carne. L’armatura di Gabriel cadde in pezzi ai suoi piedi, staccandosi dalla carne come la muta di un serpente, immobile, prostrata, monito di una battaglia insensata annegata infine nella violenza e nel sangue.
Lentamente, i due arcangeli spalancarono le ali in una miriade di riflessi cristallini che si riflessero al suolo, sui volti cinerei dei presenti e nei loro occhi. Oro e argento. Luna e sole.
Lì, dove la morte aveva abbattuto in precedenza la sua più grande falciata di vite innocenti… lì, le vite innocenti rinascevano. Si levavano imponenti, stendevano le ali su chi non si sarebbe più svegliato e in un profondo respiro di vita ricordavano al mondo che sì, erano vivi.
Gabriel e Castiel. Magnifici nel loro involucro di luce e altrettanto lontani per la loro essenza sovrannaturale che dall’inizio aveva tentato più e più volte di separarli da ciò che avevano ritenuto importante. Eppure, quei piccoli pezzi di anima erano ancora lì e, anzi, avevano restituito loro la vita, rifiutando la libertà che ogni uomo aveva sempre sognato.
Senza attendere, Sam si rialzò, tremando e su gambe malferme zoppicò verso Gabriel. Si sentiva ferito, a pezzi, lacerato, ma il suo arcangelo era lì e niente gli avrebbe impedito di raggiungerlo.
Gabriel tese una mano, incrociando i suoi occhi di limpide lacrime di sollievo.
Sam stese il braccio, zoppicò ancora.
Gabriel piegò un’ala a suo indirizzo, coprendo la sinistra di Sam con un muro altissimo di infinite piume dorate.
Coraggio.
Sam incrociò gli occhi di Gabriel e vi lesse un amore sconfinato, immenso più degli oceani. L’amore di un angelo.
Le dita si sfiorarono appena quando Sam sentì le forze mancargli. Le gambe cedettero, ma il ragazzo non urtò mai il suolo: le braccia di Gabriel lo strinsero con tanta forza che per qualche istante, Sam pensò che non l’avrebbe mai più lasciato andare, e a lui stava bene. Sentiva di nuovo quel battito, quel profumo, quel respiro che tante notti l’aveva cullato.
Era Gabriel. Era il suo Gabriel!
Lentamente, anche Sam ricominciò a respirare. Andava tutto bene, stavano bene entrambi. Senza accorgersene, si aggrappò al solido corpo di Gabriel e singhiozzò contro la sua spalla, tremando vistosamente. Gabriel gli accarezzò la schiena sanguinante, e laddove le sue dita passavano, lì la ferita poco a poco si richiudeva.
-Va tutto bene, dolcezza… sono qui.-
Sam annuì, piangendo più forte al suono di quella voce che avrebbe creduto di non sentire mai più. Gabriel sorrise contro i suoi capelli, gentile e delicato dinanzi alla momentanea fragilità del suo umano.
-Suvvia. Grande e grosso e piangi per niente?-
-Sta… stai zitto…-
-Ti ho sentito, prima.-
Sam smise di piangere e lentamente levò il capo per guardare Gabriel in viso. Sorrideva.
-Ti ho sentito mentre ero laggiù, intrappolato nella pietra. Credevo di sparire una volta morto, ma invece… la tua voce mi teneva ancorato qui. Continuavo a sentirti, gridavo per dirti che non dovevi piangere, ma tu non sentivi… non mi ascolti mai, gattino randagio che non sei altro.-
Tling.
Sam sbarrò gli occhi e abbassò lentamente il capo verso le mani posate con delicatezza ai due lati del suo collo. Intorno ad esso, si avvolgeva il collarino, ma adesso il campanello, tornato intatto, presentava qualcosa di diverso: una piccola crepa lucente lo attraversava diagonalmente, come monito a non dimenticare il dolore vissuto e i ricordi di una guerra vinta con la forza della pietà umana.
Una piccola lacrima cadde sul campanellino, facendolo tintinnare.
Tling.
Gabriel levò con delicatezza il viso di Sam e baciò ogni centimetro della scia bagnata che gli attraversava la guancia.
-In questo mondo si è già pianto abbastanza. Sorridi, tesoro, e porta con te la speranza che altri a volte perdono, perché è grazie ad essa che io ho ritrovato la mia luce.-
Le labbra di Gabriel trovarono quelle di Sam. Per un attimo, al cacciatore parve di tornare al passato, a quando avevano fatto l’amore per la prima volta. Risentì la carezza dell’acqua sulla pelle e i respiri vitali che gli infondeva ogni bacio di Gabriel. Adesso, con la morbida dolcezza delle loro lingue che si intrecciavano, Sam sentiva di poter respirare di nuovo.
Si aggrappò alle sue spalle e Gabriel li cinse entrambi con le ali poderose, che grazie allo stesso Sam avevano ritrovato la vita e la gioia di volare. Si incastrarono tra loro, come pezzi di un unico puzzle di perfezione. Sembravano costruiti per aderire i loro corpi alla perfezione, per sfiorarsi a vicenda con mani leggere come l’aria ma bollenti come l’inferno visto e vissuto in precedenza.
Dean intanto, non staccava gli occhi da Castiel. Avanzò di un passo, ma lo vide arretrare intimorito. Si guardava intorno come un animale in trappola, e a Dean fu chiaro cosa pensasse: tutti erano stati convinti che li avesse traditi fino in fondo, e dopotutto, lo stesso Castiel aveva ucciso troppi angeli per spingere Leitsac a fidarsi. Adesso lui si rialzava, ed era accerchiato. Aveva paura, ma più di tutto il resto, temeva il giudizio di Dean.
Il cacciatore stese le braccia, tentando di calmarlo. Si avvicinò ancora di un passo e Castiel rimase immobile, rigido e spaventato. Spalancava gli occhi, tremava leggermente, le ali accasciate alle sue spalle come se non avessero forze.
-Cass, guardami…- mormorò Dean, accostandosi. Levò le mani verso il suo viso e Castiel strinse forte gli occhi, timoroso e in attesa di un pugno in piena faccia. Non gli avrebbe fatto male fisicamente, questo no di certo. Tuttavia, un colpo ricevuto da Dean bruciava da morire al petto.
Guardandolo immobile e tremante come un gattino randagio sotto la pioggia di arcobaleno, Dean ripensò a quando la statua di Castiel aveva versato una lacrima. Una sola, nata dalla pietra. Per lui.
Aveva pianto, Castiel. Anche nella morte, si era ricordato del suo Dean, delle sue sofferenze. L’aveva guardato, e forse aveva gridato dalla pietra per l’impotenza di non poter placare le sue sofferenze.
Le mani di Dean si posarono sulle guance di Castiel, i pollici gli accarezzarono la pelle morbida, soffice come zucchero filato.
-Guardami, Cass.-
E lentamente, con cautela misurata, Castiel sollevò le palpebre sugli occhi blu cobalto. Dean si specchiò in quelle superfici luminose, sovrastate da ciglia umide per la pioggia, e si trovò ad annegare in un mare di cristallo e zaffiro. Erano quelli, gli occhi dei quali si era innamorato. Quelli gli occhi che lo guardavano tutt’ora con la dedizione più totale.
-Grazie, Cass.- mormorò, poggiandola fronte sulla sua. Inalò con gratitudine la freschezza del suo respiro e il suo profumo indimenticabile. –Grazie per le lacrime che versasti per me, grazie per esserci sempre stato. E perdonami, se puoi, per aver dubitato di te quando mai avrei dovuto. Resta con me, Cass. Resta per ricordare a me stesso e agli altri che gli angeli esistono ancora e che vegliano su di noi.-
Castiel sbatté le palpebre, e una lacrima sfuggì alle ciglia che la imprigionavano. Dean la vide scorrere sul suo viso, aprì la mano poco al di sotto del suo mento e, quando la lacrima piovve sul suo palmo già bagnato di pioggia, le dita si chiusero, racchiudendo quel piccolo cristallo prezioso sul palmo.
-Riportiamo tutto alla normalità, Cass. Riporta la pace e non lasciare mai che questo giorno e la sua vittoria nella speranza sia dimenticato. Ma soprattutto… se vorrai andare con loro, io lo capirò. È la tua famiglia, dopotutto, e io sono un umano che invecchia e rischia la morte ogni giorno. Se vorrai tornare in paradiso, vai e saprò perdonarti, ma non dimenticarmi di te.-
Castiel si guardò intorno, dove facce amiche, conosciute e fraterne lo osservavano in attesa. Michael si teneva per mano con Lucifero, e alle loro spalle paradiso e inferno si confondevano in un’unica massa di uguaglianza, nella quale i demoni e gli angeli parevano non distinguersi a vicenda. Erano tutti vivi, tutti uguali… e davanti a quella realtà, Castiel capì che per il momento, il paradiso non aveva bisogno di lui.
Si guardò alle spalle, dove tutti coloro che conosceva bene e che nel poco tempo trascorso insieme avevano imparato ad accettarlo e perdonarlo. Gabriel e Sam si stringevano l’uno all’altro; Samael, ancora ferito e zoppicante, stringeva la mano di Mary; Balthazar si appoggiava a Belial, che gli accarezzava il viso con affetto; Bobby, inginocchiato nel fango e con il cappellino consumato e lacerato ancora calcato in testa, accarezzava le grosse teste di Sindragon e Sindragosa, ancora accasciati l’uno sull’altro ma di nuovo svegli, vivi.
Castiel sorrise. Con tutti i loro difetti e i problemi che avevano affrontato, l’arcangelo non aveva dubbi: una famiglia lui già ce l’aveva, e adesso lo guardava in attesa, senza esternare pregiudizi. Ogni sguardo esprimeva perdono, accoglienza e un muto affetto che gli fece vibrare le ali.
Erano umani, erano angeli, erano animali. Eppure, ognuno di loro componeva un piccolo, prezioso tassello della sua esistenza.
Poi, c’erano gli altri angeli, Meg, Lucifer, che nella sua superbia aveva lottato al fianco di ciò che era giusto.
Quella era casa sua.
Gabriel incrociò il suo sguardo e senza farsi vedere, gli fece l’occhiolino.
-Io… credo di averla già, una famiglia. L’ho capito adesso, ma l’ho scoperto molto prima. Non è importante che siano tutti angeli, non importa che siano miei fratelli di sangue. Oggi abbiamo ricordato che ogni barriera è valicabile e se solo si tende la mano al prossimo, il paradiso possiamo condurlo in Terra e ricostruirlo ogni volta.- rispose, specchiandosi nello smeraldo degli occhi di Dean. Ricambiò la carezza al viso, sollevando lentamente un’ala dal fianco.
Il suo umano gli dava forza. La sua famiglia gli dava forza. Poteva essere invincibile, lo era sempre stato, e neanche lo sapeva.
Lentamente, come se avesse paura di spaventarlo, Castiel chinò il viso su quello di Dean. Le loro labbra si sfiorarono, accarezzandosi dapprima timorose, poi con fare sempre più bisognoso, ritrovato. Sapeva di vita, quel bacio. Sapeva di amore vissuto e rinato.
Dean sentiva il corpo di Cass reagire al suo, le sue braccia avvolgergli i fianchi, e quando si separarono per mancanza d’aria, l’arcangelo appoggiò la fronte sulla spalla del suo umano.
Da lontano, Samael non riusciva a staccare gli occhi dalla scena. Si accorse con un sussulto di non provare niente: non dolore per Castiel che stringeva Dean, non invidia per l’umano che lo sfiorava come lui non aveva mai fatto in passato. Si sentiva… felice. E insicuro.
Guardò la sua mano, intrecciata con quella di Mary. Era una stretta sicura, che non era mai venuta a mancare. L’aveva sostenuto quando si era ferito, l’aveva protetto quando la sua stessa replica aveva tentato di ucciderlo. Si sarebbe sacrificata per salvarlo, ma nemmeno aveva contemplato l’idea di lasciarlo lì.
-Tu…- mormorò, attirando l’attenzione della ragazza. –tornerai indietro? Al tuo tempo, intendo.-
Mary sbatté le palpebre, incredula. Poi gli tirò un pugno sul braccio, lasciandolo allibito.
-Ma sei scemo? Non posso andare via!-
Samael la guardò, stranito. –Eh?-
-Oh, andiamo! Se me ne vado chi penserà a te?-
-Guarda che non sono un cucciolo!-
-Sì che lo sei, io…-
Mary non riuscì a concludere la frase che due labbra soffici come piume d’ali d’angelo si posarono sulle sue. Samael le cinse i fianchi con un braccio, stringendola a sé e lei si abbandonò alla dolce familiarità di quel contatto. Sapeva di casa e menta, sapeva di Samael.
-Sì.- soffiò l’angelo contro le sue labbra. –Non andrai da nessuna parte.-
E Mary infine sorrise, appoggiando il capo sul suo petto. Sì, aveva trovato il suo posto al mondo.
Poco distante, Gabriel fissava insistentemente Balthazar. Belial si era allontanato per parlare con Michael e dava loro le spalle, ancora abbracciato dalla splendida armatura lucente. Era bellissimo.
-Che c’è?-
-Visto che ha fatto Mary?-
-E allora? Sono felice per loro.-
Gabriel si premette una mano sugli occhi. Da parte sua, Sam sentiva che l’arcangelo stava per perdere la pazienza.
-E allora sei un coglione!-
-Ma che ho fatto?-
-Cosa NON hai fatto! Hai rotto, se mai aveste delle fan girl alle spalle, sappi che sto soffrendo per loro!-
Detto ciò, Gabriel si allontanò da Sam e ancor prima che Balthazar potesse parlare, l’arcangelo schioccò le dita. Una piccola esplosione sbalzò Balthazar in aria, spingendolo a spalancare le ali per frenare la caduta, ma non ce ne fu bisogno. Un petto saldo, ampio, poggiò contro la sua schiena e lo fermò.
Balthazar si irrigidì, fissando Gabriel con aria omicida prima di girarsi a guardare Belial. I capelli erano ridotti a un ammasso scompigliato di luminosi riccioli e gli occhi cangianti, che parevano brillare di riflessi di ghiaccio lo fissavano silenziosi e in attesa. L’innocenza di quel volto era il vero paradiso. La sua puerilità di bambino ricordava quanto di più candido fosse mai esistito al mondo e vederlo lì, così vicino, Balthazar sentì il cuore balzargli nel petto.
Quegli occhi voleva vederli tutti i giorni, in ogni istante della sua vita.
Quel tocco voleva assaporarlo per sempre.
Quelle labbra dovevano sorridere senza mai smettere.
Belial era il sole, ecco cos’era. Belial era la luce, e prima di conoscerlo, Balthazar pensò di non aver mai visto davvero il giorno. La Stella del Mattino, l’angelo più bello di tutti. Decisamente, la storia non gli rendeva giustizia, perché a renderlo meraviglioso non era soltanto il suo aspetto, ma il suo sguardo pulito, privo di malvagità. Guardandolo, Balthazar si disse che per i secoli a venire avrebbe voluto ripulire quegli occhi ogni volta che si oscuravano.
Avrebbe riportato il sole laddove non brillava più per illuminare quelle iridi, e finalmente, anche le giornate di pioggia sarebbero finite.
Facendosi coraggio e spingendo da parte la paura, Balthazar gli prese le mani tra le sue, stringendole con forza. Lo guardò negli occhi, e vide in quelli di Belial un muto stupore.
-Ricordi? Una volta mi dicesti di non aver mai vissuto davvero e che grazie a me avevi ritrovato la luce. Ti convincesti di questo, senza sapere che la luce, quella vera… sei sempre stato tu. Tu sei il sole, Belial, e neanche te ne rendi conto. Illuminasti il mio cammino, mi concedesti di rivedere quel brandello di lucentezza che mi era sempre mancato. Allora, capii di non essere solo, così come capii di aver conosciuto la vita, quella vera… e il tutto grazie a te. Grazie… amore mio.- mormorò, chiudendo gli occhi. Dirlo ad alta voce, confessare ogni cosa a Belial, lo rendeva più leggero. Adesso però, la paura di rimanere solo, di vederlo voltargli le spalle e allontanarsi, bruciava da morire. Tuttavia, Balthazar non si pentiva, non l’avrebbe mai fatto.
Aveva visto la morte, l’aveva affrontata e sconfitta al fianco di Belial. Adesso, innanzi alla stessa morte Balthazar si prostrava ai piedi di colui che gli aveva donato una speranza vera e luminosissima semplicemente accarezzandogli il volto. Il paradiso era Belial, e ovunque andasse, Balthazar l’avrebbe seguito. Come amico, come protettore, se lui non desiderava più di questo.
Lentamente, Belial posò due dita sotto il suo mento e lo costrinse a levare il viso. Sorrise, illuminandosi di luce nuova, innamorata, felice. Una nuova alba sorgeva su quel viso, in quegli occhi, e Balthazar la vedeva innalzarsi in tutta la sua splendente criniera verso il più alto dei cieli.
-E cosa aspettavi a dirmelo?- mormorò Belial, prima di baciarlo davvero, con la dolcezza di un sogno e la semplicità di un bambino. Uno sfiorarsi di labbra, niente di più, ma un tocco che valeva mille e mille ere nella sua lieve innocenza.
Si separarono, fecero combaciare le fronti e le loro ali si intrecciarono in una stretta gentile, che non aveva mai atteso altro che di rivelarsi agli occhi di un mondo commosso che infine credette di nuovo nell’amore.
-Idioti…- borbottò Bobby, abbassando il capo per nascondere le lacrime di commozione con la visiera del cappellino.
Michael e Lucifer si accostarono a Gabriel e Castiel, ancora stretti ai loro umani. Si squadrarono tra loro, fratelli che si giudicavano e che parlavano con gli occhi.
-Cosa farete?- chiese Sam. Lucifero lo guardò, facendolo rabbrividire. Gabriel lo strinse più forte per infondergli coraggio.
-Torneremo ai nostri posti, suppongo.-
-Ma… voi…-
-Io e Michael ci rivedremo ancora, piccola alce, ma siamo nemici e capitani di due diversi eserciti. Non apparteniamo allo stesso mondo.-
-Ma potete farlo. Non è così difficile, l’avete già dimostrato. Ricordate che la Terra è regno di nessuno o di entrambe le fazioni. Semmai vorrete rivedervi, venite da noi, dove sapremo accogliervi.-
Tutti guardarono Sam, sconvolti.
-Sammy?- chiamò Dean, incerto. –Sai che questo qui è Lucifero, vero? Sai che eri il suo tramite?-
-Sì, Dean, ma credo che ognuno abbia bisogno di un’altra possibilità. L’ho imparato oggi, e non lascerò che migliaia di morti vadano dimenticate così. In questa battaglia, inferno e paradiso hanno trovato un punto d’incontro, e se vorranno, sapranno ritrovarlo. Credo… che il punto di incontro potremmo essere noi. Finché non faranno del male ai nostri cari, la nostra casa sarà zona neutrale e lì le stesse repliche potranno ritrovare i valori perduti. Sostenetevi a vicenda e insegnate loro che c’è ancora speranza. Fate in modo di non dover più combattere, mai più! Che mai si ripeta una tale violenza!-
Gabriel annuì, stringendolo a sé e guardandolo con fierezza. Era davvero il suo umano, quello.
-Ha ragione. E poi, dovremo pur trovare un bel posto fisso dove nascondere il Behemah di questo qui.- aggiunse, indicando Sam con un cenno. Il ragazzo lo guardò, stupito.
-Io?-
-Eh. Pensavi che Astrea fosse una bestiolina di turno che all’improvviso decideva di ubbidirti, mio dolcissimo fessacchiotto dal bel culo?-
Sam rimase in silenzio, poi incrociò gli occhi azzurri di Astrea e sorrise. Il mondo intero era lì, racchiuso intorno a loro, e mentre la pioggia poco a poco si diradava per lasciare spazio a un eterno arcobaleno luminoso sul tramonto di un giorno mai dimenticato, ognuno capì che si poteva andare avanti.
Avrebbero lottato, avrebbero perso. Ma si sarebbero sempre rialzati in memoria del giorno in cui i grandi regni terreni e celesti si erano riuniti sotto un’unica bandiera. Il mondo aveva ricordato che era giusto combattere levando una carezza in contrapposizione alla violenza di un pugno. Perché dove le parole gentili sarebbero giunte, lì non sarebbe arrivata il grido di rabbia e furore.
Una criniera dorata si riflesse sulle ali dei presenti, generando un ultimo arcobaleno che di luci che dipinse il cielo dell’intero globo terrestre. La gente guardava, sorrideva, e alla fine, ognuno di loro credé negli angeli.
Angeli guerrieri, che lottavano in nome dell’uomo.
Angeli amanti che sfioravano con carezze gentili chi sapeva credere.
Angeli. Demoni. Behemah Aqedà. Quel giorno fu ricordato per sempre come un prezioso tesoro e ancora oggi, per chi sa ascoltare, vedere, percepire e credere… ancora oggi l’aurora boreale si ripete, riflettendosi imponente sulle ali massicce degli angeli protettori e richiamando i ricordi nei cuori di chi riesce ad aprirsi.
Il sole ritorna sempre.
Il sole ricorda all’uomo che l’alba saprà sorgere, qualunque cosa accada.
Il sole è una fonte di luce che bagna gli animi e lì vi lascia l’impronta indelebile di chi per sempre ricorderà che le ombre saranno sempre più fragili del bagliore del coraggio e della speranza.
Ancora oggi, c’è chi racconta ai propri figli di due cacciatori, due fratelli dediti a combattere il male che un bel giorno si innamorarono di bellissimi angeli. Alcuni dicono che, una volta toccati i quarant’anni, ognuno di loro decise di comune accordo di chiedere accesso al paradiso, per giungere laddove non sarebbero più invecchiati.
Cosa si lasciarono alle spalle? La luce. La vita. E la consapevolezza che non si è mai abbastanza diversi per impedire al mondo di riunirsi, di racchiudere le forze quando è più giusto farlo.
Dopotutto, gli angeli sono sempre qui, anche quando ci si dimentica di osservare bene per notare le ali alle loro spalle. L’uomo non nasce mai in funzione dell’oscurità e, se chi ricorderà queste parole saprà scegliere di camminare sulla via dell’alba, allora non sarà così difficile vedere gli angeli. A volte si camuffano, altre ancora si rivelano, ma ci sono sempre, quando si fanno le scelte giuste e quelle sbagliate.
Allora, tiriamo le somme? Non starò qui a raccontare cosa accadde dopo, poiché è giusto lasciar loro il futuro che hanno deciso di scegliere. Tuttavia, vi dirò che ancora una volta, Sam e Dean avevano scelto la famiglia. Hanno vissuto, amato e trascorso una vita da cacciatori, da uomini, da compagni, ma non furono mai soli. Conobbero la speranza, la incarnarono e nella loro piccolezza di esseri umani insegnarono al mondo intero che finché si crede in qualcosa… allora, tutto sarà possibile. Basta un pizzico di umanità, di perdono e, perché no, di intrepido coraggio. Credete nell’impossibile, credete negli angeli e in quanto di giusto possa accadere e allora, anche la morte si inginocchierà ai piedi di chi infine, sa nuovamente ascoltare.

“Ci sono angeli che non possono volare, che ogni giorno muoiono e poi rinascono per ricomporre il cuore in frantumi e posarlo su mani indegne, affinché venga di nuovo spezzato; noi li definiamo: "angeli" che, giorno dopo giorno, insegnano a chi ascolta che si può sempre perdonare.”
 
Angolo dell’autrice:
E siamo alla fine. Sì, stavolta è proprio finita, ma ehi! Su col morale! E tu, Gabriel, ESCI DALLA MIA STANZA!!! Stai chiuso lì dentro da due giorni, ormai!
Gab: GIAMMAI!!! Cosa farò della mia vita, adesso?
Passi più tempo con Sam anziché a riempirmi la vasca da bagno di papere e il corridoio di corse clandestine di struzzi?
Gab: come faròòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò!!!!!!!!!!!
Ehm, dicevamo? Ah, giusto. Allora, credo sia giusto stavolta parlare seriamente. Sì Gabe, ho detto seriamente, perciò filate tutti! Sciò!
Questa storia mi ha fatto davvero sudare, lo ammetto. Ci ho lavorato di notte, di primo mattino e durante il periodo d’esami, ma sapete una cosa? Non me ne pento affatto. Non me ne pento perché i vostri commenti entusiasti mi hanno sempre lasciato addosso l’emozione di aver suscitato in voi quel po’ di entusiasmo nel quale spero ogni volta che scrivo.
Ora, insieme a voi ho cominciato questa storia e con voi la chiudo. Insieme abbiamo vissuto attraverso gli occhi di Sam e Dean e abbiamo volato al fianco degli angeli. Li abbiamo amati, ci abbiamo parlato, li abbiamo ascoltati respirare e spalancare le ali col loro familiare fruscio. Le meraviglie che si trovano leggendo sono quanto di più bello si possa mai provare. Ricordate che, qualunque cosa accada, sarete sempre dei sognatori. Attraverso occhi di sogno avete letto e vissuto migliaia e migliaia di vite, perciò siete dei grandi ben oltre gli occhi che possono forse non percepire questa realtà. Non dimenticatelo e, qualunque cosa accada, affrontatela!
Siate forti come gli umani e gli angeli, capaci di vincere una guerra, di strappare alla morte le sue anime semplicemente impegnandosi e credendo che sia possibile. L’uomo è una creatura fantastica se solo vorrà esserlo, perciò siate la prova di ciò che dico. Che questa storia vi resti nel cuore come spero, anche se, se anche non sarà così, non importa.
Qui io vi lascio, dunque, e spero, dopo le vacanze di scrivere un terzo capitolo di questa stessa storia, anche se la vedo improbabile. Grazie per il vostro meraviglioso sostegno e, soprattutto, grazie per aver vissuto con me questa piccola, preziosa avventura. Gabriel, saluta! Gabriel? NO, LA VASCA NO!!! affogati da qualche altra parte!

chibisaru81: non so come ringraziarti per i complimenti, davvero. Li ho ricongiunti tutti, contenta? Spero di sì, perché ho fatto il possibile per trovare un happy ending che non fosse troppo noioso o scontato. In ogni caso, ti ringrazio per la recensione e per la pazienza che ci hai messo per leggere tutti questi capitoli. Grazie per l’attenzione che hai riservato al mio scritto, spero che quest’ultimo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio fortissimo e ancora grazie!
Sherlocked: eh, in realtà Gabriel si è imbucato come Loki perché quello originale era impegnato nella produzione del film Thor 2 e non poteva venire. Gabriel si è fatto pagare in dolci per sostituirlo. Ehi, stavolta Balthazar e Belial il passo avanti l’hanno fatto e spero che ti sia piaciuto. Ho sofferto anche io a scrivere di Sindragon e Sindragosa morti, ma alla fine si sono ripresi, anche perché se li avessi uccisi definitivamente poi mi sarei picchiata da sola… cavolo, sai che tutti nominano Doctor Who per quella parte del cimitero? Il mistero rimane tuttavia, perché io Doctor Who non l’ho ancora visto (e dopo questa puoi sotterrarti. Che campi a fare, me lo dici? nd Gabriel)( Gabriel, torna a guardare ripetutamente la morte della madre di Bambi in tv e deprimiti in un angolino, ma non rompere!)(quella cerbiatta era così giovane!!! E Bambi continua a sembrarmi femmina, per me la Disney ci sta prendendo in giro! Nd Gabriel). In realtà i Behemah non dipendono strettamente dalla vita degli angeli padroni. Sindragon e Sindragosa si sono lasciati andare per la morte dei loro compagni, è vero, ma questo perché avevano riportato ferite troppo brutte per essere curate. In compenso, ora che ci penso, somigliano davvero ai daimon! °-° (e tu ora te ne accorgi? Nd Gabriel)( be’? sono un po’ tardiva, non è colpa mia!) Oh, Gabe è sempre stato il mio personaggio preferito e stavolta spero vivamente di avergli reso un po’ di giustizia. Chissà, forse scriverò ancora Sabriel e Destiel,  ma per ora starò un po’ a riposo (non è vero, scriverai tutta l’estate. Ti porti dietro solo taccuini e penne! Nd Gabriel)( e anche tu finirai in valigia, se non chiudi la bocca!). In ogni caso, ti ringrazio per il commento all’altra storia, sono felicissima che ti sia piaciuta e spero di leggerne altri nelle prossime storie che potrei pubblicare. Sei stata una lettrice meravigliosa, e non dimenticherò tutti i tuoi splendidi e divertentissimi commenti, anche perché ho il tuo disegno sempre nel portafogli e lì rimarrà fino alla fine delle ere! Grazie per tutto, grazie per i complimenti e per la pazienza portata nel leggere ogni storia! A prestissimo, spero! (Gabriel sventola tristemente la manina)
kimi o aishiteru: eh, suvvia riunitevi! Stavolta la storia è finita davvero, e un po’ mi dispiace per questo. Ma ogni tanto è giusto lasciare andare i propri personaggi e lasciare che continuino a vivere nei nostri cuori. Il seguito lo costruirete voi nelle vostre teste, con la vostra immaginazione, pensandoci di tanto in tanto. E farete un lavoro splendido. Aaaah, uffa! Voglio vedere anche io dottor who! Per un motivo o per un altro, non sono mai riuscito a vederlo e ora mi sto mangiando le mani per questo!!! Contente del finale? Spero che non vi abbia deluso, e mi scuso per averci messo tanto tempo per pubblicare, ma queste giornate mi stanno facendo a pezzi. Come faccio ora senza leggere più i vostri commenti ogni settimana? Adesso parto pure!!! Ditemi dove siete, vi raggiungo a piedi e facendo l’autostop!!! Gabriel, portami in volo! a che cavolo servi, sennò? Questa è la cosa più brutta, mi sono affezionata troppo a voi, accidenti! Siete persone meravigliose e adesso che la storia è finita… uffa! (salta sul posto come un imbecille) E ora, qualche parola alla tua sorellina: eh? Perché mi ringrazi?! Tu sei un piccolo angioletto, è normale che mi preoccupi! Sai, prima pubblicavo tanto in fretta per avere la scusa per chiedere a Kimi come stavi e ogni volta aspettavo il suo commento per sapere qualcosa. Anche io ho una sorella maggiore, ed è fantastica, ma non sono abituata ad avere sorelline… be’, c’è sempre una prima volta, no? Siete tutte splendide, ognuno di voi, e per questo vi abbraccio fortissimo, col cuore un po’ in pezzi perché mi ero abituata a voi. Detto ciò, vi ringrazio per ogni cosa. Mi avete fatto sorridere e mi avete sollevato il morale in brutti momenti, perciò… grazie. Di cuore.
Tomi Dark Angel
  
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