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Autore: Stria93    23/07/2013    8 recensioni
Lo fissò così intensamente da far cessare la sua risata isterica, poi gli parlò con voce seria e decisa: - Non siete un mostro o una bestia. E in ogni caso ho sempre pensato che la vera bellezza si trovi qui. -
Così dicendo gli si fece più vicina e gli sfiorò piano il petto, all'altezza del cuore.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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beauty

Da Stria93: Ciao! Shot corta corta, poco più di una flash a dire il vero, ma spero vi piaccia comunque. ^ ^
Il titolo è ripreso dal prologo inglese de “La Bella e la Bestia” :)
Baci!


Quella mattina Belle aprì gli occhi svegliata da un timido raggio di sole che filtrava dalla piccola finestra della cella.Si tirò su a sedere sul pagliericcio stiracchiandosi e la sua schiena protestò sonoramente per quella sistemazione notturna dura e umidiccia, decisamente diversa dal morbido letto della sua camera al palazzo reale di Avonlea.
Una volta scomparsi gli ultimi residui di sonno, la ragazza si accorse che qualcosa non andava: se la luce del sole entrava nella cella poteva significare soltanto che l'alba era passata da un pezzo.
Realizzò con orrore di essere in ritardo per il lavoro, così fu costretta a vestirsi e sistemarsi in fretta e furia: non voleva incorrere nelle ire del Signore Oscuro, inoltre non era la prima volta che le capitava di dormire più del dovuto.

Salì le scale ogni due gradini correndo come una forsennata e alla fine arrivò alla sala dell'arcolaio arrossata e ansimante.
Rumpelstiltskin sedeva al tavolo di legno, tamburellando con le dita sulla lucida superficie con malcelata impazienza.
- Credevo che la puntualità fosse una delle qualità più importanti in una principessa, dearie. -
Belle si portò una mano al petto e cercò di riprendere fiato: - Scusate, uffff...ho dormito troppo. Sono mortificata, non accadrà più... 
Il folletto fece un gesto secco con la mano per porre fine a quella sfilza di scuse: - Sì sì, va bene, dearie, dici così tutte le volte; ma ora servimi la colazione. Alla punizione per il tuo ritardo penserò dopo. -
La ragazza sospirò e si diresse nelle cucine, dove la sera prima aveva preparato una crostata di fragole.
Aveva scoperto di cavarsela piuttosto bene con il cibo, inoltre cucinare era un'occupazione che le piaceva e la rilassava; a volte si metteva perfino ad intonare qualche ballata di Avonlea mentre armeggiava con pentole e ingredienti vari.
In particolare aveva un certo talento per le torte e sembrava proprio che Rumpelstiltskin apprezzasse questa sua dote.
Tagliò una fetta di dolce piuttosto abbondante, poi tornò al piano di sopra e la servì al Signore Oscuro su un piatto d'oro.
Il folletto mangiò di gusto e Belle non potè trattenere un sorriso alla vista che i suoi sforzi erano stati apprezzati.
Rumpelstiltskin se ne accorse e sfoderò il solito ghigno sghembo: - Non credere di cavartela così, dearie. Verrai comunque punita per il ritardo, quindi puoi anche toglierti quel cipiglio compiaciuto dalla faccia. -
La verità era che quel sorriso aveva l'incredibile potere di ipnotizzarlo ogni volta e di fargli dimenticare tutto ciò che lo circondava.
Lei alzò un sopracciglio, divertita: - In realtà speravo proprio che la dolcezza di quella torta vi avrebbe fatto dimenticare l'accaduto e convinto a non punirmi, ma vedo che non ha funzionato. -
Belle era tranquilla, sapeva che le punizioni a cui alludeva il folletto erano in realtà dei compiti in più da svolgere durante la giornata, oltre alle sue solite faccende; ormai viveva al Castello Oscuro da qualche mese, abbastanza a lungo da sapere che Rumpelstiltskin non le avrebbe mai fatto del male.
Lui rise: - Non ci provare, dearie! Per corrompermi ci vorrà molto più di una fetta di dolce. -
La ragazza alzò le spalle: - Tentar non nuoce. -
Si avvicinò e fece per portare via il piatto vuoto, ma all'improvviso il folletto si alzò e la fissò con concentrazione, senza dire una parola.
Belle si sentì a disagio e lo guardò con aria interrogativa, senza riuscire a capire le sue intenzioni.
I loro visi erano molto vicini e la ragazza poteva quasi contare le pagliuzze dorate che luccicavano nell'abisso degli occhi neri e impenetrabili di lui, che continuavano a scrutarla intensamente.
Infine Rumpelstiltskin allungò molto lentamente una mano verso il suo viso, scostandole un ricciolo ribelle e risistemandoglielo nella coda.
Belle avvertì la pelle tiepida e squamosa di lui contro la sua e si sentì avvampare mentre il suo cuore scalpitava nel petto.
- Oggi sei tutta scarmigliata, dearie. - La rimproverò il Signore Oscuro, divertito.
La ragazza cercò di riprendersi da quel gesto inaspettato e di ritrovare l'uso della parola: - Be'...qui non c'è neanche uno specchio in cui possa controllare il mio aspetto al mattino, li avete coperti tutti. Se solo ce ne fosse uno... -
Il folletto si fece improvvisamente serio e scosse la testa: - No, dearie. Mi dispiace ma questo è fuori discussione. - Rispose in tono calmo, ma deciso.
- Ma perchè? Vi credete tanto brutto da non voler nemmeno incrociare il vostro riflesso? -
- Ci sono altri motivi per coprire uno specchio, dearie; molto più importanti. - Ribattè Rumpelstiltskin.
Lei assunse un'espressione scettica: - Forse, ma ciò non toglie che voi odiate il vostro aspetto. -
A quel punto il Signore Oscuro scoppiò in una risata amara e fredda, totalmente priva di qualsiasi allegria o gioia: - Oh, dearie, ma mi hai visto?! Sono un mostro, una bestia! Chi potrebbe mai apprezzare la mia immagine?! -
Belle rimase colpita dal dolore e dalla disperazione insiti in quelle parole, nonostante Rumpelstiltskin cercasse di nasconderli dietro l'atteggiamento sarcastico.
Lo fissò così intensamente da far cessare la sua risata isterica, poi gli parlò con voce seria e decisa: - Non siete un mostro o una bestia. E in ogni caso ho sempre pensato che la vera bellezza si trovi qui. -
Così dicendo gli si fece più vicina e gli sfiorò piano il petto, all'altezza del cuore.
Lui rimase immobile e s'irrigidì; Belle avvertiva i suoi battiti accelerare furiosamente sotto il tessuto damascato del prezioso gilet rosso porpora.
Il folletto la guardò confuso e incredulo; non c'era traccia di menzogna o paura negli occhi celesti di Belle, anzi, riusciva a leggervi solo pura sincerità: lei credeva davvero a ciò gli aveva appena detto, era davvero convinta che lui non fosse un essere ripugnante e spaventoso.
Ancora una volta era riuscita a spiazzarlo e a sorprenderlo; lei riusciva a guardare oltre ciò che tutti vedevano o credevano di vedere, riusciva a scorgere l'uomo oltre la bestia.
Ma ormai era troppo tardi per lui, e Belle non doveva farsi illusioni.
Dopo qualche secondo prese delicatamente la mano di lei nella sua e l'allontanò da sè, scuotendo la testa: - No, dearie. Non illuderti. Non c'è nulla nel mio cuore, tranne oscurità. -
Belle abbassò lo sguardo rattristata, mentre Rumpelstiltskin si sedeva all'arcolaio e iniziava a filare con lo sguardo perso nel vuoto.
No, lei sapeva che il suo cuore non era solo tenebra, ne aveva avuto prova in più di un'occasione; sapeva che in esso brillava ancora una debole scintilla d'amore e di bontà, e sperava che, un giorno, anche lui sarebbe riuscito a vederla, così come la vedeva lei.

  
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