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Autore: Yvaine0    25/07/2013    5 recensioni
Cosa succede quando Niall Horan ha una cotta per qualcuno, Liam Payne un piano – e non un piano qualunque, ma un piano geniale! - e Zayn Malik viene coinvolto senza possibilità di replica?
Succede che Dixie scambia Liam per un maniaco, Niall fugge in ogni dove nel disperato tentativo di svicolare e Ruth si guarda attorno cercando di capire cosa diavolo stia succedendo, mentre le vite di tutti loro si intrecciano irrimediabilmente.
Dixie è un'eccentrica fangirl tendente al nerd («Ti ho già spiegato che i nerd non esistono!»), Ruth una Welma di Scooby Doo in versione atletica («Giù dalle brande, si va a correre!»).
Liam è un ragazzo caparbio – forse appena un po' tonto – («Il problema è un altro: non hai capito cosa intendo»), Zayn indiscutibilmente un buon amico («Cosa c'è che non va in te?»).
Il denominatore comune di queste due coppie è senz'altro il povero Niall («Offro io!»), che non ha nessuna colpa se non quella di essere innamorato e un po' confuso.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer! Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle entità realmente esistenti citate, nè offenderle in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono puramente inventati o sola fonte di ispirazione.

Let's Cupid!

Quando un amico impiccione non è abbastanza



 

Capitolo 1
Tre caffè mattutini e una missione da compiere

 
 
«Non sono il tipo, Liam».
Uno sbuffo. «Il problema credo sia un altro: non hai capito cosa intendo. Devi solo fermarla e chiederle il suo parere. Lo farei io, ma...»
«Ma sai quanto la tua idea sia stupida».
Il suo piano era geniale, non avrebbe lasciato che il solito cinismo di Zayn lo smontasse del tutto. Era per il suo bene, dopotutto. «... ma non credo avrebbe senso. Voglio dire, non sarebbe credibile se uno studente di un altro dipartimento la fermasse in corridoio e le chiedesse... E poi, insomma, io cosa c'entro?»
«La cosa non ha alcun senso, infatti».
«Non essere così scettico, devi solo chiederle aiuto! Non puoi pretendere... insomma, come pensi di fare, altrimenti? Le nostre sarebbero sempre e solo supposizioni, mai nessuna certezza. Le ragazze le capiscono, queste cose. Io non sono una ragazza, anche se posso cercare di pensare come una di loro. Non mi riesce nemmeno bene a dirla tutta».
«Non sono così disperato!»
«Ma è un peccato, Zayn! E se avessi qualche possibilità di riuscirci? Non puoi mandarla in fumo solo perché “non sei il tipo” da fermare una ragazza in corridoio!»
Un sospiro. «Ecco, a proposito di fumo: ho bisogno di una sigaretta». Zayn si alzò pigramente dal divano, già intento a cercare l'accendino nella tasca dei pantaloni. Aveva fatto solo qualche passo, quando Niall era entrato in salotto, aveva allargato le braccia, attento a non far cadere il sacchetto di patatine stretto in una mano, e aveva ridacchiato: «Avete finito di sussurrarvi nelle orecchie, finalmente? Di Louis e Harry ne basta una coppia, grazie!».
Un sorriso ironico comparve sul volto mulatto di Zayn, mentre usciva scuotendo il capo. «Siete tutti fissati» borbottò.
 
 
Poche cose importavano a Dixie, quasi nessuna. La lista dei suoi interessi, se si escludeva tutto il tempo che passava a sguazzare nel mondo delle fanfiction e dintorni, si riduceva alla lettura e ai videogiochi. Non era circondata da molte persone e quelle poche che riuscivano a ricambiare la sua “entusiasta sopportazione” - come la chiamava lei - con la stessa moneta erano i suoi fratelli, un ragazzo irlandese -suo fedele compagno di XBox – e un paio di psicopatiche, fangirlanti compagne di vita. La sua cerchia di conoscenti era perfettamente ristretta, conteneva il numero giusto di persone in grado di impedirle di poltrire per il resto della sua esistenza davanti ad un computer e contemporaneamente lasciarle il tempo necessario a studiare e non rimanere troppo indietro con gli ultimi aggiornamenti delle sue fanwriter preferite. Per questo, quando un ragazzo dall'aria non troppo sveglia l'aveva fermata in corridoio, all'università, dicendole: «Tu devi essere Dixie, giusto? Ho bisogno di chiederti un favore, se hai un minuto», lei aveva frettolosamente risposto con un pragmatico «Magari più tardi, d'accordo?», senza nemmeno fermarsi a chiedersi che intenzioni avesse. Dixie aveva imparato un sacco di cose nel corso della sua vita – le più incredibili leggendo assurde fanfiction e ragionando per antitesi, per lo più – e tra queste c'era anche il non fare favori a perfetti estranei che non salutano né si presentano, ma sembrano conoscerti. Specie se hanno la camicia abbottonata fino all'ultimo bottone. Quale ragazzo si allaccia la camicia fino all'ultimo bottone? (*)
«Un nerd» aveva risposto prontamente Ruth, quando Dixie si era seduta accanto a lei borbottando quella stessa domanda retorica.
«Non esistono i nerd, lo sai».
Ruth si sistemò gli occhiali grandi sul naso e lanciò un'occhiata distratta all'aula. C'era ancora gente che entrava, questo significava che avevano ancora un po' di tempo per parlare. «E tu cosa saresti, allora?» domandò con una vena ironica nella voce.
Vedere l'amica sistemarsi gli occhiali ricordò a Dixie che, se non voleva scarabocchiare un foglio alla cieca per tutto il tempo, avrebbe dovuto indossarli anche lei. «Il termine corretto è fangirl, suppongo. Ma non mi piacciono le etichette».
Ruth alzò gli occhi al cielo, giochicchiando pigramente con la sua preziosa matita HB2, che mai e poi mai doveva mancare nella sua borsa, qualunque cosa lei si accingesse a fare. Rigirarsi quella matita tra le mani era il suo hobby numero uno, come diceva sempre Dixie.
Grandi occhi blu contornati da spessi occhiali tondi, un caschetto castano e l'aria costantemente annoiata. Se questi tratti fossero stati abbinati ad una gonna scura e all'immancabile golfino arancione, Ruth Hawks sarebbe stato un perfetto cosplay vivente di Welma di Scooby Doo. Erano l'abbinamento dei suoi nome e cognome – che suonava così buffamente simile a “rutto”, come a Dixie piaceva sottolineare -, un maggiore gusto nel vestire, in stile pratico ma allo stesso tempo un po' eccentrico, uno spiccato senso dell'umorismo, il fisico atletico e la passione per lo sport in ogni sua forma a salvarla da quel triste paragone.
«Ai nerd non piacciono le etichette. Forse hai trovato un tuo simile» la prese in giro, guadagnando in tutta risposta uno sbuffo. Il tipo di sbuffo che segnava la fine di una conversazione e l'inizio di una lunghissima fase di sospiri e sbadigli.
Se Ruth era sempre attiva, nonostante l'aria costantemente annoiata, Dixie era l'opposto. Specie nella fascia oraria che andava dalle sette di mattina – e lei non vedeva quell'ora assurda da quando aveva fatto il dritto leggendo l'ultimo libro di Harry Potter, probabilmente, visto che si svegliava alle sette e quarantacinque, in perfetto ritardo sulla tabella di marcia – all'ora di pranzo, il momento del terzo caffè della giornata, quello decisivo.
La mattinata di Dixie veniva scandita dai caffè.
Il primo, appena sveglia, preso di corsa mentre si vestiva e preparava la borsa - contemporaneamente; il secondo tra la prima e la seconda lezione della giornata, motivo per cui entrava puntualmente in ritardo ed era costretta a sedersi al posto peggiore – proprio davanti, al centro dell'aula, nel punto esatto in cui gli insegnanti tendevano a fissare lo sguardo quand'erano sovrappensiero; il terzo, opportunamente offerto da qualcuno stufo di vederla sbadigliare – più precisamente Niall Horan – all'ora di pranzo, segnava l'inizio della sua giornata.
 
Come Niall realizzò quel giorno – proprio come tutti quelli precedenti, da quando conosceva Dixie -, la caffeina non le faceva granché bene. Dopo aver trascorso l'intera mattina in stato semi-comatoso, una volta riempito lo stomaco e ingurgitato il terzo caffè della giornata, scoppiava di vitalità in maniera quasi imbarazzante. Senza “quasi”, a detta di Ruth, ma Niall non aveva mai fatto troppo caso a ciò che era imbarazzante, non quando qualcuno gli andava a genio. E Dixie gli andava a genio. Iniziava a parlare a raffica, sparando una battuta – squallida – dopo l'altra, in preda a chissà quale euforia, e per una buona mezzora non c'era nulla da fare per placarla. A parte forse metterla di fronte alla tabella di marcia per i lavori di casa, perché a quel punto tornava ad afflosciarsi, ma la sua vitalità si trasformava in lagnose obiezioni e cantilenanti lamentele. Proprio come Ruth aveva pianificato di fare quel giorno.
«Lavare i piatti: non ti sto chiedendo molto».
Erano al McDonald più vicino all'università, pronti a fare incetta di grassi e carboidrati prima di fiondarsi a vivere intensamente la seconda metà della loro giornata da universitari. Era stato facile trascinare con sé l'irlandese fino a quel posto, non diceva mai di no quando si trovava di fronte all'opportunità di fare il pieno di cibo spazzatura a basso costo. Ruth solitamente era contraria a pasti così poco salutari, ma era anche vero che non era umanamente possibile negare qualcosa a quei due biondi ricattatori – be', lei per lo più -, specie quando facevano gli occhioni dolci.
Dixie sprofondò un po' più sotto il tavolo, scivolando sulla sedia con aria da condannato a morte. «Mi chiedi poco? È una settimana che nessuno lava i piatti!» protestò in tono afflitto.
«Questo perché era compito tuo, ma hai temporeggiato! Come al solito, aggiungerei».
Come al solito, aggiungerei. Dixie fece una smorfia contrariata e scimmiottò l'amica sottovoce. «Ma, scusa, – insistette poi, scovando un minuscolo e improbabile fascio di luce a cui aggrapparsi, in mezzo alla buia prospettiva delle faccende domestiche. - non sei tu quella che ama gli sport? Lavare i piatti di una settimana è una specie di sport estremo: fa proprio al caso tuo!».
Ruth le rivolse un'occhiata scettica e scoppiò a ridere. «Be', ci hai provato» rispose, a mo' di consolazione.
«E ha funzionato?».
«No».
«Ma Ruthie!» Dixie sospirò affranta. Non poteva certo obiettare dicendo che quel giorno era mercoledì e al mercoledì veniva aggiornata quella fanfiction tristissima, piena di sentimenti struggenti, che la faceva tanto deprimere ma al contempo emozionare – la sua amica non comprendeva certe priorità. «Niall, di' qualcosa!» supplicò infine, non sapendo come argomentare.
Ma Niall non stava affatto prestando attenzione al loro battibecco; teneva lo sguardo fisso su qualcosa alle spalle di Ruth, qualcosa – o qualcuno – che aveva tutta l'aria di essere molto interessante, vista la sua espressione assorta.
«Niall?» lo chiamò Dixie, notando che non sembrava averla sentita.
Lui mormorò il suo assenso, nonostante non avesse la più pallida idea dell'argomento di conversazione, senza distogliere lo sguardo da quel qualcosa o qualcuno. Poi ad un tratto, quando Ruth stava per assestargli un calcio da sotto il tavolo, stufa di essere ignorata e curiosa di sapere cosa stesse succedendo, Niall si alzò di scatto, attirando su di sé gli sguardi basiti delle due ragazze.
«Se vi chiedono di me, dite che non mi avete visto! Sono morto, ho la polmonite... inventate qualcosa di tragico!» Detto ciò, sgattaiolò fuori dal McDonald con l'aria furtiva di una faina e la grazia di un ippopotamo in dolce attesa – inciampò in un paio di sedie e quasi travolse un bambinetto che giocava sul pavimento con la sua macchinina, prima di sparire dalla loro visuale.
Ruth e Dixie, per qualche motivo, non erano mai mentalmente molto attive dopo pranzo. Sicuramente dopo una scorpacciata di schifezze al fast food, la pesantezza del loro stomaco si ripercuoteva sulle loro facoltà cerebrali; ecco perché fissarono l'uscita per qualche lungo istante, cercando di capire cosa fosse successo, prima di intuire che se avessero voluto una risposta, sarebbe bastato loro voltare il capo e scoprire cosa stesse fissando l'irlandese poco prima. Questa fu infatti la prima azione di Ruth, che ruotò di novanta gradi sulla sedia per poter vedere un paio di ragazzi – che aveva già visto da qualche parte, anche se non avrebbe saputo dire dove – che discorrevano tra loro. Uno era totalmente impassibile, mentre l'altro, quello che parlottava concitato, aveva... «La camicia abbottonata fino al collo!» squittì Ruth, ricordando i borbottii di quella mattina della sua amica.
«Di cosa stai parlando?» sospirò Dixie, completamente dimentica del suo incontro mattutino. Non che la sua memoria fosse un colabrodo, ma se di qualcosa non le importava particolarmente, tendeva a rimuoverne il ricordo. Motivo per cui non era mai stata un asso a scuola e per cui aveva imparato a non fingere che qualcosa le interessasse quando non era così.
«Credo di aver appena visto il tuo amico nerd» la informò Ruth, senza smettere di guardare sfacciatamente in direzione dei ragazzi. Dixie si limitò a roteare gli occhi e a borbottare un distratto «Ti ho già detto che lo stereotipo di nerd sfigato non esiste nella realtà», mentre già la sua attenzione era convogliata verso il cartoccio delle patatine abbandonate sul tavolo da Niall, che il suo stomaco stava reclamando a gran voce.
«Oddio, mi hanno visto. Si stanno avvicinando. Oddio, li stavo fissando! Che figura di merda, che figura di merda, che figura di merda, che fig-».
«Ruth! Se ti dico che lavo i piatti, smetti di lagnarti?». Dixie non riusciva proprio a capirla quando faceva così. Perdeva la sua aria costantemente annoiata solo per ficcanasare, fare sport e farsi prendere dal panico per le piccole cose. Non voleva nemmeno sapere di cosa stesse farneticando in quel momento, aveva due preoccupazioni più grandi: mangiare le patatine lasciate da Niall e procurarsi al più presto il famoso terzo caffè della giornata.
«Scusate, questi posti sono occupati?»
«No, sedetevi pure. Noi tanto ce ne stavamo andando!»
Dixie guardò incredula la sua amica, decidendosi finalmente a distogliere la propria attenzione dalle patatine, di cui per altro aveva la bocca strapiena. Davvero se ne stavano andando? E le sue patatine? «Ah, sul serio?» domandò scioccamente, senza riuscire a trattenersi.
«Sì, sul serio», Ruth la fulminò con lo sguardo e Dixie ricordò di essere una buona amica: non sarebbe stato carino protestare e farle fare ulteriori figuracce. Anche se forse sarebbe stato divertente. Senza “forse”. «Sì, sì, sul serio – ripeté, questa volta con più convinzione. Si alzò e prese a recuperare le sue cose, proprio come stava facendo Ruth. - Il nostro amico ha appena dato di matto, dobbiamo andare a controllare che non faccia qualche sciocchezza» spiegò rapidamente. Alzò lo sguardo per rivolgere un sorrisetto di scuse ai nuovi arrivati e con suo sommo stupore scoprì che, sì, quello che aveva chiesto il permesso di sedersi con loro era proprio il ragazzo dall'aria non troppo sveglia e con la camicia chiusa fino all'ultimo bottone che l'aveva fermata quella mattina all'università.
«Oh, peccato» disse, imbronciandosi e assumendo un'aria ancora più tenera e svampita insieme.
«Sarà per un'altra volta, eh!» esclamò, recuperando il cartone di patatine ormai semivuoto giusto in tempo, prima che Ruth la trascinasse fuori dal McDonald.
 
«Inizia a starmi simpatica» commentò Zayn, divertito, sedendosi al tavolo ormai vuoto. Vuoto per modo di dire, perché i vassoi e i rifiuti delle ragazze ingombravano ancora la superficie in plastica.
«Non avevo dubbi» commentò Liam, sconsolato, sedendosi al posto che aveva visto occupare Niall poco prima. Impilò i vassoi e li mise dal lato opposto del tavolo: li avrebbe riposti lui una volta finito di mangiare.
Non era un tipo che demordeva facilmente, ma era assurdo che per due volte quella ragazza l'avesse liquidato senza nemmeno dargli la possibilità di presentarsi o dirle cosa volesse. Due volte nella stessa mattinata, per di più.
Sbuffò e questo fece ridere Zayn. «A proposito – continuò ad infierire quest'ultimo. - Qual è delle due?»
«La bionda. Niall continua a svicolare e lei non rende le cose facili. Due biondi fuori di testa che scappano appena mi vedono: sarebbero una gran coppia. Ma non mi arrendo. Dixie sarà felice di darci una mano, appena riuscirò a parlarle».
Zayn inarcò le sopracciglia. Aiutarli? Ma lui non aveva proprio nulla a che spartire con quella ragazza, era Liam ad essersi fissato con quella storia. «È da ieri che cerchi di estorcergli inutili informazioni su di lei e quell'altra tizia. Sembri uno psicopatico, nemmeno io ti risponderei».
Oh, be', ovviamente, pensò Liam. Zayn era sempre pronto a prendere le difese di Niall, in ogni circostanza. Qualunque cosa l'irlandese potesse combinare, Zayn sarebbe stato pronto a giustificarlo e prendere le sue parti. «Dovresti essere geloso» buttò lì Liam con aria divertita, sorseggiando la sua pepsi ghiacciata.
«Perché?»
«Il tuo amato passa più tempo con la biondina che con te. E non fa che parlare di quella Noreen...»
Fu il turno di Zayn per sbuffare. «Vuoi darci un taglio? Sono etero, Liam».
«Ho letto da qualche parte che a volte c'è un'eccezione a...»
«Vuoi darci un taglio?»
«Fammi finire! A volte anche gli etero provano attrazione verso qualcuno del loro stesso sesso. Questo non significa che siano...»
«Liam, a proposito di sesso, credo che dovresti trovarti una ragazza».
Ma a Liam non importava di ciò che credeva Zayn, in quel momento l'unica cosa che voleva era che smettesse di interromperlo e lo lasciasse finire il suo discorso. «Non ho bisogno di una ragazza, sto bene così, ora. Stavo dicendo che...».
Zayn rise forte, cogliendo la palla al balzo: «Va bene anche un ragazzo, allora, basta che tu smetta con questa storia!» lo prese in giro.
L'amico abbozzò un sorrisetto tirato e finse una risata. «D'accordo, allora, la smetto. Ma quando ti renderai conto di essere attratto da Nialler, non chiedere il mio aiuto».
Zayn scosse il capo, sorridendo ironico. «Senza offesa, amico, ma non l'ho mai fatto».
«Questo è un colpo basso – commentò Liam, imbronciandosi appena. Mise in bocca una patatina, osservando di sottecchi l'altro che scuoteva il capo con un sorrisetto irriverente stampato in faccia. - Io ci so fare con le donne».
«Già, come no. Ora mangia e sta' zitto».
 
«Niall!»
Uscita dal McDonald, Ruth notò subito la figura del ragazzo irlandese procedere a passo spedito lungo il marciapiede. Era ancora piuttosto vicino all'entrata del fast food e stava galoppando verso di loro. Questo le lasciò intendere che, probabilmente, il ragazzo era scappato dapprima nella direzione sbagliata e ora stava tornando sui propri passi per correggersi e tornare in facoltà. «Niall!» ripetè, sfiorandogli un braccio con una mano, mentre le passava davanti.
Il biondo sobbalzò, quando si sentì toccare, e si voltò verso di loro. Sgranò gli occhi, poi le riconobbe e tirò un sospiro di sollievo: «Vi hanno chiesto di me?» domandò.
Dixie mise in bocca una patatina e si strinse nelle spalle. «No» disse solo, con noncuranza.
«Ah, no?» Niall si scompigliò i capelli con entrambe le mani, preso in contropiede. Perché non l'avevano fatto? Forse non si erano accorti che quello seduto al tavolo con Ruth e Dixie era proprio lui. Magari, una volta tanto, la fortuna stava girando dalla sua parte. In ogni caso era meglio non calcare troppo la mano, non si può mai contare troppo sul caso. «Va bene, andiamocene, prima che ci vedano» suggerì, lanciando una rapida occhiata alla porta a vetri dell'ingresso. Persino da lì riusciva a vedere la testa di Liam muoversi febbrilmente, mentre parlava a raffica di qualcosa di cui, a giudicare dall'espressione annoiata di Zayn, all'altro non importava assolutamente niente.
Senza aspettare la risposta delle due ragazze, Niall si incamminò di gran carriera, ansioso di lasciarsi alle spalle quel luogo il più in fretta possibile.
Ruth rimase interdetta qualche istante, poi partì all'inseguimento, e Dixie, suo malgrado, dovette rimandare lo sgranocchiamento di altre patatine ad un secondo momento, costretta a camminare il più in fretta possibile per non rimanere indietro. Non sopportava l'idea di rimanere indietro.
«Hey, voi! - sbuffò, mentre cercava di raggiungerli. - Mi aspettate o prendo un taxi?»
«Corri!» la incoraggiò Ruth, esortazione che causò l'allegra e fragorosa risata del ragazzo, prima ancora che Dixie la fulminasse con lo sguardo. Ciònonostante i due non accennavano a rallentare e, sebbene questo fosse totalmente contrario ai suoi principi, Dixie si vide costretta ad accennare una corsetta per recuperare terreno.
«Si può sapere qual è il tuo problema, Niall Horan?» domandò, una volta riuscita a fiancheggiare gli altri due.
«Non ho nessun problema, semplicemente credo che... Non avevo voglia di vederli, ecco».
«No – la bionda si sistemò gli occhiali sul naso, scosse il capo e li dovette sistemare nuovamente. - Non hai capito: qual è il tuo problema? Perché mi fai correre prima ancora di aver presto il terzo caffè della giornata?» chiese, serissima.
E allora Niall scoppiò a ridere di nuovo, e, presa a braccetto prima una e poi l'altra ragazza, si avviò a passo sostenuto verso il bar più vicino trascinandosele dietro: «Venite, offro io!».
Mai, mai, a Dixie era parso di sentire parole più belle di quelle. Be', mai quel giorno, per lo meno.





(*) La faccenda della camicia abbottonata fino all'ultimo bottone non è del tutto farina del mio sacco. L'ho letta in una delle fanfiction di Egg___s. Credo "69 cose che odio di te", ma non ne sono certa. Quello che so è che è qualcosa che ho letto di sfuggita in una delle sue fanfiction e mi è rimasta impressa fin dal primo momento. Per correttezza, ci tenevo a segnalarlo. 

Buongiorno! 
Questa storia viaggia nella mia mente bacata da secoli, Dixie è piuttosto insistente e, se sono riuscita a tenerla a bada fino a dopo la maturità, ora non ne vuole sapere di rimanere rinchiusa nei miei appunti; ecco dunque che viene qui a rompervi le scatole. XD
Ci tengo a precisare che quale sia "la faccenda" che preme a tanto a Liam si capirà solo nel prossimo capitolo, dove quel disgraziato di Zayn si lamenterà un po' e metterà le cose in chiaro.
Probabilmente alcune di voi sono ancora accigliate per aver letto questa frase: "
«D'accordo, allora, la smetto. Ma quando ti renderai conto di essere attratto da Nialler, non chiedere il mio aiuto»". Ebbene, non allarmatevi: Zayn ci spiegherà tutto. Intanto posso assicurarvi che questa storia non tratterà slash (ovvero di coppie omosessuali).
Credo sia tutto.
Spero davvero che a qualcuno di voi sia piaciuto questo capitolo; stranamente io ne sono soddisfatta. :)
Per domande, segnalazioni, quattro chiacchiere o qualunque cosa, potete contattarmi su Facebook (qui e qui), su Twitter (@yvaine0mich) e Ask.fm. :)
Grazie a tutti quelli che hanno letto. :3
  
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